INDICE 1. LABORATORIO DI CRIOPRESERVAZIONE 1.1 ASPETTI GENERALI 1.1.2 DOTAZIONI MINIME 1.1.3 DOTAZIONI RACCOMANDATE 1.1.4 DOTAZIONI OTTIMALI



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FRANCESCO ZINNO CARATTERISTICHE STRUTTURALI DI UNA BANCA DEL SANGUE PLACENTARE; PROCEDURE DI PRELIEVO, TRASPORTO, MANIPOLAZIONE E STOCCAGGIO DELLE UNITÀ DI CELLULE STAMINALI DA CORDONE OMBELICALE

INDICE 1. LABORATORIO DI CRIOPRESERVAZIONE 1.1 ASPETTI GENERALI 1.1.2 DOTAZIONI MINIME 1.1.3 DOTAZIONI RACCOMANDATE 1.1.4 DOTAZIONI OTTIMALI 1.2 PERSONALE 1.2.1 ORGANICO 1.2.2 COMPETENZE 1.2.3 FORMAZIONE DEL PERSONALE 1.3 INDICATORI DI QUALITÀ 1.4 ACCREDITAMENTI 1.4.1 ACCREDITAMENTO ISO. 1.4.2 ACCREDITAMENTO GMP 1.4.3 ACCREDITAMENTO AABB 1.4.4 ACCREDITAMENTO FACT 2. IL SANGUE PLACENTARE 2.1 IL KIT DI RACCOLTA 2.2 RACCOLTA 2.2.1 PARTO SPONTANEO 2.2.2 PARTO CESAREO 2.2.3 OPERAZIONI POST-PRELIEVO 2.3 TRASPORTO 2.3.1 CONTENITORI 2.3.2 DOCUMENTAZIONE 2.4 MANIPOLAZIONE 2.4.1 CONTROLLI DA ESEGUIRE SULL UNITÀ 2.5 CRIOPRESERVAZIONE 2.5.1 CONGELAMENTO 2.5.2 STOCCAGGIO

2.5.3 TEMPISTICA 2.6 CRITERI DI IDONEITÀ DELL UNITÀ DI SANGUE PLACENTARE 3. NORME DI RIFERIMENTO 3.1 LEGGI, DECRETI E CIRCOLARI 3.2 STANDARD DI RIFERIMENTO 4. BIBLIOGRAFIA

1. LABORATORIO DI CRIOPRESERVAZIONE 1.1.1 ASPETTI GENERALI Il laboratorio di criopreservazione è l unità intermedia nell esecuzione di un trapianto autologo o allogenico di cellule staminali emopoietiche, qualunque sia la loro origine. Nel nostro caso, è la struttura che riceve l unità di sangue placentare e che è deputata alla sua manipolazione, criopreservazione e stoccaggio secondo criteri previsti dalle norme vigenti ed in accordo con gli standard internazionali. Tutte le strutture deputate alla manipolazione cellulare devono produrre la documentazione relativa a: -procedure operative standard (POS); -orientamenti; -manuali di formazione e riferimento; -moduli per le relazioni relative alle unità stoccate; -dati delle donatrici. Tutto il materiale utilizzato deve essere approvato per l uso clinico e la strumentazione deve essere testata e calibrata periodicamente; gli avvenuti controlli devono essere registrati nel manuale POS. I centri devono essere attrezzati al ricevimento delle unità raccolte, verificando e registrando la conformità dell imballo alle regolamentazioni vigenti e la sua integrità. Al momento del ricevimento del materiale biologico il laboratorio assegna un identificativo (possibilmente assieme ai dati anagrafici anche un codice). I laboratori di manipolazione cellulare devono fare riferimento, per l esecuzione dei test di valutazione delle unità conservate, a laboratori autorizzati e che seguano gli standard internazionali. 1.1.2 DOTAZIONI MINIME Le norme attuali prevedono che i centri di manipolazione cellulare e criopreservazione siano dotati di almeno un locale adibito esclusivamente alla manipolazione cellulare e alla criopreservazione; questo locale deve contenere una cappa a flusso laminare, una centrifuga per sacche o per provette (a seconda che il Centro abbia nei protocolli di conservazione lo stoccaggio in sacca o in provetta) e il congelatore a discesa programmata. Oltre al locale per la manipolazione, è necessaria la presenza di uno spazio dove devono essere collocati i contenitori criogenici ad azoto liquido per lo stoccaggio delle unità criopreservate e i congelatori a 20 o 40 C per la conservazione dei campioni di siero materni. Tutti i contenitori devono prevedere un sistema di controllo e registrazione della temperatura (anche manuale) ed un sistema di rifornimento dell azoto liquido. Gli ambienti devono rispettare i principi di buona conduzione dei luoghi di lavoro ed in particolare devono essere: -ben curati igienicamente e facilmente lavabili; -non presentare rischi di contaminazione chimica, fisica e biologica. Oltre agli spazi relativi alla criopreservazione ed allo stoccaggio devono essere presenti un locale adibito ad archivio e un ambiente da utilizzare come magazzino.

1.1.3 DOTAZIONI RACCOMANDATE Oltre a quanto descritto in precedenza, un laboratorio di criopreservazione dovrebbe avere fra le sue dotazioni un sistema di registrazione continua delle temperature e un sistema di allarme relativo ai contenitori criogenici che sia sempre collegato ad un operatore, il quale sia nella possibilità di intervenire prontamente in caso di incidente (es. collegato con la linea telefonica, connesso con sistema informatico gestibile a distanza, ecc.) e gli ambienti critici (es. laboratorio o spazio di stoccaggio) dovrebbero prevedere l accesso solo a personale autorizzato. 1.1.4 DOTAZIONI OTTIMALI Il laboratorio di manipolazione ottimale presenta, oltre a tutte le componenti descritte fin ora, delle peculiarità legate agli ambienti; tutti gli spazi (ad eccezione dei locali dedicati all archivio e al magazzino) sono caratterizzati dal rispetto elle norme GMP (Good Manifacture Pratice). In particolare, si tratta di ambienti a pressione positiva controllata in modo che sia garantita la sterilità completa. Operatori selezionati, addestrati all operatività in ambiente controllato, sono i soli che accedono a tale area. 1.2 PERSONALE 1.2.1 ORGANICO Il personale addetto ad un laboratorio di manipolazione cellulare e criopreservazione deve essere formato dalle seguenti figure: -Direttore responsabile (Medico o Biologo); -minimo 2 addetti laureati (Medici o Biologi); -un incaricato del controllo di qualità (può essere individuato tra il personale del precedente punto); -minimo un Tecnico di laboratorio; -un Addetto all amministrazione. 1.2.2 COMPETENZE Il Direttore responsabile deve essere in possesso di un titolo di studio, riconosciuto nel Paese nel quale in Centro opera, nell ambito delle Scienze Mediche o Biologiche e deve avere un esperienza di almeno 2 anni nel settore. Il Direttore è responsabile della idonea esecuzione delle procedure, al fine di garantire una qualità adeguata della manipolazione, criopreservazione e stoccaggio delle unità di sangue placentare; è garante del rispetto delle leggi in materia promulgate nello stato in cui opera il Laboratorio da egli diretto; è responsabile delle comunicazioni relative alle unità stoccate e quelle relative agli eventi avversi nelle fasi di conservazione e manipolazione. È, inoltre, supervisore dell attività svolta dal restante personale. Gli altri operatori devono possedere titoli e curricula idonei all attività di manipolazione cellulare e criopreservazione e sono responsabili delle operazioni di lavorazione, conservazione, stoccaggio e distribuzione nelle quali intervengono direttamente. L addetto al controllo di qualità si occupa della valutazione e dell idoneità dei test per la validazione dei processi eseguiti.

1.2.3 FORMAZIONE DEL PERSONALE Il personale afferente ad un Laboratorio deve effettuare un training accurato all inizio dell attività in quel determinato Centro; successivamente è necessaria una formazione periodica degli operatori. In particolare è necessario che il personale venga formato nelle seguenti attività: -Sicurezza dell operatore; -biosicurezza; -Produzione in asepsi per uso umano e sperimentale (GMP) -rispetto dei manuali operativi. Per ogni operatore dovrà essere presente la documentazione relativa a: -qualifica iniziale; -orientamento; -training iniziale; -livello di competenza in ognuna delle operatività nelle quali l operatore agisce; -formazione periodica; -calendario della formazione periodica futura. 1.3 INDICATORI DI QUALITÀ Gli indicatori della qualità di un Laboratorio di Manipolazione cellulare e criopreservazione sono i seguenti: a. spazi adeguati; b. pulizia e ordine; c. equipaggiamenti adeguati; d. presenza dei manuali descritti in precedenza; e. contenitori criogenici a temperatura inferiore a 135 C; f. accreditamento ISO; g. accreditamenti di altri enti certificatori; h. sistemi di monitoraggio e allarme; i. rispetto dei lavoratori nell ambito della sicurezza; j. presenza dei dispositivi di lavaggio e decontaminazione; k. impossibilità di accesso a persone non addette; l. spazio di stoccaggio per unità in quarantena; m. laboratorio di tipizzazione HLA accreditato ASHI o EFI (enti certificatori specifici per l HLA) n. laboratori per i test accreditati. I punti a, b, c, d ed e sono obbligatori, mentre gli altri punti in ordine di importanza, danno un quadro delle qualità di un laboratorio di manipolazione e criopreservazione. 1.4 ACCREDITAMENTI I Laboratori di Manipolazione Cellulare e Criopreservazione possono presentare degli accreditamenti da parte di organismi locali ed internazionali, i quali certificano che il Centro accreditato rispetta gli standard propri dell organizzazione.

1.4.1 ACCREDITAMENTO ISO. L accreditamento ISO è un accreditamento generico al quale possono accedere tutte le strutture o aziende che lo desiderino. Questo tipo di accreditamento indica che l ente accreditato ha documentato tutte le procedure che vengono effettuate in esso e che le stesse sono seguite da ogni operatore. È un accreditamento di base che ogni laboratorio preso in considerazione dovrebbe avere. 1.4.2 ACCREDITAMENTO GMP L accreditamento Good Manifacture Pratice è una certificazione che evidenzia che il Centro opera in conformità con le procedure di questo ente ed in particolare che opera in strettissima sterilità. In senso stretto, una banca per la conservazione del cordone ombelicale dovrebbe avere, secondo la FDA (Food and Drug Administration), l accreditamento GTP (Good Tissue Pratice) in quanto il sangue placentare non presenta le stesse caratteristiche di sterilità necessarie nella produzione dei farmaci, attività per la quale è specifico l accreditamento GMP. Questo accreditamento è presente nei laboratori particolarmente all avanguardia. 1.4.3 ACCREDITAMENTO AABB L AABB è l American Association of Blood Banks ed è un associazione senza fini di lucro che dà luogo ad un accreditamento attestante la qualità dell attività, nel rispetto degli standard di questa associazione; da sottolineare che le linee guida dell AABB sono riferimento fondamentale nell ambito dell immunoematologia. Diverse banche di sangue placentare americane sono accreditate con l AABB, mentre in Europa questo accreditamento è raramente presente. 1.4.4 ACCREDITAMENTO FACT L organo accreditante è la Foundation for the Accreditation of Cellular Therapy e certifica l attività esclusivamente di Centri per la terapia con cellule emopoietiche. I suoi partners sono società scientifiche di elevato livello come l ISCT, l ASBMT, l ISHAGE ed il NETCORD. Nello specifico, le banche di sangue placentare private non possono accedere a questo accreditamento in quanto non esiste un controllo sull attività di prelievo del cordone ombelicale. È auspicabile, comunque che il laboratorio di manipolazione di una banca privata segua almeno le principali linee guida.

2. IL SANGUE PLACENTARE La conservazione del sangue placentare avviene al termine di una serie di processi che vengono effettuati in vari momenti, diversi luoghi e, soprattutto, vengono eseguiti da persone diverse. Per garantire la qualità dell unità conservata, anche nell ambito del prelievo autologo da avviare a banche di sangue placentare private, sarebbe necessario avere dei protocolli ben definiti, in particolare per quelle attività che non vengono eseguite all interno dei laboratori di manipolazione. 2.1 IL KIT DI RACCOLTA La raccolta avviene utilizzando delle sacche da prelievo appositamente studiate. Attualmente sono varie le aziende che producono e/o commercializzano sacche da utilizzare per il sangue placentare e tutte sono approvate per l uso umano; quindi la scelta del materiale da utilizzare deve essere fatta in relazione alle esigenze del Laboratorio di manipolazione. Le sacche sono costruite in materiale plastico, generalmente PVC con aggiunta o meno di DEHP e contengono tra 20 e 30 ml di una sostanza anticoagulante (CPD). Alcune sacche sono accessoriate con una sacca che contiene una ulteriore quantità di CPD qualora il prelievo fosse superiore a 150 ml. La via di prelievo è fornita di un ago di almeno 16 gauge e, inoltre, presenta una via d accesso aggiuntiva per poter effettuare i prelievi senza aprire la sacca. In funzione del tipo di manipolazione che il Laboratorio di destinazione svolge, possono essere presenti delle sacche di trasferimento del materiale di scarto (nell esperienza personale questo optional è inutile in quanto anche i piccoli Laboratori possiedono connettori sterili per poter effettuare i trasferimenti senza problemi di inquinamento). Le sacche devono essere contenute in un involucro sterile. Fra le Aziende consigliabili troviamo la PALL o la MACHOPHARMA. 2.2 RACCOLTA L organizzazione della raccolta deve avvenire successivamente al giudizio di idoneità al prelievo e all esportazione dell unità; in particolare, secondo le leggi vigenti la madre deve essere negativa ai markers dell epatite B, dell epatite C e dell HIV. La raccolta del sangue placentare avviene nella sala parto o nella sala operatoria (in caso di parto cesareo) della struttura clinica scelta dalla donatrice. Il tempo di gestazione della madre non deve essere inferiore alle 34 settimane, sia per obbligo di legge sia per le scarse possibilità che il cordone possieda i requisiti di idoneità alla conservazione prima di tale termine. 2.2.1 PARTO SPONTANEO Dopo l avvenuta espulsione del neonato, si recide il cordone ombelicale, secondo i criteri decisi dal medico curante e si chiude anche il moncone placentare dello stesso; successivamente, il più rapidamente possibile, durante la fase di secondamento, si incannula, dopo aver sottoposto a disinfezione il cordone, una vena ombelicale e si pone la sacca di raccolta in posizione più bassa rispetto al punto di iniezione. Sia per gravità che per le contrazioni uterine il sangue placentare si riverserà nella sacca. Quando sopraggiungerà la chiusura del vaso nella zona di prima iniezione si passerà ad un livello più alto, fino al momento in cui il flusso ematico sarà interrotto.

2.2.2 PARTO CESAREO Dopo il prelievo del neonato, viene effettuato dal medico operatore, l asportazione della placenta (secondamento manuale); la placenta viene avviata, in una bacinella chirurgica sterile, in uno spazio attrezzato con campo sterile. La vena ombelicale, dopo disinfezione del cordone, viene incannulata e la placenta viene posta in posizione più alta rispetto alla sacca di prelievo. Il deflusso del sangue placentare viene favorito dalla spremitura della placenta. Questa tipologia di prelievo richiede preferibilmente due operatori. In alcuni centri clinici il prelievo in caso di parto cesareo viene effettuato con la placenta in utero. Gli studi internazionali danno risultati contrastanti, in quanto alcuni non evidenziano differenze nella qualità della raccolta, mentre altri mettono in risalto una maggiore affidabilità del prelievo con la placenta ex-utero. L esperienza personale indica come metodo di scelta il prelievo dopo il secondamento manuale. 2.2.3 OPERAZIONI POST-PRELIEVO L unità di sangue placentare appena prelevata deve essere identificata con i seguenti dati: -cognome e nome della donatrice; -data del prelievo; -ora del prelievo; -cognome e nome dell esecutore del prelievo; -destinatario dell unità. Successivamente l unità raccolta deve essere approntata per l invio presso il laboratorio prescelto. 2.3 TRASPORTO Il sangue placentare deve essere trasferito presso il destinatario intermedio (laboratorio di manipolazione) nel rispetto delle norme internazionali riguardanti il trasporto di materiale biologico e deve garantire la sicurezza e l integrità del campione. 2.3.1 CONTENITORI Il campione dovrebbe essere trasportato con un sistema a tre involucri anche in considerazione delle normative presenti in alcuni paesi. Il contenitore primario (nel caso specifico la sacca di raccolta) può contenere (teoricamente) fino a 500 ml di sangue. Sul contenitore primario sono riportati i dati identificativi apposti al momento del prelievo. Il contenitore secondario deve essere di materiale resistente, impermeabile e a tenuta stagna; inoltre deve essere idoneo a mantenere una temperatura stabile per ovviare ai problemi di trasporto aereo (ad esempio le stive di molti aerei non sono pressurizzate). La temperatura durante il trasporto di cellule staminali da sangue placentare può essere compresa tra 18 e 25 C. Qualora vengano utilizzati sistemi di refrigerazione mobili (siberini), questi devono essere posti in posizione tale da non essere a diretto contatto con il contenitore primario. Allo scopo di garantire la sicurezza del materiale trasportato esistono vari metodi di registrazione della temperatura: etichette adesive che mettono in evidenza il superamento di un range di temperatura prestabilito, registratori di temperatura a disco e registratori digitali. Questo contenitore deve essere etichettato con le seguenti diciture: -identificazione del mittente (dati anagrafici, indirizzo e numero di telefono) persona da contattare in caso di necessità; -identificazione del destinatario (nome della struttura, indirizzo e numero di

telefono), persona da contattare in caso di necessità; -data e ora di inizio del trasporto; -descrizioni delle condizioni di trasporto con avvertenze sulle condizioni di conservazione (NON CONGELARE, NON ESPORRE A FONTI DI CALORE); -dicitura TESSUTI E CELLULE MANEGGIARE CON CAUTELA; -dicitura NON SOTTOPORRE A RAGGI X. Il recipiente esterno, qualora presente, serve a proteggere il contenitore secondario e deve presentare le stesse indicazioni apposte su quest ultimo. 2.3.2 DOCUMENTAZIONE Il contenitore di trasporto deve essere accompagnato dalla seguente documentazione: -lista di imballaggio, contenente i dati del ricevente e il numero di contenitori primari, la descrizione del contenuto, il peso ed il valore commerciale; -ricevuta aerea; -documento attestante l avvenuto counselling; -la temperatura di trasporto del materiale. 2.4 MANIPOLAZIONE Le unità di sangue placentare, una volta giunte presso il laboratorio di manipolazione cellulare, vengono preparate al congelamento ed allo stoccaggio. Il tipo di manipolazione al quale vengono sottoposte le unità è dipendente dalle procedure previste dal Laboratorio. L unità di sangue placentare può essere avviata alla criopreservazione senza nessun tipo di manipolazione, oppure può essere sottoposta ai seguenti procedimenti: -riduzione dei globuli rossi (eritrodeplezione); -riduzione volume plasmatico; -prelievo delle sole cellule nucleate (per centrifugazione o con l utilizzo di filtri Specifici); queste procedure possono essere effettuate in maniera manuale o con uno strumento predisposto alla manipolazione automatica (SEPAX). Ovviamente, tanto più estesa è la manipolazione sull unità, maggiore sarà la quantità di cellule che verranno perse durante la lavorazione; tuttavia un recupero cellulare post-manipolazione che si avvicini all 80% assicura una dose trapiantologica idonea (fermo restando l idoneità della quantità di partenza). 2.4.1 CONTROLLI DA ESEGUIRE SULL UNITÀ Sulle unità da avviare alla criopreservazione andrebbero eseguiti degli esami che identificano e caratterizzano il sangue placentare raccolto. Alcuni esami sono indispensabili per poter valutare l idoneità dell unità all utilizzo trapiantologico, altri sono utili ma possono essere decisi in funzione degli accordi commerciali. Valutazioni indispensabili: -conteggio delle cellule nucleate; -conteggio delle cellule CD34+; -test per la valutazione della sterilità (colture per batteri aerobi e anaerobi); -test del potenziale clonogenico; -gruppi sanguigni AB0 ed Rh. (Lo screening delle patologie emato-trasmesse è già avvenuto sul siero materno).

Esami accessori: -tipizzazione HLA; -screening delle emoglobine patologiche; -valutazione della contaminazione con DNA materno. 2.5 CRIOPRESERVAZIONE Il processo di criopeservazione comprende essenzialmente tre fasi: -Congelamento del materiale biologico e raffreddamento fino ad una temperatura adeguata allo stoccaggio; -stoccaggio del materiale biologico ad una temperatura adeguata; -eventuale scongelamento del materiale fino alla temperatura di utilizzo. Nel nostro caso verranno descritti i primi due punti, in quanto l eventuale uso del sangue placentare dedicato avverrà in Centri clinici differenti rispetto al Laboratorio di criopreservazione. 2.5.1 CONGELAMENTO La velocità di congelamento influenza la vitalità cellulare del materiale biologico criopreservato, di conseguenza le cellule staminali devono essere raffreddate utilizzando un congelatore che sia in grado di portare ad idonea temperatura le cellule, senza che queste subiscano danni. Nello specifico vengono utilizzati dei congelatori a discesa di temperatura programmata che, in base a programmi predefiniti, permettono il raggiungimento della temperatura idonea alla conservazione secondo criteri adeguati a mantenere la vitalità cellulare. Allo scopo di evitare che a provocare dei danni a carico delle cellule sia lo stesso ghiaccio che si forma durante questa fase, viene utilizzata una sostanza che inibisce questo evento: il dimetilsuffosido (DMSO) che, insieme all albumina umana al 5% o al plasma autologo, viene utilizzato nella preparazione della soluzione di criopreservazione. Le unità congelate devono essere accompagnate da due o più provette satelliti da utilizzare per i controlli da effettuare obbligatoriamente in caso di eventuale uso dell unità. Inoltre, ai fini della prevenzione di incidenti durante lo stoccaggio, nell esperienza personale, tutte le unità vengono frazionate, prima del congelamento, in almeno 2 sub-unità e la conservazione avviene in due contenitori criogenici separati, anche se fisicamente nello stesso luogo. 2.5.2 STOCCAGGIO La temperatura di stoccaggio è inversamente proporzionale al tempo di sopravvivenza delle cellule staminali; in definitiva più bassa è la temperatura di stoccaggio, maggiore sarà il tempo di conservazione. Al di sotto della temperatura di 130 C si ha l arresto di qualunque reazione che porti a processi di degradazione cellulare. Per questo motivo le cellule devono essere conservate utilizzando l azoto liquido (la cui temperatura è di -196 C). I metodi di stoccaggio sono essenzialmente due: la conservazione nell azoto liquido e quella nei vapori d azoto; entrambi i metodi sono approvati dagli standard internazionali. Sicuramente la prima tipologia di conservazione garantisce una temperatura più bassa ed una maggiore stabilità della stessa rispetto alla conservazione nei vapori, mentre a favore della conservazione nei vapori abbiamo l impossibilità che l azoto penetri nelle sacche congelate, qualora sia presente qualche microlesione, e la riduzione dei rischi di cross-contaminazione delle sacche. Nell esperienza personale le unità vengono conservate nel liquido. Da considerare che per questa tipologia di conservazione è necessario conoscere e documentare la negatività per patologie a trasmissione ematica delle unità stoccate.

Da sottolineare, a margine di quanto detto fin ora, nell ottica della prevenzione degli incidenti, che l autonomia di un contenitore criogenico, in caso di mancato rifornimento d azoto o di mancanza di energia elettrica, è di qualche giorno (anche fino a 4 giorni). 2.5.3 TEMPISTICA Lo stoccaggio delle unità, al fine di mantenere una vitalità prossima al 100%, deve avvenire entro 48 ore dal prelievo. Considerando la manipolazione alla quale vengono sottoposte le unità, è necessario (dati supportati dall esperienza personale) che le cellule giungano presso il Laboratorio entro 36 ore dal prelievo. 2.6 CRITERI DI IDONEITÀ DELL UNITÀ DI SANGUE PLACENTARE I criteri di idoneità al prelievo ed alla conservazione del sangue plecentare devono essere valutati sia dal punto di vista dell anamnesi materna che da quello delle caratteristiche della raccolta. I criteri di esclusione al prelievo sono legati allo stato di salute attuale e pregresso della madre ed in particolare non vi è indicazione alla raccolta (considerando che nessun Centro trapianti può considerare idoneo un donatore che presenta le suddette caratteristiche) quando la madre abbia in atto o presenti esiti di malattie a trasmissione ematica (epatite B, epatite C, HIV, sifilide) e/o sia stata affetta o abbia in atto patologie neoplastiche. Non è consigliabile il prelievo in caso di patologie autoimmuni in atto. In relazione ai markers dell epatite B, la presenza di HbcAb in assenza di HbsAg deve far avviare la donatrice alla valutazione della presenza virale per mezzo della PCR (indagine particolarmente sensibile per la ricerca di particelle virali). Non esclude il prelievo la positività per il CMV, così come non precludono il prelievo la sofferenza fetale e il lungo travaglio. Le unità, in seguito alla caratterizzazione da effettuare prima del congelamento, devono rispondere ad alcuni requisiti che sono descritti ed approvati dai network che si occupano di trapianto di cellule staminali cordonali. In particolare è necessario che: -il volume prelevato sia superiore a 60 ml; -la quantità totale di cellule nucleate (globuli bianchi) sia superiore a 11 x 10 8 ; -dopo l eventuale manipolazione la quantità di cellule non deve essere inferiore a 9 x 10 8. 3. NORME DI RIFERIMENTO 3.1 LEGGI, DECRETI E CIRCOLARI Accordo 10 luglio 2003 tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sul documento recante Linee-guida in tema di raccolte, manipolazione e impiego clinico delle cellule staminali emopoietiche. Direttiva 2006/17/CE 08/02/2006. Direttiva 2004/23/CE 31/03/2004. Misure urgenti in materia di cellule staminali da cordone ombelicale (Ordinanza del Ministero della salute - G.U. n.106 del 9 maggio 2006). Circolare n.3 del Ministero della salute dell 8 maggio 2003. Circolare n.16 del Ministero della salute del 20 luglio 1994. Procedure IATA

3.2 STANDARD DI RIFERIMENTO Standard AABB for cellular therapy product services, 2nd edition maggio 2006. Circular of information for the use of cellular therapy products - USA. Linee guida del National Cord Blood Program USA. 21 CFR Part 864 Food and Drug Administration USA. New York State Department of Health Guidelines for collection, processing and storage of cord blood stem cells Second Edition marzo 2003 International standards for cord blood collection, processing, testing, banking, selection and release FACT NETCORD Third Edition dicembre 2006. International standards for cellular therapy product collection, processing and administation FACT JACIE Third Edition 2006-2007

4. BIBLIOGRAFIA Donor selection for unrelated cord blood transplants - Gluckman E., Rocha V. - Curr. Opin. Immunol. 2006 18:5 (565-570) Diagnosis of acute foetal distress does not preclude banking of umbilical cord blood units Picardi A. et al. Transfus. Med. 2006 16:5 (349-354) Comparison between two cord blood collection strategies. Solves. Et al. Acta Obstet. Gynecol. Scand. 2003 82:5 (439-442) Evaluation of Biological Features of Cord Blood Units Collected With Different Methods After Cesarean Section. Tamburini A.et al. Transplantation Proceedings 2006 38:4 (1171-1173) Multi-laboratory evaluation of procedures for reducing the volume of cord blood: influence on cell recoveries. Takahasi TA et al. Cytotherapy 2006 ; 8 :3 (254-264) Hig-efficiency volume reduction of cord blood using pentastarch. Yang H et al. Bone Marrow Trans. 2001; 27:4 (457-461) Liquid storage, shipment, and cryopreservation of cord blood. Hubel A et al. Transfusion 2004 ; 44 :4 (518) Anaysis and cryopreservation of hematopoietic stem and progenitor cells from cord blood. Meyer TP et al. Cytotherapy ; 8 :3 (265-276)