PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE

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2 Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Unità Organizzativa Regolazione del Mercato e Programmazione PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE L. R. 12 Dicembre 2003, n. 26, art. 45, comma 3 D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, art. 44, Titolo IV, Capo I Allegato 10 alla Relazione generale Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari

3 Regione Lombardia D. G. Reti e Servizi di Pubblica Utilità U. O. Regolazione del Mercato e Programmazione Programma di Tutela e Uso delle Acque Allegato 10 Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari Gruppo di lavoro Regione Lombardia Angelo Elefanti Dirigente U.O. Regolazione del Mercato e Programmazione Nadia Chinaglia - Coordinamento dell attività di ricerca e redazione del testo Elaborazioni e contributi nella redazione del testo ERSAF Ente Regionale per i Servizi all'agricoltura e alle Foreste Stefano Brenna e Carlo Riparbelli Giovanni Pietro Beretta e Marco Masetti (Università degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze della Terra) Hanno inoltre collaborato: Marco Pilati (Università degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze della Terra) Marianunzia Cambareri, Davide Mariani (ERSAF) Daniele Magni (IReR) Paolo Jean, Gabriele De Riu (ARPA) II

4 Regione Lombardia D. G. Reti e Servizi di Pubblica Utilità U. O. Regolazione del Mercato e Programmazione Programma di Tutela e Uso delle Acque Allegato 10 Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari Indice INTRODUZIONE... 1 PARTE I LA VULNERABILITA DA NITRATI INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO, STRATEGICO, NORMATIVO La Direttiva 2000/ Decreto Legislativo n maggio Regolamento CE n 1257/1999: Sostegno allo sviluppo rurale e integrazione della dimensione ambientale nella politica agricola comune La Legge regionale 37/93 in recepimento della Direttiva Nitrati CE 91/ Il Piano Stralcio Eutrofizzazione Il Codice di buona pratica agricola VALUTAZIONE E CARTOGRAFIA DELLE ZONE VULNERABILI DA NITRATI PROVENIENTI DA FONTI AGRICOLE Definizione delle aree vulnerabili in altre regioni Regione Piemonte Regione Emilia Romagna Definizione delle aree vulnerabili in regione Lombardia LA VULNERABILITA DELLE ACQUE SOTTERRANEE Capacità protettiva dei suoli lombardi La vulnerabilità idrogeologica degli acquiferi lombardi Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi lombardi Vulnerabilità su base comunale CONFRONTO CON I CARICHI DI ORIGINE AGRICOLA I carichi diffusi La carta della vulnerabilità potenziale da carico agricolo LO STATO DI QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE I nitrati in acque superficiali I nitrati in acque sotterranee UNA PROPOSTA DI CARTOGRAFIA DELLA VULNERABILITÀ INTEGRATA III

5 Regione Lombardia D. G. Reti e Servizi di Pubblica Utilità U. O. Regolazione del Mercato e Programmazione Programma di Tutela e Uso delle Acque Allegato 10 Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari PARTE II LA VULNERABILITA DA FITOFARMACI INQUADRAMENTO I PRODOTTI FITOSANITARI NELLE ACQUE Acque superficiali Acque sotterranee VALUTAZIONE DEL GRADO DI VULNERABILITÀ IN RELAZIONE ALLA CAPACITÀ PROTETTIVA DEI SUOLO SuSAP Vulnerabilità del suolo ai fitofarmaci Cartografia della pericolosità LA CONTAMINAZIONE NON AGRICOLA DA FITOFARMACI UNA PROPOSTA DI LIMITAZIONE D USO: IL BENTAZONE SU RISO BIBLIOGRAFIA APPENDICE Elenco comuni vulnerabili IV

6 Allegato 10 Introduzione Lo sviluppo di sistemi agricoli sostenibili caratterizzati da tecniche e strategie di protezione delle colture che salvaguardino la qualità delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici nel loro complesso è diventata una delle problematiche prioritarie che investono l agricoltura. Le più recenti politiche ambientali ed agricole nazionali e dell Unione Europea, si fanno ora carico di questi aspetti e cercano di favorire lo sviluppo di strategie che integrino le problematiche ambientali, nella gestione delle risorse e del territorio agricolo. Le linee d azione che concretizzano questo approccio si indirizzano lungo due direttrici principali: da un lato l individuazione delle criticità ambientali, dall altro il potenziamento e il perfezionamento delle azioni di monitoraggio ambientale. Mentre il monitoraggio rientra nei canoni di più tradizionali azioni di controllo ambientale, per le quali esiste una vasta esperienza e tradizione, più interessanti ed innovative, per i risvolti pianificatori e programmatori che implicano, sono invece l individuazione geografica delle aree a maggiore vulnerabilità e la conseguente definizione di potenziali scenari di rischio. Considerando quest ultimo aspetto, la normativa più recente si muove attribuendo sempre più rilevanza alla zonazione del territorio di riferimento, ovvero all individuazione delle aree dove potrebbero determinarsi rischi per l ambiente e, specialmente, per la qualità delle acque. L obiettivo è dunque quello di identificare i caratteri di criticità ambientale (genericamente la vulnerabilità e l eccessiva pressione sulle risorse idriche) delle diverse zone del territorio regionale, al fine di poter definire ed attuare piani d azione mirati e, più in generale, rendere convergenti e sinergiche le politiche regionali in campo agroambientale. Sulla base di questo tipo di indicazioni la regione ha affrontato il problema relativo alla zonazione del territorio con diversi studi conoscitivi che si sono sviluppati negli anni e hanno permesso di indirizzare il mondo agricolo verso migliori tecniche di gestione del territorio. Le aree di pianura lombarde, che hanno sviluppato una delle agricolture più intensive a livello mondiale, restano dal punto di vista ambientale un esempio di gestione oculata delle risorse e presentano un limitato grado di compromissione ambientale. 1

7 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità 2

8 Allegato 10 Parte prima La vulnerabilità da nitrati 3

9 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità 4

10 Allegato 10 Capitolo 1 Inquadramento programmatico, strategico, normativo 1.1. La Direttiva 2000/60 L Unione Europea ha recentemente affrontato il problema della pianificazione e gestione delle acque in una direttiva quadro n. 2000/60/CE in materia di risorse idriche, che assume come oggetto di tutela non solo l acqua ma tutto l ambiente acquatico e il territoriale circostante, assumendo come unità territoriale per la pianificazione e la gestione della risorsa idrica il bacino. Per la gestione e la tutela delle acque a livello di bacino viene introdotto il Piano di Gestione. Il Piano di gestione del bacino idrografico prevede la rappresentazione cartografica dell ubicazione e del perimetro dei corpi idrici, oltre alla rappresentazione cartografica delle ecoregioni e dei tipi di corpo idrico superficiale presenti nel bacino idrografico. Per il Piano di gestione del bacino idrografico la Direttiva prevede inoltre la costituzione di un sistema di controllo della qualità e quantità delle acque con reti di monitoraggio istituite secondo specifiche tecniche omogenee in tutta l Unione e una cartografia dei risultati dei programmi di monitoraggio effettuati altrettanto omogenea. Per i corpi idrici sotterranei la direttiva, prevede per la fase di prima caratterizzazione solo l individuazione, sulla base dei dati esistenti, delle fonti diffuse di inquinamento. Nella fase di caratterizzazione ulteriore si raccolgono anche le informazioni relative all utilizzazione del suolo nel bacino o nei bacini idrografici da cui il corpo sotterraneo si ravvena, comprese le immissioni di inquinanti e le alterazioni antropiche delle caratterisitiche di ravvenamento, quali deviazioni di acque meteoriche e di dilavamento mediante riempimento del suolo, ravvenamento artificiale, sbarramento o drenaggio. Il monitoraggio deve fornire una stima attendibile anche dello stato quantitativo di tutti i corpi idrici o gruppi di corpi idrici sotterranei compresa la stima delle risorse idriche sotterranee disponibili. Per il raggiungimento dell obiettivo di stato ecologico buono per tutti i corpi idrici sia superficiali, la Direttiva prevede il termine del 2015, sono tuttavia ammesse delle proroghe. In particolare la proroga è ammessa a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento dello stato del corpo idrico in questione e che sussistano tutte le ulteriori seguenti condizioni: sia stabilito che tutti i miglioramenti necessari dello stato dei corpi idrici non possono essere ragionevolmente raggiunti entro i termini fissati per almeno uno dei seguenti motivi: la portata dei miglioramenti necessari può essere attuata, per motivi di realizzabilità tecnica, solo in fasi che superano il periodo stabilito (15 anni), il completamento dei miglioramenti entro i termini fissati sarebbe sproporzionatamente costoso, le condizioni naturali non consentono miglioramenti dello stato del corpo idrico nei tempi richiesti, 5

11 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità la proroga dei termini e le relative motivazioni sono espressamente indicate e spiegate nel piano di gestione dei bacini idrografici; le proroghe non superano il periodo corrispondente a due ulteriori aggiornamenti del piano di gestione dei bacini idrografici, tranne i casi in cui le condizioni naturali non consentono di conseguire gli obiettivi entro tale periodo; nel piano di gestione del bacino idrografico figurano un elenco delle misure previste dall articolo 11 e considerate necessarie affinchè i corpi idrici raggiungano progressivamente lo stato richiesto entro il termine prorogato, la giustificazione di ogni significativo ritardo nell attuazione di tali misure, nonché il relativo calendario di attuazione. Negli aggiornamenti dei piani di gestione devono essere inclusi un riesame dell attuazione di tali misure ed un elenco delle eventuali misure aggiuntive. Per le acque sotterranee, secondo la Direttiva, gli Stati membri attuano le misure necessarie per impedire o limitare l immissione di inquinanti nelle acque sotterranee e per impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici sotterranei, inoltre proteggono, migliorano e ripristinano i corpi idrici sotterranei e assicurano un equilibrio tra l estrazione ed il ravvenamento delle acque sotterranee al fine di conseguire un buono stato delle acque sotterranee e attuano le misure necessarie ad invertire le tendenze significative e durature all aumento della concentrazione di qualsiasi inquinante derivante dall impatto dell attività umana, per ridurre progressivamente l inquinamento delle acque sotterranee. Per il Piano di gestione del bacino idrografico, la direttiva 2000/60/CE prevede la sintesi del programma o programmi di misure adottati per il raggiungimento di obbiettivi di qualità sia per le acque superficiali che sotterranee Decreto Legislativo n maggio 1999 Il Decreto Legislativo 152/1999, successivamente integrato con il Decreto Legislativo 258/00, definisce la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee con l obiettivo di prevenire e ridurre l inquinamento, risanare i corpi idrici inquinati, migliorare e proteggere i corpi d acqua destinati ad usi particolari, favorire un uso sostenibile dell acqua, soprattutto con riferimento a quella potabile, mantenere le caratteristiche ecologiche naturali di autodepurazione e di sostegno per la fauna e la flora dei corpi idrici. Tali risultati possono essere conseguiti utilizzando alcuni strumenti quali: l individuazione di obiettivi di qualità ambientale, la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi per i bacini idrografici e l individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili. In tale normativa vengono affrontate sia le problematiche connesse all uso di nitrati, sia quelle relative all uso di fitofarmaci. Relativamente ai nitrati, si rimanda all art. 19 e all allegato 7, da cui si desume che, è conferito alle Regioni il compito di delineare, dopo aver sentito l Autorità di bacino, i confini delle zone vulnerabili. Ogni quattro anni per tali aree, è prevista l attuazione di un programma di controllo per le concentrazione di nitrati nelle acque dolci e il riesame dello stato eutrofico nelle acque dolci superficiali. E obbligatorio nelle zone così individuate attuare programmi d azione per la tutela e il risanamento delle acque dall inquinamento causato da nitrati di origine agricola. Secondo sempre l articolo 19 e l allegato 7/A a tali aree devono essere applicate anche le prescrizioni contenute nel Codice di Buona Pratica Agricola, mentre, al fine di garantire un generale livello di protezione delle acque si raccomanda di applicare il Codice di Buona Pratica Agricola anche al di fuori delle zone riconosciute vulnerabili. 6

12 Allegato 10 In particolare nell allegato 7/A è introdotta la definizione di aree vulnerabili da nitrati di origine agricola: si considerano zone vulnerabili le zone di territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque già inquinate o che potrebbero esserlo in conseguenza di tali scarichi. Le Regioni, nell individuare le zone vulnerabili, devono tenere conto delle caratteristiche fisiche e ambientali delle acque e dei terreni, dei risultati conseguibili attraverso i programmi d azione adottati e delle eventuali ripercussioni che si potrebbero avere nel caso di mancato intervento ai sensi dell art 19. Gli aspetti che da considerarsi nella metodologia definita dal decreto per l identificazione delle aree vulnerabili ai nitrati sono: 1. valutazione dei carichi (ad es. specie animali allevate, intensità degli allevamenti, tipologia dei reflui, etc); 2. stima dei fattori ambientali che possono concorrere alla formazione di uno stato di contaminazione, che dipendono dalla vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, dalla capacità di attenuazione del suolo e dalle condizioni climatiche ed idrologiche e dall ordinamento colturale e dalla pratiche agronomiche; 3. seguire l approccio metodologico cartografico che fa riferimento all utilizzo della metodologia CNR-GNDCI e ai sistemi parametrici di valutazione della vulnerabilità, sia per le aree con disponibilità elevata di dati, sia per quelle ancora carenti in quanto a dati, previo approfondimento delle conoscenze a disposizione; 4. si deve effettuare un indagine preliminare di riconoscimento: è da realizzarsi alla scala 1: su base informatizzata (preferibilmente) dalla Regione con il supporto dell ARPA e avente per obiettivo di individuare le porzioni di territorio dove le situazioni pericolose per le acque sotterranee sono particolarmente evidenti; 5. sono da prevedere aggiornamenti successivi sulla base di indicazioni provenienti da attività di monitoraggio che consentono una caratterizzazione e una delimitazione più precisa delle aree vulnerabili. Inoltre supportati dall ARPA, le Regioni devono finalizzare le indagini verso la stesura di una cartografia di maggior dettaglio (1: : ). Obiettivo di questa indagine è l'individuazione dettagliata della «vulnerabilità specifica» degli acquiferi e in particolare delle classi di grado più elevato. 6. è concesso alle amministrazioni realizzare studi di maggior dettaglio, finalizzati alla valutazione della vulnerabilità e dei rischi riscontrati in siti specifici, all interno delle più vaste aree definite come vulnerabili. Nell allegato sono inoltre delineati i criteri con cui definire il grado di vulnerabilità delle risorse idriche di una zona e si elencano le zone vulnerabili designate in fase di prima attuazione dalle Regioni, i contenuti dei programmi d azione e gli obiettivi da perseguire con l adozione del Codice di Buona Pratica Agricola per queste zone. Per quanto riguarda il quadro tecnico-scientifico, vengono date le definizioni di vulnerabilità intrinseca e specifica degli acquiferi, accompagnate dalla descrizione delle procedure e dei metodi esistenti per la loro determinazione e previsione: per la valutazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, si deve tenere conto, oltre che delle caratteristiche idrogeologiche e litostrutturali degli acquiferi, anche, della capacità di attenuazione del suolo ; per la valutazione della vulnerabilità specifica, si deve effettuare attraverso l uso di opportuni modelli di simulazione, in particolare per approfondire l analisi nelle aree più vulnerabili. 7

13 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità L ultima parte dell allegato VII parte B, è dedicata alla metodologia da utilizzare per la realizzazione della cartografia delle aree vulnerabili, definite nelle fasi precedenti; viene suggerita l applicazione di Sistemi Informativi Geografici (GIS), in quanto capaci di archiviare informazioni georeferenziandole. Il D.Lgs. 152/1999 indica quindi la metodologia e gli strumenti generali attraverso cui dare concreta attuazione ad obiettivi già individuati dalla precedente legislazione, mettendo, di fatto, le Regioni di fronte alla necessità di dotarsi di un sistema di conoscenze ambientali adeguato, aggiornato ed approfondito. Infatti, uno degli elementi di novità più significativi dell approccio metodologico proposto è dato dall affermazione di una visione integrata ed interdisciplinare della vulnerabilità del territorio, che, per quanto spesso indicata come elemento di conoscenza indispensabile, si rivela frequentemente difficile da definire per mancanza o disomogeneità di dati Regolamento CE n 1257/1999: Sostegno allo sviluppo rurale e integrazione della dimensione ambientale nella politica agricola comune Il regolamento CE 1257/1999 definisce le misure per favorire uno sviluppo rurale sostenibile, da introdurre nella politica agraria della Comunità Europea. Tra gli ambiti a cui i sostegni economici della Comunità fanno riferimento, vi è la tutela e la promozione del valore naturalistico e di un agricoltura che rispetti l ambiente; possono accedere a questi finanziamenti le aziende che rispettino, nei loro sistemi produttivi, i requisiti minimi di tutela ambientale, delle condizioni di igiene e del benessere degli animali. Nella normativa sono introdotti incentivi per lo sviluppo delle zone svantaggiate che, oltre a favorire il mantenimento di una comunità rurale vitale, sviluppi un agricoltura compatibile con la salvaguardia dell ambiente. Le misure agroambientali prese in considerazione per il sostegno degli investimenti, riguardano: le forme di conduzione dei terreni che mirano al miglioramento e alla tutela dell ambiente; lo sviluppo di sistemi di gestione di pascoli a scarsa intensità; la tutela dell ambiente agricolo ad alto valore naturalistico; la salvaguardia del paesaggio e delle caratteristiche originali del terreno e il ricorso alla pianificazione ambientale nell ambito della produzione agricola. L obiettivo finale dei finanziamenti delle aziende agricole è, sia di aiutare il settore agricolo nello sviluppo del proprio mercato, sia di indirizzare gli sforzi di questo settore anche verso l utilizzo di nuove tecnologie che migliorino la produzione, la qualità del prodotto e le condizioni sanitarie dell ambiente utilizzato. Il Piano di Sviluppo Rurale rappresenta il documento di programmazione, previsto dal Regolamento CE n. 1257/99, in cui vengono esplicitate le linee operative di intervento che le Regioni intendono attuare a sostegno dello sviluppo rurale. Di seguito, si farà peraltro esplicito e diretto riferimento al piano della Regione Lombardia che, approvato nel luglio 2000, regola ed armonizza, per 7 anni ( ), le politiche regionali di sviluppo rurale ponendosi tre obiettivi specifici:1) rafforzamento della competitività delle aziende agricole e del comparto agroalimentare; 2) conservazione dell ambiente sociale delle aree rurali; 3) valorizzazione della multifunzionalità dell agricoltura con particolare attenzione alla conservazione dell ambiente e del paesaggio rurale. Di particolare interesse per le presenti linee guida nella programmazione agricola è la Misura F, Misure Agroambientali, che si articola in sei tipologie di azione fra le quali le azioni più direttamente interessate nell ambito di queste linee guida sono: 8

14 Allegato 10 1) produzione agricola integrata; 2) produzione agricola biologica; 3) miglioramento ambientale del territorio rurale. Il Piano di Sviluppo Rurale dà corpo alle tendenze evolutive della politica agricola, ma, contemporaneamente, è complementare al D. Lgs152/99 e al D. Lgs194/95, in una generale convergenza di finalità: da una parte la pianificazione e le regole generali applicate al territorio (zone vulnerabili, limitazioni d impiego, monitoraggio, ecc.), dall altra gli strumenti per stimolare, ed anche accelerare, la modificazione dei comportamenti da parte dei singoli agricoltori. Se gli obiettivi e i traguardi da raggiungere appaiono ben identificati, il problema è però, come sempre, quello di mettere a disposizione strumenti tecnici e di conoscenza in grado di rendere effettivo e concreto il progresso in questa direzione. Le aziende agricole necessitano di informazioni calibrate sulla specificità della loro realtà economica e territoriale ed è quindi necessario considerare tutti gli elementi che concorrono a determinare una sostenibilità che non sia solo formale, ma che rappresenti una vera evoluzione del modo di fare agricoltura. Un moderno sistema di informazione e di formazione, una capillare ed efficace rete di assistenza tecnica e la disponibilità di evoluti Sistemi di Supporto alle Decisioni divengono perciò fondamentali. Questa necessità viene ribadita all interno della comunicazione della Commissione Europea, dal titolo Verso un strategia tematica per la protezione del suolo 16/04/2002. Scopo di tale comunicazione, è portare avanti l impegno politico per la protezione del suolo da realizzarsi nei prossimi anni. E finalizzata a descrivere le diverse funzioni del suolo, identificare le caratteristiche politicamente più rilevanti, identificare le principali minacce per il suolo, presentare un quadro d insieme delle politiche comunitarie pertinenti, stabilire le strategie per politiche di protezione del suolo. In particolare viene fatto cenno ad un documento che la Commissione Europea dovrà presentare nel 2003 Pianificazione e Ambiente la dimensione territoriale : che esaminerà la pianificazione razionale dell uso del territorio e la necessità di una gestione sostenibile delle risorse del suolo. I sistemi di informazione geografica, che dovrebbero essere tra i principali strumenti di pianificazione, saranno utili per fornire il supporto necessario ad una politica comune appropriata per l uso sostenibile del territorio e quindi del suolo. Questo mette in evidenza come la zonazione delle aree vulnerabili debba diventare il punto di partenza per la definizione delle future politiche agro-ambientali La Legge regionale 37/93 in recepimento della Direttiva Nitrati CE 91/676 L attività agricola può contribuire, unitamente ad altre attività produttive all inquinamento sia di tipo diffuso che puntuale. La risposta a questa problematica a livello sia comunitario che nazionale è orientata verso la riduzione dell impatto degli allevamenti zootecnici sull inquinamento diffuso, con particolare riguardo ai nitrati, da raggiungere mediante il corretto utilizzo agronomico degli effluenti di allevamento e dei prodotti di sintesi apportati ai terreni agrari. La legge emanata dalla Regione Lombardia 37/93 Norme per il trattamento, la maturazione e l utilizzo dei reflui zootecnici ha consentito di sviluppare un sistema per la gestione dei reflui zootecnici compatibile con la salvaguardia dell ambiente. La legge ha l intento di: favorire l uso agronomico dei reflui zootecnici; 9

15 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità individuare le aree a più elevato carico zootecnico e la loro relazione con le caratteristiche dei suoli; migliorare o mantenere al miglior livello la fertilità dei suoli attraverso una opportuna valutazione dei fabbisogni delle colture; salvaguardare le acque superficiali e di falda attraverso una corretta gestione delle quantità di effluenti applicate al suolo; limitare le esalazioni maleodoranti attraverso opportuni trattamenti dei liquami; predisporre i Piani di Utilizzazione Agronomica dei reflui zootecnici (PUA); Tale normativa si propone di ristabilire un legame corretto tra refluo zootecnico e suolo, considerando l effluente quale fattore produttivo e non prodotto di scarto. In quest ottica la L.R. si rivela strumento sia di salvaguardia dell ambiente che di crescita dell imprenditoria agricola. Attraverso le indicazioni fornite dalla legge regionale è possibile raggiungere tale obbiettivi. riequilibrando il rapporto tra i capi allevati e le superfici disponibili per lo spandimento degli effluenti prodotti, in relazione alla capacità di assorbimento di nutrienti da parte delle colture praticate; condizionando le pratiche agronomiche di distribuzione dei reflui all andamento meteorico (così da ridurre il trasporto superficiale e la lisciviazione di nutrienti provenienti dal terreno, apportati con gli effluenti di allevamento e/o con i fertilizzanti di sintesi); sensibilizzando gli operatori del settore sull opportunità di utilizzare sistemi irrigui diversi da quello di scorrimento; obbligando alla distribuzione degli effluenti secondo calendari di distribuzione coerenti con il fabbisogno di elementi nutritivi da parte delle colture; richiedendo il dimensionamento delle strutture di stoccaggio alla realtà produttiva aziendale; La L.R 37/93 ha, a suo tempo, recepito alcune normative che a vario titolo avevano affrontato la tematica della contaminazione delle risorse idriche da nitrati di origine agricola: La L. 319/76 conosciuta come legge Merli; la direttiva 91/676/CE conosciuta come direttiva nitrati; la direttiva 12 (15 aprile 1996) dell Autorità di Bacino Direttiva per il contenimento dell inquinamento provocato dagli allevamenti zootecnici. La L.R 37/93 ha definito i comuni ad alto carico e quelli a basso carico zootecnico, permettendo la zonazione dei comuni vulnerati. La D.Lgs. 152/99 prende atto di questa zonazione e detta la metodologia per identificare le aree vulnerabili. Con il D.Lgs. 152/99 vengono definite zone vulnerabili le zone del territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati di origine agricola o zootecnica in acque già inquinate o che potrebbero esserlo in conseguenza di tali scarichi. Il regolamento attuativo della L.R 37/93 costituisce, di fatto, il programma di azione attualmente vigente per la tutela delle zone vulnerabili ed anche per le zone non vulnerabili derivante dalla direttiva 91/676/CE. Tale regolamento stabilisce che le aziende zootecniche debbano presentare il Piano di Utilizzazione Agronomica dei liquami completo PUA se in zona vulnerabile; semplificato PUAS se in zona non vulnerabile. Il Piano assume altresì la funzione di censimento e quantificazione capillare delle aziende agrarie, gli effluenti zootecnici oltre che di gestione delle attività connesse. 10

16 Allegato Il Piano Stralcio Eutrofizzazione L Autorità di bacino del fiume Po ha adottato con delibera n 15 del 31/1/2001 il Piano Stralcio Eutrofizzazione (PSE), redatto secondo le finalità e i contenuti della legge 183/89 e della disciplina generale per la tutela delle acque D. Lgs. 152/99. Il termine eutrofizzazione indica lo stato di un corpo idrico nel quale si manifesta un intensa proliferazione di alghe e di piante acquatiche e il loro accumulo all interno del corpo idrico stesso. Questo accumulo è causa di fenomeni che modificano le caratteristiche degli ecosistemi, impoveriscono la struttura delle componenti biotiche e interferiscono in modo significativo con l uso delle risorse idriche. Il piano di bacino assume valore di piano direttore, orientato a indirizzare la programmazione della tutela delle acque. Esso definisce gli obiettivi a scala di bacino e le priorità di intervento riferite specificatamente al controllo dell eutrofizzazione delle acque interne e del Mare Adriatico, tenendo conto di quanto disposto dalla legge 36/94 in termini di riequilibrio dei prelievi idrici e di riutilizzo delle acque reflue. Le Regioni recepiscono tali obiettivi e priorità nell ambito dei Piani di tutela. Tale connessione tra il Piano e la normativa di settore consente di conseguire, a scala di bacino, l unitarietà dell azione di governo e delle scelte di programmazione, comuni a più regioni e di lasciare all autonoma determinazione delle stesse la scelta delle azioni di specifico interesse per il territorio e per le materie di propria competenza, pur nel rispetto delle condizioni fondamentali definite dagli obiettivi della pianificazione di bacino. Risulta particolarmente interessante prendere in considerazione le basi conoscitive sulla scorta delle quali viene stimato il carico di composti azotati sul territorio; gli elementi considerati sono la destinazione d uso del suolo e i fattori di carico (numero di capi - ISTAT) su base comunale. Le classi d uso del suolo considerate sono: SAU, pioppeti, boschi e altre superficie; il carico di azoto in queste aree viene determinato applicando gli specifici fattori ricavati dal Codice di Buona Pratica Agricola (CBPA). Così facendo si stima, su base comunale, la quantità complessiva di fertilizzanti necessari per il soddisfacimento delle esigenze colturali, distinguendo l apporto di fertilizzante naturale da quello chimico di sintesi. Per stimare infine la quantità di fertilizzanti che giungono nei corpi idrici superficiali l Autorità di Bacino del Po introduce dei coefficienti che rappresentano i fattori chimici e fisici che sono alla base dei meccanismi di trasferimento del carico verso le acque. Fra le sostanze responsabili dell eutrofizzazione si devono considerare anche i fanghi di depurazione. Il loro uso è disciplinato dal Decreto Legislativo del 27/01/1992 n 99 (recepimento della direttiva 86/278/CE), e l Autorità di Bacino del Po ne propone una stima a livello provinciale, sulla base dei dati ricavati dalle autorizzazioni rilasciate dalle Province per gli spandimenti Il Codice di buona pratica agricola. In attuazione della Direttiva 91/676/CE con Decreto Ministeriale 19 aprile 1999 è stato approvato il Codice di Buona Pratica Agricola (CBPA), la cui applicazione da parte dell agricoltore è volontaria. Con il Codice vengono formulate una serie di prescrizioni atte a ridurre l impatto ambientale dell attività agricola attraverso una più attenta gestione del bilancio dell azoto. Per ottenere un rapporto corretto fra agricoltura, fertilizzanti azotati e ambiente è essenziale avere una conoscenza approfondita del contesto agronomico nel quale i prodotti vengono impiegati. Perciò in esso si trovano riferimenti ai diversi fattori produttivi: clima, suolo, colture, sistemi d irrigazione, modalità di allevamento, ai quali ci si deve attenere per produrre in maniera attenta e sostenibile. 11

17 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Il CBPA potrà costituire la base per l elaborazione di codici mirati ad esigenze regionali o locali a discrezione delle competenti amministrazioni; inoltre potrà rappresentare la base anche per l elaborazione di altri CBPA riguardanti i problemi più diversi. 12

18 Allegato 10 Capitolo 2 Valutazione e cartografia delle zone vulnerabili da nitrati provenienti da fonti agricole 2.1. Definizione delle aree vulnerabili in altre regioni In questo paragrafo vengono descritte sinteticamente le due esperienze più significative sviluppate fino ad ora o in corso di sviluppo, in altre regioni italiane in materia di valutazione della vulnerabilità degli acquiferi, secondo quanto disposto dal D. Lgs 152/99. L obiettivo è quello di fornire un quadro di riferimento e di confronto rispetto a quanto prodotto sino ad ora in Lombardia Regione Piemonte Il Piemonte ha da circa un anno definito con Decreto del Presidente della Giunta Regionale (n. 9/R 18/10/2002) il Regolamento regionale recante: Designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma di azione. Mediante l analisi dell andamento della piezometria della falda superficiale e dell idrografia sono stati definiti i limiti idrogeologici che identificano porzioni di territorio non collegate idraulicamente tra loro. Ulteriori informazioni derivanti dalla Carta Geologica e dalla Carta dei Paesaggi Agrari hanno consentito di definire 45 aree idrogeologicamente separate relative alla pianura e collina del Piemonte. Si rimanda a studi successivi relativi alla caratterizzazione pedologica per l affinamento di tali aree. L ARPA del Piemonte dispone di una rete di monitoraggio delle acque sotterranee comprendente circa 800 punti, sulla quale sono state effettuate 4 campagne di monitoraggio di dati idrochimici, che hanno consentito di valutare lo stato di vulnerazione delle falde acquifere. Le elaborazioni statistiche relative alle analisi sui nitrati effettuate nel biennio per i punti appartenenti a ciascuna area idrogeologicamente separata ha consentito di identificare le aree con livello di vulnerazione Alto come quelle ove la media dei valori puntuali supera i 50 mg/l e Medio con valori compresi tra 40 e 50 mg/l. Nell ambito di ogni area idrogeologicamente separata individuata come vulnerabile, sono stati definiti i fogli di mappa di ciascun comune secondo il criterio di prevalenza territoriale, considerati vulnerabili se la percentuale di inclusione nelle zone vulnerabili è superiore al 50%. Si può osservare che l approccio della Regione Piemonte va anch esso nella direzione di definire i confini delle aree vulnerabili con un criterio non amministrativo. I criteri utilizzati dal Piemonte e dalla Lombardia sono differenti in relazione soprattutto alle basi dati disponibili. Così, mentre per il Piemonte si fa riferimento a un ulteriore affinamento nella delimitazioni delle aree vulnerabili quando saranno disponibili dati podologici sistematici, per la Lombardia l affinamento dovrà verosimilmente puntare verso la creazione di una solida rete di monitoraggio dei dati idrochimici delle acque sotterranee Regione Emilia Romagna La Regione Emilia Romagna ha prodotto un aggiornamento delle cartografie della vulnerabilità degli acquiferi prodotte per gran parte del territorio regionale partendo dallo schema di incrocio tra vulnerabilità idrogeologica e capacità di attenuazione dei suoli utilizzato nella Pianura 13

19 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Parmense e ripreso nel presente lavoro dal Dipartimento di Scienze della Terra dell Università di Milano (Tab. 2), che ha collaborato anche negli studi sull'area emiliano-romagnola. Il nuovo schema per la valutazione della vulnerabilità prende in considerazione la profondità delle ghiaie dal piano campagna e il ruolo che il suolo, il clima e la copertura vegetale, nelle loro interazioni, svolgono nei confronti del meccanismo di alimentazione dei corpi acquiferi superficiali e profondi. L interazione di questi tre fattori è stata schematizzata facendo riferimento a due stazioni meteorologiche, tre tipologie di ordinamento colturale e un certo numero di profili di suolo caposaldo rappresentativi della variabilità del territorio indagato. Tramite il modello MACRO, applicato ai vari scenari identificati, è stato valutato numericamente il contributo del sistema suolo-clima-ordinamento-colturale alla ricarica degli acquiferi e quindi attribuita una classe di comportamento idrologico ad ogni suolo della carta pedologica della regione. La matrice risultate prevede 16 possibili incroci (4 classi per la profondità del tetto dei depositi grossolani dal piano campagna e 4 per il contributo del sistema suolo-clima-ordinamento colturale) che sono stati classificati in 5 classi di vulnerabilità secondo la metodologia GNDCI CNR. Le prime tre classi (estremamente elevata, elevata e alta) sono state considerate vulnerabili le restanti due classi (media e bassa) sono state considerate non vulnerabili, fatte salve alcune eccezioni relative a particolari situazioni locali del margine appenninico e in adempimento a quanto previsto dal D. Lgs. 152/99. La metodologia prevede infine che sia effettuato l incrocio con i dati relativi ai carichi di azoto immessi sul territorio al fine di completare la definizione della vulnerabilità come richiesto dal suddetto decreto Definizione delle aree vulnerabili in regione Lombardia In linea con quanto stabilito dal D. Lgs 152/99 (prima individuazione), per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi è stato seguito un approccio di tipo idrogeologico - pedologico, integrato dalla conoscenza della distribuzione della pressione esercitata sul territorio dai carichi di origine agricolo - zootecnica e civile. Tale analisi, in accordo con quanto previsto dalla Metodologia di applicazione del Piano di Tutela delle Acque (IRER, 2002), permetterà di stimare l impatto delle attività agro-zootecniche sulla qualità delle acque, differenziando sul territorio zone caratterizzate da diversa criticità ambientale. Questa fase del lavoro risponde alla necessità, di descrivere le modalità di definizione di uno strumento operativo agile, relativamente semplice e applicabile all intero territorio regionale, per contribuire alla pianificazione e gestione sostenibile delle attività agro-zootecniche. Infatti, sempre citando il D. Lgs 152/99, l indagine preliminare di riconoscimento [a scala 1: ] non è la rappresentazione sistematica delle caratteristiche di vulnerabilità degli acquiferi, quanto piuttosto l individuazione delle porzioni di territorio dove le situazioni pericolose per le acque sotterranee sono particolarmente evidenti. Di seguito sono evidenziati gli elementi metodologici attraverso i quali tale obiettivo viene raggiunto: L individuazione della criticità delle aree va effettuata considerando i fattori ambientali che possono concorrere a determinare uno stato di contaminazione delle acque sotterranee (vulnerabilità intrinseca degli acquiferi), i carichi di origine antropica gravanti sul territorio (pressione) e lo stato di qualità delle acque sotterranee (stato qualitativo definito chimico dal D. Lgs 152/99). 14

20 Allegato 10 I fattori ambientali dipendono dalla capacità di attenuazione del suolo, dalla vulnerabilità intrinseca delle formazioni acquifere (caratteristiche litostrutturali, idrogeologiche ed idrodinamiche del sottosuolo). Per la definizione della vulnerabilità intrinseca delle formazioni acquifere, si fa riferimento in prima istanza a strumenti specifici. I fattori antropici considerati in questo ambito sono quelli di origine agricola, con particolare riferimento alla descrizione del sistema coltura, alla stima dei carichi relativi ai composti dell azoto, unitamente alle pratiche agricole, quali apporti d acqua e gestione dei terreni. Il confronto con lo stato di qualità delle acque sotterranee consente di indagare la fonte di contaminazione da nitrati e le zone in cui la pressione antropica agricolo zootecnica o civile ha già modificato la qualità delle acque sotterranee. La scala cartografica di rappresentazione prescelta per l indagine preliminare di riconoscimento è la scala 1: alla quale sono rappresentati i fattori critici considerati prioritari quali la presenza di suoli a capacità di attenuazione bassa, di litologie di superficie a permeabilità elevata, di acquiferi liberi o parzialmente confinati, di carichi agrozootecnici elevati e di situazioni accertate di compromissione qualitativa delle acque sotterranee, dovute a fattori antropici di origine agricola e zootecnica. La metodologia che di seguito viene descritta è, in accordo con il D. Lgs. 152/99, lo studio di riconoscimento, e sarà suscettibile in futuro di aggiornamenti e approfondimenti. L individuazione avviene infatti riferita alla base comunale, al fine di facilitare l applicazione della normativa prevista, rimandando ad una fase di approfondimento a scala diversa. Tale fase prevederà, ad esempio, indagini a scala di maggior dettaglio nelle aree che presentano i livelli di criticità maggiore, la quantificazione del bilancio dei nutrienti per il sistema suolocoltura, anche tramite l utilizzo di modelli matematici (stima della vulnerabilità specifica ). L individuazione preliminare consentirà anche di ottimizzare la rete di monitoraggio delle acque sotterranee, già prevista dal D.Lgs. 152/99, orientandola ad una più accurata descrizione della qualità delle acque di prima falda più direttamente dipendenti dai carichi di supeficie. In Figura 2.1 si riporta lo schema di massima dell approccio adottato per la definizione delle criticità ambientali del territorio regionale lombardo per i nitrati e fitofarmaci. 15

21 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Figura 2.1- Schema generale per la definizione delle vulnerabilità da fonte agricola. Il progetto della regione Lombardia ha consistito nella redazione dei seguenti prodotti cartografici, seguendo le linee tracciate dallo schema di Figura 2.1: carta della capacità protettiva dei suoli a scala 1: ; carta della vulnerabilità idrogeologica a scala 1: ; carta della vulnerabilità degli acquiferi realizzata incrociando la vulnerabilità idrogeologica e la capacità protettiva dei suoli; carta della vulnerabilità degli acquiferi riferita all ambito comunale, carta della distribuzione dei carichi di azoto di origine zootecnica come indicatore di pressione agricola, carta della vulnerabilità potenziale, corrispondente alla relazione tra vulnerabilità degli acquiferi e carico esistente, analisi dei dati di monitoraggio qualitativo delle acque superficiali e sotterranee e confronto con le designazioni precedenti, carta della vulnerabilità integrata, con l individuazione di aree vulnerabili da carichi zootecnici o civili. 16

22 Allegato 10 Capitolo 3 La vulnerabilità delle acque sotterranee L approccio inizialmente adottato dalla Regione Lombardia per la stima della vulnerabilità delle acque superficiali e sotterranee si è fondato sull utilizzo di un metodo che tiene conto della capacità protettiva dei suoli e delle caratteristiche dell acquifero sottostante. In questo modo è stata ottenuta una carta della vulnerabilità intrinseca del territorio lombardo che è stata confrontata con la presenza di effettivo carico zootecnico e con i dati relativi al monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee, al fine di ottenere una stima della vulnerabilità integrata del territorio. Il confronto ha permesso di definire all interno del territorio lombardo aree con problematiche differenti in particolare: Aree a vulnerabilità elevata e alto carico zootecnico, Aree con problemi estesi di inquinamento delle falde sotterranee, pur in presenza di bassa o media vulnerabilità e assenza di carico zootecnico, Aree che si presentano critiche per almeno uno dei fattori determinanti la vulnerabilità, ma non per gli altri Capacità protettiva dei suoli lombardi Per valutare la capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee l ERSAF ha sviluppato sin dal 1997 un modello interpretativo specifico, che viene costantemente verificato e mantenuto aggiornato. La capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee descrive la capacità del suolo di controllare il trasporto di inquinanti idrosolubili nelle acque di percolazione in profondità verso le risorse idriche sottosuperficiali e rappresenta uno degli elementi principali per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi. Infatti il suolo costituisce la prima barriera e il filtro nei confronti dei potenziali inquinanti. Il modello interpretativo esprime la capacità del suolo di trattenere gli inquinanti idrosolubili entro i limiti degli orizzonti esplorati dagli apparati radicali delle piante ed interessati dall attività biologica e microbiologica, per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione. Le proprietà pedologiche prese in considerazione dal modello (Tab. 3.1) sono: permeabilità, profondità della falda superficiale, granulometria e due parametri fisico-chimici (ph e CSC), utilizzate come indicatori del potere tampone del suolo. Il modello prevede, in sintonia con analoghi schemi interpretativi adottati negli Stati Uniti ed in altri paesi Europei, la ripartizione dei suoli in tre classi di capacità protettiva: elevata, moderata e bassa. L attribuzione della classe di capacità protettiva ad un suolo avviene considerando il parametro più limitante. 17

23 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Tabella 3.1- Modello di capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee. Classi di capacità protettiva Elevata Moderata Bassa Permeabilità Profondità falda Classi granulometriche bassa (Classi 4, 5, 6) moderata (Classe 3) elevata (Classi 1, 2) > 100 cm cm (con perm. bassa) < 50 cm (con perm. bassa) < 100 cm (con perm. moderata) Fine, Very Fine, Fine Coarse Silty, Loamy, Clayey Skeletal, più tutte le classi fortemente contrastanti comprese quelle over Sandy, Sandy Skeletal e Fragmental in cui il primo termine sia Fine, Very Fine o Fine Silty Coarse Loamy, Loamy Skeletal, più le rimanenti classi over Sandy, Sandy Skeletal o Fragmental Sandy, Sandy Skeletal, Fragmental, più le classi fortemente contrastanti in cui il primo termine sia Sandy, Sandy Skeletal, Fragmental Modificatori chimici ph, CSC ph > 5.5 CSC > 10 (meq/100g) ph CSC tra 5-10 (meq/100g) ph < 4.5 CSC < 5 (meq/100g) La base dati pedologica utilizzata per l applicazione del modello è la carta dei suoli a scala 1: ottenuta con un processo di sintesi delle informazioni pedologiche di maggiore dettaglio (alla scala 1:50.000) che l ERSAF ha allestito nel corso degli ultimi 15 anni per il territorio regionale di pianura e prima collina (1,4 milioni di ha circa). Nella Pianura Lombarda (Fig. 3.1) i suoli a bassa capacità protettiva si osservano prevalentemente nelle aree dei depositi glaciali e nell alta pianura, dove dominano sedimenti sabbioso-ghiaiosi e la permeabilità è conseguentemente elevata, nella media pianura, per la frequente presenza di idromorfia nei suoli (risorgive), nella bassa pianura occidentale (Lomellina e parte del Pavese e del Lodigiano), dove i suoli sono sabbiosi e molto permeabili e nelle valli fluviali, in presenza di depositi grossolani e/o di falde superficiali. Nella porzione centro-orientale dell alta pianura la presenza nei suoli di orizzonti sottosuperficiali a tessitura medio fine (orizzonti argillici) rende i suoli stessi relativamente più protettivi rispetto a quanto avviene più ad occidente, dove gli orizzonti argillici si rinvengono meno frequentemente e la tessitura è comunque generalmente più grossolana. La funzione di protezione delle acque profonde è invece espressa al meglio soprattutto nella bassa pianura centro-orientale e nella piana alluvionale del Po (Oltrepo Mantovano e Pavese), dove i suoli hanno granulometria equilibrata o fine e non sono interessati dalla presenza di falda. 18

24 Allegato 10 Figura 3.1- Carta della capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee alla scala 1: La vulnerabilità idrogeologica degli acquiferi lombardi La vulnerabilità di un acquifero è legata essenzialmente alla possibilità di penetrazione e propagazione di un eventuale inquinante nell acquifero stesso, per cui dipenderebbe principalmente dalla attitudine di un deposito a farsi attraversare da parte di un eventuale inquinante legata a diversi fattori fra cui i principali risultano essere lo spessore del non saturo e la litologia che lo caratterizza. La linea seguita nell ambito dello studio svolto è stata quella di riferirsi alla classificazione CNR-GNDCI del 1996, che viene di seguito riportata in sintesi, mantenendone lo schema generale e modificandola in base alla situazione degli acquiferi lombardi, facendo riferimento alla sola falda superficiale che è quella di interesse per lo studio in esame. La scelta di tale metodo rispetto ai metodi parametrici, che tengono in considerazione un maggiore numero di parametri, è stata effettuata dopo una attenta valutazione dei dati attualmente a disposizione e della scala di indagine. Il buon risultato dell applicazione di qualsiasi classificazione di vulnerabilità su aree estese dipende dalla buona densità areale e dalla qualità dei set di dati di ogni singolo parametro richiesto dalla classificazione. La mancanza di un numero adeguato di dati anche di un solo parametro può inficiare considerevolmente la qualità del risultato finale, e tale possibilità si 19

25 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità verifica con maggiore probabilità quanto più è ampia la zona da analizzare (Kehew e al. 2000, USEPA 1993). Spesso perciò, per aree vaste risulta preferibile utilizzare metodi che richiedono meno parametri, ma la cui immediata disponibilità risulta adeguata alle dimensioni della zona in esame. Il metodo proposto dal CNR-GNDCI (Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche) fornisce la valutazione della vulnerabilità in base alla zonazione del territorio per aree omogenee in funzione dell assetto idrogeologico; questo prevede la suddivisione del territorio oggetto di esame in cinque classi ordinali di vulnerabilità, in funzione delle varie combinazioni dei valori di tre parametri geologici ritenuti rilevanti nel controllo dei tempi di infiltrazione di inquinanti idroveicolati dal piano campagna alla falda, come riportato nella Tabella 3.2. Tabella Classi di attribuzione della vulnerabilità nel metodo CNR-GNDCI Classi di vulnerabilità Litologia di superficie Tetto dei depositi dell'acquifero Bassa Media Alta Elevata Argilla Limo Argilla Limo Limo Sabbia/Ghiaia Limo Sabbia Sabbia Ghiaia Sabbia Ghiaia permeabili (m) >10 >10 <10 <10 >10 >10 <10 >10 <10 <10 <10 >10 e <10 Caratteristiche dell acquifero Confinato/libero Confinato Confinato/libero Confinato Libero Confinato Libero Confinato Libero Confinato Libero Libero Estremamente elevata Ghiaie e alvei fluviali 0 Libero I tre parametri utilizzati, generalmente rappresentati in forma di carte tematiche, sono così definiti: Litologia della superficie: litologia al di sotto del primo metro di suolo; Profondità del tetto delle ghiaie: profondità in metri dal piano campagna del tetto del primo corpo acquifero significativo; Caratteristiche dell acquifero: discriminazione spaziale in superficie tra i domini acquiferi a falda libera e i domini acquiferi di falda in pressione. Più in specifico per Litologia di superficie si intende la litologia riferita all intero spessore della facies affiorante mentre per Profondità del tetto delle ghiaie si intende lo spessore metrico della facies a tessitura fine affiorante. La carta ottenuta dalla sovrapposizione e riclassificazione delle tre carte tematiche costituisce un elaborato di dettaglio che opera una zonizzazione, con criteri geologici standardizzati, della vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento. Per la valutazione della vulnerabilità idrogeologica della zona di pianura della Regione Lombardia si è mantenere lo schema generale della classificazione CNR GNDCI del 1996, modificandola in base alla situazione degli acquiferi lombardi, secondo la tabella seguente: 20

26 Allegato 10 Tabella Classificazione CNR GNDCI e sue modifiche Metodo di base CNR-GNDCI (1996) Classificazione rivista con riferiment o solo alla falda libera Profondità del tetto delle ghiaie Litologia di superficie Caratteristiche dell acquifero (libero, confinato) Soggiacenza della falda Spessore litotipi a bassa permeabilità all interno della zona vadosa Viene comunque mantenuta la suddivisione in 5 classi In pratica sono state effettuate le seguenti variazioni: a) è stato omessa la voce Caratteristiche dell Acquifero, in quanto per l interesse dello studio si è fatto riferimento alla sola falda superficiale che risulta libera sulla quasi totalità del territorio e solo localmente risulta semiconfinata; b) al termine profondità del tetto delle ghiaie è stato sostituito il termine soggiacenza, in quanto in ampi settori della pianura lombarda la falda si trova ben al di sotto del tetto dell acquifero che la contiene il quale può avere estesi livelli a bassa permeabilità al suo interno che sono posti al di sopra del livello della falda stessa; c) al termine litologia di superficie è stato sostituito lo spessore dei litotipi a bassa permeabilità all interno della zona insatura per tenere conto insieme alla litologia di superficie anche dei livelli citati al punto b). La classificazione i cui campi di variazione hanno tenuto conto dei tempi medi di percorrenza dell acqua di infiltrazione nella zona non satura assume lo schema di Tabella 3.4. Tabella Attribuzione del grado di vulnerabilità in funzione delle variazioni dei parametri Soggiacenza della falda (m) Spessore litotipi bassa permeabilità (m) < 5 Argilla < 2 oppure Limo < 4 < 5 Argilla > 2 oppure Limo > Argilla < 2 oppure Limo < Argilla 2-5 oppure Limo Argilla > 5 oppure Limo > 10 > 15 Argilla < 2 oppure Limo < 4 > 15 Argilla 2-5 oppure Limo 4-10 > 15 Argilla > 5 oppure Limo > 10 Grado vulnerabilità Punteggio Estremamente elevato 50 Elevato 40 Elevato 40 Alto 30 Medio 20 Alto 30 Medio 20 Basso 10 21

27 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Nell applicazione della tabella alle stratigrafie delle perforazioni di pozzi e sondaggi sono state seguite le seguenti specifiche: Argilla: si considera argilla solo quando nella stratigrafia non è insieme a materiale grossolano, o se è chiaramente espresso che questo è in percentuali minime (es. argilla debolmente sabbiosa, o argilla con rara sabbia). In caso contrario può essere al massimo valutato come spessore di limo. Limo: si considera limo solo quando nella stratigrafia non è insieme a materiale grossolano, o se è chiaramente espresso che questo è in percentuali minime (es. limo debolmente sabbioso, o limo con rara sabbia). In caso contrario non viene considerato. Quando si è trovata una stratigrafia sia con limo che con argilla e non si rientrava in una delle categorie riportata in tabella per lo spessore dei litotipi a bassa permeabilità è stata fatta la somma degli spessori, considerando un uguale spessore di limo, pari a metà di quello dell argilla (es. 4 m di argilla + 4 m di limo = 6 m di argilla o 1 m di argilla + 3 m di limo = 5 m di limo). Nei casi di soggiacenza inferiore a 5 m è stato introdotto un maggior dettaglio di studio, soprattutto per quello che riguarda la presenza di argilla. E stato fatto questo per contrastare le anomalie sorte in prevalenza nella provincia di Mantova dove le falde più superficiali con soggiacenza inferiore a 5 m, risultano semiconfinate a causa della presenza di spessori potenti di litotipi argillosi in superficie e quindi maggiormente protetti rispetto a falde libere superficiali (Tab. 3.5). Tabella Attribuzione del grado di vulnerabilità in funzione Soggiacenza della falda (m) delle variazioni dei parametri Spessore litotipi a bassa permeabilità (m) Grado di vulnerabilità < 5 Argilla > 4 Medio - alto < 5 3 < Argilla < 4 Alto < 5 2 < Argilla < 3 Elevato Alto Al fine di confrontare sinteticamente le varie carte della vulnerabilità, ottenute con diverse metodologie, parametriche e non, è stato quindi necessario adottare una classificazione univoca e semplificata per la vulnerabilità e, per tale scopo, si è scelto di utilizzare quella proposta dal CNR- GNDCI che riconosce cinque gradi di vulnerabilità: Basso, Medio, Alto, Elevato, Estremamente Elevato. A questi cinque gradi di vulnerabilità sono stati assegnati dei valori numerici (per effettuare l interpolazione dei dati con sistemi informatizzati) e la successiva rappresentazione cartografica (Tab. 3.6). Tabella Pesi assunti nella valutazione della vulnerabilità. Gradi di vulnerabilità B Basso 10 M Medio 20 A Alto 30 E Elevato 40 Ee Estremamente Elevato 50 Peso 22

28 Allegato 10 La valutazione della vulnerabilità viene eseguita partendo dai dati dei pozzi disponibili di cui risulta nota sia la stratigrafia che l ubicazione, con la relativa quota topografica. I pozzi disponibili aventi tali caratteristiche e quindi utilizzati nello studio sono stati Il percorso prevede per ogni pozzo: 1) valutazione dello spessore di insaturo dalla differenza tra la quota topografica del punto ed il valore della piezometria nel punto stesso. Per questo dato si fa riferimento alla piezometria del 1996 misurata su tutto il settore di pianura della Lombardia che oltre ad essere basata su circa 1200 punti misurati, rappresenta anche un momento di piena generale della falda libera e quindi porta ad una valutazione conservativa della vulnerabilità (tendenza generale ad ottenere gradi di vulnerabilità più alti). 2) Attribuzione della relativa classe di soggiacenza. 3) Valutazione dello spessore dei litotipi a bassa permeabilità presenti nella zona insatura. 4) Attribuzione del grado di vulnerabilità al singolo punto e del relativo punteggio. L attribuzione del punteggio ha lo scopo di permettere l interpolazione dei dati puntuali, che non sarebbe possibile con un semplice descrittore qualitativo. Questo permette anche di trattare più facilmente quei punti che per caratteristiche si troverebbero agli estremi di classe, evitando salti troppo elevati. Ad esempio ad un punto che cadrebbe nel grado di vulnerabilità Alto ma al limite con il grado Medio viene attribuito il punteggio 25. Una volta effettuati questi passaggi viene eseguita l interpolazione dei dati fino alla definizione delle aree a differente vulnerabilità secondo i seguenti punti: 1. Interpolazione mediante metodi geostatistici dei dati numerici puntuali indicanti la vulnerabilità idrogeologica in corrispondenza del pozzo; 2. Sovrapposizione con ambiti territoriali pertinenza fluviale (fonte ERSAF); 3. Confronto con carta geologica; 4. Confronto con sezioni idrogeologiche; 5. Delimitazione finale delle aree. Le operazioni ai punti 2, 3, 4 hanno il solo scopo di verificare la validità dell interpolazione e compensare eventuali imprecisioni derivanti dall interpolazione dei dati puntuali al fine di rispettare con più coerenza i lineamenti geomorfologici e geologici del territorio. Il prodotto fornisce la distribuzione delle zone a differente vulnerabilità idrogeologica che è legata solamente alle caratteristiche idrogeologiche del sottosuolo senza tenere in considerazione l effetto della componente suolo e delle modalità di movimento specifiche di singoli contaminanti all interno di esso. 23

29 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Figura Carta della vulnerabilità idrogeologica La Carta della Vulnerabilità Idrogeologica (Fig. 3.2) mostra che le aree a vulnerabilità media e bassa si trovino in maggior parte nel settore settentrionale dell area con altre presenze significative nella Provincia di Mantova e di Pavia. Il rimanente settore centro meridionale è costituito prevalentemente da aree con grado di vulnerabilità alto ed elevato con piccole percentuali di aree con grado estremamente elevato. Svolge un ruolo determinante per produrre questa situazione la soggiacenza della falda, che assume un peso maggiore rispetto agli altri parametri Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi lombardi Come previsto dal D. Lgs. 152/99 e secondo la metodologia già descritta, la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi è definita attraverso l integrazione della vulnerabilità idrogeologica e della capacità protettiva dei suoli. Il metodo proposto dal Dipartimento di Scienze della Terra per ottenere tale integrazione utilizza il criterio di incrocio (Tab. 3.6) adottato dalla Regione Emilia Romagna (Nuova carta della vulnerabilità degli acquiferi del parmense ed indirizzi di tutela delle acque - CNR-GNDCI, 2001). L applicazione cartografica di questo metodo è stata effettuata mediante l intersezione dei due strati informativi (vettoriali) capacità protettiva del suolo e vulnerabilità idrogeologica, 24

30 Allegato 10 classificando il nuovo strato informativo secondo il criterio di Tabella 3.6, ottenendo così la carta di vulnerabilità degli acquiferi (Fig. 3.3). E' evidente l'attenuazione della vulnerabilità che si ottiene nella parte meridionale dell'area di pianura considerando anche le caratteristiche pedologiche. Tabella 3.7: Schema di incrocio della vulnerabilità idrogeologica e della capacità protettiva dei suoli. Vulnerabilità idrogeologica Capacità protettiva dei suoli Bassa Moderata Alta Bassa Bassa Bassa Bassa Media Media Media Bassa Alta Alta Media Media Elevata Elevata Alta Alta Estr. Elevata Estr. Elevata Estr. Elevata Estr. Elevata Figura Carta della vulnerabilità degli acquiferi: intersezione tra vulnerabilità idrogeologica e la capacità protettiva del suolo 25

31 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità 3.4. Vulnerabilità intrinseca su base comunale Al fine di poter operare un paragone con la carta della distribuzione dei carichi su territorio regionale, disponibile su base comunale, e per semplificare le modalità di applicazione delle procedure regolamentari, si è operata una ridefinizione delle aree su base comunale. Ogni comune è stato descritto quindi da una classe di diffusione della vulnerabilità, sulla base della classe di vulnerabilità degli acquiferi dominante rapportata alla superficie comunale, secondo un criterio che estende a tutta l area comunale le classi di vulnerabilità prevalenti. Alla classe 1 Tabella 3.8 corrisponde una vulnerabilità dell ambito comunale elevata, mentre alla classe 2 della tabella corrisponde una vulnerabilità medio-bassa. Tabella 3.8: Modello interpretativo per la classificazione della aree omogenee (vulnerabilità intrinseca: EE = estremamente elevata, E = elevata, A= alta, M = moderata, B = bassa). Classi 1 2 Condizioni E+EE+A> 50% O E+EE>5% M+B > 50% O E+EE<5% I comuni che presentano una vulnerabilità elevata, estremamente elevata o alta prevalente (>50%) si contraddistinguono per vulnerabilità potenziale diffusa, mentre quei comuni che presentano almeno metà dell ambito comunale medio bassa, vengono considerati non vulnerabili. Si consideri comunque che i comuni con una piccolissima frazione del territorio di vulnerabilità elevata o estremamente elevata (5% del territorio comunale) sono comunque stati considerati vulnerabili, anche nel caso di bassa vulnerabilità del territorio comunale. Le zone in cui la vulnerabilità risulta essere fortemente diffusa si estendono principalmente nella Media e Bassa Pianura Lombarda: a ovest caratterizza la zona centrale della Lomellina e alcuni comuni a sud ovest del Milanese in cui il carico zootecnico risulta essere comunque poco significativo; Valle dell Adda, Media e Bassa Pianura lombardo-bresciana e Valle del Mincio sono le altre tre grandi zone i cui comuni sono caratterizzati da estesa vulnerabilità e con carico zootecnico generalmente elevato. A queste grandi zone a vulnerabilità fortemente diffusa si aggiungono alcuni comuni isolati, principalmente localizzati nella fascia della Media e Bassa Pianura Lombarda e una ristretta zona situata nel Morenico Lariano. 26

32 Allegato 10 Figura Carta della vulnerabilità degli acquiferi determinata con il metodo CNR-GNDCI e descritta per comune utilizzando il modello interpretativo di dominanza areale. 27

33 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità 28

34 Allegato 10 Capitolo 4 Confronto con i carichi di origine agricola 4.1. I carichi diffusi La determinazione del carico di nitrati che insiste sul territorio deve, in linea di principio, prendere in esame due aspetti, la fertilizzazione organica e quella chimica. La prima è correlata alla zootecnia e quindi alla consistenza degli allevamenti; la seconda invece è correlata al tipo di coltura e alla diffusione e alle pratiche agricole essenziali. L argomento è affrontato nell Allegato 7 Stima dei carichi effettivi di Azoto e Fosforo da agricoltura nelle acque di superficie. Nell ambito di tale studio, cui si rimanda per gli aspetti metodologici e gli approfondimenti si sono ricostruite le seguenti cartografie: carta su base comunale, del carico di azoto al campo (Fig. 4.1); carta, su base comunale, dell eccesso di azoto (di origine zootecnica), determinata considerando sia la concimazione minerale che quella organica (Fig. 4.2). Entrambe le cartografie, che in senso assoluto mostrano valori molto diversi, ma che presentano un trend del carico di azoto simile, indicano e confermano quanto già rilevato in studi precedenti, che i carichi di azoto crescono significativamente movendosi dalla parte occidentale verso quella centro-orientale della pianura lombarda (Province di Lodi, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova fino al Mincio e a Nord del Po). 29

35 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Figura 4.1: Carta dei carichi di azoto al campo di origine zootecnica Figura Carta del bilancio dei carichi di azoto organico e minerale 30

36 Allegato 10 Prendendo come base di partenza i dati di dell Allegato 7, l analisi dei carichi di azoto di origine agricola condotta nel presente lavoro, ha tuttavia dovuto scontare il fatto che i dati ISTAT sono stati oggetto per tutto il 2003, di frequenti aggiornamenti, con cambiamenti talora consistenti e le elaborazioni effettuate hanno utilizzato i dati aggiornati al 25 gennaio 2003 e per le colture al 12 febbraio Inoltre si noti che per le stime delle quantità di azoto contenute nelle deiezioni delle diverse tipologie di animali allevati e poi effettivamente distribuiti in campo, sono proposte in bibliografia tabelle di conversione anche molto diverse. Nell analisi dell Allegato 7 sono state utilizzate le tabelle inserite all interno del Progetto Riciclo dei reflui dal sistema-agricolo industriale (CNR, 2002); coefficienti e criteri in parte diversi sono stati invece utilizzati dall Autorità di Bacino del Po (bozza di discussione relativa alla direttiva: Criteri per la determinazione dei carichi massimi ammissibili nei corpi idrici, settembre 2002); altre tabelle che utilizzano criteri di conversione e di classificazione diverse sono state estratte anche dalla rivista Genio Rurale (n ) e su alcune pubblicazioni relative al Progetto Editoriale PANDA. A livello regionale, infine, una stima più precisa del carico di azoto di provenienza zootecnica potrà essere effettuata quando sarà disponibile la banca dati delle dichiarazioni relative ai Piani di Utilizzazione Agronomica (PUA e PUAS) già consegnati che consentirà di tenere conto di parametri più dettagliati quali, il tipo di stabulazione per i bovini o del tipo di lavaggio dei box per i suini. La legenda di rappresentazione è stata definita considerando alcuni valori significativi a livello legislativo (dir. CE 91/676 e L.R. 37/93); 340 kg/ha è il carico massimo dei reflui zootecnici applicabili ai suoli adibiti all uso agricolo in termini di azoto totale annuo, mentre 170 kg/ha è il limite massimo fissato per le aree classificate come vulnerabili La carta della vulnerabilità potenziale da carico agricolo Al fine di tenere conto del carico agricolo effettivamente presente sul territorio lombardo e del suo impatto sul sistema suolo sottosuolo - acque sotterranee è stato realizzato un incrocio tra i dati relativi alla vulnerabilità delle falde acquifere descritta per comune (vulnerabilità idrogeologica + capacità protettiva dei suoli, attribuita su base comunale) e il carico di azoto al campo, definito su base comunale. E stato utilizzato come discriminante il limite di 170 kg/ha che rappresenta il carico massimo dei reflui zootecnici applicabili ai suoli adibiti all uso agricolo in termini di azoto totale annuo per le aree classificate come vulnerabili. Viene quindi considerata significativa e utilizzata questa soglia, come critica per le aree a vulnerabilità delle falde acquifere. L applicazione di questo criterio (Tab. 4.1) da parecchio rilievo al carico zootecnico presente sul territorio considerato di rilevanza pari alle caratteristiche ambientali (idrogeologiche e podologiche) dello stesso. D altra parte la presenza del carico zootecnico definisce sul territorio delle situazioni di pericolosità o di rischio per gli acquiferi e per le acque superficiali, che non dipende dalle caratteristiche ambientali di suolo e sottosuolo, ma da cui dipendono le effettive possibilità di contaminazione di acquiferi e acque superficiali. Tabella 4.1 Modalità di combinazione tra vulnerabilità sintetica e carichi zootecnici Vulnerabilità Basso carico zootecnico < 170 kg/ha Carico di azoto Alto carico zootecnico > 170 kg/ha Comune Vulnerabile 2 1 Comune non Vulnerabile

37 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Sulla base degli incroci previsti in Tabella 4.1 è stata effettuata una riclassificazione dei comuni in tre classi: alta o media vulnerabilità e alto carico zootecnico, bassa vulnerabilità e basso carico zootecnico, alta e media vulnerabilità con basso carico zootecnico e alto carico zootecnico con bassa vulnerabilità dell ambito comunale. Risulta d altra parte di estrema importanza evidenziare la distribuzione dei carichi zootecnici all interno della regione al fine di intervenire con le misure più appropriate sui settori che rappresentano la fonte del potenziale inquinamento delle acque. Questo tipo di vulnerabilità, che dovrebbe più correttamente essere definito rischio di inquinamento, in quanto per la prima volta viene preso in considerazione l elemento produttore della situazione di potenziale inquinamento, verrà comunque nel seguito definita come vulnerabilità potenziale in quanto strettamente connesso alla presenza del carico zootecnico. L area di pianura lombarda resta così suddivisa in tre classi di potenziale vulnerazione, con un area ad alta vulnerabilità situata nel settore orientale della pianura dove effettivamente si concentrano le attività agricole e zootecniche di più alto impatto (Fig. 4.3). Figura 4.3 Carta della vulnerabilità potenziale della pianura: intersezione tra vulnerabilità nell'ambito comunale e carichi zootecnici. 1) vulnerabilità potenziale dell ambito comunale elevata, 2) vulnerabilità potenziale nell'ambito comunale intermedia e 3) vulnerabilità potenziale nell'ambito comunale bassa. 32

38 Allegato 10 Capitolo 5 Lo stato di qualità delle acque superficiali e sotterranee La distribuzione areale della concentrazione dello ione nitrato nelle falde acquifere, specie quelle più superficiali, e nei corsi d acqua, si configura come un ulteriore elemento conoscitivo per identificare le aree in cui la pressione antropica attuale o pregressa comporta o ha comportato l alterazione dei parametri qualitativi delle acque sotterranee. Questa caratterizzazione, si rende necessaria per identificare le falde già vulnerate o le cui acque sono vicine ai limiti normativi (50 mg/l); ponendo attenzione alle caratteristiche idrauliche delle falde stesse, tenendo in debita considerazione che la fonte della contaminazione può risiedere al di fuori del comune o dell area considerata. Per quanto riguarda i corsi d acqua si fa riferimento ai dati di qualità dei corpi idrici lombardi che sono stati utilizzati anche per la classificazione prevista dal D.Lgs. 152/99 e propedeutica alle attività di pianificazione. Questi dati relativi alle concentrazioni di nitrato in falda e in acque superficiali sono determinanti anche per definire situazioni di accertata compromissione qualitativa delle acque sotterranee dovute a fattori antropici di origine agricola o urbana. Il confronto della cartografia delle concentrazioni dello ione nitrato in falda e nelle sezioni delle aste fluviali con la pressione agricola, identifica le aree ove è in atto un degrado qualitativo delle risorse idriche sotterranee e superficiali, derivante dall attività agricola laddove presente o, altrimenti, attribuibile ad origine urbana I nitrati in acque superficiali Per quanto riguarda i corpi idrici in tutto o in parte sul territorio lombardo è da rilevare che gli stessi non sono stati ad oggi soggetti a fenomeni di eutrofizzazione, secondo la definizione data al termine dalla direttiva 271/91/CE, presentando caratteristiche morfologiche e idrologiche che rendono poco probabile la proliferazione di alghe e di forme superiori di vita vegetale tale da produrre una indesiderata perturbazione dell equilibrio degli organismi presenti nell acqua e della qualità delle acque interessate. Le informazioni sulle caratteristiche qualitative delle acque superficiali lombarde sono il risultato dei dati rilevati dall Agenzia regionale per la protezione dell ambiente mediante una rete di monitoraggio che copre le esigenze conoscitive regionali. Per i singoli fiumi tra i parametri che presentano più diretta connessione con il possibile sviluppo di fenomeni di eutrofizzazione, è rilevato il valore di concentrazione dello ione nitrato. Per la valutazione dei differenti parametri tipici dell eutrofizzazione si sono utilizzate le concentrazioni medie annue per singola stazione e per singolo corso d acqua. L esame complessivo dei dati evidenzia, in alcune stazioni e per alcuni mesi, la mancanza di informazioni per gli anni 2000 e 2003; in particolare nel 2003, anno caratterizzato da un prolungato periodo di siccità, ciò è dipeso dalla totale mancanza d acqua in alveo. Si sottolinea inoltre che nell elaborazione delle informazioni per la determinazione della media annua del singolo parametro tutti i valori risultati inferiori al limite di rilevabilità strumentale sono stati sostituiti con la metà del limite stesso. Tra i corpi idrici lombardi si individuano solo alcuni casi di valori di concentrazione che superano o si avvicinano al limite di 10 mg/l, considerato significativo per la presenza dei nitrati 33

39 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità nelle acque, in particolare: parte bassa del corso del Fiume Adda, Mincio, Oglio, Seveso, Lambro, Olona-Lambro meridionale (Figg e 5.2). In nessuno dei corpi idrici superficiali lombardi viene mai raggiunta la concentrazione di 50 mg/l, neanche occasionalmente, concentrazione limite significativa per la definizione di vulnerabilità delle acque. Figura Concentrazione di nitrati in acque superficiali Fiume ADDA - Nitrati mg / L limite zona vulnerabile nitrati Valdidentro Sondalo Villa di Tirano Caiolo Valtellino Gera Lario Calolziocorte Cornate d'adda Rivolta d'adda Cavenago d'adda Pizzighettone limite limite zona vulnerabile nitrati Fiume MINCIO - Nitrati mg / L Peschiera Monzambano Marmirolo Goito Mantova Roncoferraro limite 34

40 Allegato 10 Fiume OGLIO - Nitrati mg / L limite zona vulnerabile nitrati Vezza d'oglio Esine Costa Volpino Capriolo Castelvisconti Ostiano Canneto sull'oglio Bozzolo Marcaria limite Di questi solo Adda, Mincio e Oglio scorrono in aree ad alta concentrazione di carico zootecnico e d altra parte non presentano i valori più elevati, raggiungendo solo in alcuni tratti i 10 mg/l. Le concentrazioni di nitrati più importanti sono raggiunte da corpi idrici, Olona, Seveso e Lambro che non attraversano aree agricole importanti, ma bensì scorrono nell area più densamente popolata della regione subito a nord della città di Milano. Figura Concentrazione di nitrati in acque superficiali mg / L Fiume OLONA sett. - Nitrati limite zona vulnerabile nitrati Varese Lozza Fagnano Olona Legnano Rho limite 35

41 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Fiu m e SEVESO - Nit r at i Vertemate Cantù Lentate Bresso mg / L limite zona vulnerabile nitrati limite Fiume LAMBRO sett. - Nitrati mg / L limite zona vulnerabile nitrati Lasnigo/Asso Merone Costamasnaga Lesmo Brugherio Melegnano Orio Litta limite In Figura 5.3 è evidenziata la relazione tra le aste fluviali citate e la distribuzione regionale dei carichi zootecnici. E soprattutto il settore nord-milanese ad evidenziare una concentrazione di ione nitrato significativa nei corsi d acqua anche in corrispondenza di un carico zootecnico generalmente basso. 36

42 Allegato 10 Figura Corsi d acqua e carichi zootecnici I grafici segnalano situazioni che si discostano dal normale andamento per la presenza di scarichi di depurazione urbana poco a monte delle stazioni di campionamento, a Bresso sul Seveso, a Brugherio sul Lambro Settentrionale che si caratterizzano per un costante ed elevato valore di azoto totale. E notevole anche l immissione di affluenti nei corsi d acqua principali, come ad esempio i torrenti Lura e Bozzente confluenti in Olona Settentrionale, che influenzano la qualità dell acqua nelle stazioni subito a valle dell immissione. Non essendo, tuttavia, presenti superamenti della concentrazione di 50 mg/l NO3, (indicato dall allegato dalla direttiva 91/676/CE sulla protezione delle acque dall inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole) attestandosi i dati medi rilevati a valori notevolmente inferiori, e poiché tali valori non presentano incrementi significativi nel tempo, non si ritiene di dover procedere ad una designazione dei corsi d acqua in argomento quali vulnerabili I nitrati in acque sotterranee Come per le acque superficiali le informazioni sulle caratteristiche qualitative delle acque sotterranee lombarde sono il risultato dei dati rilevati dall Agenzia regionale per la protezione dell ambiente mediante una rete di monitoraggio che copre le esigenze conoscitive regionali. Al fine di consentire un elaborazione su una serie prolungata di dati sono stati utilizzati i valori derivanti dalla misure della rete di monitoraggio ARPA relativi agli anni (nel

43 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità ARPA è subentrata alle province nella gestione delle reti di monitoraggio acque sotterranee) e le misure delle reti provinciali ove disponibili relative al periodo Ai fini della valutazione della concentrazione di nitrato in falda le elaborazioni statistiche applicate sono state relative al valore medio e al valore massimo, previsti dalle linee guida della Commissione Europea. In particolare è stata utilizzata la concentrazione media annua per individuare i comuni nei quali si sia verificato un superamento di 50 mg/l, che devono quindi considerarsi vulnerati. Si è tenuto conto invece delle concentrazioni massime annue per singolo punto di prelievo al fine di definire, con maggiore sicurezza, una fascia di attenzione in cui è stato osservato il superamento di 40 mg/l. La regione Lombardia aveva già effettuato una prima individuazione di comuni vulnerabili con la d.g.r. n. 5/69318 del 1 agosto 1996, utilizzando questo stesso criterio di superamento del valore soglia di 50 mg/l. I comuni ove, sulla base dei dati di monitoraggio relativi ai primi anni 90, si osservava un superamento del limite di concentrazione dello ione nitrato di 50 mg/l erano già stati definiti come vulnerabili e corrispondono quindi ad una prima definizione già effettuata dalla regione (Fig. 5.4). Figura Aree vulnerabili ai sensi della D.g.r. n. 5/69318/96, attuativa della L. 37/93 In Figura 5.5 sono stati rappresentati i comuni che hanno presentato un superamento del limite dei 50 mg/l nel periodo coprendo quindi un periodo di monitoraggio di circa 10 anni. E comunque interessante osservare che il numero dei comuni interessati da fenomeni di inquinamento da nitrati non è aumentato eccessivamente, ma i fenomeni di inquinamento risultano persistenti in determinate aree. 38

44 Allegato 10 Figura Comuni per i quali è stato evidenziato il superamento del limite di concentrazione di 50 mg/l tra il 1997 e il 2003 Il confronto con la carta della vulnerabilità comunale (Fig. 5.6) e con la presenza di carico zootecnico (Fig. 5.7) evidenzia che non solo non esiste una corrispondenza tra questi parametri e la presenza di fenomeni di inquinamento in falda, ma gli stessi si concentrano in aree con basso carico zootecnico e vulnerabilità riferita al territorio comunale bassa. Nell applicazione di questo confronto deve comunque essere rilevato che: alcuni pozzi delle rete di monitoraggio possono non riportare con precisione la falda che viene da essi intercettata; solo il 20% circa del totale dei pozzi monitorati che capta con certezza la prima falda, i rimanenti captano falde più profonde caratterizzate da una minore vulnerabilità all inquinamento. Una prima visione di insieme dello stato chimico delle acque sotterranee sull intera pianura lombarda è comunque desumibile dall utilizzo dei dati idrochimici, tenendo conto che i dati provenienti dalla rete ARPA sono confermati dai precedenti dati provenienti dalle reti provinciali. E evidente comunque che anche considerando tutti i pozzi, qualunque falda captino, non in tutti i comuni è presente un pozzo di monitoraggio e perciò, lavorando a scala comunale, alcuni comuni possono non risultare vulnerati perché non hanno dati analitici diretti, ma la situazione evidenziata deriva da interpolazione dei dati presenti in zone limitrofe. 39

45 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Figura Superamento del limite di 50 mg/l e carta della vulnerabilità comunale Figura Superamento del limite di 50 mg/l e carta del carico zootecnico 40

46 Allegato 10 Per maggiore sicurezza è stato effettuato un incrocio anche con la carta della vulnerabilità intrinseca (vulnerabilità idrogeologica + capacità protettiva dei suoli) originaria, non riferita ai limiti comunale. Il risultato, in Figura 5.8, non appare sostanzialmente cambiato, una parte significativa dei dati di superamento della concentrazione limite interessano il settore nordoccidentale della pianura, dove la vulnerabilità intrinseca risulta sempre bassa o media. Figura 5.8 Comuni per i quali è stato evidenziato il superamento del limite di concentrazione di 50 mg/l e carta della vulnerabilità sintetica Al contrario esiste una discreta corrispondenza tra la presenza di nitrati in acque superficiali e le corrispondenti acque sotterranee, oltre alla nota corrispondenza con l area densamente popolata del nord-milano (Fig. 5.9). Questa correlazione permette di individuare alcune aree in cui la fonte di inquinamento da nitrati delle acque sotterranee, e forse anche superficiali, è direttamente connessa alla presenza di un elevato carico civile, da una probabile scarsa efficienza delle reti fognarie, dalla presenza di scarichi civili non ancora depurati sia in corpo idrico superficiale che sul suolo. Per questo tipo di aree le misure di contenimento dei carichi di origine agricola, pur essendo vigente da alcuni anni, non ha dato risultati evidenti, anzi apparentemente è aumentato il numero dei comuni che hanno rivelato contaminazioni da nitrati in falda. Appare quindi opportuno ricorrere a misure di limitazione e contenimento del carico di tipo civile in queste aree, che possono essere associate alle misure di contenimento del carico zootecnico, le quali non possono essere tuttavia sufficienti, alla limitazione dei nitrati verso le falde sotterranee. 41

47 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Figura Comuni per i quali è stato evidenziato il superamento del limite di concentrazione di 50 mg/l e corsi d acqua milanesi 42

48 Allegato 10 Capitolo 6 Una proposta di cartografia della vulnerabilità integrata Sovrapponendo le cartografie della vulnerabilità potenziale legata alle fonti agricole e le cartografie relative ai comuni vulnerati o vicini ai limiti di vulnerazione si può ottenere una individuazione che tiene conto di tutti i parametri previsti dalla legge. Nell analisi si è dovuto anche tenere conto delle considerazioni del capitolo precedente relative alle fonti di inquinamento non zootecnico presenti in regione. Mantenendo l individuazione della vulnerabilità potenziale legata alla fonti agricole derivata dalle elaborazioni effettuate, i dati di qualità delle acque sotterranee hanno consentito di ampliare l area vulnerabile (Tab. 6.1). Tabella Modalità dell incrocio tra i dati di vulnerazione e la vulnerabilità potenziale Qualità delle acque (nitrati) Superamento del valore medio annuo di 50 mg/l Superamento del valore massimo di attenzione di 40 mg/l Alta possibilità di vulnerazione Vulnerabilità potenziale Intermedia Bassa possibilità di vulnerazione Vulnerabile Vulnerabile Vulnerabile (prevalente fonte civile) Vulnerabile Attenzione Attenzione Nessun superamento Vulnerabile Attenzione Non vulnerabile Nella cartografia sono individuate aree vulnerabili da carichi zootecnici (Fig. 6.1), individuate in cartografia in colore rosso, e aree vulnerabili con ogni probabilità da carichi di prevalente origine civile, individuate in cartografia dal colore blu. Inoltre un ampia area della pianura può essere considerata come area di attenzione, in quanto presenta evidentemente almeno uno dei fattori predisponesti la vulnerabilità. La cartografia così definita tiene conto di tutti i fattori che definiscono la vulnerabilità. La stessa è di facile applicazione perché è definita su base comunale. Alcuni problemi di frammentarietà delle aree devono essere risolti. I comuni interamente circondati da comuni vulnerabili, devono essere riclassificati, a causa della scarsa risoluzione della rete di monitoraggio, che non consente una definizione adeguata di tutti i comuni. Un adeguamento della rete di monitoraggio è già allo studio, al fine di permettere un più completo e dettagliato quadro dello stato chimico delle acque della falda superficiale. Inoltre devono essere aggiunti alcuni comuni, contigui all unico specchio lacustre di pianura, potenzialmente soggetto ad eutrofizzazione: i Laghi di Mantova. 43

49 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Figura Carta della vulnerabilità integrata della Regione Lombardia. In legenda: 1) aree vulnerabili da nitrati di prevalente origine agricola, 2) aree di attenzione per almeno uno dei parametri che determinano la vulnerabilità, 3) aree non vulnerabili, 4) aree vulnerabili per carichi di prevalente origine urbana. Tenuto conto di tutti questi aspetti, viene proposta la cartografia di Figura 6.2, come rappresentazione della vulnerabilità integrata della regione Lombardia. Le aree vulnerabili costituiscono il 13 % circa della superficie regionale, mentre rappresentano il 23% della superficie di pianura. Rispetto alla Superficie Agraria Utile comunque l area dei comuni vulnerabili rappresenta il 26% della area di pianura. Inoltre le aree di attenzione rappresentano il 20% della superficie regionale e il 36% dell area di pianura. 44

50 Allegato 10 Figura Carta della Vulnerabilità da nitrati 45

51 Regione Lombardia - Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità 46

52 Allegato 10 Parte seconda La vulnerabilità da fitofarmaci 47

53 48 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità

54 Allegato 10 Capitolo 7 Inquadramento L art. 20 del D.Lgs. 152/99, in attuazione di quanto previsto dall art. 5, comma 21, del D. Lgs. 194/95, attuativo della direttiva 91/414/CE, relativa all immissione in commercio di prodotti fitosanitari, prevede l individuazione di aree vulnerabili da prodotti fitosanitari al fine di proteggere le risorse idriche o altri comparti ambientali dall inquinamento derivante dall uso di questi prodotti. I prodotti fitosanitari sono largamente utilizzati in agricoltura e rappresentano una sorgente di inquinamento diffusa di particolare rilievo. Tali sostanze, per le loro caratteristiche di tossicità e di persistenza possono rappresentare un potenziale pericolo per l uomo e soprattutto per gli ecosistemi. Nell ambito di questo lavoro si è cercato soprattutto di focalizzare l attenzione sulla potenzialità di inquinamento della risorsa idrica sia sotterranea, come previsto all allegato 7/B del D.Lgs. 152/99, che superficiale in applicazione del più recente decreto 367/03, che in attuazione della direttiva 76/464/CE, fissa gli standard di qualità nell ambiente acquatico per le sostanze pericolose, tra le quali sono compresi alcuni prodotti fitosanitari. Inoltre di recente, 8 maggio 2003, le Regioni hanno raggiunto un accordo con i Ministeri della Salute e dell Ambiente e Tutela del Territorio, per la predisposizione di Piani triennali di sorveglianza sanitaria e ambientale per la diffusione dei prodotti fitosanitari. Il già citato allegato 7, parte BI, al D.Lgs. 152/99 prevede che nelle aree individuate possano essere applicate limitazioni o escusioni d impiego, anche temporanee, di prodotti fitosanitari autorizzati, allo scopo di proteggere le risorse idriche e altri comparti rilevanti per la tutela sanitaria o ambientale da possibili contaminazioni. Lo stesso allegato 7, parte B II, prevede che la prima individuazione delle aree vulnerabili da prodotti fitosanitari comprenda le aree per le quali le attività di monitoraggio in corso abbiano già evidenziato uno stato di compromissione, con particolare riferimento ai corpi idrici sotterranei. L attività si è quindi svolta articolandosi in due parti distinte: Monitoraggio dei prodotti utilizzati anche in passato Valutazione del grado di vulnerabilità in relazione alla capacità protettiva dei suoli. Per le due attività non è stato utilizzato un differente elenco di prodotti, infatti nel monitoraggio, soprattutto delle acque sotterranee si è preferito continuare a ricercare anche sostanze che risultano ormai da tempo non più in uso, mentre per la valutazione del grado di protezione dei suoli alle singole sostanze si è preferito fare riferimento alle sostanze più utilizzate attualmente. 49

55 50 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità

56 Allegato 10 Capitolo 8 I prodotti fitosanitari nelle acque L attività di monitoraggio ha interessato sia le acque superficiali che sotterranee al fine di individuare gli episodi di contaminazione della risorsa idrica, laddove siamo in uso i principali prodotti fitosanitari. E necessario osservare che il criterio con il quale è opportuno ricercare nelle acque questo tipo di sostanze è diverso per le acque superficiali e per le acque sotterranee. Nelle acque sotterranee infatti si rinvengono per molto anni anche sostanze non più utilizzate ed è comune non ritrovarvi le sostanze più utilizzate all oggi. Al contrario nelle acque superficiali è normale rinvenire le sostanze più utilizzate di recente. Inoltre nelle acque sotterranee vengono facilmente rinvenuti i metoboliti delle sostanze più utilizzate. Particolarmente interessante infine è l evidenza che vengono rinvenute sostanze, anche in concentrazioni critiche, il cui utilizzo non può essere di tipo agricolo. Si tratto soprattutto di diserbanti utilizzati nell ambito della manutenzione di strade, ferrovie, parchi e giardini Acque superficiali Per quanto riguarda le acque superficiali per 2003, ARPA Lombardia ha effettuato un campionamento mensile su 90 località sul reticolo superficiale sia naturale che artificiale, nella zona di pianura ad agricoltura intensiva (Fig. 8.1). Nella Tabella 8.1 sono elencate le sostanze che sono state analizzate nelle stazioni di monitoraggio ambientale della rete ARPA Lombardia, selezionate per questo tipo di sostanze. Per le sostanze selezionate si è trattato, in prevalenza, di diserbanti utilizzati direttamente sui suoli spesso in pretrattamento, sono più comunemente interessati da fenomeni di dilavamento e percolazione, con un impatto evidente sull ambiente e sul sistema delle acque. La misura è stata effettuata in corrispondenza di ogni prelievo mensile eseguito per il monitoraggio ambientale. Sostanza Tabella Sostanze monitorate nelle acque superficiali Limiti previsti (µg/l) Provvedimento Alachlor 0,1 DM 367, del 6/11/03 (2008) Atrazina 0,05 DM 367, del 6/11/03 (2008) Bentazone 1 DM 367, del 6/11/03 (2008) Metolachlor 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Molinate 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Simazina 0,2 DM 367, del 6/11/03 (2008) Terbutilazina 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Trifluralin 0,03 DM 367, del 6/11/03 (2008) Proponile 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Tiocarbazile 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Aldrin 0,0001 DM 367, del 6/11/03 (2008) Dieldrin 0,0001 DM 367, del 6/11/03 (2008) Endrin 0,0006 DM 367, del 6/11/03 (2008) Isodrin n.d. DM 367, del 6/11/03 (2008) 51

57 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Tra le misure eseguite nelle stazioni di monitoraggio sono state osservate presenze di: Alachlor, Metolachlor, Atrazina, Bentazone, Molinate, Simazina, Terbutilazina, prodotti effettivamente molto utilizzati nelle comuni pratiche agricole, colture intensive soprattutto (Fig. 8.2). Solo l Atrazina è un prodotto già vietato, per impiego e vendita, dall ordinanza ministeriale 705/910 del 18/3/92, che continua però a rinvenirsi nell ambiente a causa probabilmente di una elevata persistenza. Figura Stazioni della rete di monitoraggio per il rilevamento delle sostanze fitosanitarie nelle acque superficiali. Sono evidenziate le stazioni nelle quali sono stati osservati superamenti. 52

58 Allegato 10 Figura Numero dei superamenti per stazione di monitoraggio 53

59 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Si rileva comunque un superamento di valori limite in alcune località e per alcune sostanze, in particolare: Metolachlor: 2 superamenti Sezione Pieve del Cairo, sul Fiume Po; Sezione Santo Stefano Lodigiano, sulla Roggia Mortizza, affluente diretto del Fiume Po; Molinate: 6 superamenti Sezioni Nicorvo, Vellezzo Lomellina e Lomello del Torrente Agogna; Sezione Pieve del Cairo, Mezzanino e Spessa sul Fiume Po; Terbutilazina: 6 superamenti Sezione Senna Lodigiana sul Fiume Po; Sezione Sant Angelo Lodigiano sul Fiume Lambro Meridionale; Sezione Santo Stefano Lodigiano, sulla Roggia Mortizza, affluente diretto del Fiume Po; Sezione Ostiano sul Fiume Oglio; Sezioni Cura Carpignano e S. Zenone Po sul Fiume Olona Meridionale. Il Molinate è una sostanza che viene utilizzata solo sul riso e il suo ritrovamento è limitato pertanto alla zona risicola della Lomellina. Più diffuso il ritrovamento di Terbutilazina, sostanza che viene impiegata per il diserbo del mais e quindi distribuita su un area molto più vasta. Si osservi comunque che la Sezione di Monitoraggio Pieve del Cairo si colloca all entrata in regione del Fiume Po e ne registra quindi le condizioni base. Il limite strumentale per la misura di Aldrin, Eldrin, Endrin, Isodrin è risultato essere di gran lunga più elevato rispetto alle concentrazioni limite fissate dal D.M. sopra citato. In pratica quindi non si è fatto riferimento a tale limite a riguardo del quale non poteva essere evidenziato l eventuale superamento. Si è quindi fatto riferimento al limite di 0,03, previsto al D.Lgs. 152/99 per le acque sotterranee e non si è evidenziato alcun superamento Acque sotterranee Per quanto riguarda le acque sotterranee sono state considerate le misure relative ai punti di monitoraggio della rete ARPA Lombardia per lo stato delle acque sotterranee. I dati utilizzati sono quelli delle campagne interessanti su 278 pozzi, più di quelli utilizzati per la classificazione. Nella Tabella 8.2 sono elencate le sostanze che sono state analizzate nelle stazioni di monitoraggio ambientale della rete ARPA lombardia. Le sostanze selezionate sono i più comuni diserbanti e i loro metabolici principali, che si conservano a lungo nelle acque sotterranee. La misura è stata effettuata in corrispondenza di ogni prelievo semestrale eseguito per il monitoraggio ambientale. 54

60 Allegato 10 Tabella Fitofarmaci ricercati e limiti utilizzati Sostanza Limiti previsti (µg/l) Provvedimento Aldrin 0,03 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Dieldrin 0,03 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Pesticidi totali 0,5 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Atrazina 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Atrazina desetil 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Atrazina desisopropil 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Terbutilazina 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Terbutilazina desetil 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Eptacloro 0,03 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Eptacloro epossido 0,03 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Simazina 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Molinate 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Bromacil 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Esazinone 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Bentazone 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/ diclorobenzammide 0,1 Tab. 21 dell All. I del D.Lgs 152/99 Si è rilevato un superamento occasionale di alcune sostanze, vietate ormai da molto tempo, ma molto persistenti quali: Aldrin e Dieldrin. Mentre Si osserva il superamento dei limiti previsti per un altro prodotto, vietati da più di 10 anni: l Atrazina, che in 4 pozzi, con alcuni suoi metaboliti: Atrazina desetil, in 1 pozzo, e Atrazina desisopropil in 1 pozzo, si rinviene nei pozzi della rete ambientale della Provincia di Bergamo e di alcune province limitrofe (Fig. 8.3). 55

61 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura ritrovamenti in atrazina nelle acque sotterranee 3,000 2,000 1,000 0,000 BREMBATE MISANO GERA D'ADDA CARAVAGGIO URGNANO GRASSOBBIO MARTINENGO BOLGARE Milano BG BG BG BG BG BG BG MI Sono stati osservati alcuni superamenti di sostanze diverse: pesticidi totali, in 3 pozzi, e alcuni occasionali superamenti per alcune sostanze: Terbutilazina, superamento in 2 punti, Esazinone, superamento in 1 punto e Bromacil in 4 punti. Di questi certamente quest ultimo non presenta un utilizzo agricolo e appare legato all utilizzo civile quale diserbante lungo i tracciati ferroviari. Decisamente critica appare la situazione del Bentazone che è stato rinvenuto in 13 punti con un superamento dei limiti di qualità in 11 punti (Fig. 8.4). Naturalmente legato alla coltura del riso, questo fitofarmaco si ritrova praticamente in tutta l area di coltivazione dello stesso. Figura Punti di ritrovamento del bentazone in acque sotterranee PIEVE FISSIRAGA COMAZZO CASTELNUOVO BOCCA D'ADDA Lacchiarella REDONDESCO REVERE CANDIA LOMELLINA VALLE LOMELLINA CILAVEGNA VIGEVANO DORNO BELGIOIOSO PIEVE PORTO MORONE LO LO LO MI MN MN PV PV PV PV PV PV PV 56

62 Allegato 10 Capitolo 9 Valutazione del grado di vulnerabilità in relazione alla capacità protettiva dei suolo 9.1. SuSAP Il D.Lgs. 152/99 (Allegato 7 parte BIII) prevede per un II livello di approfondimento informativo la valutazione della vulnerabilità specifica da fitofarmaci sia da ottenersi tramite la combinazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi D.Lgs. 152/99 (Allegato 7 parte BIII) con quella della capacità di attenuazione del suolo per una determinata sostanza o gruppi di sostanze. Questo tipo di valutazione, sempre citando la normativa, deriva da studi approfonditi ed interdisciplinari e richiede l uso di modelli di simulazione ai quali si fa esplicito riferimento nella normativa per il calcolo della lisciviazione dei prodotti fitosanitari nel suolo. Nel 1997 l ERSAF, anticipando quanto prescritto dal D.Lgs. 152/99, nell ambito del Progetto LIFE-Ambiente, finanziato dalla Commissione Europea e dalla Regione Lombardia (LIFE98/ENV/IT/00010), ha realizzato il sistema SuSAP. SuSAP è un sistema di supporto alle decisioni, sviluppato in ambiente GIS, costituito da tre diversi livelli decisionali: regionale, locale e aziendale. Si tratta di un software user-friendly che permette la memorizzazione e la gestione di dati, la possibilità di effettuare calcoli e simulazioni, e sviluppato con programmi commerciali di largo utilizzo in grado di funzionare su personal computer. I database integrati in SuSAP sono relativi a: cartografia dei suoli, dati meteo-climatici, colture, proprietà chimico-fisiche dei fitofarmaci e strategie di trattamento fitosanitario. Per ogni coltura, sono disponibili le strategie di intervento più comunemente applicate (formulati commerciali, frequenza ed epoca di trattamento), le corrispondenti relazioni con le infestanti e le malattie da controllare e le fasi fenologiche. In SuSAP sono integrati due modelli matematici per la stima del destino ambientale degli antiparassitari e un indice di rischio ambientale. A scala regionale e locale i dati, elaborati mediante i modelli matematici integrati nel sistema forniscono, grazie all integrazione con un sistema GIS, mappe di vulnerabilità dei suoli alla lisciviazione di specifici fitofarmaci. Attualmente SuSAP è implementato a scala regionale (1: ) su tutta l area di pianura e collina della Lombardia e a scala locale per le zone Pianura Bergamasca, Lomellina, Oltrepo Mantovano, provincia di Lodi e di Cremona. Nella Tabella 9.1 sono evidenziate le principali caratteristiche tecniche del software SuSAP e dei modelli in esso integrati. Tabella Caratteristiche tecniche di SuSAP - scala regionale e locale. Scale di applicazione Input Modelli Regionale (pianura e collina) scala 1: ; Locale (Lomellina, Oltrepo Mantovano, Pianura Bergamasca, Provincia di Lodi e Cremona) scala 1:50.000; Suolo, clima, coltivazioni, fitofarmaci, irrigazioni. Klein M. & Jene B PELMO version 2.01 / 3.00 Staatliche Lehr und Forschungsanstalt für Landwirtschaft, Weinbau und Gartenbau Fachbereich Ökologie - Neustadt Germany. 57

63 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Output (Scala regionale e locale) Kroes J.G., van Dam J.C., Huygen J., Vervoort R.W User s Guide of SWAP 2.07d - Technical Document 53 SC-DLO Wageningen, The Netherlands. Stöckle C. & Nelson R. CropSyst Department of Biological Systems Washington State University USA. Van Den Berg and J.J.T.I. Boesten PESticide Leaching and Accumulation model PESTLA 3.4 Technical Document 43 SC-DLO Wageningen The Netherlands. Quantità di sostanza in uscita dalla base del suolo: 80 percentile dei valori cumulati relativi a 10 anni di simulazione. Le quantità sono trasformate in concentrazioni (µ/l), ipotizzando la diluizione delle sostanze nell acqua di percolato in uscita dalla base del suolo (ricarica annua). In questo capitolo il sistema SuSAP (Supplying Sustainable Agriculture Production) viene applicato per valutare la vulnerabilità dei suoli alla lisciviazione di alcuni fra i fitofarmaci più comunemente utilizzati in Lombardia ottenendo quindi un quadro di quella che, sempre citando il D.Lgs. 152/99 viene definita capacità di attenuazione del suolo per una determinata sostanza. Viene inoltre proposta una metodologia per valutare tramite un indicatore il carico potenziale di fitofarmaci rilasciato verso le falde acquifere superficiali, in relazione alle colture presenti sul territorio; le cartografie risultanti da questa ulteriore elaborazione vengono indicate con il termine di pericolosità, derivante quindi dalla vulnerabilità del suolo a fitofarmaci e dalla distribuzione territoriale delle coltivazioni. E intenzione della regione Lombardia utilizzare questo metodo per determinare quali sostanze presentano in massimo della possibilità di percolazione nelle falde e le aree in cui questa possibilità è determinate dalle caratteristiche di suoli e colture. Gli studi effettuati in questo ambito, che hanno riguardato sostanze di utilizzo più recente rispetto a quelle già individuate in falda, hanno già permesso di adeguare l elenco delle sostanze da ricercare nei punti della rete di monitoraggio delle acque sotterranee e superficiali e consentiranno anche di adeguare e razionalizzare i punti stessi della rete Vulnerabilità del suolo ai fitofarmaci Nell ambito di questa prima fase del lavoro è stata effettuata un applicazione a scala regionale di SuSAP sui più significativi principi attivi utilizzati per il diserbo in Lombardia. Per valutare l efficacia dello strumento e nel tentativo comunque di progettare le attività di moniotaraggio, sono state utilizzate anche alcune sostanze che non dovrebbero più essere in uso, quali l Atrazina, o che non presentano colture specifiche d uso, ma che sono state rinvenute nelle attività di monitoraggio, quali la Simazina e il Dichlobenil. I principi attivi selezionati e le relative caratteristiche chimico-fisiche e di applicazione sono sintetizzate nelle Tabelle 9.2 e 9.3. Tabella Caratteristiche chimico-fisiche dei principi attivi. Principio attivo Solubilità Peso in acqua molecolare (mg/l) PV Pressione di vapore (Pa) Koc (dm 3 /kg) DT50 suolo (gg) Classe chimica 2,4-D 221, , acido arilossialcaloico ALACHLOR 269, , cloro acetanilide ATRAZINA 215,7 33 0, ,3,5 triazine aromatic hydrocarbon BENTAZONE 240, , derivati CHLORIDAZON 221, , pyridazinone 58

64 Allegato 10 DICAMBA ,0045 2,35 14 acido benzoico DICHLOBENIL ,6 0, benzonitrile IMAZETHAPYR 261, , imidazolinone LINURON 249,1 63,8 0, azotorganici METAMITRON 202, ,6E-07 2,8 30 fosforganici METOLACHLOR 283, , sulfonanilide MOLINATE 187,3 88 0, azole OXADIAZON 345,2 1 0, oxadiazolone PENDIMETHALIN 281,3 0,3 0, dinitroaniline PRETILACHLOR 311,9 50 0, cloroacetanilide RIMSULFURON 431,4 10 0, sulfonilurea SIMAZINA 201,7 6,2 0, ,3,5 triazine TERBUTILAZINA 229,7 8,5 0, ,3,5 triazine TRIFLURALIN 335,5 0,221 0, dinitroaniline Principio attivo Tabella Principi attivi e relativi scenari di simulazione Carico Coltura Fase iniziale di applicazione Fase finale di applicazione P.A. kg/ha n applicazioni 2,4D orzo pieno accestimento pieno accestimento 1,242 1 ALACHLOR mais presemina presemina 2,075 1 ATRAZINA (*) mais preemergenza preemergenza 1,800 1 BENTAZONE riso tre foglie tre foglie 1,914 1 CHLORIDAZON bietola emergenza quattro foglie 5,850 3 DICAMBA mais dodici foglie dodici foglie 0,424 1 DICHLOBENIL perenne 7 marzo 7 marzo 10,000 1 IMAZETHAPYR soia unifogliate trifogliate 0,068 2 LINURON orzo preemergenza preemergenza 0,495 1 METAMITRON bietola emergenza quattro foglie 8,400 3 METOLACHLOR mais preemergenza preemergenza 3,425 1 MOLINATE riso due foglie due foglie 5,082 1 OXADIAZON riso presemina presemina 0,637 1 PENDIMETHALIN mais preemergenza preemergenza 1,680 1 PRETILACHLOR riso due foglie due foglie 1,242 1 RIMSULFURON mais due foglie quattro foglie 0,030 2 SIMAZINA TERBUTILAZINA mais preemergenza preemergenza 2,800 1 TRIFLURALIN orzo presemina presemina 0,916 1 (*) per l Atrazina sono state considerate le dosi e il numero di applicazioni dei formulati in commercio in Italia quando ne era ancora permesso l uso. 59

65 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Si è ritenuto opportuno fare riferimento alla scala regionale (1: ), perché meglio sintetizza la variabilità spaziale delle caratteristiche pedoclimatiche del territorio lombardo e costituisce il livello di studio di questa prima fase di approfondimento. Sono state così prodotte 17 carte di vulnerabilità del suolo a principi attivi usati per il diserbo di orzo (Figg. 9.1, 9.2, 9.3), riso (Figg. 9.4, 9.5, 9.6, 9.7), barbabietola da zucchero (Figg. 9.8 e 9.9), mais (Figg. 9.10, 9.11, 9.12, 9.13, 9.14, 9.15, 9.16) e soia (Fig. 9.17). La dose utilizzata per ciascun principio attivo simulato è la massima ammessa per i prodotti commerciali in uso normati per la coltivazione considerata, contenenti tale sostanza attiva. La vulnerabilità dei suoli è espressa in 5 classi di concentrazione (µg/l) di principio attivo previsto dai modelli alla base del suolo a seguito di lisciviazione. Figura Vulnerabilità del suolo al 2,4D su orzo 60

66 Allegato 10 Figura Vulnerabilità del suolo al Linuron su orzo Figura Vulnerabilità del suolo a Trifluralin su orzo 61

67 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Dalle carte precedenti che evidenziano la situazione dei principali prodotti utilizzati su orzo si osserva che non sembrano evidenziarsi situazioni di particolare criticità per i prodotti utilizzati su questa sostanza. Figura Vulnerabilità del suolo al Bentazone su riso Figura Vulnerabilità del suolo Oxadiazon su riso 62

68 Allegato 10 Figura Vulnerabilità del suolo Molinate su riso Figura Vulnerabilità del suolo al Pretilachlor su riso Dei prodotti utilizzati su riso invece si osserva una possibilità molto elevata di rinvenimento alla base dello stato protettivo del suolo sia per il Molinate che per il Bentazone. Si noti che entrambi sono stati rinvenuti sia in acqua sotterranee che superficiali. 63

69 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Vulnerabilità del suolo al Chloridazon su barbabietola Figura Vulnerabilità del suolo al Metamitron su barbabietola 64

70 Allegato 10 Molto vulnerabili appaiono i suoli lombardi ai prodotti normalmente in uso per le barbabietole da zucchero. Figura Vulnerabilità del suolo al Atrazina su mais E stata effettuata una simulazione con l Atrazina, il cui uso non è più permesso in Italia da oltre un decennio, ma i cui residui si trovano ancora nelle acque prelevate da alcuni pozzi della Lombardia. Lo scenario considerato si riferisce al mais e mostra, in generale, elevati livelli di vulnerabilità del suolo a questa sostanza. 65

71 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Vulnerabilità del suolo al Alachlor su mais Figura Vulnerabilità del suolo al Terbutilazina su mais 66

72 Allegato 10 Figura Vulnerabilità del suolo al Dicamba su mais Figure Vulnerabilità del suolo al Metolachlor su mais 67

73 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figure Vulnerabilità del suolo al Pendimenthalin su mais Figura Vulnerabilità del suolo al Rimsulfuron su Mais 68

74 Allegato 10 Dei prodotti utilizzati su mais si evidenzia per alcuni una elevata possibilità di percolazione verso le acque sotterranee, mentre per alcuni è facile osservare una elevata capacità protettiva dei suoli stessi. Tale elevata capacità protettiva dei suoli però potrebbe essere connessa con una maggiore possibilità di lisciviazione delle stesse sostanze verso le acque superficiali. Figura Vulnerabilità del suolo al Imazethapyr su soia Le cartografie prodotte hanno permesso di identificare un primo elenco di fitofarmaci più a rischio per la contaminazione delle acque sotterranee nei rispettivi scenari di applicazione (Tab. 9.4). Tabella Principi attivi e rispettive coltivazioni simulati con SuSAP Coltivazione Mais Riso Barbabietola da zucchero Soia Principio attivo Metolachlor, Dicamba, Rimsulfuron, Terbutilazina Bentazone e Molinate Chloridazon, Metamitron Imazethapyr Osservando le cartografie prodotte, le zone a maggiore vulnerabilità si concentrano in generale nelle valli dei principali corsi d acqua (Ticino, Adda, Po) in cui prevalgono suoli sottili, poco evoluti e a tessitura grossolana, in Lomellina con suoli frequentemente sabbiosi, nell alta pianura ghiaiosa in cui oltre ad elevati valori di permeabilità si osservano maggiori apporti di precipitazione e quindi di flussi di acqua e soluti rispetto ad altre zone della pianura. Si evidenzia inoltre una graduale diminuzione della vulnerabilità dei suoli alla lisciviazione spostandosi dalla pianura occidentale verso l orientale; in particolare i suoli dell Oltrepo pavese e mantovano, a prevalente tessitura fine (limi e argille), risultano i meno vulnerabili della regione. Le cartografie della vulnerabilità del suolo ai fitofarmaci costituiscono un importante contributo per identificare le aree dove il rischio potenziale di percolazione è più elevato nell ipotesi che in 69

75 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità tutto il territorio oggetto di indagine sia effettuato il trattamento con il principio attivo oggetto di modellazione. Occorre tuttavia sottolineare che questo assunto rappresenta una condizione limite, sia perché ciascuna coltivazione copre solo parzialmente il territorio indagato, sia perché esistono in commercio diversi principi attivi alternativi per ogni coltivazione e che combattono le medesime infestanti. Per quest ultima ragione non tutta la superficie di territorio coperta dalla coltura risulta trattata con il medesimo prodotto. I diversi scenari proposti evidenziano, pur con la notevole variabilità esistente tra una prodotto fitosanitario e l altro, elementi di analogia con la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi valutata nel capitolo precedente, in ciò rafforzando la consistenza e la validità di risultati ottenuti con approcci molto differenti: di tipo qualitativo il primo (vulnerabilità intrinseca) e quantitativo quest ultimo (applicazioni modellistiche) Cartografia della pericolosità Il rischio di contaminazione delle falde acquifere da fitofarmaci dipende dai carichi di questi ultimi sul territorio e quindi, oltre che dall entità della loro lisciviazione, dalla diffusione delle colture. In questo paragrafo viene descritta e mostrata con alcuni esempi una metodologia che permette di localizzare sul territorio le aree a maggiore criticità per le acque sotterranee ( pericolosità ), combinando il carico di fitofarmaci previsto da SuSAP con l effettivo uso del suolo, che è stato derivato dal V Censimento dell Agricoltura del Le cartografie risultanti sono state denominate di pericolosità. Utilizzando i dati del Censimento è stata calcolata la percentuale di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) (Fig. 9.18) per i seminativi più diffusi in Lombardia (mais, riso, soia, orzo e barbabietola da zucchero) e quindi rappresentata per singolo comune (Figg. 9.19, 9.20, 9,21, 9,22, 9,23). Figura Percentuale di SAU per comune Fonte: ISTAT,

76 Allegato 10 Figura % di SAU coltivata a mais Figura % di SAU coltivata a riso 71

77 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura % di SAU coltivata a orzo Figura % di SAU coltivata a barbabietola 72

78 Allegato 10 Figura % di SAU coltivata a soia Le aree a percentuale di SAU più elevata sono quelle ove è ragionevole supporre che il carico complessivo di fitofarmaci sia più consistente. I dati del Censimento, evidenziando la diffusione prevalente di ciascuna delle 5 coltivazioni, permettono di estrapolare le aree di applicazione dei fitofarmaci più usati per il loro diserbo. Il passo successivo è stato quello di valutare, tramite SuSAP, la quantità di principio attivo lisciviata alla base del suolo per unità di superficie (q s1, q s2, q sn ) espressa quindi in kg/ha, funzione della variabilità delle caratteristiche pedoclimatiche e colturali della regione. Le quantità di fitofarmaco così ottenute sono state moltiplicate per le aree A 1, A 2, A n derivanti dall intersezione dei poligoni della carta pedologica con quelli amministrativi (comunali), ottenendo tramite la relazione (1) la quantità di principio attivo espressa in kg per ciascun poligono (q As1. q As2. q Asn ). q As1 = q s1 * A 1 ; q As2 = q s2 * A 2 ; q Asn = q sn * A n (1) Il carico complessivo per ciascun comune (q com ) è stato dunque calcolato con la relazione seguente (2): q com = [(q As1 + q As2.+ q Asn ) / A com ] * SAU C (2) Ove A com è l area del comune e SAU C è la SAU occupata da ciascuna coltivazione. Il dato così ottenuto rappresenta, con buona approssimazione e fatte salve le ipotesi di partenza, la quantità di principio attivo in grado di raggiunge la falda acquifera sottostante per ogni comune. Tale quantità può essere espressa per unità di superficie comunale (q coms ) in kg/ha con la seguente relazione (3): q coms = q com / A com (3) 73

79 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Nelle cartografie il carico q coms, è stato quindi normalizzato rispetto alla quantità di principio attivo applicato per unità di superficie (Q) per ciascuna coltura considerata e quindi espresso in parti per mille, ottenendo così un indicatore di pericolosità I p espresso dalla seguente relazione (4): I p = (q coms / Q) * 1000 (4) Di seguito vengono riportati i risultati di 8 cartografie di pericolosità che mostrano i risultati derivanti dall applicazione dell indicatore I p per gli 8 principi attivi valutati più a rischio per la contaminazione delle acque sotterranee (Figg. 9.24, 9.25, 9.26, 9.27, 9.28, 9.29, 9.30 e 9.31). Figura Pericolosità dell Atrazina applicata al mais 74

80 Allegato 10 Figura Pericolosità della Terbutilazina applicato al mais Figura Pericolosità del Dicamba applicato al mais 75

81 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Pericolosità del Metolachlor applicato al mais Figura Pericolosità del Rimsulfuron applicato al mais 76

82 Allegato 10 Figura Pericolosità dell Imazethapyr applicato alla soia Figura Pericolosità del Chloridazon applicato alla barbabietola 77

83 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Pericolosità del Matamitron applicato alla barbabietola Le cartografie ottenute dall applicazione dell indicatore I p sono state definite della pericolosità, indicando appunto con questo termine la combinazione della vulnerabilità del suolo a un principio attivo con la stima della pressione sul territorio di ciascuna coltivazione sulla quale viene prevalentemente applicato il fitofarmaco considerato. Alcuni esempi mostrano come, specie per colture non uniformemente distribuite sul territorio regionale quali barbabietola da zucchero e orzo, le aree da considerare ad elevata pericolosità si riducano considerevolmente rispetto alle medesime aree risultate potenzialmente vulnerabili applicando SuSAP. Sintetizzando quindi le carte di vulnerabilità del suolo ai fitofarmaci possono essere usate per individuare quali sono le sostanze attive più critiche per la lisciviazione, mentre le carte di pericolosità possono contribuire per localizzare dove tali sostanze possono essere più facilmente presenti, orientando così il monitoraggio delle falde acquifere. L analisi dei risultati ottenuti per le 8 sostanze attive evidenzia alcuni aspetti interessanti di questa elaborazione che di seguito vengono descritti. Innanzitutto si deve ancora sottolineare che questa valutazione presuppone che per ciascuna coltivazione l intera superficie sia trattata con il principio attivo considerato, condizione cautelativa, poiché in generale sono normati e usati diversi prodotti su ogni coltura. Questo indicatore permette di evidenziare le aree ove, accanto a un elevata vulnerabilità dei suoli alla lisciviazione di un fitofarmaco si rileva un elevata pressione della coltura sulla quale quella sostanza viene di norma utilizzata. L indicatore consente di confrontare diversi scenari di applicazione di fitofarmaci sulle coltivazioni considerate. Si deve però notare che tale confronto è significativo solamente nel caso di dosi di fitofarmaco applicato aventi lo stesso ordine di grandezza. Se ad esempio osserviamo i risultati ottenuti per la Terbutilazina (2.800 kg/ha) e il Rimsulfuron (0.060 kg/ha), erbicidi entrambi applicati in pre-emergenza sul mais, mentre le carte di vulnerabilità del suolo (Figg e 9.16) mostrano una maggiore criticità della prima sostanza rispetto alla seconda, le carte di pericolosità (Figg e 9.28) sembrerebbero invertire il risultato. Ciò è dovuto al fatto che la quantità di Terbutilazina applicata sulla coltura è quasi due ordini di grandezza superiore rispetto 78

84 Allegato 10 a quella del Rimsulfuron e quindi i residui di quest ultimo, pur essendo inferiori di circa un ordine di grandezza, risultano comunque percentualmente più alti se paragonati con la quantità della sostanza applicata. Tale aspetto suggerisce quindi cautela nell uso di queste elaborazioni, ma evidenzia anche come la quantità di questi fitofarmaci (solfoniluree) applicati in piccole dosi persa nell ambiente (acque sotterranee) è molto alta e consiglia dunque un uso estremamente oculato del prodotto per evitare fenomeni di contaminazione. Si deve infine notare che le cartografie della pericolosità rappresentano una fotografia relativa all uso del suolo rilevato nell anno 2000; tali carte dovranno essere mantenute aggiornate, per conservare la loro validità. 79

85 80 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità

86 Allegato 10 Capitolo 10 La contaminazione non agricola da fitofarmaci Un fenomeno che si è verificato in Lombardia già nel passato è il rilevamento nelle acque sotterranee di sostanze fitosanitarie, particolarmente diserbanti, non utilizzate in ambito agricolo o non utilizzate sulle colture agricole. La ricostruzione delle fonti di inquinamento ha permesso di individuare nel diserbo civile il principale autore di questo tipo di inquinamenti. Sono soprattutto le sostanze utilizzate per intervenire su rilevati ferroviari e stradali, che possono poi essere ritrovate nelle acque sotterranee. Questo tipo di utilizzi non è strettamente regolato come l utilizzo agricolo e può essere talvolta lasciato all iniziativa dell utilizzatore, anche privato cittadino. Considerando inoltre, che la gran parte dei suoli su cui avviene tale tipo di utilizzo sono fortemente antropizzati e rimaneggiati ed hanno quindi perso gran parte della loro capacità protettiva, si può effettivamente ipotizzare che il principio attivo e/o un eventuale suo metabolita possa raggiungere, in tale particolare scenario, la falda acquifera, contaminandola. In seguito alla individuazione da parte nel gennaio 2002 di una contaminazione da 2,6- diclobenzammide nell acqua dell area nord milanese, la Regione, attraverso la collaborazione di ERSAF ha provveduto a valutare con SuSAP il comportamento nel suolo del principio attivo Dichlobenil di cui questa sostanza è un metabolita. Questo principio attivo, oltre che per il diserbo di frutteti e vigneti, viene usato per il diserbo di aree pubbliche, dei cigli stradali, autostradali e massicciate ferroviarie. L ARPA ritiene che possano essere proprio questi tipi di utilizzi la fonte di inquinamento dell area Nord Milanese che, come noto, è fortemente urbanizzata. La simulazione con SuSAP è stata effettuata considerando un applicazione di Dichlobenil puro 6,75 % con una dose di 10 kg/ha applicata in primavera (marzo), supponendo che in questo periodo si intervenga per il diserbo dei rilevati stradali e ferroviari. La carta della vulnerabilità così ottenuta (Fig. 10.1) mostra suoli ad elevata sensibilità a tale molecola (concentrazione > 1 µg/l ) per molte aree del Nord Milanese. Maggiori informazioni circa le caratteristiche chimico-fisiche e il comportamento nell ambiente del 2,6-diclobenzamide sono necessarie per accertare ulteriormente tale tesi. 81

87 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Vulnerabilità del suolo al Dichlobenil calcolata con SuSAP e pozzi nei quali è stata osservata la presenza del metabolite inquinante. 82

88 Allegato 10 Capitolo 11 Una proposta di limitazione d uso: il bentazone su riso A conclusione dell articolata attività conoscitiva descritta, la Regione Lombardia prevede di individuare, come area vulnerabile all inquinamento da Bentazone, l area di coltura del riso, nell ambito della quale il prodotto è stato in passato molto utilizzato e solo di recente utilizzato con maggior attenzione ambientale. Le attività intraprese hanno consentito di verificare la correlazione tra le sostanze individuate in fase di monitoraggio e le previsioni del modello, confermando la buona predittività del modello, che consentirà quindi di integrare le attività di monitoraggio future. Per il Bentazone l elevata vulnerabilità delle falde sotterranee è confermata dai dati di monitoraggio i nell ambito delle misure di piano verrà proposta al Ministero della Salute la sua limitazione in tutta l area regionale di utilizzo della sostanza stessa su riso, sia a sommersione che a secco (Fig. 11.1). 83

89 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Carta della vulnerabilità al Bentazone e punti di presenza in acque sotterranee 84

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