David Benassi. Corso di REGOLAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO RELAZIONI INDUSTRIALI
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1 David Benassi Corso di REGOLAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO RELAZIONI INDUSTRIALI
2 Il sindacato di Gian Primo Cella Piano dell opera: Da dove nasce e come si è sviluppato Perché i lavoratori aderiscono Come si organizza Come agisce e con quali strumenti Le relazioni con gli altri. Ovvero le relazioni industriali e i rapporti con la politica Il suo futuro Approccio teorico, empiricamente fondato
3 Le relazioni industriali Cercano di istituzionalizzare interessi contrastanti, e quindi il conflitto implicito che separa lavoratori e datori di lavoro (concezione aperta delle relazioni industriali contrapposta a quella chiusa, oggi poco seguita, entrambe cmq distanti dalla prospettiva marxista o neomarxista). Prima dell affermazione del lavoro salariato non si poneva il problema: semplicemente il lavoro non era una sfera separata della vita dell individuo, ma anzi era decisamente immersa in un sistema più complesso di relazioni sociali fatte di obblighi e prerogative.
4 Le relazioni industriali L attività di produzione, più o meno sistematica e più o meno stabile, di norme più o meno formalizzate relative all impiego del lavoro dipendente e alle controversie che da tale impiego derivano, effettuata in prevalenza a partire da rapporti fra soggetti collettivi più o meno organizzati (sindacati dei lavoratori, associazioni imprenditoriali, ma anche imprese singole). Naturalmente ogni paese mostra delle peculiarità in merito all organizzazione delle relazioni industriali, che dipende dal modello sociale sottostante.
5 Il sistema di relazioni industriali Attori (organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, Stato e sue specifiche agenzie istituzionali) Metodi e processi: cooperazione, conflitto, negoziazione, antagonismo, ecc. Risultati: norme sul lavoro, sul mercato del lavoro, sull utilizzazione della forza lavoro Il sistema di relazioni industriali: Produce regole Implica la rappresentanza Ha effetti sull economia È un sistema di relazioni sociali
6 Fasi di sviluppo storico dei sistemi di relazioni industriali 1. Dall industrializzazione fino alla depressione della fine del XIX secolo il capitalismo afferma la sua natura, soprattutto nel sistema di fabbrica, cioè forte squilibrio di potere tra le classi; la protesta ha spesso esiti drammatici, si perseguono comportamenti difensivi
7 2. Inizio del 900 fino II guerra mondiale sviluppo capitalismo monopolistico e razionalizzazione dei processi produttivi; crisi economiche ricorrenti ( 29) favoriscono nuove teorie economiche (Keynesismo) a sostegno dell intervento pubblico; ancora debolezza dei lavoratori, ma consolidamento delle organizzazioni e contrattazione collettiva per miglioramento delle condizioni economiche e normative del lavoro salariato
8 3. Secondo dopoguerra sviluppo economico e crescita benessere, clima favorevole a sviluppo esperienza sindacale, le relazioni industriali si consolidano, i diritti sindacali e le rappresentanze dei lavoratori si radicano. Il ciclo di lotte post- 68 manifesta il tentativo di limitare i meccanismi del mercato, ma nel tempo si evidenzia l incompatibilità tra tale obiettivo e il funzionamento dell economia (crisi del fordismo).
9 4. Si passa, in molti paesi, da una concezione pluralista separazione tra Stato ed economia, autonomia delle relazioni industriali, creazione del welfare ad una neocorporativa intervento diretto dello Stato nell economia e nelle relazioni industriali, incremento rapporto politici tra Stato e sindacato, difficoltà a mantenere il precedente trend di welfare
10 Elementi costitutivi delle relazioni industriali a) Condizioni esterne strutturali (tipo capitalismo, andamento congiunturale, mercato del lavoro e composizione quantitativa) e politiche (rapporti di potere tra le classi, situazioni anti-labour, pro-labour e non antilabour) b) Attori sindacato, org. imprenditori, Stato. Lo Stato può intervenire 1. sulle norme e sui termini della regolamentazione dei rapporti di lavoro, 2. sull attore sindacato, sulle rappresentanze aziendali, sulle forme di lotta, 3. con provvedimenti di politica economica e sociale che incidono su 1. o su 2. c) Metodi 1. regolamentazione unilaterale (corporazioni di mestiere scomparso), 2. contrattazione collettiva, 3. regolamentazione per legge. d) Luoghi nazionale vs. territoriale, generale vs. aziendale
11 La Costituzione della Repubblica Italiana L art. 39 della Costituzione stabilisce che l organizzazione sindacale è libera. (Quindi non è obbligatorio) L articolo realizza i primi tre articoli della Costituzione, ma tutta la seconda parte dell articolo rimane inattuata in quanto non è mai stata emanata una legge che regoli l organizzazione sindacale.
12 La Costituzione della Repubblica Italiana Art. 39. L'organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce. Art. 40. Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.
13 Il ruolo del sistema politico Le relazioni industriali: rapporti privati fra attori collettivi per realizzare una regolazione congiunta del rapporto di lavoro dipendente. Che ruolo hanno lo stato ed il governo? Legge Le Chapelier, 14 giugno 1791, articolo 1: Essendo l abolizione di ogni tipo di corporazione dei cittadini di uguale ceto e mestiere una delle basi fondamentali della costituzione francese, è vietato ricostituirle di fatto, in qualsiasi forma e per qualsiasi motivo ciò avvenga si voleva combattere il pluralismo di origine medievale fondato sulle corporazioni di mestiere, fonte di privilegi.
14 Individualismo liberale e pluralismo Individualismo liberale: ruolo regolatore dello stato (minimo) per garantire i diritti e le libertà individuali: gli attori collettivi sono fonte di limitazione, disordine e distorsione dei meccanismi di mercato. In contrasto col termine liberale, in questa fase si utilizzano strumenti legislativi di limitazione, esclusione o repressione del lavoro organizzato e delle sue manifestazioni conflittuali (sciopero).
15 il sindacato rappresenta un ripudio dell individualismo della rivoluzione francese e del liberalismo dei filosofi utilitaristi inglesi. È fondato sul gruppo, sulla società organizzata, modellata dalla miniera, dall opificio e dalla fabbrica (Tannenbaum) Il sindacato incarna una solidarietà fondata sull appartenenza ad un gruppo, intermedia tra l individuo e lo Stato. Il suo scopo ultimo è quello di proteggere il lavoro dallo sfruttamento incondizionato di mercato, proteggendolo dalla concorrenza tra lavoratori e tra datori di lavoro
16 Pluralismo: riconoscimento dell importanza e del ruolo dei corpi intermedi fra individuo e stato, delle libere associazioni dei cittadini. Viene valorizzata la partecipazione degli interessi organizzati alla risoluzione delle controversie economiche e nelle decisioni in tema di politiche economiche e sociali. Si tratta di una ridefinzione dei fondamenti stessi della cittadinanza e, quindi, dei rapporti tra individuo e Stato. È in questo nuovo scenario che trova la sua collocazione l organizzazione sindacale i sindacati industriali diventano gli attori centrali della contrattazione collettiva.
17 Modelli si sindacalismo nei sistemi pluralisti: Business unionism: Obiettivi economici, azione ed organizzazione aziendale, contrattazione collettiva, contatti sporadici con i partiti politici. Azione lobbistica. (tipico del Nord-America) Competitive unionism: obiettivi più ampi, di riforma politico-sociale (welfare), azione economica e politica, antagonismo e conflitto, rapporti più stretti con i partiti (socialisti o cristiano sociali), organizzazione più accentrata (confederale) (tipico della Gran Bretagna)
18 Alla crisi del modello fordista-keynesiano sembra rispondere efficacemente un sistema di rappresentanza degli interessi di tipo neocorporativo basato sulla concertazione (contrapposti al modello pluralistico basato sulla politica di pressione). Neocorporativismo: un modello di regolazione politica dell economia nel quale le grandi organizzazioni degli interessi partecipano insieme alle autorità pubbliche, in forma concertata, al processo di decisione e attuazione di importanti politiche economiche e sociali. La forza del neocorporativismo si basa sul processo di scambio politico tra risorse e consenso (sub monopolio della rappresentanza e centralizzazione del potere di contrattazione)
19 Pluralismo Neocorporativismo Sistema di rappresentanza Grado di concentrazione Basso Alto Grado di centralizzazione Basso Alto Processo di decisione politica Politica di pressione (lobbying) Concertazione
20 Il rapporto con la politica In rapporto alle relazioni industriali, il governo ha obiettivi politici ed economici: Obiettivi politici regolazione del conflitto (fine in sé) Obiettivi economici regolamentazione del rapporto di lavoro e del mercato del lavoro Atteggiamenti: Pro-labour Non anti-labour Anti-labour
21 Ma non è tanto sugli obiettivi che si fonda il rapporto problematico tra politica e relazioni industriali, ma sui fondamenti della logica di regolazione Nella sfera politica le deliberazioni vengono assunte a maggioranza Nelle relazioni industriali (come in tutte le relazioni pluraliste) le deliberazioni vengono prese all unanimità Spesso il metodo prevale sui contenuti: quello che conta è la possibilità di negoziare, e di rinegoziare in futuro.
22 Da questo punto di vista le relazioni industriali possono essere viste come un autonoma forma di regolazione di interessi potenzialmente in conflitto che nasce dalla combinazione di rappresentanza, efficienza ed equità. Rappresentanza le parti devono avere un pur minimo mandato di tipo rappresentativo Efficienza il conflitto in uscita deve essere inferiore al conflitto in entrata Equità l efficienza deve essere compatibile con la difesa anche dei settori più deboli sul mercato
23 L intervento eteronomo dello Stato è indispensabile per il funzionamento delle relazioni industriali (favorevole, neutro od ostile): Per contenere il conflitto, soprattutto in settori sensibili Per ridefinire gli obiettivi delle parti per esigenze contingenti Per fornire o sottrarre prerogative concesse per la sopravvivenza della rappresentanza (per contenere la tendenza al free-riding) Per rendere più efficienti le relazioni negoziali Per favorire l equità sociale della regolazione (estensione dei contratti, protezione fasce più deboli)
24 Tipi di intervento dello Stato Ammissione: riduzione od eliminazione delle barriere alla sindacalizzazione o alla contrattazione (neutrale), promozione della rappresentanza sindacale (promozionale) Esclusione: divieti di sindacalizzazione o contrattazione in alcuni ambiti (es Beamte funzionari tedeschi), limiti allo sciopero (es. servizi pubblici essenziali) ed alla serrata Correzione: divieti di contenuti o meccanismi contrattuali (es. indicizzazioni salariali), obblighi di adeguamento alla legislazione (es. orario), selezione degli obiettivi delle parti, mediazione eteronoma delle vertenze Definizione: partecipazione alla definizione degli obiettivi delle parti (politiche dei redditi, concertazione) con stile cooperativo
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