Decisione N del 26 maggio 2016

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1 COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: (RM) MASSERA (RM) MELI (RM) SCIUTO Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (RM) CARATELLI Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (RM) COLOMBO Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore COLOMBO CLAUDIO Nella seduta del 29/04/2016 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO E SVOLGIMENTO DEL PROCEDIMENTO Con ricorso del 4 novembre 2015, la S.n.c. istante ha adito questo Arbitro Bancario Finanziario, chiedendo il rimborso della somma di 2.000,00, indebitamente sottratta dal proprio conto corrente, per mezzo di un assegno bancario che sarebbe stato clonato. In particolare, riferisce l istante che in data 7 novembre 2014 denunciava alla resistente l avvenuta clonazione di un assegno, incassato da soggetto sconosciuto, recante gli stessi elementi identificativi di un assegno ancora attaccato al libretto in suo possesso. Rilevato che l alterazione del titolo mediante l inserimento di riferimenti identificativi che solo il personale della banca avrebbe potuto conoscere, unitamente all utilizzo di una sottoscrizione simile a quella del ricorrente, che parimenti solo la visione dello specimen in possesso dell istituto avrebbe potuto giustificare, rappresenterebbero la prova circa il chiaro coinvolgimento di un qualche dipendente infedele nella realizzazione della truffa, e rilevato altresì che in ogni caso la banca non avrebbe dimostrato diligenza alcuna nel Pag. 2/6

2 permettere l incasso del titolo, ha dunque concluso la ricorrente per la condanna della resistente al rimborso. Nelle proprie controdeduzioni, la banca ha affermato che la verifica del titolo sarebbe stata effettuata con la diligenza del buon banchiere e che in tale sede non si rinveniva alcun segno d alterazione, contraffazione e/o altre difformità, tali da impedire il pagamento. Peraltro soggiunge l intermediario il titolo di credito oggetto del contendere era stato negoziato da altro istituto in data 30/09/14, ed era stato poi estinto dalla resistente in data 2 novembre 2014, con procedura di check- truncation. Rilevato, inoltre, che non vi è stata da parte della ricorrente una "tempestiva" contestazione della movimentazione del rapporto, e che l operazione non presentava alcun elemento di anomalia, ha concluso la banca per il rigetto della domanda. DIRITTO Il ricorso è fondato e merita accoglimento. Occorre premettere come tra le parti sia incontestato che l assegno bancario oggetto dell addebito per cui è controversia fosse clonato, e che l originale al momento della denuncia fosse ancora attaccato al libretto intestato alla ricorrente. Si tratta allora di comprendere se, in assenza di elementi di prova circa il dolo della ricorrente o del personale della resistente, la responsabilità dell operazione possa essere addossata, o meno, in capo a quest ultima, pur in assenza di elementi tali da rendere palese o, quanto meno, verificabile l alterazione dell assegno. E all interrogativo, per orientamento ormai costante di questo Arbitro Bancario Finanziario, deve fornirsi risposta positiva. Invero, dopo una prima decisione in cui questo Collegio aveva ritenuto di non poter accogliere la domanda spiegata dal correntista, non ravvisando una volta acclarata l impossibilità di rilevare ictu oculi la contraffazione dell assegno alcuna negligenza nella condotta tenuta dall intermediario (cfr. Decisione n. 1272/10), a seguito di alcune decisioni del Collegio di Napoli (cfr. Decisioni n. 1599/11 e n. 1599/11), emesse peraltro nei confronti del medesimo intermediario oggi convenuto, nel cui ambito la domanda era invece stata accolta argomentando sulla scorta del principio per cui Diversamente si arriverebbe ad attribuire il danno (o la responsabilità dello stesso) a soggetti (i clienti) che Pag. 3/6

3 non sono in grado di determinare alcun apporto causale rispetto all evento, anche l orientamento del Collegio di Roma è mutato. In particolare, nell ambito di una decisione ancora una volta emessa nei confronti dell odierna resistente, a dimostrazione del fatto che evidentemente nel sistema di sicurezza dell Istituto sono presenti delle falle è stato osservato quanto segue: «In linea generale occorre premettere che, come più volte ritenuto da questo Arbitro, il pagamento dell assegno bancario da parte della banca trattaria si configura come esecuzione di una disposizione impartita dal traente e cioè come esecuzione di un incarico assunto con la stipula della convenzione di assegno, che in quanto tale è soggetta, in base al disposto dell art c.c., all applicazione delle regole del mandato (artt e ss. c.c.), e dunque, in primis, all obbligo del mandatario di agire con diligenza (cfr. Collegio di Roma, decisione n. 142/2010). La diligenza che la banca è tenuta ad osservare nel controllo della genuinità dell assegno deve essere valutata con riferimento alla natura dell attività esercitata (art. 1176, 2 comma, c.c.) e va quindi commisurata a quella, particolarmente qualificata, dell'accorto banchiere, vale a dire non di un generico soggetto di media prudenza ed avvedutezza, ma di un professionista dedito a quel particolare ramo di affari e quindi dotato, in quel settore, di una specifica esperienza e competenza (Cass. 12 giugno 2007, n ; Cass. 7 marzo 2003, n. 3389), come si esprime l art. 1 delle condizioni generali di contratto in tema di conto corrente elaborate dall A.B.I. in puntuale applicazione degli artt e 1176, comma 2, c.c.. Ed è non meno evidente che alla stregua del principio generale di buona fede nell esecuzione del contratto (art c.c.), il quale si atteggia quale impegno reciproco di solidarietà che impone a ciascuna parte di tenere quei comportamenti che, a prescindere da specifici obblighi contrattuali, siano idonei a soddisfare le legittime aspettative dell altra parte (Cass. 4 maggio 2009, n ) deve ritenersi che così come il cliente è obbligato, per espressa previsione contrattuale, a custodire con ogni cura i moduli di assegni e i relativi moduli di richiesta, la banca sia tenuta ad adottare misure idonee a garantire la sicurezza del servizio e, in particolare, ad evitare che i moduli di assegno e ogni altro dato in suo possesso possano venire a conoscenza di estranei ed essere da essi fraudolentemente utilizzati. Nel caso di specie si è accertato che, nei confronti dello stesso intermediario convenuto nel presente procedimento, nel breve volgere di un anno da diversi soggetti sono stati Pag. 4/6

4 portati all esame dell Arbitro Bancario Finanziario e segnatamente dei Collegi di Roma e di Napoli numerosi ricorsi relativi al pagamento di assegni clonati. Ed è quindi ragionevole l esistenza di smagliature nelle misure di sicurezza adottate dall intermediario. Non varrebbe obbiettare che la firma di traenza riproduceva in modo perfetto quella apposta dal titolare del conto nello specimen e non presentava pertanto alcuna difformità rispetto a quella apposta sullo specimen. Invero, la verifica della diligenza della banca trattaria non può essere certo circoscritta al mero controllo dell autenticità della firma di traenza, ma deve estendersi ad ogni aspetto dell operazione contestata (Cass. 31 marzo 2010, n. 7956) e allo svolgimento complessivo del servizio che essa si è impegnata ad effettuare nell interesse del proprio cliente (Collegio di Napoli, decisione 7 luglio 2011, n. 1599; 10 ottobre 2011, n. 2218). Del resto, la circostanza che la banca si sia accorta della quantomeno dubbia provenienza del secondo assegno di ,00, portato all incasso in data 5 aprile 2011, e abbia in quella successiva occasione contattato il cliente, porta ritenere non immune da censure il suo comportamento anche sotto questo diverso profilo. Da tutto quanto precede non può che derivare la declaratoria della responsabilità per la falsificazione del titolo a carico dell intermediario e il conseguente accoglimento del ricorso» (così, decisione n. 963/2012; cfr. pure, nello stesso senso, decisione 3719/2012 e decisione n. 92/2012). Del resto, la stessa Corte di Cassazione ha avuto occasione di chiarire che «La falsità della firma di emittenza di un assegno bancario non crea alcuna obbligazione cartolare a carico dell autore apparente di essa (art. 10 r.d. 21 dicembre 1933 n. 1736), né ordine o delega di pagamento alla banca trattaria; pertanto questa non può, venuta a conoscenza della falsità della firma, riversare il corrispondente importo sul conto del correntista estinguendone la corrispondente provvista, ma, avendone la legittimazione in qualità di solvens, può ripetere l indebito oggettivo dall accipiens, salvo poi rivalersi degli eventuali danni nei confronti del correntista, se sussiste la sua colpa secondo i principi generali e secondo la convenzione di assegno (che lo obbliga tra l altro a custodire con ogni diligenza il carnet e a denunziarne senza ritardo alla banca il furto o lo smarrimento) e se sussiste la diligenza professionale del banchiere (che lo obbliga a confrontare la firma del traente con lo specimen depositato)» (così Cass , n ). Alla luce dei principi testé ricordati, cui il Collegio ritiene di aderire, dunque, il ricorso in assenza della prova circa il dolo o la colpa grave della ricorrente deve essere accolto. Pag. 5/6

5 P.Q.M. Il Collegio accoglie il ricorso e per l effetto dispone che l intermediario corrisponda alla parte ricorrente la somma di euro 2.000,00, oltre interessi legali dalla data del reclamo al saldo. Dispone, inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e alla parte ricorrente quella di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6