Misurare lo sviluppo sostenibile

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1 LICEO DI LUGANO 2 Lavoro di maturità interdisciplinare in Economia e Diritto e in Geografia Da Rio a Johannesburg: lo sviluppo sostenibile Misurare lo sviluppo sostenibile Autrice: Stefania Mirante Docenti responsabili: Prof. Claudio Ferrata e Prof. Gian Carlo Werner Savosa, novembre 2003

2 Indice INDICE 1. Introduzione Lo sviluppo Lo sviluppo economico Lo sviluppo umano Lo sviluppo umano nella visione di Sen Lo sviluppo umano nella visione del PNUD e l HID Sviluppo economico e crescita economica Conclusioni Lo sviluppo sostenibile Strategie per uno sviluppo sostenibile Considerare in modo equivalente ambiente, economia e società La sostenibilità Origine e significato del concetto di sostenibilità Sostenibilità debole e sostenibilità forte Modelli di sviluppo sostenibile La misura dello sviluppo sostenibile Indicatori ambientali Indicatori sociali Indicatori economici Progetto MONET La trama Il modello Descrizione dei tipi d indicatori Vantaggi e potenziali del modello I temi I temi e il loro rapporto con i postulati dello sviluppo sostenibile Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri La responsabilità ecologica La scommessa di Kyoto Breve cronologia Previsioni e conseguenze I Paesi responsabili Il protocollo di Kyoto Indicatore aria in Svizzera Cinque approcci di politica economica ecologicamente sostenibile L efficienza economica La solidarietà sociale Conclusioni Fonti bibliografiche...55 Elenco delle sigle e abbreviazioni...56 Allegati...57

3 Introduzione 1. Introduzione Visione dell avvenire: tutto sembra possibile, facile, immaginabile. Le città senza smog, dei bambini senza allergie, degli esseri umani che non soffrono né la fame né la sete, delle terre coltivate ricche di specie vegetali, delle piogge che non tornano al diluvio. Una Svizzera del domani o del dopo domani? Un mondo del futuro? O semplicemente un ingenua utopia e un sogno infantile? Per il mio lavoro di maturità ho deciso di studiare il tema dello sviluppo sostenibile in maniera un po azzardata nel senso che l ho scelto più che per conoscenza, per la sua attualità; in effetti, è un principio di cui si è sentito parlare molto negli ultimi periodi soprattutto in relazione al Vertice mondiale per lo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nell estate 2002 (26 agosto - 4 settembre) 1. Man mano che ho approfondito l argomento mi sono resa conto di quanto le mie conoscenze erano limitate e di quanto il fenomeno sia complesso; nonostante ciò non mi sono scoraggiata, anzi il mio interesse è cresciuto proporzionalmente alle difficoltà. Cominciando a sfogliare i documenti in mio possesso mi sono resa conto che bastavano due righe a definire lo sviluppo sostenibile: uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, (Rapporto Brundtland, 1987). Fonte: Col trascorrere del tempo ho capito quante nozioni e quante difficoltà vi siano dietro tale principio: bisogna approfondire cosa significhino i termini sviluppo e capacità, qual è il senso dei verbi soddisfare e compromettere, quali sono i bisogni, cosa sono il presente e il futuro, Tutte queste argomentazioni sono strettamente collegate alla mia scelta successiva di approfondire la maniera in cui questo fenomeno viene misurato, dunque l uso degli indici. Dalla letteratura che ho consultato mi sono resa conto che dietro agli indicatori spesso c è una formalizzazione matematica molto complessa e date le mie conoscenze in questo campo ho voluto tralasciarla là dove non fosse indispensabile. Lo sviluppo sostenibile per me inizialmente si riferiva solo alla protezione dell ambiente, ma ho scoperto che abbraccia anche società, ambiente ed economia. 1 Al vertice, organizzato dalle Nazioni Unite, hanno partecipato 189 dei 195 Stati membri dell ONU, e sono intervenuti Capi di Stato e di governo, ministri e diplomatici, nonché rappresentanti di enti locali e di organizzazioni non governative (ONG). Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

4 Introduzione La responsabilità ecologica, l efficienza economica e la solidarietà sociale sono i tre principali settori d azione per l attuazione di uno sviluppo sostenibile e costituiscono un triangolo magico dal momento che nessuno dei tre può svilupparsi in maniera unilaterale senza penalizzare gli altri due. Fonte: UST/UFAFP/ARE, Misurare lo sviluppo sostenibile, uno sguardo su MONET- il sistema svizzero di monitoraggio, Agosto 2002 Nel 1992 si è stipulato l accordo di Rio de Janeiro che rappresenta il documento di riferimento generale per i lavori in materia di sviluppo sostenibile. L Agenda 21, inclusa in quest accordo, esorta i singoli Paesi a adottare un piano d azione per attuare uno sviluppo sostenibile a livello nazionale e a promuovere l elaborazione di Agende locali che perseguano lo stesso obiettivo a livello comunale. Questo lavoro comincia con l enunciazione e la descrizione dei concetti chiave, come lo sviluppo economico, lo sviluppo umano, la differenza tra sviluppo economico e crescita economica, la definizione di sviluppo sostenibile e alcune strategie per conseguirlo. Col terzo cap itolo si approfondisce la tematica della sostenibilità a cominciare dalla sua origine fino ad arrivare alla sua misura attraverso tre tipi d indicatori: ambientali, sociali ed economici. Il capitolo quattro potrebbe essere definito come il cuore di questo lavoro poiché mostra un esempio pratico di come si cerchi di misurare lo sviluppo sostenibile, ossia il progetto MONET. Nel quinto capitolo ho cercato di analizzare alcuni dei tanti indicatori e ne ho considerato uno per ogni dimensione obiettivo; come appare già evidente dall indice mi sono soffermata molto a lungo sulla tematica ambientale, in quanto essa è stata ultimamente oggetto di parecchie discussioni anche a livello della nostra realtà locale. Questo lavoro termina con il sesto capitolo che è destinato alle considerazioni conclusive e con diversi allegati che servono per un ulteriore approfondimento di alcune tematiche. La metodologia adottata per questo lavoro è molto semplice, ma allo stesso tempo dispendiosa di energie e consiste soprattutto nella lettura di differenti opere al fine di riuscire a trovare le nozioni più utili alla ricerca. Le fonti di analisi a cui ho fatto riferimento sono in maggioranza documenti specifici alla tematica trattata e in particolare pubblicati dalla Confederazione; in effetti, all interno di questo lavoro, molte immagini sono tratte da documenti ufficiali pubblicati unicamente in lingua francese o tedesca (personalmente ho preferito riportare quelle in francese). Bisogna evidenziare il fatto che la letteratura che si occupa di sviluppo sostenibile non è ancora così amplia, nonostante questa tematica riscontri sempre maggior interesse anche tra gli studiosi di origine economica. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 4

5 Lo sviluppo Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 2. Lo sviluppo La diffusione del termine sviluppo avviene dopo la seconda Guerra Mondiale e le motivazioni sono principalmente due: la prima è legata al riconoscimento del fatto che la teoria ottocentesca della divisione internazionale del lavoro, che prometteva la diffusione rapida dei benefici della civiltà economica moderna in ogni regione della terra, non reggeva più. La seconda, e anche la più importante, riguarda la presa di coscienza dello scarto economico crescente che separa il mondo sviluppato dal Terzo Mondo. In seguito al secondo dopoguerra è sorto il problema del significato del termine sviluppo e del rispettivo significato di sottosviluppo poiché le colonie europee si erano trasformate in un centinaio di nuovi paesi poveri e instabili. Per affrontare il tema dello sviluppo si può partire da questa definizione generale: Il ne saurait y avoir une définition figée et définitive du développement, mais simplement des suggestions de ce que le développement devrait entraîner dans des contextes particuliers. Ainsi, dans une large mesure, le développement est défini de façon contextuelle et doit être un concept ouvert, à redéfinir constamment au fur et à mesure que notre compréhension du processus s améliore et qu émergent de nouveaux problèmes qui doivent être résolus par le développement. (Hettne, 1982) Questa citazione di Hettne ci fa comprendere come sia difficile trovare una definizione di sviluppo stabile e valida. Essendo le dimensioni dello sviluppo molteplici, probabilmente nessun sistema di terminologia o di classificazione è in grado di catturarle tutte, ma vista l importanza del fenomeno è necessario tentare di trovare la sua migliore definizione. Per tentare di chiarire questo concetto è utile definire alcuni termini utilizzati nella letteratura: quello di sviluppo economico, quello di sviluppo umano e quello di sviluppo sostenibile. 2.1 Lo sviluppo economico Lo sviluppo economico comprende qualcosa in più dell aumento del PIL pro capite e non può di conseguenza essere assimilato esclusivamente alla crescita economica. Con il termine sviluppo economico si intende il cambiamento qualitativo nelle istituzioni e nella struttura dell economia: Le développement est la combinaison des changements mentaux et sociaux d une population qui la rendent apte à faire croître, cumulativement et durablement son produit réel global. (Perroux) Secondo Perroux, quindi, lo sviluppo economico comporta cambiamenti mentali e sociali, ossia cambiamenti in variabili non puramente economiche. Se lo sviluppo conduce a cambiamenti nella società significa che anche la cultura cambia e i suoi cambiamenti dipendono in parte dai mutamenti della tecnologia; analizzandola bisogna considerare sia il suo aspetto materiale, sia quello immateriale. Tecnologia e cultura risultano essere interconnesse poiché sono due facce della stessa medaglia: la conoscenza. Avanzare nella tecnologia significa avanzare nella cultura perché la cultura è fatta anche di tecniche e tecnologie. Bairoch parla di cambiamenti economici, sociali, istituzionali e anche tecnici: l ensemble des changements économiques, sociaux, techniques et institutionnels liés à l augmentation du niveau de vie résultant des mutations techniques et organisationnelles issues de la révolution industrielle du XVIII siècle (Bairoch, 1990). Per tener conto di tutti i cambiamenti che lo sviluppo economico implica si può parlare di cambiamenti fondamentali nella struttura dell economia ( Economic development implies fundamental changes in the structure of the economy Gillis et al.,1996). In uno dei suoi contributi fondamentali alla teoria dello sviluppo economico, Sviluppo economico e struttura del 1969, Kuznets afferma che esistono tre aspetti che interessano lo sviluppo economico: quello aggregato, quello internazionale e quello strutturale. Il primo è l aspetto che si misura più comunemente e che si percepisce più facilmente: la crescita della produzione aggregata; l aspetto internazionale consiste nel fatto che nessun paese può svilupparsi in un vuoto internazionale poiché il processo di sviluppo di un paese comporta interrelazioni con altri paesi e infine l aspetto più interessante, quello strutturale, sostiene la necessità di guardare alle trasformazioni strutturali di un economia. Ciò significa analizzare la variazione dell importanza relativa dei vari settori industriali, delle regioni, delle classi economiche, dei diversi beni nella produzione finale, al crescere del reddito. Come sostiene Kuznets la chiave per comprendere il processo di sviluppo economico risiede soprattutto nell interazione delle modifiche che intervengono nella struttura industriale, nell urbanesimo, nell organizzazione economica e sociale dei modelli di consumo (e di risparmio) e nell incremento demografico. Lo sviluppo economico è dato dal rapporto esistente tra tutte queste modifiche, da una rivoluzione completa dei modi di vita e da una modifica nella posizione e nel potere dei vari gruppi sociali. Il cambiamento strutturale avviene col passaggio dal settore primario (agricolo e minerario) a quello secondario (manifatturiero e industriale) e a quello terziario (settore dei servizi). Questo cambiamento si può

6 Lo sviluppo riassumere nel passaggio da un economia agraria a basso reddito ad una industrializzata ad alto reddito. Affinché tale passaggio avvenga Kuznets sostiene il bisogno di soddisfare alcuni presupposti: in primo luogo è necessario un livello minimo di efficienza dei principali settori dell economia al di fuori dell industria, in particolare l agricoltura, i trasporti e le comunicazioni; in secondo luogo è necessaria un offerta di manodopera preparata e specializzata e un offerta di capitale (macchinari e costruzioni) adeguate all industria moderna. Il terzo presupposto è che è necessaria la garanzia di domanda adeguata di prodotti dell industria: la popolazione deve voler, e poter, acquistare i prodotti dell industria. Infine sono necessari imprenditori che raccolgano i fattori produttivi e li organizzino in imprese relativamente efficienti. Ma come avvengono i diversi cambiamenti strutturali? Pasinetti sostiene che è la combinazione dell evoluzione della domanda e dell evoluzione della tecnologia che porta ad una successione stilizzata di alcuni stadi dello sviluppo. Il primo stadio di sviluppo è quello in cui prevale il settore agricolo. Tutte le economie con un basso reddito pro capite sono caratterizzate da un elevata proporzione di popolazione e di risorse di capitale impiegati nell agricoltura; ciò è dovuto al fatto che la produttività, e di conseguenza il reddito, sono così bassi da permettere alla popolazione di esercitare solo la domanda per i beni primari nec essari alla sopravvivenza (se una famiglia impiega tutte le sue energie per produrre il cibo di cui necessita non avrà il tempo di produrre beni industriali). Però, come sostiene Pasinetti, se il sistema riesce ad aumentare la produttività agricola (produrre la stessa quantità di prodotti agricoli con una quota di manodopera e di capitale inferiore) mediante l evoluzione della tecnologia, per esempio attraverso l aumento della meccanizzazione, una quota di manodopera e di capitale possono essere impiegate altrove (vedi nell industria). Egli nota che l aumento di produttività fa aumentare a sua volta le opportunità di consumo e quindi la domanda evolve; questa evoluzione avviene in modo particolare all aumentare del reddito perché dipende dall elasticità della domanda dei diversi beni al reddito. Il risultato che ne consegue è il cambiamento del consumo. Secondo la legge di Engel la proporzione del reddito spesa per l acquisto dei generi alimentari decresce all aumentare del reddito 2 : con l aumento del reddito si passa dal consumo di beni inferiori a quello di beni superiori, la cui quota diminuisce all aumentare del reddito, per poi passare al consumo dei beni di lusso, la cui quota aumenta all aumentare del reddito. Poiché la principale funzione dell agricoltura consiste nel produrre beni alimentari, ne segue che la domanda per i prodotti agricoli non cresce così rapidamente come la domanda per i prodotti e i servizi industriali e quindi la quota dell agricoltura nel prodotto nazionale diminuisce. Questi cambiamenti strutturali conducono allo stadio dello sviluppo del settore manifatturiero e all estensione di nuovi metodi produttivi nel settore della manifattura grazie alla tecnologia e all avanzamento della scienza. Pasinetti afferma che l aumento della produttività del settore manifatturiero può raggiungere livelli notevoli poiché si possono mettere in opera processi produttivi già sperimentati altrove e poiché la proporzione della produzione del settore manifatturiero nella produzione globale aumenta. Lo spostamento della popolazione lavorativa dalle attività agricole ai lavori industriali non coincide con una perdita di posti di lavoro poiché nell agricoltura la manodopera era più che abbondante. A questo punto anche la popolazione inizia a muoversi dalle aree rurali a quelle urbane. Tutto ciò avviene perché è conveniente creare industrie grandi per sfruttare le economie di scala 3 e insediarle nello stesso posto in cui si trovano le infrastrutture necessarie (per esempio i trasporti, i luoghi di fornitura di energia, ); così l industria, che permette l aumento della quota della manifattura nella produzione nazionale a scapito di quella dell agricoltura, porta alla crescita delle città. Man mano che il reddito continua ad aumentare avviene una diversificazione della domanda: aumenta la domanda dei prodotti del settore terziario. La produzione del settore terziario aumenta sempre più nei confronti di quella secondaria, ma questa volta si verifica un effetto negativo sull occupazione del settore primario e di quello secondario. Kutnets (1969) sostiene che ci sono delle connessioni tra lo sviluppo economico e la demografia: i paesi che entrano nello sviluppo economico passano normalmente attraverso dei periodi di accelerazione e poi di decelerazione della crescita economica durante la quale la struttura della popolazione del paese cambia drammaticamente. Nella prima fase il tasso di crescita della popolazione aumenta perché il tasso di mortalità diminuisce grazie ai progressi registrati dalla medicina; questa accelerazione dello sviluppo demografico avviene prima di quella del reddito pro capite. Solo quando il tasso di crescita demografico si stabilizza, o comincia a contrarsi, il processo di industrializzazione si trova in piena ascesa e il tasso del reddito pro capite aumenta: è in questo momento che avviene lo spostamento dall agricoltura all industria. Il cambiamento strutturale porta inoltre ad una forte accumulazione dello stock di capitale (fisico e umano) e questa è un fattore importante per lo sviluppo economico in quanto rappresenta un mezzo di produzione necessario. Il rapporto tra capitale fisso e reddito annuo non è necessariamente elevato nei paesi ad alto reddito (in alcuni paesi a basso reddito esso è maggiore); ciò significa che il capitale fisico è necessario, ma 2 I paesi con reddito pro capite più basso spendono infatti di più per il cibo rispetto a quelli ricchi che spendono di più per atri beni e servizi. 3 Le economie di scala si hanno quando i costi unitari diminuiscono all aumentare della produzione. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 6

7 Lo sviluppo non sufficiente. Nello sviluppo economico le persone partecipano al processo che cambia le strutture e la partecipazione implica non solo la produzione di benefici, ma anche il fatto di poterli sfruttare. Riassumendo: lo sviluppo economico porta a cambiamenti nella struttura dei consumi, della popolazione, dell occupazione e della produzione. Lo sviluppo non può comunque essere ridotto né alla costruzione di una società industrializzata e ai cambiamenti strutturali che ne derivano, né all insieme degli effetti derivanti dalla crescita economica. 2.2 Lo sviluppo umano Nel 1995 a Copenaghen si sono riuniti i dirigenti mondiali per un evento senza precedenti: il Summit mondiale per lo sviluppo sociale 4. Questo Summit è stato una reazione all emergere di una situazione economica globale in cui si verifica un aumento della prosperità e allo stesso tempo un espansione della povertà. I dirigenti hanno così deciso di perseguire i seguenti obiettivi: - Eliminazione della povertà - Diminuzione della disoccupazione - Aumento dell integrazione sociale Nei cinque anni seguenti il sistema delle Nazioni Unite ha seguito i progressi ottenuti in materia di sviluppo sociale e ha contribuito con diversi mezzi alla realizzazione degli obiettivi del Summit. Secondo Anand e Sen (2000b) l interesse per lo sviluppo umano non è una questione recente, anzi, si può ricondurre al pensiero di Aristotele. Aristotele, all incirca duemila anni fa, affermava: La ricchezza evidentemente non è il bene che cerchiamo, essa è utile per la ricerca di altre cose ; in effetti, la ricchezza rappresenta solo un mezzo per raggiungere lo sviluppo umano. Lo sviluppo umano ha ottenuto successo nel pensiero sociale internazionale contemporaneo in quanto adotta una visione globale della realtà: esso non si concentra unicamente sulla crescita e il progresso economico, ma si chiede come vivono le persone, qual è la loro educazione, di quali cure della salute dispongono, Essere più ricchi può essere senza dubbio uno tra i più importanti fattori nel generare benessere, ma non può essere reputato l unico. L approccio che si concentra sulla crescita è perciò un approccio limitato e imperfetto che ignora il carattere pluralista dei problemi legati allo sviluppo. Un altro motivo che può spiegare il successo dello sviluppo umano può essere ricondotto, secondo Sen, all inevitabile presa di coscienza delle enormi disparità delle condizioni di vita contemporanee: l idea dello sviluppo umano si è imposta perché la comunità mondiale era pronta a riceverla. Un terzo motivo che può spiegare l attenzione sullo sviluppo umano può essere la ricerca generale di strategie e politiche per raggiungerlo. In economia, in un primo momento è stata enfatizzata l importanza del capitale naturale e delle risorse naturali per avere la crescita e di seguito è stata focalizzata l attenzione sul capitale fisico (sui risparmi, gli investimenti e le tecnologie); recentemente si è scoperto che il contributo del capitale fisico all espansione economica è modesto. Più della metà della crescita non deriva infatti dal capitale fisico o naturale, bensì da quello umano e per questo l attenzione si è rivolta su di esso e sull importanza degli investimenti nelle risorse umane (espansione della forza lavoro, spese per la salute e l alimentazione, investimenti nell educazione, ). Da qui è emersa la necessità di dare maggiore importanza nello studio dello sviluppo agli aspetti sociali e di un approccio interdisciplinare Lo sviluppo umano nella visione di Sen Nel suo libro Development as Freedom (1999) Sen definisce lo sviluppo come il processo di diffusione delle libertà reali di cui le persone possono godere. Questa visione dello sviluppo contrasta con quello che lo identifica nell aumento del prodotto nazionale lordo o del reddito delle persone, nell industrializzazione, nell avanzamento tecnologico o nella modernizzazione sociale. Pur riconoscendo l importanza di questi mezzi per diffondere le libertà, Sen reputa che tale processo di diffusione dipenda anche dagli aspetti sociali ed economici che possono portare alla costituzione di infrastrutture nell educazione e nelle cure sanitarie o di diritti politici e civili, come la libertà di partecipare alle discussioni politiche. Lo sviluppo così concepito richiede la rimozione delle maggiori fonti di mancanza di libertà: povertà, tirannia, opportunità economiche troppo limitate, esclusione sociale sistematica, negazione della partecipazione politica, intolleranza o stati eccessivamente repressivi. Sen fa notare che il mondo attuale nega le libertà elementari a un vasto numero di persone e ne è un esempio la mancanza di cibo, di vestiti, acqua pulita, cure sanitarie, educazione; in alcuni casi anche di pace e di ordine locale. Spesso ci si chiede se certe libertà politiche e sociali, come per esempio la libertà di 4 Il Programme des Nations Unies sur le développement humain (PNUD) e diversi autori parlano di sviluppo umano, la Banca Mondiale e altri di sviluppo sociale. Sono entrambi concetti che insistono sull importanza della qualità di vita delle persone, nati recentemente per tentare di migliorare la definizione di sviluppo. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 7

8 Lo sviluppo partecipazione politica o l opportunità di ricevere un educazione di base, conducano alla crescita e allo sviluppo; Sen sostiene che la rilevanza di queste libertà per lo sviluppo non deve essere stabilita attraverso il loro indiret to contributo alla crescita o alla promozione dell industrializzazione, bensì attraverso il riconoscimento che esse stesse sono componenti dello sviluppo. Per Sen la ricchezza non ci dà tutto e il mondo materiale ha i suoi limiti (non si desidera infatti il denaro come fine a se stesso, ma come mezzo per raggiungere altre cose, tra cui la possibilità di una vita più lunga e migliore). Egli sostiene la necessità di diffondere le libertà per rendere la vita più ricca e senza catene e aiutare le persone ad esercitare la loro volontà mediante l interazione con il mondo in cui vivono. È necessario di conseguenza che le persone possano utilizzare queste libertà: la diffusione di queste è considerata un principale obiettivo (costitutive role) dello sviluppo e uno dei principali mezzi (instrumental role) per raggiungerlo. Il primo ruolo è legato all importanza della libertà nell arricchimento delle vite umane, il secondo invece include le opportunità elementari come l essere in grado di evitare la sottonutrizione e la mortalità prematura, avere la libertà di partecipazione politica, di educazione, Sen enuncia cinque libertà strumentali: - Political Freedom (libertà politica) - Economic facilities: queste possibilità economiche si riferiscono alle opportunità individuali di utilizzare le risorse economiche per il consumo, la produzione e lo scambio - Social opportunities: le opportunità sociali si riferiscono agli accordi attuati dalla società nell educazione, nelle cure per la salute, che influenzano le libertà sostanziali individuali per vivere nel modo migliore - Trasparency guarantees: le garanzia di chiarezza e di trasparenza sono necessarie nel trattare con qualcun altro e sono legate al bisogno di fiducia. Prevengono la corruzione, l irresponsabilità finanziaria e gli accordi clandestini - Protective security: la sicurezza di protezione consiste nel sistema di sicurezza sociale per prevenire la miseria e in taluni casi anche la morte. Queste libertà strumentali possono rafforzarsi a vicenda e i loro legami sono molto importanti per la valutazione delle politiche di sviluppo; per esempio, le libertà economiche tendono a creare crescita economica, la quale può portare ad un aumento dei redditi privati e all opportunità per lo Stato di finanziare le assicurazioni sociali e gli interventi pubblici, mentre le libertà di esprimersi e di elezione aiutano a promuovere la sicurezza economica, le possibilità sociali tra cui l istruzione e la salute che hanno effetti sullo sviluppo economico e sul tasso di mortalità. L approccio di Sen contrasta quindi con l idea predominante di diversi circoli politici che lo sviluppo umano (visto come il processo di miglioramento dell istruzione, della salute e di altre condizioni di vita) è un lusso che solo i paesi più ricchi possono permettersi. Quella di Sen è un azione orientata all azione: con opportunità adeguate gli individui possono effettivamente costruire il loro destino e aiutarsi a vicenda senza limitarsi esclusivamente a ricevere e ad usufruire dei benefici dello sviluppo Lo sviluppo umano nella visione del PNUD e l HID Il PNUD (1998) descrive lo sviluppo umano come l ampliamento della gamma delle scelte offerte alla popolazione; ciò lo rende democratico e partecipativo. Queste scelte devono comprendere l accesso al reddito, all impiego, all educazione, alle cure sanitarie, la partecipazione alle decisioni della comunità e la possibilità di gioire delle libertà umane, economiche e politiche. Sviluppo umano significa così un miglioramento della vita della persona, visto come il rispetto del potenziale dei bisogni e degli interessi di tutti. Il PNUD sostiene che il processo di sviluppo umano dovrebbe creare un ambiente individuale e collettivo nel quale le persone possano sviluppare il loro potenziale e abbiano la possibilità di guidare la loro vita produttiva e creativa secondo i loro bisogni e i loro interessi. Secondo il programma delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano le condizioni essenziali dello sviluppo umano sono tre: quella di vivere a lungo e in buona salute, quella di acquisire un sapere e delle buone conoscenze e quella di avere accesso alle risorse necessarie per vivere in condizioni di vita adeguate. Lo sviluppo umano è legato ai diritti dell uomo poiché conduce alla loro realizzazione concreta: diritti economici, sociali, culturali, civici o politici. Il PNUD sostiene infatti che l importanza dello sviluppo umano risiede nel fatto che è fondato sul diritto universale: nel 1984 la dichiarazione universale dei diritti dell uomo affermava che tutte le persone hanno diritto ad uno standard di vita tale da assicurare la loro salute, il loro benessere e quello della loro famiglia e che hanno diritto all educazione, al lavoro e alla sicurezza sociale. Lo sviluppo umano necessita di un forte legame sociale e di un equa ripartizione dei benefici e del progresso, affinché non ci siano tensioni tra individui e collettività (l accento sull equità si mette in termini di capacità e opportunità essenziali per tutti). Il PNUD ritiene che per allargare il campo delle possibilità di scelta e di benessere, il reddito è uno dei mezzi principali e che però considerare le dimensioni di un sistema economico isolatamente non consente di tener conto di altri aspetti importanti dello sviluppo umano (ad Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 8

9 Lo sviluppo esempio la disponibilità dei servizi sanitari, il grado d istruzione, la speranza di vita, ). Per questo motivo si è tentato di cercare una misura migliore del PIL (e del PNL), un indicatore che possa rappresentare gli elementi dello sviluppo umano da esso trascurati allo scopo di rimpiazzarlo o di sostenerlo. Nel 1990 il PNUD ha creato l HDI (Human Development Index) i cui valori per diversi paesi sono presentati tutti gli anni nel Rapport mondial sur le développement humain (RMDH) insieme ad altri indicatori che misurano aspetti particolari dello sviluppo umano (vedi cap. 5.3). 2.3 Sviluppo economico e crescita economica Nella letteratura è molto facile commettere l errore di confondere i concetti di crescita e di sviluppo: il problema principale è che nel pensiero e negli scritti occidentali del dopoguerra, lo sviluppo economico è stato spesso trattato in modo identico alla crescita economica. The terms economics growth and economic development seem to be used interchangeably and refer to a rise in the per capita national output (Morris, 1967) this is a distinction without a difference (Henry, 1987) I use term economic growth and economic development interchangeably. When an economy grows it does not merely become larger; it is changed, or transformed, in many respects. ( ) Because economic growth and development are so closely linked, and because all the theories of economic growth are intended to promote increases in par capita consumption, distinguishing between the two concepts does not seem worthwhile (Dorfman, 1991) Il primo autore, Morris assimila la nozione di sviluppo all aumento della produzione pro capite e quindi alla crescita. Contemporaneamente ammette che l output non è l unico obiettivo che le persone si prefiggono e che le può rendere felici, ma consente di raggiungere altri obiettivi: una cultura, una migliore educazione, un aumento del benessere e ulteriori obiettivi non economici. Tramite una tabella nella quale indica il PNL pro capite e altri indicatori, tra cui la quota di medici per 100'000 abitanti, il numero di studenti nell educazione secondaria per 100'000 abitanti e la circolazione di giornali per 100'000 abitanti, dice quali sono i paesi sottosviluppati senza dare una definizione di sottosviluppo, se non quella che equivale alla crescita. Eppure per misurare la crescita utilizza degli indicatori tipici dello sviluppo e non solo il PNL. Per il secondo autore, Henry, la crescita economica ingloba anche la dimensione qualitativa che si attribuisce normalmente solo allo sviluppo e perciò i due concetti sono uguali. Il terzo autore, Dorfman, sostiene invece che crescita economica e sviluppo economico possono essere trattati come sinonimi poiché la crescita porta a cambiamenti tipici dello sviluppo economico. Uno dei recenti autori che si è occupato della distinzione tra il concetto di crescita economica e quello di sviluppo economico è Brinkman (1995) nel suo articolo Economic growth versus economic development: towar a conceptual clarification. Egli sostiene che il problema vada ricercato nella teoria neoclassica della crescita che reputa tuttora che crescita economica e sviluppo economico siano concettualmente equivalenti, in quanto non assegna allo sviluppo economico gli aspetti della dinamica del cambiamento tecnologico, e quindi trascura il suo impatto sul sistema economico e l importanza delle trasformazioni e degli aggiustamenti istituzionali. Brinkman afferma che molto probabilmente il problema dell approccio neoclassico risieda nell ossessione di voler costruire dei modelli in cui si fa un analisi statica tralasciando la spiegazione delle trasformazioni (lo sviluppo) che avvengono tra le varie posizioni di equilibrio. È difficile capire perché i due termini vengano confusi, l ipotesi che si può trarre è quella che si cerca di spiegare lo sviluppo econo mico in termini quantitativi, come la crescita, per avere una misura che lo calcoli. Morris e Dorfman considerano crescita economica e sviluppo economico concetti equivalenti in quanto reputano che la crescita economica porti allo sviluppo economico. È sbagliato affermare che questi due termini coincidono in quanto essi si riferiscono a processi diversi. La crescita economica è un concetto che si riferisce a cambiamenti quantitativi in variabili economiche e può essere assimilata all aumento del reddito aggregato oppure pro capite. Lo sviluppo economico comporta anche cambiamenti qualitativi e cambiamenti in variabili non economiche in quanto, come si è visto, implica trasformazioni nella struttura dell economia e quindi cambiamenti sociali, culturali e politici. Flammang (1979) afferma che si può parlare di crescita se una cosa si espande in grandezza, mentre si può parlare di sviluppo quando le sue caratteristiche cambiano. Egli mostra l esempio del bambino che può crescere in grandezza, ma anche sviluppare una voce più profonda; ciò non significa che siano la stessa cosa: un bambino può crescere senza sviluppare una voce profonda o svilupparla senza crescere molto. Brinkman (1995) sostiene che la crescita, essendo una replica di una struttura sempre uguale, da sola non si trasforma in sviluppo. Così come una tenda non si sviluppa in un grattacielo solo crescendo: A tepee cannot become a skyscraper simply by growing (Brinkman, 1995) Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 9

10 Lo sviluppo Brinkman afferma inoltre che lo sviluppo economico è un processo di trasformazione della struttura ed è quindi diverso dalla crescita economica la quale corrisponde invece all incremento del cambiamento dentro la struttura; il primo è un concetto dinamico, il secondo statico. La crescita economica corrisponde a cambiamenti quantitativi, lo sviluppo economico a cambiamenti qualitativi. In pratica non è possibile fare una chiara distinzione tra il concetto di sviluppo economico e di sviluppo umano poiché lo sviluppo economico implica cambiamenti sociali e culturali; si potrebbe allora pensare che lo sviluppo umano sia compreso in quello economico. Lo sviluppo economico si concentra sui cambiamenti strutturali di un economia, lo sviluppo umano mette l accento sulla qualità di vita delle persone, ossia il benessere indipendentemente dal tipo di società in cui vivono; si preoccupa che le persone vivano bene. Questi due concetti sono quindi diversi, anche se in parte si sovrappongono. Per quel che concerne la distinzione tra crescita economica e sviluppo umano, possiamo affermare che se la crescita economica è diversa dallo sviluppo economico, allora è sicuramente diversa anche dallo sviluppo umano, essendo un concetto che si allontana ancor di più dalla pura visione economica Conclusioni La crescita economica si riferisce ad un cambiamento quantitativo, cioè all aumento del reddito o della produzione aggregata oppure pro capite, mentre lo sviluppo economico è un concetto più ampio che comprende anche cambiamenti di tipo qualitativo. Infatti, il termine sviluppo economico è nato per indicare il passaggio da un economia agraria ad una industrializzata e, più in generale, per mostrare i cambiamenti fondamentali nella struttura di un economia che avvengono nel corso del processo di crescita economica: cambiamenti nella struttura dei consumi, della produzione, dell occupazione e della popolazione. Quindi porta a cambiamenti anche in variabili non economiche (sociali, culturali e politiche). Lo sviluppo umano è un obiettivo che oggi viene prefisso. Il premio nobel Amartya Sen lo definisce come la diffusione delle libertà reali di cui le persone possono godere. Questa definizione trova spazio in differenti ambiti: politico, economico e sociale. La definizione di sviluppo umano data dal PNUD è molto simile e riguarda l ampliamento della gamma delle scelte offerte alla popolazione. Nella popolazione sono considerate anche le generazioni future quindi la definizione del PNUD comprende l idea che lo sviluppo umano debba essere sostenibile nel tempo e per ottenere uno sviluppo sostenibile è necessario un maggior rispetto dell ambiente naturale. La definizione di sviluppo umano può in parte sovrapporsi a quella di sviluppo economico: entrambe comprendono cambiamenti in variabili non economiche di tipo sociale e culturale ed entrambi tentano di comprendere le caratteristiche di un paese sviluppato. Lo sviluppo economico lo fa attraverso l analisi del processo d industrializzazione, lo sviluppo umano invece si concentra sulla qualità di vita delle persone. La crescita economica non corrisponde allo sviluppo umano poiché è solo un mezzo per raggiungerlo e dato che lo sviluppo umano dà molta importanza agli elementi sociali allontanandosi dal concetto di sviluppo economico e dal concetto di crescita riferibile ad un cambiamento quantitativo in variabili economiche. L HDI, che comprende il reddito reale per abitante, l aspettativa di vita e il livello d istruzione, rappresenta una realtà complessa attraverso un unica cifra, non si basa su di una teoria ed è sommario perché si limita a rappresentare tre componenti dello sviluppo umano quando potrebbe rappresentarne altre. Inoltre comprende componenti difficilmente calcolabili e assegna loro pesi arbitrari difficilmente paragonabili nel tempo e non tiene conto della distribuzione del reddito. Si potrebbe anche cercare delle alternative all HDI, ma il problema è che forse non è giusto cercare un singolo indicatore per rappresentare il livello di sviluppo di un paese poiché lo sviluppo è un concetto troppo vasto (non si sa cosa includere e quale peso assegnare); inoltre non esiste una teoria dello sviluppo sulla quale basarsi per sviluppare un indicatore coerente. Per trovare una via che porti allo sviluppo umano è necessario andare al di là della crescita economica. Ci sono due vie attraverso le quali la cres cita può condurre allo sviluppo umano, ossia la crescita accompagnata da una maggiore equità nella distribuzione del reddito chiamata high quality growth e la crescita che crea posti di lavoro: un equa distribuzione del reddito porta, infatti, ad un miglioramento del benessere in senso generale e maggiori e migliori opportunità di impiego permettono agli individui di partecipare alla crescita e di approfittare dei suoi frutti. Altri elementi sono importanti per raggiungere lo sviluppo umano: l accesso ai mezzi di produzione (terra, infrastrutture fisiche, crediti finanziari), le spese sociali che assicurano a tutti i servizi di base, l uguaglianza tra i sessi, una crescita della popolazione più lenta, una buona gestione degli affari pubblici, una società civile attiva, il diritto alla parola, il mantenimento delle radici culturali, la sicurezza di un avvenire, Una soluzione per giungere allo sviluppo umano, applicabile a tutti i paesi, non esiste e per trovare una teoria dello sviluppo umano ed un indicatore soddisfacente dello sviluppo umano è necessario che le varie discipline (scienze economiche, scienze sociali, scienze naturali) collaborino e uniscano i rispettivi risultati. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 10

11 Lo sviluppo 2.4 Lo sviluppo sostenibile Lo sviluppo economico coinvolge anche l ambiente naturale: oggi non si possono più ignorare i problemi ambientali causati dal processo economico (da una parte l esaurimento delle risorse naturali e dall altra l inquinamento). Il termine sviluppo sostenibile deriva dalla combinazione di due nozioni di base: lo sviluppo economico e la sostenibilità ecologica. Spesso si accusa questa definizione Sustainable development is development that meets the needs of present without compromising the ability of future generations to meet their own needs di essere troppo vaga. Anand e Sen affermano che ciò che deve essere sostenuto nel tempo non è molto chiaro: alcuni parlano di mantenere almeno costante nel tempo il benessere della persona, altri il capitale fisico e naturale, altri il consumo o il reddito. La definizione del Rapporto Brundtland fa notare che è importante soddisfare i bisogni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future e ciò implica un obbligo verso le generazioni future, il principio di equità intertemporale. Per questo, per aver e sostenibilità, bisognerà evidentemente imporre delle restrizioni alle attività economiche delle generazioni attuali; purtroppo è difficile quantificare il capitale fisico e naturale da lasciare alle generazioni future. Il messaggio del rapporto Brundtland non riguarda solo il fatto che la crescita economica può portare conseguenze dannose e irreversibili per l ambiente (effetto serra, modificazione della materia vivente a causa del disboscamento, ), ma anche un livello di degrado sopra certi livelli che può indurre stati di irreversibilità sociale che rendono impossibile il ritorno ad una situazione normale, come per esempio l estrema povertà e l esclusione sociale. Lo sviluppo sostenibile è visto come un processo orientato al lungo termine e all equità intraintergenerazionale. I governi nazionali ovviamente devono avere un ruolo attivo nel management efficiente ed equo delle risorse ambientali; il problema che si pone è che questo ruolo attivo si scontra con il trend attuale di aumento della deregolamentazione e della privatizzazione. Molti reputano che la sostenibilità sia definita dal non declino dello stock di capitale fisico e naturale nel tempo. Ma la costanza o addirittura l aumento degli stock di capitale non è sufficiente per la sostenibilità perché la popolazione aumenta. Inoltre l evidenza dimostra che le attività economiche stanno esaurendo lo stock di risorse non rinnovabili 5 ; queste risorse non rinnovabili sono maggiormente utilizzate proprio perché permettono una crescita esponenziale delle quantità prodotte. È da molto che si discute sui limiti delle risorse ambientali, ma i termini di questo dibattito sono cambiati nel tempo: dal concetto classico dei rendimenti decrescenti del capitale e del lavoro impiegati nell agricoltura, al problema della scarsità delle risorse. Fino a poco tempo fa si pensava che tutto potesse esser risolto mediante il progresso delle tecnologie e la scoperta di nuove fonti di energia; ora invece è stata presa coscienza dei problemi mondiali concernenti la limitatezza delle risorse e l inquinamento dell ambiente e si è capito che una maggiore attenzione al rispetto dell ambiente diventa indispensabile. Se l estrazione di risorse non rinnovabili non viene sostituita dalla creazione di un capitale equivalente da qualche altra parte, la base di capitale dell economia può diventare insufficiente per mantenere lo standard di vita corrente. Affinché un sistema economico possa riprodursi è necessario che l energia e la materia siano disponibili e accessibili e che l energia e la materia dissipate, così come i rifiuti non riciclabili, non sorpassino i limiti di tolleranza della biosfera. È necessario anche che i bisogni della popolazione siano soddisfatti. Attraverso la definizione di sviluppo sostenibile si può concludere che non si può pensare unicamente ad aumentare la crescita all infinito poiché questo non è possibile: la continua crescita della popolazione, l inquinamento e l esaurimento delle risorse naturali non lo consentono Strategie per uno sviluppo sostenibile Nell agosto 2002 si è svolto a Johannesburg il Vertice mondiale per lo sviluppo sostenibile che ha ripreso il tema della Conferenza delle Nazioni Unite sull ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro del È proprio per questa ragione che il Consiglio federale ha presentato una strategia rinnovata per uno sviluppo sostenibile in Svizzera della durata di sei anni (fino alla fine della legislatura ). Nel marzo 1993 il Consiglio federale ha istituito a livello direzionale il Comitato Interdipartimentale di Rio (CIRio) e nel quadro di quest ultimo è stata realizzata in occasione dei 5 anni dopo Rio una prima strategia sullo sviluppo sostenibile in Svizzera approvata nel 1997 dal Consiglio federale e su cui si basa la strategia per uno sviluppo sostenibile La prima strategia si concentrava volutamente su un numero quanto più possibile ristretto di misure attuabili che rafforzano e completano le attività già in corso nell ambito del programma di legislatura Risorse che vengono utilizzate nell industria. Corrispondono alle risorse minerali come il petrolio e il carbone che derivano dagli stock della crosta terrestre; provengono dalle attività passate della biosfera quindi necessitano di periodi estremamente lunghi per essere costituite. 6 Rapporto del 9 aprile 1997 Strategie Lo sviluppo sostenibile in Svizzera, FF 1997 III 897) Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 11

12 Lo sviluppo Insieme al resto del mondo la Svizzera, con la sua strategia realizzata nel 2002, effettua un bilancio del dopo Rio. La nuova strategia considera i principi dello sviluppo sostenibile in tutto il Paese e in tutte le politiche settoriali. Un evento che è sicuramente fondamentale degli anni Novanta per lo sviluppo sostenibile è l approvazione della nuova Costituzione federale del 1999 in cui esso è ancorato in diversi punti; difatti il testo costituzionale richiama il Popolo svizzero e i Cantoni a una responsabilità anche nei confronti delle generazioni successive. È l articolo 2 che tratta dello scopo superiore della Confederazione: la promozione sostenibile della comune prosperità, della coesione interna e della pluralità culturale (cpv.2), e l impegno per la conservazione duratura delle basi naturali della vita e per un ordine internazionale giusto e pacifico (cpv.4); emerge quindi da questo articolo come lo sviluppo sostenibile sia un obiettivo da conseguire dalla Confederazione. Secondo l articolo 73 della Costituzione federale (sviluppo sostenibile) la Confederazione insieme ai Cantoni è chiamata a operare in favore di un rapporto durevolmente equilibrato tra la natura, la sua capacità di rinnovamento e la sua utilizzazione da parte dell uomo. L articolo 54 della Costituzione stabilisce gli obiettivi a livello di politica estera tra cui il promovimento del benessere, il contributo a ridurre la miseria e la povertà nel mondo, il contributo a far rispettare i diritti umani e a promuovere la democrazia, l assicurazione della pacifica convivenza dei popoli e la salvaguardia delle basi naturali della vita. Questa nuova strategia mira ad un integrazione a livello nazionale dei principi dello sviluppo sostenibile in tutti i settori della politica, infatti, prevede che si faccia riferimento in tutte le leggi e in tutti i programmi, concezioni e progetti, allo sviluppo sostenibile. Il Consiglio federale ritiene questo principio un campo d attività politica che considera generalmente il tema di come garantire uno sviluppo compatibile con le esigenze delle generazioni future e che a questo scopo affronta parimenti sfide ecologiche, economiche e sociali attuando politiche pertinenti. La strategia per uno sviluppo sostenibile 2002 si confronta con vari temi: economia e competitività, politica finanziaria, ricerca, tecnologia e formazione, coesione sociale, salute, ambiente e risorse naturali, ordinamento del territorio, mobilità e relazioni internazionali. Gli elementi principali di questa strategia sono: - La ricerca di un rapporto equilibrato fra i tre pilastri dello sviluppo sostenibile, cioè tra l economia, la società e l ambiente - La realizzazione di una concezione di ampia portata in quanto la strategia non si limita solo ad alcune politiche settoriali - L impostazione delle misure orientata in funzione dell azione e dell efficacia nel senso di un piano d azione concreto - La partecipazione dei Cantoni, dei Comuni, della società civile e del settore privato Il Consiglio federale ha individuato con questa strategia dieci campi d attività con complessivamente 22 misure 7. I testi introduttivi dei campi d attività, che illustrano la situazione di partenza e gli sviluppi, sono seguiti da una breve visione d insieme dei principali elementi delle politiche in corso che già adempiono ai postulati di sostenibilità. Alcune strategie nazionali, ne è un esempio quella italiana, sono orientate maggiormente verso l aspetto ambientale. Altri Paesi, ad esempio la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e l Austria, preferiscono approcci con componenti economiche, sociali ed ecologiche; anche in Svizzera la Strategia 2002 comprende temi come la mobilità e lo sviluppo territoriale. Nonostante le strategie europee dello sviluppo sostenibile siano diverse, esse si fondono tutte su un approccio partecipativo. Però non tutte le strategie nazionali prevedono sistemi di valutazione come la Svizzera; infatti, quest ultima sta cercando di realizzare un controlling regolare e delle valutazioni periodiche. Nella strategia Svizzera sono stati stabiliti i seguenti cardini: - Rapporto equilibrato fra i tre pilastri dello sviluppo sostenibile: economia, società e ambiente - Applicazione dei principi alla politica interna ed estera - Strategia ad ampio raggio (non limitata a politiche settoriali isolate) - Impostazione orientata all azione e all efficacia nel senso di un piano d azione - Rigorosa selezione delle misure all interno delle singole politiche settoriali in base ai seguenti criteri: Misure nuove (nessuna politica del Consiglio federale già in corso o decisa) Intergenerazionalità (le misure devono concernere problemi o dinamiche) Importanza (le misure richiedono un azione del Consiglio federale) Globalità (integrazione delle tre dimensioni economia, società e ambiente) 7 Vedi allegato 1 Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 12

13 Lo sviluppo Per il Consiglio federale la definizione dello sviluppo sostenibile è quella elaborata in occasione della Conferenza di Rio dalla Commissione per l ambiente e lo sviluppo e detta, dal nome del presidente di questa commissione, Definizione Brundtland. È sostenibile uno sviluppo che riesce a soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza ridurre, per le generazioni future, la possibilità di far fronte ai propri bisogni. Si capisce che questa definizione si basa su un orientamento di tipo etico-filosofico: un potere illimitato sul futuro deve sostituirsi con una responsabilità per il futuro, sulla base della giustizia tra le generazioni e le regioni del mondo. Non per niente lo sviluppo sostenibile prevede che le basi vitali siano assicurate a tutti gli esseri umani che popolano e che popoleranno il globo. Questa responsabilità per il futuro presuppone un etica della parità di diritti e doveri tra partner e Paesi partner equivalenti; i conflitti d interesse devono essere risolti mediante le regole dei diritti legittimi e non tramite quelle della distribuzione del potere. Per il Consiglio federale la tutela degli interessi come pure la responsabilità sono il fondamento necessario di una politica sostenibile e orientata verso il futuro: tutto ciò vale sia all interno sia all esterno. La politica estera svizzera vuole da un lato tutelare gli interessi della sua Patria e, dall altro, attribuirsi la responsabilità del nostro Paese in quanto membro della comunità degli Stati. All interno la Svizzera deve dare condizioni quadro ottimali quale attraente polo economico e scientifico e nel frattempo deve vestire i panni di una patria con potenzialità di sviluppo e con l opportunità di offrire buone condizioni di vita ai suoi abitanti. Assumersi la responsabilità nei confronti del futuro significa anche promuovere a tutti i livelli i principi di prevenzione, causalità e responsabilità quali quadro fondamentale per un azione e un comportamento sostenibili sia sul piano economico, sia sul piano sociale, sia su quello ecologico. Il principio dello sviluppo sostenibile si avvicina a concetti etici economici fondamentali i quali non possono essere definiti in modo conclusivo e definitivo, ma che vanno con regolarità e costantemente reinterpretati e ridefiniti nel relativo contesto storico Considerare in modo equivalente ambiente, economia e società Lo sviluppo sostenibile si basa sulle tre dimensioni responsabilità ecologica, capacità economica e solidarietà sociale. Lo sviluppo è sostenibile in rapporto alla dimensione responsabilità ecologica se rimane conservato lo spazio vitale per l uomo, la flora e la fauna e se si usufruisce delle risorse naturali nel rispetto delle necessità delle generazioni successive. In questo senso bisogna quindi: - Conservare gli spazi naturali e la varietà delle specie - Mantenere il consumo di risorse rinnovabili al di sotto del livello di rigenerazione - Stabilire il consumo di risorse non rinnovabili sotto il livello del potenziale di sviluppo delle risorse rinnovabili - Ridurre l inquinamento dell ambiente in cui si vive - Limitare gli effetti delle catastrofi ambientali Lo sviluppo è invece sostenibile riferendosi alla dimensione capacità economica se vengono preservati il benessere e la capacità di sviluppo dell economia. Ciò significa in altre parole: - Mantenere i redditi e l occupazione e incrementarli in funzione dei bisogni considerando una distribuzione compatibile con le esigenze sociali e territoriali - Conservare qualitativamente il capitale produttivo basato sulle risorse sociali e umane - Migliorare la competitività e la capacità innovativa dell economia - Permettere ai meccanismi di mercato (prezzi) di agire nell economia tenendo conto dei fattori determinanti di scarsità e dei costi esterni - Avere una gestione dell ente pubblico che non si riveli a scapito delle generazioni future (per esempio debiti, degrado del patrimonio) In relazione alla dimensione solidarietà sociale lo sviluppo è considerato sostenibile se sono possibili l esistenza dell essere umano e il suo successivo sviluppo nella solidarietà e nel benessere. Questo signif ica: - Tutelare e promuovere la salute e la sicurezza dell uomo in senso globale - Garantire la formazione e di conseguenza lo sviluppo nonché la piena espressione e l identità del singolo - Favorire la cultura tanto più la conservazione e lo sviluppo dei valori e delle risorse sociali nel senso di un capitale sociale - Assicurare a tutti eguali diritti e la certezza del diritto tramite la parità dei sessi, l eguaglianza dei diritti, la tutela delle minoranze e il riconoscimento dei diritti dell uomo - Promuovere la solidarietà delle generazioni al proprio interno e a livello globale Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 13

14 Lo sviluppo Si capisce dal significato delle tre dimensioni che lo sviluppo sostenibile è considerato come un ambito politico che si occupa globalmente di garantire uno sviluppo opportuno al futuro affrontando in modo ponderato sfide ecologiche, sociali ed economiche. Per il Consiglio federale lo sviluppo sostenibile deve essere interpretato come un principio regolativo che deve essere incluso in tutte le politiche settoriali; è per questo che la Strategia 2002 è impostata a largo raggio e non è di conseguenza limitata ad alcune politiche settoriali definite. Ciò significa che le politiche orientate verso l economia assumono maggiormente le loro responsabilità sociali ed ecologiche, che quelle attribuibili al settore ambientale tengono conto delle esigenze economiche e sociali e che le politiche del settore sociale considerano le ripercussioni economiche ed ecologiche indesiderate. Lo sviluppo sostenibile necessita della presa in considerazione delle tre dimensioni e il coinvolgimento di tutti gli uffici interessati nel trattamento della problematica a favore di soluzioni durevoli. Bisogna migliorare il coordinamento tra le singole politiche settoriali se si vuole dirigere tutte le politiche settoria li in funzione dello sviluppo sostenibile e bisogna inoltre sviluppare sinergie tra lo sviluppo tecnologico, la crescita economica e la protezione dell ambiente. In questo senso si potrebbero per esempio realizzare nuove tecnologie che consumano meno risorse naturali, che diminuiscono l inquinamento e i rischi per la salute e la sicurezza creando vantaggi concorrenziali nei rispettivi rami dell economia. Lo sviluppo sostenibile non rappresenta solo un impegno delle istanze statali o della Confederazione, ma esso necessita di tutte le istituzioni e di tutte le persone. Richiede la partecipazione costruttiva di Cantoni, Comuni e città, e anche quella degli attori sociali quali sono le organizzazioni non governative, i gruppi d interesse dell economia, le imprese e le Chiese. Con il programma d incentivazione Agenda 21 locale, la Confederazione ha sostenuto una trentina di progetti che puntano all attuazione dei principi dello sviluppo sostenibile a livello comunale. Il Consiglio federale ritiene che la collaborazione con l economia vada rafforzata a favore di uno sviluppo sostenibile svolto dai mercati finanziari. La cooperazione con il settore privato mira invece a prevenire i costi elevati derivanti da un agire dannoso per l ambiente e per la società che ricadrebbero sulle imprese stesse. Per questo motivo la Confederazione deve ricercare nel settore privato un partner per lo sviluppo sostenibile con lo scopo di incoraggiare gli sviluppi positivi in sintonia con l interesse pubblico. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 14

15 La sostenibilità 3. La sostenibilità 3.1 Origine e significato del concetto di sostenibilità L idea di sviluppo sostenibile trova le sue origini nella gestione forestale. Nel 1818 il pioniere Karl Albrecht Kasthofer ha formulato in termini eloquenti che lo sfruttamento della foresta può essere considerato sostenibile lorsque la quantité de bois abattu chaque année n était ni supérieure ni inférieure à celle générée par la nature en l espace d une année (allorquando la quantità di bosco tagliato nell arco di un anno non è né superiore né inferiore alla quantità generata dalla natura nello spazio di un singolo anno; Kasthifer, 1818). Ciò mostra come nell Europa centrale la selvicoltura sostenibile benefici di una lunga tradizione, infatti, alcune indicazioni evidenziano che questo concetto risale già alla fine del Medio Evo - inizio dei Tempi Moderni. L obiettivo era di salvaguardare a lungo termine le foreste protettrici in montagna e di regolamentare i differenti metodi di sfruttamento nell ambito dell agricoltura locale. Per molto tempo questo principio è rimasto confinato all ambito del settore agricolo, fatto che non sconcerta dato che la crescita economica dei tempi moderni prometteva diritti civici e benessere per tutti. Si è dovuto attendere sino alla Commissione Brundtland per far sì che l idea di sviluppo sostenibile fosse ripresa e che costituisse l oggetto di un dibattito politico mondiale. Il concetto di sviluppo sostenibile risale al rapporto Il futuro di noi tutti pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale dell ambiente e dello sviluppo (UNCED) e chiamato anche Rapporto Brundtland. In questo studio lo sviluppo sostenibile è stato definito come uno sviluppo in grado di garantire il soddisfacimento dei bisogni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai loro bisogni. Per scegliere gli indicatori atti a descrivere lo sviluppo sostenibile è necessario interpretare e concretizzare la definizione data dal rapporto Brundtland 8. Lo sviluppo sostenibile è un concetto molto ampio al quale si pos sono attribuire soltanto interpretazioni temporanee e contestuali. Il principio dello sviluppo sostenibile viene precisato nel seguente principio base: lo sviluppo sostenibile include l inalienabilità dei diritti umani in ogni luogo e momento nel senso di creare e assicurare un esistenza dignitosa per tutti gli esseri umani che vivono oggi e in futuro e nel senso di mantenere e garantire a lungo termine le condizioni di vita ecologiche, materiali e culturali necessarie per sviluppare liberamente la propria personalità. Questo diritto a una vita dignitosa e al libero sviluppo della personalità nonché il diritto di garantire lo stesso diritto al prossimo trovano una cornice eticamente motivata nei diritti umani e questo principio dovrebbe rappresentare una regola universale e si potrebbe anche interpretare con la seguente frase: Non fate agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il concetto di sviluppo nel suo insieme sottintende che sulla strada verso la sostenibilità non venga preclusa la libertà di decisione e azione alle persone. Il mantenimento della premessa affinché tutti possano soddisfare i propri bisogni richiede essenzialmente un equa ripartizione del capitale ecologico, economico e sociale. La ripartizione è definita equa dal punto di vista della filosofia morale e del diritto nel momento in cui viene massimizzato il beneficio per le persone più svantaggiose; sulla distribuzione dei beni occorre quindi attribuire la massima importanza al soddisfacimento delle esigenze dei meno privilegiati. Le differenze di reddito sono pertanto ammissibili fintanto che la rinuncia alla parità di salari per tutti consente un economia fiorente che va a vantaggio anche dei poveri; in questo senso anche gli scambi fra nord e sud rientrano nella logica dello sviluppo sostenibile se rappresentano un beneficio in particolare per il Paese più povero. La realizzazione di questo principio però implica anche che il capitale venga impiegato solo quando ciò non pregiudica le possibilità dei più svantaggiati tra le generazioni sì presenti, ma anche future. Le risorse della terra, che come ormai sapranno già tutti sono limitate, si scontrano con i bisogni umani che sono potenzialmente illimitati e di conseguenza ogni consumo di risorse deve essere accompagnato da un equivalente investimento nel futuro; nel caso della biodiversità occorre un ampio intervento di conservazione. Questa interpretazione di sviluppo sostenibile rappresenta i valori basilari contenuti nei documenti ufficiali del Vertice di Rio, della Dichiarazione di Rio e dell Agenda 21. Essa è oltretutto conforme ai valori sanciti dalla Costituzione federale che all articolo 2 si riferisce esplicitamente alla promozione dello sviluppo sostenibile e all impegno per la conservazione duratura delle basi naturali della vita e all articolo 73 chiede di operare a favore di un rapporto durevolmente equilibrato tra la natura, la sua capacità di rinnovamento e la sua utilizzazione da parte dell uomo. Per coprire le esigenze non occorrono solo sufficienti risorse naturali, ma anche un economia efficiente e un ambiente sociale gradevole. Questi tre pilastri dello sviluppo sostenibile non sono considerati tre pilastri separati, ma sono invece uniti da un legame interdipendente; gli obiettivi che si propongono possono essere definiti solidarietà sociale, efficienza economica e responsabilità ecologica e queste tre interdizioni plurisettoriali sono equiparati e validi nella società come nell economia e nell ambiente (hanno parità 8 A partire dalla definizione Brundtland si procede ad un interpretazione e si definiscono poi le varie dimensioni obiettivo. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

16 La sostenibilità d importanza). Tutto ciò significa semplicemente che per esempio la promozione dell economia deve essere socialmente giusta o che le misure di protezione ambientale devono essere economicamente efficienti. La Commissione sottolinea, per esempio, che un notevole numero di esseri umani consuma più energia di quella considerata disponibile secondo alcuni criteri ecologici. Nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile, bisognerebbe soprattutto promuovere i valori che fissano delle norme di consumo nel quadro di ciò che è ecologicamente tollerabile e che si situi ad un nuovo accesso all insieme della popolazione mondiale. Dipende dalla responsabilità etica garantire l equità sia tra gli uomini del presente, sia tra quelli futuri. Ciò implica che gli obiettivi ecologici, sociali ed economici siano considerati alla stessa maniera. Sulla base di questa concezione, ci può essere una vera soluzione solamente se l economia, l ecologia e l equilibrio sociale sono concepiti come un unica entità, ossia se l azione politica ed economica, considera questi tre aspetti sullo stesso piano d uguaglianza, al posto che metterli in concorrenza. 3.2 Sostenibilità debole e sostenibilità forte Da una parte si tratta di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali e future, dall altra l ambiente naturale deve rimanere a loro disposizione in maniera appropriata, sia quantitativamente che qualitativamente, e sia come fattore di produzione che come bene di consumo extra-economico e tutto ciò a lungo termine. La letteratura economica dà due interpretazioni molto differenti per ciò che concerne la concretizzazione di questi principi. Per alcuni lo sviluppo sostenibile ci sarà quando l insieme del capitale, ossia il capitale umano, il capitale fisicamente riproducibile, le risorse dell ambiente e quelle non rinnovabili, non decrescerà nel tempo. Per altri, si tratta di massimizzare i rendimenti netti dello sviluppo economico, a condizione che siano mantenute in permanenza le prestazioni e le qualità delle risorse naturali. Le due concezioni si fondano su concetti differenti dell interazione tra i fattori di produzione, ossia tra natura e capitale. La prima interpretazione ammette relazioni di sostituzione tra le diverse risorse o almeno non le esclude esplicitamente: le risorse naturali che stanno scomparendo possono essere rimpiazzate da beni d investimento (automobili al posto del cavallo, muri anti-valanghe al posto delle foreste). In realtà i limiti della sostituzione di risorse naturali con soluzioni tecniche sono ben evidenti. Nella letteratura specializzata questa concezione di sostenibilità basata sul principio di sostituzione è designata con il termine di Weak Sustainability (sostenibilità debole). La seconda interpretazione poggia su relazioni in principio complementari tra i beni naturali e i beni d investimento e rivendica come postulato di base dello sviluppo sostenibile, il mantenimento dei fondamenti naturali della vita e dell economia in senso più largo. La letteratura specializzata parla in questo caso di Strong Sustainability (sostenibilità forte); questa corrente reputa che la natura possieda un valore intrinseco che non può essere rimpiazzato attraverso conoscenze tecniche. Il concetto di sviluppo sostenibile forte può essere riassunto dalle seguenti esigenze: - Salvaguardia dei biosistemi, mantenimento della biodiversità e rispetto dei principi fondamentali dell evoluzione naturale: l uomo ha diritto di condurre una vita sana e di sfruttare in maniera sostenibile i beni naturali. La condizione preliminare a ciò è la salvaguardia dei biosistemi che presuppone il mantenimento della diversità biologica, tanto sul piano dell ecosistema che per rapporto alle specie e alla genetica. Il mantenimento in buona salute dei biosistemi esige in oltre il rispetto delle caratteristiche fondamentali dell evoluzione naturale, come ad esempio la lentezza delle mutazioni. - Mantenimento di un paesaggio coltivato vitale e degno dell uomo: l uomo lavora il suo luogo naturale in funzione dei diritti dell uomo; la dignità dell uomo richiede un paesaggio coltivato vitale. - Risorse rinnovabili: il ricorso alle risorse rinnovabili come le foreste e le terre coltivate non eccede il tasso di rigenerazione naturale. - Facoltà di assorbimento degli ecosistemi: l ambiente è sicuramente colpito dai rifiuti e dalle emissioni, ma è necessario che il tasso d inquinamento resti inferiore alla capacità di assorbimento e di rigenerazione dell ambiente. - Risorse non rinnovabili: anche le risorse non rinnovabili sono sfruttate, ma non bisogna dimenticare alcuni aspetti. L efficienza nell utilizzo di queste risorse deve aumentare affinché il loro consumo relativo diminuisca. Anche in caso di crescita economica il consumo di queste risorse non rinnovabili sarà così ridotto. - Rischi ecologici: bisogna evitare in principio i rischi maggiori, la cui incidenza ecologica, in caso di problemi, può toccare gli altri postulati di sostenibilità o non può essere valutata. Esistono almeno due tipi di strategie in favore di una sostenibilità forte: a. le strategie del progresso tecnico b. le strategie del progresso socioculturale Le strategie del progresso tecnico sono: Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 16

17 La sostenibilità - Strategie basate sull efficacia ecologica: l accrescimento dell efficacia ecologica ha per scopo un ecologizzazione dei processi di produzione e di consumo. Un ottimizzazione permanente della tecnica, come ad esempio l accrescimento del rendimento dei macchinari, la riduzione del consumo di materie prime nella produzione o l uso di tecnologie inedite come la biogenetica, garantisce una crescita economica sostenibile nella sostenibilità ecologica. - Strategie basate sulla sostituzione: queste strategie ruotano attorno alla sostituzione di risorse naturali non rinnovabile con risorse rigenerabili; ad esempio si parla dell uso di energia solare al posto di altre forme di energia, oppure della produzione di carburante a partire da piante energetiche (canna da zucchero, colza) al posto del petrolio. Le strategie del progresso socioculturale sono: - Strategie basate sull economia e la sufficienza: queste strategie socioculturali si concentrano su obiettivi ecologici concreti e si fondano su un interpretazione stretta della sostenibilità forte. Da ciò consegue il postulato di un azione necessaria sul piano della politica ambientale. L approccio Top-down (dall alto al basso) è ben rappresentato dal progetto Sustainable Netherlands : esso parte dalla condizione normativa che stabilisce che ogni abitante del pianeta ha lo stesso diritto d utilizzo delle risorse naturali e di conseguenza ogni paese o comunità di abitanti ha a disposizione un certo spazio ambientale delimitato. - Strategie basate sul concetto di processo e d apprendimento: queste strategie sottolineano il carattere evolutivo dello sviluppo sostenibile. Esse si fondano sulla partecipazione e sui processi d apprendimento sociali e reputano che è impossibile descrivere un unica volta per tutte un economia sostenibile sulla base di criteri esatti e definirla con obiettivi dettagliati. Innanzitutto si tratta di un processo di apprendimento sociale basato sull avvenire che si caratterizza forzatamente per l apertura e l incertezza; tutto ciò riflette la complessità delle correlazioni ecologiche, economiche e sociali. Date queste premesse appare evidente perché progetti definitivi hanno poco senso: la possibilità offerta all uomo di modellare e modificare il contesto politico, economico e sociale è un postulato essenziale per una società aperta. Una società sostenibile vive quindi la quotidianità nel contesto di un processo d apprendimento sociale e attraverso la combinazione della creatività, dell esperienza e dell attitudine. È in questa tradizione che si trovano le tendenze che considerano i processi educativi in stretta collaborazione tra gli attori sociali (cittadini, economisti, politici, organizzazioni private) e gli scienziati. Anche se le opinioni per ciò che concerne la complementarità della natura e del capitale divergono, un obiettivo è comune: ridurre i danni causati all ambiente naturale dal sistema economico per garantire una funzionalità sostenibile dei sistemi naturali Modelli di sviluppo sostenibile La definizione di sviluppo sostenibile del rapporto Brundtland indica il bisogno di riorientare l analisi economica su molti punti fondamentali. Ciò include: considerazioni di equità intra- e intergenerazionale, il trattamento del vero lungo termine, l irreversibilità del cambiamento ecologico, l incertezza fondamentale e la complessità del sistema e i processi del cambiamento tecnologico. Il concetto di sviluppo sostenibile rappresenta un tentativo di andare di là della semplice asserzione dei limiti fisici alla crescita economica e di esplorare come, in che termini e per quale estensione, gli obiettivi socioeconomici, collegati tradizionalmente alla crescita, possano essere riconciliati con la preoccupazione della qualità ambientale e dell equità intertemporale. Al di là di questo, il concetto di sviluppo sostenibile opera come un concetto normativo nel senso di designare un insieme di obiettivi che la società cerca di raggiungere. La scelta di questi obiettivi è inevitabilmente una questione di opinione basata su valori predominanti e norme etiche, quindi, spesso, la nozione di sostenibilità appare come una scatola nera che può avere differenti significati e implicazioni pratiche per una persona o gruppo rispetto ad un altro. Ecco perché esistono parecchie categorie di modelli che trattano di questo argomento; in questo lavoro si accennerà alle quattro teorie più conosciute. 9 Secondo l opinione del Consiglio federale considerare l ipotesi dello sviluppo debole non rende giustizia alle sfide che attendono l umanità: molti beni ambientali, per esempio un clima stabile, la biodiversità o lo strato d ozono dell atmosfera sono indispensabili per la sopravvivenza e non possono quindi essere compensati tramite il capitale. Inoltre il disfacimento dei beni materiali è irreversibile, al contrario dei cambiamenti nell economia e nella società. Ciononostante il Consiglio federale considera inadeguata anche un interpretazione stretta intesa come una sostenibilità forte che non consente alcuna flessibilità all interno dei settori ambiente, economia e società. Il Consiglio federale sostiene per questo motivo una posizione intermedia tra la sostenibilità forte e quella debole. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 17

18 La sostenibilità - I modelli neoclassici I modelli più semplici di questa tradizione sono quelli che essenzialmente estendono le conclusioni sulla crescita ottimale e sull accumulazione del capitale includendoci il capitale naturale. Seguendo questa linea sono stati raggiunti svariati risultati con studi che integrano nei modelli di crescita tradizionali il concetto di risorse naturali esauribili e/o dell inquinamento. In questo senso si è andati alla ricerca di una definizione delle condizioni sotto le quali il consumo pro capite non decresce nel tempo. Questo tipo di risultati rimanda più o meno a quelli ottenuti nel modello pioniere di Stiglitz, Solow e Dasgupta e Heal nel La conclusione generale è che un consumo pro capite costante, o più in generale che non diminuisce, può essere mantenuto all infinito finché gli effetti positivi del progresso tecnico e/o l accumulazione del capitale sono sufficienti (attraverso la sostituzione del capitale scarso naturale e/o attraverso il miglioramento della produttività dei fattori) per controbilanciare gli effetti negativi dell esaurimento delle risorse naturali, dell inquinamento, della crescita della popolazione e del tasso di sconto intertemporale, dove il tasso di sconto ha relazione con la distribuzione intertemporale. La soddisfazione delle condizioni per la sostenibilità è più spesso assicurata assumendo un miglioramento secolare straordinario nella produttività dei fattori, ma la validità di tale ipotesi è oggetto di controversie. I lavori recenti della tradizione neoclassica hanno cercato specificatamente di sviluppare nuovi modelli per esplorare più direttamente le questioni dell equità intergenerazionale e i collegamenti tra progresso tecnico e sostenibilità. - I modelli evolutivi I modelli evolutivi rompono con la struttura assiomatica dell equilibrio su cui sono basati i modelli di crescita neoclassica. Essi usano i concetti del disequilibrio, in cui l idea del cambiamento e della non-linearità svolgono un ruolo primario senza tentare di trovare situazioni di riferimento definite come equilibri. L approccio tipico osserva maggiormente gli aspetti di conflitto dei processi e delle interazioni economiche, mentre l analisi neoclassica tende a minimizzare i conflitti con l enfasi delle condizioni marginale e dell ottimizzazione. In una prospettiva evolutiva, il cambiamento è spiegato in termini di un abilità del sistema di produrre adattamenti alle crisi e ai limiti, entrambi imposti dall esterno o determinati dallo sviluppo del medesimo sistema. La natura dinamica delle interazioni ricorrenti tra sistemi tecnici, socioeconomici e sociologici mettono in luce le incertezze e il carattere multidimensionale delle cause del cambiamento economico e tecnologico. È possibile vedere che i modelli sono una promettente prospettiva per rappresentare ed endogenizzare 10 i fenomeni complessi del cambiamento tecnologico nelle analisi relative allo sviluppo sostenibile. In contrasto con l analisi neoclassica, che è basata su un approccio al cambiamento tecnico assiomatico e deduttivo, i modelli evolutivi usano tipicamente approcci induttivi, basati sull osservazione della realtà complessa del cambiamento nel tempo. Questo tipo di approccio ha il vantaggio di dimostrare il ruolo essenziale che il cambiamento tecnologico può giocare nella definizione del sentiero dello sviluppo sostenibile, come pure l importanza delle politiche economiche per guidare il sistema economico nella direzione desiderata del cambiamento. La politica pubblica può essere utilizzata per fare gli aggiustamenti marginali. Le autorità possono formare la base per i cambiamenti maggiori nella direzione e nella forma delle attività economiche. - I modelli economici ecologici La specificità della prospettiva ecologica-economica è nell analisi delle dinamiche delle interazioni ecologiche ed economiche dei sistemi, attraverso l integrazione delle proposizioni riguardo alle proprietà distintive della struttura, funzionamento e organizzazione ecologica come pure economica. L attenzione tipica dell economia ecologica non è così concentrata sulle proprietà di uno stato in equilibrio, ma soprattutto sulla persistenza o sostenibilità (o meno) del funzionamento del sistema sotto condizioni del cambiamento ambientale, cambiamenti questi in parte dovuti alle attività del sistema medesimo. Simili preoccupazioni che cercano di comprendere il comportamento nel tempo del disequilibrio complesso dei sistemi sono fondamenti delle scienze naturali e sociali come pure dell economia. Molti stimoli per l economia ecologica sono venuti, per esempio, dalla matematica, dai sistemi non lineari e da considerazioni di conservazione dell energia. Uno dei temi chiave di questa corrente di lavoro è la coevoluzione. Questo concetto, derivato inizialmente dalla biologia, è stato esteso per far riferimento alle interazioni tra due sistemi evoluti aperti, in questo caso un sistema ecologico e uno socioeconomico. La coevoluzione avviene quando un cambiamento che avviene in una parte dei due sistemi provoca una moltitudine di cambiamenti in entrambi i sistemi, attraverso interdipendenze e meccanismi di feedback. Un ecosistema può provvedere a una grande varietà di influenze perturbanti dell attività economica finché i fondamenti del sostegno e del rinnovo della vita non sono sconvolti. Comunque, alcune perturbazioni possono condurre a situazioni di possibile biforcazione, dove l ecosistema può subire cambiamenti radicali e irreversibili nella forma e nel funzionamento del modello. In questa prospettiva, la questione dello sviluppo sostenibile può essere posta in termini di due processi interattivi di distruzione creatrice su larga scala: quello dell evoluzione dell ambiente naturale come un comples so, e spesso mutante, insieme di attività, e quello dello sviluppo economico nelle sue tre 10 Mettere all interno del modello Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 18

19 La sostenibilità dimensioni dell economia in senso stretto, socio-culturale-umano (che includono linguaggio, rappresentazione e forme istituzionale) e vivente. Questa visione coevolutiva insiste sull instabilità, sulla multidimensionalità e sulla crescente complessità dei sistemi viventi espressi in molte maniere di organizzazione. L economia ecologica si riferisce frequentemente alla teoria matematica dei sistemi complessi dinamici, per esempio considerando il sistema dei prezzi, le forma regolatrici del non mercato e i processi ecologici autonomi che determinano l uso, il degrado e il possibile rinnovo del capitale naturale. L economia ecologica è perciò innovativa, sia nella visione sottostante, che presenta i problemi economici sia negli approcci che si occupano di questioni come la valutazione del capitale naturale e l identificazione delle opzioni e degli strumenti politici. Questa è dunque una visione complessa di una coevuluzione ecologica-socio-economica. - I modelli neo-ricardiani L aspetto tipico caratteristico di questi modelli è una rappresentazione di produzione unita multisettoriale, qui estesa includendo l ecologia e i settori economici come processi di produzione interdipendenti uniti. Così, mentre il formalismo è preso dalla tradizione dei modelli economici di von Neumann e di Sraffa, la visione sottostante è la coevoluzione ecologica- economica. L approccio di produzione unita conduce a una visione di sostenibilità meno come processo di crescita e più come una riproduzione dinamica che implica cicli di restituzione ecologico-economici interconnessi. La sopravvivenza economica nel lungo termine dipende dal raggiungimento di un continuo mantenimento e rinnovamento unito delle strutture economiche ed ecologiche. Nei modelli di produzione unita, estesi alle preoccupazioni delle risorse naturali e del degrado ambientale, l idea di materiale autorinnovante e di cicli di trasformazione energetica è spesso semplicemente espresso in termini di struttura stazionaria (crescita zero). Diversi modelli mostrano questa idea di cicli di restituzione; in realtà i sistemi economici ed ecologici si sarebbero aspettati di coevolvere, mentre i settori che interagiscono preservano una solidarietà delle funzioni. A tal riguardo l enfasi dei modelli neo-ricardiani sulla struttura delle interdipendenze settoriali e degli scambi è complementare alla base dei modelli evolutivi che mettono l attenzione sul cambiamento della struttura della produzione attraverso il tempo. 3.4 La misura dello sviluppo sostenibile Commento: Commento: Il mondo che ci circonda è un sistema adattivo, complesso e composto da una moltitudine di sistemi che interagiscono in differenti maniere. È cruciale identificare le relazioni essenziali in un sistema. Gli indicatori sono il collegamento per il mondo; essi condensano l enorme complessità in una somma maneggevole di importanti informazioni guidando le nostre decisioni e dirigendo le nostre azioni. Gli indicatori rappresentano preziose informazioni. L indicatore è lo strumento di base della conoscenza sintetica. La sostenibilità è una scienza complessa per definizione e ha quindi estremo bisogno di sintesi efficaci e comprensibili. Hai la febbre? Cosa significa? Come lo sai? Ah, 38 e mezzo Quello è l indicatore, un numero che riassume dentro e dietro di sé un mare di informazioni. Un informazione tecnica, non ha nessun senso se non viene utilizzata anche da politici e cittadini; il bello degli indicatori è il fatto che consentono un approccio quasi tecnico anche chi non è tecnico. Gli indicatori essenziali non sono spesso ovvi: imparare a occuparsi di un sistema complesso significa imparare a riconoscere uno specifico set di indicatori. Spesso questa conoscenza di indicatori è intuitiva, informale del subconscio: una madre impara a riconoscere e a rispondere ai segnali del suo bambino, un contadino impara a riconoscere i segnali degli animali, delle piante e del suolo. L apprendimento intuitivo non è però sufficiente per occuparsi di alcuni sistemi complessi che l uomo ha costruito (ad esempio aeroplani, sistemi di produzione, economia, ). Nei fatti questi sistemi richiedono specifici strumenti che forniscono informazioni indicatrici: indicatori della velocità, della pressione, della temperatura, del costo della vita, indicatore d impiego o il Dow Jones. Gli indicatori essenziali spesso non sono ovvi o intuitivi e spesso sono sottoposti a giudizio e ad errori. La Comunità internazionale, come anche la Svizzera, ha dichiarato lo sviluppo sostenibile come principio per affrontare il nostro futuro e questo può essere promosso in modo chiaro solo se viene anche misurato. Per misurare lo sviluppo sostenibile ci si può avvalere di una base di conoscenze sempre più vasta su temi che hanno un influsso su un tale sviluppo, ma bisogna prima tradurle in unità d informazione funzionali ; queste unità di informazione vengono anche chiamate indicatori. Un indicatore fornisce un quadro semplificato di un fenomeno complesso. Esso segnala una determinata caratteristica della quale si sa o si suppone che fornisca informazioni sul fenomeno. Osservato in un determinato lasso di tempo l indicatore può segnalare una tendenza, ma il messaggio attribuito ad un indicatore è sempre il risultato di un interpretazione. Un solo indicatore non può fornire un quadro completo dello sviluppo sostenibile, ma solo un piccolo tassello ed è per questo motivo che occorre un sistema dotato di diversi e più indicatori che combinati fra di loro originano Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 19

20 La sostenibilità l intero mosaico. Il sistema di indicatori per diventare uno strumento utile sul lungo periodo deve essere costantemente verificato ed eventualmente migliorato. Gli indicatori possono essere definiti come aggregati di più dati elementari aventi un significato che trascende da quello de i dati individuali che li costituiscono. I set di indicatori per un dato sistema devono possedere due requisiti distinti: - Essi devono fornire informazioni importanti per dare un immagine dello stato attuale e per indicare la fattibilità di questo sistema - Essi devono fornire sufficienti informazioni sul contributo del sistema alla performance degli altri sistemi che dipendono da esso In altre parole i set di indicatori sono determinati: - dal sistema medesimo e - dagli interessi, bisogni o obiettivi dei sistemi che dipendono da esso. Nei sistemi reali complessi c è una relazione di dipendenza: i sistemi dipendono da altri sistemi che dipendono a loro volta da altri insiemi e così via. Per molti anni la popolazione è stata giudicata con un semplice indicatore: la sua ricchezza. Ma la singola immagine di tot milioni di dollari o tot ettari di terra implicitamente ha espresso molto più che la sola proprietà. Ciò ha significato la possibilità di acquistare sufficiente cibo, di costruire una casa confortevole, di avere una grande famiglia, di vivere nel lusso, di educare dei figli, di pagare i costi della salute e di provvedere a se stessi nella vecchiaia; ciò implica che, date queste circostanze, una persona sarebbe ragionevolmente felice. In altre parole sotto queste predominanti condizioni la ricchezza può essere usata come un indicatore aggregato per dimensioni completamente differenti della vita che contribuiscono alla felicità generale, ma essa non tiene conto delle tragedie, degli handicap personali e la ric chezza fallisce come indicatore per la felicità se ad esempio i figli vengono uccisi in un incidente. Nella vita reale abitualmente si necessita di più di un indicatore per catturare tutti gli aspetti importanti di una situazione; un singolo indicatore non può giammai raccontare un intera storia. Un singolo indicatore come il PIL non può catturare tutti gli aspetti importanti dello sviluppo sostenibile. Infatti, il PIL misura il valore monetario totale dei flussi annuali di beni e servizi prodotti in un economia senza tuttavia tener conto del loro contributo allo sviluppo nazionale: i beni sociali (come l educazione) o i mali sociali (inquinamento, incidenti automobilistici). Data la tecnologia attuale ognuno di questi beni e servizi è associato con un consumo significativo di risorse non rinnovabili e con la formazione di inquinamento generale. Gli indici aggregati sono un miglioramento, ma l aggregazione può nascondere seri deficit Indicatori ambientali Caratteristiche desiderabili degli indicatori ambientali (OCSE, 1993): - Gli indicatori devono avere rilevanza politica, quindi devono: a. Essere facili da interpretare b. Mostrare i trend nel tempo c. Rispondere ai cambiamenti nelle caratteristiche più importanti d. Avere soglie o valori di riferimento attraverso i quali il progresso può essere misurato - Gli indicatori devono essere analiticamente validi, per esempio essere basati su una chiara comprensione dei fini dello sviluppo sostenibile - Gli indicatori devono essere misurabili altrimenti, anche una costruzione teorica attrattiva, non può essere un indicatore (non può essere misurata a costi ragionevoli). Le informazioni ambientali spesso sono combinate con le statistiche economiche (ad esempio PIL) per esaminare la relazione tra qualità ambientale e sviluppo economico per rapporto alle nazioni e al tempo; queste sono conosciute come Curve di Kuznets. Una curva di Kuznets ipotizza una relazione tra crescita economica e distribuzione del reddito in cui una distribuzione inizialmente disuguale del reddito porta successivamente ad una crescita continua. Gli economisti ambientali hanno preso a prestito questo termine per applicarlo alla relazione tra reddito e qualità ambientale in quanto inizialmente la crescita economica porta a un peggioramento della qualità ambientale, ma successivamente essa migliora. Nelle nazioni sviluppate gli indicatori dello stato ambientale sono stati sempre espressi in termini di indici della qualità dell aria e della classificazione della qualità dell acqua. Munasinghe e Shearer hanno rilevato lo stato degli indicatori biogeofisici dello sviluppo da un punto di vista scientifico; ciò ha portato al passaggio da indicatori descrittivi ad indicatori di performance. Gli indicatori di performance misurano la percentuale di deviazione delle condizioni ambientali correnti da alcune soglie o obiettivi delle politiche ambientali, livello Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 20

21 La sostenibilità ottimale: ciò permette l aggregazione. Il primo esempio di indicatore ambientale aggregato importante è fornito dal lavoro di Adriaanse nel 1993: gli indicatori sono stati sviluppati attorno ad un numero di temi ed esso fornisce la base per combinare misure fisiche differenti in un indicatore integrato. I temi sviluppati sono: il cambiamento climatico, l acidificazione, l eutrofizzazione, la dispersione (di pesticidi, tossine come il mercurio e le sostanze radioattive), la rimozione di scorie solide e il disturbo (dagli odori al rumore). Per ogni tema un numero di misure fisiche sono combinate accordando loro il contributo ad un particolare problema ambientale. Esempio: il diossido di carbonio è uno dei tanti gas che contribuisce all effetto serra ed esso è una delle cause del riscaldamento del pianeta. Ad ogni gas si assegna un global worming potential (GWP) in relazione al gas predominante che è l anidride carbo nica. Questo GWP è una funzione delle proprietà fisiche di questi gas. Questi GWP sono le basi per l integrazione dell indicatore di emissioni di gas ad effetto serra in carbon equivalents (Ceq). Le quantità delle emissioni di ogni gas sono pesate in base al GWP e questo indicatore diviene quindi un indicatore di performance quando queste emissioni in Ceq sono paragonate alle politiche in termini di stabilizzazione di gas a effetto serra. Un altro approccio per gli indicatori ambientali è basato sugli impatti socioeconomici delle pressioni ambientali. In particolare questo pone l accento sui costi sociali dei danni ambientali in termini ambientali; é chiaro che i danni ambientali hanno conseguenze sociali (salute, inquinamento, infezioni respiratorie, ) Indicatori sociali 11 Si è posta attenzione al movimento degli indicatori sociali durante gli anni settanta; la costruzione di misure sociali è servita per dare concretezza alle misure economiche, come per esempio il PIL pro capite. A differenza di queste, gli indicatori sociali si riferiscono a diverse nozioni di sviluppo e sono spesso espresse in unità eterogenee, quindi una grossa varietà di fenomeni sociali (salute, educazione, ) è stata trasformata in indicatori. Gli indicatori misurano l estensione in cui il benessere è soddisfatto e la giustificazione per gli indicatori sociali è fornita dove questa funzione non è espressa adeguatamente in reddito nazionale. Per esempio gli indicatori di speranza di vita possono essere presi per riflettere le preferenze individuali per una vita lunga dove le esperienze future implicano una possibile utilità. Perciò gli indicatori di speranza di vita alla nascita, e dopo, sono comunemente chiamati indicatori sociali; a differenza, il benessere derivato dai cambiamenti della speranza di vita dipenderà dalla qualità della vita e così gli indicatori che descrivono queste situazioni sono giustificati. Ad un livello pragmatico le Nazioni Unite (1975) suggeriscono che gli indicatori di speranza di vita alla nascita indic ano l efficacia delle politiche che aumentano lo standard generale di vita (descritto attraverso il reddito pro capite) ai minimi livelli di sviluppo. Attenzione però: esistono molti altri fattori che influiscono su un fenomeno. Per esempio, il tasso di mortalità infantile è definito come il numero di morti ogni anno durante i primi cinque anni di vita ogni mille bambini: in effetti, questo indicatore non focalizza l attenzione solo sulla nutrizione e l igiene del fanciullo, ma è anche relazionato con la salute della madre. Spesso gli indicatori sociali sono presentati in una forma composita che ingloba l aggregazione dei dati sociali. Certamente gli indicatori sociali non sono ristretti alle misure sociali come già citato in precedenza. La misura del reddito nazionale per esempio è una forma composita che unisce molte informazioni su diverse classi di beni e servizi. In queste misure i valori monetari forniscono il peso con cui i dati possono essere paragonati. Negli indicatori compositi sociali (e ambientali) altri sistemi di peso devono essere trovati; il più famoso è senza dubbio l HDI. L analisi di questo indicatore ci permetterà di comprendere i problemi che circondano la costruzione di indicatori sociali. L HDI combina informazioni economiche e sociali: esso non è assoluto, ma relativo ed è incompleto. Questo indice è composto da più indicatori e diviene quindi un indicatore composito. La prima versione è stata introdotta nel Rapporto mondiale sullo sviluppo umano nel 1990 e le variabili prese in considerazione erano: speranza di vita, livello di istruzione e reddito. Gli stessi creatori di questo indice ne riconoscono i limiti ed il passo più grande che hanno compiuto è stato senza dubbio quello di scomporre un Paese in diverse regioni, etnie, classi sociali ed in base al sesso. Parliamo quindi di un indicatore aggiustato in funzione delle diseguaglianze che fanno avanzare o retrocedere in graduatoria i Paesi; ad esempio se prendiamo in considerazione l indice aggiustato in funzione della distribuz ione egualitaria del reddito i paesi nordici migliorano il posizionamento, mentre il Brasile, dove le disuguaglianze sono considerevoli, perde posizioni. Un altro esempio è l aggiustamento in funzione delle disparità tra i sessi: in questo caso il Giappone cade drasticamente in graduatoria. Nel 1991 oltre al tasso di alfabetizzazione è stata introdotta la misura degli anni di scolarizzazione. Per quel che concerne il reddito, un aumento di questo è ponderato in base alla media generale; in effetti, un aumento di 100$ per un reddito di 300$ ha un peso differente che quello per un reddito di $. 11 Esempi: vedi allegato 2 Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 21

22 La sostenibilità È stata fissata inoltre una soglia di reddito oltre la quale un aumento marginale è considerato di minore importanza per lo sviluppo umano. Questa soglia nel 1994 era uguale alla media mondiale del PIL reale per abitante attualizzata e convertita in dollari aggiustati in funzione della parità di potere d acquisto (PPA). Per combinare le differenti unità di misura delle variabili (anni di vita, anni di scolarizzazione, dollari, percentuale di alfabetizzazione degli adulti) si indicizzano i valori su una scala che va da un valore minimo di 0 ad un valore massimo di 1. I minimi ed i massimi su cui paragonare la performance di un paese sono stati fissati così: MINIMO MASSIMO Speranza di vita (anni) Alfabetizzazione adulta (%) No. medio di anni di studio 0 15 Reddito (PIL reale per abitante in $ in PPA) Ciò che ci permette di valutare questo indice composito è la differenza tra la graduatoria dell HDI totale rispetto alla graduatoria di una componente. Un esempio è quello relativo alla Svizzera: nel 1994 era al secondo posto per quel che concerne l HDI totale, ma se si guardava al tasso medio di studio scendeva al ventunesimo; ciò significa che un Paese può avere un indicatore mediocre che viene compensato da un altro in cui si ottiene una performance ottima. Questo metodo di analisi ci consente di fare dei confronti intertemporali e di osservare il percorso di crescita o di peggioramento. Ecco un esempio che potrà chiarire la composizione di questo indice: Speranza di vita Alfabetizzazione adulta No.medio anni di studio Reddito GRECIA GABON Alfabetizzazione - Grecia: ( ) / ( ) = Gabon: ( ) / ( ) = Numero di anni di studio - Grecia: ( ) / ( ) = Gabon: ( ) / ( ) = Livello di educazione - Grecia: [ 2*(alfabetizzazione) + anni di studio ] / 3 = (2* ) / 3 = Gabon: (2* ) / 3 = Reddito aggiustato Nell anno di analisi (1994) la media mondiale del PIL reale per abitante aggiustata era di 5 120$. Siccome il reddito della Grecia è situato al di sotto della soglia, ma non è inferiore di almeno due volte, allora bisogna aggiustarlo : Grecia: 5' * [(7'680 5'120) ½ ] = Vediamo l elevazione ad ½ per via dell ipotesi di utilità decrescente citata sopra. Il reddito del Gabon è inferiore alla soglia e non deve essere aggiustato. Per calcolare la differenza per il reddito bisogna utilizzare il reddito aggiustato massimo (5'385) ed il reddito aggiustato minimo (200). - Grecia: ( ) / ( ) = Gabon: ( ) / ( ) = Totale Indice della speranza di vita Indice del livello di educazione Indice del reddito aggiustato Somma degli indici HDI totale (somma / 3) GRECIA GABON Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 22

23 La sostenibilità Indicatori economici Gli indicatori economici hanno per oggetto l os servazione quantitativa e lo studio statistico del sistema economico o dei sub-sistemi che lo compongono a diversi livelli: essi descrivono quindi l attività economica. Gli indicatori sono quadri sintetici delle relazioni economiche che si hanno tra le dif ferenti unità economiche; si riferiscono spesso ad una data comunità in un determinato periodo. Ad esempio i conti economici nazionali riportano le cifre relative alla situazione economica del Paese, sulle risorse disponibili e sul loro uso, sul reddito che si è formato e sulle sue componenti, sul processo di accumulazione e sul suo finanziamento, sulle relazioni con il resto del mondo e su tanti altri fenomeni. Si sottolinea il fatto che gli indicatori economici sono indicatori quantitativi e non qualitativi. L economia politica è suddivisa comunemente in base alla distinzione tra microeconomia, che studia il comportamento di operatori economici individuali, e macroeconomia, che si occupa dei grandi aggregati economici. Con il termine di aggregati economic i si designano le grandezze economiche che si ottengono sommando insieme grandezze individuali. Si evidenzia il fatto che per ognuna delle due classificazioni esistono differenti tipi di indicatori, come del resto per ogni disciplina economica (economia finanziaria, economia aziendale, ). Gli indicatori economici servono per analizzare la situazione economica di un Paese in un dato momento, o per confrontarla ad altre realtà, o ancora per studiarne la sua evoluzione nel tempo. L insieme degli indicatori consente agli studiosi di individuare i problemi di una nazione e di attuare politiche economiche efficaci alla loro risoluzione. Da tutto ciò segue che i ricercatori cercano di misurare e quantificare qualsiasi fenomeno economico per tentare di formulare delle leggi economiche. La particolarità di questi enunciati, e più in generale delle leggi di tutte le scienze sociali, è la loro natura probabilistica: essi esprimono delle tendenze che possono essere più o meno verificate dalla realtà in quanto si riferiscono alla natura umana che è complessa e difficilmente modellizzabile. Gli indicatori economici cercano quindi di misurare le numerose variabili che compongono il sistema economico. Bisogna inoltre sottolineare che nei paragoni internazionali si deve verificare, prima di procedere a qualsiasi confronto, la definizione precisa dell indicatore economico che si vuole prendere in analisi perché la maggior parte delle volte lo stesso fenomeno economico viene quantificato in maniera diversa da nazione a nazione. In effetti, non esiste ancora un vero e proprio standard di analisi, anche se le organizzazioni internazionali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, OCSE) stanno cercando di creare un sistema omogeneo. Alcuni esempi di indicatori economici sono: il prodotto interno lordo (vedi cap. 5.2), il tasso di disoccupazione, l indice dei prezzi al consumo, gli indici delle borse,... Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 23

24 Progetto MONET 4. Progetto MONET Dalla primavera 2000 si sta elaborando un sistema di indicatori per monitorare lo sviluppo sostenibile in Svizzera: il progetto MONET (Monotoring der Nachhaltigen Entwicklung - monitoraggio dello sviluppo sostenibile). L ufficio federale di statistica, l ufficio federale dell ambiente, delle foreste e del paesaggio e l ufficio federale dello sviluppo territoriale hanno deciso di assumere congiuntamente il compito di costituire un sistema d indicatori sullo sviluppo sostenibile. Lo scopo del progetto MONET è di elaborare un sistema d indicatori che permette di osservare e di documentare lo sviluppo sociale, economico ed ecologico della Svizzera dal punto di vista della sua sostenibilità. Si comprende dunque come il sistema di indicatori rappresenta una piattaforma di informazioni che permette anche di far comprendere alla popolazione, alla politica e all amministrazione come la stessa Svizzera si collochi nel raffronto internazionale. Lo scopo di questo progetto è quello di ottenere informazioni sullo stadio attuale e sull evoluzione della Svizzera in riferimento agli aspetti sociali, economici ed ecologici dello sviluppo sostenibile. Il sistema di indicatori serve a monitorare lo sviluppo sostenibile, in altre parole a osservare le condizioni e gli sviluppi momentanei. Il monitoraggio si distingue dal controlling che viene invece utilizzato per valutare il raggiungimento di obiettivi e provvedimenti concreti e prefissati. Il sistema MONET comprende 26 temi considerati centrali per lo sviluppo sostenibile. Ognuno è illustrato con un numero compreso tra 4 e 10 indicatori. Gli indicatori che vengono scelti devono soddisfare alcuni criteri tra cui l essere significativi e comprensibili, il basarsi su dati affidabili e possibilmente prestarsi a un affronto internazionale. Il criterio principale è ovviamente che devono essere significativi per lo sviluppo sostenib ile in Svizzera e che ogni indicatore deve dare la possibilità di valutare come il nostro paese si colloca rispetto al passato o al resto del mondo. I postulati rappresentano una concretizzazione dell espressione sviluppo sostenibile, sono una base di referenza che permette di descrivere l evoluzione della sostenibilità della nostra società. Ogni indicatore deve perciò derivare da almeno un postulato. I postulati sono organizzati secondi le tre dimensioni obiettivo - Solidarietà sociale - Efficienza economica - Responsabilità ecologica Le situazioni nella loro concretezza sono difficili da valutare semplicemente tramite le dimensioni obiettivo ed è per questo motivo che la definizione di sviluppo sostenibile e le sue dimensioni obiettivo sono concretizzate in base a dei postulati. Questi postulati rappresentano una cornice di riferimento che permette di collocare gli sviluppi osservati nell ottica della sostenibilità. I postulati consentono inoltre una selezione coerente e trasparente degli indicatori poiché ogni indicatore deve riferirsi almeno ad un postulato. Tutti i postulati possiedono la caratteristica di avere una validità generale che non si riferisce a un determinato luogo e spazio e quindi non contengono misure o soluzioni attuali. I postulati come già accennato prima sono attribuiti alle tre dimensioni obiettivo e sono suddivisi in 20 settori che forniscono informazioni sul soddisfacimento dei bisogni, sulla conservazione degli stock di capitale e sul grado di efficienza ed equità nell appagamento dei bisogni e nello sfruttamento delle risorse. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

25 Progetto MONET Fonte: UST/UFAFP/ARE, Misurare lo sviluppo sostenibile, uno sguardo su MONET- il sistema svizzero di monitoraggio, Agosto 2002 Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 25

26 Progetto MONET Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 26

27 Progetto MONET Gli indicatori 12 coprono complessivamente 26 temi e per ognuno di essi si sono rilevati aspetti significativi per lo sviluppo sostenibile: il grado di soddisfacimento delle esigenze sociali e l onere necessario a tale scopo, lo stato attuale delle risorse nonché l efficienza e l equità del loro sfruttamento. L elenco però deve essere considerato un risultato intermedio poiché essendo un sistema aperto si rendono necessari continue modificazioni e adeguamenti. 4.1 La trama Un sistema di indicatori poggia su una struttura chiaramente definita che propone un quadro logico e sistematico alla scelta degli indicatori, come fa il progetto Monet. La sua struttura si presenta sotto forma di trama o intreccio i cui assi consentono di combinare due approcci dello sviluppo sostenibile. Gli indicatori devono potersi inserire in questa trama soddisfacendo alcuni criteri e per elaborarne la struttura è stato necessario soddisfare i seguenti criteri: - Il sistema di indicatori deve permettere di rappresentare al meglio possibile i campi e i temi che concernono lo sviluppo sostenibile in Svizzera - La struttura del sistema di indicatori deve consentire l estrazione di sotto-categorie d indicatori destinate a determinati pubblici - La struttura d indicatori deve essere aperta per garantire il legame con altri sistemi d indicatori ed eventualmente deve offrire la possibilità di integrare indicatori già esistenti - La struttura deve essere estensibile perché si possa, se possibile, integrare altri indicatori. Per i sistemi di indicatori dello sviluppo sostenibile esistono due differenti tipi d approccio - L approccio tematico: mira a determinare tematiche pertinenti per il principio dello sviluppo sostenibile che devono essere rappresentate con indicatori - L approccio fondato sui processi: si concentra sui meccanismi e i legami di causalità che cercano di stabilire un modello; quest ultimo consente di rappresentarli. Entrambi gli approcci sono importanti per tutti i sistemi di indicatori e sono combinati in MONET per mezzo della seguente trama: Fonte: OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre 2001 Le colonne di questa trama corrispondono a 5 tipi di indicatori che descrivono i processi, mentre le righe contengono i temi opportunamente scelti; le caselle invece contengono gli indicatoristabiliti in base a criteri 12 Vedi allegato 3 Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 27

28 Progetto MONET precisi. Tutto ciò è compatibile con il modello della CDD (Commission du développement durable des Nations Unies). La trama ha dei limiti e per questo è importante guardare al senso : essa non è concepita come un mezzo di comunicazione, ma unicamente per permettere la selezione degli indicatori e rappresenta la soluzione ideale in quanto il sistema d indicatori deve tenere in considerazione alcuni obblighi (per esempio dati sostenibili) presentando di conseguenza lacune. 4.2 Il modello La classificazione degli indicatori elaborata per MONET poggia su un modello di flussi/stock (stock-flow) che descrive la dinamica dei processi determinanti per lo sviluppo sostenibile utilizzato anche dall Agenzia europea per l ambiente (AEE). Questo modello presenta molte similitudini con quello Forza motrice Pressione Stato Impatto - Risposta utilizzato in più sistemi d indicatori, ma a differenza di questo si applica anche nei campi sociali ed economici e non solo a quello ambientale. Fonte: OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre Descrizione dei tipi d indicatori - L: Livello Il livello rappresenta il grado di copertura dei bisogni individuali e sociali e risponde alla domanda In che misura un bisogno umano è soddisfatto?. La misura del grado di copertura può essere fatta con l aiuto di un piccolo numero di valori, come il livello di consumo o le condizioni di vita (mobilità, alimentazione, formazione, cultura, partecipazione). Misura: il livello si compone generalmente di valori flusso che spesso si trovano in relazione con altri valori (PIL per abitante, superficie d abitazione per persona, prestazioni di trasporto, tasso di persone senza impiego, ). Questi valori non sono disaggregati per gruppi di popolazione o per regioni. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 28

29 Progetto MONET Attenzione: un indicatore di tipo livello misura la copertura dei bisogni e non le risorse consumate continuamente. - K: Capitale Il capitale rappresenta lo stato e il potenziale delle risorse, ecologiche, economiche e sociali, e risponde alla domanda Quali sono le risorse disponibili per soddisfare un bisogno particolare? Per poter soddisfare i bisogni descritti dal livello bisogna disporre di un certo stock di risorse naturali, economiche e sociali, insomma il capitale. Fanno parte di tali risorse i luoghi di produzione, le infrastrutture, le istituzioni sociali e culturali, le risorse naturali, la conoscenza o il livello di formazione; sono assimilabili al capitale gli impegni presi nei confronti delle generazioni future (debiti, luoghi contaminati,...). Misura: il capitale si compone di grandezze che definiscono gli stock. Queste possono essere espresse per mezzo di valori assoluti (riserve di acqua potabile, tiratura dei quotidiani) o di valori relativi (letti d ospedale per abitante, proporzioni di specie minacciate). Non si disaggrega per gruppi di popolazione o per regione. Attenzione: gli indicatori di capitale descrivono le riserve (stock) e il loro aumento o la loro diminuzione, ma non il loro consumo (??flow) -?: Input/Output Il flow è il flusso che proviene dal capitale per coprire i bisogni descritti per mezzo degli indicatori di tipo livello e gli apprezzamenti/aumenti o deprezzamenti/diminuzioni del capitale (bias, differenza, d investimenti o di emissione di inquinamento). La domanda a cui risponde questo indicatore è: In quale misura il capitale si apprezza o aumenta / in quale misura si deprezza o diminuisce? La copertura dei bisogni descritti dagli indicatori livello può portare ad un consumo di una parte del capitale e causa sovente delle emissioni inquinanti. La copertura dei bisogni umani non è dunque senza effetti sul capitale; al contrario sono prese delle misure per preservare e migliorare lo stock di capitale (sotto forma d investimenti netti nell economia o di misure di protezione dell ambiente per esempio). Gli input e gli output possono dunque produrre sul capitale degli effetti positivi, ma anche negativi. Misura: si ha sempre a che fare con delle grandezze di flusso; esse possono essere espresse in valori assoluti (tonnellate di gas a effetto serra emesse, ) o in valori relativi (percentuale di spesa per l educazione per rapporto al PIL, presenza di fosforo per ettaro,..). Attenzione: con questo indicatore è misurato il consumo continuo (flow), ma non l accumulazione né la riduzione (? K, stock). - G: criteri strutturali Questo indicatore rappresenta la stima degli input e degli output in funzione dell efficienza (economica, sociale ed ecologica) e delle disparità nella copertura dei bisogni (livelli) o nella dotazione di capitale. La domanda a cui risponde è In quale misura il capitale è utilizzato in maniera equa ed efficiente (dal punto di vista economico ed ecologico)? Data la struttura degli input e degli output, la copertura di alcuni bisogni può essere fatta in maniera più o meno sostenibile. In altre parole si mettono sulla bilancia gli effetti sullo sviluppo sostenibile e i miglioramenti ottenuti nella copertura dei bisogni. I criteri strutturali (che si fondano sulla definizione di sviluppo sostenibile: il rispetto dei bisogni delle generazioni attuali e future implica un utilizzo razionale delle risorse e l equità sociale) sono i seguenti: a. Efficienza economica, ecologica e sociale: questo criterio descrive la massa delle risorse ecologiche e sociali da impegnare per soddisfare alcuni bisogni. Un esempio che è certamente noto della sua applicazione è l efficienza ecologica che si traduce con l esempio del consumo di benzina dei veicoli a motori per 100 chilometri. Forniscono ugualmente delle indicazioni sull efficienza ecologica i dati come gli spostamenti effettuati con i trasporti pubblici (modal split), la percentuale di auto con catalizzatore, il riciclaggio, b. Disparità: esse rendono conto della copertura dei bisogni e della ripartizione del capitale tra differenti gruppi di popolazione (giovani e vecchi, uomini e donne) e tra differenti regioni (città e campagne, ) Misura: l efficienza è sempre espressa sotto forma di grandezza relativa (per esempio in emissioni di ossido di azoto per km) o per mezzo di percentuali. La descrizione delle disparità si effettua con la disaggregazione secondo gruppi di popolazione (per esempio tramite la percentuale di donne diplomate provenienti da alte scuole), per regioni (per esempio con la competitività economica) o per mezzo di indici di distribuzione (per esempio l indice di Gini per la distribuzione dei salari). I criteri strutturali ricorrono spesso alle medesime unità di misura degli indicatori di tipo L, K o?; essi sono sempre messi in relazione con le risorse utilizzate o disaggregate per gruppo di popolazione o per regione. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 29

30 Progetto MONET Attenzione: gli indicatori di efficienza descrivono il consumo (gli investimenti, le emissioni) per rapporto al risultato, ma mai sotto forma di valore assoluto (??). Gli indicatori sulle disparità mostrano delle distribuzioni, ma mai dei valori medi per l insieme della popolazione (? L, K). - R: reazioni Misure sociali e politiche destinate a influenzare un evoluzione o uno sviluppo non sperato e rispondono alla domanda Quali sono le misure adottate dal sistema sociale e politico per influire sullo sviluppo? Questa descrizione porta sulle misure di natura istituzionale che la società prende per influire sul corso di alcuni eventi: le leggi, i regolamenti fiscali, le informazioni, i marchi (bio, ), l autocertificazione, Le reazioni portano i loro effetti sugli input e sugli output generalmente con ritardo. Misura: le reazioni sono registrate per mezzo di valori di flusso (importi trasferiti a poveri) o di valori descrittivi assoluti o relativi (numero o parte di comuni con la tassa sul sacco). Nessuna disaggregazione. Attenzione: per poter delimitare la reazione istituzionale per rapporto agli input e agli output bisogna essere certi che la misura costituzionale costituisca una reazione ad uno sviluppo non augurato. Quindi, un indicatore come il numero di comuni aventi la tassa sul sacco, farà parte delle reazioni mentre uno come la spesa per lo sgombero dei rifiuti rappresenterà un input. Fonte: OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre 2001 Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 30

31 Progetto MONET Osservazioni: - Un indicatore può essere presente in differenti temi (righe) - A seconda del tema uno stesso indicatore può figurare in più colonne. Per esempio l indicatore della durata della scolarizzazzione può comparire sotto il livello per il tema educazione (copertura dei bisogni in informazione) e sotto il capitale per il tema della competitività (formazione come risorse ec onomiche) - Gli indicatori possono essere espressi in grandezze relative accompagnate da differenti valori di riferimento: PIL per abitante nella colonna livello e PIL per regione nella colonna criteri strutturale oppure Emissioni di Nox in tonnellate/anno (valore assoluto) nella colonna? e Emissioni di Nox per km di percorrenza dei trasporti (efficienza) in G - Particolarità: i km percorsi per persona/anno (indicatore di livello) esprime un bisogno (mobilità) la cui copertura ha degli effetti importanti sull aria (deterioramento della qualità). Si potrebbe supporre un indicatore (malattie delle vie respiratorie) che rifletterebbe un bisogno nel campo salute. 4.4 Vantaggi e potenziali del modello Combinando differenti tipi d indicatori si possono esprimere opinioni differenti su un tema dato, limitando tuttavia i rischi di giudizi fantasiosi. Figura 3 Fonte: OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre 2001 La figura presenta un esempio ipotetico tratto dal tema della mobilità che illustra questo effetto. Si può interpretare un indicatore di tipo criteri strutturali (G) considerato isolatamente nella maniera seguente: l aumento dell efficienza (introduzione del catalizzatore) ha portato ad una diminuzione delle emissioni di Nox per km percorso che va nel senso di uno sviluppo sostenibile. Al contrario l accrescimento di emissioni di Nox provenienti dal traffico (indicatore input/output) mostra un evoluzione sfavorevole allo sviluppo sostenibile. Questa divergenza si spiega attraverso la mobilità crescente, che si traduce in un aumento di km percorsi per persona (livello). La crescita fa dunque più che compensare l aumento di efficienza: da ciò si ha l evoluzione sfavorevole. Senza una struttura tale, possono esistere tante interpretazioni sbagliate: alcune troppo positive alcune troppo negative. Al contrario, la combinazione di differenti indicatori permette di differenziare le interpretazioni. Un altro vantaggio è che si possono determinare campi d intervento ed elaborazione di scenari: fino a che punto possiamo soddisfare nell avvenire il nostro desiderio di mobilità, senza sorpassare una certa soglia di inquinamento? Di quanto bisognerebbe accrescere l efficienza per ridurre le emissioni senza ridurre la mobilità? Ne lla pratica tuttavia, gli indicatori propri ad un tema non forniscono spesso dei legami di causalità come nell esempio. Tuttavia, si può valutare un problema sotto differenti angolazioni tenendo conto di più tipi di indicatori e ciò riduce il rischio di interpretazioni arbitrarie. In ogni caso l applicazione di questo modello si scontra con alcuni limiti; bisogna quindi vederci, piuttosto che una struttura rigida e obbligante, un fil rouge che permette un orientamento più disinvolto. Di conseguenza: non si deve per forza trovare per ogni tema i cinque tipi di indicatori (in alcuni casi non ha nemmeno senso). L insieme del sistema non deve avere un numero troppo grande di indicatori del medesimo tipo. Tutti gli indicatori non potranno essere attribuiti in maniera categorica ad un tipo preciso, ma ciò non giustifica che si rinunci ad integrare un indicatore nel sistema. L esistenza di un legame di causalità tra gli indicatori di uno stesso tema è utile, ma non indispensabile Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 31

32 Progetto MONET 4.5 I temi Essendo lo sviluppo un concetto antropocentrico è logico scegliere le azioni individuali e societarie come soggetto di studio e di concretizzarle in una lista di temi. Ci si può ispirare alla politica i cui campi si estendono come campi d intervento; bisogna però conservare il senso, visto che non è detto che i campi d intervento della politica ricoprano esattamente i temi determinanti per lo sviluppo sostenibile. La CiRio ha mandato uno studio sullo stato delle misure previste o prese dalla Confederazione in vista di promuovere lo sviluppo sostenibile in Svizzera; in questo studio la politica Federale è stata suddivisa in 25 settori politici (raggruppati in 5 campi politici) per fare delle analisi. Per ragioni pratiche la lista dei temi è stata adattata a questa suddivisione: da una parte per assicurare la compatibilità di Monet con gli sforzi fatti su scala nazionale, dall altra per semplificare al massimo la scelta e la produzione di indicatori (stessa suddivisione per gli uffici che dovranno mettere a disposizione i dati). Visto le differenze tra il progetto Monet e lo studio sopra menzionato (a livello di obiettivi e di concezione) è stato necessario adattare e completare la struttura dei settori politici. Fonte: OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre 2001 Queste modifiche sono state determinate dalle seguenti considerazioni: - Obiettivo: il progetto Monet non ha per obiettivo il monitoraggio della politica attuale, ma la rappresentazione più ampia possibile dello sviluppo sostenibile. Ecco perché la lista dei temi non deve essere concepita come riflesso dell agenda politica attuale, ma inglobare i temi che non vi figurano ancora. - Ponderazione delle dimensioni: la definizione e la concretizzazione dello sviluppo sostenibile nel progetto Monet si fondano su tre obiettivi qualitativi di uguale importanza, cioè sulla solidarietà sociale, Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 32

33 Progetto MONET sull efficienza economica e sulla responsabilità ecologica. Al momento della scelta dei temi si è fatta attenzione a coprire in maniera equilibrata ciascuna dimensione e si è rinunciato ad una classificazione dei temi in funzione di queste poiché, per molti (energia, mobilità, ), una tale ripartizione non sarebbe stata pertinente. - Particolarità strutturali del sistema di indicatori: la struttura del sistema di indicatori Monet prevede la possibilità di integrare in più temi alcuni aspetti dello sviluppo sostenibile (uguaglianza di opportunità, disparità regionali, ). Questi aspetti appaiono nei criteri strutturali (colonna della trama) e dunque non ha senso metterli nella lista dei temi I temi e il loro rapporto con i postulati dello sviluppo sostenibile La seguente tabella mostra i 26 temi del sistema di indicatori Monet e il loro legame con i postulati dello sviluppo sostenibile. La lista dei temi riflette il punto di vista attuale e può essere adattata a nuovi bisogni, ma non si può dire con certezza quali sono o saranno i temi determinanti per lo sviluppo sostenibile. I legami esistenti tra i temi e i postulati variano considerevolmente e non sono confinati ad alcune dimensione. Commento: Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 33

34 Progetto MONET Commento: Fonte: OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre 2001 Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 34

35 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri 5. Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Il comportamento umano è determinato da molteplici fattori: i valori, le conoscenze, i modelli comportamentali individuali, le condizioni quadro esterne tra cui la possibilità d azione, gli incentivi finanziari, le relazioni sociali o le concezioni del mondo e le norme sociali. Da ciò ne segue che le conoscenze ecologiche e gli atteggiamenti rispettosi dell ambiente da soli non sempre portano a comportamenti compatibili con le esigenze dell ambiente. Ogni essere umano, consapevolmente o meno, prende in continuazione decisioni che possono avere un impatto favorevole o sfavorevole sull ambiente. Le dimensioni dell azione individuale sono l uso di denaro (ad esempio per il consumo), la messa a disposizione del proprio lavoro, l appartenenza a gruppi o partiti, la ricerca (selettiva) di informazioni e conoscenze, la comunicazione attraverso il linguaggio e simboli (ad esempio sotto forma di espressione della propria opinione o nell educazione dei figli), il fatto di provare e di esprimere dei sentimenti, la suddivisione del proprio tempo tra svariate attività, la scelta del luogo di soggiorno e il fatto di avere dei figli, Il modo in cui si agisce dipende dalle possibilità e dalle limitazioni d azione (struttura esterna) esistenti, dall uso che ne fa il soggetto, ma soprattutto da come queste possibilità e limitazioni si combinano con i valori, le conoscenze e gli obiettivi personali (struttura interna) per dar vita all intenzione di agire. Se poi l intenzione si concretizza in un azione vera e propria, questa influenza la struttura esterna (ad esempio le concezioni collettive, le disposizioni giuridiche o l offerta di beni ecologici), in particolar modo quando più persone assumono un simile comportamento: si produce così un interazione tra la struttura esterna e quella interna. Lo sviluppo sostenibile persegue un triplice obiettivo di un economia efficiente, di una società solidale e di un ambiente sano e cerca delle possibilità per ridurre i conflitti e creare sinergie tra questi tre obiettivi. Una delle principali esigenze è la conservazione del capitale natura e un metodo per valutare quest ultimo e la sua utilizzazione legata alla produzione e al consumo, è il concetto di impronta ecologica che stima i flussi di energia e di materiali in un unità economica e li converte nella superficie che sarebbe necessaria per soddisfare il consumo attingendo esclusivamente a risorse rinnovabili. Nell ultimo secolo la superficie biologicamente produttiva pro capite a livello mondiale è costantemente diminuita: attualmente ogni abitante della terra ha a sua disposizione in media solo 1,45 ettari di terreno fertile e 0,55 ettari di superficie marina produttiva. Contemporaneamente è cresciuta l impronta ecologica dell uomo, in particolare nei Paesi industrializzati, dove oggi misura in media tra 3 a 6 ettari, pari a due-quattro volte la superficie disponibile in media pro capite; da qui si deduce che i Paesi industrializzati vivono a scapito degli altri Paesi o delle generazioni future. La Svizzera, con l attuale stile di vita, vive al di sopra delle sue possibilità: il soddisfacimento dei bisogni di consumo assorbe 5 ettari pro capite mentre ne sono disponibili solo 1,8. Le spese per la protezione dell ambiente permettono di quantificare l onere finanziario sostenuto dagli operatori economici per prevenire, ridurre o eliminare l inquinamento e i danni ambientali. Le spese nette della collettività pubbliche destinate alla protezione dell ambiente nel 1999 sono ammontate a 1,18 miliardi di franchi per le voci che riguardano esclusivamente l ambiente e a 180 milioni per le voci che riguardano solo parzialmente l ambiente, per un totale di 1,36 miliardi di franchi. Nel 1991 erano invece stati impiegati 1,52 miliardi. L inquinamento non conosce frontiere e per questo sono stati sottoscritti, ratificati e messi in vigore molti accordi; anche la Svizzera ha deciso di appoggiare molte scelte e di partecipare ai meccanismi di finanziamento creati per assicurare l attuazione di vari accordi e di sostenere progetti bilaterali nel settore dell ambiente. La Svizzera è esposta alle emissioni prov enienti dall estero, ma esporta anche le proprie sostanze nocive. Fra i principali problemi che richiedono soluzioni internazionali figurano: i cambiamenti climatici, il deterioramento dello strato di ozono, la riduzione della biodiversità, un utilizzazione delle foreste che non tiene conto del principio della sostenibilità, l inquinamento transfrontaliero dell aria e dell acqua e i rischi provocati da sostanze chimiche e rifiuti pericolosi Per adempiere agli impegni assunti al Vertice della Terra di Rio de Janeiro nel marzo del 1992 il Consiglio federale ha affidato la coordinazione di tutti i lavori a un comitato interdipartimentale interamente composto da direttori degli uffici interessati (CIRio). Cinque anni dopo il Vertice della Terra, nel giugno 1997 a New York, si è svolta una riunione straordinaria dell Assemblea generale dell ONU, la cosiddetta Conferenza Rio+5. La conferenza perseguiva un duplice scopo: da un lato si trattava di tracciare un bilancio di quanto compiuto negli ultimi cinque anni a favore dello sviluppo sostenibile e dall altro di elaborare nuove raccomandazioni per promuovere tale sviluppo. A seguito degli anni Ottanta il numero di accordi bilaterali e multilaterali in tema di ambiente è nettamente cresciuto e attualmente se ne contano oltre 170 molto differenti tra loro in quanto a portata e ad orientamento. Commento: Commento: Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

36 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri 5.1 La responsabilità ecologica È questo il futuro che ci attende? Immagine tratta da L uomo moderno e il suo stile di vita causano, soprattutto nei paesi industrializzati, un certo numero di trasformazioni ecologiche; dieci campi sono ritenuti critici: - Cambiamento climatico: concentrando nell atmosfera gas a effetto serra l uomo provoca una trasformazione del clima (ad esempio riscaldamento del pianeta, con ripercussioni in parte ancora sconosciute) - Degrado del suolo: in gran parte del pianeta il suolo presenta deterioramenti più o meno gravi che peggiorano di anno in anno - Perdita di biodiversità: modifiche nell uso del suolo, come la diminuzione delle foreste o la trasformazione di praterie in terre coltivabili, causano una diminuzione dello spazio abitativo di molte specie animali e vegetali - Rarefazione e contaminazione delle acque dolci: a seguito dell irrigazione, dell industrializzazione e dell urbanizzazione le riserve di acqua dolce sono sottoposte ad uno sfruttamento eccessivo. In molte regioni del mondo l acqua sta divenendo sempre più rara e inquinata - Sfruttamento abusivo e inquinamento degli oceani: l oceano adempie a funzioni ecologiche e climatiche vitali e rappresenta allo stesso tempo una risorsa alimentare essenziale. - Moltiplicazione delle catastrofi naturali d origine antropogena: appare sempre più evidente che le catastrofi naturali si moltiplicano a seguito di interventi umani nei sistemi naturali. In molte zone, ad esempio il taglio delle foreste causa la caduta di massi che diventano pericolosi per le popolazioni locali. - Sviluppo e ripartizione demografica: la popolazione mondiale aumenta e soprattutto nei paesi in via di sviluppo e nei nuovi paesi industrializzati; ciò si spiega soprattutto a causa di un livello basso di formazione. I fenomeni che ne derivano sono tassi di natalità elevati e sistemi di sicurezza sociale insufficienti che spesso comportano flussi migratori molto importanti a cui le infrastrutture urbane non sanno rispondere per tempo e ne conseguono problemi ambientali e di povertà che hanno un incidenza planetaria. - Messa in pericolo delle risorse alimentari mondiali: gli abitanti di molte regioni mondiali soffrono di malnutrizione e di sotto-alimentazione. A seguito del degrado del suolo, della penuria di acqua e della crescita demografica, la loro alimentazione è sempre più a rischio. Spesso questa tendenza si trova rinforzata da carenze politiche sul piano economico e in materia di sviluppo. - Minacce ecologiche che nuocciono alla salute: molti fattori come per esempio la crescita demografica, la fame, le guerre, l inquinamento dell acqua potabile e l insufficiente trattamento delle acque utilizzate provocano in molte regioni del pianeta la diffusione delle malattie infettive, delle epidemie e degli alti rischi di contaminazione. Nei paes i industrializzati l inquinamento atmosferico causa l aggravarsi di certe malattie. - Disparità nello sviluppo: gli squilibri che si sono creati tra i paesi sviluppati e quelli non sviluppati non hanno smesso di crescere. Questa situazione si spiega con l ev oluzione economica, tecnica e sociale, ma soprattutto con la mondializzazione dell economia e la ripartizione crescente del lavoro che essa genera. La perdita di sicurezza sociale e i processi migratori che ne risultano costituiscono un enorme problema. Questo dilemma dello sviluppo pesa sull evoluzione del pianeta e rappresenta un pericolo crescente. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 36

37 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri La scommessa di Kyoto Lo Sviluppo che l umanità ha raggiunto sino ad oggi ha portato indubbiamente benessere materiale e ricchezza, ma anche strumenti tecnologici e capacità d intervento mai raggiunti prima nel passato. Tuttavia la distribuzione del benessere e di beni ed il possesso degli strumenti tecnologici e del know how risulta ineguale tra i popoli e le nazioni del pianeta: solo pochi privilegiati possono accedere e godere di una più o meno soddisfacente qualità della vita, mentre la maggior parte dell umanità ne rimane esclusa. Se però questi esclusi volessero raggiungere gli stessi livelli di qualità e di tenore di vita utilizzando gli stessi metodi e le stesse quantità di risorse ambientali di cui sta usufruendo la popolazione dei privilegiati, il nostro pianeta sarebbe invivibile per tutti gli esseri umani, già nelle attuali condizioni di proporzione demografica tra popoli ricchi e poveri. Alleviare la povertà e far crescere il benessere nei popoli più poveri, senza però ridurre i livelli di qualità della vita di quelli più ricchi e soprattutto preservando l ambiente integro per lo sviluppo delle generazioni future, è la grande sfida che si pone lo sviluppo sostenibile, uno sviluppo di tutti i popoli che deve essere compatibile con le capacità ricettive del nostro pianeta. In questo contesto i cambiamenti climatici provocati dalle attività umane riassumono in sé tutti i fattori e tutte le contraddizioni della crescita dello sviluppo umano e delle disuguaglianze di sviluppo dei differenti popoli. Le modifiche umane sono infatti causate essenzialmente dalle emissioni di anidride carbonica, proveniente dall uso di combustibili fossili, dall uso dell energia nel terziario, e di altri gas (capaci di modificare l effetto serra naturale del nostro pianeta catturando una maggior quota dell energia termica solare), dal disboscamento e dalla deforestazione (che riducono l assorbimento dall atmosfera e l immagazzinamento nella biomassa dell anidride carbonica presente nell aria) e dalle modifiche territoriali che cambiano i flussi energetici solari. La conseguenza di queste attività umane è indubbiamente il fatto che la temperatura media del globo è aumentata nell ultimo secolo. Negli ultimi vent anni è cresciuta sempre più la preoccupazione che le attività umane possano alterare le fluttuazioni climatiche naturali provocando la rottura dell equilibrio che ha permesso la comparsa delle forme biologiche sul pianeta. Il clima è l insieme di tutte le condizioni meteorologiche di una determinata regione, nell arco di un periodo che va da anni a decenni. La temperatura del nostro pianeta dipende dal fenomeno naturale dell effetto serra 13. I fattori naturali che influiscono sul cambiamento del clima sono fattori extra-terrestri legati alla variazione di energia solare incidente sulla terra (eccentricità dell orbita terrestre, processione degli equinozi, ) e i fattori terrestri legati invece alla variabilità delle interazioni fra le diverse componenti del sistema climatico (ciclo dell acqua, oceano, atmosfera, ) Breve cronologia Dall avvento dell era industriale, attorno al 1750, le emissioni di gas a effetto serra hanno registrato un aumento su scala globale: la concentrazione di CO2 nell'atmosfera é cresciuta del 31%, il tenore di metano del 151%, il gas esilarante del 17% e l ozono troposferico del 36%. Dal 1950 l'uomo libera nell atmosfera anche sostanze sintetiche che non esistono allo stato naturale tra cui i CFC, gli HFC e gli PFC. A partire dal 1979 con la Prima Conferenza sul clima globale promossa dall Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) si è iniziato a considerare il problema dell effetto serra ponendolo all attenzione dell opinione pubblica mondiale e dei sistemi di governo. Questa preoccupazione si fondava sul fenomeno della crescita della temperatura media. Ciò che preoccupa gli scienziati ancora oggi sono le emissioni umane di gas serra che aggiungendosi a quelle già naturalmente presenti in atmosfera incrementano le concentrazioni e alterano il bilancio dei flussi energetici. Fra i gas che compongono naturalmente l atmosfera ce ne sono alcuni che permettono il riscaldamento della parte più bassa dell atmosfera e che per questa funzione sono detti gas serra. I gas serra hanno la duplice proprietà di essere trasparenti alla radiazione solare incidente sulla terra e di essere parzialmente opachi alla radiazione emessa dal suolo verso lo spazio. 13 La radiazione solare a onde corte riesce a penetrare relativamente indisturbata nell atmosfera terrestre e la superficie della terra assorbe quella incidente: una parte la irradia nuovamente sotto forma di radiazione termica a onde lunghe, l altra viene assorbita dalla superficie terrestre che si riscalda. Il vapore acqueo, l anidride carbonica, il metano, il gas esilarante (protossido d azoto, N2O) e altri gas assorbono tale irraggiamento termico, ovvero ne irradiano nuovamente gran parte verso la superficie terrestre. Grazie a questo effetto serra naturale oggi la temperatura atmosferica media sulla superficie terrestre è all incirca di 15 C, altrimenti sarebbe di meno 18 C. L effetto serra naturale è però intensificato dall agire dell uomo che tramite l emissione di CO2, CH4, N2O, clorofluorocarburi (CFC), idrocarburi fluorati (HFC) ed esofluoruro di zolfo (SF6) provoca un ulteriore riscaldamento della superficie terrestre e della bassa atmosfera. Il contributo dei diversi gas climatici all effetto serra varia considerevolmente e dipende dalla loro quantità e dal potenziale di riscaldamento globale (PGR). Il PGR dei gas viene calcolato in base alle loro proprietà fisiche e alla loro permanenza nell atmosfera e indicato in rapporto al gas climatico CO2, il cui PGR è definito pari a 1. Il N2O ha così un effetto serra di circa 300 volte superiore e gli HFC hanno un PGR di alcune migliaia. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 37

38 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri La Convenzione di Vienna si è svolta nel 1985 e mira a proteggere la salute umana e l ambiente contro gli effetti negativi dell impoverimento dello strato dell ozono. Il Protocollo di Montreal si è svolto nel 1987 e mira a controllare, ridurre e infine ad eliminare, su scala mondiale, le emissioni di sostanze che riducono lo strato di ozono. Nel 1988 UNEP (United Nations Environment Programme - Programme delle Nazioni Unite per l Ambiente) e WMO istituiscono il IPCC 14, un organismo tecnico-scientifico indipendente il cui compito è quello di valutare lo stato delle conoscenze sui cambiamenti climatici, di passare in rassegna le ripercussioni ambientali, economiche e sociali, e di formulare le possibili strategie di risposta. Per il momento l IPCC sostiene che si osserva un influenza non trascurabile delle attività umane sul clima del pianeta, ossia che le attività di origine umana hanno già condizionato e condizioneranno, qualora non fossero adottate tempestivamente politiche e misure correttive, in modo sempre più pericoloso diversi parametri climatici. Secondo l IPCC le concentrazioni dei gas serra sono notevolmente aumentate a partire dall inizio della seconda rivoluzione industriale. L Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ricoperto un ruolo fondamentale, anche se sotto l influenza esercitata dall approccio di sviluppo sostenibile proposto nel Rapporto Bruntland. Con la risoluzione del 6 dicembre 1988 l ONU ha attribuito ai cambiamenti climatici lo status di problema comune dell umanità invitando la comunità mondiale a riconoscerlo come una priorità urgente. L anno seguente la quarantaquattresima Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di convocare nel 1992 la Conferenza delle Nazioni Unite sull Ambiente e sullo Sviluppo (UNCED) con lo scopo di individuare delle soluzioni globali per poter affrontare i principali problemi ambientali che minacciano la sostenibilità dello sviluppo e il benessere delle generazioni future. 15 Durante la Seconda Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici promossa da UNEP e WMO viene adottato l obiettiv o congiunto di stabilizzare le emissioni di CO2 entro il 2000 ai livelli di quelle del Viene in seguito trovato un accordo sul principio della responsabilità comune, ma differenziata degli Stati secondo cui i Paesi in via di sviluppo riconoscono di dover far parte della risposta internazionale ai cambiamenti climatici, ma anche che tutto ciò non debba avvenire a spese delle loro possibilità di sviluppo economico. Nel 1992 si svolge a Rio de Janeiro la Conferenza delle Nazioni Unite sull Ambiente e lo Sviluppo con 183 Stati. La Conferenza di Rio avrebbe dovuto condurre all approvazione di una dichiarazione fondamentale dei diritti dell ambiente (la Carta della Terra), di tre Convenzioni internazionali (sulle foreste, sul clima e sulla biodiversità), di un programma di impegni comuni denominato Agenda XXI e di precisi impegni tecnici e finanziari nel campo della cooperazione internazionale. Alla fine la Convenzione adotta per votazione solamente tre atti e due Convenzioni internazionali. I tre atti sono la Dichiarazione di Rio sull ambiente e lo sviluppo, la Dichiarazione sulle foreste e l Agenda XXI, mentre le due Convenzioni sono la Convenzione sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica. Dopo l approvazione del Protocollo di Kyoto, la Convenzione che ha avuto il maggior seguito attrattivo in sede negoziale è quella quadro sui cambiamenti climatici. La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici aperta alla firma degli Stati per un anno a partire dall UNCED (1992) è stata sottoscritta da 165 Stati e dall UE, ma la sua entrata in vigore è avvenuta il 21 marzo L obiettivo ultimo della Convenzione è quello di ottenere la stabilizzazione delle concentrazioni di gas ad effetto sera nell atmosfera ad un livello tale che escluda qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto in tempi sufficientemente rapidi per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti del clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare ad un ritmo sostenibile 16. Per raggiungere l obiettivo della Convenzione le Parti 17 dovranno essere guidate da alcuni principi chiave esposti nell articolo 3. Il primo principio è quello dell equità intergenerazionale: il sistema climatico deve essere salvaguardato sia per le generazioni presenti sia per quelle future secondo la responsabilità comune, ma differenziata delle Parti e le rispettive capacità; i Paesi sviluppati hanno una particolare responsabilità in quanto sono la maggiore fonte delle emissioni e poiché sono dotate di maggiori capacità. Il secondo principio invece sottolinea la necessità di attribuire piena considerazione ai bisogni e alle circostanze dei Paesi in via di sviluppo. Il terzo principio è quello definito precauzionale in base al quale si richiamano le 14 L IPCC ha dovuto consolidare le basi conoscitive sulle relazioni fra fattori causanti, bilancio energetico dell atmosfera e parametri climatici per giungere a valutare come significativa sia l influenza umana sul sistema climatico. In uno dei suoi rapporti di valutazione è stato verificato il contributo di altri fattori che in aggiunta ai gas serra influiscono sul bilancio energetico e contribuiscono così al forzante radioattivo - radiative forcing : gli aerosol, particelle solide e liquide presenti in atmosfera. Radiative forcing è il temine tecnico per indicare l effetto serra: un forzante radioattivo è la variazione del bilancio energetico dell atmosfera terrestre. Un forzante radioattivo positivo tende a riscaldare la superficie della terra, uno negativo tende invece a raffreddarla 15 Risoluzione 228 del 22 dicembre Articolo due della Convenzione 17 Gli Stati che hanno ratificato la Convenzione e l UE Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 38

39 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri parti ad impiegare misure per anticipare, prevenire o minimizzare i mutamenti climatici evitando gli effetti negativi che questi comportano. Le misure naturalmente devono essere efficienti in modo tale da assicurare benefici globali al minor costo possibile. Per raggiungere l obiettivo generale la Convenzione stabilisce degli impegni differenziati, che devono essere periodicamente aggiornati: alcuni sono comun i a tutte le Parti e altri invece sono circoscritti a quelle dei Paesi industrializzati. La Convenzione quadro, però, non contiene obiettivi quantitativi e temporali vincolanti e questo a causa della posizione di rigidità assunta da importanti paesi dell OCSE, in particolare dagli Stati Uniti. Pur ispirandosi ai principi dello sviluppo sostenibile la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici non definisce né il livello di stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra considerato sostenibile e neppure un tetto alle emissioni globali nette di gas serra Previsioni e conseguenze Secondo lo scenario medio delle emissioni elaborato dall IPCC nel 1992 la concentrazione di CO2 nel 2100 dovrebbe raggiungere le 650 ppmv (parti per milione in volume) e la conseguenza di un tale crescita sarebbe l aumento di 2ºC della temperatura e l aumento del livello medio del mare di circa 50 cm. Se si considera invece lo scenario a minori emissioni la concentrazione di CO2 raggiungerebbe un livello di 490 ppmv determinando l aumento di 1ºC e l innalzamento di 15 cm del livello medio del mare. Se invece viene considerato lo scenario con le massime emissioni la concentrazione sarebbe di gran lunga maggiore alle 800 ppmv con un aumento medio della temperatura di ben 3º C e una crescita del livello medio del mare di 95 cm. Questi risultati però non consentono ai governi, come neppure all opinione pubblica, di valutare pienamente la gravità del problema, poiché questo avrebbe anche ripercussioni territoriali, sociali ed economiche. I cambiamenti climatici globali provocati dall effetto serra aggiuntivo di origine antropogenica comportano infatti parecchi effetti tra cui un incremento dei fenomeni meteorologici estremi (uragani), degli impatti territoriali causati dallo scioglimento dell attuale massa glaciale, un incremento delle precipitazioni in alcune aree del globo e processi di desertificazione in altre, degli effetti sanitari (ondate di calore, diffusione di malattie infettive,..) e delle variazioni delle produttività agricole (aumenterebbero in alcune aree mentre diminuirebbero in altre). Gli effetti sanitari sono solitamente i meno noti, ma non sono meno preoccupanti degli altri. Nel 1996 l Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con l Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) e col Programma per l Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha realizzato un lavoro di rassegna e di valutazione degli effetti sanitari associati ai cambiamenti climatici; questi ultimi avrebbero effetti diretti e indiretti sulla salute. Gli effetti diretti più evidenti sarebbero provocati dalle ondate di caldo, dagli uragani e dalle alluvioni. Le ondate di caldo già oggi sono la causa di un aumento del 10% della mortalità giornaliera. Visto che la maggior parte di queste morti si verifica nel momento in cui la popolazione viene esposta ad una temperatura che supera la soglia soggettiva di tolleranza, non è difficile pensare a cosa succederebbe e di quanto aumenterebbero le morti giornalmente se la temperatura del globo aumentasse ancora. Nel lungo termine a causa delle ondate di caldo, degli uragani e delle alluvioni sorgerebbero effetti indiretti come le alterazioni delle modalità di trasmissione delle malattie infettive, la riduzione della produzione agricola a livello regionale e l acuirsi di alcuni tipi di inquinamento atmosferico. Inoltre molti altri effetti potrebbero verificarsi a causa delle ondate migratorie e dell aggravarsi di problemi di natura socioeconomica dovuti all aumento del livello dei mari, ad eventi climatici estremi oppure alla ridotta disponibilità delle risorse naturali fondamentali quali l acqua e i terreni fertili. L aumento della temperatura consentirebbe la diffusione di malattie infettive anche in aree nel globo che attualmente non ne sono colpite. La temperatura ricopre un ruolo fondamentale nella distribuzione geografica, nel numero e ciclo vitale degli organismi che agiscono da vettori nella diffusione e nella trasmissione di alcune malattie, ne sono un esempio le zanzare portatrici della malaria o del dengue 18. Si stima che la percentuale di popolazione mondiale, nel prossimo secolo esposta al rischio di contrarre la malaria crescerà dall attuale 45% a più del 60%. La maggior parte di questo aumento si verificherebbe nelle popolazioni che vivono attualmente ai margini delle aree in cui la malaria è una malattia endemica, nelle zone tropicali, subtropicali e in alcune aree meno protette. Anche il colera si diffonderebbe indisturbato insieme ad altre infezioni poiché il cambiamento di clima avrebbe un impatto sulla disponibilità di acqua e sulla proliferazione dei microrganismi; inoltre l aumento della frequenza delle alluvioni e delle inondazioni comporterebbe un aumento dei rischi di contaminazione delle acque destinate al consumo umano. Un clima più caldo e umido in molte regioni favorirebbe una più elevata concentrazione atmosferica di pollini e spore con conseguenti problemi respiratori come l asma o come la febbre da fieno. 18 Malattia tipica dei paesi tropicali e mediterranei causata da un virus presente nel sangue e trasmesso da una specie di zanzara. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 39

40 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Tutto questo elenco di effetti negativi si manifesterebbe con notevoli differenze regionali e potrebbe colpire maggiormente le regioni e le latitudini più meridionali già oggi svantaggiate dal loro basso reddito. In queste regioni la malnutrizione, le carestie ed altri problemi sanitari aumenterebbero colpendo soprattutto i bambini I Paesi responsabili Per quello che riguarda gli Stati maggiormente responsabili, quello che dovrebbe contare sono le emissioni di gas serra intervenute a partire dall inizio del loro sviluppo industriale. La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici ha scelto invece di non considerare il contributo storico di ciascun Stato a partire dal periodo preindustriale, ma di stabilire un anno base, il 1990 per tutti i paesi sviluppati (detti dell annesso I alla Convenzione) e di considerare i livelli annui di emissione per gli anni successivi al La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici impegna gli Stati firmatari a realizzare inventari nazionali delle emissioni, ma l unico gas serra di cui sono stati elaborati dati affidabili a livello globale è il CO2. I problemi che sono connessi agli inventari sono principalmente tre: le metodologie disponibili non consentono stime con elevato grado di affidabilità per tutti i gas, la maggior parte degli inventari nazionali realizzati non includono HFC, SF6 e PFC e i paesi in via di sviluppo (PVS) hanno maggiori difficoltà nella realizzazione degli inventari. Comunque, sia la Convenzione che gli Stati e i vari organismi cercano di superare queste difficoltà e prevedono che in pochi anni si potrà disporre di un inventario globale delle emissioni di gas serra. I Paesi industrializzati sono responsabili per circa due terzi delle emissioni del 1990 con un grande contributo da parte del Nord America, dell Unione Europea e dell ex Unione Sovietica. Fra i paesi in via di sviluppo il contributo della Cina è quello più preponderante. Se si analizza la situazione nel 1998 a livello internazionale emerge che gli otto Paesi più industrializzati erano responsabili del 46,1% delle emissioni di CO2, con gli USA responsabili per il 21%. Gran parte delle emissioni storiche da combustione sono imputabili all uso della fonte petrolifera. Per effettuare correttamente un confronto tra i differenti Paesi è opportuno riferirsi ad un indicatore normalizzato. Fra i vari indicatori disponibili l applicazione di un principio di equità internazionale nel perseguire uno sviluppo sostenibile porta a scegliere le emissioni pro capite; esse tengono conto della popolazione di ciascun paese mentre escludono dal confronto valori economici (ad esempio il PIL) che impedirebbero l applicazione di quel principio del rispetto della capacità ricettiva dell ambiente che caratterizza lo sviluppo sostenibile. La media delle emissioni pro capite nel 1995 degli otto Paesi più industrializzati è superiore di quasi tre volte quella mondiale e di circa tredici volte quella pro capite dell India. È evidente, dunque, che in assenza di un valido accordo di cooperazione Nord - Sud per la riduzione delle emissioni nei paesi in via di sviluppo, una soluzione equa al problema dei cambiamenti climatici richiede uno sforzo di riduzione autonoma delle emissioni dei Paesi industrializzati Il protocollo di Kyoto Nei mesi precedenti l appuntamento di Kyoto (1997) i principali Paesi sviluppati hanno reso noto le proprie posizioni negoziali alla Conferenza e queste ultime differivano, non tanto per l entità quantitativa dell impegno, ma per varie condizioni del Protocollo che avrebbero finito per pesare in modo rilevante sul negoziato. Queste diverse posizioni possono essere suddivise in cinque blocchi con obiettivi ed interessi differenti tanto che, alla vigilia di Kyoto, si è dubitato di giungere ad un accordo. La posizione dell UE era la più ambiziosa in quanto proponeva a tutti i Paesi industrializzati di ridurre del 15% le emissioni dei tre principali gas serra entro il La posizione degli Stati Uniti era invece più conservativa: voleva una stabilizzazione entro il e una successiva riduzione nel periodo Gli USA come pure il Giappone premevano per un coinvolgimento volontario dei PVS e per l introduzione di meccanismi di flessibilità rispetto ad una riduzione interna delle emissioni. Il protocollo di Kyoto è il primo protocollo di attuazione della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici ed è un negoziato che coinvolge tutti i Paesi del globo segnando una tappa straordinaria nell ambito delle relazioni internazionali intese come strumento di regolazione pacifica di problemi globali. Il Protocollo invita ed impegna i Paesi a ridurre in maniera differenziata le emissioni nel periodo L obiettivo quantitativo di ogni Paese va calcolato per il complesso dei sei gas serra suggeriti dall IPCC assumendo come anno base il 1990 per l anidride carbonica, metano e protossido di azoto e il 1995 per gli idrofluorocarburi, i perfluorocarburi e l esafluoruro di zolfo. Trentotto nazioni industrializzate devono diminuire le loro produzioni di gas responsabili dell effetto serra tra il e queste riduzioni consistono complessivamente al 5,2% rispetto ai livelli del Questa riduzione però non è uguale per tutti: per i paesi dell UE, per la Svizzera 19 e alcuni paesi dell est 20 la riduzione nel loro insieme deve essere dell 8%, per gli Stati Uniti del 7% e per il Giappone del 6%. La stabi lizzazione è invece prevista per la Federazione Russa, la Nuova Zelanda e l Ucraina. Possono invece 19 Nella legge sul CO2 il nostro paese si è impegnato a ridurre le sue emissioni del 10% entro il Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 40

41 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri aumentare le loro emissioni fino all 1% la Norvegia, sino all 8% l Australia e fino al 10% l Islanda. Viene inoltre stabilito che qualora i Paesi non riuscissero a mantenersi entro i limiti loro assegnati potranno acquistare parte delle loro quote di emissione dagli Stati che, facendo meglio di quanto imposto dal Protocollo, sono riusciti a mantenersi al di sotto della soglia loro concessa. Con l accordo di Kyoto le emissioni globali tendenziali diminuiranno di circa il 13% rispetto agli scenari previsti prima del Protocollo, ma le emissioni globali effettive continueranno a crescere in maniera consistente, mediamente del 26% rispetto al 39% previsto prima di Kyoto. Con il Protocollo scaturisce un complesso di politiche e di misure abbastanza conservativo che comprende il miglioramento dell efficienza energetica, la protezione e il miglioramento dei pozzi di assorbimento, le forme di agricoltura sostenibile, la promozione delle tecnologie basate sulle fonti rinnovabili e delle tecnologie per il sequestro dell anidride carbonica, la riduzione e l abolizione degli incentivi economici, delle imposizioni fiscali e di imperfezioni del mercato che sono in contrasto con l obiettivo della Convenzione. Inoltre comprende le misure per ridurre le emissioni nei trasporti, la riduzione del metano ed il suo recupero nella gestione dei rifiuti e nei processi energetici e la riduzione delle emissioni per trasporti aerei e marittimi internazionali. Per analizzare gli impegni quantitativi del protocollo circoscritti ai paesi industrializzati nell ottica dello sviluppo sostenibile, bisogna inizialmente individuare gli indicatori idonei a monitorare le condizioni di sviluppo in relaz ione al problema dei cambiamenti climatici e i relativi obiettivi di sostenibilità. Il calcolo degli obiettivi di sostenibilità è effettuato utilizzando la metodologia dello spazio ambientale 21 intesa come insieme di principi e di indicatori individuati in coerenza con i principi e gli indirizzi della Dichiarazione di Rio de Janeiro (1992) e dell Agenda XXI. Il punto di partenza di questa metodologia è la presa di coscienza che le gravi minacce alla vita del pianeta (mutamento climatico, impoverimento dello strato di ozono, piogge acide, erosione, desertificazione e perdita di biodiversità) sono le conseguenze dell uso irresponsabile e inappropriato delle risorse naturali. È dunque necessario disporre di un concetto innovativo che risulti di facile utilizzo per stabilire il livello di consumo dei beni sostenibile in modo tale da limitare i danni al pianeta provocati dal prelievo delle risorse naturali e da livelli di inquinamento superiori alla capacità di assorbire degli ecosistemi. I principi di base usati nell individualizzazione degli indicatori e nel calcolo degli obiettivi di sostenibilità delle politiche di protezione del clima sono essenzialmente tre: - Rispettare la capacità ricettiva (carrying capacity) dell atmosfera: ciò avviene ponendo dei limiti alle emissioni globali annue di gas serra - Evitare l esaurimento delle fonti energetiche non rinnovabili: ciò avviene stabilendo delle quote minime di riserve di gas, petrolio e carbone da destinare agli usi non energetici delle future generazioni - Consentir e lo sviluppo dei Paesi poveri garantendo ad ogni abitante del globo di accedere ad una equa porzione delle risorse esauribili e non rinnovabili (principio di equità): ciò implica una ripartizione delle emissioni e delle riserve di fonti fossili fra gli Stati in rapporto alla propria popolazione. Gli indicatori individuati sulla base di questi tre principi sono di due tipi: indicatori di emissione (emissioni nazionali annue pro capite di gas serra) e indicatori di risorse (consumo nazionale annuo di combus tibili fossili). Nel 1992 l IPCC aveva elaborato sei scenari che descrivevano l andamento delle emissioni di gas serra e aerosol e si basano su assunti concernenti la popolazione, la crescita economica, l uso del territorio, i cambiamenti tecnologici, la disponibilità energetica e le percentuali d uso dei vari combustibili durante il periodo Tutti gli scenari implicano aumenti nelle concentrazioni nei gas serra dal 1990 al 2100 e non possono quindi essere considerati sostenibili. Per definire il tempo che l umanità ha a disposizione per ottenere una riduzione che consenta di contenere gli effetti per gli ecosistemi, l IPCC sostiene che il massimo aumento della temperatura non deve essere superiore a 0,1ºC per ogni decennio; ciò implica quindi una diminuzione annuale a livello mondiale delle emissioni di CO2 compresa fra l 1% e il 2%. Nella definizione degli obiettivi di spazio ambientale si applica il cosiddetto principio di equità, in base al quale, ciascuna nazione del globo potrà avere annualmente un tetto massimo di emissioni proporzionale alla propria popolazione. Per calcolare il tetto di emissioni sostenibili al 2010 si é moltiplicato l obiettivo pro capite per la stima della popolazione di ciascun paese o regione. L entità delle riduzioni necessarie al 2010 è influenzata quindi dall andamento demografico, dal livello di emissioni di partenza e dall andamento demografico previsto al Il complesso dei Paesi dell Annesso I dovrebbe ridurre le emissioni lorde del 21%. Si capisce come sia importante la componente demografica per stabilire i tetti di emissione per i vari Paesi e che essa dovrebbe entrare a far parte delle negoziazioni internazionali e degli obiettivi delle politiche climatiche. 21 Il concetto di spazio ambientale è definito come il quantitativo di risorse ambientali rinnovabili e che non può essere usato senza mettere a rischio la ricettività dell ambiente di assolvere alla funzione di sostegno allo sviluppo delle generazioni future Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 41

42 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Bisogna però fare alcune osservazioni sul protocollo in quanto quest ultimo stabilisce obiettivi quantitativi per le sole emissioni di gas serra mentre, né il Protocollo, né la Convenzione quadro, prevedono obiettivi orientati direttamente al problema dell esauribilità delle risorse fossili. Se si considera la scarsa elasticità di aggiustamento dei prezzi alla rarefazione delle fonti fossili, per uno sviluppo sostenibile sarebbe auspicabile accompagnare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 con tetti di consumo delle fonti fossili più scarse. Il Protocollo stabilisce riduzione complessiva delle emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati pari a 5,2% nel periodo mentre l obiettivo di sostenibilità indica che la percentuale dovrebbe essere del 21% al 2010; c è quindi una notevole differenza di punti percentuali che separa gli obiettivi del Protocollo dalla sostenibilità. Gli impegni del Protocollo ignorano l aspetto demografico poiché le emissioni globali aumenteranno del 26% per ragioni di sviluppo, ma anche a causa della forte crescita demografica. La considerazione di obiettivi di sostenibilità mette in evidenza il grave ritardo delle politiche internazionali di riduzione dei gas serra e la conflittualità latente Nord - Sud e se si vuole evitare il rischio di un allontanamento irreversibile da un percorso globale di sostenibilità climatica (dunque né catastrofico né conflittuale), occorre adottare con la massima urgenza criteri di equità nella ripartizione degli impegni. La ratifica del trattato di Kyoto sulle emissioni inquinanti da parte di Cina e Russia ne permetterà l'entrata in vigore al punto che entro il 2020 dovranno essere minimizzati gli impatti ambientali di sostanze chimiche pericolose per l'ambiente. Il raggiungimento di questo accordo è stato di certo un successo per l'europa (da sempre sostenitrice del protocollo), ma a un prezzo. Grazie all'alleanza con i sauditi, gli Usa hanno vinto su un capitolo altrettanto importante che potrebbe addirittura compromettere gli effetti di "Kyoto": non sono infatti previste scadenze per l'incremento della produzione di energia verde. In sostanza, il paese che produce il doppio dei rifiuti dell'europa, che consuma il doppio dell'energia elettrica ed emette il doppio dell'anidride carbonica rispetto all'europa (già grande inquinatrice di per sé) non pare troppo intenzionato a impegnarsi sul fronte dell'energia alternativa Indicatore aria in Svizzera In Svizzera la qualità dell aria è in costante miglioramento, ma nonostante ciò, l inquinamento atmosferico continua a causare danni alla salute e all ambiente per svariati miliardi di franchi. I principali imputati sono l ozono, le polveri fini e gli ossidi d azoto. Ogni anno l inquinamento atmosferico provoca nel nostro Paese decessi prematuri e causa nell agric oltura perdite che variano dal 5 al 15% del raccolto. L industrializzazione e l aumento della mobilità hanno trasformato l inquinamento atmosferico in un problema globale. Per millenni la composizione dell aria è rimasta praticamente immutata e neppure le grandi catastrofi naturali come le eruzioni vulcaniche e gli incendi dei boschi sono riuscite a modificarla in modo durevole. Attualmente circa il 90% degli inquinanti atmosferici trova le sue origini nelle attività dell uomo quali i riscaldamenti, i motori delle automobili e gli impianti industriali; ciò che respiriamo oggi è l aria che inquiniamo. I più colpiti dall inquinamento atmosferico sono senz altro i più deboli ossia le persone che soffrono di asma, di allergie e altre malattie respiratorie, nonché gli anziani e i bambini. I nostri legislatori hanno stabilito dei valori limiti che non devono essere superati: più elevato è il superamento dei valori limite, più pesanti sono le ripercussioni sull ambiente e sulla salute. Per quanto è possibile queste misure devono essere applicate alla fonte, cioè nel momento dell emissione. Quest ultimo principio è situato nella legge sulla protezione dell ambiente che comunque si spinge oltre: Indipendentemente dal carico inquinante esistente, le emissioni, nell amb ito della prevenzione, devono essere limitate nella misura massima consentita dal progresso tecnico, dalle condizioni d esercizio e dalle possibilità economiche (principio di precauzione, LPAmb art. 1 cpv. 2 e art. 11 cpv. 2). Ogni anno in Svizzera si emettono oltre 50 milioni di tonnellate di gas a effetto serra e la principale fonte è il traffico (circa 30%). Le altre fonti importanti sono le economie domestiche (22%), l industria (15%), i servizi e la piccola industria (11%), l agricoltura (12%), la gestione dei rifiuti (5%) e altro (5%). In Svizzera negli ultimi 100 anni l atmosfera si è riscaldata di circa 1 C e tale riscaldamento provoca un intensificazione del ciclo atmosferico dell acqua a cui si accompagna un aumento delle precipitazioni forti sul versante settentrionale e meridionale delle Alpi. Dal 1864 al 1990 in Svizzera si è registrato un aumento medio della temperatura invernale di 1.4 C ed estivo di 1.1 C; naturalmente a questo riscaldamento l uomo contribuisce quotidianamente in maniera evidente. Le precipitazioni, dall inizio del secolo sino al 1990, sono aumentate in inverno anche del 30%; è per questo che si temono continui aumenti delle precipitazioni e rispettivamente delle piene, delle erosioni e degli smottamenti. Le temperature medie più elevate in alta montagna causano lo scioglimento di suoli sinora perennemente ghiacciati (permafrost) e di conseguenza un aumento degli smottamenti e delle frane. Inoltre questo rialzo causa un ulteriore ritiro dei ghiacciai con il rischio di prov ocare la scomparsa totale dei piccoli ghiacciai situati a bassa altitudine. Con la ratifica dell accordo quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 10 dicembre 1993 la Svizzera si è impegnata a preparare un inventario completo delle emissioni dei gas a effetto serra. Ma quali sono i gas serra più importanti? Quali sono le attività di produzione e consumo maggiormente responsabili dell andamento e composizione in atmosfera di gas serra e aerosol? Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 42

43 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri - Anidride carbonica (CO 2 ) Le concentrazioni di anidride carbonica, gas serra presente in atmosfera anche per motivi naturali, sono aumentate da circa 280 ppmv nel periodo preindustriale a circa 358 ppmv nel Questo aumento è dovuto principalmente ad attività antropiche come l impiego di combustibili fossili, ma anche dalla deforestazione, dal cambiamento negli usi dei suoli, dall agricoltura, dalla produzione di cemento e da altre attività industriali. - Metano (CH 4 ) Il metano è un gas serra la cui concentrazione in atmosfera è in crescita a causa di attività umane come l agricoltura, lo smaltimento dei rifiuti, l allevamento di bestiame, l estrazione e il trasporto di combustibili fossili. Le fonti di tipo umano che emettono questo gas sono soprattutto le zone umide e le paludi. La concentrazione media globale di metano nel 1994 era di circa 1720 ppbv (parti per miliardo in volume) ed è aumentata del 145% rispetto a quella preindustriale. - Protossido di azoto (N 2O) Si stima per questo gas che le emissioni naturali siano il doppio di quelle antropogeniche e che si sia effettuato un incremento a partire dall era preindustriale. Le emissioni naturali sono dovute all attività microbica nel suolo e nell acqua. Le principali fonti antropogeniche sono invece le attività agricole legato all uso intensivo di fertilizzanti, la combustione di biomasse e alcuni processi industriali. - Idrocarburi alogenati (CFC, HCFC, halon) e altri gas serra (HFC, PFC, SF) Gli idrocarburi alogenati sono composti di carbonio che contengono cloro, bromo, fluoro o iodio. Vengono definit e sostanze persistenti e volatili quelle sostanze fluorate prodotte sinteticamente dall uomo il cui tempo di dimezzamento atmosferico supera alcuni anni; tutte queste sostanze rappresentano dei potenti gas a effetto serra da 100 a oltre 24'000 volte più at tivi del CO 2. Per la maggior parte di questi gas serra le attività umane costituiscono l unica fonte di emissione (bombolette spray, schiume, isolanti, refrigeranti,..). I clorofluorocarburi (CFC), gli idroclorofluorocarburi (HCFC) e gli idrocarburi alogenati che in aggiunta al cloro e al fluoro contengono bromo (halon) 22 sono responsabili della lesione dello strato di ozono stratosferico L ozono (O 3) L ozono è un importante gas presente in atmosfera con concentrazioni variabili a dipendenza dell altezza dal suolo e che si produce tramite processi fotochimici. Gli effetti prodotti nell alta atmosfera e in quella bassa sono molto diversi. Nella stratosfera l ozono svolge la fondamentale funzione di schermatura protettiva nei confronti delle radiazioni ultraviolette (UV) prodotte dal sole che se giungessero indisturbate sulla superficie terrestre sarebbero estremamente dannose o addirittura letali per gli esseri viventi. Nella troposfera 24 invece l ozono si comporta come gas serra trattenendo parte delle radiazioni infrarosse emesse dalla terra verso lo spazio. Purtroppo per effetto delle attività antropiche le concentrazioni di ozono in atmosfera si stanno alterando: diminuiscono nella stratosfera per effetto di reazioni fotochimiche con cloro (Cl) e bromo (Br) e aumentano nella troposfera per effetto di reazioni fotochimiche con monossido di carbonio, idrocarburi e ossidi di azoto emessi nei processi di produzione, distribuzione e utilizzo dei combustibili fossili. Il primo fenomeno è anche conosciuto come buco nell ozono ed è causato dalle immissioni antropiche in atmosfera di clorofluorocarburi (CFC) usati per esempio come propellenti in prodotti spray. - I gas ad effetto serra indiretto (CO, Nox, COV) Il monossido di carbonio (CO), gli ossidi d azoto (Nox) come pure i composti organici volatili (COV) producono un forzante radioattivo indiretto che è responsabile della formazione di ozono troposferico - Aerosol Con il termine aerosol si intende una miscela gassosa costituita da particolato intimamente legato a vapor d acqua. I tempi di permanenza degli aerosol in atmosfera sono di breve durata ed hanno origine sia naturale (eruzioni vulcaniche) sia umana. Gli aerosol influenzano l equilibrio radioattivo sia con un effetto diretto tramite la dispersione e l assorbimento radioattivo, sia mediante un effetto indiretto modificando le proprietà ottiche, la quantità e la persistenza delle nuvole. 22 Questi composti sono i mpostanti gas serra e ricadono già sotto il Protocollo di Montreal teso a limitare la produzione e l uso di sostanze lesive dello strato di ozono stratosferico e sono stati esclusi dalla Convenzione sul clima. 23 Alta atmosfera 24 Bassa atmosfera Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 43

44 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Caratteristiche di alcuni gas Anidride carbonica (CO2) Concentrazione naturale nell'atmosfera 0.28%o Aumento della concentrazione dall'inizio dell'industrializzazione 30% Tempo di permanenza anni Metano (CH4) Concentrazione naturale nell'atmosfera % Aumento della concentrazione dall'inizio dell'industrializzazione 145% Tempo di permanenza 12 anni Gas esilarante (protossido d'azoto, N2O) Concentrazione naturale nell'atmosfera % Aumento della concentrazione dall'inizio dell'industrializzazione 15% Tempo di permanenza 120 anni Idrocarburi fluorati (gruppo HFC) Concentrazione naturale nell'atmosfera 0% Aumento della concentrazione dall'inizio dell'industrializzazione forte dal 1990 Tempo di permanenza da 10 a parecchie migliaia di anni Esafluoruro di zolfo (SF6) Concentrazione naturale nell'atmosfera 0% Aumento della concentrazione dall'inizio dell'industrializzazione forte dal 1990 Tempo di permanenza parecchie migliaia di anni Dati riguardanti alcune emissioni in Svizzera - L anidride carbonica Le emissioni di anidride carbonica sono le principali emissioni di gas a effetto serra. Nel 1999 rappresentavano l 83% delle emissioni lorde; il 92% di queste emissioni deriva dall utilizzo di fonti energetiche di origine fossile mentre l 8% dallo smaltimento dei rifiuti e dai processi industriali. Dal 1950 al 1970 le emissioni di anidride carbonica sono aumentate da 10 a 40 milioni di tonnellate annue. A partire dagli anni Settanta questo aumento è stata rallentato grazie a una crescita economica meno marcata, ad un uso più efficiente dell energia e alla tendenza ad usare maggiormente il gas naturale rispetto al carbonio. - Il metano Nel 1999 le emissioni di metano costituivano il 9% delle emissioni totali di gas a effetto serra. Già dall inizio del secolo le emissioni erano di circa 200'000 tonnellate all anno e hanno continuato a crescere fino a raggiungere il picco massimo nel 1975 con 315'000 tonnellate; da qui in poi sono in continua diminuzione. La principale fonte di metano è l agricoltura: nel 1999 contribuiva per il 63% alle emissioni globali, il restante derivava dallo smaltimento dei rifiuti. Le emissioni agricole dipendono dal patrimonio zootecnico, soprattutto di bovini, e la sua diminuzione è avvenuta grazie anche agli sforzi tesi a ridurre le perdite nella rete di distribuzione del gas. - Gas esilarante (N 2 O) Questo gas nel 1999 contribuiva alle emissioni globali di gas a effetto serra per il 7% e dal 1900 queste emissioni sono in continuo aumento. Nel 1999 il 71% delle emissioni di gas esilarante era di origine agricola. I composti azotati presenti nei vari concimi sono decomposti dagli organismi presenti nel terreno, liberando così anche gas esilarante. Un altra fonte di gas esilarante che prende sempre più piede sono le marmitte catalitiche degli autoveicoli. - Ossidi d azoto (Nox), composti organici volatili non metanici (NMCOV) e monossido di carbonio (CO) Questa serie di sostanze rivestono il ruolo di precursore nella formazione dell ozono troposferico e contribuiscono di conseguenza indirettamente all effetto serra. - Sostanze volatili (CFC, HCFC, aloni, HFC, PFC, SF 6 ) La produzione e il rispettivo utilizzo di queste sostanze sono cominciati negli anni Trenta. A partire dal 1950 si è assistito ad uno sviluppo rapidissimo che ha raggiunto il culmine 25 anni dopo. Oggi l impiego industriale di sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, come i CFC, i HCFC e gli aloni, è generalmente proibito. Gli HFC, gli PFC e l SF 6 sono stati inseriti nel Protocollo di Kyoto tra i gas climatici da tenere sotto controllo e sono stati rilevati sistematicamente nel nostro Paese per la prima volta nel Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 44

45 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Emissioni di gas a effetto serra (senza il traffico aereo internazionale) in migliaia di tonnellate Anno CO2 CH4 N 2O NOX CO COV ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' Fonte: Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio 2001 A livello mondiale il CO 2 è il più importante gas a effetto serra e contribuisce per il 60% all effetto serra provocato dall uomo, il metano per il 20%, il gas esilarante per il 6% e i gas a effetto serra sintetici per il 14% circa. Il contributo della Svizzera alle emissioni globali di anidride carbonica è pari allo 0.2% e con poco più di 6 tonnellate di CO 2 pro capite il nostro piccolo Paese si colloca al di sotto della media dei Paesi industrializzati. Questo valore relativamente basso è dovuto principalmente ai seguenti fattori: In Svizzera l industria pesante (industria metallurgica, petrolchimica, ) forte produttrice di emissioni è praticamente assente. Le emissioni di CO 2 estere relative alle grosse importazioni di materie prime e beni della Svizzera non sono registrate dalla statistica nazionale sui gas a effetto serra In Svizzera l elettricità viene prodotta quasi esclusivamente in centrali idroelettriche e nucleari, prevalentemente senza emissioni di CO 2. Fortunatamente, nel corso degli ultimi anni, è stata registrata una riduzione delle concentrazioni per la maggior parte degli inquinanti atmosferici, ma non si è verificato lo stesso per quel che concerne l ozono vicino al suolo (ozono troposferico) e le polveri fini che possono penetrare nei polmoni (PM10). Le misure tecniche adottate per gli impianti a combustione, i veicoli e l industria hanno reso possibile la riduzione delle emissioni di molti inquinanti; purtroppo esse non consentono di abbassare i dati relativi alle concentrazioni di ozono, di PM10 e di NO2 che regolarmente superano i valori limite imposti dall ordinanza contro l inquinamento atmosferico. L atmosfera è composta da cinque gas principali: l azoto, l ossigeno, l anidride carbonica, il vapore acqueo e l argon. La società, bruciando combustibili e carburanti fossili con lo scopo di produrre energia, immette annualmente grandi quantità di gas e di aerosol nell atmosfera. Per l inquinamento regionale e locale dell aria sono determinanti tre processi: le emissioni 25, la trasmissione 26 e le immissioni 27 Caratteristiche di altri gas inquinanti - Anidride solforosa (SO2) L anidride solforosa è un gas irritante, incolore, idrosolubile che in concentrazioni elevate emana un odore acre. Questo gas riveste il ruolo di precursore delle precipitazioni acide ( piogge acide ) e delle polveri fini respirabili e viene a crearsi in particolar modo quando vengono bruciati combustibili e carburanti contenenti zolfo. La riduzione della sua emissione registrata a partire dal 1980 è dovuta essenzialmente alla progressiva riduzione del tenore di zolfo nei vari oli da riscaldamento, nonché alla sostituzione dei combustibili a forte tenore di zolfo quali sono il carbone e il gasolio pesante e medio, tramite combustibili a basso tenore di zolfo quali il gasolio extra-leggero e il gas. Un notevole contributo è stato fornito dalle misure di desolforazione adottate dai grandi produttori di SO2 (fabbriche di cellulosa e raffinerie). - Polveri in sospensione 25 Le emissioni consistono nella fuoriuscita nell aria di sostanze inquinanti da una determinata fonte e le più importanti sono quelle di ossidi di azoto (Nox) la cui fonte consiste nel traffico, di composti organici volatili (COV) la cui fonte è l industria e l arti gianato, di anidride solforosa proveniente dagli impianti a combustione industriali e domestici. 26 Diffusione e parziale trasformazione degli inquinanti nell aria 27 Il termine di immissioni indica le concentrazioni di sostanze nocive che agiscono sulle persone e sull ambiente e si registrano spesso in luoghi molto distanti dalla fonte di emissione. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 45

46 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Le polveri presenti nell atmosfera provengono sia dal traffico motorizzato, dagli impianti di combustione e dall industria, sia da fonti naturali quali i pollini. Dal 1900 le emissioni totali di polveri sono continuamente aumentate fino a raggiungere l apice nel 1960 con 81'400 tonnellate all anno. Da allora sono in continua diminuzione e ciò è stato reso possibile dall abbandono della pratica di incenerire i rifiuti all aria aperta nelle discariche e dall introduzione di misure di riduzione delle emissioni adottate dalle industrie e dall artigianato per quel che concerne gli impianti a combustione e l industria del cemento. Nel caso de lle economie domestiche cruciale per la riduzione delle emissioni è stata la sostituzione del carbone e della legna mediante gasolio e gas negli impianti di riscaldamenti. Questa considerevole diminuzione delle emissioni totali di polveri non deve però far dimenticare il potenziale di rischio che tuttora continua a sussistere per la salute: le misure finora adottate consentono sì di purificare l aria eliminando le particelle grosse, ma quelle fini permangono nelle emissioni residue. Purtroppo sono proprio quest ultimo tipo di polveri che penetrano nei polmoni e le loro emissioni sono aumentate dal 1950 al 1970 da 23'000 a 39'000 all anno. La concentrazione di polveri in sospensioni (TSP) 28 è diminuita dalla metà degli anni Ottanta in seguito alle prescrizioni sempre più severe sui gas di scarico per i motori diesel, all alimentazione degli impianti a combustione con combustibili che causano meno emissioni e alla posa di filtri per le polveri. Le polveri aventi un diametro inferiore ai 10 micrometri (PM10) costituiscono un importante parte delle polveri totali in sospensione e sono oggetto di misurazioni sistematiche a partire dal Dal 1997 sono in diminuzione, ma questa evoluzione deve essere interpretata con molta prudenza poiché i valori dipendono tra altro l dalle condizioni di circolazione dell aria in inverno. Nelle città la concentrazione di PM10 è decisamente maggiore rispetto a quello che è nelle aree rurali. - Diossido di azoto (NO 2) Le immissioni di NO 2 dagli anni Ottanta hanno registrato una diminuzione e i motivi sono riconducibili all introduzione di norme severe per i gas di scarico in particolare quello delle automobili (catalizzatore) e degli autocarri, al risanamento delle aziende industriali e agli impianti di incenerimento dei rifiuti nonché all introduzione della tecnologia low Nox per gli impianti di riscaldamento. Dal 1995 l inquinamento da No2 è rimasto stabile; il valore medio annuo limite prescritto dall ordinanza contro l inquinamento atmosferico continua ad essere superato lungo i principali assi di transito e nelle città. Ripercussioni L inquinamento dell aria rappresenta un importante fattore di indebolimento e destabilizzazione dell ecosistema silvestre e la sua influenza negativa si manifesta in più modi: le precipitazioni acide e azotate provocano un acidificazione dei suoli forestali, perturbano l equilibrio naturale costituendo un notevole rischio a lungo termine. Più un ecosistema è sensibile, più si abbassa il limite dei carichi critici (critical loads), ossia i carichi al di sotto dei quali si reputa che non debbano manifestarsi effetti nocivi sugli ecosistemi sensibili. Fra il 1986 e il 1990 in Svizzera i depositi acidi hanno superato i carichi critici su 63% delle superfici forestali e nel 100% dei laghi alpini; fra il 1993 e il 1995 i carichi critici d azoto sono stati superati nel 70% dei siti con ecosistemi naturali sensibili all azoto (torbiere, prati magri, ) e nel 90% dei siti forestali. Gli agenti inquinanti possono inoltre provocare affezioni acute e croniche delle vie respiratorie e del sistema cardiovascolare: tanto più è alta la concentrazione tanto più è alto il numero di persone colpite e tanto più sono grandi i disturbi e le disfunzioni che ne derivano. In base alla sostanza nociva possono essere colpiti differenti organi: le polveri in sospensione e l ozono colpiscono gli occhi, la gola, la trachea; le PM10, l ozono o l SO 2 i bronchi e i bronchioli; le PM10, l ozono o l NO 2 gli alveoli polmonari. L ozono può inoltre avere i seguenti effetti acuti: irritazioni degli occhi, del naso, della gola e delle vie respiratorie inferiori, ambascia 29 e sensazione di oppressione sul petto e tosse; l'ozono inoltre diminuisce la funzione polmonare e le prestazioni fisiche e può causare ripercussioni a lungo termine. Le particelle fini possono penetrare nei bronchi, nei bronchioli e negli alveoli, danneggiare il sistema di ripulitura dei polmoni e causare delle reazioni infiammatorie. In presenza di concentrazioni elevate di PM10 si moltiplicano i casi di decessi prematuri: un aumento duraturo delle concentrazioni di 10 microgrammi per metro cubo d aria provoca negli adulti un aumento del 25% delle bronchiti croniche e nei bambini un aumento del 35% delle bronchiti acute e del 54% dei disturbi delle vie respiratorie. Le conseguenze dell inquinamento dell aria non si ripercuotono esclusivamente sugli ecosistemi o sulla salute, ma anche sull economia nazionale provocando danni dell ordine di vari miliardi di franchi l anno. L inquinamento atmosferico causato dalle attività umane provoca 3'000 decessi prematuri all anno, affezioni delle vie respiratorie presso decine di migliaia di bambini e adulti, oltre 4'000 giornate di ricovero ospedaliero e quasi 2,7 milioni di giornate di inabilità al lavoro. I costi della salute ammontano di conseguenza a circa 6,5 miliardi di franchi. L indebolimento della funzione protettiva che i boschi rivestono ha causato nel 1990 da 1 a 2,8 miliardi di franchi di costi. I danni che le immissioni 28 L acronimo TSP significa total suspended particulates e designa sostanze in sospensione con una velocità di deposizione di meno di 10 centimetri il secondo e con un diametro inferiore a circa 50 micrometri 29 Difficoltà di respiro e conseguente senso di oppressione. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 46

47 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri degli impianti a combustione hanno provocato agli edifici ammonta nel corso dello stesso anno al mezzo miliardo di franchi. A provocare i danni agli edifici sono in particolar modo gli acidi (derivanti dall NO 2 e dall SO 2) trasportati sotto forma gassosa con particelle di polvere o con la pioggia. Le attuali concentrazioni estive d ozono causano danni alle colture agricole e ne danneggiano la resa. In Svizzera le perdite del raccolto variano dal 5 al 16% a dipendenza della regione e del tipo di coltura. Nel 1990 gli agricoltori hanno registrato perdite di proventi di 300 milioni di franchi. L inquinamento dell aria provoca anche danni che non sono facilmente quantificabili: una riduzione del benessere delle persone, la scomparsa della biodiversità e dei biotopi, nonché una generale diminuzione della prosperità. L obiettivo della protezione dell aria è quello di salvaguardare la salute delle persone e quella dell ambiente di fronte agli effetti dannosi e molesti degli agenti inquinanti. I criteri da raggiungere che determinano la qualità dell aria sono i valori limite d immissione stabiliti dall ordinanza contro l inquinamento atmosferico (OIAt) per le principali sostanze nocive; i provvedimenti da adottare per ridurle sono ovviamente da intraprendere alla fonte e non quando queste sostanze si trovano già nell aria. L OIAt prevede delle limitazioni cautelative delle emissioni per gli impianti a combustione, le aziende industriali e artigianali, nonché esigenze qualitative per i combustibili e i carburanti. In una visione più ampia, anche la legge sull energia (LEne), il cui scopo è di promuovere un impiego razionale e parsimonioso dell energia e un maggior utilizzo delle energie indigene e rinnovabili, contribuisce ad una diminuzione delle emissioni. Il nostro Paese ha aderito a taluni accordi e convenzioni internazionali, che mirano alla riduzione degli agenti inquinanti nell atmosfera Cinque approcci di politica economica ecologicamente sostenibile Nel contesto di processi di ricerca, d apprendimento e di creazione innovatrici è possibile intraprendere uno sviluppo economico che sia sostenibile dal punto di vista sociale ed ecologico. Questi processi offrono un grande margine di manovra e delle possibilità di sviluppo sul piano sociale, economico, tecnico e societario. I cinque approcci descritti qui di seguito presentano mezzi suscettibili di promuovere le innovazioni ecologiche in Svizzera a medio-lungo termine. Questi cinque approcci sono tutti compatibili con la logica dell economia di mercato e fanno parte integrante di una politica economica a vocazione ecologica. 1. Eliminare le sovvenzioni controproducenti Questo approccio ha per obiettivo d individuare le sovvenzioni dirette e indirette che causano problemi ecologici nei tre settori di regolazione globale che sono l energia (elettricità), le materie e le risorse (rifiuti) e la mobilità (infrastruttura) e di discutere della loro eventuale soppressione. Il principio secondo cui solamente chi costruisce (ad esempio per le canalizzazioni, vie forestali, ma anche infrastrutture nei trasporti aerei) può beneficiare di un sussidio, incoraggia non solamente gli investimenti desiderabili, ma spinge anche verso un attività di costruzione eccessiva. Una forma nascosta di sovvenzione è quella di ridurre il prezzo di alcuni processi o prodotti attraverso la scappatoia delle entrate fiscali a cui lo Stato è disposto a rinunciare. Ad esempio, la rinuncia ad una tassa sul carburante dei trasporti aerei e sui motori agricoli pone dei gravi problemi ecologici e non può essere giustificata in un contesto di economia di mercato; la stessa cosa vale per l assunzione dei rischi nella produzione di elettricità o per la deresponsabilizzazione nel caso di rischi legati alla genetica. È chiaro che la soppressione di sovvenzioni non è un rimedio miracoloso. I beni pubblici come la politica di sicurezza o l approvvigionamento di base nel settore scolastico o medico devono servire per ragioni di politica sociale e d economia regionale. In altri casi, inoltre si può spostare esclusivamente il problema: ad esempio, una riduzione delle sovvenzioni alle ferrovie federali senza l internalizzazione dei costi esterni del trasporto su strada, significherebbe una promozione ecologicamente dubbiosa della circolazione stradale. 2. Introdurre delle tasse ecologiche Il principio della riforma fiscale ecologica è quello di tassare le risorse naturali anziché il lavoro. Il rifacimento del sistema fiscale dovrebbe assicurare che la protezione ambientale attraverso il portamonete sia efficace. Innanzitutto si tratta di rincarare l energia in quanto fattore di produzione; il prodotto di una tassa sull energia dovrebbe nello stesso tempo ridurre il costo di un altro fattore di lavoro, la manodopera. Questa idea di riforma fiscale è nota dalla metà degli anni 80 ed è entrata nei dibattiti politici verso la metà degli anni 90, ma ancora oggi ha trovato pochi consensi. La riforma fiscale ecologica risponde all idea di un inquadramento ecologico globale. Il Prof. Gebhard Kirchgässner dell Università di San Gallo ha tratto le seguenti conclusioni sull incidenza di una riforma fiscale ecologica. Il miglioramento simultaneo della situazione economica ed ecologica, grazie alla riforma fiscale ecologica, è possibile, ma non obbligatorio: in effetti tutto dipende dalla forma concreta che essa assumerà in una situazione economica concreta. Nella maggior parte dei casi una riforma fiscale ecologica porta ad una riduzione, seppur minima, del prodotto interno lordo per abitante alla quale si oppone molto spesso un Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 47

48 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri miglioramento, anche in questo caso minimo, della situazione occupazionale. Dal punto di vista politico, l impiego dovrebbe rivestire un ruolo di maggiore importanza. In funzione delle modalità della riforma (ad esempio nel caso di rimborso per abitante con un ecobonus), è anche possibile che i benefici ecologici vadano di pari passo con la perdita d impiego, che bisognerà equilibrare. I lavori teorici sulla riforma fiscale ecologica come pure gli studi di simulazione conducono alle seguenti conclusioni: - Una riforma fiscale ecologica ha delle possibilità e dei fondamenti solamente se è, da una parte, efficace sul piano ecologico ed economico e dall altra parte accettabile da un punto di vista politico. Affinché lo sia deve adempiere a quattro condizioni: a. Deve essere neutrale e indifferente alle risorse b. Non deve causare un aumento del tasso di disoccupazione, almeno nel medio termine c. Il prodotto dell imposta deve essere ripartito equamente tra la popolazione d. La nuova imposta deve permettere un finanziamento affidabile delle spese dello Stato - Una riforma fiscale ecologica può contribuire a risolvere il problema climatico a condizione che sia effettuata in un contesto di politica internazionale coordinata in materia di riduzione delle emissioni di CO 2. Visto che una grossa parte dei nostri problemi ecologici attuali dipende in maniera preponderante dal consumo di fonti energetiche fossili, una riforma del genere sarà ecologicamente sensata se contribuirà a ridurne il consumo sì in Svizzera, ma anche negli altri Stati. In questo caso quindi anche il ruolo di precursore sarà difendibile dal punto di vista ecologico; lo sarà da quello economico se si pensa che gli altri Stati seguiranno l esempio più tardi e/o che i prezzi energetici accresceranno sensibilmente in futuro sul piano internazionale. Potrà quindi accadere che i vantaggi concorrenziali derivano dall incitamento a sviluppare tecnologie a basso consumo di energia e di CO 2 per rapporto ai Paesi che non avranno ancora sviluppato questo genere di tecnologie. - Una riforma ecologica fiscale avrà delle ripercussioni economiche positive esclusivamente, se in principio, l aumento dei costi di produzione dovuto alla crescita dei prezzi energetici vada di pari passo con un alleggerimento degli altri fattori di produzione: ciò può essere fatto con la riduzione delle imposte camuffate come per esempio i carichi salariali annessi, ma anche delle imposte sulle società. Se per contro, il prodotto dell imposta è ridistribuito tra gli abitanti, bisogna aspettarsi delle perdite d impiego; non bisogna sciupare la compensazione a livello dei costi di produzione rialzando i salari nominali fissati nelle negoziazioni salariali per riequilibrare l aumento dei prezzi al consumo per l energia. Per il consumatore, la compensazione dovrà avvenire, almeno in parte, attraverso la diminuzione dei contributi di sicurezza sociale dei lavoratori. - L imposta ecologica non deve costituire un obbligo supplementare per il settore privato: essa deve essere introdotta indipendentemente dalla quota parte dello Stato, ossia indipendentemente dal finanziamento delle uscite statali attraverso l imposta. - Al momento attuale, l impatto sull impiego è sovrastimato sia da parte degli oppositori alla riforma, sia dai sostenitori: essa non potrà né risolvere i problemi della disoccupazione, né causare un crollo dell economia. Per il momento gli studi di simulazione hanno mostrato che il rimpiazzo del carico sui salari con l imposta ecologica potrà produrre un impatto, certo modesto, ma positivo sull impiego. - Se il consumo delle fonti energetiche fossili serve come base all imposta, essa sarà ampia e produttiva da permettere un finanziamento affidabile delle spese pubbliche; tuttavia il tasso d imposta deve essere progressivo affinché questi consumi non aumentino. - Se il prodotto dell imposta serve a ridurre i contributi di sicurezza sociale dei salariati, sarebbe anche possibile creare una riforma fiscale ecologica socialmente equilibrato. Visto che un imposta sull energia o sul CO2 e i contributi di sicurezza sociale hanno un effetto regressivo, un imposta regressiva si sostituisce ad un altra: se l entrata dei destinatari (pensionati) è toccata dall evoluzione generale dei prezzi, la loro posizione in termini reali non cambierà; al contrario i beneficiari di entrate di capitali, se vivono in Svizzera, porteranno una parte del carico fiscale ecologico attraverso i loro consumi. Quindi una riforma fiscale di questo genere genera un trasferimento parziale del carico fiscale dal fattore manodopera verso il fattore capitale; di conseguenza dovrebbe essere possibile definire una riforma fiscale ecologica tale per cui la maggioranza dei cittadini non ne sia toccata. Solamente in questo caso una tale riforma ha prospettive politiche in una democrazia. Riassumendo, queste constatazioni permettono una valutazione positiva prudente delle ripercussioni economiche di una riforma fiscale ecologica. Le votazioni avvenute successivamente a questa e altre prese di posizione in realtà hanno dato sempre esito negativo. 3. Il principio di costo minimo (Least Cost Planning) incoraggia un potenziale di varianti Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 48

49 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Il principio del costo minimo poggia sull elaborazione della soluzione meno costosa in funzione dei bisogni recensiti. Nel senso di un orientazione basata sulla funzione, lo Stato, ad esempio, non costruisce più infrastrutture come le strade, ma si pone in maniera generale (ad esempio attraverso le gare per gli appalti pubblici) il problema di sapere come soddisfare con il costo minimo il bisogno di mobilità. Così, le infrastrutture non saranno più costruite in funzione del consumo di punta, ma solamente quando il potenziale di tutte le varianti a miglior prezzo sarà esaurito; il bisogno medio servirà allora da dato di riferimento. Al posto delle previsioni sono soprattutto i segnali del mercato che decidono la domanda e l offerta; per esempio, il prezzo dell elettricità cambia in base all ora e alla stagione in cui si consuma (più alto nei momenti di maggior domanda). Questo potenziale di varianti economiche sarà tanto più ampio se i costi esterni sono inclusi nei prezzi di produzione. Il principio del costo minimo poggia sull idea che la produzione e le misure d economia sono considerate come risorse equivalenti: lo sfruttamento efficiente delle risorse dipende tanto dall ottimizzazione dell offerta quanto dall utilizzo efficace dei beni disponibili (ottimizzazione della domanda). Commento: 4. La responsabilità delle risorse incoraggia l innovazione La responsabilità delle risorse comporta una ridefinizione radicale della responsabilità delle materie, compresi i rifiuti. L obiettivo consiste nel mantenere a lungo termine, quindi per tutta la vita del prodotto, il valore economico delle materie prime immesse nel sistema economico: le materie prime devono poter essere trasmesse alle generazioni future sotto una forma economica la più preziosa possibile e ciò implica l obbligo di salvaguardare il valore delle risorse. La garanzia dello Stato applicata fino ad oggi per la ripresa dei prodotti invendibili e dei rifiuti è soppressa: il principio di responsabilità delle risorse deve essere introdotto nella legge a titolo di regola generale. A livello di imprese ciò comporta innovazioni basate sulla funzione e i bisogni: in effetti, con questa forma di responsabilizzazione diviene nell interesse del produttore di rifiuti la messa a punto di soluzioni nella concezione dei prodotti. La messa in applicazione di questa responsabilità implica l obbligo di ripresa da parte dei produttori e i canali d approvvigionamento di articoli non ripresi si trasformano in sistemi di riciclaggio, di rivalorizzazione e di eliminazione. I servizi d eliminazione dei rifiuti dovranno esistere, ma verranno remunerati in funzione della loro rarità economica ed ecologica; si può citare ad esempio la tassa sul sacco e i canoni di eliminazione su alcuni prodotti (tassa per il riciclaggio anticipata). Naturalmente sta allo Stato vegliare affinché le norme di qualità dei prodotti siano rispettate e che non si arrivi a spostare il problema verso l estero (vendita dei rifiuti ad altri paesi). 5. L autoregolazione volontaria deve anticipare il diritto pubblico Il principio d autoregolazione si basa su accordi volontari, spesso fatti tra il settore privato e lo Stato. L idea di base è semplice: lo Stato definisce per iscritto l obiettivo ecologico con un gruppo di destinatari, ad esempio un impresa o un settore d attività, e veglia affinché le prescrizioni legali siano rispettate. Il gruppo di destinatari è libero di intraprendere la via che gli sembra più efficace per raggiungere l obiettivo. Gli attori medesimi si organizzano loro stessi su base volontaria e si consultano per definire delle strategie e risolvere i problemi ambientali; la difficoltà di questo tipo di operazioni sta negli sfruttatori che beneficiano degli accordi senza implicarsi personalmente. Tanto lo Stato che il settore privato traggono vantaggi da questi accordi volontari: per lo Stato, ad esempio, essi offrono l opportunità di dispensarsi da procedure legislative complesse e spesso faticose e difficilmente applicabili. Tuttavia questo tipo di soluzioni comporta anche qualche rischio come il protezionismo e la costituzione di cartelli; inoltre il modello d autoregolazione tende ad escludere dal processo decisionale alcuni attori (cantoni, organizzazioni a difesa della natura o dei consumatori). Lo strumento dell autoregolazione esige un certo numero di norme minime, tra cui la pubblicazione e la trasparenza, ad esempio per gli accordi settoriali. L obbligo di pubblicazione sembra essere una misura molto efficace in questo senso. Il controllo dei risultati inoltre riveste una grande importanza. Nonostante i molti vantaggi dell autoregolazione, queste dichiarazioni d intenzione, alcune volte non coercitive, non possono sostituire il diritto pubblico, ma in alcuni casi lo possono completare. 5.2 L efficienza economica Un indicatore sovente utilizzato per analizzare l efficienza economica, dal punto di vista dello sviluppo sostenibile, e non solo di questo, è il prodotto interno lordo (PIL) pro capite. Questo indicatore è il risultato del rapporto tra il PIL per un anno e la popolazione totale. Secondo il sistema dei conti nazionali dell ONU, il PIL può essere definito sotto tre ottiche differenti: in base alla produzione, in base ai redditi o in base alla spesa. La maggior parte dei testi di macroeconomia suddivide il prodotto interno in due modi: - dal punto di vista della produzione: una parte del prodotto interno serve a remunerare il lavoro sotto forma di salari e un altra parte serve a remunerare il capitale, sotto forma di interessi e dividendi; questa suddivisione in redditi percepiti dai fattori produttivi, mette l attenzione sullo studio della crescita e dell offerta. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 49

50 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri - dal punto di vista della domanda: il prodotto interno viene consumato oppure investito per il futuro; questa suddivisione mette l attenzione sullo studio della domanda aggregata. In condizione di equilibrio le due contabilità saranno uguali. Il PIL viene definito come la misura fondamentale della produzione in un sistema economico; il PIL è quindi il valore di tutti i beni materiali finali (case, vestiti, ) e il valore di tutti i servizi finali (lezioni scolastiche, ) prodotti nel paese in un certo periodo di tempo. Il PIL risulta essere la somma di tutti i valori, espressi dal prezzo di mercato, dei beni e servizi. In un sistema economico gli input dal lato della produz ione (il lavoro e il capitale, vengono trasformati in prodotti, quindi in PIL; il lavoro e il capitale vengono definiti fattori produttivi e i loro redditi (salari e interessi) vengono definiti remunerazione dei fattori produttivi. Dal punto di vista della produzione emerge quindi la seguente uguaglianza: Y= (w*n) + (i*k) + profitto Dove: Y è il PIL, w è la remunerazione del lavoro (salario unitario), N è la quantità di lavoro impiegata, i è la remunerazione del capitale (tasso d interesse) e K è la quantità di capitale preso a prestito. Problemi: - Nel PIL rientrano anche i profitti degli stabilimenti stranieri presenti sul territorio nazionale (questi entrano anche nel PIL del paese proprietario del capitale); - Nel PIL non sono detratti gli ammortamenti dl capitale (che nel tempo si logora); essi rappresentano ca. l 11% del PIL; - Nel PIL rientra anche l ammontare delle imposte indirette. Da tutto ciò emerge che il reddito nazionale (ciò che rimane per pagare i fattori produttivi) in realtà equivale a ca. 80% del PIL. Dal punto di vista della domanda si esaminano i diversi motivi per cui il PIL viene domandato; le componenti della domanda aggregata sono quattro: - la spesa in consumi delle famiglie (C): vi rientra la spesa per l acquisto di beni e servizi - la spesa in investimenti lordi (senza la sottrazione degli ammortamenti) delle imprese e delle famiglie (I); per investimento si intende un aggiunta allo stock fisico di capitale (esclusi l acquisto quindi di obbligazioni o azioni). In realtà è regola pratica introdurre in questa voce solamente le operazioni con cui le imprese accrescono lo stock fisico di capitale, mentre le spese delle famiglie in beni di consumo durevoli (automobile) rientrano tra i consumi. - gli acquisti pubblici (dello Stato e delle amministrazioni locali) di beni e sevizi (G), come ad esempio spese per la difesa nazionale, stipendi dei dipendenti pubblici, - le esportazioni nette di beni e servizi (NX): rappresenta la differenza tra quanto gli stranieri spendono per acquistare prodotti del nostro paese e quanto spendiamo noi per acquistare prodotti esteri. Da ciò emerge che la spesa totale (PIL) è: Y C + I + G + NX Il PIL viene spesso utilizzato dai politici e dagli economisti, oltre che come misura della produzione, anche come misura del benessere degli abitanti del paese cui si riferiscono, quindi associano un aumento del PIL reale ad un miglioramento del tenore di vita della popolazione. In realtà il PIL non è una misura precisa né della produzione né tanto meno del benessere, e ciò è dovuto a tre problemi principali: - Alcuni beni e servizi sono esclusi dal calcolo del PIL poiché non sono scambiati direttamente sul mercato; esempi sono il lavoro casalingo, la crescita dei figli o le attività di volontariato. Inoltre, il prezzo dei servizi pubblici non è fissato direttamente dal mercato: per la statistica ufficiale il valore di ogni importo speso dal settore pubblico vale il corrispettivo ammontare, mentre in realtà esistono dei servizi, quali ad esempio l insegnamento, il cui valore è di gran lunga superiore al costo effettivamente sostenuto. - Alcune attività alle quali viene assegnato un valore positivo ai fini del calcolo del PIL in realtà non servono a produrre beni, ma a limitare i mali della società coma la criminalità. Alla stessa maniera nella contabilità nazionale non si tiene conto dei valori negativi coma l inquinamento e il degrado ambientale. Se essi rientrassero nella contabilità il valore del PIL diminuirebbe in quasi tutti i paesi. - Nelle statistiche ufficiali non si tiene conto del miglioramento qualitativo dei beni, ma solo del loro prezzo; un esempio può essere quello dei computer, le cui prestazioni sono progredite notevolmente, mentre i prezzi sono scesi considerevolmente. La nostra idea di tenore di vita si riferisce al benessere del singolo individuo (al PIL pro capite), perché l analisi del dato aggregato ci condurrebbe a errori di analisi importanti; in effetti, se si analizzasse Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 50

51 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri esclusivamente il PIL dell India per rapporto a quello della Svizzera, trarremmo la conclusione che il primo è un paese ricco e che la Svizzera è un paese povero. Lo scenario si capovolge immediatamente analizzando il valore pro capite. La Svizzera calcola il PIL pro capite coma indicatore per lo sviluppo sostenibile secondo l ottica della spesa vista in precedenza. Esso è generalmente presentato a prezzi costanti, cioè a prezzi deflazionati ai prezzi del 1990; in effetti, la deflazione dei prezzi avviene per le singole voci e non per l aggregato, quindi ad un livello il più disaggregato possibile. Il PIL misura l evoluzione di un economia nazionale e riflette abbastanza fedelmente il risultato delle politiche economiche di un governo. Nonostante non misuri la sostenibilità dello sviluppo di una società, è uno strumento importante di quantificazione puramente economica. Per ciò che concerne il legame con la politica federale, secondo la Costituzione federale, la Confederazione prende tutte le misure atte a garantire l equilibrio dell evoluzione congiunturale, in particolare per prevenire e combattere la disoccupazione e l impoverimento. La Banca centrale svizzera conduce una politica monetaria che mira alla stabilità dei prezzi, mentre la Confederazione e i cantoni conducono una politica budgetaria che può essere usata come strumento di rilanc io economico, ad esempio attraverso gli investimenti. Il PIL pro capite mostra dei legami con altri indicatori quali il tasso di disoccupazione, il debito estero per rapporto al Prodotto Nazionale Lordo (PNL), il consumo di energia per ogni abitante. Per ciò che concerne la valutazione dell indicatore, nonostante il PIL misuri unicamente i flussi monetari tra gli agenti economici è spesso considerato come l indicatore del benessere materiale di una nazione. Per contro, il PIL ignora numerosi aspetti determinanti per la qualità di vita o per la sostenibilità di una società, quali il tessuto sociale, il tempo libero, la qualità dell ambiente o l uso di risorse naturali non rinnovabili. Inoltre esso non tiene conto né della ripartizione della ricchezza all interno di una nazione, né del settore cosiddetto informale (lavoro non remunerato). Per i confronti tra paesi diversi è necessario considerare il livello di prezzi dei differenti paesi e utilizzare una moneta comune espressa in standard di potere d acquisto corrente. Ho introdotto il grafico precedente per mostrare l evoluzione temporale di questo indicatore dal 1980 al 1996; purtroppo non sono riuscita a trovare dati più recenti e nonostante la possibilità di calcolo ho preferito, per precisione del dato, introdurre la statistica ufficiale. Dal grafico si può notare che tra il 1982 e il 1990 si è assistito ad un periodo di crescita quasi costante, mentre dal 1990 persiste un periodo di recessione e stagnazione. Questa recessione ha avuto un impatto importante sull impiego e ha condotto ad un aumento del tasso di disoccupazione. 5.3 La solidarietà sociale Un indicatore utilizzato in generale, quindi anche in Svizzera, per valutare lo sviluppo sostenibile in termini di solidarietà sociale, è l indice di Gini. Esso è uno dei metodi maggiormente usati per misurare il grado di ineguaglianza della distribuzione personale del reddito e della ricchezza, anche detti misure di concentrazione. L indice di Gini risulta essere un indice numerico, compreso tra 0 e 1, de l grado di ineguaglianza: esso mostra lo scarto tra la distribuzione reale del reddito, delle spese di consumo o di una variabile analoga, per rapporto ad una distribuzione ipotetica nella quale ogni persona o ogni nucleo familiare dispone del medesimo reddito. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 51

52 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Il coefficiente di Gini assume il valore 0 se siamo in presenza di una distribuzione strettamente egalitaria dei redditi tra le persone, mentre assume il valore 1 nel caso in cui il totale dei redditi sia nelle mani di un solo individuo. Da tutto ciò consegue che valori alti dell indice stanno a indicare un alta concentrazione del reddito o della ricchezza, mentre valori più bassi rappresentano distribuzione sempre più eque. Solitamente la misura che viene utilizzata è l indice di Gini (esiste anche il coefficiente), definito come segue: G= 1 + (1/n) (2/ y*n 2 ) * (y 1 + 2y 2 + 3y ny n ) per y 1 y 2 y 3 y n dove n è il numero totale degli individui presi in considerazione, y è la media aritmetica del reddito o della ricchezza o del patrimonio e y 1,y 2,y 3,, y n sono i redditi (o ricchezze o patrimoni) per ordine di grandezza. Per spiegare il concetto di ordine di grandezza mi riferirò ad un altro metodo di misura di ineguaglianza che è la curva di Lorenz. % di reddito 100 C 20 3 A % di famiglie Fonte: Sull asse orizzontale viene rappresentata la popolazione considerata in percentuali cumulate: da sinistra a destra gli individui (o famiglie o contribuenti) vengono considerati in ordine di reddito (o patrimonio) crescente, cosicché fino al punto 10 abbiamo rappresentato il 10% (o decile) degli individui meno ricchi, al punto 50 il 50% delle famiglie meno ricche e così via. Sull asse verticale viene misurata la quota cumulata del reddito (o del patrimonio) appartenente ad ogni classe, percentuale o decile. Il grafico corrisponde ad un quadrato, così ogni punto della curva ottenuta indica la relazione tra la percentuale di contribuenti e la percentuale del reddito globale; se tutti gli individui del campione avessero lo stesso reddito o patrimonio, la curva di Lorenz corrisponderebbe alla diagonale rossa e quindi saremmo in presenza di una equidistribuzione (a cui corrisponderebbe l indice di Gini 0). I dati empirici in realtà mostrano che la curva di Lorenz si trova posizionata al di sotto della diagonale e la distanza da essa denota una distribuzione più o meno egalitaria. Nel caso il reddito fosse posseduto da una sola persona, la curva seguirebbe l asse orizzontale fino all angolo inferiore destro per risalire l asse verticale, con la forma di una L rovesciata. L indice di Gini in relazione all immagine risulta essere: B G = Superficie A Superficie A+B Il calcolo dell indice di Gini nel contesto svizzero si basa sui dati provenienti dall ESPA (Enquête suisse sur la population active) e dall Ufficio Federale di Statistica e essi descrivono il reddito del nucleo familiare. L indicatore è legato allo sviluppo sostenibile nel senso che la riduzione della povertà è uno dei campi principali di applicazione. Il benessere materiale di una popolazione è spesso descritto con l ausilio del Prodotto interno lordo per abitante, ma l uso di questa media aritmetica può mascherare delle enormi diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Queste ineguaglianze mostrano spesso che una parte della popolazione vive nella povertà e nella precarietà. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 52

53 Esempi di indicatori per ognuno dei tre pilastri Per ciò che concerne il legame con la politica federale nessun articolo costituzionale e nessuna legge tratta direttamente della povertà o delle diseguaglianze sociali: la Costituzione federale cerca di incoraggiare solamente la coesione interna e di favorire la prosperità comune. Per contro la progressione dei tassi d imposizione dei sistemi federali o cantonali tiene conto, in parte, delle disparità dei redditi. L indice di Gini è correlato con altri indicatori come ad esempio il PIL per abitante e il tasso di disoccupazione. Per ciò che concerne la valutazione dell indicatore, l indice di Gini rimpiazza gli indicatori di povertà per i quali non esistono dei dati attendibili. I dati dell ESPA sono le uniche informazioni rilevate annualmente, anche se esistono altre fonti che però spesso conducono a distorsioni dell indice (il caso più noto è quello dell inchiesta sulla struttura dei salari, poiché essa censisce esclusivamente una parte dei salariati, ignorando gli indipendenti, coloro che percepiscono una rendita e i redditi straordinari). I dati dell amministrazione federale delle contribuzioni sarebbero un ottima fonte d informazione se non si concentrassero unicamente sulle persone soggette alle imposte (non si dispone dei dati degli individui con redditi inferiori al minimo imponibile). Purtroppo l unico grafico che ho trovato relativo alla ripartizione dei redditi concerne il 1998; tuttavia, l Annuario di Statistica Svizzero 2003 sostiene In questo caso emerge che ca. il 50% dei nuclei d analisi dispone solamente del 22% del reddito totale disponibile, mentre per ciò che concerne i redditi elevati si vede che il 10% dei nuclei famigliari più benestanti ne possiede quasi il 40%. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 53

54 Conclusioni 6. Conclusioni L uomo non conduce una vita sostenibile, sciupa il suo ambiente e le risorse naturali disponibili. Egli può modificare coscientemente solo ciò che riconosce come un problema e accetta in quanto tale: i cambiamenti necessitano di tempo e di pazienza e ciò vale anche per lo sviluppo sostenibile quindi non accadrà da un giorno all altro e la sua integrazione nella vita quotidiana richiede perseveranza. I cambiamenti climatici, la diminuzione della biodiversità, la crescita demografica, la concentrazione sul benessere materiale, la fame e la povertà crescono nel Sud e gli uomini e le donne, individualmente e collettivamente, sono chiamati a cambiare comportamento sotto la costante che le cose non possono continuare così; ma gli uomini sono all altezza di questa missione? La facoltà individuale e collettiva di apprendere e d adattarsi costituiscono un requisito fondamentale per trovare e mettere in pratica delle soluzioni praticabili a lungo termine. Per fare ciò è necessario adottare un approccio più ampio integrando da una parte l uomo, la natura e le generazioni prossime e dall altra parte tenendo sotto controllo le preoccupazioni economiche. È illusorio aspettarsi che gli scienziati forniscano pr evisioni sul futuro complete e totalmente affidabili, tuttavia la crescita delle conoscenze implica una più grande responsabilità per rapporto all uso che se ne fa: le possibilità che l uomo ha d intervenire sul corso delle cose non cessa di aumentare grazie alle scoperte scientifiche. Per ciò che concerne la politica di sostenibilità il mondo scientifico è concorde nell affermare che il consumo delle risorse naturali necessita di un azione immediata. Con il suo modello di vita occidentale l uomo non è sulla buona strada, né in Svizzera, né nel resto del mondo: non è possibile dissociare la crescita economica, il consumo delle risorse e l inquinamento ambientale. Si apprezza la conquista della libertà e dell autonomia individuale, non si accettano le costrizioni collettive e gli obblighi esterni, ma nello stesso tempo bisogna essere coscienti di avere degli obblighi e di volere assumerseli in tutta responsabilità: la volontà d impegnarsi nel compimento di missioni d interesse pubblico aumenterà ancora visto che il rischio d impoverimento è cresciuto nelle nostre società; in fin dei conti che cosa ci garantisce che un giorno non saremo esclusi anche noi da questa società del benessere? La coesistenza solidale e il mantenimento a lungo termine delle basi esistenziali sono all ordine del giorno nello sviluppo sostenibile come il mantenimento della competitività economica. Un miliardo e mezzo di persone al mondo non ha accesso a fonti di acqua potabile. Ottocento milioni non hanno invece cibo sufficiente per sfamarsi. Più di due miliardi non possono poi usufruire di sistemi sanitari di base. Inoltre, se proseguirà l'attuale modello di sviluppo, circa la metà della popolazione mondiale soffrirà di mancanza d'acqua nei prossimi 25 anni. I gas prodotti dai combustibili delle industrie di mezzo mondo faranno aumentare l'effetto serra e la conseguenza è che le foreste continueranno a sparire ampliando a dismisura il già preoccupante livello di inquinamento del globo terrestre. L avvenire concerne tutti quelli che vivono su questo pianeta; l avvenire è la questione dell uomo. Sta a tutti gli uomini impegnarsi nel cambiamento e ogni piccolo cambiamento associato a tutti gli altri ne porterà uno grande. Ognuno è in grado di apportare il suo contributo allo sviluppo sostenibile. Per cercare di rispettare questa definizione ci sono però dei rischi per le economie attuali basate sull'eccessivo sfruttamento delle risorse della Terra, ossia quello di vedersi costrette a limitare le proprie potenzialità produttive e quindi di vedersi ridurre i profitti, ma questi rischi devono essere, a mio parere, assunti. Grazie a questo lavoro ho potuto approfondire non solo il concetto di sviluppo sostenibile, ma anche tutte le tematiche che sono strettamente collegate a questo principio. Inoltre, ho compreso quanto sia complesso il fenomeno della quantificazione nell ambito delle scienze sociali e ambientali. Questo percorso di apprendimento mi ha consentito di imparare a non commettere più l errore di considerare un fenomeno dal punto di vista di un unica disciplina, bensì di attribuirgli una dimensione di analisi più ampia. Purtroppo, spesso, gli esperti provenienti da differenti discipline che hanno il compito di risolvere determinati problemi anziché integrare i diversi punti di vista cercano di creare una gerarchia tra le loro discipline, gerarchia che li conduce inevitabilmente al fallimento delle loro politiche di risoluzione. Ciò accade perché la realtà è un fenomeno complesso e non può essere ridotto ad un unica dimensione. Per ciò che concerne la metodologia adottata ho riscontrato alcune difficoltà nella consultazione del materiale perché esiste una certa carenza di documenti specifici in lingua italiana e perché le mie conoscenze in alcuni campi sono ancora troppo limitate per permettermi un approfondimento ulteriore (come ad esempio nel caso della matematica). Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

55 Fonti bibliografiche 7. Fonti bibliografiche Testi consultati Bossel H., Indicators for Sustainable Development: Theory, Method, Applications, IISD (International Institute for Sustainable Development),1999 Consiglio federale, Strategia per uno sviluppo sostenibile 2002, 27 marzo 2002 Dornbusch R., Fischer S., Startz R., Macroeconomia, Milano, McGraw -Hill Libri Italia srl, 1998 EE, Models of Suistainable Development, General Editor WALLACE E. OATES, UK, 1996 EE, Measuring Sustainable Development, Häberli R., Gessler R., Grossenbacher-Mansuy W., Lehmann Pollheimer D., Objectif qualité de la vie: développment durable, une exigence écologique, une stratégie économique, un processus social, Rapport final du Programme Prioritaire Environnement, Georg Editeur Genève, 2002 Molocchi A., La scommessa di Kyoto: politiche di protezione del clima e sviluppo sostenibile, Franco Angeli s.r.l, Milano, 1998 OFS/BFS/UST, Structure du système et sélection des indicateurs, Neuchâtel, settembre 2001 OFS/BFS/UST, Eléments pour un système d indicateurs, Neuchâtel, 1999 Poma F., Economia politica, edizione EURO, Milano, 2001 UST/UFAFP/ARE, Misurare lo sviluppo sostenibile, uno sguardo su MONET - il sistema svizzer o di monitoraggio, Agosto 2002 Ufficio federale dell ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP), L ambiente in Svizzera, politica e prospettive, Berna, 2002 Ufficio federale di statistica (UST), L ambiente in Svizzera, statistiche e analisi, Neuchâtel, 2002 Zingarelli N., Lo Zingarelli, vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, 1995 Documenti consultati Baranzini M., Corso di economia politica II, Anno accademico Vanetta Sara, Memoria di licenza, Dalla crescita economica allo sviluppo umano, Anno accademico Siti internet consultati < (data di consultazione), sito che informa sullo stato attuale del buco dell ozono. < (data di consultazione), sito che informa sugli esiti del Summit 2002 di Johannesburg. < (data di consultazione), sito che informa sulla posizione assunta dalla Svizzera al Vertice mondiale di Johannesburg. < (data di consultazione) < (data di consultazione), sito che tratta le politiche da adottare per uno sviluppo sostenibile secondo l OIL (Organizzazione Internazionale Lavoro). < >, (data di consultazione), sito che tratta i principali problemi sociali. < (data di consultazione), sito italiano di statistica Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

56 Elenco sigle e abbreviazioni Elenco delle sigle e abbreviazioni AEE: Agence européenne pour l environnement CDD: Commission du développement durable des Nations Unies CIRio: Comitato Interdipartimentale di Rio GEF: Global Environment Facility HDI : Human Development Index IPCC: Intergovernmental Panel on Climate Change MONET: Monitoring der Nachhaltigen Entwicklung OCSE: Organizzazione di cooperazione di sviluppo economico OMC: Organizzazione mondiale del commercio OMS: Organizzazione Mondiale della Sanità PNUD: Programme des Nations Unies sur le Développement humain UNCED: Commissione mondiale dell ambiente e dello sviluppo UNEP: United Nations Environment Programme- Programma delle Nazioni Unite per l Ambiente WMO: World Metereological Organization- Organizzazione Meteorologica Mondiale Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

57 Allegati Allegati Allegato 1: Campi d attività e misure - Campo d attività 1: Politica economica e servizio pubblico Per non mettere in pericolo l elevato livello di benessere sotto la pressione dell insistente globalizzazione il Consiglio federale reputa che occorra perseguire una politica d apertura economica. Per il nostro Paese è decisivo un efficiente regime normativo globale per il commercio internazionale e il traffico dei capitali, che però non si basi solo su interessi economici unilaterali, ma che rispetti i requisiti sociali ed ecologici per uno sviluppo prospero a lungo termine. Secondo l ottica ecologica dello sviluppo sostenibile mediante l applicazione di incentivi e lo sviluppo di adeguate condizioni quadro dovrebbero scaturire dalla politica economica maggiori impulsi d innovazione rispetto a oggi, per una modernizzazione su basi ecologiche. Bisogna quindi che ci si prefiggano gli sforzi per una maggiore competitività della Svizzera e per un impostazione più sostenibile della politica economica svizzera. Tenendo conto della globalizzazione la Svizzera ha già compiuto diversi sforzi e sono stati aperti mercati importanti in adeguamento alle norme dell UE, degli accordi OMC 30 e su iniziativa propria. Questi mercati sono stati aperti in settori prima di monopolio dello Stato e in rami economici fortemente regolamentati considerando gli interessi sociali e economici; in questo ambito sono state attuate: 1. Iniziative volte all eliminazione di monopoli di Stato nel mercato ferroviario, postale, delle telecomunicazioni e dell elettricità considerando le esigenze relative al servizio universale, importanti per la coesione nazionale e di misure ecologiche d accompagnamento 2. Misure per il rafforzamento del mercato del lavoro al fine di evitare l esclusione sociale di singoli segmenti della popolazione e di conservare la competitività 3. Una riforma sostanziale della politica agricola secondo i principi dello sviluppo sostenibile con misure rivolte ad aumentare la competitività dell agricoltura con la compensazione diretta delle prestazioni economiche generali e delle prestazioni ecologiche e l assicurazione di una trasformazione strutturale sostenibile sul piano sociale. Durante il corso dei prossimi anni il Consiglio federale si impegna a raggiungere obiettivi anche in altri settori: 1. OMC e sviluppo sostenibile. Assieme ad altri membri dell OMC la Svizzera affronterà maggiori sforzi per promuovere un ulteriore liberalizzazione e integrazione dell economia mondiale nel quadro dell Organizzazione mondiale del commercio. In occasione dei futuri negoziati previsti dall OMC il consiglio federale intende impegnarsi per la dimensione economica puntando all ottimizzazione dell impiego delle risorse economiche tramite la riduzione di sussidi non sostenibili e di ostacoli al commercio e agli investimenti. Nel settore dell ecologia si concentra per ottenere una coerenza tra le disposizioni rilevanti per il commercio e i trattati internazionali sull ambiente, per garantire l informazione ai consumatori mediante un sistema di assegnazione di marchi ecologici compatibili con l OMC, per il rispetto di standard ecologici minimi, per l applicazione e l ampliamento del principio di prevenzione e di causalità nell OMC. In campo sociale invece si prefigge l obiettivo di rafforzare la collaborazione fra le organizzazioni multilaterali e per un miglioramento del dialogo con le organizzazioni non governative. 2. Modello per il servizio pubblico nel settore delle infrastrutture Lo scopo di questa seconda misura è la creazione di un quadro di riferimento intersettoriale che consenta soluzioni individuali adeguate in tutti i settori rilevanti e conforme alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile. Questo quadro deve rendere possibili prestazioni efficienti dal punto di vista economico a costi sopportabili, garantire prezzi equi e pari condizioni d accesso a tutti, provvedere alla compatibilità ecologica mediante un uso parsimonioso delle risorse e la limitazione delle emissioni. - Campo d attività 2: Politica finanziaria Lo sviluppo sostenibile presuppone che la generazione attuale non viva a spese delle generazioni future ed é per questo che si tenta di impedire una distribuzione del benessere squilibrata tra le diverse generazioni. Per una politica dello sviluppo sostenibile é di necessaria importanza disporre di un bilancio avente un margine di manovra politico-finanziario flessibile per l'adempimento dei relativi compiti dello stato. La composizione delle entrate e delle uscite dello Stato e il loro impatto sull'economia e di conseguenza sulla società e sull'ambiente é fondamentale per un'efficacia politica dello sviluppo sostenibile; con lo scopo di dirigere la politica finanziaria verso questo principio bisogna evitare i sussidi diretti e indiretti ad attività controproducenti dal punto di vista ecologico. Inoltre bisogna creare incent ivi per un più parsimonioso consumo delle risorse mediante la politica tributaria e tariffaria. La Svizzera deve cercare di individuare il 30 Organizzazione Mondiale del Commercio Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

58 Allegati migliore equilibrio tra la necessità di stabilizzare il debito pubblico, la rivendicazione di una riduzione delle tasse e la domanda di maggiori prestazioni della Confederazione tenendo sempre conto dei principi inerenti lo sviluppo sostenibile. Già nel passato sono stati compiuti vari sforzi in ambito di politica finanziaria: L attuazione di riforme fiscali negli anni Novanta con lo scopo di promuovere la competitività, che costituisce la base per la prosperità economica e per sufficienti entrate fiscali il programma di stabilizzazione 1998 e l'obiettivo di bilancio 2001 sono stati strumenti impiegati per frenare il continuo disavanzo di bilancio. Il freno imposto all'indebitamento limita il futuro aumento delle uscite al livello del tasso di crescita a medio termine del PIL assicurando così il margine di manovra dello Stato. una nuova impostazione della perequazione finanziaria e dei compiti (NPC) (essendo uno strumento di rivitalizzazione del federalismo dovrà consentire una migliore ripartizione cantonale delle risorse, creare una perequazione intercantonale degli oneri e compensare oneri geografico-topografici e socio demografici) Il Consiglio federale ha inoltre previsto per i prossimi anni ulteriori priorità nell'ambito della politica finanziaria come per esempio degli incentivi fiscali all'uso parsimonioso delle risorse (maggiori incentivi ecologici nel sistema tributari considerando l eventuale introduzione di una tassa sul CO 2 ) e l'introduzione di una Politica Integrata dei Prodotti Campo d attività 3: Formazione, ricerca e tecnologia Le conoscenze come pure il sapere e rispettivamente la loro utilizzazione rappresentano una delle più preziose risorse per un'impostazione sostenibile dei processi di sviluppo. Il sapere costituisce una base per fronteggiare la concorrenza internazionale e permette di percepire i cambiamenti globali non solo come minaccia ma anche come una riflessione critica sui valori e sui comportamenti. Il sapere consente di comprendere le relazioni che intercorrono tra la società, la politica, l economia e l ambiente naturale. Anche se può sembrare il contrario, il settore formazione, ricerca e tecnologia è obbligato ad adattarsi alle trasformazioni in atto che si orientano verso una società del sapere. Per questo motivo il Consiglio federale attribuisce una notevole importanza all introduzione dei principi dello sviluppo sostenibile nella scuo la dell obbligo, nelle università e nella formazione professionale. Fino ad ora in Svizzera sono stati raggiunti i seguenti obiettivi 1. Le riforme a livello universitario, l introduzione delle scuole universitarie professionali, la creazione delle scuole medie professionali, le discussioni sull impiego di tecnologie dell informazione in numero possibilmente elevato di materia d insegnamento, la formazione di due fulcri di ricerca in ambito di climatologia e di relazioni tra Nord-Sud 2. Con il decreto federale sul partenariato tra istituzioni statali e private Public-Private Partnership- la scuola in rete (PPP-sir), la Svizzera pone le basi adatte a sostenere le sfide del futuro sia per la società del sapere sia per l ulteriore sviluppo della tecnologia dell informazione e della comunicazione Anche in questo ambito il Consiglio Federale si prefigge alcuni obiettivi: la sensibilizzazione della popolazione sulla formazione e la promozione della cooperazione scientifica con i Paesi in via di sviluppo. Con la prima misura si cerca di sensibilizzare maggiormente sulla questione dello sviluppo sostenibile tentando di far emergere interessi su questo tema; i Cantoni in questo ambito dovrebbero coordinare e valutare le iniziative di formazione in corso per utilizzare al meglio le risorse disponibili. Per quel che concerne la seconda misura il Consiglio federale assegna una notevole importanza alla cooperazione scientifica tra la Svizzera e i Paesi in via di sviluppo e in transizione. Dal 1960 chiede annualmente al Parlamento di mettere a disposizione crediti per studenti e giovani ricercatori provenienti da Paesi in via di sviluppo per permetter loro di seguire una formazione superiore o un ulteriore formazione in Svizzera. - Campo d attività 4: Coesione sociale Uno sviluppo sociale ritenuto sostenibile si fonda su una società solidale e giusta. Le esigenze considerate di primaria importanza all interno di una politica di sostenibilità sono: il rispetto dei diritti umani, la tutela delle opportunità di vita delle persone svantaggiate, una distribuzione sociale e regionale equa del benessere, le possibilità di sviluppo culturali e personali, la garanzia dell assistenza medica, la sicurezza pubblica e/o la parità dei sessi. Numerosi sviluppi in corso rappresentano grandi sfide per la coesione sociale, sia in relazione alla stratificazione sociale sia in riferimento alle diverse comunità culturali, ma anche linguistiche del nostro Paese; i cambiamenti strutturali delle economie domestiche in seguito all aumento del numero di economie domestiche singole e delle coppie senza figli, i cambiamenti degli stili di vita, i crescenti tassi di divorzi sono alcuni degli esempi di questi cambiamenti che si stanno verificando nella nostra vita quotidiana. L incremento della criminalità e della violenza pone la sicurezza pubblica di fronte a nuove sfide. 31 Si persegue il trasferimento della domanda da parte dell ente pubblico e di privati verso prodotti rispondenti ad elevati standard economici, ecologici e sociali (questi standard devono soddisfare per tutto il ciclo della vita: fase di progettazione, produzione, utilizzazione e smaltimento). Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 58

59 Allegati Per il Consiglio federale è necessario che il finanziamento delle assicurazioni sociali sia garantito e che vengano raggiunti degli obiettivi sociali enunciati dalla nuova Costituzione federale nell articolo 41: Ognuno deve essere partecipe della sicurezza sociale. Sono già state attuate delle misure in campo sociale tra cui la recisione della legge sulle indennità di perdita di guadagno (estensione del diritto alle madri occupate durante il congedo maternità), la ripartizione degli oneri tra economie domestiche con figli e altri contribuenti, la garanzia a lungo termine del finanziamento delle assicurazioni sociali, la legge sull assicurazione malattia che garantisce a tutte le persone che risiedono in Svizzera l accesso a una buona assistenza medica e la promozione di iniziative per favorire la comprensione reciproca tra la popolazione svizzera e quella straniera. La sfida sociale che il Consiglio si prefigge è quella della copertura di nuovi rischi di povertà in quanto la problematica della povertà non è scomparsa, ma al contrario si è accentuata e spostata a gruppi sociali come i woorking poor, i salariati a basso reddito, Il Consiglio federale riconosce la necessità di agire anche nel quadro della politica dello sviluppo sostenibile; nell ottica di questo principio i bambini nel nostro Paese dovrebbero poter usufruire delle migliori condizioni quadro per il loro sviluppo fisico, psichico e cognitivo. Per questo motivo esso si impegna a favore di una regolamentazione degli assegni familiari a livello federale che permetta la copertura di una parte dei costi per i figli indipendentemente dall attività professionale dei genitori e a favorire le iniziative in campo di assistenza extrafamiliare. - Campo d attività 5: Salute Lo sviluppo sostenibile esige la tutela della qualità di vita della popolazione, di cui sono parte determinante la salute fisica e il benessere psichico. Alcuni esempi come l AIDS o la BSE 32 o la diffusa ignoranza sulla relazione tra abitudini alimentari e di movimento da una parte e salute dall altra rimarcano in questo settore le sfide rilevanti ai fini dello sviluppo sostenibile. Nella politica sanitaria si tenterà di sostituire gli attuali modi di concepire, o per meglio dire di evitare, lo sforzo fisico con una concezione dall orientamento alla malattia all orientamento alla salute. L integrazione dello sviluppo sostenibile nella politica della salute è stata perseguita tramite il piano d azione svizzero Ambiente e salute elaborato nel 1997 con lo scopo di attuare il capitolo Salute dell Agenda 21 mirando così al promovimento della salute e del benessere di tutte le persone in un ambiente sano. Nel futuro si tenterà soprattutto di sensibilizzare la popolazione sulla salute concepita in senso globale tramite la misura Programmazione nazionale Salute-alimentazione-movimento. Come pochi ricordano il movimento, come pure le abitudini alimentari, esercitano un azione sulla salute della nostra persona; parallelamente il comportamento dei consumatori influenza le modalità di produzione degli alimenti e quindi anche l ambiente. Il Consiglio federale ravvisa l esigenza di agire per la prevenzione delle malattie cardiocircolatorie e per questo vuole diffondere tra tutti gli strati della popolazione le conoscenze inerenti a un alimentazione sana, le relazioni tra le abitudini d acquisto e le modalità di produzione e tenta di sensibilizzare sulla necessità di un sufficiente movimento fisico. La popolazione deve essere informata sulle interazioni positive tra un alimentazione sana, una produzione agricola sostenibile e un sufficiente movimento fisico. - Campo d attività 6: Ambiente e risorse naturali Le risorse naturali del nostro Paese sono soggette alla pressione dei processi di sviluppo e modernizzazione in atto nei settori dell economia, dei trasporti, della tecnologia (genetica) e del turismo. Altre sfide sono dettate dal mutamento climatico in corso e sulle conseguenze che quest ultimo avrà sul globo. Dagli anni Settanta la Confederazione come pure i Cantoni tentano di limitare le conseguenze negative sulla terra, ma in taluni settori prosegue senza alcuna restrizione il consumo del capitale naturale; si cerca quindi di promuovere la protezione qualitativa delle acque e il riciclaggio dei rifiuti. Nel settore dell aria è stato possibile ridurre le emissioni di molti inquinanti atmosferici (Sox, Nox, VOC, CO, particelle e metalli pesanti) e di migliorarne la qualità. Purtroppo le emissioni di alcune sostanze superano i livelli accettabili dal punto di vista ambientale e della salute e la sostanza che continua tuttora ad inquinare la nostra aria è il CO 2 le cui emissioni contribuiscono al riscaldamento del clima. Oltre a queste problematiche ci sono altre questioni che non hanno un peso minore, come per esempio la continua perdita di suolo e terreno agricolo, il deterioramento del suolo con sostanze difficilmente degradabili, la continua riduzione della biodiversità e il pericolo della contaminazione delle acque provocata dall inquinamento. Nell ambito del rumore va sottolineato il persistere dell opportunità d intervento per quel che concerne il rumore del traffico stradale e dell aviazione. Per ridurre le ripercussioni sulle risorse naturali e l impatto sull ambiente si stanno attuando le seguenti attività: 1. Tramite la strategia riguardante il CO 2 avviata nel 1995 dal Consiglio federale è stato imposto l obiettivo di attuare gli obblighi della Convenzione sul clima. La rispettiva legge federale sulla riduzione delle 32 Termine scientifico utilizzato per indicare la malattia della mucca pazza. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 59

60 Allegati emissioni di CO 2 è entrata in vigore nel 2000 e se questo obiettivo non dovesse essere raggiunto mediante accordi volontari con l economia sarà introdotta una tassa. 2. Con il programma di attività Energia 2000 emanato nel 1990 dal Consiglio federale l obiettivo di stabilizzare le emissioni di CO 2 entro il 2000 è stato quasi raggiunto, ma nel Mediante l adattamento della legge sulle foreste nel 1991 sono state considerate, oltre alla funzione di produzione, anche le funzioni sociali ed ecologiche della foresta 4. Con la Concezione Paesaggio svizzero (CPS) il Consiglio federale ha definito condizioni quadro atte ad assicurare la considerazione delle esigenze di protezione della natura e del paesaggio 5. Per raggiungere l obiettivo della gestione sostenibile delle risorse idriche le misure di economia delle acque vengono sempre più pianificate, progettate ed attuate globalmente e in rete 6. La Svizzera, per promuovere lo sviluppo sostenibile nel settore delle risorse naturali, si impegna per la creazione di istituzioni ambientali internazionali Commento: Le misure che si prefigge il Consiglio federale in questo ambito politico sono quattro: l ulteriore sviluppo della politica energetica e climatica, la promozione di veicoli ecologici, la strategia d incentivazione a favore della natura e del paesaggio ed il rafforzamento del sistema ambientale internazionale. Tramite la prima misura tenterà di ridurre le emissioni di anidride carbonica contenendo il riscaldamento del clima provocato dal consumo di energia (lo scenario di una società a 2000 Watt rappresenta un traguardo desiderabile per la politica energetica e climatica ), mediante la seconda punta alla visione di un parco di veicoli a motore con propulsori particolarmente puliti, poco rumorosi e a basso consumo dotati di gomme fonoassorbenti (si promuoveranno i veicoli ecologici). Con la terza misura promuove i parchi naturali e paesaggistici in Svizzera stimolando anche le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economicamente vengono rinforzati la politica regionale, il turismo dolce e la vendita di prodotti locali, ecologicamente si promuove un evoluzione paesaggistica e un utilizzazione parsimoniosa del suolo a vantaggio della biodiversità. La creazione di nuovi parchi nazionali comporterebbe la valorizzazione di aree di ricreazione che danno nuovi incentivi ad un evoluzione socioculturale adattata. La quarta misura punta all aumento dell efficienza e al rafforzamento del regime ambientale mondiale con lo scopo di migliorarne la posizione nei riguardi di altri regimi nei settori sociale ed economico; il Consiglio federale attribuisce priorità a un rafforzamento dell UNEP 33 quale centro politico, istituzionale e organizzativo del sistema ambientale globale e ad un rafforzamento del GEF 34 come meccanismo centrale internazionale di finanziamento ambientale. - Campo d attività 7: Evoluzione del territori e degli insediamenti La politica di ordinamento del territorio è chiamata ad assicurare nel contempo le condizioni territoriali per l economia, infrastrutture efficienti, un uso parsimonioso del suolo, la protezione delle basi naturali della vita e la coesione sociale e territoriale. Il mutamento del territorio verso la metropolizzazione provoca una concentrazione della vita economica in pochi, ma grandi agglomerati; ciò comporta l incremento dell importanza delle città intese come motori dell economia e dell innovazione. La superficie d insediamento pro capite continua ad aumentare come pure l espansione dispersiva degli insediamenti nel territorio; ciò limita l opportunità di un organizzazione dei trasporti compatibile con l esigenza di un uso parsimonioso delle risorse e con le esigenze di conservazione e sviluppo della qualità urbana. Le risposte politiche che il Consiglio federale ha dato negli ultimi anni sono di quattro tipi: 1. Fin dal 1996 con le Linee guida per l ordinamento del territorio svizzero è stato creato un nuovo quadro di riferimento strategico per la politica svizzera di ordinamento del territorio concretizzando la legge sulla pianificazione del territorio orientandola verso lo sviluppo sostenibile. 2. Nel 1996 è stato effettuato un nuovo orientamento strategico orientato verso uno sviluppo sostenibile tramite l integrazione di elementi sociali, economici ed ecologici. 3. Nel 2001 é stata lanciata una politica attiva degli agglomerati diretta allo sviluppo sostenibile. 4. Con la legge sulla promozione dell abitazione a prezzo moderato si è tentato di apportare un sostegno ai gruppi di popolazione meno favoriti dal punto di vista economico. Nel futuro le misure supplementari che si vogliono adottare costituiscono il programma di misure Pianificazione sostenibile del territorio e la nuova strategia di politica regionale. Con la prima misura, per una gestione dello sviluppo territoriale improntata alla sostenibilità, si punta ad un miglioramento dell esecuzione del diritto vigente. In relazione all indicatore determinante rappresentato dal consumo di superficie il Consiglio Federale persegue l obiettivo di stabilizzare la superficie d insediamento pro capite all attuale stato di circa 400 m 2. Per ciò che riguarda la seconda misura citata la Svizzera vuole effettuare un cambiamento di paradigma nella politica regionale costretta, di fronte alle pressioni esercitate dallo sviluppo economico globale, a tenere in considerazione in futuro non più solo le regioni periferiche, bensì anche le regioni centrali, confrontate con le sollecitazioni della concorrenza internazionale. 33 United Nations Environment Programme. 34 Global Environment Facility. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 60

61 Allegati - Campo d attività 8: Mobilità L aumento del traffico è uno dei problemi principali inerenti allo sviluppo sostenibile: in questo contesto la sostenibilità concerne la sicurezza di una mobilità sostenibile. Tutto ciò significa che la necessità di mobilità deve essere soddisfatta in maniera efficiente e sopportabile dal punto di vista economico; tutta la popolazione e tutte le regioni del paese devono avervi accesso, e tutto ciò deve essere il più possibile vicino alle esigenze ambientali. Dato che la Svizzera non è isolata dal resto del mondo la sua politica, in materia di trasporti, deve essere coordinata e armonizzat a con l estero; è chiaro come l uso dei trasporti pubblici e del traffico lento debba aumentare. In tema di mobilità non bisogna comunque dimenticare il miglioramento della sicurezza del traffico stradale. Grazie alla sua politica dei trasporti il Consiglio federale ha realizzato misure dirette verso la sostenibilità: 1. La modernizzazione delle infrastruttura ferroviaria con il compimento di Ferrovia 2000 e di provvedimenti contro l inquinamento fonico lungo le tratte ferroviarie 2. La riforma che concede alle FFS maggiore libertà e responsabilità con lo scopo di renderle più attrattive e produttive 3. L accordo concluso con l UE che riconosce l obiettivo del trasferimento del traffico pesante su rotaia 4. L introduzione della TTPCP (tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni) In connessione con la strategia orientata verso lo sviluppo sostenibile nel settore dei trasporti il Consiglio federale prevede ulteriori misure per il futuro: la concezione mobilità sostenibile, il potenziamento dei trasporti pubblici e la nuova politica di sicurezza del traffico stradale. Con la prima si vuole adottare una mobilità sostenibile sotto tutte e tre le dimensioni obiettivo, con la seconda si tenta di potenziare i trasporti pubblici per far fronte al sempre più crescente volume del traffico riducendo così anche i consumi di energia; tramite la terza invece si tenta di ridurre i rischi di gravi incidenti stradali con la Visione Zero (traffico stradale senza morti e feriti gravi) con l introduzione di zone a velocità 30, l obbligo di circolare con i fari sempre accesi, - Campo d attività 9: Cooperazione allo sviluppo e promovimento della pace Una delle sfide che lo sviluppo sostenibile si ritrova ad affrontare è quella delle crescenti disparità economiche e sociali globali e delle nuove dipendenze tra Nord e Sud; queste ultime si ricollegano al fenomeno del degrado ambientale. Il Consiglio federale riconosce l importanza di un impegno da parte della Svizzera a livello internazionale e per questo promuove il radicamento dello sviluppo sostenibile nelle istituzioni e nei processi multilaterali. L impegno a livello multilaterale tenta di combattere la fame e la povertà, ma anche i motivi delle migrazioni. Poiché la pace e la sicurezza sono anch esse delle condizioni necessarie per lo sviluppo sostenibile, la Svizzera tenta in questo ambito di rafforzare i suoi contributi civili e militari per prevenire i conflitti, per garantire la pace e la ricostruzione. Il Consiglio federale ha compiuto nel corso degli scorsi anni in questo settore alcuni interventi: quello sulla politica estera del 15 novembre 2000, quello del Consiglio federale del 7 giugno Con il primo rapporto, tramire cui viene approfondita e concretizzata la politica d apertura del 1993, vengono stabiliti alcuni obiettivi della politica estera Svizzera: la convivenza pacifica dei popoli, il rispetto dei diritti dell uomo e il promovimento della democrazia, la tutela degli interessi dell economia svizzera all estero, il soccorso alle popolazioni bisognose e la lotta contro la povertà, e la conservazioni delle basi naturali. Con il secondo rapporto viene sancita una maggiore efficacia dei contributi militari alla pace e di quelli civili sia verso l esterno sia nei confronti dell interno. Nel futuro anche nel caso della promozione della pace il Consiglio federale prevede di adottare diverse misure: la partecipazione alla formulazione e all attuazione di una politica multilaterale della sostenibilità, l introduzione di nuove forme di finanziamento dello sviluppo e la promozione civile della pace, della prevenzione dei conflitti e della ricostruzione. Con quest ultima misura si tenta di realizzare condizioni che consentano di risolvere pacificamente i conflitti di carattere interno o transnazionale. Commento: - Campo d attività 10: Metodi e strumenti Per sostenere lo sviluppo sostenibile occorrono solo politiche materiali, ma anche strumenti metodologici scientifici per la valutazione, la modificazione e l ulteriore sviluppo delle misure concrete. Il Consiglio federale richiede una periodica informazione dell opinione pubblica in modo tale da consentirle la partecipazione sul grado di conseguimento degli obiettivi e sull efficacia della politica dello sviluppo sostenibile. A tale fine prevede la misura di monitoraggio dello sviluppo sostenibile e quella della valutazione della sostenibilità. Con la prima misura il Consiglio federale richiede la produzione periodica di indicatori della sostenibilità per informare, come già detto, la popolazione e i responsabili delle decisioni sulla situazione e le tendenze di questo processo in relazione alle tre dimensioni economica, sociale ed ambientale. I dati degli indicatori devono naturalmente essere aggiornati, la loro struttura deve basarsi per quanto può essere possibile su record di dati esistenti e il sistema di indicatori deve adattarsi ai cambiamenti delle esigenze e ai nuovi interrogativi. Con la seconda misura il Consiglio federale intende accertare la fattibilità di uno strumentario metodologico per la valutazione della sostenibilità che serve a valutare gli effetti dei disegni di legge, delle Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 61

62 Allegati concezioni e dei progetti nell ottica delle tre dimensioni e che eventualmente evidenzi carenze. Allo scopo di stabilire ed adottare una valutazione della sostenibilità il Collegio vuole chiarire alcuni dubbi: Quali oggetti potrebbero essere sottoposti a una valutazione della sostenibilità e a quale livello essa dovrebbe essere applicata? Occorre sviluppare nuovi strumenti o possono essere utilizzati gli strumenti di verifica esistenti con l integrazione di nuovi criteri? Come si differenzia una valutazione specifica della sostenibilità da strumenti di esame esistenti o previsti? I risultati di una valutazione della sostenibilità sono vincolanti e dove si situano le competenze decisionali? In quale procedure può essere integrata la valutazione della sostenibilità? Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 62

63 Allegati Allegato 2: Altri indicatori sociali Un altra area in cui si sono fatti i maggiori sforzi per creare un indicatore dello sviluppo sociale è la misura della povertà. Le ragioni di questa attenzione sono state: il fallimento del PIL per indicare che cosa accade al benessere dei gruppi più poveri e il desiderio di sviluppare un indicatore che accresca il profilo dei poveri nel processo di sviluppo. La povertà era definita come l incapacità di garantire almeno uno standard minimo di vita. Probabilmente il miglior set di indici della povertà è contenuto nel International Fund for Agricultural Development (IFAD 1992); tuttavia i dati raccolti coprono solamente la povertà rurale. L IFAD data set fornisce tre indicatori: - the integrated poverty index (IPI) - a food security index (FSI) - a basic needs index (BNI) Inoltre la media aritmetica di questi tre produce l indice relativ welfare index (RWI) - IPI: in questo indice sono usate e combinate due misure di base della povertà : l headcount index (HI, conteggio dei presenti) e l income gap index (IG). L HI semplicemente conteggia la percentuale di popolazione sotto il livello della linea di povertà del reddito Y*. HI = n (Y i <Y*) / N Dove n (Y<Y*) è il numero della popolazione con reddito Y inferiore a Y* e N è il totale della popolazione. L IG mostra la distanza Y*-Yi per ogni persona o nucleo familiare (i) sotto la linea di povertà, somma e esprime la somma coma percentuale di tutti i redditi (nazionale). Ciò è: IG=? N i=1 (Y*-Y i) / Y L IG aggiunge molte informazioni al HI perché può essere interpretato come l ammontare del reddito necessario per sopraffare la povertà in questa economia intendendo che il reddito extra sia allocato a quelli che stanno sotto la linea di povertà. Nel 1990 la Banca Mondiale ha stimato l estensione della povertà mondiale nel 1985 usando questi due indicatori. Sono state utilizzate due linee di povertà, 275$ e 370$ pro capite per anno (PPP in prezzi 1995). Le persone sotto la più bassa linea di povertà erano classificate come estremamente povere e le persone sopra la più alta linea come povere. Prendendo la più bassa linea 633 milioni di persone nel 1985 erano estremamente povere e 483 milioni povere, sommando, milioni di persone erano povere o estremamente povere; quindi, un bilione di poveri nel mondo, circa il 20% della popolazione mondiale urbana e rurale. L IFAD (1992) stima che il 36% della popolazione rurale era sotto la linea di povertà nel In termini di IG la Banca Mondiale (1990) stima che il 3% del reddito delle nazioni sviluppate avrebbe potuto, se allocato ai poveri, portare tutti i poveri sopra la linea di povertà. Questo 3%, espresso in somma assoluta, sarebbe stato di circa 60 bilioni di dollari nel Sen (1976) ha combinato l HI e l IG per produrre un indice di povertà composito I Sen= Hi [IG + (1-IG)g] Dove g è il coefficiente di Gini del reddito dei nuclei familiari sotto la linea di povertà. L IFAD (1992) usa l HI e l IG, ma li combina con altri indicatori standard (reddito pro capite, tasso di crescita del reddito pro capite e speranza di vita) per derivare un indice di povertà aggregato basato su Sen. L indice è IPI= HI [ IGR+ (1-IGR)*LER] (1+?Y) - HI è l Hi come frazione - IGR è l IG espresso relativamente al massimo reddito pro capite delle nazioni in via di sviluppo (IGR=(maxY Yi)/max Y) - Ler è il rapporto di speranza di vita misurato relativamente al massimo della speranza di vita nel campione ( LER= (max LE- LEi)/max LE). Si nota che il rapporto di speranza di vita è qui usato come un surrogato del coefficiente di Gini nella formula di Sen -?Y è il tasso di crescita del PIL. L effetto di questa normalizzazzione è di portare il valore IPI tra 0 e 1. I limiti di questo indice sono gli stessi di quelli dell HDI. Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile

64 Allegati Allegato 3: Elenco degli indicatori Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 64

65 Allegati Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 65

66 Allegati Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 66

67 Allegati Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 67

68 Allegati Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 68

69 Allegati Allegato 4: Modellizzazione matematica dei tipi d indicatori Stefania Mirante Misurare lo sviluppo sostenibile 69

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