Energia eolica e sviluppo locale



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Energia eolica e sviluppo locale Territori, green economy e processi partecipativi

Energia eolica e sviluppo locale Territori, green economy e processi partecipativi ART srl Analisi e Ricerche Territoriali Roma & Modena Realizzato per conto di Ricerca Sistema Energetico - RSE SpA Analisi & Ricerche Territoriali srl

Progetto grafico e impaginazione: Fralerighe, Tivoli Copyright 2011 Ricerca sul Sistema Energetico - RSE S.p.A. Finito di stampare nel mese di giugno 2011 La riproduzione e/o diffusione parziale o totale dei contenuti del presente volume è consentita esclusivamente con la citazione completa Ricerca sul Sistema Energetico - RSE S.p.A., Energia eolica e sviluppo locale.

Sommario INTRODUZIONE 5 1. LO SCENARIO GENERALE 11 2. LA PRODUZIONE DI ENERGIA EOLICA IN ITALIA 15 3. LA PRODUZIONE DI SISTEMI EOLICI IN ITALIA 25 4. IL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE 31 4.1 La prima fase (1988-1997) 32 4.2 La seconda fase (1998-2002) 32 4.3 La terza fase (2003-presente) 34 5. IL RUOLO DEL SISTEMA FINANZIARIO 49 6. GLI ELEMENTI DI CRITICITÀ 55 6.1 Le difficoltà tecniche 55 6.2 Procedure amministrative 58 6.3 La carenza di una informazione corretta 66 7. IMPATTO AMBIENTALE E PAESAGGISTICO 73 7.1 Impatto visivo 84 7.2 Impatto su flora, fauna e avifauna 88 7.3 Impatto acustico ed elettromagnetico 89 7.4 Criteri per una corretta progettazione delle centrali eoliche 90 8. RICADUTE TERRITORIALI E BUONE PRATICHE 95 8.1 Piccole e grandi royalties 95 8.2. Alcune esperienze del rapporto tra grande eolico e territorio 103 9. APRIRE UNA SECONDA FASE: RINNOVABILI E SVILUPPO LOCALE 125 9.1 Rinnovabili e sviluppo locale 127 9.2 Rinnovabili e agricoltura 141 9.3 Rinnovabili e aggregazioni territoriali 146 9.4 Rinnovabili, multiutilities e smart grid 151 TESTIMONI PRIVILEGIATI 157 BIBLIOGRAFIA 159

Introduzione Se c è un immagine che, meglio di altre, connota la grande transizione dell economia e della società dei paesi avanzati questa è certamente la pala di un generatore a vento. Simbolo e paradigma della green economy, dell affermarsi di una via alta dello sviluppo che sappia incorporare e valorizzare una crescita sostenibile e compatibile con le risorse finite del pianeta, la turbina eolica prefigura una ridefinizione dei rapporti che collegano l uomo con l ambiente, il paesaggio, le fonti di energia, la società, l economia, il consumo, la cultura. Se il grande impianto di produzione energetica a combustibili fossili con le sue ciminiere fumanti, localizzato in prossimità dell area urbana ed industriale, costituisce una delle icone del 900, negli ultimi anni si sono affermati - grazie allo sviluppo tecnologico, alla crescente consapevolezza dei problemi connessi con i cambiamenti climatici in atto, al diffondersi di processi e di dinamiche di cittadinanza attiva etc. - modelli di produzione energetica sostenibili e connessi all utilizzo di fonti rinnovabili. Un aspetto rilevante per un paese come l Italia caratterizzato da forti squilibri socioeconomici territoriali, proprio perché modulabili, gli impianti ad energie rinnovabili - ed in particolare quelli che utilizzano la risorsa anemologica - possono essere localizzati ovunque, anche in siti montani lungo il crinale appenninico, ovvero in quelle aree interne del sistemapaese che sono rimaste ai margini del processo di civilizzazione industriale e che hanno subìto, più che vissuto, i processi di modernizzazione. Pertanto, ragionare sul tema dell impatto sociale, dell accettabilità culturale rispetto alla realizzazione di questi impianti di produzione energetica, significa misurarsi con l insieme delle problematiche e delle opportunità connesse ai temi dello sviluppo locale in aree difficili, in contesti socio-economici in deficit di sviluppo. Noi abbiamo delle zone interne che sono abbandonate o in via di abbandono: allora l eolico e le altre energie rinnovabili potrebbero essere un opportunità di ripresa. Energie rinnovabili, agricoltura di qualità, turismo rurale, un po di manifatturiero leggero e servizi, potrebbero benissimo essere queste le basi economiche di una ripresa di queste aree più interne dell Appennino (Paolo Berdini, Università di Roma Tor Vergata). * * * Non che la soft economy non sia già presente in questi luoghi, tutt altro. Le produzioni agroalimentari identitarie, il turismo outdoor, il neo-borghigianesimo connesso al recupero 5

Energia eolica e sviluppo locale di cascinali, casali, borghi e centri storici, la risalita a salmone delle piccole imprese, la parchizzazione del territorio, sono alcuni (e forse i principali) indicatori del processo di terziarizzazione e di globalizzazione anche di queste economie territoriali marginali. È casomai il mix tra queste nuove e diverse funzioni territoriali, i collegamenti che si vengono (o che si potrebbero) stabilire tra produzioni tipiche, servizi identitari, qualità del sistema territoriale, e flussi della modernità a determinare il diverso grado di accettabilità socio-culturale di impianti eolici sul territorio. * * * L eolico e, più in generale, le energie rinnovabili si stanno sviluppando in Italia, diffondendosi sui territori locali a ritmi inimmaginabili solo 10 anni fa, nonostante fattori che incidono negativamente come: le difficoltà tecniche dovute alla complessità orografica del territorio italiano ed in particolare alla scarsa accessibilità delle aree interne dell Appennino centro-meridionale dotate di un buon regime anemologico; l inadeguato potenziamento e sviluppo della rete elettrica; le difficoltà sia da parte del governo centrale che delle singole regioni in presenza del processo di liberalizzazione del mercato energetico e del trasferimento dei poteri di programmazione energetica e di approvazione dei progetti alle regioni - ad arrivare a definire regole certe e omogenee, con una conseguente complessità e farraginosità degli iter autorizzativi; la carenza di una informazione corretta rispetto all energia eolica e, più in generale, alle fonti rinnovabili, sia da parte delle pubbliche amministrazioni che dei mezzi di comunicazione. Attualmente, sono circa 6 mila gli aerogeneratori installati in Italia, mentre i Comuni, che hanno centrali eoliche nel loro territorio a inizio del 2011 sono 374 (erano 118 nel 2006), per una potenza installata pari a 5.758 MW (610 MW in più rispetto al 2009). Gli impianti eolici, che per anni si sono concentrati soprattutto nell Appennino meridionale, tra Puglia, Campania e Basilicata, e in Sicilia e Sardegna, si stanno diffondendo anche in aree del Centro-Nord. Nel 2010, gli impianti eolici hanno permesso di produrre 8.374 GWh di energia pulita, pari ai fabbisogni elettrici di oltre 3,5 milioni famiglie (Legambiente, 2011:5-6). Impianti di grande taglia sono presenti in 260 dei 374 Comuni dell eolico, mentre sono 123 i Comuni che possiedono nel proprio territorio impianti minieolici, installazioni con potenza inferiore ai 200 kw, per una potenza complessiva di 4,2 MW. I 5.758 MW eolici installati sono divisi tra 220 Piccoli Comuni con 3.940 MW di potenza installata e 145 con più di 5.000 abitanti e una potenza di circa 1.817 MW. In una logica di sviluppo locale, sempre maggiore attenzione dovrà essere dedicata dagli amministratori locali all integrazione tra più fonti sul territorio, come già succede in molti Comuni per ottimizzare le caratteristiche del territorio e dare spazio adeguato, oltre all eolico e al fotovoltaico, anche alle biomasse e in generale alle agro-energie. Secondo Legambiente (2011), oggi sono 7.661 i Comuni in Italia dove è installato almeno un impianto di fonte energetica rinnovabile. Erano 6.993 nel 2010, 5.580 nel 2009, 3.190 nel 2008. In pratica le fonti pulite che fino a 10 anni fa interessavano con il grande idroelettrico e la geotermia le aree più interne, e comunque una porzione limitata del territorio italiano, oggi sono presenti nell 94% dei Comuni. Sono 7.273 i Comuni del solare, 374 quelli dell eolico, 946 quelli del mini idroelettrico, 290 i comuni della geotermia e 1.033 quelli che utilizzano biomasse e biogas. In particolare, escludendo i grandi impianti idroelettrici, sono 964 (circa il 12%) i Comuni 100% rinnovabili, cioè che grazie ad una sola fonte rinnovabile (mini-idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomasse o geotermi- 6

Introduzione ca) producono più energia elettrica di quanta ne consumano, mentre sono 274 i Comuni che grazie a impianti di teleriscaldamento collegati a impianti biomassa o da geotermia superano il proprio fabbisogno, e 27 quelli che superano sia il fabbisogno elettrico che termico. * * * L interesse sviluppatosi attorno agli investimenti nei grandi impianti eolici industriali pone il problema di quali siano le ricadute sulle comunità locali che vivono nei territori dove si collocano gli impianti. Sentendo propria la risorsa vento, come un bene comune del territorio, appare più che legittima l attesa delle popolazioni locali che iniziative a carattere economico apportino vantaggi tangibili là dove la risorsa viene sfruttata. Se l ostilità delle popolazioni locali alla localizzazione di parchi eolici nel loro territorio sta cominciando a condizionare lo sviluppo di questi impianti energetici da fonte rinnovabile, spesso questa ostilità non è motivata soltanto sulla base di percezioni e valutazioni negative in termini di un temuto impatto paesaggistico e/o ambientale, ma anche (e soprattutto) sulla convinzione che il valore aggiunto della produzione degli impianti realizzati con i benefici dell incentivazione pubblica esce quasi totalmente dal circuito locale di produzione e di distribuzione della ricchezza. Assai diffusa, infatti, è la percezione che ci siano tanti interessi che passano sopra le teste degli amministratori locali e dei cittadini e che alla fine chi fa gli affari sono solo i gestori dei parchi eolici e le banche che li finanziano. Da un punto di vista dell analisi territoriale, sulla base delle conoscenze in essere si possono riconoscere tre diversi atteggiamenti in relazione al tema della valutazione delle ricadute degli impianti eolici sulle comunità locali: di resistenza difensiva al cambiamento, che si esprime in quelle aree dell osso appenninico meridionale che subiscono, più che vivere in maniera attiva e da protagoniste, i processi di modernizzazione dell economia e della società: luoghi oggi interessati da processi di invecchiamento, spopolamento, perdita di identità, ed al contempo dalla presenza di nuova residenzialità immigrata di origine straniera che pone sotto minaccia la tenuta della comunità locale. Sono i luoghi dove è prevalente il rancore verso chi e verso ciò che determina discontinuità e innovazione; di apertura, come risultato del processo di interconnessione di queste aree con i centri capoluogo e/o di fondovalle, le aree distrettuali, le nuovi cattedrali del consumo costituite da centri commerciali, outlet, centri residenziali, cinema multisala, stazioni di servizio, etc. Qui, meglio che altrove, si evidenzia una capacità di comprendere le potenzialità economiche, culturali, socio-professionali ed imprenditoriali che possono scaturire a livello locale dalla realizzazioni di impianti eolici. Di fatto, vi è una maggiore consapevolezza della questione energetica; di sospensione, sono le aree che necessitano, a differenza delle prime due, di un intenso e specifico progetto di accompagnamento delle comunità locali. Sono quei luoghi che meglio di altri, hanno avuto la capacità di mettere a valore la propria distintività in termini di turismo ambientale, di ricerca di eccellenze gastronomiche ed agroalimentari, di specificità territoriali e che di conseguenza possono mettere meglio a valore anche una distintività legata ai temi delle energie rinnovabili, della qualità ambientale e del green marketing nella promozione del territorio e dei suoi prodotti/servizi, come leva per sfruttare nuove opportunità di crescita e per rinforzare la posizione competitiva del tessuto imprenditoriale territoriale. * * * 7

Energia eolica e sviluppo locale Il settore eolico si è andato costruendo nel tempo, anche con accelerazioni e contraddizioni locali, per cui ci sono molti impianti realizzati senza alcun confronto con il territorio, ce ne sono altri in cui invece gli imprenditori hanno avuto in effetti qualche attenzione, ma il tutto è avvenuto in modo assolutamente casuale, non essendoci stata mai una regola o premialità rispetto al ruolo di interlocuzione con il territorio. In questi anni, le principali ricadute in termini di benefici per i territori locali sono state le seguenti: il ricorso, non sempre garantito, a imprese e a manodopera locale per la realizzazione delle parti più convenzionali dell impianto (tipicamente le opere civili: movimento terra, scavi e sbancamenti, realizzazione di strade, fondazioni e piazzole, etc.), per la manutenzione ordinaria e la sorveglianza; qualche realizzazione infrastrutturale, generalmente legata al miglioramento della viabilità; i fitti dei terreni interessati dalle installazioni (anche se sovente il soggetto realizzatore acquista, perché altrimenti non riesce a concludere le operazioni di project leasing o di project financing); qualche forma di partecipazione marginale da parte degli enti locali ai ricavi prodotti (con variazioni dall 1,5% al 5%). Più analiticamente, dal punto di vista dell impatto economico, un impianto eolico è in grado di offrire alle casse dei Comuni, spesso piccoli e con bilanci esigui, un gettito annuo di alcune centinaia di migliaia di euro (utile sulla produzione, corrispettivo di potenza, canoni di affitto terreni). Oggi, i comuni dell eolico in Italia sono 374 e nei casi più virtuosi questo introito viene generalmente utilizzato per interventi di compensazione ambientale, di miglioramento della qualità dei servizi, per realizzare infrastrutture ambientali. * * * Negli ultimi 15 anni sono state condotte esperienze importanti da parte di alcune realtà territoriali che hanno compreso la necessità di un protagonismo locale per rendere l eolico una opportunità di sviluppo e valorizzazione del territorio. Le situazioni di maggiore successo - dove cioè si registra un alto grado di accettabilità e protagonismo sociale da parte della popolazione e del territorio locale verso l eolico e le altre rinnovabili - sono quelli in cui gli enti locali (Comuni, Comunità Montane e Province) hanno svolto un ruolo come co-proponente o comunque un ruolo molto attivo. Pertanto, la possibilità che lo sviluppo dell eolico avvenga in maniera equilibrata e condivisa sembra passare attraverso un forte e convinto coinvolgimento da parte della pubblica amministrazione e, soprattutto, dei Comuni, cioè del livello istituzionale più vicino ai problemi, alle attese e alle domande dei cittadini. In tal senso, lungi dal viziare la concorrenza nel settore energetico, si evidenzia come l ente locale può avere un ruolo fondamentale di regolamentazione, di funzione esemplare verso la cittadinanza e gli attori che insistono sul territorio, di guida e stimolo della filiera locale delle rinnovabili. Per questo l ANCI ha sottolineato più volte al Governo la necessità di introdurre tra le deroghe già previste all applicazione di sanzioni in caso di mancato rispetto del Patto di Stabilità anche quella inerente i diversi proventi e incentivi percepibili dagli enti locali tramite l utilizzo di fonti rinnovabili ed efficientamento energetico. Oggi, inoltre, non viene operata alcuna distinzione tra spese correnti e investimenti sostenuti dai Comuni: ai fini del patto di stabilità valgono allo stesso modo. Così, si penalizzano i Comuni che investono, soffocando le potenzialità e le capacità degli enti locali. 8

Introduzione Purtroppo, in altri casi, i Comuni, sopraffatti da tagli e da vincoli, sono stati tentati di utilizzare l eolico e le altre fonti rinnovabili per fare cassa per pagare le spese correnti, con molta attenzione agli incentivi e alle cosiddette royalties/ristori una tantum e poca al risparmio in termini di consumo proprio e della collettività, spesso in balia di soggetti non qualificati, correndo il rischio di svendere il territorio. Stretti tra svuotamento delle casse comunali e mancanza di personale in grado di analizzare con la dovuta competenza le proposte, troppo spesso i sindaci, inseguendo il bisogno di nuovi introiti, non si trovano nelle condizioni e con i giusti rapporti di forza per governare il fenomeno e chiedere sostanziali modifiche e diversificazioni. Certamente, l eolico e le altre fonti di energia rinnovabili possono avere un impatto positivo importante a livello economico per l ente locale comunale, ma questo può essere la risultante dell integrazione di una molteplicità di fattori: il risparmio, i costi sociali e ambientali, le entrate da investimenti diretti nella produzione energetica rinnovabile e da servizi aggiuntivi, etc., e non il primo o l unico obiettivo dell ente locale. A livello di metodo, il Comune dovrebbe innanzitutto conoscere le potenzialità e le opportunità energetiche del proprio territorio, per poter utilizzare tutte le leve tutelandolo, migliorando la qualità dei servizi e della vita dei propri cittadini. Ora, le Linee guida per l autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili 1 hanno regolamentato la materia, prevedendo la possibilità di misure compensative adeguate, sebbene non monetarie, dirette ad attivare investimenti coerenti con gli interventi sostenuti sul territorio stesso. * * * Queste misure mirano a stimolare la pratica virtuosa nel considerare in modo integrato la comunità e il territorio, con i suoi bisogni, i suoi consumi complessivi e le sue potenzialità complessive in termini energetici, focalizzando sulla concomitanza di produzione ed incremento dell efficienza energetica, stressando la componente di risparmio, e valorizzando al massimo la distribuzione e l autonomia energetica, a partire dal patrimonio immobiliare pubblico. Molto deve e potrà essere fatto in questa direzione da parte degli enti locali nel prossimo futuro. Altre questioni aperte sono ancora: la possibilità di andare oltre al modello dei grandi impianti industriali, attraverso una diffusione anche di micro e mini impianti, più facilmente integrabili nel paesaggio, nelle aree agricole estensive e anche negli insediamenti artigianali/industriali, arrivando così a sviluppare un modello energetico innovativo, che in parte utilizza/consuma direttamente sul posto l energia prodotta e in parte la interscambia in rete (riducendo la necessità di grandi reti di distribuzione); la possibilità di collegare in modo sinergico lo sviluppo dell eolico e delle altre fonti rinnovabili con le dinamiche di sviluppo locale dei territori, nell ipotesi che l accettabilità sociale di questi impianti dipenda dalla capacità che hanno di integrarsi con le specificità, le vocazioni e i settori produttivi territoriali. Ragionare in modo integrato può consentire di andare nella direzione dello sviluppo locale, ovvero di considerare il territorio come un patrimonio energetico di aria, acqua, suolo, culture produttive, agricolture, cioè di tutti gli aspetti che connotano un modello integrato di sviluppo locale, inserendo all interno un driver energetico. Risulta, dunque, evidente che poiché gli impianti eolici si possono realizzare 1 Approvate con Decreto 10 settembre 2010 del Ministero dello Sviluppo Economico. 9

Energia eolica e sviluppo locale laddove il vento soffia davvero, che non è ovunque, il futuro di questa fonte energetica sta nel concorrere insieme alle altre fonti rinnovabili in un processo di riconversione energetica e non nel rappresentare, da sola, l alternativa al petrolio; la possibilità che nascano modalità di coordinamento tra gli enti locali di ambiti ottimali (ad esempio, sul modello dei Consorzi dei Bacini Imbriferi Montani) come modalità per programmare e fare massa critica; la possibilità che nascano nuove multiutilities locali (a capitale misto pubblico-privato, anche con un azionariato diffuso tra i cittadini), attori della governance in grado di contribuire alla modernizzazione della rete elettrica nazionale attraverso la costruzione e gestione di smart grids (reti/apparati intelligenti capaci di bilanciare e ridistribuire i flussi di produzione delle diverse fonti) e di servizi di accumulo dell energia elettrica prodotta e non immettibile in rete, cioè di infrastrutture e modalità di gestione attive, intelligenti e customer centric, sviluppate tenendo conto dell energy modeling di ciascun territorio (cioè aderenti alle peculiarità del mix energetico territoriale e in grado di ottimizzare il rapporto tra la capacità produttiva e la capacità di consumo), e adeguate al nuovo scenario caratterizzato da un ampia diffusione degli impianti a fonti rinnovabili tipicamente caratterizzati da discontinuità produttiva (poco programmabile, ancorché prevedibile in una certa misura), piccole taglie, carichi modesti e localizzazioni decentrate. * * * La ricerca è stata coordinata per conto di RSE SpA dalla Dottoressa Cristina Cavicchioli di RSE SpA ed è stata realizzata da ART Srl nel periodo compreso tra ottobre 2010 e febbraio 2011. In questo lasso temporale sono state realizzate: 25 interviste semistrutturate a testimoni privilegiati; 1 focus group territoriale con testimoni privilegiati; 1 focus group nazionale con testimoni privilegiati; Il rapporto è stato scritto da Alessandro Scassellati, che insieme a GianMario Folini, ha anche realizzato le interviste e condotto i focus group. La ricerca è stata coordinata per conto di RSE SpA dalla Dottoressa Cristina Cavicchioli di RSE SpA e finanziata dal Fondo di Ricerca per il Sistema Elettrico nell ambito dell Accordo di Programma tra ERSE (ora RSE SpA) ed il Ministero dello Sviluppo Economico - D.G.E.R.M. stipulato in data 29 luglio 2009 in ottemperanza del DM, 19 marzo 2009. 10

1. Lo scenario generale Lo sviluppo delle energie rinnovabili è una delle sfide più importanti che abbiamo di fronte. La qualità dell aria, la salute delle persone e i segnali di cambiamenti climatici in atto sono, infatti, strettamente legati al modello di produzione energetica e di sviluppo economico attualmente incentrato sull utilizzo dei combustibili fossili. Pertanto, per affrontare i cambiamenti climatici occorre perseguire una strategia capace di porsi un insieme di obiettivi nel breve e nel medio termine: un aumento dell efficienza energetica in tutti i settori della domanda, nonché nella generazione, nella distribuzione e nella trasmissione di energia elettrica; un progressivo passaggio a combustibili a più basso contenuto di carbonio; una forte crescita dell utilizzo delle fonti rinnovabili. A questo proposito, un passo fondamentale è stato compiuto dalla Commissione Europea che, con la direttiva n. 28 sulla promozione dell uso dell energia da fonti rinnovabili, ha indicato ai paesi membri un obiettivo al 2020 per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo energetico finale lordo; tale obiettivo per l Italia è fissato al 17%. Coerentemente a quanto previsto dell art. 4 della Direttiva, il 31 luglio 2010 lo Stato Italiano ha presentato alla Commissione europea il Piano Azione Nazionale per lo sviluppo delle fonti rinnovabili (PAN 1 ), in cui si definiscono gli obiettivi e le misure per contenere i consumi finali e sviluppare fonti rinnovabili, nonché le traiettorie per assicurare il raggiungimento degli impegni al 2020. Storicamente in Italia l asse portante dello sviluppo delle fonti rinnovabili è il settore della produzione elettrica e, infatti, il PAN prevede al 2020 uno sviluppo della produzione elettrica da fonti rinnovabili sino a 8,5 Mtep (98,9 TWh), con un significativo sviluppo delle seguenti fonti: eolico - con l obiettivo di quasi decuplicare la produzione rispetto al 2005; solare - con l obiettivo di arrivare a 366 volte la produzione del 2005; biomasse - con l obiettivo di quasi quintuplicare la produzione rispetto al 2005. Guardando anche oltre il PAN, la sfida dei prossimi due decenni è quella di strutturare l attuale sistema energetico, facendo sì che l eolico, insieme alle altre fonti rinnovabili, possa contribuire alla copertura dei crescenti consumi del nostro paese. Ciò dovrebbe portare entro 1 http://ec.europa.eu/energy/renewables/transparency_platform/action_plan_en.htm 11

Energia eolica e sviluppo locale la metà del secolo ad una riconversione economica e tecnologica fondata sull utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L elettricità producibile dagli impianti eolici e solari installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è ad esempio, aumentata del 120% rispetto all anno prima (Silvestrini, 2011). D altra parte, oggi l Italia è importatrice di energia elettrica per oltre il 13% del proprio fabbisogno e per oltre l 80% delle materie prime (gas, metano, carbone, ) per la produzione di energia elettrica (nel 2010 il costo pagato dall Italia per importare energia ha raggiunto il primato di 51,7 miliardi di euro e per l Unione Petrolifera il 2011 sarà peggio: 60,4 miliardi), pertanto l apporto crescente in termini di produzione dell eolico e delle altre fonti rinnovabili può aiutare la diminuzione di questo deficit che, a livello mondiale, è tra i più elevati. Un ricorso deciso alle fonti rinnovabili può consentire di: ridurre le emissioni inquinanti; aumentare la scurezza energetica; ridurre la dipendenza dall estero; avere una minore fluttuazione dei prezzi; ridurre il rischio geopolitico; migliorare la bilancia commerciale del nostro Paese; sviluppare occupazione e innovazione tecnologica. Le fonti rinnovabili di energia sono quelle fonti che, a differenza dei combustibili fossili e nucleari destinati ad esaurirsi in un tempo definito, possono essere considerate inesauribili. La direttiva 2009/28/CE definisce quale è il beneficio generale degli impianti da fonti rinnovabili. Su una scala di medio termine il fatto di produrre il 40% in punte da fotovoltaico ed eolico, a parità di consumi, fa sì che non lo si produce con carbone, gas o metano. Questo è un elemento di fondo che va preso i considerazione. Al di là di due altri elementi di fondo: il contributo ai cambianti climatici e quello alla sicurezza degli approvvigionamenti, perché quando ho l 85% del mio sistema elettrico che va a metano o carbone e poi c è uno shock petrolifero in qualche parte del mondo, se sono la Norvegia che fa il 75% con l idroelettrico, me ne sbatto, per usare una espressione un po volgare, quando invece sono legato ad un approvvigionamento estero diventa complicato perché soffro di una fluttuazione delle commodity energetiche che va ad impattare su tutta la produzione. Oggi, la Spagna, che ha spinto molto più di noi in questi ultimi 3-4 anni su queste tecnologie, in alcuni momenti della giornata ha il 45-50% di produzione da fonti rinnovabili che chiaramente non è il monte complessivo delle produzioni -, ma in quel momento è alimentata da una fetta straordinaria di energia da vento, soprattutto, e in parte da fotovoltaico (Mario Gamberale, Kyoto Club). In pochi anni, il settore delle energie rinnovabili ha avuto un esplosione. Nel 2011 sono 7.661 i Comuni con almeno un impianto installato pari all 94% dei Comuni -, arrivando a coprire il 22,1% del consumo lordo di energia elettrica (importazioni e pompaggi inclusi), nel 2008 erano solo 3.190 (Legambiente, 2011). Nel triennio 2008-2010, il settore delle rinnovabili ha registrato un trend altamente positivo: per l eolico sono stati installati circa 3.100 MW, per il fotovoltaico circa 2.200 MW e per le biomasse circa 900 MW; considerato poi 12

1. Lo scenario generale il geotermico, l idroelettrico e altre fonti minori di energia rinnovabile, si è assistito a una crescita anticiclica che ha comportato l installazione di circa 6.600 MW e investimenti per oltre 15 miliardi euro, totalmente finanziati dal settore privato. Come già ricordato, il PAN richiede che nei prossimi anni lo sviluppo dell eolico e delle altre fonti rinnovabili in Italia sia finalizzato al raggiungimento di obiettivi vincolanti e sanzionati in sede europea, quantificati nel 17% di penetrazione sul consumo finale lordo di energia e una riduzione del 13,5% delle emissioni rispetto al 2005. Questi obiettivi impongono alle amministrazioni Stato centrale e Regioni di definire delle strategie puntuali di diffusione e sviluppo delle rinnovabili, altrimenti si dovranno pagare delle pesanti sanzioni. A tal fine, la legge n. 13 del 27 febbraio 2009, all art. 8-bis, dispone che gli obiettivi nazionali siano ripartiti a livello regionale. I decreti relativi dovranno tener conto dei seguenti aspetti: della definizione dei potenziali regionali tenendo conto dell attuale livello di produzione delle fonti rinnovabili; dell introduzione di obiettivi intermedi al 2012, 2014, 2016 e 2018 calcolati coerentemente con gli obiettivi intermedi nazionali concordati a livello comunitario; della determinazione delle modalità di esercizio del potere sostitutivo del Governo ai sensi dell articolo 120 della Costituzione nei casi di inadempienza delle Regioni per il raggiungimento degli obiettivi individuati. Da quanto sopra esposto, si evince come il processo che porterà all individuazione degli obiettivi da assegnare alle singole Regioni (detto Burden Sharing) dovrà tener conto di diverse esigenze, tra le quali alcune di carattere non strettamente tecnico. Il 17% si applica al consumo interno lordo generale e può essere raggiunto con la somma di rinnovabili elettriche e termiche e/o con interventi di risparmio energetico. 2 Per raggiungere l obiettivo del 17% sarà necessario raggiungere quasi il 30% di penetrazione delle rinnovabili elettriche sui consumi elettrici, in sostanza occorrerà raddoppiare la parte elettrica della produzione di energia da fonte rinnovabile. Si tratta di un obiettivo raggiungibile, ma molto ambizioso, 3 anche perché le fonti idroelettrica, geotermica e marina (maree e moto ondoso) potranno contribuire in minima parte all incremento della produzione da fonti rinnovabili: per esse il PAN prevede al 2012 una produzione totale sostanzialmente equivalente a quella rilevata nel 2005 (circa 49 TWh). Pertanto, le uniche tre fonti rinnovabili che possono registrare un incremento sostanziale della produzione di elettricità sono: biomasse o biocombustibili in genere, solare ed eolico. Incrementi di produzione elettrica si potranno certamente ottenere con l utilizzo delle biomasse, ad esempio, attraverso un migliore utilizzo della produzione forestale e degli scarti delle produzioni agricole, ma incrementi significativi si potranno avere solo attraverso 2 Oggi, la quota delle rinnovabili sul mix elettrico è pari circa al 22% e secondo il Piano Nazionale dovrà arrivare al 28,97% per poter raggiungere l obiettivo del 17% di penetrazione delle rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. L eolico può contribuire per una percentuale del 25%. Al recente Decreto Legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE viene riconosciuto il merito di incentivare fonti rinnovabili fino ad oggi meno promosse, quali la generazione termica e gli interventi in favore dell efficienza energetica per l edilizia. La direttiva ha definito una via e l Italia la sta recependo, mettendo una tariffa per il calore ceduto da rinnovabili a terzi, per cui solare termico, geotermia, biomasse, biocarburanti in cogenerazione potranno accedere a questo meccanismo. In più ci sono i titoli di efficienza energetica che sono in via di potenziamento. C è, quindi, uno quadro di sostegno, sia per l energia termica prodotta da rinnovabili sia per l efficientamento/risparmio energetico, anche se più blando rispetto alla produzione di energia elettrica. 3 Anche se va considerato che l impatto della crisi economica ha portato a ritarare i valori dei consumi energetici finali italiani ed europei rispetto alle stime effettuate nel 2005. Secondo le nuove elaborazioni, nel 2020 anche senza i nuovi interventi, la domanda di energia si posizionerebbe al di sotto dei livelli del 2005. Il nuovo quadro rende quindi molto più agevole l ottenimento dei tre obiettivi sull efficienza energetica, sulle rinnovabili e sulle emissioni climalteranti al 2020. 13

Energia eolica e sviluppo locale rilevanti importazioni di biomasse. 4 Quindi, eolico e solare sono sostanzialmente le fonti rinnovabili che hanno il potenziale più importante, ma serviranno impianti di grande taglia dell una e dell altra per poter raggiungere l obiettivo del 17%, perché è un obiettivo di raddoppio in 9 anni di tutto quello che è stato fatto fino adesso, tenendo presente che la quota attuale del fabbisogno energetico coperta dalla produzione di energia da fonte rinnovabile è pari all 11% ed in gran parte è dovuta agli impianti idroelettrici che sono stati realizzati nella prima metà del secolo scorso. 5 Il potenziale tecnico stimato per l eolico dal governo è intorno ai 16 mila MW, quindi più o meno si dovrebbe quasi triplicare l attuale patrimonio, con una crescita annuale della potenza installata intorno ai mille MW, per passare dagli 8.500 GWh annui di produzione nel 2010 a 24.095 GWh nel 2020. 6 Secondo l Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento) il raggiungimento di tale obiettivo porterebbe con sé risultati importanti, coprendo non solo il fabbisogno di energia elettrica di circa 12 milioni di famiglie, ma anche migliorando la qualità dell aria attraverso un risparmio di 23,4 milioni di tonnellate di CO2, 53.326 tonnellate di NOx, oltre 38 mila tonnellate di SO2 e circa 6 mila tonnellate di polveri sottili. 4 La generazione elettrica da biomassa in impianti di grandi dimensioni si scontra con barriere non tecniche piuttosto serie come l assimilazione presso l opinione pubblica di questi impianti ad inceneritori di rifiuti, l indisponibilità di biomassa a buon mercato, la competizione sul mercato del legno da parte dell industria del mobile. Si pensi, ad esempio, che il 29 ottobre 2010 i 21 produttori italiani di semilavorati in legno hanno scioperato per due ore contro le lobby dell energia e le sovvenzioni pubbliche per le rinnovabili, in particolare contro gli incentivi per le centrali a biomassa che utilizzano il legno e fanno così schizzare i prezzi della materia prima (Di Vico, 2010). Più in generale, i biocombustibili e gli impianti a biomassa sono sotto accusa per gli effetti che su scala internazionale provocano in termini di deforestazione e di aumento dei prezzi dei prodotti agricoli; aumenti che sarebbero tali da ridurre alla fame le popolazioni più povere del pianeta. 5 Il contributo rispetto ai consumi elettrici complessivi delle diverse fonti rinnovabili vede nel 2010 l idroelettrico al 15,1%, l eolico come le biomasse al 2,5%, la geotermia all 1,5%, il fotovoltaico allo 0,5%. 6 Analizzando i Piani nazionali per le rinnovabili degli Stati membri dell UE emerge che l eolico sarà la fonte su cui si punterà di più: Germania in testa (a livello di valore assoluto) con una previsione al 2020 di oltre 100mila GW annui di produzione dal vento (partendo da 44.780), seguita da Spagna e Gran Bretagna (che prevede di decuplicare l offshore, passando da 1,4 a 13 GW), ognuna con 78 mila GWh/anno ciascuna e partendo rispettivamente da 40.978 e da 14.150. 14

2. La produzione di energia eolica in Italia Anche nel 2010 l energia eolica istallata in Italia è cresciuta, raggiungendo 5.758 MW, ma, per la prima volta, questa crescita è stata rallentata, registrando un 16%, a fronte di un trend che si stava stabilizzando attorno al 30% 7. Nel 2010, infatti, in Italia sono stati installati 948 MW di energia eolica, contro i 1.160 del 2009 e i 1.055 del 2008. L Italia è terza in Europa, dopo Germania e Spagna e sesta al mondo per capacità eolica installata. 8 I 5.758 MW di eolico installato in Italia producono energia elettrica per quasi 8.500 GWh all anno, pari al fabbisogno di circa 3,5 milioni di famiglie evitando di immettere in atmosfera circa 5 milioni di tonnellate di CO2. La parte del leone per ragioni naturali: c è vento 9 la fanno il Sud e le isole che da sole detengono il 98% della potenza installata e dove la maggior parte delle installazioni riguardano siti montani su crinale appenninico 10. In Puglia 7 L andamento della crescita del settore eolico ha avuto un carattere quasi esponenziale ed ha assunto risultati significativi a partire dal 1996, anno in cui è stata realizzata la prima installazione di una centrale commerciale. Secondo l Anev (l associazione che rappresenta gli oltre 2 mila soggetti del comparto eolico), il rallentamento della crescita dell eolico nel 2010 vede come causa principale il crollo del 40% del valore dei certificati verdi (cioè dell incentivo), avvenuto in questi anni ad un ritmo del 10% all anno (a fine 2006 valeva 140 /MWh, mentre a fine 2010 era a 80 /MWh), scendendo nel 2010 sotto il livello minimo necessario a consentire la remuneratività degli investimenti. 8 Secondo il Global Wind Energy Council, attualmente, con 194.400 MW di potenza installata (+35.800 MW, ovvero un + 22,5% di incremento rispetto all installato 2009), è quella eolica la fonte energetica da fonti rinnovabili meglio piazzata nella gara per sostituire i combustibili fossili. Il 2010 è stato l anno del sorpasso degli Stati Uniti da parte della Cina che ha conquistato il primo posto assoluto per l energia eolica installata, raggiungendo 42 mila MW, contro i 20 mila MW degli Stati Uniti. La rincorsa della Cina è stata straordinaria, se si pensa che in 2 anni ha annullato il ritardo e scavalcato gli Stati Uniti. A fine 2009 la Cina era ancora ben distaccata, a soli 25 mila MW, mentre gli Stati Uniti svettavano a 35 mila. Dopo Cina e Stati Uniti viene l India seguita dalla Germania (27 mila MW) e dalla Spagna (20 mila MW). Nel 2010 Francia (5,7 mila MW) e Gran Bretagna (5,2 mila MW) hanno corso più dell Italia. 9 I siti più interessanti ai fini energetici sono quelli soggetti a venti forti e costanti. Soprattutto per le zone centrosettentrionali, non esiste una direzione di provenienza del vento prevalente in quanto la direzione predominante del vento varia da stazione a stazione anche quando queste sono poco distanti tra loro, oppure perché tutti gli otto settori si equivalgono. L Italia meridionale, invece, presenta una ventosità molto alta con direzioni predominanti piuttosto nette, a seconda che ci si trovi nella fascia adriatica e ionica o nella fascia tirrenica. Di conseguenza, in Italia condizioni di elevata ventosità (dove si hanno più di 2.000 ore utili alla produzione di energia eolica nell arco di un anno), sono disponibili sulle creste dell Appennino centro-meridionale (soprattutto a cavallo tra le province di Campobasso, Foggia, Benevento, Avellino e Potenza) e sui rilievi delle isole maggiori, Sicilia e Sardegna. 10 Questo anche se negli ultimi anni le turbine eoliche sono cresciute in dimensioni, potenza ed efficienza, anche con bassi regimi di vento, e dunque oggi si potrebbe pensare di sfruttare anche le aree pianeggianti. La localizzazione in contesti montani costituisce una rilevante peculiarità italiana rispetto ai paesi del Nord Europa, dove le applicazioni eoliche hanno interessato aree in genere pianeggianti, peculiarità che ha fra l altro, generato non poche ripercussioni sul versante dell impatto paesaggistico. L alterazione del paesaggio è data non solo dalla presenza di macchine che negli ultimi anni hanno raggiunto potenze di 2-3 MW con torri alte 90 metri, ma anche dalle strade di accesso che, se possono risultare comode agli agricoltori locali, rappresentano comunque una modificazione dei terreni. Nella valutazione complessiva degli impatti che tale tecnologia può provocare sul paesaggio, bisogna tener conto dei diversi impatti provocati sull ecosistema e sul suolo nelle diverse fasi di costruzione, mantenimento e dismissione dell impianto. Inoltre, spesso viene tralasciato l aspetto della sua limitata occupazione temporale. 15

Energia eolica e sviluppo locale (916 aerogeneratori), in Campania (809) e in Sicilia (977) si concentrava a fine 2009 il 64% degli impianti eolici, anche se il tasso di crescita più interessante fra 2008 e 2009 è stato quello della Calabria con un +131,8%. 11 Significativi anche quelli di Molise (+45%), 12 Sicilia (44,5%), Puglia e Sardegna (entrambe +33,7%). Le collocazioni delle centrali eoliche riguardano prevalentemente le zone interne dell Appennino e del Sub-Appennino delle regioni centro-meridionali (vedi box), nonché quelle insulari, ossia territori rimasti fino ad oggi ai margini dello sviluppo, quelle aree interne più deboli e povere del Sud che nelle descrizioni di Manlio Rossi Doria (1948, 1968, 1982, 2003, 2005) degli anni 40 e 50 erano l osso, mentre la polpa erano quelle di pianura dove era possibile ipotizzare una moderna agricoltura e attività industriali. 13 Si tratta di territori collinari e montani dove prevalgono i piccoli e piccolissimi comuni (sotto i 5 mila abitanti) e un economia ancora fortemente improntata alla ruralità. Aree interne povere dal punto di vista del reddito e delle iniziative imprenditoriali, spesso spopolate e in declino demografico, perché investite da un invecchiamento della popolazione, una riduzione dei nuclei familiari e del saldo naturale della popolazione, e quindi in cui l interesse naturalistico e paesaggistico deve conciliarsi con le necessità di sviluppo socio-economico delle comunità locali. Soven- Le torri del vento sono, infatti, strutture temporanee; le concessioni di uso del terreno sono spesso ventennali e gli operatori si impegnano entro tale data al decomissionig dell intera area, ed al suo completo ripristino nelle condizioni iniziali. 11 In Calabria sono stati presentati alla Regione progetti per impianti eolici per una potenza complessiva di oltre 30 mila MW, cioè per il doppio della potenzialità nazionale, stimata da Anev in 16.200 MW. 12 A fine 2010, in Molise risultavano installati 373 aerogeneratori, altri 155 erano stati autorizzati, mentre in Regione c erano domande in attesa di essere esaminate per altri 1.340 aerogeneratori. Secondo gli oppositori dell eolico selvaggio, già oggi il Molise sarebbe in grado di produrre fino al 72% del suo fabbisogno elettrico grazie all eolico. Aggiungendo l energia prodotta da fotovoltaico, idroelettrico, biomasse si arriverebbe al 110%. Se questi numeri fossero veri, permetterebbero al Molise di essere una regione all assoluta avanguardia in Europa. Il Molise in questo è surreale. La Navarra rivendica che vuole raggiungere il 70% con l eolico, il Molise forse lo ha anche raggiunto, ma lo tratta come fosse la peste. L eolico si può guardare in modo positivo se l amministrazione regionale dice che è la nostra idea di futuro, di energia pulita per i nostri figli. In Italia, invece, si subisce e questa è una grande differenza con il resto d Europa (Edoardo Zanchini, Legambiente). 13 L economista agrario e sociologo Manlio Rossi Doria fu il primo a distinguere - limitatamente al settore agricolo, dove le colture erano condizionate dalla fertilità del territorio sulla quale influiva l altimetria - due diverse realtà socio-economiche territoriali nel Mezzogiorno italiano: la polpa e l osso. Per Rossi Doria, la polpa comprendeva il Sud alberato - diffuso nella Terra di Bari, la Terra d Otranto e la regione etnea della Sicilia - con agricoltura intensiva basata su colture ortive, vigne, agrumeti, alberi da frutto e oliveti. L osso, invece, comprendeva il sud nudo, dominato dal latifondo capitalistico/padronale e contadino, terra di pascolo e di agricoltura estensiva di cereali che occupava circa il 90% della superficie coltivabile. Le condizioni di vita e le prospettive di sviluppo socio-economico nella prima area erano assai migliori rispetto a quelle della seconda le cui possibilità di sviluppo apparivano assai diverse. Secondo Rossi Doria, nelle aree della polpa esisteva la possibilità di un vero e proprio sviluppo interno che riposava su un razionale sfruttamento delle risorse e su una legislazione incentivante presso l imprenditoria locale volta all affrancamento da un tipo di gestione ormai superato. Nelle aree dell osso, invece, solo interventi esterni (industrializzazione, turismo) avrebbero potuto dare il via a un progresso legato, però, alla diminuzione della popolazione conseguenza della emigrazione. Tale impostazione - una volta estesa dal settore agricolo all economia in generale ha anticipato le linee del futuro intervento programmatico nel Mezzogiorno, istituzionalizzando la divisione tra le due realtà meridionali e consigliando una distribuzione eterogenea degli investimenti sul territorio. Di conseguenza, a partire dai primi anni 60 si è scelta la via di concentrare gli sforzi (attraverso il modello di sviluppo per poli agricoli, industriali ed urbani) sulla polpa, lasciando all osso la esclusiva risorsa dell emigrazione per i più qualificati, un livello minimo di occupazione e di sussistenza per gli emigrati potenziali, qualche miglioramento per i servizi e le infrastrutture nella lunga e difficile attesa di convincere qualche imprenditore ad investire capitali in quelle zone in cambio di particolari agevolazioni. Queste politiche di sviluppo territoriale hanno contribuito ad allargare il gap tra aree polpa e aree osso. In Campania, ad esempio, allo sviluppo di parte della province di Napoli, Caserta e Salerno ha corrisposto il sottosviluppo di Avellino e Benevento e di larghe zone nelle stesse province relativamente più avanzate; lo stesso fenomeno si è notato in Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. Verso la fine degli anni 70, ad individuare a livello provinciale ciò che costituiva la polpa rispetto a tutto il resto del territorio meridionale che restava l osso, erano le carte del prodotto lordo e della densità della popolazione costruite dalla Cao Pinna (1979). La polpa era rappresentata dall area che si sviluppa lungo le fasce costiere e pianeggianti delle Regioni meridionali (Caserta, Napoli e Salerno nella pianura campana, Bari, Brindisi e Taranto nel Tavolato Pugliese, Siracusa, Catania, Messina e Reggio Calabria, nella Sicilia ionica e nella contigua estremità meridionale della Calabria), corrispondente ad 11 delle 34 province del Sud, pari a circa un terzo della superficie complessiva ed in cui viveva ben il 60% della popolazione (20 mln/ab.) con buoni tassi di sviluppo economico. L osso corrispondeva, invece, al Mezzogiorno interno, cioè in parte al sistema delle province delle fasce collinari che fiancheggiano l Appennino ed in cui vive un ulteriore 28% della popolazione del Sud (5,7 mln/ab.), ed in parte al sistema delle province interne appenniniche (l Aquila in Abruzzo, Campobasso ed Isernia nel Molise, Matera e Potenza in Basilicata, Enna in Sicilia, Nuoro, Oristano e Sassari in Sardegna) in cui risiedeva il restante 12% della popolazione del Sud (2,3 mln/ab.) in una condizione di forte arretratezza economica. 16

2. La produzione di energia eolica in Italia te tali zone interne sono anche deficitarie nel bilancio di produzione e consumo di energia elettrica, il che, insieme all interesse per la costruzione di centrali eoliche localmente, dà un ulteriore spinta verso lo sviluppo di tale fonte. In qualche modo, la diffusione degli impianti di energia eolica è andata a incrociare una questione irrisolta del processo di sviluppo socio-economico a livello territoriale in Italia. Intorno all eolico e alle energie rinnovabili molto è quello che è stato fatto in queste aree, in questo nostro pezzo di Mezzogiorno d Italia, molte sono state le attività messe in campo dai Comuni in sinergia con le rinnovabili e molte sono le opportunità che si stanno creando. C è la necessità di spiegare anche al governo nazionale e alle Regioni il bisogno di avere una seria politica industriale in materia di energia, per fare in modo che questa grossa opportunità diventi nei fatti azione concreta per lo sviluppo dei territori e per creare delle opportunità per i cittadini. Spesso si è dato alla pubblica opinione un idea sbagliata di questa opportunità, che rischia di far perdere soprattutto al Sud, l ennesimo treno. Questa è una straordinaria occasione, che non va persa, soprattutto per il Sud e per queste aree marginali. C è un dato significativo: se questi Comuni dell Appennino Fortorino oggi sono in grado di mantenere i servizi fondamentali di base, se non consegnano le chiavi per manifesto fallimento, probabilmente è anche grazie a queste forme economiche riferibili alla rinnovabili e alle opportunità che si mettono in campo. Se sul tetto della sede del Comune e della scuola, oggi abbiamo un impianto fotovoltaico che consentirà non solo di produrre energia, ma di dare risorse alle attività didattiche, è perché c è stata una intuizione a monte. Se i ragazzi che vivono in questo comune, come in altre comunità dei nostri territori, possono avere oggi un campo da calcio vero e non un campo di patate è grazie alle fonti rinnovabili. Se i nostri centri storici tornano ad avere lo splendore di un tempo, è perché le risorse arrivano da quelle energie. Se possiamo immaginare la creazione di alberghi diffusi, di attività economiche legate al Progetto Borgo di Eolo, alle vie del vento, è perché c è questa opportunità. Allora, bisogna dire al Governo nazionale e alle Regioni che non ci può essere una pausa su questo, non ci può essere un momento di riflessione se non positivo e propositivo perché non possiamo negare al Mezzogiorno questa grande opportunità. Non è vero come sostengono alcuni soloni che siamo alla fine, siamo soltanto all inizio di questa splendida avventura, e solo una minima parte della risorsa in campo è stata utilizzata. Noi stiamo pensando ad un progetto di filiera per realizzare nei nostri territori la produzione delle torri per gli aerogeneratori. Si sta facendo un ragionamento sulla ricerca, vi è un rapporto con l Università, c è tutto un mondo che si muove nelle istituzioni locali di questo pezzo di Puglia, Campania e Basilicata che intorno alle rinnovabili costruisce un opportunità. E posso dire anche un progetto pilota da consegnare al Paese, perché qui stanno veramente nascendo delle esperienze significative, concrete, che ci permetteranno di poter dare una parola di speranza alle nostre future generazioni (Virgilio Caivano, Piccoli Centri Europei). Il Sud e le isole continuano ad attrarre investimenti, nonostante lentezze legislative e ritardi delle burocrazie regionali che rischiano di allontanare l Italia dall obiettivo di 16 mila MW al 2020 indicato nel piano di azione nazionale inviato alla Commissione europea (impegno che va tassativamente rispettato se si vogliono evitare pesanti penali). Per soddisfare questo obiettivo sarà necessario l impegno di tutte le regioni, mentre fino ad oggi, ad esempio, tutte le amministrazioni regionali del Centro Italia (con l eccezione, in parte, dell Abruzzo e della Toscana) hanno colpevolmente trascurato il potenziale dell energia eolica. A prevederlo è il Decreto legislativo 387/2003, emesso in ottemperanza alla direttiva comunitaria 2001/77/ CE che è ancora in attesa dell attuazione dell articolo 10 (successivamente reiterato nella 17

Energia eolica e sviluppo locale Le caratteristiche dei siti dove sono collocate le centrali eoliche italiane Attualmente, in Italia sono circa 6 mila gli aerogeneratori installati, mentre i comuni che hanno centrali eoliche nel loro territorio a inizio del 2011 sono 374 (erano 118 nel 2006), per una potenza installata pari a 5.758 MW (610 MW in più rispetto al 2009). Nel 2010, gli impianti eolici hanno permesso di produrre 8.374 GWh di energia pulita, pari al fabbisogno elettrico di oltre 3,5 milioni famiglie (Legambiente, 2011:5-6). Sono 221 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico, poiché si produce più energia di quanta ne viene consumata. I 5.758 MW eolici installati sono divisi tra 220 Piccoli Comuni con 3.940 MW di potenza installata e 145 con più di 5.000 abitanti e una potenza di circa 1.817 MW. Gli impianti eolici, che per anni si sono concentrati soprattutto nell Appennino meridionale, tra Puglia, Campania e Basilicata, e in Sicilia e Sardegna, si stanno diffondendo anche in aree del Centro-Nord. I Comuni con il più alto numero di MW installati sono quasi tutti pugliesi: quello che risulta avere la maggiore potenza installata è Troia (FG), con i suoi 171,9 MW, seguito da Minervino Murge (BT) con 116,4 MW, dal Comune di Bisaccia (AV) con 101,9 MW, dal Comune di Sant Agata di Puglia (FG) con 97,2 MW e dal Comune di Rocchetta S. Antonio (FG) con 89 MW. Volendo descrivere un tipico sito dove si realizza una centrale eolica in Italia si dovrebbero fornire le seguenti specifiche o si registrerebbero le seguenti peculiarità (Cfr. Gargani e De Pratti, 2008:138-140): 1. sito montano o pedemontano o collinare (in area appenninica), su rilevato (in area costiera, anche se arretrata rispetto alla costa, o sub-marina); 2. orografia mediamente complessa, con rugosità tale da garantire una quota geostrofica dell ordine di non meno di 500 metri sulla quota del sito (o misurata dal piano di campagna di questo); 3. ventosità caratterizzata da una media annua compresa fra 6,2 e 7,5 m/s (con punte che in alcuni casi arrivano fino a 8,5 m/s). Il funzionamento annuo di un impianto eolico è discontinuo e dipende dalla ventosità del sito. La produzione viene espressa attraverso il parametro ore equivalenti, che indica le ore equivalenti annue di produzione a piena potenza o tramite il fattore d impianto (uguale alle ore equivalenti diviso le ore dell anno). In Italia, nei siti normalmente sfruttati, le ore equivalenti assumono valori tra 1.500 e 3.000; 4. quota s.l.m. da 700 a 1.500 metri (con possibile insorgenza di formazione di ghiaccio durante i più ventosi mesi invernali a quota superiore ai 800-900 m s.l.m. in funzione della diversa esposizione del sito); 5. area di installazione posta su plateau (Sardegna) o su crinali più o meno appiattiti e colline ondulate (regioni centro-meridionali); 6. presenza di vegetazione di tipo boschivo o di coltivazioni (Appennini centrali e meridionali), bosco infoltito (Calabria), macchia mediterranea (Sicilia e Sardegna), rimboschimento e cantieri forestali in pieno sviluppo (Abruzzi) sia nelle vicinanze che su crinali opposti (con possibile creazione di scie di disturbo al rotore); installazioni sono previste nell Appennino centro-settentrionale (Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte) a quote cariabili tra i 1.000 e 1.500 m s.l.m. (in aree montane più o meno foltamente boscate); 7. area caratterizzata da pregio paesistico e/o paesaggistico più o meno rilevante, posta in vicinanza o al confine o, ancora, interessata dalla presenza di SIC o di ZPS e, quindi, parchi o riserve naturalistiche di altro genere (aree interessate dalla presenza di relitti mediterranei); 8. area interessata da uso civico (con eventuali presenze di direttrici tratturali) e da sorvoli a bassa quota di avioleggeri e, a quote maggiori, da velivoli dell aviazione generale e militare; talvolta si riscontra la presenza di antiche servitù militari (poligoni in campo aperto) più o meno abbandonate (soprattutto nelle regioni centrali e centro-meridionali); 9. area caratterizzata dalla presenza di specie avifaunistiche di vario pregio e, solo più limitatamente, interessata da corridoi ecologici e flussi migratori; 10. distanza dalla rete elettrica in alta tensione compresa tra 500 m e 2-3 km al massimo; 11. tasso di guasto della rete elettrica locale in alta e media tensione tale da poter essere rappresentata da un valore MTBF (Mean Time Between Failure tempo medio fra i guasti) pari a 2.000-3.250 ore/ anno (valore più basso tipico dell Abruzzo più interno, come, ad esempio, nella Piana del Fucino); 18

2. La produzione di energia eolica in Italia 12. esistenza di un buon collegamento con strade la cui larghezza sia tale da consentire il transito ad automezzi capaci di trasportare le navicelle e le torri delle turbine di nuovo tipo e maggiore potenza (da 1,3 MW a 2,5 MW, con pesi compresi fra 36 e 57 t); 13. visibilità del sito abbastanza estesa (per i crinali) e assai più limitata per le aree rilevate e a forma di plateau oppure per aree vallive; 14. copertura del deficit locale tra produzione e consumo di energia elettrica. Le realtà locali che hanno visto e vedono l installazione di parchi eolici normalmente soffrono di un deficit pesante (alle volte sono totalmente dipendenti dall esterno). La presenza di una centrale eolica permette di ribaltare a situazione o, quanto meno, di mitigarla, consentendo di produrre energia elettrica localmente in modo relativamente abbondante (una centrale eolica da 10 MW di potenza, in una zona mediamente ventosa, può produrre circa 25 milioni di kwh di energia elettrica all anno, quanto basta per almeno 5.000 famiglie; 15. reddito pro-capite locale in genere basso e bilanci comunali spesso non superiori a 1,5-2 milioni di euro/anno; 16. risorsa eolica quale fonte sfruttabile dal punto di vista economico, capace di fornire alle casse dei Comuni un gettito annuale e ragionevolmente costante e dell ordine di 100 mila-500 mila euro/anno, tenendo presente l apporto per i canoni di affitto dei terreni (quota marginale) e quello, ben più consistente, derivante dal corrispettivo di potenza (che in genere costituisce la quota minima corrisposta anche in assenza di produzione) e l utile sulla produzione (dall 1 al 3% del ricavo lordo incassato dal gestore dell impianto). I comuni interessati dall installazione di centrali eoliche sono normalmente piccoli, con entrate piuttosto modeste. La presenza di campi eolici permette a queste piccole realtà locali di aumentare il loro budget in modo rilevante e senza pesare sulla collettività, in quanto tale gettito deriva da un attività produttiva che si basa su una fonte come il vento non sfruttata in altro modo. Gli amministratori locali, quindi, hanno a disposizione più risorse da destinare a beneficio della comunità, promuovendo anche una maggiore coscienza/conoscenza dei problemi ambientali ed energetici locali. Legge Finanziaria 2008) relativo alle ripartizioni (il cosiddetto burden-sharing) 14 regionali che responsabilizzino a pieno le regioni, definendo il contributo che queste devono dare per il raggiungimento degli obiettivi energetici del paese al 2020. Sono passaggi legislativi necessari che potrebbero sbloccare la situazione. Intanto, un segnale positivo è arrivato sul fronte autorizzativo nel 2010. Infatti, sono state definite le Linee guida per l autorizzazione alla costruzione e all esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili nonché linee guida tecniche per gli impianti stessi, previste in base all art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 e approvate in Conferenza Unificata l 8 luglio scorso. Tali Linee guida sono finalizzate ad armonizzare un quadro regolatorio e normativo fino a questo momento frammentato e disomogeneo a livello regionale, e stabiliscono i processi autorizzatori per le diverse tipologie e grandezze di impianto considerato, oltre che le misure di mitigazione e quelle compensative per gli enti locali ospitanti l impianto. Le Linee guida dovrebbero contribuire ad accelerare l iter burocratico soprattutto perché danno finalmente il via libera alla autorizzazione unica: tutti gli enti preposti a dare il via libera per gli impianti a fonti rinnovabili sono riuniti in una conferenza di servizi. Chi chiederà un autorizzazione non deve più sottoporsi allo sfibrante gioco delle 14 Le Regioni sono chiamate a mettere in atto le opportune azioni per il raggiungimento degli obiettivi a livello regionale (che verranno istituiti per mezzo di un apposito decreto), suddivisi per tipologia di fonti (meccanismo del burden sharing) e a identificare in ciascun territorio le zone non idonee all installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, differenziate per fonte utilizzata. 19