LINEAMENTI DEL PAESAGGIO, TRA ELEMENTI NATURALI E ATTIVITA UMANE



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Transcript:

Mel (BL), 11 aprile 2011 LINEAMENTI DEL PAESAGGIO, TRA ELEMENTI NATURALI E ATTIVITA UMANE Cesare Lasen

Paesaggio della Valbelluna da Zumelle

Premesse Grazie agli organizzatori per l opportunità di trattare un argomento che mi sta a cuore e sul quale studio da circa 40 anni. Grazie a voi, qui presenti, in questa stupenda sede della quale conservo sempre ottimi ricordi sulla base di precedenti, seppure ormai un po lontani, interventi. In un contesto nazionale e planetario investito da problemi serissimi che ci scuotono e turbano, nonché uno scenario in cui la cultura rischia di essere vissuta come un lusso per pochi, certo frutto anche di nostri errori, ci si chiede se abbia significato discutere di aspetti che sembrano lontani dalle nostre esigenze dirette e più immediate: lavoro, soldi, sicurezza.

La risposta, non scontata, non potrà che essere positiva, a prescindere dal tema oggetto di questo incontro, come vedremo. Senza investimenti formativi, il paese arretra e già scontiamo un deficit di competitività. La conoscenza, inoltre, sotto qualsiasi forma, rende più liberi e capaci di decisioni autonome (forse non a tutti gradite, questo è vero ). Paesaggio del Feltrino e della Valbelluna dalle Vette Feltrine

Il valore del territorio Se prescindiamo da scenari di vita extraterrestri, oppure ipermetropolitani in campane di vetro, o da alienazioni sul ciberspazio, la nostra sfera di osservazione quotidiana prevede ancora l esistenza di un paesaggio rappresentato, quanto meno, da elementi di residua naturalità (un prato, un bosco, dei campi coltivati, dei fiumi con la loro vegetazione e la loro dinamica) innestati tra nuclei abitati. Questo è il territorio, la nostra principale risorsa. Su questo territorio, che è uno spazio fisico, ma anche ideale, spirituale, denso di storia, di memorie, si innesta la possibilità di modificarlo, trasformarlo, per vivere meglio, non solo noi, possibilmente, ma anche le generazioni successive. Abbiamo il dovere di non pregiudicare il loro futuro. Ecco l altra fondamentale risorsa, non svendibile, la nostra intelligenza.

Ne deriva che il vecchio termine di sfruttamento, che ha connotazioni anche negative, va superato. Oggi è di moda il termine sostenibile, che sappiamo essere interpretato in modo molto elastico. Il termine durevole sarebbe più consono, ma basta intendersi sulla sostanza. Paesaggio della Valbelluna dal Monte Sperone

Il valore del paesaggio Del termine paesaggio sono state fornite decine di diverse definizioni. Non facciamo esegesi speculative. Tutti sappiamo di cosa si tratta. Lo scenario che ci circonda, costituito da elementi e fattori naturali, variamente modificati dall azione dell uomo, e che possono anche variare, nel tempo, secondo la stagione, l ora del giorno, la nostra emotività. Nel tempo alcune immagini si sono sedimentate nei cuori, nei libri, nelle fotografie, nei quadri degli artisti, e sono penetrate nell immaginario collettivo diventando componente della propria identità territoriale. Qui, ad esempio, in sinistra Piave, un bel prato a narcisi più in là circondato da nuclei di betulle, esprime una sintesi mirabile e insuperabile che ha valori che vanno molto al di là di quelli scientifici e perfino di quelli estetici.

Il San Mauro innevato

Prato a narcisi verso il Monte Garda

Prati a narcisi, con betulle e orlo a mughetto

La definizione di un valore paesaggistico non è semplice, ma può essere tentata sulla base di criteri, che sono in parte oggettivi e, in parte, soggettivi in quanto influenzati da sensazioni ed emozioni percettive relative a momenti che sfuggono a precise classificazioni di merito. Ad esempio uno scenario naturale disordinato può piacere molto ad alcuni, mentre altri preferiscono strutture ordinate, più artificiali.

La lettura del territorio Quando si tratta di paesaggio, se si escludono le situazioni estreme più urbanizzate, pensiamo comunque a sfondi con elementi naturali, certamente più o meno modificati dall intervento umano. La componente più evidente e caratterizzante, di qualsiasi paesaggio non esclusivamente artificiale e/o urbano, è la copertura vegetale. Diventa essenziale, quindi, capire come essa si origini e come si trasformi, evolva, nei secoli. Per questo si parla di paesaggio vegetale o di ecologia del paesaggio. La condizione primaria, o meglio il primo livello nella lettura delle caratteristiche di un territorio, è rappresentato dalla conoscenza dei singoli elementi, cioè le specie. Una buona lista floristica di un territorio è il punto di partenza, il livello base di conoscenza. Non riconoscere una betulla da un pioppo tremulo non è certo grave in sé, ma altera la percezione della qualità di un paesaggio. Così non distinguere un croco da un colchico, stagione a parte, può generare confusione.

Fioritura primaverile di crochi

Crocus napolitanus (Vignole)

Le piante non si distribuiscono a caso nello spazio vitale, ma seguono, secondo un modello che implica anche fenomeni di competizione, ma che è teso al migliore utilizzo delle risorse disponibili, le proprie inclinazioni ecologiche. Di fatto si organizzano in vere e proprie comunità o fitocenosi. Questo è il secondo livello di lettura di un territorio. Distingueremo così un prato pingue ad altissima e tarassaco, da uno più magro e con humus acido, con nardo, arnica, narcisi, ad esempio. Il modo con il quale le diverse comunità, come le tessere di un mosaico, si distribuiscono nello spazio, e si ripetono al punto da entrare nel nostro immaginario, radicandosi nella memoria, rappresenta, appunto, il paesaggio, il terzo livello di lettura del territorio, il quale richiede anche una distinzione a livello di scala. Un conto è parlare del paesaggio veneto, e altro discorso è limitarsi alla sinistra Piave in Val Belluna e ancora diverso se ci limitiamo al paesaggio osservabile dal balcone di casa.

Vegetazione potenziale e vegetazione reale Ben sapendo che l attuale copertura vegetale è il risultato di una millenaria trasformazione del territorio legata all uso del suolo, ci si chiede quali siano gli elementi prossimo-naturali che impreziosiscono il nostro ambiente. Per raggiungere tale obiettivo, premesso che è difficile avere certezze assolute, possiamo contare su quanto osserviamo nei lembi di territorio meno disturbati e sulle informazioni relative a territori limitrofi, oltre che su indagini polliniche che consentono di tracciare una storia della copertura vegetale del fondovalle a partire dall ultima glaciazione. Considerata la situazione climatica complessiva del territorio, non avremmo dubbi a definire la vegetazione potenziale come un bosco misto di latifoglie a fondovalle e fin verso i 500-600 metri, e più precisamente un querco-carpineto. A quote superiori, poi, la competitività del faggio è tale da far ritenere che fino alle creste battute dal vento, la faggeta rappresenti, senza dubbio, la formazione climatogena.

Vegetazione a Gentiana pneumonanthe (Lipoi, Feltre)

La presenza di affioramenti rocciosi, zone paludose ed altri ambienti estremi contribuisce alla varietà e ad incrementare il valore naturalistico, ma non incide che minimamente sul paesaggio. Si tratta di aspetti cosiddetti azonali. Ne consegue che i prati, più o meno pingui o magri, o umidi, non meno dei boschetti di betulle, che sono oggi l aspetto che impronta il paesaggio nella fascia montana, rappresentano una componente derivante dall utilizzo tradizionale, non naturale quindi, e non per questo meno significativa o apprezzabile. La stessa direttiva europea sugli habitat, come vedremo, tratta del dovere di conservazione di habitat naturali e seminaturali, appunto.

I valori attuali Non abbiamo abbastanza tempo, e saremmo troppo tecnici e scientifici se dovessimo, questa sera, delineare le caratteristiche della naturalità e i modi per definire il valore naturalistico, argomenti che ho già avuto occasione di approfondire. Credo sia sufficiente sintetizzare alcuni aspetti che, più degli altri, meritano attenzione. Il primo riguarda la gestione complessiva di prati e boschi. Più essa sarà varia (meno uniforme) e meglio sarà conservata la biodiversità. Evitare l omogeneizzazione su scale ampie, è un principio di salvaguardia che non costa e rispetta le nostre identità e lo stesso ruolo dei piccoli proprietari. Gli ambienti umidi residuali, in particolare quelli torbosi (vari biotopi noti quali Valpiana, Busnador, Pranolz, Melère, ecc., ma anche meno noti, ancora da censire in dettaglio). L importanza di questi ambienti richiederebbe uno specifico incontro.

Prato umido con orchidee nel biotopo di Valpiana

Torbiera di Melere A sinistra Drosera Longifolia

Laghetti della Rimonta con vari aspetti di vegetazione igrofila

I prati. Essi sono un valore in sé, anche per la loro storia, per l estetica, per l ispirazione, per l intrinseca bellezza. Naturalmente essi non sono tutti dello stesso valore. Quelli più interessanti sono quelli magri, cioè non concimati (o solo in via marginale e saltuaria). Ho deciso, per interesse personale e senza appoggi esterni, di occuparmi di quelli a narcisi. Davvero eccezionali e da studiare. I boschi misti, specialmente aceri-tiglieti e anche i carpineti ricchi di geofite primaverili. Nicchie rupestri e forre, marginali nel paesaggio, ma importanti per la biodiversità.

Estesi prati sopra Maras (Sospirolo)

Panoramica del fondovalle feltrino (Vellai) con prati stabili, campi di mais e residui boschetti di querco-carpineto

S. Antonio Tortal verso Val de l Art: prati magri (molinieti e brometi ricchi di orchidee), con cespugli e lembi boscati

Betuleto Acero-tiglieto

Cedui (Carpinion s.l.) a Parè (Limana)

Ambiente di forra nella Valle dell Ardo (Belluno)

Le linee del cambiamento in essere L agricoltura tradizionale fin qui ha tenuto meglio che in ogni altra parte della provincia, ma sintomi di abbandono e degrado non mancano e sono espresse da incespugliamento e avanzata del bosco. A fondovalle e lungo le vie principali le opere di urbanizzazione sottraggono SAU e diminuiscono le capacità di regolazione del sistema naturale. A quote elevate la gestione dei pascoli, tra fasi di abbandono e altre più intensive, sta peggiorando la qualità del paesaggio. Alcuni rimboschimenti di conifere sono giunti a maturità. Come noto essi hanno dato pessimi risultati e va gestita una fase di transizione. I cambiamenti climatici, su questi versanti della vallata, non hanno ancora manifestato segni apprezzabili.

Prati arborati (Oregne)

Casera, prati e rimboschimenti (Busa del Gat)

Le minacce (fattori che peggiorano la qualità del paesaggio) e la vulnerabilità L abbandono delle sfalcio tradizionale. L eccessivo ricorso a concimazioni, soprattutto liquami. Forme di pascolamento poco o male controllate che favoriscono diffusione di infestanti. Tagli boschivi che, a bassa quota, favoriscono la diffusione di robinia, con stadi a rovi e sambuco. Nuove captazioni, bonifiche, drenaggi che modificano l idrografia superficiale e riducono l estensione dei biotopi umidi. Acquisti di terreni da parte di aziende non bellunesi da destinarsi a colture intensive (es. meleti).

Aree pascolate con aspetti di degrado (Monte Garda)

Robinieto con geofite (Sartena, con fioritura di Anemone nemorosa)

Insediamento artigianale-industriale (Valbelluna)

Auspici ed opportunità La conservazione di zone umide residuali, valorizzabili in termini di natura 2000 e percorsi naturalistici. Lo sfalcio regolare dei prati magri secondo modalità che dovrebbero contribuire a valorizzare l ospitalità diffusa e il turismo naturalistico, oltre alla qualità di vita degli stessi residenti. Accurata gestione selvicolturale con interventi di riqualificazione in zone basse e istituzione di aree di riserva in zone più alte, di protezione. Migliore conoscenza del patrimonio naturalistico, nei diversi settori, finalizzato ad acquisire maggiore consapevolezza delle proprie risorse e a prevenire forme di degrado.

Esempio di intervento di valorizzazione delle risorse naturalistiche (Monte Garda)

GRAZIE PER L ATTENZIONE!