UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA
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1 UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA Facoltà di Lettere e Filosofia CORSO DI LAUREA IN LINGUE E CULTURE MODERNE Dipartimento di Linguistica Tesi di Laurea Percorso di linguistica storica: Dal latino al dialetto di Donnici Relatore Ch.mo Prof. Luciano Romito CANDIDATA Maria Assunta Ciardullo Matr Anno Accademico
2 INTRODUZIONE L obiettivo di questo lavoro è di presentare, in chiave descrittiva, l evoluzione fonetica e fonologica del dialetto di Donnici, paesino posto nelle vicinanze del centro cittadino di Cosenza. Nella prima sezione si propone uno sguardo di ampio respiro circa la storia della dialettologia e del suo sviluppo radicale sino alla vera e propria costituzione di un ambito glottologico entro cui si sono divincolati i differenti studi sulle parlate in coesistenza alla lingua standard. Si è tracciato un excursus storico circa le diverse concezioni che si sono susseguite nel corso del tempo e che hanno concorso alla determinazione e alla specificazione della disciplina glottologica che individuò in Graziadio Isaia Ascoli il fondatore riconosciuto della suddetta area di ricerca. Attraverso un processo deduttivo, si passa poi all analisi dettagliata delle caratteristiche distintive appartenenti alle macro-aree dialettali riconducibili, geograficamente, alla pars settentrionale e meridionale della nazione Italiana. Son stati individuati quindi, facendo opportuni riferimenti alle teorie scientifiche del tempo circa i dialetti, specifici fenomeni concernenti alle realizzazioni linguistiche che dimostravano sostanziali divergenze tra aree geografiche seppur prossime. Dopo aver seguito un ideale asse temporale che ha visto la specificazione scientifica della glottologia, si tratterà uno studio approfondito sullo status linguistico dialettale della Calabria. Si pongono in rilievo le caratteristiche peculiari riguardo il differente vocalismo che abita la regione Calabrese. Si osserva infatti vocalismo instabile e frammentato in diverse categorizzazioni: area Lausberg, area a vocalismo napoletano e area a vocalismo siciliano. Emerge, in ogni singolo esito fonetico, fonologico e morfologico, la rilevanza a contrasto del sostrato latino da un lato, e greco dall altro. Il consonantismo, indistintamente in tutta la regione, presenta esiti alquanto conservativi tenendo presente la matrice latina originaria. Nella sezione sperimentale relativa all illustrazione dettagliata della fonetica ed della fonologia del dialetto di Donnici, si è inteso proporre e presentare uno studio diacronico circa le realizzazioni vocaliche e consonantiche a partire dalla langue-culture che è andata a costituire poi un sostrato decisamente denso e compatto, il latino. Nell ultima sezione, quella relativa alla fonologia, oggetto dell analisi sperimentale sono i diversi fenomeni fonologici in praesentia che specificano e caratterizzano in maniera assoluta il dialetto del paesino di Donnici. 3
3 Attraverso questo studio, alla fine, si giunge alla definizione di un isoglossa che tiene conto dell inventario fonetico e fonologico analizzato e che permette una sostanziale circoscrizione della parlata dialettale entro i confini amministrativi del paese cosentino. Avendo dunque illustrato i fenomeni fonologici che permettono di differenziare il dialetto in questione dagli altri geograficamente limitrofi, sarà dunque possibile tracciare un isoglossa che andrà ad isolare e a caratterizzare la parlata dialettale, oggetto di questo lavoro. 4
4 CAPITOLO I I. 1 DISTINZIONE STRUTTURALE TRA DIALETTO E LINGUA STANDARD Il termine dialetto ha subito nel corso del tempo costanti circoscrizioni di significato, di ambito di interesse e continue precisazioni della relazione che intercorre tra esso e la lingua standard. Essa è intesa da Giacomo Devoto e da Gian Carlo Oli 1, come : << [ ] 4.Insieme di convenzioni (fonetiche e morfologiche, rispetto alla forma, sintattiche e lessicali, rispetto al significato) necessarie per la comunicazione orale e l espressione scritta fra i singoli appartenenti a una comunità etnica, politica, sociale, consacrate dalla storia, dal prestigio degli autori, dal consenso dei componenti della comunità. [ ] >> Tale definizione, eminentemente strutturale, è dunque strettamente legata all uso, o meglio alle effettive condizioni d uso, le quali << sono il solo criterio universalmente valido [ ] per distinguere una lingua da un dialetto 2 >>. Essa coincide dunque con la lingua Italiana, oggetto di descrizioni normative e prescrittive della grammatica. Concretamente, essa si realizza quasi completamente nella forma scritta. La definizione di dialetto ha assunto maggiori particolarizzazioni nel corso del suo graduale percorso di determinazione e di autonomia rispetto alla lingua nazionale. Se quest ultima ha sempre costituito il codice 3, inteso in senso jakobsoniano, della forma scritta e orale di un area geografica effettivamente ampia che aderisce perfettamente ai confini nazionali, il dialetto va a permeare le modalità d espressione dell oralità di particolari aree geografiche inscritte nel perimetro nazionale. 1 Giacomo Devoto, Gian Carlo Oli, Dizionario Devoto Oli della Lingua Italiana, ediz , Firenze, Le Monnier, 2004, pag C. Grassi, A.A. Sobrero, T. Telmon, Fondamenti di dialettologia italiana, II ed. 2001, Editori Laterza, volume 82, pag.17 3 per una soddisfacente panoramica della teoria della comunicazione jakobsoniana cfr. Roman Jakobson, Essais de linguistique générale, 1963, Éditions de Minuit (trad. it. Di Luigi Heilmann e Letizia Grassi, Saggi di linguistica generale, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2010, pagg. 181 e seguenti. 5
5 I DIFFE RENTI PR OPOSTE D I CATEGOR IZZAZI ONE D IA LETTO LINGU A STANDARD Un efficace categorizzazione è stata proposta da Loporcaro quando presenta le due entità linguistiche innanzitutto riducendole allo status, importato dalla sociolinguistica, di varietà 4. In seguito a tale operazione di livellamento, la lingua standard e il dialetto si possono considerare in termini di autonomia ed eteronimia 5. La lingua standard si definisce autonoma quando i suoi parlanti ne riconoscono in essa la norma. Così intesa, va a costituire la cosiddetta lingua tetto, termine mutuato dal tedesco Dachsprache. Il dialetto è una varietà invece eteronoma rispetto ad una varietà A, in quanto viene continuamente sottoposto a processi di adeguamento o standardizzazione alla varietà A, considerata come norma. Possiamo concludere con una citazione decisamente nota del celeberrimo linguista Noam Chomsky il quale differenziava le due varietà per differenza di mezzi : << A language is a dialect with an army and a navy >>. Stabilito dunque il carattere istituzionale e da passe-par-tout della lingua standard, si procederà ora ad una specificazione del dialetto e del suo ambito di interesse. 4 << [ ] il termine varietà, usato in (socio)linguistica per indicare un qualsiasi sistema linguistico, facendo astrazione da considerazioni di prestigio, uso, estensione geografica ecc. e senza dunque le ambiguità sedimentate nel termine dialetto. >> da Michele Loporcaro, Profilo linguistico dei dialetti italiani, Manuali Laterza, I ed. 2009, volume 275, pag. 5 Inoltre, un ulteriore chiarificazione sul termine varietà, viene proposta da C. Grassi, T. Telmon e A. A. Sobrero in Introduzione alla Dialettologia Italiana, ed. Laterza, 2003, Manuali di base, vol. 11, pag. 143 : << Con il termine varietà si intende un insieme di forme linguistiche (lessicali, morfologiche, sintattiche, foniche, ecc.) riconoscibile, e riconosciuto in quanto tale dai parlanti >>. 5 Michele Loporcaro, Op. Cit., pag. 8. 6
6 I.2 IL DIALETTO. EXCURSUS DI SIGNIFICATI E DI UTILIZZO. Si consideri la definizione di dialetto contenuta nel Dizionario Devoto Oli della Lingua Italiana 6 : << [ ] Sistema linguistico di ambito geografico limitato, appartenente a un gruppo di sistemi geneticamente affini ( per es. i dialetti italiani nel loro complesso) e contrapposto a quello che storicamente si è imposta come lingua nazionale o di cultura. Il che significa che, oltre a soddisfare le esigenze espressive quotidiane e familiari, e al di sopra degli standard del linguaggio tecnico e dell informazione di massa, l uso del dialetto non consenta il raggiungimento di livelli artistici particolari, anche assai elevati. [ ] >> Per giungere ad un campo semantico così specifico, il termine preso in esame, nel tempo, ha oscillato entro confini di significato non sempre così precisi. La sua iniziale apparizione si ebbe nel greco antico. Infatti, διάλεκτος designava, secondo la ragione etimologica, conversazione, colloquio, costituendo, appunto, un sostantivo derivato dal verbo διαλέγομαι (dialégomai), il quale è l equivalente del verbo moderno parlare. Esso era utilizzato per indicare la lingua specifica di ogni genere letterario dell antico mondo classico greco: il dorico per la lirica corale, l eolico per la lirica monodica, ecc. Più tardi, venne utilizzato nell accezione di << sermo unicuique genti peculiaris, come lo definisce lo Stephanus nel suo Thesaurus Graece Lingua 7 >>. A Roma, il termine greco διάλεκτος aveva il << particolare significato post-aristotelico dovuto, sembra, agli Stoici di parlata locale assunta a importanza letteraria 8 >>. 6 Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, Op. Cit., pag Manlio Cortelazzo, Avviamento Critico della Dialettologia Italiana, Pisa, Pacini Editore, 1980, vol.1, pag Manlio Cortelazzo, Op. Cit., pag. 11 7
7 Comune a tutte le primigenie definizioni di dialetto era la caratteristica di essere circoscritta ad un ambito geografico poco esteso. Esso era dunque determinante per l univocità di ogni area geografica Occidentale. In Italia, in particolare, la varietà dialettale ha acquisito maggiore chiarezza e precisazione grazie all opera di Dante nel De Vulgari Eloquentia. Egli infatti << abbozzò la prima classificazione delle parlate italiane indicando correttamente nell Appennino tosco-emiliano il loro principale confine interno 9 >>. Tra le differenti varietà dialettali che egli aveva individuato, in particolare una, dal XIV secolo, sarà riconosciuta e utilizzata parimenti come lingua nazionale, intesa e compresa da tutti coloro abitassero la penisola italiana, la varietà dialettale toscana. Poiché il suo preminente utilizzo era in forma scritta, Pietro Bembo, nel 1500, osservò correttamente che era una conoscenza, o meglio una competenza, la quale era ascrivibile ad una discreta élite socialmente abbiente che deteneva un buon livello di cultura. Due secoli dopo, Alessandro Manzoni divenne fautore di una ricerca linguistica che mirasse a trovare una lingua intermedia tra quella prestigiosa, riservata quindi ad un esigua cerchia sociale e tra le varie realtà dialettali, proprie di ogni micro-area nazionale. La sua ambizione aveva come obiettivo quello di creare una realtà linguistica che avesse potuto raggiungere lo status di <<lingua nazionale unitaria 10 >>. Questo merito era, per Manzoni, attribuibile al fiorentino parlato. La Toscana ha continuato, quindi, a possedere il monopolio linguistico e di espressione letteraria di una buona parte della storia linguistica Italiana. Pochi decenni dopo, Graziadio Isaia Ascoli, confutò la tesi portata avanti precedentemente da Manzoni. Difatti, l innovazione della sua concezione, perfettamente permeante e conseguente alla realtà Italiana di fine Ottocento, riguardava soprattutto la coesistenza di lingua e dialetto. Egli era evidentemente convinto che l italiano, lingua assurta dunque allo status di standard, fosse di origine fiorentina. 9 C. Grassi et al., 2001, pag C. Grassi et al., 2001, pag
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