Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali

Documenti analoghi
Teoria degli Operatori

Appendice B ANALISI FUNZIONALE. 1 Spazi di Banach

Capitolo IV SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI

0.1 Spazi Euclidei in generale

ALGEBRE DI BOOLE. (d) x, y X x y oppure y x.

Daniela Lera A.A

Universita degli Studi di Roma Tor Vergata Facolta di Ingegneria: Elettronica. Corso di Geometria ed Algebra Docente F. Flamini

Il teorema di Ascoli-Arzelà

Esercizi del Corso di Istituzioni di Analisi Superiore, I modulo

ANALISI MATEMATICA 3. esercizi assegnati per la prova scritta del 31 gennaio 2011

2. Fra tutti i rettangoli inscritti in una circonferenza, determinare quello di area massima.

NOTE DI ALGEBRA LINEARE v = a 1 v a n v n, w = b 1 v b n v n

SOTTOSPAZI INVARIANTI

8. Completamento di uno spazio di misura.

ANALISI MATEMATICA 4. Prova scritta del 24 gennaio 2013

1 PRELIMINARI 1.1 NOTAZIONI. denota l insieme vuoto. a A si legge a appartiene a A oppure a è elemento di A.

I. CENNI SULL ANALISI FUNZIONALE

Spazi vettoriali euclidei.

AM2: Tracce delle lezioni- IX Settimana INSIEMI DI LIVELLO, MINIMI VINCOLATI PRINCIPIO DEI MOLTIPLICATORI DI LAGRANGE

COMPLETAMENTO DI SPAZI METRICI

11. Misure con segno.

p(ϕ) = a 0 Id + a 1 ϕ + + a n ϕ n,

Generalizzazioni del Teorema di Weierstrass

11/3 IRRIDUCIBILITÀ NELLO SPAZIO DI HILBERT 10/11 1 IRRIDUCIBILITÀ

3. Successioni di insiemi.

I teoremi della funzione inversa e della funzione implicita

Spazi vettoriali metrici.

4 Funzioni continue. Geometria I 27. Cfr: Sernesi vol II, cap I, 4 [1].

Serie e Trasformata di Fourier

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.

Spazi di Funzioni. Docente:Alessandra Cutrì. A. Cutrì e Metodi Matematici per l ingegneria Ing. Gestionale

SPAZI COMPATTI. Proposizione 2 Sia (X, d) uno spazio metrico. Se esso è sequenzialmente compatto allora è completo.

AM5: Tracce delle lezioni- V Settimana

Dimostrazione. Indichiamo con α e β (finiti o infiniti) gli estremi dell intervallo I. Poniamo

14 Spazi metrici completi

Corso di Calcolo Numerico

CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 SOLUZIONI ESERCIZI PROPOSTI 18/03/2013

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.

Spazi di Banach e Spazi di Hilbert

CAPITOLO 1. Fondamenti. 1. Assiomi, postulati, definizioni

LEZIONE 12. Y = f(x) = f( x j,1 f(e j ) = x j,1 A j = AX = µ A (X),

Principali differenze tra la ristampa 2014 e l edizione 2008

Si noti che questa definizione dice esattamente che

Capitolo 5 Campi finiti

Esercizi per il corso di Analisi 6.

Autovalori e autovettori di una matrice quadrata

Corso di Laurea in Matematica Analisi Numerica (1 mod., 6 crediti, 48 ore, a.a , lez.3)

Il Teorema di Kakutani

non solo otteniamo il valore cercato per la validità della (1.4), ma anche che tale valore non dipende da

0.1 Coordinate in uno spazio vettoriale

1 Funzioni reali di una variabile reale

NORMA DI UN VETTORE. Una NORMA VETTORIALE su R n è una funzione. : R n R +

NOTE SULLE FUNZIONI CONVESSE DI UNA VARIABILE REALE

20. Prodotto di spazi di misura. I teoremi di Tonelli e di Fubini.

Istituzioni di Logica Matematica

Esistenza ed unicità per equazioni differenziali

Prodotto scalare e matrici < PX,PY >=< X,Y >

Corso di Elementi di Analisi Funzionale e Trasformate A.A. 2016/2017 Domande-tipo di teoria sulla prima metà del corso

Prodotto interno (prodotto scalare definito positivo)

Funzioni. iniettiva se x y = f (x) f (y) o, equivalentemente, f (x) = f (y) = x = y

Analisi a più variabili: Integrale di Lebesgue

ANALISI MATEMATICA 4. Prova scritta del 24 gennaio 2013

Alcuni complementi di teoria dell integrazione.

Analisi Funzionale Cap. 2: Spazi di Hilbert

Corso di Laurea in Matematica Geometria 2. Foglio di esercizi n. 4 a.a Soluzioni

AM310- IV Settimana 2012

AM5 2008: Tracce delle lezioni- 4

Rango di una matrice e teorema di Rouché-Capelli

COMPLEMENTI DI ANALISI MATEMATICA DI BASE. Prova scritta del 26 gennaio 2005

21. (cenni di) Geometria analitica del piano.

SPAZI METRICI COMPLETI

Se con e indichiamo l elemento neutro di in G, e deve appartenere ad H.

Il teorema di Stone Weierstrass

SPAZI TOPOLOGICI COMPATTI Note informali dalle lezioni

12. Funzioni numeriche misurabili.

Unicità, a meno di isomorfismo, del campo ordinato e completo dei reali

TOPOLOGIA - APPUNTI SETTIMANA 2/12/2013-5/11/2013

Minimi quadrati. Sistemi iperdeterminati. 27 novembre 2008

ANALISI C & Complementi di Analisi Matematica di Base. Prova scritta del 23 gennaio 2007

Matematica I. Francesco Bonsante e Giuseppe Da Prato

ALGEBRA I: SOLUZIONI QUINTA ESERCITAZIONE 9 maggio 2011

7.9 Il caso vincolato: vincoli di disuguaglianza

Soluzione dei problemi assegnati

Facoltà di Scienze MM.FF.NN. Corso di Laurea in Matematica - A.A Prova scritta di Analisi Matematica I del c.

Spazi di Funzioni. Docente:Alessandra Cutrì. A. Cutrì e Metodi Matematici per l ingegneria Ing. Gestionale

R 2 e i numeri complessi

MATRICI E OPERAZIONI

APPUNTI DI TEORIA DEGLI INSIEMI. L assioma della scelta e il lemma di Zorn Sia {A i } i I

SPAZI TOPOLOGICI. La nozione di spazio topologico è più generale di quella di spazio metrizzabile.

Corso di Metodi Matematici per l Ingegneria A.A. 2017/2018 Domande-tipo di teoria sulla seconda metà del corso

1 Successioni di funzioni

Esempio. L immagine di f è l insieme dei vettori w = (w 1, w 2 ) R 2 che hanno w 1 = w 2. Quindi:

Spazi di Funzioni. Docente:Alessandra Cutrì. A. Cutrì , , Metodi Matematici per l ingegneria Ing.

Il lemma di Baire e i teoremi di Banach-Steinhaus, della mappa aperta e del grafico chiuso.

Appunti del Corso Analisi 1

Spazi di Banach classici

SOLUZIONI DELLA PRIMA PROVA IN ITINERE DEL CORSO GE220

ANALISI MATEMATICA A SECONDO MODULO SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DELLA SETTIMANA 15. x 2 i

Misure e loro proprietà (appunti per il corso di Complementi di Analisi Matematica per Fisici, a.a )

ANALISI MATEMATICA 4. Prova scritta del 24 gennaio 2013

Transcript:

Capitolo 2 Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali Sia H uno spazio di Hilbert. Indichiamo con B(H) l insieme degli operatori lineari limitati su H. Cioè A B(H) se, e soltanto se esiste C > 0 tale che Ax C x, x H. (2.1) Essendo H uno spazio di Banach, continuano, ovviamente, a valere tutte le affermazioni a suo tempo fatte per gli operatori lineari su uno spazio di Banach. In particolare, B(H) è uno spazio vettoriale su C. Tuttavia, nel caso di uno spazio di Hilbert, vi sono delle peculiarità rilevanti sulle quali ci soffermeremo. 2.1 Definizioni di base 2.1.1 La norma di un operatore Ricordiamo che in B(H) è possibile definire una norma nel modo seguente. A = Ax sup x H;x 0 x. Cioè, A è il più piccolo dei numeri C > 0 che soddisfano la (2.1). provare che A si può esprimere anche nei modi seguenti. A = sup Ax = sup Ax. x 1 x =1 Lasciamo al lettore di Esercizio 2.1.1 Verificare che la definita sopra soddisfa le proprietà di una norma. 2.1.2 Aggiunto di un operatore Sia A B(H), x, y H. Posto L A,y (x) = (Ax, y)

18 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali L A,y è un funzionale lineare limitato su H; per il lemma di Riesz esiste allora un unico y H tale che L A,y (x) = (x, y ) x H Poniamo A y = y. È facile verificare che A è un operatore lineare. Le relazioni seguenti mostrano che A è limitato per x = A y si ha (x, A y) = (Ax, y) A x y A y 2 A A y y il che prova, ad un tempo, che A è limitato e che A A. Un immediata conseguenza della definizione di aggiunto è l uguaglianza A = A. La precedente discussione può essere riassunta nel seguente Teorema 2.1.2 Per ogni operatore A B(H) esiste un operatore limitato A tale che (Ax, y) = (x, A y) x, y H (2.2) Inoltre, A = A e A = A Dimostrazione Resta da provare soltanto l uguaglianza delle norme. Abbiamo già visto che A A A B(H). Applicando questa stessa relazione ad A si ha: A A ma A = A e quindi l asserto. Esempio 2.1.3 Sia I = [0, 1]. In L 2 (I) consideriamo, per g C(I), lo spazio delle funzioni continue in I, l operatore T g f = gf f L 2 (0, 1). L operatore T g è limitato; infatti, T g f 2 = 1 0 gf 2 dx max x [0,1] g(x) 2 1 0 f 2 dx. La relazione precedente mostra anche che T g g := max x [0,1] g(x). In realtà, T g = g. Infatti, posto L = g, per ogni a ]0, L[, l insieme E = {x I : g(x) > a} è un aperto di misura positiva. Indicata con χ E (x) la funzione caratteristica di E (chiaramente, χ E L 2 (I)), si ha g(x)χ E (x) 2 dx a 2 χ E (x) 2 dx. I Questa disuguaglianza implica a T g L. Ma a è arbitrario in ]0, L]. Dunque, T g = L. Determiniamo adesso l aggiunto; sia h L 2 (0, 1), si ha: I (T g f, h) = 1 gf h dx = 1 0 0 e quindi T g = Tḡ. In particolare se g è reale, T g = T g. g h dx = (f, Tḡh) Esercizio 2.1.4 Nell esempio precedente si sostituisca l ipotesi g C(I) con quella, evidentemente più debole, g L (I). Dimostrare che le affermazioni stabilite nell Esempio 2.1.3 si estendono a questo caso, con ovvie modifiche delle dimostrazioni.

2.1. Definizioni di base 19 Diamo adesso alcune proprietà elementari dell applicazione : A B(H) A B(H). Esercizio 2.1.5 Dimostrare che se A, B B(H) e (Ax, x) = (Bx, x), per ogni x H, allora A = B. Proposizione 2.1.6 (b) (AB) = B A (a) A A è un anti-isomorfismo isometrico di B(H) in B(H) (c) Se A ha un inverso limitato, A 1, anche A ha inverso limitato e (A ) 1 = (A 1 ) (d) A A = A 2 Dimostrazione (a) È facile dimostrare che (A + B) = A + B e che (λa) = λa. Dal fatto che A = A A B(H) segue che l applicazione è suriettiva. Per l iniettività, supponiamo che A = 0. Allora A = A = 0 e quindi A = 0. (b) ((AB)x, y) = (A(Bx), y) = (Bx, A y) = (x, B A y) x, y H (c) Se A ha inverso limitato, allora dalla (b) segue che il che prova la (c). A (A 1 ) = (A 1 A) = I = I = (A 1 ) A (d) Abbiamo provato a suo tempo che AB A B. Quindi A A = A A = A 2. D altra parte A A sup (x, A Ax) = sup Ax 2 = A 2 x =1 x =1 Teorema 2.1.7 B(H) è una *-algebra di Banach. Dimostrazione L applicazione A A gode, come abbiamo visto, della proprietà A = A; essa è, cioè, un involuzione in B(H). B(H) è pertanto un algebra involutiva normata o, brevemente, una *-algebra normata. Per completare la dimostrazione occorre provare che B(H) è uno spazio completo nella sua norma. Sia {A n } una successione di Cauchy in B(H). Allora, per ogni x H, la successione {A n x} è una successione di Cauchy in H ed ammette perciò limite y. Posto Ax = y, si definisce un operatore lineare di H in sé. Proviamo che A è limitato. Dato che {A n } una successione di Cauchy, la successione delle norme è limitata. Poniamo M = sup A n. Si ha allora, ( ) Ax = lim A n x lim sup A n x M x, x H. n Resta da provare che A n converge ad A in norma. Se ɛ > 0, esiste n ɛ N tale che, per ogni n, m > n ɛ, A n A m < ɛ. Fissato n > n ɛ si ha Quindi, se n > n ɛ, risulta (A n A)x = lim m (A n A m )x lim m A n A m x ɛ x. A n A = sup (A n A m )x ɛ. x 1

20 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali Osservazione 2.1.8 Una *-algebra di Banach A la cui norma soddisfa la condizione a a = a 2, per ogni a A è detta una C*-algebra. La (d) proposizione 2.1.6 ci consente di concludere che B(H) è una C*-algebra. 2.2 Alcuni tipi di operatori limitati 2.2.1 Operatori simmetrici, operatori positivi Definizione 2.2.1 Un operatore A B(H) tale che A = A è detto simmetrico ( o autoaggiunto o hermitiano). Un operatore simmetrico A B(H) è caratterizzato dalla proprietà che (Ax, x) è un numero reale per ogni x H. Osservazione 2.2.2 Dato un qualsiasi operatore A B(H), poniamo H = A + A 2, e K = A A. 2i Gli operatori H e K sono simmetrici e A = H + ik. Quindi ogni operatore A B(H) è combinazione lineare di operatori simmetrici. Esempio 2.2.3 L operatore di moltiplicazione considerato nell esempio 2.1.3 è simmetrico se, e soltanto se g è una funzione a valori reali. Definizione 2.2.4 Un operatore A B(H) è detto positivo se (Ax, x) 0 per ogni x H. Esempio 2.2.5 Dato un qualunque A B(H), l operatore A A è positivo. Infatti, (A Ax, x) = (Ax, Ax) = Ax 2 0. Proposizione 2.2.6 Un operatore positivo A B(H) è necessariamente simmetrico. Dimostrazione Si ha, infatti, Dall identità di polarizzazione segue, allora, che (Ax, x) = (x, Ax) = (x, Ax), x H. (Ax, y) = 1 3 i k (A(x + i k y), x + i k y) = 1 4 4 k=0 3 i k ((x + i k y), Ax + i k y) = (x, Ay), x, y H. k=0

2.2. Alcuni tipi di operatori limitati 21 L insieme degli elementi positivi di B(H) sarà indicato con B(H) +. Esso è un cono; gode, cioè, delle proprietà seguenti. (a) A + B B(H) +, A, B B(H) + ; (b) λa B(H) +, A, B B(H) +, λ 0; (c) B(H) + { B(H) + } = {0}. La nozione di positività ci permette di definire una relazione d ordine nell insieme B(H) s degli operatori simmetrici di B(H). Se A, B B(H) s, diremo che A B se B A 0. Con una dimostrazione simile a quella fatta per la disuaglianza di Schwarz [Proposizione 1.2.3], si prova che, se A 0, detta disuguaglianza di Schwarz generalizzata. Se A 0, esistono m 0 e M > 0 tali che che equivale a dire L esistenza di m è ovvia. Quanto ad M si ha (Ax, y) 2 (Ax, x)(ay, y), x, y H, (2.3) mi A MI, (2.4) m(x, x) (Ax, x) M(x, x), x H. (Ax, x) Ax x A x 2 = A (x, x), x H. Dunque A è un possibile valore di M. Si può anzi provare che A è la più piccola costante positiva per cui la (2.4) è soddisfatta. Una successione {A n } di operatori limitati è detta limitata se esiste L > 0 tale che A n L, per ogni n N. Per le successioni monotone e limitate di operatori simmetrici vale un teorema di regolarità simile a quello che vale per le successioni di numeri reali con le stesse proprietà. Teorema 2.2.7 Ogni successione monotona e limitata {A n } di operatori simmetrici di B(H) converge ad un operatore simmetrico limitato. Dimostrazione Senza essere restrittivi si può supporre che 0 A 1 A 2... A n... I. Siano n, m N con n > m. In questo caso A n A m 0. Applicando la (2.3), si ha, per ogni x H (A n A m )x 4 = ((A n A m )x, (A n A m )x) 2 ((A n A m )x, x)((a n A m ) 2 x, (A n A m )x).

22 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali Adesso osserviamo che, per le ipotesi fatte, ((A n A m ) 2 x, (A n A m )x) x 2. Dunque (A n A m )x 4 ((A n A m )x, x). La successione di numeri positivi {(A n x, x)} è crescente e limitata e, dunque, convergente. Essa è, perciò di Cauchy. Lo è, quindi, anche la successione {A n x}. Poniamo Ax = lim n A n x. Lasciamo al lettore di verificare che A è limitato e simmetrico. Teorema 2.2.8 Ogni operatore positivo A ammette un unica radice quadrata positiva; esiste, cioè, un unico operatore X 0 tale che X 2 = A. L operatore A 1/2 := X commuta con A e con tutti gli operatori limitati che commutano con A. Dimostrazione Si può supporre A I. Il nostro scopo è di provare l esistenza di una (e una sola) soluzione dell equazione X 2 = A. Posto A = I B, con 0 B I, e Y = I X, l equazione da risolvere prende la forma Costruiamo una successione per ricorrenza ponendo { Y0 = 0 Y n+1 = 1 2 (B + Y 2 n ) Per induzione su n si prova facilmente che (a) ogni Y n è un polinomio in B a coefficienti reali non negativi; (b) Y n 0, per ogni n 0; (c) Y n Y n+1, per ogni n 0; (d) Y n 1, per ogni n 0. Y = 1 2 (B + Y 2 ). (2.5) La (a) è pressoché immediata. La (b) segue dalla (a) una volta dimostrato che se B 0 allora B n 0 (esercizio!), per ogni n. Dalla (a) discende che Y n Y m = Y m Y n per ogni n, m. La (c) è certo vera per n = 0. Supponiamo che Y n 1 Y n. La differenza Y n Y n 1 è un polinomio in B a coefficienti reali non negativi e così pure Y n Y n 1. Si ha allora Y n+1 Y n = 1 ( (B + Y 2 2 n ) (B + Yn 1) 2 ) = 1 ( Y 2 2 n Yn 1) 2 = 1 2 (Y n + Y n 1 )(Y n Y n 1 ) 0. Anche la (d) è ovviamente vera per n = 0. Supponiamo allora che Y n 1. Si ha, allora Y n+1 = 1 2 ( B + Y 2 n ) 1 2 ( B + Y 2 n ) = 1 2 ( B + Y n 2 ) 1. Non resta che applicare il Teorema 2.2.7 per concludere che la successione {Y n } ammette limite Y. Un semplice passaggio al limite nell uguaglianza Y n+1 = 1 2 (B +Y 2 n ) ci permette di affermare che Y è soluzione dell equazione 2.5. Visto che Y è limite forte di una successione di polinomi in B esso commuta con B e con ogni operatore che commuta con B. Di conseguenza X = I = Y commuta con A e con ogni operatore che commuta con A.

2.2. Alcuni tipi di operatori limitati 23 Resta da provare l unicità. Supponiamo che esista un altro operatore positivo Z tale che Z 2 = A. Cominciamo con l osservare che AZ = ZA = Z 3 e, quindi, Z commuta con X. X e Z sono operatori positivi. Quindi anch essi ammettono radici positive. Indichiamole con T ed S rispettivamente. Sia x H e poniamo y = (X Z)x. Si ha T y 2 + Sy 2 = (T 2 y, y) + (S 2 y, y) = (Xy, y) + (Zy, y) = ((X + Z)(X Z)x, y) = ((X 2 Z 2 )x, y) = ((A A)x, y) = 0. Dunque, T y = Sy = 0. Ne segue che Xy = T 2 y = 0 e Zy = S 2 y = 0. Quindi, (X Z)x 2 = ((X Z) 2 x, x) = ((X Z)y, x) = 0. Dall arbitrarietà di x segue che X = Z. Corollario 2.2.9 Siano A e B operatori positivi che commutano. Allora AB è un operatore positivo. La dimostrazione è lasciata come esercizio. Abbiamo già visto che, se A B(H), allora A A è un operatore positivo. La sua radice positiva (A A) 1/2 è detta modulo di A e si denota con A. 2.2.2 Operatori di proiezione Una classe molto importante di operatori nello spazio di Hilbert è quella delle proiezioni. Definizione 2.2.10 Un operatore P B(H) è chiamato un proiettore (o una proiezione) ortogonale se P = P 2 = P Il seguente teorema stabilisce la corrispondenza biunivoca tra proiettori ortogonali e sottospazi di H. Teorema 2.2.11 Sia P un proiettore ortogonale in H. Posto M P = {y H : y = P y}, allora M P coincide con l immagine di P ed è un sottospazio chiuso di H. Viceversa, se M è un sottospazio chiuso di H, esiste un proiettore P in H tale che M = M P Dimostrazione È ovvio che M P ImP. L inclusione inversa si ottiene dalle relazioni y = P x P y = P 2 x = P x = y. Il fatto che M P è chiuso è immediato. Sia, viceversa, M un sottospazio chiuso di H. Ogni elemento x H si può decomporre come x = y + z con y M e z M. Poniamo y = P x. È, adesso, molto facile dimostrare che P è un proiettore e che M = M P. In questa corrispondenza se P è il proiettore su M P, I P è il proiettore su M P. Esempio 2.2.12 Sia y un vettore fissato in H, con y = 1,. L operatore P y definito da P y x = (x, y)y, x H è, come si verifica facilmente un proiettore ortogonale. Il sottospazio di H corrispondente è il sottospazio unidimensionale generato da y.

24 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali Esempio 2.2.13 In L 2 (E), dove E è un insieme misurabile, l operatore P F di moltiplicazione per la funzione caratteristica χ F di un sottoinsieme misurabile F di E è un proiettore. Il sottospazio corrispondente è isomorfo a L 2 (F ). Proposizione 2.2.14 Siano P e Q gli operatori di proiezione sui sottospazi M ed N, rispettivamente. Le sequenti affermazioni sono equivalenti. (i) M N ; (ii) QP = P ; (iii) P Q = P ; (iv) P x Qx, x H. (v) P Q. Dimostrazione (i) (ii): Se M N, allora per ogni x H, P x M N ; quindi QP x = P x. (ii) (iii): Si ha P Q = (QP ) = P = P. (iii) (iv): Se P Q = P, allora P x = P Qx Qx. (iv) (v): (P x, x) = (P 2 x, x) = (P x, P x) = P x 2 Qx 2 = (Qx, Qx) = (Qx, x), x H. Quindi P Q. (v) (i): Supponiamo che P Q e sia y M. Allora, (y, y) = (P y, y) (Qy, y) = (Qy, Qy) = Qy 2. Quindi, Qy = y. Ma y = Qy + (I Q)y e y 2 = Qy 2 + (1 Q)y 2, perché Qy e (I Q)y sono ortogonali. In conclusione, (I Q)y = 0. Cioè, y = Qy e, dunque, y N. 2.2.2.1 Il reticolo dei proiettori La proposizione 2.2.14 mette in evidenza che l ordinamento parziale dei sottospazi di H, stabilito dall inclusione, si riflette completamente sui proiettori di H. Se {M α } è una qualsiasi famiglia di sottospazi, il più grande sottospazio chiuso contenuto in tutti gli M α, che indicheremo con α M α è, chiaramente, il sottospazio α M α. Se indichiamo con P α il proiettore su M α, al sottospazio α M α corrisponderà un proiettore che indicheremo con α P α. Si ha P α P α, α In modo analogo, se indichiamo con α M α il sottospazio di H generato dalla famiglia {M α } ad esso corrisponderà un proiettore α P α con la proprietà α. P α α P α, α.

2.2. Alcuni tipi di operatori limitati 25 Osservazione 2.2.15 Valgono le relazioni (I P α ) = I α α P α (I P α ) = I α α P α In particolare Proposizione 2.2.16 Se P e Q sono proiettori che commutano, corrispondenti, rispettivamente ai sottospazi M ed N, allora P Q = P + Q P Q, P Q = P Q, M N = M + N. 2.2.2.2 Sottospazi invarianti per un operatore Definizione 2.2.17 Un sottospazio M si dice invariante per l operatore A B(H) se AM M; cioè, se Ax M per ogni x M. Proposizione 2.2.18 Se M è invariante per A, anche la sua chiusura M lo è. La dimostrazione è lasciata per esercizio al lettore. Proposizione 2.2.19 Sia P B(H) un proiettore. Se AP = P A, allora M P è un sottospazio invariante per A. Dimostrazione Se x M P, si ha, infatti, P x = x e quindi AP x = Ax; per l ipotesi di commutatività, P Ax = Ax e, quindi, Ax M P. Il fatto che un sottospazio chiuso M sia invariante per A non implica in generale che il proiettore P M su M commuti con A. Esempio 2.2.20 Sia A un operatore limitato ed assumiamo che esista un vettore y H, con y = 1, tale che Ay = λy, per un certo λ C. È allora evidente che il sottospazio M y generato da y è invariante per A. Tuttavia, il proiettore P y su M y, in generale, non commuta con A. Ricordando, infatti, che, se x H, P y x = (x, y)y, si ha P y Ax = (Ax, y)y e AP y x = (x, y)ay = λ(x, y)y. D altra parte, se, in quest esempio, si suppone che M y sia invariante anche per A, allora si ha, com è facile vedere, A y = λy e, quindi, P y Ax = (Ax, y)y = (x, A y)y = λ(x, y)y, x H, e dunque P y A = AP y. Questo non è un caso come mostra la seguente proposizione. Proposizione 2.2.21 Se M è un sottospazio chiuso invariante sia per A sia per A, allora il proiettore P M su M commuta con A (e con A ).

26 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali Dimostrazione Infatti, se x, y H, si ha (P M Ax, y) = (Ax, P M y) = (x, A P M y) = (x, P M A P M y), perché A P M y M. D altra parte, dato che per ogni x H, AP M x M, (AP M x, y) = (P M AP M x, y) = (x, P M A P M y). Dunque AP M = P M A. Teorema 2.2.22 Ogni operatore simmetrico A si decompone nella differenza di due operatori positivi A + e A tali che A + A = A A + = 0. Dimostrazione Sia A = (A 2 ) 1/2. Dato che A è limite di una successione di polinomi in A 2, esso commuta con A e con ogni operatore limitato che commuta con A. Poniamo A + = A + A 2 e A = A A. 2 È chiaro che A = A + A. Inoltre, A + A = 1 4 ( A + A)( A A) = 1 4 ( A 2 A 2 ) = 0. Dimostriamo che A + e A sono positivi. Sia M = {x H : A + x = 0}. M è un sottospazio chiuso di H. Indichiamo con P il proiettore corrispondente. Dalla definizione segue che A = A + + A È chiaro che A + P = P A + = 0. D altra parte, per ogni x H, A x M, dato che A + A = 0. Dunque, P A x = A x, per ogni x H, ovvero, P A = A P = A. Allora A = P A + + P A = P (A + + A ) = P A. Quindi A si esprime come prodotto di operatori positivi che commutano. Ne segue che A 0. D altra parte, A + = A A = A P A = (I P ) A 0, per lo stesso motivo. 2.2.3 Operatori isometrici e unitari Definizione 2.2.23 Un operatore U B(H) è detto em isometrico se (Uf, Ug) = (f, g) f, g H (2.6) Da questa definizione segue immediatamente che per un operatore isometrico U U = I e che, inoltre Uf = f f H. Un operatore isometrico è dunque necessariamente iniettivo, ma non è detto che sia suriettivo; se lo è allora U ha inverso U 1 ovunque definito e limitato. In questo caso l operatore sarà detto unitario. Proposizione 2.2.24 Se U è un operatore isometrico le seguenti condizioni sono equivalenti (i) U è unitario; (ii) U = U 1 ; (iii) U U = UU = I;

2.2. Alcuni tipi di operatori limitati 27 (iv) anche U è isometrico. Dimostrazione (i) (ii). Se U 1 esiste si ha: (Uf, g) = (Uf, UU 1 g) = (f, U 1 g) e questo implica che U = U 1. (ii) (iii) è banale. (iii) (iv) segue subito dalla definizione di operatore isometrico. (iv) (i). Se U ed U sono entrambi isometrici, si ha, per definizione: U U = UU = I. Quindi U ha inverso ovunque definito e limitato. Cioé U è unitario. Esempio 2.2.25 In L 2 (R) consideriamo l operatore U definito nel modo seguente. Se t R, poniamo f t (x) = f(x t) e definiamo (Uf)(x) = f t (x), f L 2 (R). Lasciamo al lettore di verificare che U è un operatore unitario. Esempio 2.2.26 In L 2 ([0, + [) consideriamo l operatore U definito nel modo seguente. Se t > 0, poniamo f t (x) = { f(x t) se x t 0 se x < t e definiamo (Uf)(x) = f t (x), f L 2 ([0, + [). Quest operatore è isometrico ma non è unitario. Il suo aggiunto U associa a g(x) L 2 ([0, + [) la funzione g t (x) = f(x + t) e non è, perciò, isometrico. Esempio 2.2.27 Sia H = L 2 (R). La trasformata di Fourier f = T f data da f(x) = 1 2π R f(y)e ixy f(y)dy definisce un operatore unitario di H in sé. L operatore inverso T 1 f = f è dato da f(x) = 1 2π R f(y)e ixy f(y)dy. Questi fatti costituiscono il contenuto del Teorema di Fourier-Plancharel. È il caso di notare che gli integrali usati per definre sia la trasformata di Fourier sia la sua inversa devo essere intesi nel senso della convergenza in L 2 (R), essi sono cioè il risultato di approssimazioni con i corrispondenti integrali calcolati su una successione di funzioni regolari convergenti ad f (nel caso del primo integrale) o ad f nel caso del secondo.

28 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali 2.3 Topologie in B(H): convergenza forte e convergenza debole Oltre alla topologia della norma (detta anche topologia uniforme) in B(H) è utile introdurre altre topologie. Esse non sono definite da una norma, ma da famiglie separanti di seminorme. Definizione 2.3.1 Sia E uno spazio vettoriale su C. Una seminorma su E è un applicazione p di E in R che associa a v p(v) con le seguenti proprietà: (i) p(v) 0 v E (ii) Se v = 0, allora p(v) = 0 (iii) p(αv) = α p(v) α C v E (iv) p(v + w) p(v) + p(w) v, w E Una famiglia {p α } α I `detta separante se per ogni v E, v 0, esiste α I tale che p α (v) 0. Una famiglia separante di seminorme definisce su E un topologia localmente convessa di Hausdorff su E. Una base d intorni di 0 è costituita dagli insiemi del tipo U = {v E : p αi (v) < ɛ; i = 1, 2,..., n}. 2.3.1 La topologia forte di B(H) Sia H uno spazio di Hilbert. La famiglia di seminorme {p x ; x H} in B(H) definite da p x (A) = Ax, x H, induce su B(H) una topologia localmente convessa, che indicheremo con t s, detta topologia forte degli operatori. Essendo p x (A) = Ax A x, x H la topologia t s è meno fine della topologia uniforme t u definita dalla norma degli operatori limitati. Quindi, per esempio, se una successione {A n } di operatori limitati converge in norma ad un operatore limitato A, essa converge ad A anche fortemente. Il viceversa è, in generale falso. Esempio 2.3.2 Sia {e n } una base ortonormale di uno spazio di Hilbert separabile H. Consideriamo la successione {P n } di proiettori definiti da n P n x = (x, e k )e k. Dalle proprietà delle basi ortonormali deduciamo che, per ogni x H, n x (x, e k )e k 0, n. k=1 k=1 Cioè, (I P n )x 0, per ogni x H o, in altri termini, P n I fortemente. La successione {P n } non converge a I in norma, perché I P n = 1, per ogni n N.

2.4. Commutanti e Algebre di von Neumann 29 2.3.2 La topologia debole di B(H) La famiglia di seminorme {p x,y ; x, y H} in B(H), definite da p x,y (A) = (Ax, y), x, y H, induce su B(H) un altra topologia localmente convessa, che indicheremo con t w, detta topologia debole degli operatori. Essendo p x,y (A) = (Ax, y) Ax y, x H la topologia t w è meno fine della topologia forte. 2.4 Commutanti e Algebre di von Neumann Sia M us sottoinsieme di B(H). Il commutante M di M è definito da M = {X B(H) : AX = XA, A M.} Porremo M = (M ) ; M è detto il bicommutante di M. Risulta M M ; M := (M ) = M, etc. Si vede facilmente che M è una sottoalgebra di B(H). Se M = M, cioè se M contiene, insieme con un elemento A anche il suo aggiunto A, allora M è una *-sottoalgebra di B(H). Proposizione 2.4.1 Per ogni M B(H), M è un algebra debolmente (e quindi, fortemente e uniformemente) chiusa. Se M è una sottoalgebra di B(H), contenente l identità I, la sua chiusura debole M w è certamente un sottoinsieme di M, perché questo è debolmente chiuso. Teorema 2.4.2 Sia M una *-sottoalgebra di B(H), contenente l identità I. Allora M = M s, la chiusura forte di M. Dimostrazione Dobbiamo dimostrare che, fissato un B M, per ogni ɛ > 0 e per ogni x H esiste A M tale che Bx Ax < ɛ. Sia x H e definiamo M = Mx = {Cx; C M}. Il sottospazio M è invariante per ogni operatore A M (e quindi anche per A ). Anche la sua chiusura M è, dunque invariante per ogni operatore di M. Per la proposizione 2.2.21 il proiettore P := P M commuta con ogni operatore A M. Cioè P M. Si ha quindi, P B = BP e M è invariante anche per B. Questo implica che Bx M. Quindi esiste A M tale che Bx Ax < ɛ. Corollario 2.4.3 Sia M una *-sottoalgebra di B(H), contenente l identità I. affermazioni sono equivalenti. Le seguenti (i) M è debolmente chiusa.

30 2. Operatori limitati nello spazio di Hilbert: aspetti generali (ii) M = M. Dimostrazione (i) (ii): Utilizzando il teorema precedente si ha, M M s M w M = M s. Quindi M w = M s = M. Se M è debolmente chiusa, risulta allora M = M. L implicazione (i) (ii) è ovvia, dato che M è, in ogni caso, debolmente chiusa. Osservazione 2.4.4 Le *-sottoalgebre di B(H), con identità, per cui si verifica l una o l altra delle condizioni equivalenti del precedente corollario, svolgono un ruolo chiave nella teoria degli operatori. Esse sono dette Algebre di von Neumann, dal nome di John von Neumann che per primo le studiò (1948 circa). La teoria delle algebre di von Neumann rappresenta uno degli argomenti più fecondi della ricerca matematica contemporanea e trova applicazioni negli ambiti più disparati: dalla Geometria non commutativa alle Teorie quantistiche. La loro trattazione va comunque al di là dell ambito di un corso iniziale sulla teoria degli operatori.