L'AVIFAUNA: RICERCHE E CHECK-LIST



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I Quaderni dell Oasi Castel di Guido L'AVIFAUNA: RICERCHE E CHECK-LIST di Jacopo G. Cecere foto di Bruno D'Amicis disegni di Lorenzo Starnini prefazione di Claudio Celada Onlus

Onlus Lega Italiana Protezione Uccelli Associazione per la conservazione della Natura Comune di Roma Assessorato alle Politiche Ambientali e Agricole I Quaderni dell Oasi Castel di Guido L'AVIFAUNA: RICERCHE E CHECK-LIST di Jacopo G. Cecere foto di Bruno D'Amicis disegni di Lorenzo Starnini prefazione di Claudio Celada

Onlus Lega Italiana Protezione Uccelli Associazione per la conservazione della Natura Comune di Roma Assessorato alle Politiche Ambientali e Agricole Realizzato da LIPU BirdLife Italia www.lipu.it Con il contributo di Comune di Roma Assessorato alle Politiche Agricole ed Ambientali di dott. Jacopo G. Cecere Resp. Oasi LIPU Castel di Guido Foto di dott. Bruno D Amicis fotografo e giornalista scientifico Disegni di Lorenzo Starnini disegnatore naturalistico In copertina Sterpazzolina Sylvia cantillans Per la citazione di questo volume si raccomanda la seguente dizione: Cecere J.G. 2006 L Avifauna: ricerche e check-list, Quaderni dell Oasi Castel di Guido vol 3 LIPU 2006 LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Impaginazione e stampa: Pubblimedia

L Oasi Castel di Guido è inclusa nell IBA del Litorale Romano, nella Riserva naturale statale omonima, e include il SIC (Sito d Interesse Comunitario) Macchia Grande di Galeria. L importanza strategica dell area per l avifauna e per la biodiversità in genere è, come si può vedere, davvero molto elevata. Anche da un punto di vista estetico, non si può che rimanere incantati dagli scorci paesaggistici, a degradare sul litorale. Pochissimi turisti lo sanno, e non molti romani se ne sono accorti. La collana dedicata alla biodiversità nell Oasi Castel di Guido si arricchisce ora di un nuovo volume, quello sull avifauna. Non poteva mancare, ovviamente, trattandosi di un Oasi gestita dalla LIPU. Il nuovo tascabile consentirà a chi già conosce Castel di Guido di goderne maggiormente e di apprezzarne appieno la valenza ornitologica. Chi invece, neofita amante della natura, o birdwatcher esperto, si appresta a visitare l Oasi per la prima volta, potrà farlo da oggi con maggiore cognizione di causa. Ma non è tutto. La guida fornisce anche una sintetica ma ben congegnata overview della fiorente attività di ricerca che si svolge nel Oasi, vero Laboratorio all aperto, e la rassegna delle principali metodologie di censimento dell avifauna utilizzate. E così questa collana di tascabili si avvia a divenire uno strumento indispensabile per quanti, a due passi dalla metropoli romana, cercano qualche ora di serenità e di contatto con una natura ancora bella e sorprendente. Gli Uccelli si sa, in questo senso costituiscono un gruppo animale privilegiato. Si vedono e si sentono. Meglio ancora se qualcuno ci insegna come riconoscerli. L augurio è che, anche grazie a questa guida, un numero sempre maggiore di persone, impari a considerare l Oasi Castel di Guido come un bene da difendere, al pari di un capolavoro d arte, come essa merita. dott. Claudio Celada LIPU - Direttore della Conservazione

UN SALUTO DALL ASSESSORE L Oasi LIPU Castel di Guido rappresenta una delle esperienze più interessanti e significative nel panorama cittadino dal punto di vista naturalistico, perché al suo interno, oltre all attività di osservazione e di tutela degli uccelli, viene svolta quotidianamente anche una preziosa opera di sensibilizzazione rivolta al pubblico sul particolare valore agricolo e ambientale dell area. L Oasi LIPU, infatti, non solo fa parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, ma ricade anche all interno dell Azienda Agricola di Castel di Guido, che è gestita dal Comune di Roma e che rappresenta uno degli ultimi lembi residui dell antica campagna romana, dove ancora pascolano vacche maremmane allo stato semi-brado e dove oggi viene praticata l agricoltura biologica. In questo ambiente, fin dal 1999, l Oasi LIPU ha iniziato il suo lavoro di ricerca scientifica, ampliando sempre più dettagliatamente la conoscenza del territorio della Riserva. Ne è una riprova il presente volume sull avifauna del comprensorio di Castel di Guido-Macchia Grande di Galeria, che racchiude un ricco bagaglio di informazioni raccolte con sacrificio e costanza da esperti ed appassionati. Si tratta di un lavoro davvero prezioso, specialmente per chi, come amministratore, è chiamato a predisporre politiche di conservazione e pianificazione ambientale anche sulla base di studi e approfondimenti. La ricerca che segue può senz altro contribuire allo sviluppo di ulteriori progetti di salvaguardia e per questo ne ringrazio vivamente gli autori. dott. Dario Esposito Assessore alle Politiche Ambientali e Agricole 4

RINGRAZIAMENTI Èormai divenuta una felice consuetudine ringraziare l Assessorato alle Politiche Ambientali e Agricole del Comune di Roma che ha da sempre contribuito in maniera essenziale alla gran parte delle attività dell Oasi, compresa la pubblicazione della Collana I Quaderni dell Oasi Castel di Guido arrivata, con il presente, al terzo volume. Difficile sarebbe stato il raggiungimento dei risultati riportati in questo volume senza l aiuto di amici veramente speciali, primi fra tutti Emiliano De Santis ed Enzo Savo, compagni di mille osservazioni, discussioni e considerazioni all Oasi come davanti ad una bella minestra di legumi. Altrettanto indispensabile e gratificante l aiuto degli altri 3 amici che con me ed i precedenti compongono il fatidico Gruppo d Inanellamento della Stazina : Giulia Benassi, Carlo Catoni e Luca Demartini. Con tutto il gruppo ne abbiamo passate veramente di cotte e di crude trovandoci ad inanellare o con un binocolo al collo nelle più disparate situazioni: sotto la pioggia battente o sotto il sole cocente di agosto; di notte come di giorno; alla famosa un ora prima del sorgere del sole o quando la luce cala tocca sbrigarsi ; arrampicati su una scala di 6 metri per raggiungere un nido di Gheppio o arrampicati su di un cerro mentre piove per inanellare i piccoli di Allocco; dentro una stalla a mangiar pizza e fichi sotto gli occhi spiritati delle mucche frisone o a cucinare un delizioso cous-cous dentro la Stazina in una situazione imbarazzante da descrivere mentre fuori imperversava il diluvio Assolutamente importante anche l aiuto di Simona Imperio, Alberto Sorace e Stefano Ricci per il lavoro sul campo come per i numerosi consigli. Per i dati storici sono da ringraziare: Fabio Borlenghi, Luciano Caporale e Fulvio Fraticelli che frequentavano l area da prima che io ne conoscessi l esistenza. L Autore 5

INDICE PARTE I: INTRODUZIONE 1. L Oasi Castel di Guido e i suoi ambienti 10 2. Perché è importante studiare gli uccelli a Castel di Guido 14 PARTE II: MATERIALE E METODI 3. Tecniche adottate 18 3.1 L inanellamento 18 3.2 Transetti lineari e Punti acustico-visivi 21 3.3 Play-back 22 4. Ricerche: 13 progetti sull avifauna 24 4.1 PRISCO Studio della comunità dei passeriformi 25 nidificanti attraverso la tecnica dell inanellamento 4.2 PRISCO-Invernale Studio della comunità dei passeriformi 29 svernanti attraverso la tecnica dell inanellamento 4.3 MIGR.ANDATA Studio della migrazione autunnale 32 (o di andata) dei passeriformi trans-sahariani attraverso la tecnica dell inanellamento 4.4 Comunità ornitica attraverso gradiente urbano 35 4.5 Studio della biologia riproduttiva della Cinciallegra 37 e Cinciarella attraverso l uso delle cassette nido 4.6 Rondini: adesione al Swallow Euring Project 39 4.7 Nibbio bruno: nidificazione e roosting 40 4.8 Nibbio bruno: habitat selection 43 4.9 Allodola: svernamento e migrazione 45 4.10 Allocco: nidificazione ed uso dell habitat 47 4.11 Gufo comune: nidificazione 49 4.12 Gufo comune: alimentazione 50 4.13 Strillozzo: uso dell habitat durante la nidificazione 52 4.14 Collaborazioni 53 PARTE III: RISULTATI 5. Check-list 56

5.1 Risultati e discussione 58 PARTE IV: APPROFONDIMENTI 6. Galleria fotografica 100 PARTE V: APPENDICI 7 Bibliografia 140

PARTE I: IINTRODUZIONE

1. L OASI LIPU CASTEL DI GUIDO ED I SUOI AMBIENTI L' Oasi Castel di Guido è nata nell'ottobre del 1999 da una fruttuosa collaborazione tra la LIPU e l'assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole del Comune di Roma. È situata all'interno dell'azienda Agroforestale di Castel di Guido e ricade, come quest'ultima, nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. L ambiente di Castel di Guido, centro agricolo già dalla fine del X secolo, presenta le caratteristiche classiche della campagna romana : mentre le zone pianeggianti venivano coltivate, la vegetazione spontanea è stata lasciata intatta lì dove la pendenza non consentiva una facile lavorazione del terreno. La vegetazione spontanea mediterranea oggi, quindi, domina solitamente dall alto l intero paesaggio ma questi ambienti presenti sulle piccole colline sono solo il relitto di una distribuzione originaria notevolmente più ampia. Adattata al clima mediterraneo, la Macchia alta è caratterizzata da una dominanza di Roverella (Quercus pubescens) e Leccio (Q. ilex) con un sottobosco caratterizzato da Fillirea (Phillyrea angutifolia, P. latifolia), Alaterno (Ramnus alaternus), Erica (Erica arborea), Corbezzolo (Arbuts unedo) e Lentisco (Pistacia lentiscus). In questi ambienti sono presenti anche numerose altre querce: la Sughera (Q. suber), il Cerro (Q. cerris) e la Quercia crenata (Q. crenata). Là dove si hanno microclimi più freschi ed umidi si distingue invece, una vegetazione diversa: la vegetazione delle valli e degli impluvi, dove non di rado vengono a formarsi pozze temporanee generalmente di piccole dimensioni. Nelle piccole valli la vegetazione si è mantenuta fondamentalmente uguale a quella potenziale, essendo ancor oggi costituita da fitti boschi di Cerro e Farnetto (Q. frainetto) con presenza di elementi tipici di climi freschi ed umidi come il Carpino bianco (Carpinus betulus) e la Farnia (Q. robur). Qui allo strato arboreo/arbustivo partecipano il Biancospino (Crataegus monogyna), il Corniolo (Cornus mas) ed il Sorbo (Sorbus domestica). Sul finire degli anni 60, al fine di riconvertire alcuni terreni agricoli, fu avviata una prima forestazione di Pinus halepensis e Pinus eldarica, che ha portato oggi alla presenza di 2 patches forestali (circa 4ha) abbastanza maturi e caratterizzati dalla presenza di numerosi individui morti. Nel 1987 fu riavviata un altra campagna di riforestazione che ha portato alla realizzazione di numerosi patches forestali di ridotta estensione (0,5-2,5ha circa); sono dun- 10

que oggi presenti giovani rimboschimenti (13-20 anni) a Q. pubescens, Q. ilex, Q. suber, Fraxinus excelsior, Malus sylvestris, Crataegus monogyna, P. halepensis e P. pinea. L Oasi include in prevalenza ambienti in cui si è sviluppata la vegetazione forestale mediterranea e rimboschimenti a Roverella, Leccio e Sughera e Pinus. È per lo più circondata da campi aperti (coltivi a cereali ed erba medica o pascoli per bovini ed ovini), mentre a sud comprende una piccola parte della formazione forestale naturale del SIC Macchia Grande di Galeria (IT6030025) con cui confina per un lungo tratto. Si tratta di una formazione piuttosto continua con alternanza di aree più mesofile con prevalenza di Q. cerris e Q. frainetto ed aree più xerofile con prevalenza di elementi tipicamente mediterranei (Q. ilex, Pistacia lentiscus, Myrtus communis ). Confine dell Oasi (margine del bosco) con un bascolo ovino - Foto di J.G. Cecere 11

CARTA DELL USO DEL SUOLO DELL OASI CASTEL DI GUIDO Confine dell Oasi Vegetazione spontanea vegetazione mediterranea, siepi Prato incolto Rimboschimenti Latifoglie caducifoglie Roverella, Frassino, Melo selvatico, Pero selvatico, Noce, Ontano, ecc. Latifoglie sempreverdi Leccio, Sughera Conifere Pino d Aleppo, Pino marittimo Latifoglie caducifoglie con struttura arbustiva Roverella, Leccio, Sughera In arancione: Riserva Naturale Statale del Litorale Romano In verde: Oasi Castel di Guido

Carte realizzate da: Simona Imperio, Alessia De Lorenzis, Jacopo G. Cecere ed Emanuela Maurizi

2. PERCHE E IMPORTANTE STUDIARE GLI UCCELLI A CASTEL DI GUIDO Studiare gli uccelli oggi, deve significare, almeno nella maggior parte dei casi, acquisire conoscenze che direttamente o indirettamente ci possono aiutare a pianificare od operare per la loro stessa conservazione e la conservazione degli uccelli non può prescindere dalla conservazione degli ambienti. D altra parte la conservazione degli ambienti non può prescindere dalla conservazione delle proprie componenti abiotiche e biotiche, uccelli compresi. La domanda a questo punto dovrebbe essere: perché conservare? Questa domanda è alla base della Biologia della Conservazione. La forma mentis necessaria a promuovere la conservazione è realizzabile solo quando si avrà la consapevolezza a livello di società che la diversità biologica ha un enorme valore per l uomo, anzi, spesso è essenziale alla vita umana. Qual è il valore di un albero, o dell ossigeno o di una specie animale? Quale è il valore che si può dare alla biodiversità e come la si può valutare? Il valore della biodiversità può essere considerato attraverso 2 differenti ottiche: UTILITARISTICA (economia ecologica) ed ETICA (etica ambientale). L Economia Ecologica coinvolge l economia nel progetto di conservazione della biodiversità, in quanto la maggior parte delle cause di minaccia alla biodiversità dipendono direttamente o indirettamente da cause o finalità economiche; ne è un esempio la degradazione degli ambienti attraverso deforestazioni, agricoltura intensiva, allevamenti Alla base dell Economia Ecologica vi è il principio secondo cui i servizi che gli ecosistemi naturali offrono, sostengono la vita sulla Terra. Servizi come: l acqua, aria, cibo, materie prime, protezione dall erosione, qualità delle acque, fruizione turistica Nonostante ciò sia accettato a livelli generali, questo valore raramente entra a pieno titolo nel mercato e raramente guida scelte politiche. Di qui la necessità di cercare di dare un valore economico alla biodiversità. L Economia Ecologica mira alla conservazione perché ha come presupposto il chiaro concetto che la natura, attraverso i suoi servizi, è utile, anzi, fondamentale alla stessa esistenza dell uomo. Quello dell Etica Ambientale è un approccio alla conservazione complementare a quello economico che mira ad operare sulla mentalità e la scala dei valori della società, orientando quest ultima verso un quanto mai sempre più necessario rispetto per l ambiente. L Etica Ambientale è quel ramo della filo- 14

sofia che analizza e sviluppa il valore intrinseco del mondo naturale. Sebbene il dare un valore alla diversità biologica sembri uno strumento più efficace rispetto all Etica Ambientale, è da considerare che quest ultima ha fondamenti in numerose culture, religioni e filosofie e fa appello ai più nobili istinti dell uomo: il rispetto verso la vita, la sensibilità alla bellezza, il senso di divinità per molte culture, la consapevolezza che spesso gli esseri viventi sono indifesi nei confronti dell uomo Avendo accennato in maniera estremamente sintetica ad alcune motivazioni che spingono, o dovrebbero spingere, l uomo a conservare gli ambienti e le specie in essi presenti e che lo studio degli elementi biologici deve essere finalizzato direttamente o indirettamente alla loro conservazione, c è da chiedersi perché è importante studiare gli uccelli proprio a Castel di Guido. A questa domanda si può rispondere con almeno quattro buone ragioni: 1. È un area naturale situata alle porte di una delle più grandi metropoli d Europa. Spesso gli uccelli sono un ottimo campanello d allarme dello stato di salute dell ambiente; modificazioni della composizione di una comunità per esempio a favore delle specie opportuniste o il declino o peggio la scomparsa di una specie, riflettono inevitabilmente una modificazione ambientale. Tra le aree naturali più soggette a trasformazioni ambientali vi sono quelle in cui vengono tratte le materie prime e quelle adiacenti alle città. Studiare gli uccelli a Castel di Guido significa monitorare le ripercussioni che le attività umane condotte nella città di Roma hanno sull ambiente. 2. È caratterizzata quasi esclusivamente dall ambiente agricolo. Attualmente, in Italia, l area destinata alle pratiche agricole copre oltre il 60% dell intera superficie emersa. Di conseguenza l agricoltura è di gran lunga il più importante fattore che influenza il paesaggio italiano. Da 30 anni, le popolazioni di uccelli degli ambienti agricoli sono in forte diminuzione: sono il gruppo più in crisi a livello europeo e, a differenza di alcune specie legate alle zone umide, nella loro diminuzione non si riscontra nessuna inversione di tendenza negli ultimi decenni. Specie un tempo molto comuni come l Allodola, la Rondine o il Barbagianni oggi sono sempre più rare, soprattutto nelle aree di pianura. Il 60% delle specie europee con stato di conservazione sfavorevole (in 15

tutto ben 116 specie) dipendono dall ambiente agricolo. Studiare gli uccelli a Castel di Guido significa monitorare gli effetti che le pratiche agricole hanno sulle popolazioni animali e valutare lo status degli uccelli in ambiente agricolo. 3. È situata all'interno della Riserva Statale Naturale del Litorale Romano Studiare gli uccelli a Castel di Guido significa monitorare lo status degli uccelli in una Riserva Naturale Statale. 4. È all interno di una Important Bird Area (IBA Litorale Romano) Studiare gli uccelli a Castel di Guido significa monitorare lo status degli uccelli in un sito Rete Natura 2000. 5. Include un Sito di Importanza Comunitaria per la Conservazione della Natura (SIC: Macchia Grande di Galeria IT6030025) Studiare gli uccelli a Castel di Guido significa monitorare lo status dell ambiente in un sito Rete Natura 2000. Rondini in volo su un pascolo di bovini maremmani 16

PARTE II: MATERIALI E METODI

3. TECNICHE ADOTTATE In questa seconda parte verranno presentate le ricerche che dal 2000 sino al 2006, sono state condotte nell Oasi. Verranno dapprima, descritte 3 fra le tecniche di studio utilizzate e poi i 13 progetti di ricerca realizzati sull avifauna. 3.1 L inanellamento L inanellamento scientifico è una tecnica di studio che si basa sulla cattura e marcatura individuale degli uccelli. Gli individui possono essere catturati in diverse maniere, tutte capaci di garantire che l uccello rimanga completamente illeso, difatti, oltre a questioni di tipo etico, è essenziale che l uccello possa, una volta liberato, avere le medesime possibilità di vita che possedeva prima della cattura. I soggetti vengono marcati con un anello metallico recante un codice alfanumerico unico, nella speranza che vengano successivamente ricatturati od avvistati e riconosciti dietro lettura dell anello con cannocchiale. Le diverse segnalazioni permettono di ricostruire gli spostamenti a breve ed a lungo raggio come per esempio gli spostamenti migratori. Nato per studiare principalmente le dinamiche degli spostamenti e per acquisire nuove conoscenze sulla migrazione, l inanellamento è oggi risultato particolarmente adatto per la ricerca in diversi altri campi di studio; tra questi la selezione e l uso dell habitat oppure la dinamica di popolazione o studi di carattere demografico (vedi progetto PRISCO (par 4.1). Con l inanellamento è, infatti, possibile venire a conoscenza dei tassi di sopravvivenza, di reclutamento, di mortalità, ed è possibile riconoscere sesso ed età di specie per le quali non sarebbe possibile con semplice osservazione con binocolo. Il metodo di cattura maggiormente adottato è quello che si avvale delle reti di tipo mist-net (reti nebbia), particolari reti di nilon, molto morbide, che poste davanti alla vegetazione (cespugli, canneti ) non vengono viste dagli uccelli; questi ne vengono a contatto e finiscono in delle tasche formate dalla rete stessa. A questo punto gli uccelli vengono con tecnica tolti dalla rete, posti in appositi sacchetti di cotone e portati all adiacente punto d inanellamento. Su una scheda da campo cartacea, per ogni individuo ne viene annotata la specie, il numero unico dell anello che viene posto alla zampa, l ora, la data, il luogo ed i valori di tutte le misure biometriche che vengono prese, oltre al sesso e all età ove possibile. L intera procedura dura pochi minuti (generalmente 2-5) infine l uccello viene rilasciato. Gli anelli sono di particolari leghe di metallo caratterizzate dall essere molto 18

Inanellamento di un Usignolo leggere, su ciascuno di essi è scritto il nome del centro scientifico di coordinamento ed un codice alfanumerico unico, sistema simile a quelle delle targhe degli autoveicoli. Generalmente la prima lettera indica la taglia dell anello che sono di diverse dimensioni per le diverse grandezze delle specie. Su ogni scheda viene indicato il luogo, la data di cattura, l ora d inizio e di fine dell attività, successivamente per ciascun individuo catturato, vengono segnati alcuni dati ed i valori delle misure biometriche. Ciascun dato è preso in maniera standardizzata tra i diversi Centri d Inanellamento del mondo, qui di seguito vengono elencati quelli più usualmente presi: ora solare di cattura specie numero dell anello età sesso valore della corda massima: una misura standardizzata dell ala lunghezza della terza remigante (Berthold e Friedrich, 1979; Jenni e Winkler, 1989) lunghezza del tarso 19

lunghezza e talvolta l altezza del becco quantità di grasso sottocutaneo depositato (espresso per mezzo della scala di Kaiser (1993), da 0 = assenza di grasso, ad 8 = il grasso ricopre tutta la zona anteriore e dei fianchi (vedi par 6.3; Fig 3.2) consistenza dei muscoli pettorali costituiti: Il valore della quantità di muscolo presente nella regione pettorale viene stimata per mezzo della scala di Kaiser (1993), ora utilizzata da tutti gli schemi d inanellamento. La scala prevede 4 livelli, da 0= assenza di muscolo sulla carena (molto raramente i passeriformi raggiungono questo livello nel quale viene quasi perduta l attitudine al volo) a 3= muscolo che trasborda oltre lo sterno che andrà a formare una sorta di binario incavo tra i due pettorali. peso Se un uccello viene ricatturato da un inanellatore, in qualsiasi nazione, vengono riprese le medesime misure e dati che verranno successivamente confrontati. Ciò che è fondamentale per questa tecnica è il coordinamento sia al livello nazionale che internazionale. In Italia l intera attività è coordinata dall Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) con sede ad Ozzano dell Emilia, Bologna. Ciascun inanellatore ha un regolare permesso, senza il quale sarebbe illegale e penalmente perseguibile catturare gli uccelli ed anche inanellarli (Legge 157/92). Il permesso articolato in tre livelli (A, B, C; con il permesso A è possibile inanellare tutte le specie, con il B un numero minore e con il C ancora meno), così come il passaggio da un livello all altro, è ottenuto in seguito ad un praticantato e al superamento di un esame di stato presso l INFS. È l INFS stesso che gestisce e consegna le serie numerate di anelli a ciascun inanellatore. Quest ultimo è tenuto a consegnare periodicamente i dati informatizzati relativi a ciascun inanellamento all INFS, dove verranno riversati in una unica banca dati. Grazie a questo sistema centralizzato è possibile venire a sapere se un proprio uccello è stato ricatturato od avvistato in qualsiasi luogo oppure venire a conoscenza dei dati relativi ad un individuo precedentemente inanellato da altri ed ora ricatturato. Dal 1963, esiste anche un coordinamento al livello europeo per mezzo dell EURING (Unione Europea per l Inanellamento), i cui membri sono tutti i Centri presenti in Europa, e vi è 20

inoltre la possibilità di comunicazione anche tra Centri di diversi continenti. Ogni Centro nazionale pubblica annualmente statistiche riassuntive circa il numero di uccelli inanellati e ricatturati nei rispettivi paesi. In Europa ogni anno, vengono marcati circa 3,8 milioni di uccelli e segnalati, tramite ricatture ed avvistamenti da vivi e da morti, circa 90.000 individui. La percentuale di uccelli inanellati che vengono successivamente ricatturati, varia anche di molto da specie a specie ed anche dal tipo e dalla grandezza dell anello, percentuali di molto maggiori si hanno con gli anelli colorati leggibili per mezzo di cannocchiale. Si hanno, così, valori anche inferiori all 1% per piccoli passeriformi e fino al 50 % nella Cicogna per mezzo dell uso di anelli colorati (Spina F., 1997). 3.2 Transetti lineari e Punti acustico-visivi Quella dei Transetti lineari è forse la tecnica più intuitiva per lo studio relativo alla presenza di una specie; si basa su dei percorsi che vengono eseguiti lentamente e durante i quali vengono annotate tutte le osservazioni delle specie indagate. Nato in Finlandia e subito utilizzato in Inghilterra e negli Stati Uniti d America, è risultato particolarmente efficace per situazioni ambientali piuttosto omogenee. Lo sviluppo del software Distance (Thomas et al. 1998) ha poi completamente rivoluzionato il censimento biologico aumentando fortemente le potenzialità della tecnica dei Transetti lineari. In questo caso l unità campionata è rappresentata dalla distanza dell animale osservato dal transetto e permette di giungere a stime di densità. È particolarmente adottato per lo studio di diversi rapaci diurni, soprattutto Accipitriformi, ma può anche essere applicato a tracce degli animali. È quello che accade per esempio per il censimento dei mammiferi e di alcuni galliformi, Coturnice ad esempio, che sono particolarmente difficili da osservare direttamente e vengono pertanto censiti attraverso l osservazione di tracce e deiezioni. La tecnica dei Punti acustico-visivi, viene più solitamente chiamata dei Punti d ascolto, in quanto la maggior parte dei contatti avvengono tramite l ascolto di canti e versi. È una tecnica simile a quella dei Transetti Lineari (Bibby et al. 2000), la differenza principale è che nei Punti acustico-visivi l unità di base è il tempo anziché la distanza percorsa, inoltre le distanze vengono misurate dall osservatore all uccello osservato od ascoltato. Il censimento attraverso i Punti acustico-visivi avviene pertanto stabilendo dei punti indipendenti l uno all altro. In ognuno di questi punti l osservatore segnerà tutti i contatti visivi ed acustici che avrà con le specie indagate all interno di un intervallo di tempo; ciascun contatto viene fatto rientrare in una 21

classe di distanza dall osservatore (ad esempio entro 20m, tra i 20 e i 40m, oltre 40m). Il vantaggio principale rispetto ai Transetti lineari è che ciascun Punto rappresenta una unità statistica e quindi ciascuno di esso può essere caratterizzato da una serie di variabili ambientali e geografiche che possono essere messe in relazione con i risultai provenienti dal censimento. Spesso i Punti vengono organizzati in maniera lineare, quindi se si ha un transetto di 2 Km, se si adotta la tecnica del Transetto lineare, questo risulta essere un unica unità statistica con tutte le variabili ad essa associata. Se vengono disposti 5 Punti ad una distanza di 500 metri ottengo, per la stessa distanza (2 Km), 4 unità statistiche. Inoltre, essendo ciascun punto caratterizzato da parametri ambientali, questa tecnica è adottabile anche in ambienti non omogenei, possono ad esempio essere disposti secondo un gradiente, magari altitudinale o vegetazionale. Il problema principale dei Punti acustico-visivi è che la maggior parte dei contatti avviene tramite ascolto ed è pertanto necessaria una buona conoscenza dei canti e versi degli uccelli, caratteristica questa troppo spesso data per scontata. Nel caso di più rilevatori è necessario, anche per i Transetti lineari, verificare l omogeneità dei dati raccolti dai diversi rilevatori tramite un blindtest. La distanza tra un punto ed il suo successivo dipende principalmente dalla vagilità della specie indagata e dalla distanza dalla quale è possibile udirne il canto o il verso. Il tempo di rilevamento in ciascun punto dipende sia dalle specie indagate che da fattori indipendenti da queste. 3.3 Play-back La tecnica del play-back, consiste nello stimolare una risposta territoriale della specie da censire, mediante la riproduzione del canto di un conspecifico con un registratore acustico. Come tecnica è stata utilizzata per la prima volta da Bohl (1956) negli Stati Unititi d America, per censire la Coturnice orientale. In seguito tale metodo è stato utilizzato, con buoni risultati, per lo studio di molte altre specie. (Braun et al. 1973; Barbieri et al. 1976; Johnson et al. 1981; Mc Garigal e Fraser 1984; Forsman et al. 1984; Galeotti e Sala 1988; Galeotti 1991). La tecnica si basa principalmente sulla territorialità della specie in periodo riproduttivo e viene pertanto spesso utilizzata per censire le coppie nidificanti o i territori presenti. Vengono contattati, in genere, principalmente gli individui maschi che udendo il canto di un loro conspecifico emesso dal registratore, rispondono per difendere il territorio cantando anche molto vicino al 22

registratore. Il periodo durante il quale è utile utilizzare il play-back varia da specie a specie in riferimento al proprio periodo riproduttivo. Il censimento con il play-back presenta diversi vantaggi, tra questi: è realizzabile con un basso numero di rilevatori, si possono censire anche vaste superficie eterogenee ed anche con basse densità. Molto utilizzato per lo studio degli Strigiformi con i quali si ottengono in genere buoni risultati, fanno eccezione tra questi poche specie, tra cui il Gufo comune. 23

4. RICERCHE: 13 PROGETTI SULL AVIFAUNA Viene qui di seguito riportata in maniera schematica, una descrizione per ognuno dei 13 progetti di ricerca che dal 2000 al 2006 compreso sono stati condotti sull avifauna a Castel di Guido e delle 3 collaborazioni che l Oasi ha avuto con altrettanti enti di ricerca. Per ognuno di essi vengono indicati i soggetti coinvolti, gli operatori, l obiettivo ed una breve descrizione. All interno di quest ultima, nel caso il lavoro sia stato già pubblicato, sono esposti sinteticamente i risultati; altrimenti per alcuni di essi, viene data un idea del campione e dei possibili risultati raggiunti o raggiungibili. Tali descrizioni possono essere insufficienti per comprendere a pieno ciascuno dei progetti realizzati, materiali, metodi e risultai vengono solo accennati ma per una descrizione più dettagliata di ciascun progetto si rimanda a pubblicazioni specializzate. In questo contesto si intende dare una panoramica schematica e di carattere generale, con il fine principale di mostrare l intera attività dell Oasi nel campo della ricerca ornitologica. 24

4. 1 PRISCO Studio della comunità dei passeriformi nidificanti attraverso la tecnica dell inanellamento Soggetti: LIPU; Gruppo Inanellamento della STAZINA; INFS Operatori: J.G. Cecere; E. De Santis; L. Demartini; G. Benassi; E. Savo; C. Catoni Anni di attività: 2002-2006 ( in proseguimento) Obiettivo: Analizzare le variazioni annuali della comunità nidificante dei passeriformi attraverso composizione, parametri demografici e variazioni ecologiche. Descrizione: il PRISCO (PRogetto di Inanellamento Sforzo COstante) è un progetto europeo coordinato al livello nazionale dall Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, a cui l Oasi ha aderito sin dal primo anno di attuazione in Italia. Come descritto dall INFS, il PRISCO è dedicato essenzialmente allo studio delle popolazioni di piccoli passeriformi nidificanti e persegue a livello nazionale l obiettivo di migliorare le conoscenze di ecologia e biologia delle specie monitorate ai fini della loro gestione e conservazione. Le informazioni raccolte attraverso un protocollo standardizzato di inanellamento, comune a tutte le stazioni che prendono parte al progetto, si prestano infatti a molteplici analisi e permettono in particolare di: 1. Monitorare i parametri demografici dei Passeriformi nidificanti definendo indici di: - dimensione della popolazione - successo riproduttivo (produttività) - sopravvivenza inter-annuale degli adulti (mortalità) - sopravvivenza dei giovani (reclutamento). 2. Descrivere le variazioni spazio-temporali dei parametri demografici su piccola e grande scala geografica (locale, regionale, nazionale, ed infine continentale in relazione ai progetti gemelli svolti a livello europeo). 3. Rapportare i trend osservati alle caratteristiche ambientali (clima, vegetazione, eventi meteorologici) e biologiche (prede, predatori) delle aree cam- 25

pionate utilizzando strumenti di analisi territoriale tipo G.I.S.. 4. Suggerire e verificare interventi di gestione e conservazione delle specie e dei loro habitat. L interesse scientifico del monitoraggio dei parametri demografici e la sua importanza per la conservazione delle popolazioni di Uccelli è unanimemente riconosciuta (basti ricordare la diffusione in Europa e negli Stati Uniti di progetti di inanellamento a sforzo costante ) e rimarcata dall osservazione che: 1. I fattori di stress ambientale e le interazioni antropiche hanno effetti diretti ed immediati sui parametri demografici (altri indicatori, quali per esempio la dimensione della popolazione nidificante, danno spesso informazioni meno attendibili perché più facilmente influenzati da eventi locali e fenomeni di immigrazione ed emigrazione). 2. L analisi dei parametri demografici permette di identificare lo stadio critico del ciclo vitale e di distinguere fattori locali (per esempio un basso successo riproduttivo dovuto a fenomeni meteorologici) da fattori che agiscono su più ampia scala (una riduzione del reclutamento di un migratore trans-sahariano può indicare difficoltà nel sito di svernamento). 3. I parametri demografici forniscono informazioni essenziali sia sulla salute delle popolazioni considerate, sia sulla qualità dell ambiente in cui vivono. 4. L analisi dei parametri demografici mediante modelli matematici e strumenti informatici sempre più sofisticati permette di programmare e valutare l attività di gestione del territorio. Il PRISCO fa uso della tecnica dell inanellamento e prevede 12 uscite l anno, una per decade dalla prima di maggio all ultima di agosto. Ciascuna uscita deve distanziare dalla precedente almeno 6 giorni ed ha una durata di 6 ore a partire dalle prime luci dell alba. A Castel di Guido, per ciascuna uscita sono state utilizzate 12 reti di tipo mist-net (lunghezza: 12 metri; altezza: 2,4 m; maglia da 16 mm). 26

Al fine di dare un idea del campione raggiunto sino ad ora, in tab 4.1 viene riportato l elenco delle specie catturate ed il relativo campione. Tab 4.1 Elenco delle specie contattate dal PRISCO e relativi campioni per anno*. id specie individui catturati (escluse ricatture) nidificanti 2002 2003 2004 2005 2006 TOT 1 Capinera 33 60 34 36 87 250 2 Usignolo 29 45 43 54 38 209 3 Canapino 31 26 21 15 15 108 4 Cardellino 18 29 16 8 30 101 5 Zigolo nero 5 41 4 11 25 86 6 Sterpazzolina 21 24 5 9 11 70 7 Codibugnolo 7 18 17 5 23 70 8 Cinciallegra 15 4 6 16 17 58 9 Verzellino 18 11 14 4 6 53 10 Merlo 10 10 8 16 7 51 11 Verdone 10 16 3 7 15 51 12 Occhiocotto 9 16 13 7 2 47 13 Pettirosso 7 10 4 5 12 38 14 Cinciarella 4 13 5 5 6 33 15 Averla piccola 3 6 4 9 3 25 16 Fringuello 1 2 4 13 20 17 Scricciolo 2 2 2 6 7 19 18 Rampichino 1 5 3 2 7 18 19 Pigliamosche 4 6 1 2 5 18 20 Fiorrancino 1 5 1 7 21 Usignolo di fiume 2 1 2 2 7 22 Passera d Italia 3 1 1 1 6 23 Luì piccolo 1 1 1 3 24 Torcicollo 1 1 1 3 25 Martin pescatore 1 1 1 3 26 Pendolino 2 2 27 Picchio verde 1 1 2 28 Gheppio 1 1 29 Strillozzo 1 1 27

id specie individui catturati (escluse ricatture) in migrazione o frequentatrici 2002 2003 2004 2005 2006 TOT 30 Beccafico 11 11 6 8 4 40 31 Canapino maggiore 6 11 17 32 Luì verde 2 1 2 1 6 33 Rondine 2 3 1 6 34 Sterpazzola 1 4 5 35 Balia nera 1 1 2 36 Gruccione 1 1 37 Cannareccione 1 1 TOTALE 235 355 211 222 337 1360 * Nel conteggio sono escluse le ricatture di individui già contattati all interno dello stesso anno. Nella tabella sono state separate le specie nidificanti, vero oggetto di studio, da quelle contattate durante gli spostamenti migratori e non nidificanti nell area ed anche da quelle che nidificano al di fuori dell area di studio ma la frequentano per alimentarsi (Rondine e Gruccione). 28

4.2 PRISCO-Invernale - Studio della comunità dei passeriformi svernanti attraverso la tecnica dell inanellamento Soggetti: LIPU; Gruppo Inanellamento della STAZINA Operatori: J.G. Cecere; E. De Santis; L. Demartini; G. Benassi; C. Catoni Anni di attività: 2002/03-2003/04-2004/05 Obiettivo: Analizzare le variazioni annuali della comunità svernante dei passeriformi attraverso composizione e confronto con quella nidificante. Descrizione: Il PRISCO-Invernale è un progetto nato da una sperimentazione eseguita nell Oasi tra il 2002 ed il 2003. In quel periodo, furono eseguite una serie di uscite di inanellamento con cadenza standardizzata, una uscita per decade dalla prima di gennaio all ultima di dicembre, con lo scopo di indagare la comunità ornitica presente nell Oasi in tutte e 6 le finestre temporali individuate in generale per i passeriformi (Macchio et al. 2002) : 1. 1 nov - 20 feb: finestra temporale che coincide prevalentemente con lo svernamento. 2. 21 feb - 10 apr: finestra temporale che campiona essenzialmente la migrazione primaverile precoce. 3. 11 apr 20 mag: periodo caratterizzato principalmente dal passaggio dei migratori trans-sahariani (migrazione primaverile tardiva) 4. 21 mag 31 lug: periodo che coincide con la fase di riproduzione per la maggior parte delle specie. 5. 1 ago 20 set: finestra che coincide principalmente con la migrazione autunnale precoce caratterizzata dal passaggio dei migratori trans-sahaiani. 6. 21 set 31 ott: fase caratterizzata sopratutto dal transito dei migratori a corto raggio e dall inizio dello svernamento. Finita la fase sperimentale, durata 12 mesi, si è deciso di concentrarsi unicamente sulle 2 finestre temporali più statiche (nidificazione e svernamento), per le quali una uscita per decade può essere definita rappresentativa al fine di descrivere il periodo indagato. Le 4 finestre che coincidono con gli spostamenti migratori sono caratterizzate da una maggiore dinamicità per natura stessa della migrazione, una uscita per decade è quindi, senza alcun dubbio, da considerarsi insufficiente. Per essere indagati, questi periodi necessitano di 29

uno sforzo di campionamento maggiore; durante il Progetto Piccole Isole dell INFS, ad esempio, che indaga la migrazione primaverile dei passeriformi trans-sahariani si inanella dal 15 aprile al 15 maggio con cadenza giornaliera, uno sforzo di campionamento ideale e ben maggiore della singola uscita per decade. Essendo già in atto nell Oasi il progetto PRISCO che indaga il periodo riproduttivo, si è deciso di iniziare il PRISCO-Invernale dedicato all analisi della comunità ornitica dei passeriformi svernanti. Scopi del progetto sono: 1. Descrivere la comunità ornitica dei passeriformi svernanti e confrontarla con quella dei nidificanti. In molti casi si assiste alla presenza per tutto l anno di una specie, definendo gli individui e la specie sedentaria; è possibile, però, che si tratti di popolazioni differenti: gli individui che nidificano lasciano l area d inverno mentre altri conspecifici appartenenti ad alte popolazioni la occupano per il solo svernamento, lasciando l area in primavera. Il metodo di marcatura e ricattura ci offre la possibilità di verificare tale ipotesi. 2. Rapportare i trend osservati alle caratteristiche ambientali (clima, vegetazione, eventi meteorologici) e biologiche (prede, predatori) delle aree campionate utilizzando strumenti di analisi territoriale tipo G.I.S.. 3. Suggerire e verificare interventi di gestione e conservazione delle specie e dei loro habitat Il PRISCO-Invernale fa uso della tecnica dell inanellamento e prevede 12 uscite l anno, una per decade dalla prima di novembre all ultima di febbraio. Ciascuna uscita deve distanziare dalla precedente almeno 6 giorni ed ha una durata di 6 ore a partire dalle prime luci dell alba. Unità di sforzo confrontabile con quella del PRISCO: stesso numero di uscite, stessa standardizzazione. Per ciascuna uscita, sono state utilizzate 10 reti di tipo mist-net (lunghezza: 12 metri; altezza: 2,4 m; maglia da 16 mm). Al fine di dare un idea del campione raggiunto sino ad ora, in tab 4.2 viene riportato l elenco delle specie catturate ed il relativo campione 30

Tab 4.2 Elenco delle specie contattate dal PRISCO-Invernale e relativi campioni per anno. id specie 2002/2003 2003/2004 2004/2005 TOT 1 Pettirosso 24 39 49 112 2 Verdone 34 1 47 82 3 Merlo 19 34 20 73 4 Codibugnolo 3 14 7 24 5 Passera scopaiola 4 12 7 23 6 Luì piccolo 11 6 6 23 7 Capinera 6 9 8 23 8 Frosone 3 3 17 23 9 Zigolo nero 3 7 7 17 10 Cinciarella 1 7 5 13 11 Cinciallegra 5 7 12 12 Fringuello 1 3 3 7 13 Occhiocotto 1 4 2 7 14 Scricciolo 2 5 7 15 Cardellino 0 3 2 5 16 Martin pescatore 2 3 5 17 Tordo bottaccio 2 3 5 18 Saltimpalo 3 1 4 19 Fiorrancino 3 1 4 20 Beccamoschino 3 3 21 Verzellino 2 2 22 Usignolo di fiume 2 2 23 Gufo comune 1 1 24 Beccaccia 1 1 25 Pendolino 1 1 TOTALE 111 162 206 479 31

4.3 MIGR.ANDATA Studio della migrazione autunnale (o di andata) dei passeriformi transahariani attraverso la tecnica dell inanellamento Soggetti: LIPU; Gruppo Inanellamento della STAZINA Operatori: J.G. Cecere; E. De Santis; L. Demartini; G. Benassi; E. Savo a questi, che sono i membri del gruppo d Inanellamento della STAZINA, sono da aggiungere e ringraziare i numerosi volontari che hanno partecipato alle campagne di catture. Anni di attività: 2005-2006 ( in proseguimento) Obiettivo: Analizzare l importanza dell area di studio per la migrazione autunnale dei passeriformi trans-sahariani. Descrizione: MIGR.ANDATA è un progetto nato e ideato dall Oasi LIPU Castel di Guido allo scopo di studiare la migrazione autunnale dei passeriformi trans-sahariani, analizzandone la variazione di composizione intra-periodo e tra gli anni, oltre a valutare l importanza che l area di studio svolge per i passeriformi migratori. Vengo svolte 3 sessioni d inanellamento senza sosta della durata di una pentade ciascuna e distanziate tra loro da una pentade. Le 3 sessioni sono così ripartite: I) 1-5 settembre II) 11-15 settembre III) 21-25 settembre Nel primo anno di attuazione (2005) è stata svolta solo la prima sessione in fase sperimentale, mentre dal 2006 entrambe le 3 sessioni. Per ciascuna uscita, sono state utilizzate 22 reti di tipo mist-net (lunghezza: 12 metri; altezza: 2,4 m; maglia da 16 mm). Al fine di dare una idea del campione raggiunto dal progetto, nella tab 4.3 è riportato l elenco delle specie contattate ed il numero di catture per ciascuna di essa. 32

Tab 4.3 Elenco delle specie contattate da MIGR.ANDATA e numero di catture per ognuna di essa effettuate in ciascun anno. id specie 2005 2006 TOT 1 pentade 3 pentadi 1 Beccafico 213 322 535 2 Rondine 243 82 325 3 Capinera 25 143 168 4 Pettirosso 7 144 151 5 Sterpazzolina 36 57 93 6 Usignolo 31 50 81 7 Zigolo nero 16 51 67 8 Gruccione 22 28 50 9 Canapino maggiore 21 17 38 10 Cardellino 30 5 35 11 Averla piccola 16 17 33 12 Usignolo di fiume 6 25 31 13 Cinciarella 4 21 25 14 Codibugnolo 6 13 19 15 Torcicollo 6 13 19 16 Luì verde 14 4 18 17 Cinciallegra 5 12 17 18 Luì grosso 2 11 13 19 Merlo 3 9 12 20 Occhiocotto 5 7 12 21 Cannaiola 2 9 11 22 Prispolone 4 6 10 23 Verdone 5 5 10 24 Beccamoschino 5 4 9 25 Pigliamosche 9 9 26 Codirosso 4 4 8 27 Rampichino 1 7 8 28 Passera d Italia 7 7 29 Scricciolo 1 6 7 30 Sterpazzola 3 4 7 31 Canapino 6 6 32 Fiorrancino 2 4 6 33

id specie 2005 2006 TOT 1 pentade 3 pentadi 33 Martin pescatore 5 1 6 34 Topino 5 1 6 35 Fringuello 4 4 36 Balia nera 3 3 37 Balestruccio 3 3 38 Cannareccione 1 1 2 39 Cannaiola verdognola 2 2 40 Stiaccino 1 1 2 41 Averla capirossa 1 1 42 Forapaglie macchiettato 1 1 43 Gheppio 1 1 44 Luì piccolo 1 1 45 Picchio verde 1 1 46 Storno 1 1 47 Usignolo maggiore 1 1 TOTALE 761 1114 1875 34

4.4 Comunità ornitica attraverso gradiente urbano Soggetti: LIPU; SROPU; PARUS Operatori: A. Sorace; J.G. Cecere; E. Savo; C. Catoni; L. Demartini Anni di attività: 2003-2005 Obiettivo I: Analizzare le differenze tra comunità ornitiche attraverso un gradiente di urbanizzazione che parte dal centro di Roma fino alle aree agricole esterne al G.R.A. Obiettivo II: Analizzare la comunità ornitica dell Oasi e confrontarne i risultati con quelli ottenuti per mezzo della tecnica dell inanellamento (PRISCO e PRISCO invernale). Descrizione: Il progetto ha lo scopo di analizzare come diversi gradi di urbanizzazione influenzano la composizione e la struttura delle comunità ornitiche. Questo tipo di informazioni può contribuire a individuare le scelte più opportune per uno sviluppo delle aree urbane favorevole alla conservazione e all arricchimento della biodiversità locale. I siti scelti per i rilevamenti includono: due aree edificate, di cui una centrale (quartiere Colle Oppio) e una più periferica (quartiere Monteverde); due parchi urbani, di cui uno centrale (Foro Romano, Palatino, Domus Aurea) e uno più periferico (Villa Pamphili); due zone verdi esterne alla città ovvero l area degli scavi di Ostia Antica e l Oasi LIPU Castel di Guido. I rilevamenti delle specie ornitiche, effettuati con il metodo delle stazioni d ascolto, sono stati condotti nel primo anno (2003) due volte al mese e nel secondo e terzo anno (2004-2005) una volta ogni bimestre. In tabella 4.2 vengono riportati come esempio i valori dei parametri delle comunità ornitiche ottenuti nel primo mese di rilevamento (gennaio 2003). I dati raccolti per investigare gli effetti dell urbanizzazione hanno anche consentito di intraprendere uno studio volto a stabilire quali sono i vantaggi e gli svantaggi del metodo dei censimenti mediante stazioni d ascolto, rispetto a quello delle catture degli uccelli con reti, per la caratterizzazione della composizione e struttura della comunità ornitica di un area di studio. In particolare è stata valutata la somiglianza della composizione specifica dell avifauna rilevata a Castel di Guido con i due metodi. Ciò è stato fatto, nelle 35

diverse stazioni fenologiche, utilizzando alcuni indici di similarità, ossia l indice di Renkonen (qualitativo) e l indice di Sörensen (quantitativo). Inoltre, sono stati confrontati i valori dei parametri della comunità (es:: Ricchezza, Diversità, Equiripartizione) ottenuti con i due metodi. Tab 4.4 Valori dei parametri presentati dalla comunità ornitica nelle diverse stazioni. S A H J % non Pas. n. dominanti Colosseo-Foro 23 357 2,7 0,86 17,4 7 Cavour 12 153 1,67 0,67 16,7 4 Villa Pamphili 23 411 2,55 0,81 26,1 6 Monteverde 18 235 2,72 0,94 16,7 7 Castel di Guido 23 510 2,17 0,69 17,4 4 Ostia Antica 25 663 1,96 0,61 12 7 S= Ricchezza di specie; A = Abbondanza di individui; H = Indice di diversità (Shannon e Weaver, 1964); J = Equiripartizione (Lloyd & Ghelardi 1964; Pielou 1966); % non Pas. = % non Passeriformi; n. dominanti = numero di specie dominanti (fi > 0,05). Parte dei risultati di questa ricerca sono pubblicati in: SORACE A., CATONI C., CECERE J.G., DEMARTINI L., SAVO E., 2003 Comunità ornitiche invernali lungo un gradiente di urbanizzazione - Avocetta N speciale Vol 27 36

4.5 Studio della biologia riproduttiva della Cinciallegra e Cinciarella attraverso l uso delle cassette nido Soggetti: LIPU Operatori: J.G. Cecere; E. De Santis; E. Maurizi; G. Pennesi; A. Sorace Anni di attività: 2002-2006 Obiettivo: Analizzare se vi siano delle differenze in termini di parametri riproduttivi per Cinciallegra e Cinciarella tra ambienti a conifera e caducifoglie di piccole dimensioni. Descrizione: è noto che entrambe le specie hanno un successo riproduttivo maggiore negli ambienti a caducifoglie rispetto agli ambienti a conifere (Perrins 1979, Massa 2002). Questo progetto intende verificare l ipotesi secondo la quale gli ambienti a caducifoglie di piccole dimensioni perdano quelle caratteristiche che li rendono più funzionali alla nidificazione di Cinciallegra e Cinciarella. Se ciò fosse vero, non si dovrebbero riscontrare differenze in termini di parametri riproduttivi tra i 2 ambienti. A questo scopo, sono stati installati 48 nidi artificiali, 27 in 3 piccoli patches a Roverella (2,603; 1,831; 1,343 ha) e 21 nidi in 4 piccoli patches a Pineta (1,458; 0,929; 0,723; 0,267 ha). Le cassette nido utilizzate sono in legno e con foro circolare d entrata di dimensioni: 18,5cm x 13cm x 13cm con foro d entrata di diametro 3cm. Sono state fissate senza alcuna esposizione preferenziale, ad una altezza media di 3 metri circa da terra ed ad una distanza di 45 metri circa l una d altra. I controlli sono stati effettuati con cadenza settimanale a partire dall ultima settimana di marzo fino alla quarta settimana di giugno per 4 anni (2002-03- 04-06). Sono state prese in considerazione le seguenti variabili: % di Occupazione: sono considerate occupate le cassette nido nella quale è stato deposto almeno un uovo; % di Nidi Predati: sono state considerate predate le cassette per le quali si è avuta la scomparsa totale o parziale di uova e/o pulli prima dell involo, oltre a quelle nelle quali è stato osservato direttamente il predatore. % di Covate tardive: n di covate tardive/totale prime covate Data di deposizione: per il calcolo della data di deposizione del primo 37

uovo abbiamo ammesso che venga deposto un uovo al giorno (Kluiver 1951, Lack 1955). Successo riproduttivo: n di giovani all involo/n di uova x 100 Successo di schiusa: n di pulli/n di uova x 100 Successo di involo: n di giovani all involo/n pulli schiusi x 100 Per ciascuna delle due specie sono state analizzate confrontate le differenze per le variabili su citate tra i due ambienti per ciascun anno e le differenze tra i 3 anni di studio in ciascuno dei due ambienti. Oltre che dalla Cinciallegra e dalla Cinciarella, le cassette nido sono state occupate anche dal Torcicollo e dalla Passera d Italia, oltre che dal Moscardino. 38