IL COLLEGIO DI ROMA. [Estensore]

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1 composto dai signori: IL COLLEGIO DI ROMA Dott. Giuseppe Marziale..... Avv. Bruno De Carolis Prof. Avv. Giuliana Scognamiglio.. Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Prof. Avv. Saverio Ruperto. Membro designato dal Conciliatore Bancario Finanziario per le controversie in cui sia parte un cliente consumatore Prof.ssa Liliana Rossi Carleo. Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 7/10/2011 dopo aver esaminato il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell'intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica; FATTO Con ricorso a questo Collegio, la cliente chiede: (i) il rimborso della somma di ,00, a suo dire indebitamente sottrattale attraverso l incasso da parte di un terzo, a lei sconosciuto, di due assegni (di importo rispettivamente pari a e ), che essa cliente asserisce essere stati clonati, oltre interessi e rivalutazione, con decorrenza dal 3 giugno 2010; (ii) lo storno degli interessi passivi illegittimamente addebitati a seguito dell incapienza del conto corrente dovuta al prelievo indebito; (iii) la rifusione delle spese di lite. Riferisce che il 18 giugno 2010 veniva contattata dalla Banca poiché era stato portato all incasso un suo assegno bancario dell importo di ,00 all ordine di un soggetto sconosciuto, non pagato in quanto il conto corrente risultava privo di fondi ; in quella sede, visionando il proprio e/c, la cliente disconosceva l emissione di tutti e tre gli assegni ed esibiva il carnet ancora in suo possesso, provando che gli assegni corrispondenti alle numerazioni di quelli negoziati (e falsificati) risultavano realmente inutilizzati. Da una disamina dei titoli contraffatti emergeva che l assegno dell 8 giugno 2010 recava anche una discordanza tra l importo indicato in cifre ( ,00) e quello indicato in lettere (euro ventiduecento/00 ). Nelle controdeduzioni l intermediario osserva che: la cliente non ha rilevato alcuna anomalia dall esame del saldo relativo al proprio conto corrente, effettuato qualche giorno Pag. 2/6

2 dopo le prime due negoziazioni denunciate come fraudolente, sebbene gli importi prelevati tramite gli assegni denunciati come clonati fossero comunque di entità considerevole e le operazioni anomale siano emerse solo a seguito di segnalazione della Banca; la cliente non ha custodito con la necessaria accortezza il carnet, permettendo che qualcuno potesse entrare in possesso degli assegni, copiare la numerazione e mettere in atto la malversazione; gli assegni - pagati tramite stanza di compensazione - sono stati posti all incasso presso gli sportelli di altra banca e versati su conto corrente con prelievo delle relative somme, per cui il conto stesso non presentava la necessaria liquidità per un eventuale storno degli importi; la verifica degli assegni effettuata in sede di estinzione degli stessi non ha evidenziato alcun segno rilevabile di alterazione e/o contraffazione, tale da impedirne il pagamento, anche per quanto attiene alla firma, la quale è risultata ictu oculi conforme allo specimen depositato, in guisa che la malversazione non poteva essere riscontrata sulla base della specifica diligenza richiesta al personale di banca; anche la banca negoziatrice, non ha rilevato alcuna anomalia ed ha accettato gli assegni in pagamento, non riscontrando neppure la difformità tra la scrittura in cifre e quella in lettere, di quello di ,00. Chiede quindi che l ABF rigetti il ricorso, stante l assenza di responsabilità della Banca e, in via subordinata, che valuti le responsabilità attribuibili, da un lato, alla Banca negoziatrice e, dall'altro, alla ricorrente che con il proprio comportamento ha reso possibile la clonazione dei titoli prima e non ha segnalato poi in tempo utile gli ammanchi. Ritenuto il ricorso maturo per la decisione, questo Collegio lo ha esaminato in data 7 ottobre DIRITTO Si deve preliminarmente ritenere che la domanda della ricorrente rientri nella competenza del Collegio e che i presupposti per la presentazione del ricorso, previsti nel Provvedimento della Banca d Italia del 18 giugno 2009 e successive modificazioni, si siano verificati nel caso di specie. Il tema della responsabilità della banca per il pagamento dei due assegni clonati merita di essere affrontato analiticamente, con riguardo all uno ed all altro assegno. In via preliminare, occorre osservare che, giusta la costante giurisprudenza di questo Arbitro, il pagamento dell assegno bancario da parte della banca trattaria si configura come esecuzione di una disposizione impartita dal traente e cioè come esecuzione di un incarico ricevuto dal correntista, che in quanto tale è soggetta, in base al disposto dell art. Pag. 3/6

3 1856 c.c., all applicazione delle regole del mandato (artt e segg. c.c.), e dunque, in primis, all obbligo del mandatario di agire con diligenza (così, ABF, Collegio di Roma, decisione 22 marzo 2010, n. 142). La diligenza che la banca è tenuta ad osservare nel controllo della genuinità dell assegno deve naturalmente essere valutata con riferimento alla natura dell attività esercitata (art. 1176, secondo comma, c.c.) e va quindi commisurata a quella, particolarmente qualificata, dell'accorto banchiere (Cass. 12 giugno 2007, n ; 7 marzo 2003, n. 3389), vale a dire (non di un generico soggetto di media prudenza ed avvedutezza, ma) di un professionista dedito a quel particolare ramo di affari e quindi dotato, in quel settore, di una specifica esperienza e competenza. Tali principi valgono non solo per l ipotesi in cui l assegno sia presentato dal prenditore direttamente alla banca trattaria, ma anche in quella - verificatasi nel caso di specie, secondo quanto risulta dalle concordi dichiarazioni delle parti - in cui l assegno pervenga ad essa in sede di stanza di compensazione (Cass. 12 giugno 1996, n. 5409). Stabilita tale premessa, occorre rilevare, quanto all assegno di , che la condotta della banca è stata contrassegnata da grave negligenza, in quanto la stessa ha posto all incasso un assegno bancario recante una discordanza (fra l altro non lieve) tra l importo indicato in cifre (euro ,00) e quello indicato in lettere (euro ventiduecento/00) (circostanza quest ultima, confermata dalla copia del titolo versata in atti). La banca è dunque incorsa in una palese violazione dell art. 9 l. ass., il quale prevede che l assegno bancario con la somma da pagarsi scritta in lettere e in cifre vale, in caso di differenza, per la somma indicata in lettere. D altro canto, questo Collegio ritiene di condividere il consolidato orientamento dottrinale, alla stregua del quale, a prescindere dal rimedio fornito dall art. 9 l. ass. al problema del conflitto tra divergenti indicazioni di somma contenute nel titolo, sussisterebbe in ogni caso, quando ricorra tale difformità, la facoltà in capo alla banca di sospendere il pagamento per chiedere chiarimenti al traente; tale facoltà si tramuterebbe in un vero e proprio obbligo di astenersi dal pagamento quando, unitamente alla detta difformità tra importo in cifre e importo in lettere, concorrano altre circostanze. In altri termini, nel caso di specie, la banca avrebbe dovuto, constatata la difformità tra indicazione dell importo in lettere ed in cifre, quanto meno, avvisare la cliente, prima di far uscire dal suo conto un importo così ingente (euro ). Pag. 4/6

4 La responsabilità della banca, discendente dalla violazione dell art. 9 l. ass., è ulteriormente aggravata dall evidente apocrifia delle firme di traenza contenute in entrambi gli assegni. Sulla base della documentazione in atti, infatti, emerge con chiarezza la diversità tra la firma apposta sugli assegni de quibus e quella genuinamente ascrivibile alla cliente, contenuta nel ricorso, nel documento d identità della ricorrente, nonché in una disposizione di bonifico sottoscritta dalla cliente e prodotta in atti dalla banca. Riguardo all altro assegno (dell importo di di 8.700), l apocrifia della firma di traenza è pure incontestabile, alla stregua delle medesime considerazioni e dei medesimi riscontri. Ciò posto, pur nella consapevolezza dell orientamento accreditato dalla nostra Corte Suprema, anche di recente ribadito (Cass. 4 ottobre 2011, n ), secondo cui la banca non può essere ritenuta responsabile del pagamento di un assegno falsificato a fronte della mera alterazione del titolo, a meno che tale alterazione sia rilevabile "ictu oculi", in base alle conoscenze del bancario medio, il quale non è tenuto a disporre di particolari attrezzature strumentali o chimiche per rilevare la falsificazione, né è tenuto a possedere l esperienza e la competenza di un esperto grafologo, ritiene il Collegio che la piena responsabilità della banca per l erroneo pagamento debba essere nel caso di specie riconosciuta. Destituito di ogni fondamento appare infatti il tentativo della banca di invocare il concorso di colpa della cliente, alla quale non può essere invece addebitato alcun difetto di diligenza: né in punto di custodia degli assegni, perché la ricorrente dichiara che il carnet era custodito in cassaforte (d altro canto, l assunto della banca, secondo cui la negligenza nella custodia avrebbe permesso a terzi di entrare in possesso degli assegni, copiarne la numerazione e mettere in atto la malversazione, s infrange contro il rilievo che, ai fini della clonazione dell assegno, non è indispensabile che il falsario abbia avuto a disposizione il carnet della vittima, potendo aver copiato i moduli di assegno in uso presso la banca convenuta da un qualsiasi altro libretto); né in punto di mancanza di tempestività nel controllo del conto corrente, perché non è allo stato normativamente sancito, in capo al correntista, un obbligo di monitoraggio continuo e costante della consistenza del proprio conto. Piuttosto, è da ribadire il difetto di diligenza della banca, la quale in applicazione dei doveri di esecuzione del mandato secondo buona fede, sopra ricordati deve essere ritenuta gravata dell obbligo di rifiutare l esecuzione, o quanto meno di informare della stessa il cliente, riguardo a tutte le operazioni che presentino elementi di anomalia (in Pag. 5/6

5 relazione all importo, al comportamento abituale del correntista, ecc.) e che siano potenzialmente idonee a ledere l interesse del correntista medesimo (in questi termini, da ultimo, Cass. 31 marzo 2010, n. 7956). Né, in forza delle considerazioni di cui sopra, la responsabilità della banca trattaria può ritenersi attenuata dalla circostanza che la stessa ha ricevuto il titolo in sede di stanza di compensazione (sul punto, per tutte, la già richiamata Cass., 12 giugno 1996, n. 5409). La domanda della ricorrente va pertanto accolta, sia per quanto concerne il rimborso delle somme portate dai titoli falsificati (oltre interessi e rivalutazione dalla data del reclamo), sia per quanto attiene alla richiesta di storno degli interessi passivi addebitati alla cliente in conseguenza dell incapienza del conto causata dal pagamento degli assegni falsificati. In ragione della soccombenza, l intermediario è inoltre tenuto a versare alla Banca d Italia il contributo alle spese della procedura nella misura di 200,00 e al ricorrente l importo di 20,00 quale rimborso della somma dallo stesso corrisposta per la presentazione del ricorso. P.Q.M. Il Collegio accoglie il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone, inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l'intermediario corrisponda alla Banca d'italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente quella di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. firma 1 IL PRESIDENTE Pag. 6/6