Committente: Università degli Studi di Ferrara. Dr. Geol. Mariantonietta Sileo. 25 settembre 2017
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1 Relazione preliminare geologica e geotecnica con caratterizzazione fisico meccanica dei terreni Valutazione sismica di un terreno posto a Ferrara, Via Nicolò Machiavelli Dipartimento di matematica e informatica Committente: Università degli Studi di Ferrara Dr. Geol. Mariantonietta Sileo 25 settembre 2017 Malborghetto di Boara Ferrara Tel 0532/ Cell. 335/ / info@silgeo.it Rif. 20/17 GEOLOGIA APPLICATA GEOTECNICA IDROGEOLOGIA GEOLOGIA AMBIENTALE PROVE PENETROMETRICHE SONDAGGI GEOGNOSTICI PROSPEZIONI GEOFISICHE ANALISI LABORATORIO TERRE INTERPRETAZIONI IMMAGINI TELERILEVATE
2 PREMESSA Su incarico dell Università degli studi di Ferrara, è stata eseguita un indagine geologica, geotecnica e sismica finalizzata alla caratterizzazione preliminare dei terreni di fondazione di una porzione del complesso afferente al Dipartimento di Matematica ed informatica, Via Nicolò Machiavelli, a Ferrara. Scopo della presente relazione è quello di una ricostruzione geologica-geomorfologica ed idrogeologica dell area su cui insiste l opera da ristrutturare, identificare la stratigrafia dei terreni di fondazione e classificare il terreno secondo le categorie indicate dal D.M. 14 gennaio 2008 Tabella 3.2.II Categorie di sottosuolo A tal fine è stata eseguita una campagna di prove in situ, consistente in: N. 1 SCPTU spinta sino a 30 metri dal p.c. N. 1 CPT spinta sino a 20 metri dal p.c. Analisi di laboratorio su un campione di terreno Le normative e deliberazioni di riferimento risultano le seguenti: D.M. LL. PP. 11/3/88 Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce D.M. 16/01/96 Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, n del 20/3/03 Delibera della giunta della Regione Emilia Romagna del 21 luglio 2003 con oggetto: Prime disposizioni di attuazione dell ordinanza del PCM n. 3274/2003 recante Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, con particolare riferimento all allegato A, Classificazione sismica dei comuni dell Emilia Romagna Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n Modifiche ed integrazioni all ordinanza n del 20/3/03 Dipartimento della Protezione Civile Ufficio Servizio Sismico Nazionale. Nota esplicativa dell Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 20/3/03. Data: 4 giugno 2003 Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n del 3/5/05 D.M. 14 gennaio 2008 Norme Tecniche per le Costruzioni 1
3 Fig. 1 Area oggetto di studio 2
4 Fig. 2: Carta ubicazione prove INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE REGIONALE L area oggetto di studio è ubicata nella parte orientale della Pianura Padana. Da un punto di vista geologico regionale il bacino della Pianura Padana è situato all interno del grande arco formato dalla catena alpina-dinarica da un lato e dalla catena appenninica dall altro e corrisponde, in linee generali, ad un bacino geologico colmato da uno spessore notevole di apporti clastici (principalmente Plioceni-Quaternari) provenienti dalle due catene in formazione. Il bacino sedimentario ha una storia geologica lunga e complessa. Difatti non si possiedono informazioni su basamento e sulla sedimentazione pre-norico in questo dominio (nessun pozzo ha raggiunto una formazione più antica della Dolomia Principale) tuttavia è possibile ipotizzare che l ambiente di sedimentazione fosse simile, e probabilmente comune, a quello del Dominio Subalpino. La sequenza sedimentaria sarebbe quindi costituita da depositi marini che nel Permiano- Triassico inferiore si depositarono sul basamento Ercinico e che vengono ricoperti a loro volta da depositi di piattaforma e di bacino intra-piattaforme. Questi depositi fanno parte del dominio geologico della Placca Apulo-Adriatica che è caratterizzata prevalentemente da rocce di tipo carbonatica di età che vanno dal Triassico al Paleogene. 3
5 Questa successione viene in seguito ricoperta da rocce terrigene prevalentemente di tipo flyschoide (sin-orogenetiche) deposte nell avanfossa delle catena appenninica (nella zona meridionale del bacino) e Alpina (nella zona settentrionale del bacino). [Figura 3: immagine satellitare del bacino della Pianura Padana] In generale, è possibile distinguere tre diversi elementi geologici: 1. i resti deformati dell avanfossa Oligo-Miocenica delle Alpi Lombarde (nella pianura Padana nord- occidentale); 2. l avanfossa dell Appennino Settentrionale, in parte deformata in parte ancora intatta; 3. l avampaese comune dell Appennino e delle Alpi meridionali (Pianura Padana occidentale e Pianura Veneta). Per quanto riguarda i domini geologico strutturali, che prendono in considerazione le diverse caratteristiche deposizionali, strutturali e l evoluzione tettonica della Pianura Padana, sono così identificati: 1. Dominio Appenninico che può essere suddiviso nei seguenti sub-domini: Arco del Monferrato (ultima fase compressiva medio-tardo Pliocene); Bacino Piemontese meridionale (tettonica-miocenica e ultima fase nel tardo Pliocene); Avanfossa Appenninica (zona relativamente non deformata); Arco Emiliano (tettonica Pliocene inferiore-medio con una fase anche durante il Quaternario); Arco Ferrarese-Romagnolo (tettonica Pliocene superiore con una fase anche durante il Quaternario). 4
6 2. Dominio Alpino che comprende: Avampaese Lombardo-Piemontese; Avampaese Adriatico-Veneto. Secondo questa suddivisione l area in esame ricade all interno del Dominio Appenninico e più in particolare a cavallo tra l Arco Ferrarese-Romagnolo e l avanfossa Appenninica. [Figura 4: stralcio della carta Modello Strutturale-Cinematico d Italia scala 1: ] [Figura 5:Stralcio della carta Modello Strutturale del Nord Italia scala 1: ] 5
7 L Arco Ferrarese-Romagnolo è strutturalmente più complesso dell arco Emiliano in quanto i calcari mesozoici sono coinvolti nei sovrascorrimenti e in alcune aree (come la dorsale Ferrarese ) sono abbastanza superficiali. La profondità del substrato varia dai 2700 metri del sinclinorio di Ferrara sud, ai 202 metri del Pozzo Casaglia 1 della Dorsale Ferrarese. [Figura 6: Lineazione Strutturale della Pianura Padana (Pieri e groppi,1992)] Tutta la provincia ferrarese presenta strutture tettoniche tipiche di un ambiente compressivo caratterizzate da sovrascorrimenti pede-appenninici (tardo Miocene fino ad oggi) a ventaglio embricciato con scollamento principale alla base delle successioni mesozoiche. La datazione dei cunei sedimentari che ricoprono tali strutture, ha permesso di mettere in evidenza le fasi tettoniche più accentuate. Una prima fase verificatasi tra Messiniano- Pliocene inferiore e fine Pliocene, e una seconda fase durante il Quaternario mostrando ondulazioni fino al Pleistocene medio superiore. Non si possono però escludere ulteriore attività Olocenica (Castellarin et al.,1985) I sedimenti pleistocenici inferiori e medi si sono depositati in ambiente di tipo marino mentre le successioni pleistocenica superiore ed olocenica sono rispettivamente marine e continentali generate durante periodi climatici glaciali ed interglaciali. Durante l ultimo ciclo regressivo, il bacino marino Adriatico era confinato a sud di S. Benedetto del Tronto e tutto l Adriatico centro settentrionale costituiva una pianura alluvionale, prolungamento dell attuale Pianura Padana, caratterizzata da una rete idrografica diversa da quella odierna. Infine, l inizio della trasgressione olocenica (Wurmiano), diede luogo alla massima ingressione marina che si estese fino a 30 km all interno dell attuale linea di costa. (Ciabatti et al.). 6
8 INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO La morfologia territoriale dell area oggetto di studio, è il risultato di una evoluzione geomorfologica Olocenica della pianura ferrarese. [Figura 7: Stralcio della Cartografia Geologica e Pedologica del Servizio Geologico Regionale scala 1:50.000] Dalla carta geologica-geomorfologica della provincia di Ferrara, si possono distinguere forme, quali dossi allungati e in leggero rilievo, corrispondenti agli argini o paleoalvei dei fiumi, e vaste bassure argillose e paludose corrispondenti alle aree di decantazione delle piene tracimate dagli argini. La genesi di queste forme planiziali è legata alla modalità secondo le quali avvengono le tracimazioni di piena. Quando queste traboccano dal letto ordinario, generalmente attraverso canali di rottura, si espandono ai lati di esso, perdendo in velocità e perciò abbandonano via via il loro carico: i detriti più grossolani si arrestano ai lati del letto, o in forma di ventaglio di esondazione presso i canali, ove è maggiore l energia di corrente; quelli più fini invece arrivano in sospensione anche nelle bassure più distanti (Panizza, 1995). Pertanto in tutto il territorio provinciale ferrarese è possibile distinguere tre principali forme dominanti di superficie corrispondenti a: 7
9 paleo-canali (microrilievi allungati oggi rimasti come paleo-alvei, dossivi e non); canali di rotta associati e dei catini interfluviali (ove si decantano le argille e limi delle piene tracimate dagli alvei); ventagli d esondazione (con diminuzione della granulometria del sedimento verso la base). La genesi della pianura avviene quindi sia orizzontalmente, con il giustapporsi di diversi successivi corpi d alveo, che verticalmente con il sovrapporsi di successivi cicli di riempimento dei bacini di esondazione. Parallelamente il fondo del letto si sopraeleva per il progressivo deposito di detriti alluvionali, cosicché il fiume si può trovare a scorrere su di un alveo pensile, elevato sulla pianura circostante, anche in conseguenza alle arginature artificiali, costruite dall uomo di pari passo con il naturale innalzamento del fondo dei fiumi, al fine di porsi al riparo dalle esondazioni. In un area fortemente antropizzata e di bassa pianura, quale quella del centro cittadino di Ferrara, la lettura ed interpretazione della presenza di forme morfologiche non può prescindere dall utilizzo di un modello digitale del terreno (DTM) della distribuzione delle quote. Il modello è basato sulla Carta del Microrilievo realizzata come supporto al PSC del comune di Ferrara nel 1995 (Bondesan per Amministrazione Comunale di Ferrara, 1995). 8
10 Valutazione sismica di un terreno posto a Ferrara, Via Machiavelli Dip. Matematica e informatica [Figura 8: Stralcio del DTM- Carta del Microrilievo, PSC del comune di Ferrara nel 1995]
11 Valutazione sismica di un terreno posto a Ferrara, Via Machiavelli Dip. Matematica e informatica [Figura 9: Carta Geomorfologica della città di Ferrara entromura] 1
12 Dall analisi del microrilievo dell area urbana ferrarese, l elemento morfologico di maggior risalto nella zona è senza dubbio il paleoalveo del Po di Ferrara (attualmente Po di Volano) con andamento allungato secondo la direzione NO-SE e quote mediamente comprese tra 7 e 11 metri (s.l.m.m.). Inoltre, sono visibili al suo interno paleoisole, anch esse di forma allungata, in leggero rilievo. Ai lati di esso, è possibile distinguere la presumibile presenza di canali di rottura con direzione SO-NE verso le aree a NE più depresse della città (catini interfluviali) con quote mediamente intorno ai 5/6 metri (s.l.m.m) dovute ad una maggior compattazione dei sedimenti fini. Come viene evidenziato in figura 9, il Dipartimento di Matematica è inserito un una zona interalveo. La genesi di queste forme degradanti verso l esterno dei corsi d acqua è strettamente legata alla modalità secondo le quali avvengono le tracimazioni di piena. Quando queste traboccano dal letto ordinario, generalmente attraverso canali di rotta, si espandono ai lati di esso, perdono in velocità e via via il loro carico: i detriti più grossolani si arrestano al lato del letto, o in forma di ventaglio di esondazione ove maggiore è l energia della corrente; quelli più fini arrivano in sospensione anche nelle bassure più distanti (Panizza 1, 2007) Inoltre, grazie al DTM è possibile distinguere una forma marcata allungata con direzione SO-NE passante sul lato E del Tempio di San Cristoforo della Certosa con quote più elevate probabilmente appartenente ad un paleo-canale, oggi rimasto come presunto paleoalveo non dossivo. INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO La ricostruzione delle geometrie delle diverse unità e dei corpi litologici nelle porzioni più profonde delle successioni stratigrafiche, risulta di estrema importanza in quanto permette di delineare l acquifero cartografandolo sia in affioramento che nel sottosuolo. 1 Mario Panizza, Geomorfologia. Pitagora editrice Bologna 2
13 [Fig. 10: esempio di profilo sismico utilizzato per lo studio geologico del sottosuolo. ENI S.p.A. Divisione Exploration & Production.] [Fig. 11: Stralcio della Tavola 2 Sezioni Stratigrafiche. Risorse idriche sotterranee della provincia di Ferrara.] Nel settore emiliano orientale questi corpi sedimentari fanno parte di successioni che vanno dal Pleistocene medio-superiore all Olocene. Pertanto dal punto di vista degli ambienti deposizionali, si passa da uno stadio di sedimentazione marina a uno stadio deposizionale marino-marginale e continentale. 3
14 Questa successione coincide con il Gruppo Acquifero A delle Riserve Idriche Sotteranee della Regione Emilia Romagna (RIS) (Regione Emilia-Romagna & ENI-AGIP, 1998) Nello specifico, l acquifero che interessa l area oggetto di studio ricade nel Gruppo Acquifero di tipo A, e nel più superficiale acquifero di tipo Freatico A0 essenzialmente caratterizzati da depositi fluvio-deltizi di origine padana. L assetto idrogeologico dell area oggetto di studio è stato definito, a livello generale, mediante consultazione della cartografia disponibile. In particolare è stata presa visione dei seguenti elaborati relativi all indagine geologica del PRG del comune di Ferrara (1977): Isofreatiche dell Ottobre 1973 (tav.1/2.17) Isofreatiche del Maggio 1974 (tav.1/2.18) [Fig.12: Isofreatiche in autunno in metri s.l.m.m] 4
15 [Fig. 13: Isofreatiche in maggio in metri s.l.m.m.] Dall analisi della cartografia esistente, si individua una soggiacienza media della falda dal piano campagna pari a circa 2/2.50 metri. Dall osservazione dell andamento morfologico della falda freatica, i dati elaborati permettono una definizione abbastanza chiara della direzione del deflusso freatico. Pertanto è possibile distinguere lo spartiacque sotterraneo con andamento O-ENE e drenaggio della falda in direzione NE nell entromura ferrarese. In prossimità dell area di indagine è quindi individuabile un unico spartiacque, avente direzione W-E nella parte sud e sviluppo da SW a NE andando verso nord. Tali andamenti della falda freatica sono dovuti alla presenza di una o più elementi morfologici, con il caratteristico corpo sedimentario che ne condiziona la direzione di deflusso. In genere, quindi, i paleoalvei (con corpi sedimentari perlopiù limoso-sabbiosi) corrispondono a zone di distribuzione e di alimentazione della falda freatica, mentre i catini interfluviali (con corpi sedimentari argillosi) corrispondono a zone depresse di drenaggio e richiamo delle acque. 5
16 Durante le indagini sono stati rilevati i livelli statici della falda relativi al mese di Settembre 2017 La tabella seguente riassume quanto riscontrato: Tipo indagine di Livello statico della falda dal p.c. (in metri) Scptu Cpt Rispetto agli unici dati storici disponibili, riportati in figura 8 e 9, si evidenzia una certa continuitá di soggiacenza rispetto ai dati del 73/ 74. CARATTERISTICHE FISICO MECCANICHE DEI TERRENI Per la caratterizzazione litostratigrafiche dei terreni si è fatto riferimento alla prova CPT, alla SCPTU spinta sino a 30 metri dal p.c; per quanto riguarda le caratteristiche fisico meccaniche generali dei terreni di fondazione, si è fatto riferimento alla prova CPT ed alle prove di laboratorio eseguite sul campione Shelby prelevato sotto fondazione, tra 3.00 e 3.60 metri dal p.c. Dal punto di vista litostratigrafico, si evidenzia la presenza di circa metri di materiale fine argilloso limoso, in parte organico, passante poi ad un bancone di sabbie fino a 20 metri (in CPT) e fino a metri in SCPTU. Si rileva poi un ulteriore banco di argille maggiormente competenti fino 21 metri per poi ripetere lo schema sabbie (fino a metri) ed argille fine a fondo foro. In particolare, di seguito vengono riportate per l indagine la descrizione delle caratteristiche litologiche ed il valore medio di alcuni parametri geotecnici, di validità orientativa, individuati attraverso correlazioni e bibliografia. PROVA CPT Da 0.00 a metri dal p.c. Litologia Natura del terreno Argilla limosa e argilla organica. Coesiva Resistenza alla punta Rp (kg/cm 2 ) 5.4 Rp/Rl 25.4 Peso di Volume Y (t/m 3 ) 0.8 Coesione non drenata Cu (Kg/cmq) 0.23 Modulo di deformazione edometrico 19 Mo (Kg/cmq) Da a metri dal p.c. Litologia Sabbia Natura del terreno granulare Resistenza alla punta Rp (kg/cm 2 ) 52.4 Rp/Rl 44.3 Peso di Volume Y (t/m 3 ) 0.9 6
17 Angolo d attrito interno ( ) 27.0 Densità relativa % 39 PROVE DI LABORATORIO Durante la prova CPT, è stato prelevato un campione Shelby da a 3.60 metri dal p.c. La scelta è stata determinata dall individuare le caratteristiche fisico meccaniche dei terreni immediatamente al di sotto delle fondazioni presenti nei due laboratori oggetto di studio, ma in condizioni sature (in falda). Il campione è stato sottoposto alle seguenti prove di laboratorio: A. determinazione del contenuto naturale d acqua B. Determinazione del peso di volume C. Analisi granulometrica mediante aerometria D. Limiti di Atterberg E. Prova di compressibilità edometrica F. Compressione ad espansione laterale libera (UU) Tutti i certificati di analisi, con le risultanze, sono inseriti in allegato. CATEGORIE DI SOTTOSUOLO E CONDIZIONI TOPOGRAFICHE Paragrafo Categorie di sottosuolo: Ai fini della definizione dell azione sismica di progetto, si rende necessario valutare l effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi, come indicato nel In assenza di tali analisi, per la definizione dell azione sismica si può fare riferimento a un approccio semplificato, che si basa sull individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento (Tab. 3.2.II e 3.2.III). Tabella 3.2.II Categorie di sottosuolo 7
18 Tabella 3.2.III Categorie aggiuntive di sottosuolo Condizioni topografiche Per condizioni topografiche complesse è necessario predisporre specifiche analisi di risposta sismica locale. Per configurazioni superficiali semplici si può adottare la seguente classificazione (Tab. 3.2.IV): Tabella 3.2.IV Categorie topografiche Le suesposte categorie topografiche si riferiscono a configurazioni geometriche prevalentemente bidimensionali, creste o dorsali allungate, e devono essere considerate nella definizione dell azione sismica se di altezza maggiore di 30 m. Per il calcolo delle Vs30 ci si è avvalsi della prova SCPTU-1. La Vs 30 è risultata pari a 187,28 m/sec. I valori medi relativi sono i seguenti: Profondità [m] Velocità m/sec -3,00 138,8-4,00 146,76-5,00 141,00-6,00 137,97-7,00 157,13-8,00 129,59-9,00 137,79-10,00 130,14-11,00 182,45-12,00 181,99-13,00 226,81-14,00 201,76-15,00 169,93 8
19 -16,00 156,60-17,00 245,15-18,00 243,69-19,00 201,70-20,00 189,95-21,00 256,64-22,00 241,07-23,00 229,84-24,00 251,02-25,00 238,35-26,00 233,40-27,00 250,65-28,00 301,08-29,00 384,42-30,00 331,44 Alla luce di tale parametro il terreno è classificabile di Categoria C: Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori V S30 compresi tra 180 e 360 m/s (15< Nspt < 50, 70 < c u < 250 kpa) Caratteristiche superficie topografica: inclinazione media inferiore a 15 CATEGORIA T1 NOTE CONCLUSIVE E stata eseguita una campagna di prove in situ, concordata con la Committenza, consistente in: N. 1 SCPTU spinta sino a 30 metri dal p.c. N. 1 CPT spinta sino a 20 metri dal p.c. con prelievo di un campione indisturbato prove di laboratorio consistenti in a. determinazione del contenuto naturale d acqua b. Determinazione del peso di volume c. Analisi granulometrica mediante aerometria d. Limiti di Atterberg e. Prova di compressibilità edometrica f. Compressione ad espansione laterale libera (UU) I terreni risultano costituiti dalla presenza di circa metri di materiale fine argilloso limoso, in parte organico, passante poi ad un bancone di sabbie fino a 20 metri (in CPT) e fino a metri in SCPTU. Si rileva poi un ulteriore banco di argille maggiormente competenti fino 21 metri per poi ripetere lo schema sabbie (fino a metri) ed argille fine a fondo foro. Durante l indagine è stato rilevato il livello statico della falda nel mese di Settembre La falda si attesta a 2.40 metri dal p.c. nella prova SCPTU e 1.80 metri nella prova CPT 9
20 Il Comune di Ferrara risulta attualmente classificato come zona a rischio sismico di terza categoria. I terreni sono classificabili di Categoria C: Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori V S30 compresi tra 180 e 360 m/s (15< Nspt < 50, 70 < c u < 250 kpa) Caratteristiche superficie topografica: inclinazione media inferiore a 15 CATEGORIA T1 Facendo riferimento all Atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai sensi dell art. 16, comma 1 della Legge regionale 20/2000 Disciplina generale sulla tutela e l uso del territorio in merito a Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia Romagna per la pianificazione territoriale ed urbanistica Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna (2 maggio 2007 prog. 112), Tabella 2, il valore di accelerazione massima orizzontale di picco al suolo, cioè per T=0, espressa in frazione dell accelerazione di gravità g, è, in comune di Ferrara, pari a Si raccomanda, in fase di studio esecutivo, di infittire le indagini geognostiche in situ. In fase esecutiva andrà verificato il rischio di liquefazione del terreno, andrà effettuata l analisi di risposta sismica locale e la verifica della sicurezza delle prestazioni, a norma del DM 14/01/08 Ferrara, Settembre 2017 Dr. Geol. Mariantonietta Sileo Allegati: 1. Carta ubicazione prove 2. Documentazione fotografica 3. Tabulati prove CPT,SCPTU, 4. Prove di laboratorio 10
21 carta ubicazione prove 11
22 SCPTU 1 12
23 CPT 1 ubicazione e particolare prelievo Shelby 13
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27 Profondità [m] PROVA PENETROMETRICA STATICA C.P.T.U. Punte elettrica con piezocono - acquisizione continua controllata in tempo reale Via Torun, 3/C Ferrara Tel: 0532/ Cell.: Fax: 0532/ P.IVA C.F C.C.I.A.A. n. Reg. Impr. Fe 88019/1996 N archivio: 2017 Committente: UNIFE Cantiere: Comune: Ferrara Località: Data: 08/09/17 Tipo Punta: Dipartimenti di Matematica Profondità (m): 30 Via Macchiavelli, Ferrara Q. inizio (m) : p.c. Preforo (m): 2.00 Q. falda (m): 2.80 SCPTU qc [MPa] fs [KPa] U [KPa]
28 Depth [m] PROVA PENETROMETRICA STATICA SISMICA S.C.P.T.U. Punte elettrica con piezocono - acquisizione continua controllata in tempo reale Via Torun, 3/C Ferrara Tel: 0532/ Cell.: Fax: 0532/ P.IVA C.F C.C.I.A.A. n. Reg. Impr. Fe 88019/1996 N archivio: 2017 Committente: UNIFE Cantiere: Data: 08/08/17 Tipo Punta: Comune: Ferrara Località: Via Macchiavelli Dip. Di Matematica Profondità (m): 30 Q. inizio (m) : p.c. Preforo (m): 2.00 Q. falda (m): 2.80 SCPTU Grafico tempi di arrivo onde S time [sec.] Grafico velocità onde S Velocity [ms]
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RELAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA INTEGRAZIONE DELL INDAGINE GEOLOGICO - TECNICA E GEOFISICA SU TERRENI INTERESSATI DA PUA DEL
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