IL BIOLOGO NELLA SICUREZZA AZIENDALE

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1 Corso di perfezionamento PROFESSIONE BIOLOGO Roma 15 giugno 2012 IL BIOLOGO NELLA SICUREZZA AZIENDALE Liliana Frusteri Direzione Generale Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

2 Un decreto legislativo di importanza fondamentale nel campo della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è rappresentato dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008, N.81 "Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro" Integrato dal D. Lgs. 3 agosto 2009, n. 106 Disposizioni integrative e correttive del DLgs 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro

3 ALCUNE DEFINIZIONI SALUTE Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un assenza di malattia o d infermità (D. Lgs. 81/08 Art. 2 c. 1. lettera o) SICUREZZA Insieme dei comportamenti e dell organizzazione del posto di lavoro che permette lo svolgimento dell attività lavorativa senza causare danni ai lavoratori

4 ALCUNE DEFINIZIONI «pericolo»: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni (D. Lgs. 81/08 Art. 2 c. 1. lettera r) Esempi di fonti di pericolo in un ambiente di lavoro Strumenti di lavoro Corrente elettrica Sostanze pericolose Macchine Fluidi biologici 4

5 ALCUNE DEFINIZIONI PREVENZIONE Complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell integrità dell ambiente esterno (D. Lgs. 81/08 Art. 2 c. 1. lettera n) PROTEZIONE Insieme delle misure di sicurezza atte alla minimizzazione del danno al verificarsi dell evento. Protezione collettiva: per es. cappe biologiche Protezione individuale: per es. guanti, maschere facciali, ecc. 5

6 ALCUNE DEFINIZIONI «rischio»: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione (D. Lgs. 81/08 Art. 2 c. 1. lettera s) PROBABILITÀ (P) che una situazione di pericolo si concretizzi in danno R = P ENTITÀ (M) del danno x M 6

7 Esempio di matrice per la valutazione del rischio Gravità Probabilità (basso) (basso) (basso) (medio) 2 (basso) 3 (basso) 4 (medio) 6 (medio) 6 (medio) 8 (medio) 9 (alto) 12 (alto) 4 4 (medio) 8 (medio) 12 (alto) 16 (alto)

8 PREVENZIONE Misure per IMPEDIRE il verificarsi di eventi dannosi. Un intervento di prevenzione riduce la probabilità di accadimento R = P x M P Esempi: sostituzione di una sostanza pericolosa con una non pericolosa in un ciclo produttivo; uso di sedie ergonomiche per migliorare la postura al videoterminale

9 PROTEZIONE Misure per MINIMIZZARE il danno, quando si verifica l evento. Un intervento di protezione riduce la magnitudo delle conseguenze R = P x M M Esempi: uso di guanti e di maschere durante le operazioni di manipolazione di solventi o agenti biologici infettivi uso di DPI in generale..

10 LE FIGURE COINVOLTE NELL ORGANIZZAZIONE DELLA SICUREZZA RSPP PREPOSTI ASPP ADDETTI EMERGENZE Datore di Lavoro (DL) LAVORATORI ADDETTI PRIMO SOCCORSO RLS MEDICO COMPETENTE

11 DATORE DI LAVORO E il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l assetto dell organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell organizzazione stessa o dell unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. I numerosi obblighi che detiene, tra cui quello prioritario di valutare i rischi aziendali, sono riportati negli Artt. 17 e 18 del D. Lgs. 81/08. Il dirigente è la persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l attività lavorativa e vigilando su di essa (Art. 2).

12 Il datore di lavoro ha un ruolo centrale nella gestione della sicurezza In particolare: Valuta i rischi presenti nell'attività produttiva Individua le misure di prevenzione e protezione Informa e forma i lavoratori sui rischi e sulle misure di prevenzione Fornisce ai lavoratori i Dispositivi di Protezione Individuale Individua i lavoratori incaricati delle misure per la gestione delle emergenze Nomina il Responsabile del Servizio di Prevenzione Protezione (RSPP) Consulta i lavoratori, in particolare i loro rappresentanti (RLS) sulle questioni riguardanti la sicurezza.

13 PREPOSTO E una figura che, in funzione di specifiche competenze professionali e nei limiti gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell incarico conferitogli, sovrintende all attività lavorativa e garantisce l attuazione delle direttive ricevute, controllando l esecuzione corretta da parte dei lavoratori, anche con attività di iniziativa.

14 ADDETTI ALLE EMERGENZE Lavoratori nominati dal datore di lavoro per attuare misure di prevenzione e lotta in caso di incendi; di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato; di salvataggio, primo soccorso e comunque in generale, di gestione delle emergenze. Il datore di lavoro deve organizzare il sistema di gestione delle emergenze occupandosi, tra l altro, di predisporre i rapporti con i servizi pubblici competenti, informare i lavoratori sui comportamenti da adottare in caso di emergenze (es. in caso di pericolo grave e immediato, i lavoratori devono abbandonare immediatamente il luogo di lavoro); garantire la presenza di mezzi di estinzione incendio idonei e formare i lavoratori che saranno incaricati come addetti alle emergenze.

15 RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (RLS) E una persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori nel campo della salute e sicurezza durante il lavoro. Può essere istituito a livello territoriale, aziendale e di sito produttivo. Tra le sue funzioni vi sono: accesso ai luoghi di lavoro consultazione preventiva da parte del datore sulla valutazione dei rischi, le misure di prevenzione e protezione ed altre tematiche di sicurezza; partecipazione alle riunioni periodiche, ecc. Deve ricevere una formazione particolare in materia

16 LAVORATORI Hanno l obbligo di: 1. Prendersi cura della propria salute e sicurezza (SSL) e delle altre persone presenti 2. Contribuire all'adempimento degli obblighi previsti a tutela della SSL 3. Osservare disposizioni per la protezione collettiva e individuale; 4. Uso corretto di attrezzature, sostanze e preparati pericolosi, mezzi di trasporto, dispositivi di sicurezza; 5. Uso appropriato dei DPI; 6. Segnalare immediatamente deficienze di mezzi e dispositivi o pericoli 7. Non rimuovere o modificare dispositivi di sicurezza, segnalazione o controllo; 8. Non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre non di competenza 9. Partecipare ai programmi di formazione e di addestramento 10.Sottoporsi ai controlli sanitari previsti

17 Medico competente Tra i vari compiti: Collabora alla valutazione dei rischi Programma ed effettua la sorveglianza sanitaria Istituisce la cartella sanitaria e di rischio Informa sul significato della sorveglianza sanitaria Visita gli ambienti di lavoro almeno una volta all anno

18 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (SPP) Il Datore di Lavoro organizza il SPP all'interno dell azienda o incarica persone o servizi esterni. Gli addetti (ASPP) e i responsabili dei servizi (RSPP), interni o esterni devono possedere le capacità e i requisiti professionali, essere in numero sufficiente e disporre di mezzi e tempo adeguati per lo svolgimento dei compiti. Essi non possono subire pregiudizio a causa dell attività svolta nell'espletamento del proprio incarico.

19 COMPITI DEL SPP individuazione dei fattori di rischio valutazione dei rischi elaborazione di misure preventive e protettive elaborazione di procedure di sicurezza proposta di programmi di informazione e formazione dei lavoratori partecipazione alle consultazioni in materia di SSL e alla riunione periodica

20 Capacità e requisiti professionali degli addetti e dei responsabili dei servizi di prevenzione e protezione (ASPP e RSPP) Titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria superiore Attestato di frequenza, con verifica dell apprendimento, a specifici corsi di formazione in materia di prevenzione e protezione dei rischi, anche di natura ergonomica e da stress lavoro-correlato, di organizzazione e gestione delle attività tecnico amministrative e di tecniche di comunicazione in azienda e di relazioni sindacali. I corsi devono rispettare quanto previsto dall accordo sancito il in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 37 del , n. 37, e successive modificazioni.

21 Contenuti dei corsi per RSPP e ASPP I corsi si articolano in tre moduli: Modulo A: Formazione generale di base ; Modulo B: Formazione specialistica sulla natura dei rischi correlati alle specifiche attività lavorative (secondo i macrosettori economici di riferimento) ; Modulo C: Formazione specialistica Gestionale-Relazionale (quest ultimo modulo destinato esclusivamente ai Responsabili).

22 IL MODULO A La durata del Modulo A è di 28 ore suddivise in 4 giornate comprensive dell'esame finale. E' prevista la successiva consegna di un attestato di frequenza e superamento degli esami finali La frequenza al modulo A vale per qualsiasi macrosettore e costituisce credito formativo permanente

23 IL MODULO B Il modulo B non è propedeutico al modulo C. Il credito formativo ottenuto con la frequenza del modulo B è valido per cinque anni. Alla scadenza dei cinque anni scatta l'obbligo di aggiornamento. Il modulo B va effettuato per ogni macrosettore per il quale si assume (o si intende assumere) la nomina di RSPP o ASPP. La durata di partecipazione del Modulo B è variabile in funzione del macrosettore di riferimento.

24 IL MODULO C La durata è di 24 ore suddivise in 3 giornate più una quarta giornata per l'esame finale. La frequenza al modulo C vale per qualsiasi macrosettore e costituisce credito formativo permanente. Deve essere seguito solo per conseguire la qualifica di RSPP Organizzazione e sistemi di gestione Il sistema delle relazioni e della comunicazione Rischi di natura psicosociale Rischi di natura ergonomica Ruolo dell informazione e della formazione

25 Esonero dai moduli A e B L-7 INGEGNERIA CIVILE E AMBIENTALE L-8 INGEGNERIA DELL INFORMAZIONE L-9 INGEGNERIA INDUSTRIALE L-17 SCIENZE DELL ARCHITETTURA L-23 SCIENZE E TECNICHE DELL EDILIZIA 4 Classe delle lauree in scienze dell architettura e dell ingegneria edile 8 Classe delle lauree in ingegneria civile e ambientale 9 Classe delle lauree in ingegneria dell informazione 10 Classe delle lauree in ingegneria industriale 4 Classe delle lauree in professioni sanitarie della prevenzione

26 La gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

27 La gestione della salute e sicurezza è un processo ciclico che va integrato ai processi aziendali, nell ottica del miglioramento continuo RIESAME E CORREZIONE PLAN ANALISI DEL PROBLEMA E PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITA ACT Processo dinamico DO CONTROLLO E VERIFICA DEI RISULTATI CHECK IMPLEMENTAZIONE DI QUANTO PIANIFICATO

28 Per una gestione della salute e sicurezza efficace è fondamentale la VALUTAZIONE DEI RISCHI Le fasi principali prevedono: Identificazione dei pericoli Identificazione dei lavoratori esposti Stima del rischio Elaborazione di tutte le soluzioni possibili per prevenire e proteggere

29 UN ESEMPIO: LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

30 IL RISCHIO BIOLOGICO NEL D. LGS. 81/08 e s.m.i Titolo I Titolo II Titolo III Titolo IV Titolo V Titolo VI Titolo VII Titolo VIII Titolo IX Titolo X Titolo XI Titolo XII PRINCIPI COMUNI: DISPOSIZIONI GENERALI LUOGHI DI LAVORO ATTREZZATURE DI LAVORO E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI AGENTI FISICI: RUMORE VIBRAZIONI CAMPI ELETTROMAGNETICI RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI SOSTANZE PERICOLOSE: AGENTI CHIMICI AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI AMIANTO ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI ATMOSFERE ESPLOSIVE NORME TRANSITORIE E FINALI ALLEGATI

31 TITOLO X PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI Campo di applicazione Definizioni Classificazione Comunicazione Autorizzazione CAPO II OBBLIGHI DATORE DI LAVORO CAPO III SORVEGLIANZA SANITARIA Valutazione del rischio Misure tecniche, organizzative, procedurali Misure igieniche Misure specifiche strutture sanitarie e veterinarie Misure specifiche per laboratori e stabulari Misure specifiche per processi industriali Misure di emergenza Informazione e formazione Prevenzione e controllo Registri esposti ed eventi accidentali Registro casi malattia e decesso

32 Definizioni AGENTE BIOLOGICO: qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie od intossicazioni. MICRORGANISMO Qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico (virus, batteri, microfunghi) COLTURA CELLULARE Risultato della crescita in vitro di cellule da organismi pluricellulari ENDOPARASSITA UMANO Parassita che vive all interno dell uomo (per es. Toxoplasma gondii, plasmodi, ecc.)

33 ESPOSIZIONE USO DELIBERATO Qualora gli agenti biologici siano introdotti deliberatamente come materia prima, substrato o prodotto in un processo lavorativo Es. Laboratorio di microbiologia ESPOSIZIONE POTENZIALE Qualora la presenza, anche concentrata di agenti biologici sia facilmente prevedibile e riscontrabile, ma tali agenti non siano oggetto dell attività lavorativa Es. Laboratorio chimica clinica

34 CLASSIFICAZIONE Nel D. Lgs. 81/08 gli agenti biologici sono classificati in 4 gruppi in base alla loro pericolosità

35 CLASSI DI PERICOLOSITA GRUPPO I GRUPPO II GRUPPO III GRUPPO IV Poche probabilità di causare malattie in soggetti umani Può causare malattie in soggetti umani; rischio per lavoratori Può causare malattie gravi in soggetti umani; serio rischio per lavoratori Può causare malattie gravi in soggetti umani, serio rischio per lavoratori Poche probabilità di propagarsi nella comunità Può propagarsi nella comunità Elevato rischio di propagazione nella comunità Sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche Sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche Non sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche

36 Per la valutazione del rischio può essere utile eseguire un MONITORAGGIO MICROBIOLOGICO AMBIENTALE Misura dei microrganismi aerodispersi valutazione del rischio da inalazione per i lavoratori verifica del funzionamento degli impianti di condizionamento dell aria e dell efficienza dei dispositivi di filtrazione verifica dell efficacia delle misure di contenimento per gli agenti biologici usati Misura della contaminazione di superficie valutazione del livello igienico ambientale verifica dell efficacia delle procedure e degli interventi di pulizia e/o decontaminazione di piani di lavoro, attrezzature, apparecchiature, armadi, ecc.

37 Per la valutazione quantitativa della contaminazione microbiologica dell aria in genere vengono studiati i seguenti parametri: Carica batterica mesofila: incubazione delle piastre a C, lettura dopo 48 ore Carica batterica psicrofila: incubazione delle piastre a C, lettura dopo 72 ore Carica fungina: incubazione delle piastre a C, lettura dopo 5 giorni

38 PER IL RISCHIO BIOLOGICO NON ESISTONO VALORI SOGLIA COME PER ALTRI AGENTI DI RISCHIO Bioaerosol costituito da complesse miscele di agenti biologici diversi Interazione complessa tra microrganismi, ospite, ambiente Suscettibilità individuale variabile Carenza di procedure standardizzate di campionamento ambientale Dati epidemiologici insufficienti per stabilire dose-risposta Pertanto, per valutare la qualità dell aria, si confrontano i valori ottenuti da campionamenti e analisi con indici e classi di contaminazione

39 CATEGORIE DI CONTAMINAZIONE DELL ARIA Valori di carica batterica e valutazione della qualità dell aria (European Collaborative Action, 1993) Valori di carica fungina e valutazione della qualità dell aria (European Collaborative Action, 1993) Categoria di inquinamento microbiologico (batteri) Case (UFC/m3) Molto bassa < 100 <50 Ambienti non industriali (UFC/m3) Categoria di inquinamento microbiologico (funghii) Case (UFC/m3) Molto bassa < 50 <25 Ambienti non industriali (UFC/m3) Bassa <500 <100 Bassa <200 <100 Intermedia <2500 <500 Intermedia <1000 <500 Alta <10000 <2000 Alta <10000 <2000 Molto alta >10000 >2000 Molto alta >10000 >2000

40 . Dacarro e coll. hanno elaborato alcuni indici per valutare la contaminazione microbiologica dell aria nei luoghi di lavoro Indice globale di contaminazione, IGCM IGCM = UFC/batteri(37 C) + UFC/batteri(20 C) + UFC/miceti(20 C) Indice di contaminazione da batteri mesofili, ICM consente di valutare il contributo di batteri di origine umana e animale ICM = UFCbat(37 C) / UFCbat(20 C) Indice di amplificazione IA permette di studiare l impatto dell attività lavorativa svolta (personale, macchine, materiali) IA = IGCM(int) / IGCM(est)

41 INDICI DI DACARRO E CLASSI DI CONTAMINAZIONE Categoria IGCM/m 3 Molto bassa < 500 Classe Bassa < 1000 A: IGCM > 1000 ICM < 3 IA < 3 Intermedia > 1000 B: IGCM > 1000 ICM > 3 o IA > 3 C. IGCM > 1000 ICM > 3 IA > 3 D: IGCM > 5000 ICM < 3 IA < 3 Alta > 5000 E: IGCM > 5000 ICM > 3 o IA > 3 F: IGCM > 5000 ICM > 3 IA > 3 G: IGCM > ICM < 3 IA < 3 Molto alta > H: IGCM > ICM > 3 o IA >3 I: IGCM > ICM > 3 IA > 3

42 IL RISCHIO BIOLOGICO NEI LABORATORI

43 FONTI DI PERICOLO BIOLOGICO Strumentazione ed attrezzature di laboratorio (centrifughe, frigoriferi, agitatori, bagnomaria, bilance, attrezzi chirurgici, anse da semina, siringhe, ecc.) Materiali biologici vari: colture di microrganismi naturali e/o geneticamente modificati; Materiali biologici di origine umana e animale (sangue, urina, feci, espettorato, ecc.) Bioaerosol e polveri Rifiuti potenzialmente infetti o infetti Piani di lavoro Indumenti/DPI sporchi e/o contaminati Impianti di climatizzazione Impianto idrico

44 PROCEDURE DI SICUREZZA PER I LABORATORI BIOLOGICI /1 Tenere nel laboratorio solo quanto necessario all attività Non tenere materiale di scrivania sul bancone Riordinare e pulire il piano di lavoro ogni giorno con un germicida prima di iniziare a lavorare e dopo aver terminato Disinfettare tutti gli strumenti che vengono a contatto con fluidi corporei Locali separati, per quanto possibile, dagli altri locali e dotati di sistemi chiusi di sterilizzazione dell aria a raggi UV Segnale di rischio biologico

45 PROCEDURE DI SICUREZZA PER I LABORATORI BIOLOGICI/2 trattare sempre i materiali biologici come potenzialmente infetti lavorare con i DPI in dotazione lavorare con i guanti, cambiarli frequentemente, soprattutto se sporchi indossare DPI di protezione per occhi e mucose e/o vie respiratorie (es. FFP2 in caso di patogeni trasmessi per via aerea come TBC) quando si effettuano lavorazioni che comportano rischio di contatto accidentale (es. schizzi) non reincappucciare, piegare o spezzare aghi con le mani eliminare aghi o taglienti monouso negli appositi contenitori rigidi effettuare le operazioni più rischiose sotto cappa di sicurezza, soprattutto quando si prevede la formazione di aerosol e schizzi non toccare arredi, maniglie con guanti che potrebbero essere contaminati non versare liquidi o materiali nei lavandini

46 PROCEDURE DI SICUREZZA PER I LABORATORI BIOLOGICI /3 Predisposizione di procedure d emergenza (es. in caso di ferite, punture accidentali, spandimenti di liquidi biologici, ecc.) Adeguata ventilazione/n. ricambi d aria Idoneo smaltimento dei rifiuti Decontaminazione prima di ogni manutenzione e riparazione Tenere le porte del laboratorio chiuse

47 PROCEDURE DI SICUREZZA PER I LABORATORI BIOLOGICI /4 Scrupolosa igiene personale Lavaggio frequente e accurato delle mani In entrata e uscita dai laboratori indossare/togliersi il camice ed eventualmente copricapo e calzature Conservare gli indumenti da lavoro separatamente da tutti gli altri Non toccare viso, occhi, alimenti etc. Non usare lenti a contatto in laboratorio Tenere raccolti i capelli lunghi Non indossare monili

48 LABORATORI: PROCEDURE DI EMERGENZA 1. Spargimento sul piano di lavoro di sospensioni, colture microbiche, sangue, liquidi biologici: indossare i guanti assorbire il liquido sparso con carta bibula trasferire il tutto in un sacchetto termoresistente e sterilizzare in autoclave a 121 C procedere alla bonifica con disinfettante 2. Spargimento sul pavimento di materiale biologico circoscrivere la zona, impedendo di calpestare l area contaminata indossare i guanti e assorbire il liquido sparso con carta bibula. procedere alla bonifica con disinfettante e trasferire tutto in sacchetto termoresistente e sterilizzare in autoclave a 121 C. 3. Spargimento sugli abiti - togliersi il camice e gli eventuali indumenti contaminati, lavare e disinfettare le mani e le parti coinvolte - inserire il camice in sacchetto termoresistente e sterilizzare in autoclave a 121 C

49 LABORATORI: PROCEDURE DI EMERGENZA 4) Contatto accidentale con la pelle lavare abbondantemente la parte interessata detergere con acqua e sapone disinfettare con appropriato disinfettante consultare il medico 5) Contatto accidentale con gli occhi lavare abbondantemente con acqua corrente proiettata a bassa pressione dal lavaocchi d emergenza. consultare il medico 6) Contatto accidentale con superficie cutanea interessata da tagli o abrasioni - lavare abbondantemente con acqua corrente - procedere ad idonea disinfezione - consultare il medico

50 LABORATORI: PROCEDURE DI EMERGENZA 7) Contaminazione di apparecchiature indossare i guanti e, se necessario, altri DPI disconnettere l apparecchio dalla rete elettrica provvedere all assorbimento del materiale contaminato lavare abbondantemente con acqua provvedere al lavaggio esterno e al trasferimento delle unità intatte, dal luogo dell incidente ad altro dopo aver disinfettato esternamente lavaggio e disinfezione dopo lo svuotamento del rotore (per la centrifuga), del piano di lavoro (per il flusso laminare), dei ripiani e pareti (per frigoriferi o termostati)

51 CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICA Dotate di Filtri HEPA (efficacia filtrante 99.97% per particelle con diametro > 0.3 um) CLASSE I: scarsa protezione del prodotto; filtro in uscita per la protezione dell ambiente di lavoro; l aria viene immessa dall apertura frontale, passa attraverso un estrattore in cui vengono convogliate le particelle biologiche, proteggendo l operatore; poco utilizzate e per agenti a rischio basso-medio (gruppi 1 e 2)

52 CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICA CLASSE II: (Cappe a flusso laminare verticale): il flusso d aria attraversa il piano di lavoro costituendo una barriera fisica; protezione sia per l operatore che per i materiali; a) L aria è aspirata all interno dalla griglia forata presente alla base del piano di lavoro, attraverso l apertura frontale, diviene sterile poiché prefiltrata da un filtro HEPA in entrata; b) viene poi immessa dall alto verso il basso nell area di lavoro, permettendo la cattura delle particelle di bioaerosol c) infine viene filtrata in uscita da un secondo filtro HEPA - Utilizzo principale per agenti biologici a medio/alto rischio (gruppi 2 e 3);

53 CLASSE III (Glove box) -Maggiore protezione dei lavoratori (es. per agenti estremamente pericolosi, gruppo 4 o 3 a esposizione aerea) -Ermeticamente chiuse, a tenuta d aria e a pressione negativa -L aria in entrata attraversa 1 filtro HEPA e in uscita 2 due filtri HEPA -L operatore accede tramite due aperture in cui sono ricavati due guanti a manicotto di gomma pesante, i quali permettono la manipolazione dei campioni, senza contatto diretto -

54 Cappe biologiche: prevenzione e protezione Personale formato sulle modalità d utilizzo e relativi limiti Procedure operative scritte e a disposizione La cappa non deve essere utilizzata, se non è perfettamente funzionante Manutenzione ordinaria e straordinaria Attività concentrata nella parte media e posteriore della superficie di lavoro Piano perforato mai coperto per non modificare il flusso Passaggio di persone alle spalle dell operatore ridotto al minimo Aspiratori lasciati funzionare per almeno 5 minuti prima e dopo il termine di ogni ciclo lavorativo

55 MISURE DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

56 MISURE DI CONTENIMENTO - LABORATORI Ad ogni gruppo di agenti biologici, presenti o individuati nel documento di valutazione dei rischi, corrisponde uno specifico livello di contenimento che riguarda: 1. Separazione delle zone di lavoro dalle altre aree 2. Accessi limitati 3. Filtrazione dell aria 4. Specifiche procedure di pulizia, disinfezione e disinfestazione 5. Zone di lavoro mantenute a pressione negativa 6. Superfici di facile pulizia e resistenti ai trattamenti 7. Presenza di finestre d ispezione 8. Adeguata manipolazione e isolamento di materiali infetti 9. Adeguato trattamento dei rifiuti e delle acque reflue

57 LIVELLI DI BIOSICUREZZA IN FUNZIONE DEL GRUPPO DEGLI AGENTI BIOLOGICI Gruppo Livello di biosicurezza 1 Base Livello 1 Tipo di laboratorio Pratiche Attrezzature Insegnamento di base, ricerca Buona pratica di laboratorio Nessuna, banco da lavoro 2 Base Livello 2 Diagnostica di base, ricerca Buona pratica di laboratorio più DPI e segnali di sicurezza Banco da lavoro più cappe di sicurezza per le procedure che producono aerosol 3 Contenimento Diagnostica specialistica, Come Livello 2 più Cappe di sicurezza per Livello 3 ricerca DPI speciali, tutte le procedure accesso controllato e ventilazione senza ricircolo 4 Massimo contenimento Livello 4 Patogeni pericolosi Come Livello 3 più ingresso autorizzato, doccia di decontaminazione, adeguato sistema di smaltimento dei materiali monouso come rifiuti Cappe di sicurezza di classe III (glove-box) o tute pressurizzate con cappe di classe II più autoclave passante e sistema di ventilazione con filtri assoluti

58 Riferimenti bibliografici e legislativi Decreto Legislativo 81/2008 OMS. Manuale di sicurezza nei laboratori. Edizione in lingua italiana. Terza edizione, AIRESPSA 2005 Anzidei P, Frusteri L, Giovinazzo R, Guerrera E, Sarto D, Venanzetti F. Linee Anzidei P, Frusteri L, Giovinazzo R, Guerrera E, Sarto D, Venanzetti F. Linee Guida Il monitoraggio microbiologico degli ambienti di lavoro. Campionamento e analisi. Edizioni INAIL.2010 (

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