Dietro la curva di offerta: Q o =Q o (P). Ovvero: Come si comporta chi produce? E perché? E chi è? (Capitolo 6 del libro di testo di micro)

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1 Dietro la curva di offerta: Q o =Q o (P). Ovvero: Come si comporta chi produce? E perché? E chi è? (Capitolo 6 del libro di testo di micro) Prologo: Siamo sempre nell ambito della Teoria Economica standard per cui l agente economico rimane quello walrasiano (egoista, razionale, informato, auto-interessato). Però, ora, le scelte che studiamo non sono più inerenti il consumo, ma attengono alla produzione. Un altra differenza tra la teoria del comportamento del consumatore e quella dell imprenditore è che il consumatore, entro certi limiti, può permettersi di non essere sempre walrasiano mentre l imprenditore, se non è al top, potrebbe fallire. In questo senso, l analisi dell offerta potrebbe essere al contempo normativa e positiva. I termini impresa, imprenditore, produttore qui sono equivalenti. Ovviamente in pratica non è così, ma la realtà è troppo complessa e la teoria deve isolare gli elementi che interessano di più. Ad esempio, la teoria dell organizzazione aziendale potrebbe non considerare equivalenti i termini impresa e imprenditore ad esempio poiché i proprietari dell'impresa non coincidono con i managers. Pensiamo alla FCA e ai ruoli di Marchionne e della famiglia Agnelli. Sappiamo che nell Economia standard il consumatore più che un essere umano è un ordinamento coerente di preferenze. Similmente qui, sempre seguendo l Economia standard, assumeremo che l impresa è definita dai costi di produzione e dalla domanda di beni da essa prodotti. In quest ambito la Teoria dell impresa è la Teoria che spiega: i) Come le imprese prendono le decisioni ottimali di produzione ii) Come i costi variano al variare del livello di produzione. Vale la pena, però, accennare ai nuovi sviluppi della Scienza Economica. Così come abbiamo discusso parlando delle nuove teorie comportamentali del consumatore, il premio Nobel per l Economia Ronald Coase ( ) ci spiega che occorre meglio definire chi/cosa è il produttore. Nella moderna teoria economica, dice Coase, l impresa è un organizzazione che M. Bovi Pag. 1

2 trasforma input in output. Egli si domanda: Perché ci sono le imprese? Non sarebbe meglio lasciar fare tutto ai lavoratori? La sua eccellente risposta è stata la seguente: Le imprese esistono poiché esistono i costi di transazione. Vediamo meglio. Al fine di concludere una transazione di mercato è necessario: scoprire la persona con la quale si desidera trattare, informarla che si desidera trattare e in quali termini, intraprendere una negoziazione sperando di concludere l affare, scrivere il contratto, eseguire le ispezioni necessarie per essere sicuri che vengano osservati i termini del contratto, ecc. (chiedete ad un manager: vi aggiungerà un enorme numero di considerazioni) L esistenza dei costi di transazione porterà i potenziali produttori a cercare di ridurli: si selezioneranno al meglio le persone con cui si tratta, il tipo di contratti stipulati, il tipo di prodotto o servizio offerto...però il più importante adattamento dell Uomo all esistenza dei costi di transazione è l invenzione dell impresa. D altronde, l impresa come la intendiamo noi enti con molti lavoratori e alcuni manager - è nata meno di un secolo fa. Prima i produttori/lavoratori erano gli agricoltori, gli allevatori, gli artigiani, i commercianti, ecc. Ripeto: l Economia segue gli sviluppi della Società. Detto ciò, quanto scritto nel libro di testo dovrebbe essere più chiaro: Le imprese costituiscono uno strumento di coordinamento estremamente importante, del quale si sentirebbe pesantemente la mancanza se i lavoratori operassero tra loro in modo indipendente. Le imprese fanno sì che i lavoratori non debbano negoziare tutte le attività che svolgono e contrattare i relativi compensi. M. Bovi Pag. 2

3 All interno di una impresa, la contrattazione può essere evitata incaricando un amministratore di dirigere le attività di produzione svolte dai lavoratori stipendiati: l amministratore indica ai lavoratori che cosa fare e quando, e i lavoratori (così come gli stessi amministratori) percepiscono semplicemente uno stipendio. Dunque, ora analizziamo il comportamento di un produttore walrasiano - e non più un consumatore walrasiano: l obiettivo non è più quello di massimizzare l utilità, bensì è quello di massimizzare il profitto (=ricavi-costi). Profitto e utilità sono, al contempo, due elementi in parte simili e in parte diversi. Sono simili poiché tanto maggiore è il profitto tanto maggiore è il reddito e, quindi, tanto maggiore è la spesa e, dunque, il piacere - che mi posso comprare. Sono diversi poiché il profitto è un entità monetaria, mentre l utilità è una sensazione. Anche questo elemento differenzia l analisi della domanda e dell offerta. Comunque, vedremo che la struttura grafico-analitica la massimizzazione vincolata con curve e vincoli lineari - per studiare l offerta è speculare rispetto a quella della domanda: al posto delle curve di indifferenza che si possono chiamare anche di isopiacere o di isoutilità parleremo degli isoquanti, che sono oggetti grafici identici: convessi, inclinati negativamente, anche i vincoli sono graficamente identici nell analisi del consumatore e del produttore e dipendono anche qui dai prezzi. Ovviamente, però, dietro curve e vincoli di consumatori e produttori ci sono differenze fondamentali: la forma degli isoquanti non dipende dai gusti, dipende dalla tecnologia; i prezzi dietro ai vincoli di bilancio non riguardano i beni ma gli input. Insomma, chi e che cosa studieremo? M. Bovi Pag. 3

4 Più in dettaglio, studieremo, nell ordine: 1. La funzione (tecnologica) di produzione 2. La produzione con un solo fattore produttivo variabile (lavoro) 3. La produzione con due fattori produttivi variabili (gli isoquanti) 4. I rendimenti di scala Similmente alle lezioni su cosa c era dietro la curva di domanda, qui l obiettivo finale è quello di capire cosa c è dietro la curva di offerta, ovvero perché essa è fatta così come abbiamo visto nelle prime lezioni. M. Bovi Pag. 4

5 Funzione di Produzione Essa rappresenta la tecnologia dell impresa, ovvero: indica il più elevato livello di produzione che un'impresa può produrre per ogni data combinazione dei fattori di produzione, con una data tecnologia mostra che cosa è tecnicamente possibile quando l'impresa opera in maniera efficiente, cioè con i minimi costi Per evidenziare la somiglianza con la teoria del consumatore, ricordo quanto già detto circa la funzione. Intuitivamente, si ha una funzione quando si riesce a stabilire un legame tra due insiemi diversi in modo che ad elementi del primo insieme corrispondano (uno o più) elementi del secondo insieme. Esempio economico con gli insiemi (Q) e (L;K): Q = 2L+3K. Cioè, fissato K, ogni unità di lavoro in più mi fornisce 2 unità in più di Q(=produzione). Vediamo meglio. M. Bovi Pag. 5

6 Dati due fattori produttivi (input): K (capitale) e L (lavoro) Q = quantità prodotta (output) f = stato della tecnologia, la funzione di produzione: indica la quantità massima producibile di un prodotto dati i fattori produttivi (K, L) e la tecnologia (f) disponibile: Q = f(k,l) Una volta definita, analizziamo la funzione di produzione Q = f(k,l) attraverso il solito sistema di far variare un elemento tenendo costanti tutti gli altri. L offerta (Q) può variare per effetto di: 1. Variazioni di uno dei due fattori (dati f e l altro fattore) 2. Variazioni di entrambi i fattori (dato f) 3. Variazioni di f (dati i fattori) M. Bovi Pag. 6

7 1. Variamo L tenendo fissi f e K Qui studiamo la funzione di produzione facendo variare, ceteris paribus, L. Ma è ovvio che la logica è identica facendo variare, ceteris paribus, K. Notiamo che facendo variare esclusivamente L possiamo fare il grafico nello spazio cartesiano (L;Q). Una funzione di produzione con il solo L variabile si può scrivere così: In questa situazione si può definire il Formalmente: Il prodotto marginale (PMg) è un elemento importante nell analisi dell offerta. Studiando il PMg del lavoro possiamo infatti capire la forma M. Bovi Pag. 7

8 della funzione di produzione e il rendimento marginale del lavoro. Tre casi: Ciò implica che la fz di produzione è lineare e i rendimenti marginali sono costanti: M. Bovi Pag. 8

9 M. Bovi Pag. 9

10 M. Bovi Pag. 10

11 M. Bovi Pag. 11

12 Il prodotto marginale ci dà anche indicazioni sulla pendenza della funzione di produzione. Ovviamente, una fz. non lineare avrà pendenze variabili: Ricordate l utilità totale e marginale e le relazioni tra di esse? Ecco definizioni simili nel contesto dell offerta (sostituite Q con U). Il grafico più in alto ci dà l andamento della produzione totale, il grafico in basso quello della relativa PMg: M. Bovi Pag. 12

13 Dunque, finora abbiamo parlato di Prodotto Totale e Marginale. Esiste un altra relazione che è utile all analisi dell offerta: il Prodotto Medio. M. Bovi Pag. 13

14 Studiamo la relazione tra PMg e PMe con un esempio E un po come i voti: se avete una media del 27 e poi prendete 18, la media si abbassa. M. Bovi Pag. 14

15 NB K=costante. Inoltre, notate che se L=0 => Q=0. Che vuol dire? Vediamo la relazione tra PMg e PMe anche in modo grafico: Vediamo ora la relazione tra prodotto totale e prodotto medio: M. Bovi Pag. 15

16 Riassunto grafico: M. Bovi Pag. 16

17 Notiamo che nel punto C la funzione di produzione cambia pendenza: le rette tangenti a punti più in alto di C hanno inclinazioni decrescenti e minori di quelle dei punti più in basso. Conseguentemente, nel grafico in basso, il punto E indica il punto in cui PMg diventa minore di PMe. Notiamo anche che quando la funzione di produzione inizia a puntare verso il basso (punto D), allora PMg<0. M. Bovi Pag. 17

18 Effetto del Progresso Tecnico (f) sull offerta M. Bovi Pag. 18

19 Malthus ( ) e la crisi alimentare Previsione di Malthus: carestia globale causata da rendimenti decrescenti nella produzione agricola Realtà: produzione e popolazione continuano a crescere. Errore di Malthus: Malthus non aveva considerato il possibile effetto della tecnologia, che ha fatto crescere l'offerta di cibo più della domanda: i dati mostrano come gli aumenti di produzione (cresce O) siano stati maggiori della crescita della popolazione (cresce D): M. Bovi Pag. 19

20 I consumi sono cresciuti del 40% in 50 anni => meno del 2.2% annuo del Pil M. Bovi Pag. 20

21 La produttività è quindi fondamentale: Il consumo può aumentare solo se aumenta la produttività (del lavoro poiché qui stiamo studiando L). Ricordiamoci, poi, che consumo, tenore di vita e livello di benessere sono abbastanza connessi tra loro. La domanda, dunque, diventa: Cosa determina la produttività del lavoro? La Risposta è: lo stock di capitale (K) il progresso tecnologico (f) Definiamo ora la produttività MEDIA del lavoro: Cioè, la PM L ci dice quanto produce ciascun lavoratore e, infatti, la PM L si può anche chiamare prodotto pro capite del lavoro. Per capirne l importanza per il benessere (almeno materiale) delle persone M. Bovi Pag. 21

22 scriviamo: Q/L = Q/L Questa equazione dal punto di vista matematico è una banale identità. Rendiamola interessante ai nostri fini moltiplicandola sia a destra che a sinistra per L, definendo Q=Pil, L=Occupazione: Pil = (Q/L)*L = PM L *Occupazione A parole ora l equazione suona così: Il Pil cresce se cresce l occupazione e/o se cresce la PM L NB vedremo che il Pil è la somma dei nostri stipendi: se cresce il Pil => crescono i consumi => cresce il benessere Tuttavia, dato che l occupazione dipende anche dai saldi demografici (natimortalità e saldi migratori) che nei paesi sviluppati sono scarsi, da noi il Pil cresce specialmente se cresce la PM L M. Bovi Pag. 22

23 Nel 2013 l'italia aveva una produttività del lavoro (misurata in termini di Pil a parità di potere d'acquisto per ora lavorata) sostanzialmente in linea con la media dei paesi Ue27 (PM L_Ue27 ). Però stiamo perdendo terreno: nel 2002 (linea rossa) eravamo più produttivi di oggi (linea blu) nel 2013 (PM L_ITA - PM L_Ue27 )= 1,8% nel 2002 (PM L_ITA - PM L_Ue27 ) = 9,2% la Spagna ci ha superato (ma noi abbiamo superato il Regno Unito) Vediamo la situazione a livello regionale nel 2012: M. Bovi Pag. 23

24 Le regioni del Mezzogiorno si collocano tutte in fondo alla classifica: vi sorprende? Ricordate il grafico dei consumi alimentari per macroregioni? Piccola soddisfazione: Le dinamiche più elevate si osservano per Campania (+4,2% rispetto al 2000), Valle d'aosta (+4,7%) e Basilicata (+3,7%). Lombardia e Lazio registrano livelli di produttività decisamente superiori alle altre regioni (nb esse sono anche le regioni più industrializzate => molto K). Tra il 2000 e il 2012, però, la produttività del lavoro in Lombardia è cresciuta complessivamente del 2,4%, mentre nel Lazio è diminuita dell'1,8%. Nel 2012 tutte le regioni registrano decrementi nella produttività del lavoro rispetto al 2011, (minimo -0,2% in Liguria, massimo -2,1% in Puglia). M. Bovi Pag. 24

25 Facciamo variare entrambi gli input: gli isoquanti Nel lungo periodo (adattamento totale, ricordate?), lavoro e capitale sono entrambi variabili e presentano rendimenti decrescenti. Due ipotesi: a) l impresa può variare l impiego di entrambi i fattori: b) i rendimenti di K e L sono positivi e decrescenti: PMg di K diminuisce all aumentare del suo impiego; M. Bovi Pag. 25

26 PMg di L diminuisce all aumentare del suo impiego. Sotto queste due ipotesi, la Funzione di Produzione può essere rappresentata graficamente con isoquanti decrescenti e convessi Definiamo e grafichiamo l isoquanto (così come fatto con la CI) M. Bovi Pag. 26

27 Per memoria riporto la tabella da cui si deriva la mappa degli isoquanti: Questa tabella sarà utile anche qui di seguito. M. Bovi Pag. 27

28 La Forma degli Isoquanti Gli isoquanti hanno inclinazione negativa e, data l ipotesi di rendimenti decrescenti di K e L, gli isoquanti sono convessi. Approfondiamo queste caratteristiche una alla volta ricordando che l'impresa deve scegliere quale (ottima) combinazione di fattori della produzione usare. 1) Gli isoquanti hanno inclinazione negativa: al diminuire dell impiego di un fattore produttivo, per continuare a produrre la stessa quantità di prodotto, l impiego dell altro fattore deve aumentare. Il saggio marginale di sostituzione tecnica (=SMT=SMST) è uguale a: M. Bovi Pag. 28

29 2) Gli isoquanti sono convessi: l inclinazione di un isoquanto diminuisce spostandoci lungo l isoquanto verso il basso; il SMT è decrescente lungo un isoquanto M. Bovi Pag. 29

30 La diminuzione del SMT si verifica per effetto dei rendimenti decrescenti e implica la convessità degli isoquanti. Isoquanto Q2 = 75. Leggetene i numeri passando da L=1 a L=5: l'aumento delle unità di lavoro da 1 a 5 produce una diminuzione del SMT da 2/1 a (1/3)/1 M. Bovi Pag. 30

31 SMST e Produttività Marginale (generico input x => P x ) Ovviamente produzione costante poiché isoquanto Di seguito, alcuni casi speciali: M. Bovi Pag. 31

32 Funzione di Produzione con Input Perfetti Sostituti M. Bovi Pag. 32

33 Funzione di Produzione a Coefficienti Fissi NB il coefficiente è dato dalla pendenza del raggio uscente dall origine. In figura il raggio è a 45 => K=L, ovvero coefficiente unitario. M. Bovi Pag. 33

34 Rendimenti di Scala (nb dai rendimenti marginali) Esempio: per TRIPLICARE Q (da Q=10 a Q=30), è sufficiente RADDOPPIARE la quantità di input. M. Bovi Pag. 34

35 Esempio: per TRIPLICARE Q (da Q=10 RADDOPPIARE la quantità di input. a Q=30), non è sufficiente M. Bovi Pag. 35

36 Con rendimenti di scala costanti: la produzione aumenta proporzionalmente alla quantità di input usata => gli isoquanti sono equidistanti tra loro M. Bovi Pag. 36

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