Pedologia applicata alla valutazione del territorio (Favi E., da Il suolo Cremaschi e Rodolfi, pagg )

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1 Pedologia applicata alla valutazione del territorio (Favi E., da Il suolo Cremaschi e Rodolfi, pagg ) Introduzione L'inizio della coltivazione e dell'allevamento del bestiame da parte dell'uomo si può datare approssimativamente all'inizio del periodo Neolitico. La caccia e la pesca vengono integrate e progressivamente sostituite da forme di approvvigionamento di cibo più continue e sicure, ma anche più impegnative e stanziali. Questo cambiamento segna in realtà l'inizio di una fase di profondi mutamenti nei caratteri dell'ambiente terrestre. L'uso sempre più esteso e intensivo di risorse naturali come la vegetazione, i suoli, l'acqua hanno portato, per la maggior parte della superficie terrestre, a perdere definitivamente l'aspetto originario e a crearne uno strettamente collegato alle esigenze della vita umana. La principale di queste esigenze è ancora oggi quella alimentare; ciò ha portato all'abbattimento di vastissime aree forestate per l'introduzione dei seminativi e dei pascoli. Questa pratica iniziata più di anni fa è tuttora esercitata soprattutto nell'area delle grandi foreste pluviali. Le modifiche prodotte nell'ecosistema da questo radicale cambiamento nell'uso del suolo sono importantissime e di valenza mondiale. I fenomeni di desertificazione, che si sono verificati in moltissime aree del pianeta in quest'ultimo secolo, hanno portato a considerare con più attenzione le potenzialità e le limitazioni dei suoli alla coltivazione. Anche nelle nazioni ad agricoltura più evoluta, pur non in presenza di fenomeni di degradazione ambientale così evidenti come in certi Paesi in via di sviluppo, si sta cercando di introdurre tecniche agricolo-forestali sempre più compatibili con le risorse ambientali a disposizione. A questo proposito la Carta mondiale del suolo, espressa con la risoluzione 8/1981 della FAO, nell'indicare i principi e le linee di condotta a cui le Nazioni Unite e tutte le organizzazioni internazionali si devono attenere in materia di conservazione e difesa delle risorse naturali ha dichiarato che: - il suolo è uno dei beni più preziosi dell'umanità; consente la vita di vegetali, degli animali e dell'uomo sulla superficie della tema; - il suolo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente; - i suoli devono essere protetti dall'inquinamento e dall'erosione; - gli imprenditori agricoli devono applicare metodi che preservino le qualità dei suoli; - i governi e le autorità amministrative devono pianificare e gestire razionalmente le risorse rappresentate dal suolo. Lo scopo fondamentale della Land Evaluation è prevedere le conseguenze sul territorio di un cambiamento derivante da differenti indirizzi di utilizzazione della risorsa suolo (Dent and Young, 1981). Tali previsioni sono effettuate studiando le relazioni e soprattutto le compatibilità fra i caratteri del suolo, nel suo significato più ampio, e le diverse forme di uso del territorio. A partire dalla pubblicazione del trattato: A Framework for Land Evaluation da parte della FAO delle Nazioni Unite nel 1976, il significato attribuito alla Land Evaluation è stato considerevolmente puntualizzato; essa viene definita infatti come il processo di stima del comportamento del territorio quando viene usato per fini specifici. Esso comprende l'esecuzione e l'interpretazione dei rilevamenti e degli studi sulla geomorfologia, sui suoli, sulla vegetazione, sul clima, sull antropizzazione, e su tutti gli altri aspetti del territorio utili a identificare e comparare i tipi di utilizzazione più adeguati per gli obiettivi della valutazione. In altre parole la Land Evaluation è una metodologia che consente di prendere decisioni di pianificazione territoriale che si basa

2 sul confronto fra caratteri del territorio, pressione antropica e forme di utilizzazione, identificando gli usi ottimali per ciascuna area. Prendendo quindi in considerazione il territorio, i caratteri del suolo in senso stretto non possono essere sufficienti al processo di valutazione, ma lo diventano solo se incorporano, implicitamente o esplicitamente, altre componenti come la morfologia, il clima, la vegetazione, l'idrologia, et alia. Dal punto di vista cartografico, la porzione di superficie terrestre usata come base per il processo di valutazione è la Land Mapping Unit, LMU, o unità cartografica territoriale. Essa è definita come un'area che possiede un certo grado di omogeneità nelle caratteristiche fisiche. Esempi di LMU sono le Associazioni di suolo, le serie o le fasi di serie, land system e le sue suddivisioni (land unit o land facet e land site) o le landscape ecological unit. Nella maggior parte dei casi, gli studi di land evaluation utilizzano carte dei suoli, sia perché i rilevamenti condotti dai servizi nazionali coprono aree molto estese, sia perché per il settore agricolo-forestale le informazioni contenute in questo tipo di cartografia sono le più esaurienti. In quest'ultimo caso, la land mapping unit coincide con l'unità cartografica pedologica poiché il rilevatore, conoscendo i probabili usi dell'indagine, inserisce opportunamente quelle suddivisioni che, pur non essendo indispensabili per rappresentare il modello pedologico, acquisiscono grande importanza quando se ne valutano le attitudini. Un chiaro esempio è dato dalla separazione che il rilevatore esegue all'interno di un'unica tipologia di suoli (ad esempio, la serie) in base alla loro pendenza, suddividendoli in più delineazioni (fasi di serie). In effetti la pendenza non è un carattere pedologico discriminante, ma lo diventa quando se ne interpreta l'utilizzo alla meccanizzazione agraria. La necessità di elaborare le carte di valutazione nasce dal fatto che gli utilizzatori, leggendo direttamente una carta dei suoli, non sono in grado di capire come può essere usato il territorio nei quali potrebbero essere le conseguenze di certe scelte. La carta pedologica è infatti uno strumento specialistico di difficile comprensione per chi non ha pratica di classificazioni e di artifici cartografici. Le carte di valutazione rappresentano quindi una traduzione mirata dei caratteri del territorio in indicazioni d'uso facilmente comprensibili e chiaramente esposti in legenda Tipi di valutazione del territorio Il processo di valutazione ha come obiettivo finale la classificazione del territorio; ciò significa che ciascuna unità cartografica territoriale viene inserita in una classe di valori che, a seconda del metodo scelto, esprime attitudine a coltivare una certa pianta, flessibilità d'uso e capacità di produrre, possibilità di impiegare certe pratiche agronomiche. Le tecniche di land evaluation, messe a punto nel mondo, sono numerose, ma possono essere raggruppate in due principali tipologie: - fisica; - economica. Nel primo caso la valutazione viene espressa analizzando le caratteristiche fisiche del territorio, interpretandole positivamente o negativamente in funzione di un uso specifico.

3 Nel secondo caso i risultati sono forniti in termini di profitti e perdite calcolati tramite analisi economiche condotte in aziende localizzate nelle diverse unità di territorio. In realtà questa divisione non è rigida, anche nella land evaluation di tipo fisico appaiono a volte caratteri di tipo economico quali produzioni, costi per interventi agronomici ecc. Il tipo di land evaluation maggiormente utilizzato è in genere quello fisico e questo per due motivi: il primo è che in genere chi fa la valutazione è lo stesso rilevatore dei caratteri ambientali, ciò significa che culturalmente è maggiormente portato verso una interpretazione di dati fisici che di altro genere. Il secondo elemento è che specie nei Paesi economicamente avanzati, dove cioè le situazioni di mercato cambiano rapidamente, una land evaluation di tipo economico avrebbe un'attendibilità molto limitata nel tempo, mentre nel primo caso essa sarebbe messa in discussione solo al variare delle condizioni edafiche. La land evaluation di tipo fisico può essere qualitativa o quantitativa a seconda che l'attitudine sia espressa in termini come molto, poco e non adatta ad un uso oppure come quantità di prodotto raccolto. Altra distinzione che riguarda la land evaluation di tipo fisico è quella fra attuale e potenziale. Nel primo caso viene eseguita tenendo presenti le condizioni attuali dell'area oggetto di studio, nel secondo l indicazione si riferisce a un territorio nel quale vengono previsti importanti interventi di miglioramento come drenaggio, sistemazioni agrarie ecc. Un ultima importante distinzione deve essere fatta in base alle finalità della valutazione. Se queste sono generali, 1'interpretazione delle caratteristiche ambientali è fatta unicamente per indicare le potenzialità di un territorio alle attività agro-silvo-pastorali nel loro complesso; in questo caso si parla di capacità d'uso del territorio (land capability). Nel caso invece che la valutazione prenda in considerazione un uso specifico come, ad esempio, la produzione di grano, di mais in regime irriguo, spandimento di liquami zootecnici si parla di attitudine del territorio (land suitability). Tutti questi metodi danno la possibilità al valutatore di scegliere il sistema che soddisfa maggiormente le necessità progettuali. Se l'obiettivo è quello di segnalare le aree più produttive per una determinata coltura, sarà opportuno utilizzare una valutazione fisica quantitativa. Nel caso sia prevista una certa trasformazione (ad esempio, drenaggi profondi), sarà più adatta una valutazione di attitudine potenziale. Se si vuole verificare l'effettivo miglioramento prodotto da quella trasformazione, è opportuno elaborare una valutazione sia attuale che potenziale per confrontarle successivamente. Se infine, nell'ambito di piani territoriali, si intendono conservare le aree agricole migliori sia da un punto di vista produttivo che di flessibilità colturale, la classificazione più adatta è quella della capacità d'uso I concetti e i principi di base della valutazione del territorio Qualsiasi tecnica di valutazione si basa su presupposti logici che delimitano i campi di applicazione, spiegano le caratteristiche, ne indicano l'uso corretto. Qui di seguito verranno illustrati i concetti principali che regolano ormai internazionalmente l'uso di numerosi metodi di valutazione. Prima di soffermarsi sulle definizioni è importante sottolineare un principio che oggi è di particolare attualità e che deve essere sempre ben presente durante la fase di valutazione. E il principio dell'uso sostenibile (sustained o sustainable use), di un uso cioè in grado di essere praticato per un periodo indefinito di tempo. Con questo concetto si vogliono definire non adatti tutti quegli usi agricoli e forestali che provocherebbero un

4 deterioramento severo e/o permanente nelle qualità del territorio. Oggi infatti è necessario mantenere il più possibile intatto il livello qualitativo e quantitativo delle risorse naturali, preservandole per le generazioni future. Sono frequenti, infatti, forme d'uso agricolo-forestali che anche se a breve termine forniscono alti redditi, con molta probabilità portare a gravi fenomeni di erosione, all'inquinamento delle falde, al cambiamento nei regimi idrici dei corsi d'acqua o ad altre forme di degrado. È ovvio che qualsiasi pratica agricola o selvicolturale porta a una alterazione ambientale, ma l'importante è che durante la fase di valutazione siano considerate le probabili conseguenze di tali pratiche, declassando le unità che non garantiscono un uso sostenibile. Il processo di valutazione inizia con la precisazione del tipo di utilizzazione e continua con il rilevamento dei caratteri e delle qualità del territorio e la definizione dei requisiti d'uso Il tipo di utilizzazione del territorio Il tipo di utilizzazione del territorio o Land Utilization Type (LUT) è un concetto chiave per la valutazione delle attitudini. Esso specifica per quale tipo di assetto agricolo o forestale o per quale sistema colturale o più semplicemente per quale coltura è valida la classificazione. Ciò è estremamente importante, poiché modificare lo scenario di riferimento significa modificare i presupposti logici dell'interpretazione. Se ad esempio viene classificata un'area in base alla sua attitudine a produrre una coltura ipotizzando la completa meccanizzazione delle varie operazioni, i caratteri del territorio dovranno essere letti in modo del tutto diverso che presupponendo la coltivazione in modo parzialmente manuale. Nel primo caso caratteri come la pendenza o la rocciosità giocano un ruolo decisivo per la manovrabilità delle attrezzature meccaniche, nel secondo molto meno. Ciò vuol dire che a seconda del tipo di utilizzazione considerato una stessa unità può essere classificata molto adatta o poco adatta. Il tipo di utilizzazione del territorio può essere definito più o meno dettagliatamente. Il termine "agricoltura irrigua" è già di per sé la definizione di un tipo di utilizzazione che, anche se generico (viene infatti definito come un mayor land use), serve già a specificare che la valutazione non vale per tutto ciò che non è agricolo e per colture che non si avvalgono di apporti idrici durante i periodi siccitosi. Un livello di definizione maggiore è dato dall'inserimento di caratteri descrittivi come il tipo di coltura, il metodo di coltivazione, le capacità tecniche degli agricoltori, il tipo e le dimensioni delle aziende ecc. A tale proposito può essere citato un esempio relativo a uno studio nella Toscana litoranea (Breteler, 1983) in cui il LUT è definito per cereali (principalmente grano e orzo) in coltura seccagna, in aziende di dimensioni medio-grandi, completamente meccanizzate, con un livello di tecnologia, capitali e lavoro medio, con regolare uso di fertilizzanti e appezzamenti di dimensioni variabili da 2 a 5 ettari. Altri esempi verranno forniti nei paragrafi che illustrano le esperienze sul territorio nazionale di land evaluation. Il dettaglio con cui viene descritto il tipo di utilizzazione dipende spesso dalla scala dello studio di base e dagli scopi della valutazione. Per il riconoscimento (inferiori o uguali a 1: ) può essere sufficiente un paragrafo per fissare i principali attributi. Per scale di dettaglio la descrizione può arrivare alla definizione dei capitali finanziari o al numero di ore di lavoro impiegate, alla descrizione degli orientamenti di mercato o al tipo di

5 conduzione aziendale (a salariati, a conduzione diretta, cooperativa). E comunque importante che per tutta la durata dello studio non vengano apportate modifiche sostanziali. In alcuni casi lo scopo della valutazione non è quello di definire zone più adatte ad un uso ma al contrario stabilire, tramite le caratteristiche intrinseche del territorio, quale sia la forma di utilizzazione più appropriata. In quest'ultimo caso la definizione del tipo di utilizzazione invece di essere il presupposto della valutazione diventa l'obiettivo principale. E ovvio che in questo caso il LUT subirà, durante lo svolgimento degli studi, una serie di modifiche che lo porteranno ad assumere una enunciazione anche molto diversa da quella iniziale Caratteri e qualità del territorio Il carattere del territorio o land characteristic (LC) viene definito come un attributo del territorio che può essere misurato o stimato. I caratteri sono raccolti durante i rilevamenti e gli studi di base per la valutazione; comprendono caratteri del suolo come la granulometria, la pietrosità, il ph, il contenuto in carbonato di calcio; caratteri climatici come la piovosità, la temperatura, la direzione e l'intensità del vento; caratteri morfologici come la franosità, la pendenza; caratteri idrologici come la profondità delle falde permanenti e temporanee e quant'altro può essere utile alla definizione delle unità di territorio e alla loro valutazione. La qualità del territorio o land quality (LQ) viene definita invece come un attributo complesso del territorio che influenza in modo specifico le attitudini. Le qualità del territorio sono misurate o stimate tramite i caratteri. Se ad esempio valutiamo l'attitudine di un'area alla coltivazione di una pianta in regime non irriguo, determinare per ciascun unità cartografica la qualità "disponibilità idrica" è certamente molto importante, poiché influenza la capacità della coltura a resistere alla siccità estiva. La stima di questa qualità può essere fatta mediante l'analisi di alcuni caratteri come la granulometria, il drenaggio interno, la profondità e la struttura del suolo, il regime termopluviometrico dell'area, la posizione, la pendenza e la conformazione della superficie. Tutti questi caratteri possono essere sintetizzati in un'unica informazione "disponibilità idrica" con innegabili vantaggi di chiarezza e semplicità durante la fase di confronto (matching) fra i requisiti della pianta e le caratteristiche delle unità di territorio. L'ampia casistica di attitudini ha determinato la messa a punto di un numero considerevole di qualità del territorio che sono state successivamente raggruppate secondo finalità specifiche. Di seguito sono illustrate le principali proposte di raggruppamento. I. Per la produttività e la crescita delle piante: - disponibilità idrica; - disponibilità di elementi nutritivi ; - disponibilità di ossigeno nello strato radicale; - possibilità di ancoraggio per le radici; - condizioni per la germinazione; - lavorabilità dei suoli (facilità di coltivazione); - salinità ed alcalinità; - tossicità nel suolo; - resistenza all'erosione; - malattie correlate al territorio;

6 - rischio di esondazione (inclusi frequenza e periodo); - regime di temperatura; - energia di radiazione e fotoperiodo; - rischi climatici condizionanti la crescita delle piante; - umidità dell'aria condizionante la crescita delle piante; - periodo utile per la lavorazione delle colture. 2. Per la produzione animale: - avversità climatiche per gli animali; - avversità biologiche; - valore nutritivo dei pascoli; - tossicità dei pascoli; - resistenza dei pascoli alla degradazione; - resistenza all'erosione del suolo sotto pascolamento; - disponibilità di acqua per l'abbeveramento; - accessibilità al suolo. 3. Per la produzione forestale: - tipi e quantità di specie legnose indigene; - fattori stazionali per l'insediamento delle giovani piante; - avversità biologiche; - rischi d'incendio; - disponibilità di piante per la raccolta di frutti, gomma ecc.; - accessibilità al suolo. 4. Per la gestione delle produzioni: - fattori fisici condizionanti la meccanizzazione; - fattori fisici condizionanti la costruzione e la manutenzione delle strade di accesso; - dimensioni delle unità potenziali di gestione; - copertura vegetazionale vincolante l'uso del territorio. Ciascuna delle qualità elencate è composta da una o più caratteristiche, come è illustrato in figura 9.1. Alcune qualità come la salinità, il drenaggio, il rischio di esondazione possono essere misurate direttamente mentre altre sono stimate analizzando i caratteri che le compongono. In quest'ultimo caso la tessitura, il ph, la pendenza servono a definire indirettamente molte qualità, ma si presentano talvolta con troppa frequenza, rendendo meno significativa la valutazione. Questo inconveniente può essere ridotto, evitando di selezionare troppe qualità o acquisendo direttamente i valori in campagna e in laboratorio. FIGURA 9.1. Relazioni funzionali tra qualità e caratteristiche del territorio Qualità del territorio rischio di esondazione Caratteristiche del territorio Esondazione

7 clima disponibilità idrica topografia drenaggio tessitura lavorabilità struttura ghiaia e pietre profondità del suolo CaCO3 gesso CSC fertilità saturazione in basi ph sostanza organica salinità Fonte: Kater, 1982 (modificata). La valutazione dell'attitudine può essere eseguita prendendo in considerazione; - le qualità misurate o stimate tramite i caratteri; - i caratteri; - un'insieme di qualità e caratteri. Gli attributi da prendere in considerazione raramente sono gli stessi perché, anche se l'obiettivo della valutazione è lo stesso, cambiano le caratteristiche dell'area in esame, i dati a disposizione, l'esperienza del valutatore, il contesto in cui si opera (LUT). E comunque utile attenersi ad alcune regole: - non eccedere nel numero delle qualità e/o caratteristiche da prendere in considerazione; - selezionare solo gli attributi con forte potere discriminante sia nei confronti del territorio che dell'oggetto della valutazione; - fermi restando i primi due punti, dare la priorità ai dati misurati rispetto a quelli stimati I requisiti colturali, territoriali e d'uso Dopo la definizione del tipo di utilizzazione e delle qualità e/o caratteri da prendere in esame, il terzo e fondamentale elemento ai fini del processo di valutazione è definire le proprietà che deve avere il territorio per sostenere un determinato uso. Queste proprietà, definite come requisiti colturali, territoriali e d'uso (Land Use Requirement), sono in genere di tipo fisiologico, tecnologico o di conservazione. Nel primo caso si tratta di stabilire quali sono le condizioni edafiche ottimali per la crescita di una pianta (crop requirement), nel secondo quali sono i requisiti per la realizzazione di tecniche di gestione (management requirement), nel terzo quali sono le condizioni per eliminare i processi erosivi e di degrado (conservation requirement). Nei requisiti non sono incluse le specifiche che riguardano aspetti socio-economici come la manodopera o i capitali finanziari, anche se quasi tutti i caratteri fisici di un territorio influenzano questi aspetti. Se, infatti, si prende in considerazione un'area collinare, le macchine per la lavorazione del suolo e la raccolta del prodotto dovranno essere più potenti e talvolta più

8 complesse, con costi di gestione più elevati che in pianura. I caratteri non naturali sono inclusi nella descrizione del tipo di utilizzazione del territorio. Anche questi ultimi sono espressi in termini di qualità ma con un significato diverso. Essi non esprimono, infatti, i caratteri fisici dell'area oggetto di studio, ma una serie di condizioni graduate che, in base alle conoscenze attuali, vanno da quelle ritenute migliori fino a quelle peggiori (limitazioni) per l'uso previsto. La conoscenza dei requisiti è fondamentale per l'esattezza della valutazione. Avere a disposizione esperienze, prove di campagna, sperimentazioni pertinenti all'oggetto della valutazione e al territorio studiato, consente di selezionare e di graduare i caratteri o le qualità del territorio nel modo più opportuno. In caso contrario bisogna purtroppo affidarsi a ciò che viene fornito da manuali o altri testi che, in termini talvolta molto generici, descrivono le necessità delle colture o le condizioni adatte per talune pratiche agricole. Diversi autori (Young and Vink) e organizzazioni internazionali pubbliche e private (FAO, Booker, Ilaco) hanno elaborato numerose schede per la coltivazione, in regime irriguo e asciutto, per piante prevalentemente tropicali e subtropicali. E infatti soprattutto in queste fasce climatiche che mancano le esperienze sui fabbisogni specifici delle colture. Di seguito vengono elencati, a titolo di esemplificazione, i requisiti fra i quali scegliere quelli da prendere in considerazione per la coltivazione di piante agrarie in regime asciutto e irriguo e per le piante forestali. I requisiti del territorio per la coltivazione delle piante in regime asciutto sono (Fonte: FAO, 1983, modificata): 1. Requisiti colturali: - energia: radiazione, fotoperiodo; - temperatura: esigenze globali, periodi critici; - umidità: esigenze globali, periodi critici; - ossigeno (drenaggio); - disponibilità nutrienti : dotazione e ritenzione; - condizioni di radicamento; - umidità dell'aria condizionante la crescita; - condizioni per le lavorazioni; - fischi di esondazione; - fischi climatici: gelo, grandine; - eccesso di sali: salinità, sodicità; - tossicità del suolo; - parassiti e malattie. 2. Requisiti gestionali: - lavorabilità del suolo; - meccanizzabilità; - condizioni per la preparazione e la ripulitura delle superfici; - condizioni per l'immagazzinamento e la lavorazione; - condizioni che determinano i tempi di produzione; - accessibilità interna alle unità di produzione; - dimensioni delle unità potenziali di gestione;

9 - ubicazione degli accessi (esistenti e potenziali). 3. Requisiti per la conservazione: - rischio di erosione; - rischio di degradazione del suolo. I requisiti del territorio per la coltivazione di piante in regime irriguo sono (Fonte: FAO, 1985, modificata): 1. Requisiti agronomici: - periodo di crescita; - radiazione; - temperatura; - radicamento; - areazione; - necessità idriche; - necessità di elementi nutritivi; - qualità dell'acqua: BOD, COD, ph, CE ecc.; - salinità: perdite ed immissioni di sali; - sodicità: ESP e/o SAR ecc.; - ph, micronutrienti e tossicità; - parassiti e malattie; - esondazioni, gelo, vento. 2. Requisiti di gestione: - ubicazione: vicinanza ai mercati, accesso ecc.; - distribuzione irrigua: limitazioni ai metodi irrigui ecc.; - operazioni colturali; - meccanizzazione. 3. Requisiti per lo sviluppo e il miglioramento del territorio: - ripulitura del suolo: decespugliamento ecc.; - protezione dalle esondazioni: costi per movimenti terra; - drenaggio; - modellamento e livellamento del suolo; - ammendamenti organici e correzioni fisiche e chimiche; - bonifica per dilavamento; - durata del periodo di bonifica; - ingegneria per l'irrigazione: diversioni, canali, bacini ecc. 4. Requisiti per la conservazione e per l'ambiente: - previsione a lungo termine di salinità e sodicità; - controllo a lungo termine delle falde e dell'acqua di superficie; - rischio di erosione; - rischi ambientali: malattie trasportate dall'acqua.

10 5. Requisiti socio-economici: - attitudine degli agricoltori all'irrigazione; - altre limitazioni socio-economiche: leggi, regime fondiario ecc. I requisiti per le produzioni di legname sono (Fonte: FAO, 1984, modificata): 1. Requisiti per la crescita: radiazione; temperatura; umidità; areazione (drenaggio del suolo); nutrienti; condizioni di radicamento; salinità/sodicità; tossicità; rischi climatici: fuoco, vento, gelo; rischi fisiografici: esondazione, frane; parassiti e malattie. 2. Requisiti basati sul volume, la crescita e le produzioni legnose: - popolamenti forestali attuali; - ritmi di accrescimento stimati; - indice di attecchimento; - produzioni stimate per prodotti diversi dal legname. 3. Requisiti gestionali: - operazioni meccanizzate; - operazioni di raccolta; - costruzione e mantenimento di strade; - accessi interni; - ubicazione dei vivai; - ripulitura della vegetazione; - dimensione delle unità potenziali di gestione; - ubicazione: secondo l'accessibilità esistente o l'accessibilità potenziale. 4. Requisiti per la conservazione: - tolleranza all'erosione del suolo; - condizioni che influenzano l'idrologia fluviale; - tolleranza alla degradazione della vegetazione; - requisiti per la conservazione delle piante e delle specie animali. I requisiti per la forestazione a fini turistici e ricreativi sono (Fonte: FAO, 1984, modificata): 1. Risorse:

11 - scenario, qualità estetiche, variabilità, morfologia/vegetazione; - corpi d'acqua; - specie interessanti: flora e fauna; - clima; - risorse per attività specializzate. 2. Requisiti gestionali: - costruzione e manutenzione delle strade; - accessibilità interna; - siti per strutture specializzate; - dimensione delle unità potenziali di gestione; - ubicazione. 3. Requisiti per la conservazione: - resistenza alla degradazione dovuta alla pressione ricreativa: vegetazione e suoli; - rischio di incendio Il procedimento di valutazione: la tabella di confronto (matching table) Dopo aver stabilito lo scopo della valutazione, acquisito i dati per l'elaborazione e definito i requisiti che un uso specifico necessita per poter essere sviluppato nel territorio in esame, occorre procedere al trattamento di questi tre elementi per attribuire le classi di attitudine alle unità cartografiche. Questo obiettivo viene raggiunto mediante la realizzazione di una tabella di confronto (matching table). In questa tabella vengono confrontati i requisiti di un determinato tipo di utilizzazione con le qualità delle unità territoriali (tab. 9.1). E questo un momento molto delicato poiché dare un peso diverso a questa o a quella qualità significa variare, anche notevolmente, l'esito della valutazione. Tabella Classi di drenaggio (Soil Survey Manual, 1981): ECD - eccessivo; TED - talvolta eccessivo; BED - buono; MBD - moderatamente buono; TSD - talvolta scarso; SCD - scarso; MSD - molto scarso. 2 Classi di velocità. di infiltrazione (mm/h): EL - estremamente lenta < 2,08; VL - molto lenta 2,08-4,17; LE - lenta 4,17-8,33; ML - moderatamente lenta 8,33-16,00; MR - moceratamente rapida 16,00-33,00; RA - rapida 33,00-66,00; VR - molto rapida 66,00-133,00; ER - estremamente rapida > 133,00. Fonte: Aic, TABELLA 9.2 Attribuzione della classe di attitudine per lo spandimento di liquami suini Fonte: cfr. tab. 9.1.

12 Alla tabella di confronto segue un quadro riepilogativo dove comparare per ciascuna unità. territoriale la classe attribuita a ciascuna qualità e infine l'attribuzione complessiva (tab. 9.2). I metodi di attribuzione delle classi di attitudine mediante l'impiego della tabella di confronto sono molti. Fra quelli più usati ricordare quello soggettivo e quello della massima limitazione. Nell ultimo caso il valutatore, possedendo una buona conoscenza della pedologia, dell'ambiente e delle tecniche agricole relative alla coltura, può collaborare con una propria stima e giungere a un'attitudine complessiva te un giudizio personale, sostituendo quindi la tabella di confronto la propria esperienza. Lo svantaggio di questo metodo è evidente: non essendo "codificata", l'attribuzione delle classi può cambiare se cambia il valutatore o il numero dei valutatori. Un aspetto positivo è invece che l'esperienza può eliminare alcune interazioni fra qualità, evitando di inserire "aritmeticamente" le unità territoriali in classi migliori o peggiori. Nel secondo caso le unità territoriali vengono classificate in base alla limitazione più severa. Questo metodo è analogo alla cosiddetta "legge del minimo" in agricoltura, con la quale si stabilisce che le produzioni di una coltura vengono condizionate dalla disponibilità dell'elemento nutritivo contenuto nel suolo al livello più basso. In questo caso il risultato del confronto sarà quello di individuare, per ciascuna unità territoriale, la qualità con il valore più basso e attribuirne la classe relativa. Se, ad esempio, per una certa attitudine si prendono in considerazione 5 qualità con valori S1, S2, S3, S4, S5, essendo il valore S3 il più basso, quella unità territoriale assumerà la classe di valutazione complessiva S3. L'attribuzione della classe alle unità territoriali non esaurisce il processo di valutazione; è importante infatti controllare costantemente i risultati delle proprie valutazioni modificando, ove necessario, le logiche e il trattamento dei dati per raggiungere, al termine del progetto, la classificazione più soddisfacente. A tale proposito è molto utile confrontare i propri risultati con le esperienze degli agricoltori o con dati economici eventualmente disponibili per i suoli caposaldo (benchmark soil) Le strutture delle classificazioni In questo paragrafo verranno illustrati i sistemi e le definizioni delle principali classificazioni usate nei procedimenti di land evaluation. Come è stato accennato precedentemente, esistono molti metodi valutare un territorio, ciascuno legato a finalità diverse. Ma al di là differenze che verranno illustrate e che sono determinate da diversi obiettivi, esperienze o realtà culturali, si può dire che tutte seguono medesimo schema logico, basato sui seguenti principi: a) il valore espresso dalle classi è decrescente, le prime esprimono condizioni migliori per l'uso, le ultime le peggiori; b) oltre al giudizio complessivo, tutte prevedono la motivazione tale giudizio. 9,5.1. Capacità d'uso del territorio Questo metodo, denominato anche land capability, viene usato per classificare il territorio non in base a specifiche colture o pratiche agricole ma per ampi sistemi agro-silvo-pastorali.

13 Molti Paesi europei ed extraeuropei hanno sviluppato una propria classificazione basata sulle caratteristiche del proprio territorio e che differisce dall'originale americana per il numero e il significato delle classi e dei caratteri limitanti adottati. Così mentre in Canada e in Inghilterra vengono usate sette classi e cinque tipi di limitazioni principali, quella degli Stati Uniti ne adotta otto con quattro tipi di limitazione. In quest'ultimo caso la metodologia, che è di gran lunga la più seguita, è stata messa a punto dal Soil Conservation Service del Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti (Klingebiel and Montgomery, 1961). La capacità d'uso del territorio è stata messa a punto grazie al rilevamento dei suoli condotto sul territorio statunitense con scale variabili da 1: a 1: e ha permesso di raggruppare le varie unità pedologiche principalmente in base alla loro capacità di produrre comuni colture o piante da pascolo, senza alcun deterioramento e per un lungo periodo di tempo. Lo scopo delle carte delle capacità d'uso dei suoli è quello di fornire un documento di facile lettura, che suddivida il territorio in aree a diversa difficoltà di gestione a fini agricoli generici. Anche questa classificazione utilizza altre caratteristiche, non strettamente riferibili al suolo, ma molto importanti perché espressione di limitazioni determinanti, come la possibilità di esondazioni, le avversità climatiche, la pendenza. Il principale concetto usato è quindi quello della limitazione, ossia di una caratteristica fisica che è sfavorevole, in senso lato, all'uso agricolo. Le limitazioni prese in considerazione sono soprattutto quelle permanenti e non quelle temporanee, che possono cioè essere risolte da appropriati interventi di miglioramento (drenaggi, concimazioni, ecc.). Al concetto di limitazione è stato legato, inoltre, quello di flessibilità colturale nel senso che all'aumentare del grado di limitazione corrisponde una diminuzione nella gamma dei possibili usi agro-silvo-pastorali (fig. 9.2). Considerato che la capacità di superare le limitazioni è dovuta anche all'abilità professionale degli agricoltori, il metodo stabilisce che la Classificazione deve essere utilizzata tenendo conto del livello medio degli agricoltori della zona. I criteri fondamentali della capacità d'uso sono: - di essere in relazione alle limitazioni fisiche permanenti, escludendo quindi le valutazioni dei fattori socio-economici; - di riferirsi al complesso di colture praticabili nel territorio in questione e non ad una coltura in particolare; - di comprendere nel termine "difficoltà di gestione" tutte quelle pratiche conservative e sistematone necessarie affinché, in ogni caso, l'uso non determini perdita di fertilità o di degradazione del suolo; FIGURA 9.2 Attività agro-stivo-pastorali ammesse per ciascuna classe di capacità d'uso Aumento dell'intensità d'uso del territorio Le aree campite mostrano gli usi adatti a ciascuna classe Fonte: Brady di considerare un livello di conduzione abbastanza elevato, ma allo stesso tempo accessibile alla maggioranza degli operatori agricoli. La classificazione prevede tre livelli di definizione:

14 1. Classe. 2. Sottoclasse. 3. Unità. L'utilizzazione di tutti e tre i livelli dipende dal dettaglio delle informazioni. E ovvio che per piccole scale (1: e oltre) le unità cartografiche da classificare sono talmente complesse che può essere definito solamente il grado delle limitazioni. Al contrario per scale di dettaglio e semidettaglio (1:10.000, 1:25.000) le unità sono sufficientemente omogenee da poter indicare anche il tipo di limitazione e le pratiche colturali. Le classi di capacità d'uso raggruppano sottoclassi che possiedono lo stesso grado di limitazione o rischio. Sono designate con numeri romani da I a VII o VIII in base al numero e alla severità delle limitazioni e sono definite nel modo seguente: Classe I, Suoli con poche limitazioni che restringono l'uso. Classe II. Suoli con poche limitazioni che riducono la scelta delle coltivazioni o che richiedono moderate pratiche di conservazione. Classe III. Suoli con severe limitazioni che riducono la scelta delle piante o richiedono pratiche di conservazione speciali, o ambedue. Classe IV. Suoli con limitazioni molto severe che riducono la scelta delle piante, richiedono una gestione molto attenta, o ambedue. Classe V. Suoli privi o con leggero rischio di erosione ma con altre limitazioni impossibili a rimuovere che limitano il loro uso al pascolo, alla forestazione e all'ambiente naturale. Classe VI. Suoli con limitazioni molto severe che li rendono inadatti alla coltivazione; il loro uso è limitato al pascolo, alla forestazione e all'ambiente naturale. Classe VIl. Suoli con limitazioni molto severe che li rendono inadatti alla coltivazione e riducono il loro uso al pascolamento e all'ambiente naturale. Classe VIII. Suoli e morfologie con limitazioni che non consentono alcuna forma di produzione commerciale vegetale e che riducono il loro uso ad attività ricreative, all'ambiente naturale, all'invaso di acque o a scopi estetici. Il secondo livello della classificazione è la sottoclasse e raggruppa le unità che hanno lo stesso tipo di limitazione o rischio. Le 4 sottoclassi sono identificate da una lettera minuscola che segue il numero romano della classe e sono le seguenti: - sottoclasse e (erosione): suoli nei quali la limitazione o il rischio principale è la suscettività all'erosione. I suoli possono essere inseriti in questa classe anche a causa dei danni provocati da eventi erosivi passati; - sottoclasse w (eccesso di acqua): suoli nei quali la limitazione o il rischio principale è dovuto all'eccesso di acqua. Sono suoli con problemi di drenaggio, eccessivamente umidi, interessati da falde molto superficiali o da esondazioni; - sottoclasse s (limitazioni nella zona di radicamento): include suoli con limitazioni del tipo pietrosità, scarso spessore, bassa capacità di ritenuta idrica, fertilità scarsa e difficile da correggere, salinità e sodicità.

15 - sottoclasse c (limitazioni climatiche): individua zone nelle quali il clima è il rischio o la limitazione maggiore. Sono zone soggette a temperature sfavorevoli, grandinate, nebbie persistenti, gelate tardive ecc. Le unità di capacità d'uso del territorio raggruppano suoli che abbastanza simili nell'attitudine colturale o foraggera da richiedere analoghe pratiche agricole e da fornire produzioni paragonabili (sono ammesse variazioni fino al 25%). Le unità sono identificate con un arabo che segue il numero romano e la lettera minuscola ed è separato da questi mediante trattino (ad esempio, Ills-1). Al contrario delle classi e delle sottoclassi, le unità di capacità d'uso non sono prefissate, ma vengono messe a punto in base alle caratteristiche del territorio in esame; per ogni area viene quindi messa a punto una tabella che specifica per ciascun numero arabo il tipo esatto di limitazione. Al momento di adoperare la classificazione di capacità d'uso è utile mettere a punto una tabella di confronto nella quale specificare i valori limite ammessi per ciascuna classe. L'uso della classificazione di capacità d'uso del territorio e dei rilevamenti di base ha portato allo sviluppo dei concetti di "suoli agricoli di prima qualità" (prime farmland) e di "suoli agricoli unici" (unique farmland). La definizione di queste tipologie di territorio si è resa necessaria, negli Stati Uniti, per difendere la risorsa suolo. Infatti, la perdita, in quel Paese, di più di 94 milioni di ettari di suoli agricoli negli ultimi 200 anni ha portato con forza all'attenzione dei governi centrali e locali il problema della salvaguardia dell'agricoltura e dell'ambiente in generale. Con il termine di "suoli di prima qualità" si è voluto distinguere quelli che, per caratteristiche fisiche permanenti, rappresentano la parte migliore, quella cioè su cui si basano le possibilità presenti e future di produrre molte varietà di piante e in elevata quantità. In genere questi suoli appartengono alle classi I e II di capacità d'uso, mentre in altri è stata inserita anche la classe III in parte (ad esempio, IIIw-drenata) o per intero. Per "suoli agricoli unici" si intendono invece suoli rari, con qualità impossibili a duplicare, di estensione limitata. Molte colture di alto valore sono prodotte in suoli o ecosistemi che non potrebbero essere valutati di prima qualità nei termini sopra espressi. Un chiaro esempio sono, in l'italia, alcune aree coltivate a vite, che producono vini di notevole pregio in condizioni agronomiche generali talvolta pessime (su suoli pietrosi, sottili, a elevata pendenza ecc.). Queste due tipologie, negli Stati Uniti, sono state riconosciute come strategicamente importanti non solo per l'approvvigionamento alimentare interno, ma anche come fattore economico di crescente importanza nel riequilibrio della bilancia dei pagamenti e come potente strumento di pressione politica (Miller, 1978). E evidente quindi che la loro regolamentazione è stata oggetto di approfonditi dibattiti tecnici e politici che si sono risolti del Rural Development Act del 1972 col quale il governo federale indicazioni ai vari governi statali e di contea per l'individuazione metodologie necessarie alla definizione di tali suoli Irrigabilità Il primo e più usato sistema di valutazione dell'attitudine irrigua di un territorio è quello messo a punto dal Bureau of Reclamation degli Stati Uniti (USBR) nel Questa metodologia non ha l'obiettivo di stabilire se un suolo è adatto a essere coltivato con una particolare pianta in regime irriguo, bensì a valutare se tale suolo ha una capacità

16 intrinseca a ripagare sia gli investimenti globali del piano irriguo sia a fornire un reddito sufficiente agli agricoltori dopo la realizzazione di tutte le opere necessarie alla trasformazione. Un'altra peculiarità è che la valutazione si deve inserire in un progetto irriguo già definito. Infatti, l'uso di alcune classi e la definizione di alcuni parametri sono collegati alle specifiche descritte nel piano generale. Questi elementi caratteristici sono ben espressi dalle definizioni, fornite dal manuale USBR, di alcuni termini adottati: i. Suoli arabili (arable land): sono suoli che, irrigati con tecniche appropriate, con dimensioni adatte e con interventi di miglioramento adeguati (drenaggio, livellamento ecc.), avrebbero una capacità di produrre sufficiente a: a) reintegrare tutte le spese per la coltivazione, incluse quelle per l'irrigazione, i costi per la manutenzione e a fornire un ricavo adeguato agli investimenti aziendali; b) fornire un reddito tale da coprire i costi delle infrastrutture irrigue; c) fornire un adeguato standard di vita alla famiglia dell'agricoltore. 2. Suoli irrigabili (irrigable land): sono suoli classificati inizialmente come arabili (potenzialmente irrigabili) ma dei quali è stata economicamente confermata la classificazione dopo aver analizzato il progetto complessivo, incluse quindi le disponibilità idriche e le infrastrutture per l'intervento necessario all'irrigazione. 3. Suoli produttivi (productive land): è il numero di ettari massimo di suoli irrigabili soggetti a coltivazione; è la quantità su cui si basa il calcolo dei fabbisogni idrici, dei canali di adduzione e le capacità di ripago dell'opera. Sono escluse quindi le superfici destinate a strade, fossi, costruzioni ecc. La classificazione prevede l'uso di due livelli di informazione: - la classe di suolo (land class), definita come una categoria di suoli con attributi fisici ed economici simili per attitudine irrigua; - la sottoclasse di suolo (land subclass), definita come una categoria interna alla classe che segnala una o più "deficienze"; A queste possono essere aggiunte, a livello di simboli cartografici, alcune indicazioni utili per la pianificazione, lo sviluppo e la realizzazione del progetto irriguo. Il metodo USBR prevede l'uso di 6 classi, 3 sottoclassi e un numero variabile di codici per le note informative. Classe I - arabile: suoli molto adatti all'agricoltura irrigua, capaci di produrre, per molto tempo e senza degrado, piante climaticamente adatte e in quantità relativamente alte. Questi suoli hanno una capacità di fornire reddito relativamente alto. Classe II - arabile: suoli moderatamente adatti all'agricoltura irrigua. Sono adatti a un numero minore di colture o necessitano di maggiori costi per la trasformazione o sono meno produttivi di quelli in classe I. Questi suoli hanno potenzialmente una media capacità di fornire reddito. Classe III - arabile: suoli marginali per l'agricoltura irrigua. Sono meno adatti di quelli in Classe II e generalmente hanno una sola severa deficienza o parecchie deficienze moderate nel suolo, nella topografia e nel drenaggio. Sebbene vi siano maggiori rischi che in quelli appartenenti alle classi I e II, con una gestione appropriata è possibile ricavare un reddito adeguato.

17 Classe IV - suoli poco arabili o per usi speciali: suoli con gravi deficienze, correggibili a costi elevati, ma adatti alla coltivazione irrigua di piante di alto valore come ortaggi, fiori o frutta; in alternativa questi suoli possono avere anche deficienze gravi e non correggibili, ma tali da consentire l'irrigazione dei pascoli o frutteti, per i quali sono minimi gli interventi di lavorazione del suolo. Questi suoli forniscono infine un certo reddito agli agricoltori solo se le aziende sono di sufficienti dimensioni o se condotte in forma associativa se i suoli sono migliori. Classe V - suoli non arabili: sono suoli che nelle condizioni attuali non sono arabili (secondo la definizione USBR) per la presenza di deficienze specifiche come l'eccessiva salinità, un drenaggio discutibile, la possibilità di esondazioni o altro. Tali caratteri sono di natura e di ampiezza tale da richiedere studi agronomici, economici o ingegneristici addizionali per dimostrare l'effettiva convenienza o gli effetti della loro trasformazione irrigua. La classe V è perciò provvisoria e dovrebbe essere convertita in classe VI o in una classe arabile al completamento del progetto. Classe VI - suoli non arabili: sono suoli che, nelle condizioni attuali o definite dal progetto, non sono definiti arabili. La classe 6 comprende aree irregolari, incise, con elevata pendenza, fortemente erose, rocciose, scarsamente drenate o con altre deficienze ancora. In sintesi, la presente classificazione serve a selezionare, per l'area oggetto di studio, quei suoli che hanno o non hanno limitazioni (o secondo la definizione USBR "deficienze") tali da impedire la conversione irrigua. Questo non vuol dire che tutti i suoli arabili saranno inclusi nel comprensorio irriguo, poiché l'ulteriore filtro che impone la metodologia, è quello di verificare anche la convenienza generale del progetto. Un esempio è dato dalla presenza di una certa estensione di suoli separati dal corpo principale da una catena di monti. Ambedue i territori possono essere classificati arabili, ma può non essere conveniente dover superare, ad esempio con le condotte di adduzione, l'ostacolo morfologico in questo caso saranno irrigabili solo quelli appartenenti al corpo principale. Le sottoclassi spiegano il motivo o i motivi dell'inserimento dei suoli in una particolare classe. La classificazione dell'irrigabilità USBR prevede quattro sottoclassi e le relative combinazioni. Sottoclasse s: segnala deficienze nel suolo, come lo scarso spessore, la presenza di frammenti grossolani, granulometrie inadatte, salinità, alcalinità, la scarsa conducibilità idraulica, la pietrosità ecc. Sottoclasse t: segnala deficienze nella topografia, coma la pendenza, la superficie irregolare, la presenza di alberi e arbusti da rimuovere, la rocciosità. Sottoclasse d: segnala deficienze nel drenaggio, come la necessità di dreni superficiali e profondi. Sottoclasse si: segnala deficienze nel suolo e nella topografia. Sottoclasse sd: segnala deficienze del suolo e nel drenaggio. Sottoclasse id: segnala deficienze nella topografia e nel drenaggio.

18 Sottoclasse sdt: segnala deficienze nel suolo, nel drenaggio e nella topografia. Le informazioni aggiuntive, che possono essere inserite nella sigla della classificazione (cfr. fig. 9.3), riguardano l'uso del suolo, le stime sulla produttività e i costi per lo sviluppo aziendale, sul fabbisogno idrico ecc. FIGURA 9.3 Fonte: Booker Tropical Soil Manual, Diamo di seguito i codici usati per la classificazione USBR dell'irrigabilità. I. Uso del suolo attuale: - C: colture irrigue; - L: colture non irrigue; - P: foraggere permanenti irrigue; - G: foraggere permanenti non irrigue; - B: arbusti o alberi; - H: aree urbane; - W: discariche, aree estrattive; - ROW: aree con servitù. 2. Produttività e costi di sviluppo: - vengono descritti separatamente e valutati con un numero (1, 2, 3, 4 o 6). 3. Fabbisogno idrico aziendale: - viene stimato con 3 classi: A - basso, B - medio, C - alto. 4. Facilità di drenaggio: - è calcolata entro i primi cm di profondità del suolo e viene descritta con 3 classi: X - buona, Y - ristretta, Z - scarsa o trascurabile. 5. Caratteri aggiuntivi del suolo: - k: scarsa profondità a sabbie grossolane ghiaie o ciottoli; - b: scarsa profondità a substrati relativamente impenetrabili; - z: scarsa profondità a zone di accumulo di carbonato di calcio; - v: tessiture molto grossolane (sabbiose, sabbioso franche); - l: tessiture moderatamente grossolane (franco sabbiose, franche); - m: tessiture moderatamente fini (franco limose, franco argillose); - h: tessiture molto fini (argillose); - e: scarsa struttura; - n: scarsa consistenza;

19 - q: scarsa ritenuta idrica; - i: scarsa infiltrazione; - p: scarsa conducibilità idraulica; - r: pietrosità; - y: scarsa fertilità; - a: salinità e sodicità. 6. Caratteri aggiuntivi topografici: - g: pendenza; - u: superficie; - j: modello irriguo; - c: presenza di arbusti e alberi; - r: presenza di rocce. 7. Caratteri aggiuntivi sul drenaggio: - f; necessità di dreni in superficie, esondazioni; - w; necessità di dreni profondi, falda; - o; necessità di scarico dei dreni. A seconda della scala adottata per la carta dell'irrigabilità la metodologia prevede l'uso di tutte o di alcune classi. Il manuale USBR (1953) dà le seguenti indicazioni: a) rilevamenti di riconoscimento (scala 1: circa) : classi ; b) rilevamenti di semidettaglio (scala 1: circa) classi ; c) rilevamenti di dettaglio: - aree nuove (scala 1:5.000 circa): classi ; - aree conosciute o aree nuove uniformi (scala 1: circa) : classi Attitudine del territorio La metodologia relativa all'attitudine del territorio (land suitability) è stata messa a punto dalla FAO, a partire dagli anni Settanta, con l'obiettivo di stabilire, più che una formale descrizione delle classi, una struttura per la procedura di valutazione (Davidson, 1980). I concetti principali utilizzati in tale procedura sono stati discussi nei paragrafi 9.3 e 9.4. La struttura della classificazione (che riportiamo più avanti) consta di 4 livelli gerarchici: 1. Ordine. 2. Classe. 3. Sottoclasse. 4. Unità. Gli ordini sono 2 e indicano solamente se il territorio è adatto (S) o non adatto (N) a un uso sostenibile. L'uso dei soli ordini è ristretto a studi a piccola scala o a tabelle riassuntive. L'ordine S, adatto, definisce un territorio nel quale l'uso preso in considerazione fornisce produzioni o risultati tali da giustificare l'impiego di risorse umane, economiche e tecnologiche, senza rischi di danneggiare l'ambiente.

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