Decisione N del 09 marzo 2016

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1 COLLEGIO DI MILANO composto dai signori: (MI) LAPERTOSA (MI) CERINI (MI) STELLA Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (MI) RICCI Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (MI) TINA Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore (MI) STELLA Nella seduta del 17/11/2015 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO Con ricorso protocollato in data la ricorrente, assistita da un proprio avvocato di fiducia, espone: - che in data la banca convenuta incamerava la somma di ,71, pari al saldo attivo del c/c n. (xxx), intestato alla stessa ricorrente e al figlio, a parziale compensazione del maggior debito di quest ultimo nei confronti della banca in dipendenza del c/c n. (yyy), intestato ad una società (s.n.c.) della quale il figlio era socio illimitatamente responsabile; - che la compensazione attuata dalla banca era illegittima posto che la somma prelevata di ,71 era di esclusiva proprietà della ricorrente. A dimostrazione di tale assunto parte ricorrente così ricostruisce le vicende dei conti di sua titolarità accesi presso la banca convenuta: - un primo conto n. (zzz), aperto presso la banca convenuta all inizio degli anni 90, era cointestato alla ricorrente medesima, al marito e al figlio e su tale conto erano stati depositati tutti i risparmi della stessa ricorrente e del marito; - in data la ricorrente acquistava quote di un fondo per lire (docc. nn. 11 e 12 allegati al ricorso); Pag. 2/6

2 - nel febbraio 2000 decedeva il marito della ricorrente lasciando quali eredi legittimi la moglie e tre figli; - a seguito di tale evento veniva aperto un conto n. (xxx) unicamente intestato alla ricorrente e al figlio cointestatario del ricorso, indicando come delegata ad operare una delle altre figlie; - su tale conto venivano depositati i fondi acquistati dalla ricorrente nel 98 e successivamente altri strumenti finanziari (doc. n. 13), nonché la pensione della ricorrente di 1.400,00 mensili, mentre nessuna operazione veniva mai effettuata dal figlio. Sulla base dei fatti così descritti la ricorrente assume che la somma di ,71 prelevata dalla banca alla data del era di esclusiva proprietà della ricorrente, per cui del tutto indebitamente era stata compensata con debiti del figlio della citata ricorrente; in via subordinata si afferma che la Banca avrebbe potuto trattenere solo un terzo dell importo da considerarsi di proprietà del figlio, somma comunque da versarsi, da parte della banca convenuta, al liquidatore della procedura di concordato preventivo (a cui era stata ammessa la società di cui era socio il figlio della ricorrente). Nelle conclusioni del ricorso la ricorrente chiede che la resistente venga obbligata a restituirle la somma di euro ,71 o quell importo ritenuto di legge dal Collegio Arbitrale. Per l ipotesi in cui venga ritenuto [il cointestatario] proprietario di somme incassate dalla [resistente] attraverso l unilaterale prelievo dal conto corrente n. (xxx), si chiede che detto istituto di credito provveda a rimettere detta somma al Commissario della procedura di concordato preventivo aperta avanti il Tribunale di [ ]. Sta di fatto che [la ricorrente] dopo una vita di lavoro e di risparmi non è proprietaria nemmeno di un centesimo in quanto tutti i suoi soldi sono stati indebitamente prelevati dall Istituto di Credito. La banca convenuta si è costituita con controdeduzioni depositate in data , contestando la ricostruzione di parte ricorrente e rilevando che: - già le risalenti operazioni di acquisto di titoli risultanti dal doc. n. 12 prodotto dalla ricorrente erano avvenute con denaro depositato a valere sul conto corrente (zzz) cointestato alla ricorrente, al marito e al figlio; - che, del pari, tutte le successive operazioni risultanti dal doc. n. 13 prodotto dalla ricorrente, venivano effettuate sul conto corrente cointestato alla madre e al figlio, senza che nulla facesse deporre nel senso che le somme impiegate fossero di pertinenza della sola madre; - che anche il dossier titoli n. ( ), dal quale proveniva la somma depositata sul c/c n. (xxx), era cointestato alla ricorrente e al figlio (doc. n. 13 del ricorrente) ed erano, altresì, cointestati ai due ricorrenti e al padre anche i titoli acquistati per L e sottoscritti nel 1998 (doc. n. 11 del ricorrente); - che, come risulta da estratto conto allegato alle controdeduzioni (doc. n. 1), il saldo di ,71, compensato in data , era stato generato dall accredito, in pari data, di certificati di deposito scaduti per , 21, mentre fino al giorno prima il conto aveva un saldo attivo di appena 170,50; - che era, quindi, infondata l affermazione della ricorrente circa il fatto che quel saldo era il prodotto del suo denaro via via risparmiato e proveniente dalla sua pensione, posto che al momento dell accredito dei certificati di deposito di cui sopra, tutto era già stato prelevato dai correntisti, ad eccezione dell esigua somma di 170,50; - che era pienamente legittimo il proprio operato, in ragione della solidarietà che si instaura tra cointestatari di un conto corrente ex art c.c. La banca convenuta contesta, infine, l affermazione di controparte circa l eventuale proprietà in capo al figlio della ricorrente solo di un terzo delle somme depositate, posto che i cointestatari del conto in questione risultano essere due (madre e figlio); nonché la Pag. 3/6

3 richiesta di consegnare la somma di proprietà del figlio al commissario giudiziale della società in concordato, poiché si tratterebbe di denaro personale di soggetti diversi dal debitore concordatario e poiché, anche nel caso in cui si trattasse di fondi di pertinenza della procedura, la compensazione sarebbe comunque ammessa. DIRITTO La ricorrente, contitolare di un conto corrente insieme al figlio (cointestatario del ricorso), lamenta che la banca convenuta abbia prelevato dal suddetto conto la somma di ,71 a titolo di parziale compensazione con un debito del figlio risultante da altro conto intestato a una società (s.n.c.), di cui lo stesso figlio era socio illimitatamente responsabile. A sostegno del ricorso la ricorrente afferma che la somma sopra indicata, e corrispondente al saldo attivo del conto acceso a suo nome e del figlio n. (xxx), sarebbe stata di esclusiva proprietà della ricorrente medesima. Deve innanzitutto osservarsi che, invero, la documentazione prodotta con il ricorso non è idonea a supportare tale affermazione e, anzi, sembra piuttosto dimostrare il contrario. In particolare, dal doc. n. 13 allegato dalla ricorrente risulta quanto segue: - in data , con ordine sottoscritto dalla madre ricorrente e dal figlio, cointestatari del conto n. (xxx), è stato dato incarico alla banca convenuta di acquistare per loro conto certificati di deposito nominativo (n. ***) a scadenza 18 mesi per ,00, che sono stati addebitati sul suddetto conto; - i certificati di deposito in questione sono stati immessi nel dossier n. ( ) intestato sempre alla madre ricorrente e al figlio (cfr. doc. n. 13); - scaduti i certificati in data , la banca convenuta ha depositato la somma di ,21 sul conto n. (xxx) (il quale, in quel momento, recava un saldo attivo di 170,50) e ha operato la compensazione oggetto di contestazione. Già questa circostanza, di natura assorbente, risulta in contrasto con l affermazione della ricorrente secondo cui il saldo del conto al momento del prelievo della banca sarebbe il frutto di risparmi esclusivamente personali, né tanto meno vi è traccia dei sostenuti accrediti mensili della pensione. Anche volendo risalire indietro nel tempo sulla provenienza delle somme depositate nei conti intestati alla ricorrente, dalla documentazione prodotta risulta, come già rilevato dalla resistente, che anche l operazione di acquisto di titoli di cui al doc. n. 12 è avvenuta con denaro a valere sul conto corrente n. (zzz) cointestato alla ricorrente, al marito e al figlio; che erano, altresì, cointestati alla ricorrente, al figlio e al padre anche i titoli acquistati per L e sottoscritti nel 1998 (doc. n. 11 della ricorrente). Ciò premesso, la questione principale ai fini della controversia attiene all ammissibilità della compensazione operata dalla resistente. Dispone l art cod. civ., in tema di operazioni bancarie in conto corrente, che Se tra la banca e il correntista esistono più rapporti o più conti, ancorché in monete differenti, i saldi attivi e passivi si compensano reciprocamente, salvo patto contrario. L esistenza della deroga non è stata neanche eccepita dalla ricorrente. A sua volta il successivo art cod. civ. prevede che Nel caso in cui il conto sia intestato a più persone, con facoltà per le medesime di compiere operazioni anche separatamente, gli intestatari sono considerati creditori o debitori in solido dei saldi del conto. Si veda, sul punto, anche la Circolare ABI, serie Legale, n. 37, 2 novembre 2001 Condizioni generali relative al rapporto banca cliente, Art. 11 (Compensazione): Quando esistono tra la banca e il cliente più rapporti o più conti di qualsiasi genere o natura, anche Pag. 4/6

4 di deposito, ancorché intrattenuti presso dipendenze italiane ed estere della banca medesima, ha luogo in ogni caso la compensazione di legge ad ogni suo effetto. La giurisprudenza di legittimità (Cass., , n. 5584; Cass., , n ; Cass., , n ) ha costantemente ritenuto che La cointestazione di un conto corrente, attribuendo agli intestatari la qualità di creditori e debitori solidali dei saldi del conto (art c.c.) sia nei confronti dei terzi sia nei rapporti interni, fa presumere la contitolarità dell'oggetto del contratto, salva la prova contraria a carico della parte che deduce una situazione giuridica diversa da quella risultante dalla cointestazione stessa, prova contraria che, come detto, non è stata certamente offerta nel caso oggetto del presente procedimento. Da ciò discende ulteriormente che la cointestazione vale a rendere solidale il credito o il debito anche se il denaro sia immesso sul conto da uno solo dei cointestatari o da un terzo a favore dell uno, dell altro o di entrambi (così Cass., , n. 4496). I Collegi dell Arbitro Bancario Finanziario sono, sul punto, univoci nell affermare che per effetto della sopra descritta solidarietà attiva, il saldo attivo del conto rientra nella libera disponibilità di tutti i cointestatari, con la conseguenza che la banca è pienamente legittimata a compensare il saldo attivo presente su un conto corrente cointestato con il debito di uno dei cointestatari presente su altro rapporto, facendo applicazione dell art cod. civ. (Coll. Milano, n. 1993/2013 e n. 799/2012; Coll. Napoli, n. 2756/2012). Nel caso di specie, quindi, posto che l intero saldo del conto corrente cointestato poteva considerarsi entrato nella disponibilità del figlio della ricorrente, la banca convenuta era pienamente legittimata a compensare detto saldo con quello risultante dall altro conto intestato alla società di cui lo stesso soggetto era socio illimitatamente responsabile, facendo applicazione dell art cod. civ. In tema di presupposti per la compensazione ex art cod. civ., resta solo da precisare che secondo la più recente giurisprudenza, conformemente al pacifico orientamento della dottrina, può farsi luogo all applicazione del citato art cod. civ. solamente quando uno almeno dei conti sia stato chiuso: v. Cass., , n. 2801, secondo cui poiché il contratto di conto corrente obbliga le parti soltanto all'annotazione dei crediti derivanti dalle reciproche rimesse, la compensazione legale prevista dall'art cod. civ. esige almeno che il saldo attivo o passivo di un conto risulti esigibile in un momento in cui sia in corso un distinto rapporto di conto corrente, nel quale la posta attiva o passiva proveniente dall'altro conto possa essere annotata (cfr. anche Cass., , n. 4735: In attuazione del principio dell'unità dei conti dalla norma [1853 cod. civ.] sancito, si deve ritenere, conformemente al pacifico orientamento della dottrina, che la compensazione può essere effettuata anche immettendo il saldo di un conto come posta passiva in un altro conto ancora aperto, con le modalità proprie di tale tipo di operazione ; così anche Coll. Milano, n. 580/2013; Coll. Roma n. 86/2012; Coll. Roma, n. 107/2010). Tale presupposto ricorre nel caso di specie, posto che risulta agli atti (cfr. doc. n. 2 allegato al ricorso) la lettera della banca convenuta, in data , di revoca degli affidamenti a favore della società di cui il figlio della ricorrente era socio e, contenente, in particolare, la comunicazione di chiusura del conto n. (yyy) oggetto di compensazione. Per quanto concerne, infine, la richiesta della ricorrente di disporre che la somma di proprietà del figlio (un terzo di quella prelevata dalla banca, sempre secondo la ricorrente) venga consegnata al commissario giudiziale, si osserva che tale richiesta, invero, non è stata fatta nel reclamo in data ; in ogni caso, tale somma (che comunque dovrebbe corrispondere alla metà, e non a un terzo, di quanto riversato sul conto, posto che due sono i cointestatari) non risulta oggetto di pretesa del commissario giudiziale che, peraltro, non è nemmeno parte del giudizio. Del resto, anche in caso si trattasse di somme Pag. 5/6

5 di pertinenza della procedura di concordato, la compensazione sarebbe ammessa ex art. 56, comma 1, l. fall. ( I creditori hanno diritto di compensare coi loro debiti verso il fallito i crediti che essi vantano verso lo stesso, ancorché non scaduti prima della dichiarazione di fallimento ), in virtù del rinvio operato dall art. 169 l. fall (cfr. Cass., , n ; Cass., , n. 825). Il Collegio non accoglie il ricorso. PER QUESTI MOTIVI IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6