Decisione N del 26 febbraio 2016

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1 COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: (RM) MASSERA (RM) SIRENA (RM) MELI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (RM) NERVI Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (RM) COLOMBO Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore COLOMBO CLAUDIO Nella seduta del 21/12/2015 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO E SVOLGIMENTO DEL PROCEDIMENTO Con istanza del 30 aprile 2015, la ricorrente società in nome collettivo ha adito questo Arbitro Bancario Finanziario, e premesso di essere titolare di un conto corrente presso la resistente, con annessa apertura di credito per 5.000,00 ha contestato l applicazione di interessi usurari e di costi e commissioni non dovute, nonché l illegittimità di una segnalazione che riferisce essere stata effettuata in Centrale Rischi, invocando la ripetizione delle somme non dovute, la cancellazione della segnalazione, ed il risarcimento di tutti i danni patiti, comprensivi di quanto corrisposto a titolo di spese legali per l assistenza nell intera vicenda oggetto della controversia. Più in particolare, così la resistente ha ricostruito lo svolgimento dei fatti: - sin dall agosto del 2009, l istante era titolare di un conto corrente acceso presso la banca resistente; - in data 4 ottobre 2013, sul suddetto conto veniva concesso un affidamento di 5.000,00, con validità fino al 31 marzo 2014; Pag. 2/6

2 - rassicurata per le vie brevi circa la proroga della linea di credito insiste la ricorrente in prossimità dell originaria scadenza non riceveva alcun atto formale di rinnovo da parte della banca, né le veniva chiesto il rientro, in relazione al quale, tuttavia, venivano lasciati maturare gli interessi passivi e venivano altresì applicati costi e commissioni non dovuti; - venuta a sapere, peraltro, che nel corso del 2014 era stata segnalata in CR per un finanziamento richiesto anni prima, ma in realtà mai concessole, l istante, in data 26 novembre 2014, inviava reclamo alla banca, contestando l applicazione di tassi superiori alla soglia di usura e di costi e commissioni illegittimi (quantificati in complessivi 5.489,61), nonché l illegittimità della riferita segnalazione; - a seguito di tale richiesta precisa la ricorrente la banca replicava negando l applicazione di costi illegittimi, ma al contempo (senza nulla chiarire in ordine alla contesta segnalazione) procedeva al rimborso della somma di 2.651,55, informando l istante che residuava un saldo debitore di 4.290,72; - da ultimo, successivamente alle ulteriori richieste della ricorrente, la banca replicava negando la debenza di somme ulteriori. Sulla scorta di tali premesse, ha dunque concluso la ricorrente per la condanna della banca al pagamento del complessivo importo di ,61 (di cui, 5.489,61 a titolo di interessi e commissioni non dovuti; 5.000,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla lamentata applicazione di interessi e costi, così come testé quantificati; ,00 a titolo di risarcimento del danno conseguito alla segnalazione in CR) e delle spese legali, nonché per la cancellazione della segnalazione. Nelle proprie controdeduzioni, la resistente ha ricostruito il fatto rilevando, in primo luogo, come in data 18 ottobre 2012, la ricorrente aderiva ad Convenzione, la quale prevedeva delle condizioni favorevoli, da applicare alla propria clientela esercente il commercio. Successivamente precisa la banca in data 4 ottobre 2013 la ricorrente otteneva un apertura di credito in conto corrente di 5.000,00 con validità fino 31 marzo 2014, alla cui scadenza, dovendosi valutare prima l andamento del rapporto, che fino a quel momento non era apparso molto regolare, la resistente si riservava di accordare la proroga invocata dalla ricorrente, fino a che, dopo circa un mese dalla scadenza, il fido veniva prorogato per altri tre mesi (dal 1 maggio 2014 al 31 luglio 2014). In seguito prosegue l istituto di credito permanendo frequenti sconfinamenti, in data 26 agosto 2014 veniva sottoscritto un contratto che, se da un lato manteneva l apertura di credito, dall altro prevedeva un piano di rientro relativamente al pregresso. Relativamente alle contestazioni sollevate dalla ricorrente, poi, la banca ha osservato in primo luogo come nessun superamento del tasso soglia si sia mai verificato; e ciò, anche in considerazione del fatto che le procedure interne consentono di effettuare un controllo informatico preventivo sulle liquidazioni trimestrali, così da garantire il rispetto dei tassi soglia. Pag. 3/6

3 Quanto, invece, all applicazione delle commissioni ritenute illegittime dall istante, la banca ha rilevato di avere già provveduto, sia pure per ragioni di mera opportunità, a riaccreditare l importo di 2.651,55, in precedenza addebitato in parte a titolo di indennità da sconfino per il periodo dal 2009 al 2012, ed in parte a titolo di CIV (commissioni di istruttoria veloce) nei periodi aprile/maggio 2014, agosto/settembre 2014 e ottobre 2014/gennaio Osservato, infine, che nessuna segnalazione è mai stata effettuata in CR a carico della ricorrente, e che nel procedimento dinanzi all ABF non è prevista la refusione delle spese legali, ha concluso la resistente per il rigetto del ricorso. DIRITTO Il ricorso è parzialmente fondato, e deve essere accolto nei termini che seguono. Va in primo luogo osservato come, dall esame della documentazione depositata, non emerga alcun elemento concreto da cui desumere che vi sia stato effettivamente un superamento del tasso soglia, né sotto tale specifico versante le contestazioni della società ricorrente appaiono sufficientemente argomentate e circoscritte. Sotta tale primo profilo, dunque, anche in considerazione della funzione notoriamente non consulenziale dell Arbitro Bancario Finanziario, il ricorso non può essere accolto. Fondate, invece, appaiono le contestazioni dell istante relative all illegittima applicazione delle commissioni di istruttoria veloce. Occorre premettere che, analizzando gli estratti conto relativi al periodo che va dal 30 settembre 2009 al 15 ottobre 2012, si evince come gli unici oneri applicati dalla banca alla ricorrente (eccetto gli interessi passivi e le spese di tenuta conto e invio scritture) siano stati quelli addebitati a titolo di indennità di sconfinamento. Tali somme, tuttavia, coincidono con quelle già restituite dall intermediario con riferimento alla medesima causale, per la somma complessiva di 1.493,08. Parimenti già oggetto di restituzione, poi, sono state le somme addebitate a titolo di CIV nei periodi in cui il fido non era stato rinnovato, per la somma complessiva di 1.140,00 (oltre ad 18,74 a titolo di CDC commissione disponibilità creditizia addebitate sempre nello stesso periodo). Sempre analizzando la documentazione in atti, tuttavia, emerge che, sia successivamente alla sottoscrizione in data 18 ottobre 2012 della nuova convenzione, sia successivamente al perfezionamento dell apertura di credito del 4 ottobre 2013, sia ancora successivamente ai diversi rinnovi concordati nel tempo, per ogni episodio di sconfinamento la banca ha addebitato un importo pari ad 80,00, senza però fornire la prova di aver effettivamente espletato un attività istruttoria. A prescindere, dunque, da ogni valutazione in ordine alla validità delle clausole che, nelle scritture succedutesi nel tempo, prevedevano i limiti e le condizioni per l applicazione Pag. 4/6

4 di tali oneri (per i periodi non contrattualmente coperti, infatti, la banca già ha restituito quanto a tale titolo addebitato), il ricorso appare fondato per il sol fatto relativo alla predetta carenza probatoria cui anche in virtù del principio sulla vicinanza era senz altro onerata la resistente. Come in più occasioni ha avuto modo di chiarire questo Arbitro, infatti, «la indiscussa natura remuneratoria della CIV, in ordine ad una specifica attività della banca, (e non già risarcitoria posto, tra l altro, che né lo scoperto, né lo sconfinamento, sono configurabili in termini di inadempimento del correntista, con il che non sarebbe comunque neppure ipotizzabile una ricostruzione dell istituto in termini assimilabili alla clausola penale) e lo stretto collegamento tra tale attività e la legittima applicazione della commissione peraltro confermato dalla relativa parametrazione ai costi, che la banca deve di volta in volta sostenere, ai fini di assumere la determinazione di consentire, o meno, l utilizzo ultra o extra fido, conducono a ritenere che «non possa che gravare sulla banca l onere di dimostrare, anzitutto, di avere compiuto l istruttoria veloce, per ogni singola applicazione della relativa commissione» (Coll. Roma, dec. n. 3170/2014) e «di aver commisurato il relativo addebito ai costi medi a tale titolo sostenuti» (coll. Roma, dec. n. 3197/2014)» (così, da ultimo, Collegio di Roma, decisione n. 592/15). Non meritevoli di accoglimento, invece, appaiono le richieste di risarcimento del danno avanzate dalla ricorrente, che nulla ha specificamente allegato, ed a fortiori provato, sul punto. Per le medesime ragioni va respinta anche la domanda di cancellazione della segnalazione in CR lamentata dalla ricorrente, ma in nessun modo documentata (ed espressamente smentita dalla resistente). Quanto, infine, al richiesto pagamento delle spese di lite, ricordando l orientamento del Collego di coordinamento secondo cui «là dove sia dimostrato che la parte ricorrente si sia avvalsa, nell intero snodo procedimentale che va dal reclamo al ricorso, dell ausilio di un difensore sopportandone il relativo costo, quest ultimo possa e debba prendersi in considerazione, in caso di accoglimento del ricorso che si concluda con l accertamento di un diritto risarcitorio, non già quale autonoma voce di rimborso non prevista dal Reg. ABF, bensì quale componente del più ampio pregiudizio patito dalla parte ricorrente» (così Collegio di coordinamento, decisione del 26 ottobre 2012, n. 3498), e rilevato che vi è la prova che sin dalla presentazione del reclamo la ricorrente si sia avvalsa dell ausilio di un legale, ritiene questo Collegio di dover equitativamente quantificare in 250,00 il pregiudizio patrimoniale patito dall istante per tale voce. P.Q.M. Il Collegio, in parziale accoglimento del ricorso, dispone che l intermediario riaccrediti alla parte ricorrente le somme relative alle CIV non ancora restituite, con valute riferite all epoca di singoli addebiti. Rigetta nel resto. Dispone che l intermediario corrisponda alla parte ricorrente l importo di euro 250,00 per spese di assistenza professionale. Pag. 5/6

5 Dispone, infine, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e alla parte ricorrente quella di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6