IL COLLEGIO DI ROMA. [Estensore] Finanziario

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1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: Avv. Bruno de Carolis Presidente Prof. Avv. Pietro Sirena Prof. Avv. Andrea Gemma Prof. Massimo Caratelli Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dal Conciliatore Bancario Finanziario Avv. Chiara Petrillo Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 18/06/2013 dopo aver esaminato: il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica, FATTO Il ricorrente ha affermato che: -il 4 giugno 2009, avrebbe stipulato con una società mandataria della banca resistente un contratto di finanziamento di ,00 a fronte della cessione del quinto della retribuzione; -determinati gli interessi al tasso nominale annuo del 4,85 % (TAEG 20,89 %, TEG 13,20 %), il contratto avrebbe preveduto il pagamento di 84 rate, dell importo di 232,00 ciascuna; -nel settembre del 2011, il ricorrente avrebbe proposto alla banca resistente di estinguere il proprio debito residuo mediante il pagamento della somma omnicomprensiva di 6.000,00; -il 29 settembre 2011, la proposta sarebbe stata accettata dalla banca resistente; -il 18 ottobre 2011, il ricorrente avrebbe pertanto provveduto a effettuare mediante un bonifico bancario il pagamento pattuito; - ciononostante, sarebbero state successivamente trattenute sulla sua retribuzione le quote Pag. 2/6

2 che aveva ceduto alla banca resistente; -soltanto il 10 aprile 2012 la banca resistente avrebbe comunicato al datore di lavoro del ricorrente che le suddette quote non le erano più dovute e che pertanto aveva revocato alla società sua mandataria l incarico di incassarle; -ciononostante, sarebbero state successivamente trattenute sulla retribuzione del ricorrente le quote che aveva precedentemente ceduto alla banca resistente. Ciò posto, il ricorrente ha chiesto che: la banca resistente sia condannata a restituirgli le quote trattenute sulla sua retribuzione posteriormente al 18 ottobre 2011; -la banca resistente sia condannata ad autorizzare il precedente datore di lavoro del ricorrente affinché gli paghi quanto dovuto a titolo di trattamento di fine di rapporto; -la banca resistente sia condannata al risarcimento del danno cagionato al ricorrente mediante le indebite trattenute sulla sua retribuzione mensile e il mancato pagamento di quanto dovutogli a titolo di trattamento di fine rapporto, nonché al risarcimento del danno costituito dalle spese legali. La banca ha resistito al ricorso, affermando che: -il 30 maggio 2010, il ricorrente si sarebbe dimesso dal proprio rapporto di lavoro; - mediante la società che aveva stipulato il contratto di finanziamento di cui si tratta, la banca resistente avrebbe pertanto informato il datore di lavoro del ricorrente che quanto a quest ultimo spettante a titolo di trattamento di fine rapporto avrebbe dovuto essere trattenuto fino alla concorrenza dell intero debito residuo per cessione, come stabilito dal contratto di finanziamento; -il 21 marzo 2011, la suddetta società avrebbe rinotificato il contratto di finanziamento al nuovo datore di lavoro del ricorrente, comunicandogli l importo del debito residuo nei dettagli (e al netto della somma di 3.120,94, incassata dal precedente datore di lavoro a titolo di trattamento di fine rapporto); -il 4 agosto 2011, il nuovo datore di lavoro avrebbe comunicato alla suddetta società che il rapporto contrattuale con il ricorrente era cessato a partire dal 29 luglio 2011; -il 5 agosto 2011, la suddetta società avrebbe inviato in risposta i conteggi aggiornati degli importi di anticipata estinzione del finanziamento; -ricevuta il 22 agosto 2011 la proposta transattiva del ricorrente, la suddetta società l avrebbe inviata alla propria assicurazione il 25 agosto 2011, affinché l autorizzasse ad accettarla; -l 8 settembre 2011, la suddetta società sarebbe stata a tal fine autorizzata dalla propria assicurazione; -il 29 agosto 2011, il precedente datore di lavoro del ricorrente avrebbe comunicato alla suddetta società di averlo riassunto, precisando che ai fini della ritenuta delle quote di retribuzione cedute sarebbe stato necessario che il contratto di finanziamento gli fosse rinotificato; -tale rinotifica sarebbe stata effettuata il 30 agosto 2011, unitamente ai conteggi aggiornati della Pag. 3/6

3 posizione debitoria del ricorrente; -dopo aver accettato la proposta transattiva del ricorrente, la società mandataria della banca resistente avrebbe richiesto alla propria assicurazione il pagamento dell indennizzo per la parte residua del finanziamento (al netto della somma di 6.000,00, già pagata dal ricorrente per estinguere forfetariamente il proprio debito); -il 13 gennaio 2012, l assicurazione avrebbe a tale titolo provveduto al pagamento della somma di 3.144,00 (al netto della franchigia pattuita). Ciò posto, la banca resistente ha chiesto che il ricorso sia rigettato, perché infondato. DIRITTO È pacifico tra le parti che, mediante la lettera raccomandata a.r. del 29 settembre 2011 (allegata alle controdeduzioni come doc. 4), la banca resistente abbia comunicato al ricorrente di accettare la proposta che egli le aveva inviato (allegata alle controdeduzioni come doc. 3) e che prevedeva l estinzione del suo debito mediante il pagamento omnicomprensivo di 6.000,00. È altresì pacifico tra le parti che, il 18 ottobre 2011, il ricorrente abbia disposto mediante un bonifico che tale somma fosse pagata alla banca resistente (come risulta dalla comunicazione della banca incaricata del pagamento, che è stata allegata al ricorso come doc. 4). Ne consegue che, per quanto riguarda le quote della retribuzione del ricorrente trattenute posteriormente al giorno in cui, essendo stata accettata la sua proposta a saldo e stralcio, egli ha eseguito il pagamento della somma pattuita, la banca resistente ha tenuto un comportamento senz altro scorretto, o quanto meno gravemente negligente, in particolare perché non ha tempestivamente comunicato al datore di lavoro del ricorrente che era ormai venuto meno il presupposto delle trattenute sulla sua retribuzione mensile, la quale pertanto avrebbe dovuto essergli ormai corrisposta senza che esse fossero effettuate a favore della banca resistente. Si deve peraltro rilevare che entrambe le parti del presente giudizio hanno dato atto che, il 15 gennaio 2013, la banca resistente ha pagato al ricorrente la somma di 928,00 a titolo di restituzione delle rate di settembre, ottobre, novembre e dicembre del 2011, nonché la somma di 232,00 a titolo di interessi legali maturati dalla data del loro incasso e quella del pagamento e quella di 20,00 a titolo di rimborso di quanto versato per la presentazione del ricorso a questo Arbitro. Poiché il ricorrente non ha dato prova alcuna che l importo della propria retribuzione mensile, e conseguentemente quello delle quote trattenute a titolo di cessione del quinto a Pag. 4/6

4 favore della banca resistente, fossero superiori a quanto risulta dai conteggi di quest ultima, tale materia del contendere è dunque cessata. Passando invece alla domanda avente a oggetto quanto dovuto dal precedente datore di lavoro del ricorrente a titolo di trattamento di fine rapporto, si deve anzitutto rilevare che essa risulta generica, poiché il ricorrente non ha affermato che la somma a tale titolo corrisposta alla banca resistente sia stata superiore al suo credito residuo e di conseguenza non ha neppure precisato quale sia l importo al quale ritiene di avere tuttora diritto. Nel merito, si deve comunque rilevare che l art. 55 (Applicabilità di disposizioni del titolo II Estensione degli effetti della cessione nei casi di cessazione del servizio Eccezioni) del d.p.r. 5 gennaio 1950, n. 180 (Approvazione del testo unico delle leggi concernenti il sequestro, il pignoramento e la cessione degli stipendi, salari e pensioni dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni), a proposito della «cessione degli stipendi e salari dei dipendenti dello Stato non garantiti dal fondo, degli impiegati e dei salariati non dipendenti dallo Stato e dei dipendenti di soggetti privati» fa espressamente rinvio all art. 43 (Estensibilità dell efficacia delle cessioni sui trattamenti di quiescenza) del medesimo decreto, il quale, per quanto qui rileva (3 comma), così statuisce: «Qualora la cessazione dal servizio, anziché ad una pensione o altro assegno continuativo equivalente, dia diritto a una somma una volta tanto, a titolo di indennità o di capitale assicurato [ ], tale somma è ritenuta fino alla concorrenza dell intero residuo debito per cessione». Come questo Arbitro ha avuto già occasione di affermare (decisione ABF, Collegio di Roma, n del 2012), tale norma giuridica è applicabile a quanto dovuto al lavoratore a titolo di trattamento di fine rapporto. La domanda del ricorrente non è pertanto suscettibile di essere accolta. A ciò si aggiunga che il punto 3. del contratto di finanziamento stipulato tra le parti (e allegato alle controdeduzioni come doc. 2) espressamente prevede che: «Per il combinato disposto degli artt. 43 e 55 T.U. 180/50, la cessione estenderà i suoi effetti sull assegno di quiescenza qualora, una volta cessato il servizio, sussista il diritto al trattamento pensionistico e l Ente previdenziale risulti obbligato per legge ad operare le necessarie trattenute. Nel caso in cui tale obbligo non sussista, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro la cessione si estenderà sul trattamento di fine rapporto, sull eventuale liquidazione della prestazione ai sensi del D.Lgs. 124/93 e sulle somme dovutegli a qualunque titolo e sotto qualsiasi denominazione; a tal fine il Cedente consente che l Amministrazione ceduta trattenga da tali somme l importo necessario per l estinzione Pag. 5/6

5 della cessione [ ]». Si deve pertanto escludere che alla banca resistente (o alla società sua mandataria) possa essere rimproverato di non aver adeguatamente informato il ricorrente di quanto disposto dalle disposizioni di legge applicabili ai finanziamenti su cessione del quinto della retribuzione. Anche la domanda risarcitoria non può essere pertanto che rigettata. Il Collegio respinge il ricorso. P.Q.M. firma 1 IL PRESIDENTE Pag. 6/6