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LITUANIA NORMATIVA ANTI TRUST IN LITUANIA di Avv. Francesco Misuraca Disciplina anti-trust in Lituania La prima legge lituana sulla concorrenza e i controlli antitrust risale al 1992. Di seguito, il sistema legale lituano si è orientato a rispettare i parametri degli artt. 85, 86 e 92 del trattato Ec (poi divenuti 81, 82 e 87 nel trattato Ue). Le attuali fonti sulla materia sono una legge del 23 marzo 1999 n. VIII-1099 ed una legge del 18 giugno 2000 n. VIII - 1871. L organo incaricato dei controlli è un competition council, costituito da 1 Presidente e 4 membri. Ex art. 3 della legge del 1999, per cartello anti-competitivo s intende qualsiasi associazione, accordo, consorzio, istituzione od organizzazione in grado di alterare, ridurre od eliminare la libera concorrenza delle imprese presenti sul mercato lituano. Sono espressamente proibiti (art. 5) i cartelli che intendono restringere o impedire la concorrenza, in particolare gli accordi: - che fissano, direttamente o indirettamente, prezzi di determinati prodotti o qualsiasi altra condizione di vendita;

- che ripartiscono i mercati su base territoriale, secondo tipi di compratori o di fornitori o in qualunque altro modo; - che fissano volumi di vendita o di produzione di determinati prodotti o che restringono lo sviluppo o l investimento tecnico; - che praticano condizioni discriminatorie a transazioni equivalenti; - che subordinano la conclusione dei contratti all accettazione di specifiche obbligazioni della controparte, estranee all oggetto del contratto; - tra i competitori per prendere parte o non prendere parte a vendite pubbliche, offerte o altri acquisti simili. In base ad una risoluzione del 13 gennaio 2000 n. 13, il competition council ha stabilito che non ricadono nei divieti dell art. 5 gli accordi anti-concorrenziali che diano luogo ad un giro d affari non superiore a: - l equivalente in euro di Ltl 10 milioni - nel caso degli accordi verticali; - l equivalente in euro di Ltl 5 milioni - nel caso degli accordi orizzontali o misti. Sono espressamente esentati dal divieto anche gli accordi fra le imprese il cui giro d affari aggregato annuale sia persino superiore ai precedenti valori, purché nello stesso settore la presenza delle imprese non ecceda il 10% del mercato nel caso di accordi verticali e il 5% nel caso degli accordi orizzontali o misti. La presente regola del de minimis, tuttavia, non si riferisce in alcun caso ad accordi orizzontali, che abbiano per obiettivo la fissazione dei prezzi, la limitazione della produzione o della vendita o della compartecipazione in mercati o in punti di rifornimento; né si riferisce ad accordi verticali che abbiano per obiettivo la fissazione dei prezzi di rivendita.

Esenzioni specifiche Tutti gli accordi espressamente vietati devono essere considerati nulli, salvo il caso che, a norma dell art. 6 della legge, non sia possibile che questi soddisfino a 4 condizioni: - l accordo miri a migliorare la distribuzione; - i consumatori possono riceverne benefici addizionali; - le restrizioni alla concorrenza colpiscano soggetti di un diverso settore di mercato; - l accordo riproduca una preesistente e lecita condizione di oligopolio. Alcune esenzioni sono previste anche secondo la formula dell «esenzione in blocco», la quale elimina ogni divieto per categorie di atti (art. 7 della legge). Questa formula si riferisce ad accordi di licenza di marchio, ad accordi espressamente riconosciuti come innocui dal diritto comunitario o dalla legge lituana e ad accordi espressamente dispensati dal competition council dopo procedura su ricorso. Gli accordi esentanti in blocco devono in ogni caso essere comunicati entro 1 mese dalla stipula all autorità competente, pena l applicazione di multe.

Abuso di posizione dominante Secondo l art. 3 della legge è dominante la posizione di mercato del soggetto individuale che detenga il 40% dello stesso o quella del gruppo di imprese che detenga il 70%. Secondo l art. 9 è illegale l abuso di posizione dominante, non la sua esistenza. L abuso si manifesta attraverso operazioni come: - la fissazione esclusiva dei prezzi, in modo diretto o indiretto; - la restrizione degli sviluppi tecnici e distributivi; - l applicazione di condizioni discriminatorie a transazioni equivalenti; - il condizionamento della conclusione del contratto all assunzione di obbligazioni estranee all oggetto contrattuale. In ogni caso la percentuale di riserva sul mercato dà luogo a presunzione di abuso, che pone a rischio ogni atto di impresa dell entità coinvolta. Concorrenza sleale Alle imprese è vietato tenere condotte contrarie alle giuste pratiche d affari e ai buoni costumi, nel caso in cui tali azioni possono nuocere alla capacità di competere di altre imprese. La materia è regolata dalla legge del 23 marzo 1999 n. VIII-1099. Tra i c.d. atti di concorrenza sleale il diritto lituano annovera:

- l uso non autorizzato di marchi o altri segni distintivi, in modo tale da creare confusione nel pubblico o da ridurre o eliminare la reputazione commerciale di altro imprenditore o la capacità distintiva dei marchi di beni e servizi; - la diffusione di informazioni commerciali in modo sviante su reali caratteristiche di quantità, qualità, componenti, proprietà d uso, sede e mezzi di manifattura, prezzo delle merci, rischi associati al consumo o ad altri usi possibili; - l uso, il trasferimento o la divulgazione del segreto commerciale, senza il relativo consenso o ottenendo tali informazioni da soggetti non legittimati alla divulgazione, al solo fine di competere o trarre un illecito beneficio da tali informazioni o causando danni ad altre imprese; - l induzione di dipendenti di un impresa a risolvere il loro rapporto di lavoro o a non eseguirne le obbligazioni contrattuali, al solo fine di danneggiare l impresa concorrente e di trarne un illecito beneficio; - l imitazione di prodotti o dell imballaggio di prodotti, che riproduce la forma, il colore o altra caratteristica distintiva del prodotto, al fine di fuorviare il pubblico dei consumatori e di ottenere un illecito profitto attraverso l uso della reputazione di altra impresa; - la diffusione di notizie false o tendenziose sulla propria o altrui impresa, sul management, le capacità dei propri dipendenti, la situazione legale, finanziaria e simili, in modo tale da danneggiare altre imprese; - lo svolgimento di attività pubblicitarie da considerare fuorvianti alla luce della vigente legislazione sugli avvisi pubblicitari.