Decisione N del 14 aprile 2016

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1 COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: (RM) MASSERA (RM) MELI (RM) SILVETTI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (RM) GRANATA Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (RM) COLOMBO Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore ESTERNI - VINCENZO MELI Nella seduta del 11/03/2016 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO Con ricorso pervenuto il 5/08/2015, la ricorrente espone di essere titolare di un conto corrente bancario presso con l intermediario resistente. In data 13/07/2011 presentava per l incasso alla filiale di competenza un assegno bancario non trasferibile per un importo di euro 5.501,02. Tale assegno era il risultato di un accordo transattivo ottenuto dopo molteplici tentativi di bonaria risoluzione di una controversia insorta con una società terza in materia di canoni di locazione a seguito di recesso anticipato della stessa dal contratto. L assegno bancario in oggetto veniva accreditato dall intermediario sul conto della società ricorrente in data 13/07/2011 e successivamente stornato in data 19/07/2011. Soltanto il 03/08/2011 la società veniva informata dall intermediario dell avvenuto smarrimento dell assegno in fase di trasmissione per l incasso alla banca trattaria/emittente. La lettera specificava inoltre che, in caso di autorizzazione fornita entro 7 giorni lavorativi dalla sua ricezione, la banca avrebbe provveduto ad un tentativo di incasso in via bonaria. L intermediario specificava inoltre che, in caso di mancato riscontro nel termine di cui sopra, avrebbe provveduto ad addebitare sul conto della ricorrente il controvalore dell assegno. Come invece dimostrato dalla documentazione allegata, alla data della Pag. 2/6

2 lettera (03/08/2011), la banca aveva già da diversi giorni provveduto a stornare l assegno (in data 19/07/2011). La missiva dell intermediario veniva oltretutto recapitata in pendenza delle ferie estive, momento nel quale gli uffici erano chiusi ma, appena resosi possibile, la società ricorrente provvedeva a prendere immediatamente contatti con la filiale di riferimento alla quale, in data 12/09/2011, venivano rilasciate tutte le autorizzazioni richieste per l esperimento del tentativo di incasso bonario del titolo presso il traente. Con comunicazione del 19/12/2011 la banca comunicava lapidariamente che il tentativo di incasso in via bonaria dell assegno in oggetto, non ha avuto buon esito, senza specificare né quando tale tentativo sarebbe stato esperito, né, soprattutto, le motivazioni del suo fallimento. A tale comunicazione non faceva più seguito alcun interessamento da parte dell intermediario, il quale neppure provvedeva a presentare denuncia di smarrimento alle autorità competenti, rendendo ancora più difficoltoso il recupero della somma. Non essendo inoltre ammessa la procedura di ammortamento per gli assegni muniti della clausola non trasferibile, la società ricorrente ha subìto il mancato incasso che ha quindi generato un danno di euro 5.501,02 per esclusiva responsabilità dell intermediario. La banca è infatti responsabile per non aver custodito con diligenza l assegno consegnatole dalla società ricorrente e per non aver in alcun modo osservato gli obblighi di correttezza e buona fede nell esecuzione del contratto, omettendo anche di presentare la relativa denuncia alle autorità competenti. In data 06/05/2015, vista l impossibilità di recuperare la somma presso il traente, la società ricorrente, per il tramite del proprio procuratore legale, richiedeva alla banca il pagamento dell importo dell assegno. La banca si opponeva affidando le ragioni del rifiuto all esistenza della clausola salvo buon fine che genera l accredito sul conto corrente con la riserva di un eventuale riaddebito nel caso in cui la procedura di incasso dell importo facciale di un titolo non si completi regolarmente. La ricorrente contesta tale spiegazione, in quanto, come più volte specificato dalla Suprema Corte, il rischio che la clausola salvo incasso lascia ricadere sul correntista riguarda l insolvenza del debitore, non certo lo smarrimento del titolo, che grava invece sulla banca quale mandataria tenuta alla custodia. La banca mandataria per l incasso infatti, essendo un operatore professionale, assume l obbligo di custodia anche se non ne abbia specificamente accettato l incarico (Cass. 16/11/1967, n. 2759). In senso conforme è la giurisprudenza dell ABF (Dec. n.434 del 02/03/2011 Coll. Milano) ai sensi della quale In assenza di prova liberatoria e, viceversa, a fronte dell implicita ammissione dell avvenuta perdita del titolo dopo che le era stato consegnato dal cliente, si deve quindi ritenere sussistere la responsabilità della convenuta per lo smarrimento dell assegno. La Suprema Corte inoltre con la sent. N del 30/03/2010 ha stabilito che in casi del genere l importo da risarcire è costituito dall intero importo dell assegno. La ricorrente chiede, pertanto, che l intermediario venga condannato a corrispondere la somma di euro 5.501,02, di cui all assegno dallo stesso smarrito, oltre interessi legali dal 13/07/2011 (data del versamento dell assegno). Chiede anche il rimborso delle spese per l assistenza professionale, che quantifica in euro 500,00, e quelle di procedura (euro 20,00). Con controdeduzioni del 2/11/2015, l intermediario conferma di aver comunicato al cliente il 3/08/2011 lo smarrimento dell assegno, avvenuto in fase di trasmissione per l incasso alla banca trattaria/emittente. Con la medesima comunicazione la Banca proponeva al cliente di effettuare un tentativo di incasso in via bonaria, previa autorizzazione da Pag. 3/6

3 concedersi dal cliente medesimo entro sette giorni lavorativi dalla ricezione della comunicazione. Solo in data 08/09/2011 il cliente inviava apposita autorizzazione conferendo il relativo mandato alla Banca. In data 13/10/2011 inviava comunicazione alla banca trattaria, chiedendo alla medesima di contattare il debitore per verificare la disponibilità dello stesso all accettazione dell addebito senza la materiale presentazione del titolo. Con la stessa missiva la banca trasmetteva anche autocertificazione rilasciata dal proprio legale rappresentante, con la quale si formalizzava lo smarrimento dell assegno indicando i puntuali riferimenti del titolo. Non essendo andato a buon fine il tentativo di incasso in via bonaria, la banca rilasciava giusta informativa al cliente. Il cliente, ricevuta l informativa di cui sopra, intimava lo scrivente intermediario a richiedere il duplicato del titolo alla banca trattaria, cosa che l intermediario faceva in data 04/05/2012, invitando la banca trattaria a prendere contatti con il debitore, affinché quest ultimo emettesse un duplicato dell originario assegno non trasferibile andato smarrito. Solo in data 06/05/2015 il cliente, dopo ben tre anni dall ultima comunicazione, informava la Banca dell impossibilità di recuperare l importo dell assegno presso il traente/debitore, invitando l intermediario resistente a rifondere la somma di euro 5.501,02, corrispondente all importo facciale dell assegno. In data 12/05/2015 la banca, pur consapevole del disagio subito dal ricorrente, riscontrava negativamente il suddetto reclamo evidenziando come il debitore fosse l interlocutore legalmente obbligato a rifondere l eventuale mancato incasso dell importo del titolo, ancorché riconducibile allo smarrimento dello stesso. L intermediario espone anche di avere avviato trattative con la ricorrente, finalizzate alla definizione transattiva della vicenda, non disconoscendo la circostanza oggettiva dello smarrimento del titolo e del disagio subìto dal cliente, presupposto che però non legittima la refusione dell intero credito oltre che delle spese legali. Ha perciò proposto al cliente il rimborso di euro 2.000,00, pari a più del 35% dell importo facciale del titolo, ricevendone un rifiuto. Rileva che resta fermo in capo al ricorrente, in qualità di creditore, la possibilità di esperire le azioni nei confronti del debitore. Evidenzia inoltre come la propria condotta sia stata pienamente conforme alla normativa vigente e finalizzata ad evitare qualsivoglia danno in capo al cliente rispetto alle ragioni del proprio credito e ritiene che l obbligo di pagare l assegno gravi sul debitore e non può essere trasferito sul soggetto che ha smarrito il titolo possa trasformarsi nel soggetto (debitore) che si è impegnato a corrispondere quanto dovuto al creditore. A ciò si aggiunga che il versamento di un assegno su conto corrente bancario non ne trasferisce alla banca la proprietà, bensì solo la detenzione, funzionale al mandato all incasso conferitole dal correntista, incasso che nel caso di specie non è mai potuto avvenire. Richiama infine la Decisione 3958/2012 del Collegio di Roma, nella quale fu riconosciuta al cliente una somma abbondantemente inferiore al 35% dell importo facciale dell assegno, che in questa sede invece la scrivente era disposta a riconoscere. Chiede, in via principale che il Collegio dichiari inaccoglibile la pretesa restitutoria di controparte, in quanto immotivata e infondata. In via subordinata chiede che il Collegio, nella denegata ipotesi di accoglimento delle istanze di parte ricorrente, contenga l entità del risarcimento in euro 2.000,00, somma già oggetto di proposta formulata al ricorrente. Il ricorso è meritevole di accoglimento. DIRITTO Pag. 4/6

4 I fatti sono incontestati tra le parti. L assegno è stato presentato dall odierna ricorrente all intermediario il 13/07/2011. L intermediario, come ammesso, lo ha smarrito e il 19/07/2011 lo ha stornato. Solo successivamente, dopo una quindicina di giorni (il 3/08/2011, cioè all inizio del periodo delle ferie estive), ha comunicato al correntista la circostanza dello smarrimento, evidenziando le azioni che, a quel punto, si sarebbero dovute intraprendere per tentare di recuperare le somme. L intermediario non ha mai effettuato alcuna denuncia alle autorità competenti in merito all effettivo smarrimento del titolo. Infondato è il richiamo dell intermediario alla clausola salvo buon fine o simile, in base alla quale il rischio del mancato incasso dell assegno grava sul creditore. Come più volte specificato dalla giurisprudenza civile e dai Collegi dell ABF, il rischio che tale clausola lascia ricadere sul correntista riguarda l insolvenza del debitore, non già lo smarrimento del titolo ad opera della banca mandataria. Non sussistono pertanto dubbi circa la grave responsabilità dell intermediario, il quale non solo ha smarrito il titolo, ma, anziché operare tempestivamente in modo da porre il correntista in condizione di recuperare comunque la somma, ha tenuto una condotta dilatoria e poco trasparente. Da tale comportamento deriva per l intermediario di una responsabilità risarcitoria, per la perdita subita dalla società ricorrente. Per ciò che riguarda la quantificazione del danno, è giurisprudenza costante dei Collegi dell ABF, che esso non debba necessariamente coincidere con il valore facciale del titolo. A tale proposito, si deve tenere conto di diverse circostanze, quali la probabilità che il danneggiato aveva di vedere soddisfatto il pagamento dal debitore laddove non fosse intervenuto il comportamento dell intermediario, la permanenza, comunque, della possibilità di escutere il debitore, la possibilità di ottenere l ammortamento del titolo (Collegio di Roma, dec. n. 6676/2014; Id., n. 892/2014). Nel caso di specie, tuttavia, per effetto del complessivo comportamento dell intermediario (che annovera, oltre allo smarrimento del titolo, la tardiva comunicazione e la mancata denuncia), il correntista ha perduto l azione cartolare, attraverso la quale avrebbe probabilmente potuto escutere il debitore per l intero, in modo più rapido ed efficace che agendo secondo la via ordinaria rimasta a sua disposizione. Si aggiunga che l ammortamento di un titolo non trasferibile non è possibile e il beneficiario può ottenere un duplicato dell assegno a proprie spese dopo 20 giorni dalla denuncia di smarrimento del titolo (che avrebbe però dovuto essere fatta dalla banca che lo deteneva). In conclusione, ritiene il Collegio che il danno coincida, nel caso di specie, con la somma portata dal titolo e che, pertanto, l intermediario debba risarcire alla società ricorrente euro 5.501,02, oltre gli interessi legali dalla data del reclamo al saldo. Alla ricorrente dovranno essere rimborsate anche le spese per l assistenza professionale, che si determinano in euro 250,00. PER QUESTI MOTIVI Il Collegio dispone che l intermediario corrisponda alla parte ricorrente la somma di euro 5.501,02 oltre interessi legali dalla data del reclamo al saldo nonché l importo di euro 250,00 per spese di assistenza professionale. Dispone, inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle Pag. 5/6

5 spese della procedura e alla parte ricorrente quella di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6