Alessandra Girgenti e Salvina Artale L AFFIDAMENTO FAMILIARE: LA VALUTAZIONE DELLE FAMIGLIE AFFIDATARIE L obiettivo non è selezionare famiglie ideali, ma comprendere le dinamiche relazionali che ne formano l ossatura (Cirillo 1986). La Valutazione non è solo conoscenza della Famiglia Affidataria - d ora in poi sarà menzionata, per comodità, con l acronimo FA. Essa va bensì considerata un approfondimento ed è peraltro più strutturata. Quando si valutano le FA si deve tenere conto di alcune premesse cognitive. Sono due i concetti di partenza che vanno a modificare il nostro sistema di riferimento: 1. Le Famiglie Affidatarie sono famiglie che funzionano. 2. La Valutazione che le riguarda è specifica e diversa, rispetto alla valutazione delle competenze genitoriali. 1. Il processo di valutazione e di conoscenza è un processo complesso perché le famiglie affidatarie sono complesse. Le FA non sono famiglie come le altre e il processo di valutazione deve tenere conto di questa loro complessità: le FA sono portatrici di risorse, di saperi e di competenze. Tutti i saperi di cui l operatore è in possesso, nel caso delle valutazioni delle famiglie affidatarie servono a ben poco. Si deve cambiare il modo di osservare quando si valutano le FA perché, ad esempio, non si devono cercare i deficit e le disfunzioni (1) ovvero le capacità di essere o meno bravi genitori come si fa con le famiglie problematiche né si deve operare nel senso di accertamento di una idoneità, com è nel caso dell adozione. Non esiste infatti un prototipo di famiglia affidataria a cui riferirsi per valutare. La FA non è una famiglia perfetta, senza conflitti, senza paure (cfr.1). Gli utenti (le FA) in questo caso non sono come gli altri utenti. Risulta già improprio, peraltro, chiamare le FA utenti, perché danno servizi alle famiglie e non chiedono prestazioni come fanno comunemente gli utenti. Considerare le FA come utenti porta ad impostare la relazione su un livello gerarchico, in cui c è qualcuno che chiede perché ha bisogno e un altro che dà a discrezione ma non ha bisogni: ciò perché l altro bisogno che si coniuga con quello della FA è quello del minore. Quando si valutano le FA si deve tenere conto della loro specificità: conseguentemente la valutazione ha una propria peculiarità che evidenzieremo in questo lavoro. 1
La prospettiva di osservazione è ribaltata perché le FA sono famiglie che funzionano, con norme e regole familiari proprie, la cui identità si costituisce a sua volta nell appartenenza all unità familiare (2). Considerare le FA come collaboratori richiede il riconoscimento da parte dei servizi sociali. Le FA possono essere dotate di competenze relazionali, affettive e educative, ma anche di tipo professionale (pertinenza, metodo, modello, efficacia, verifica ). Inoltre, è necessario che tali competenze si modulino con quelle degli operatori per raggiungere gli obiettivi della tutela del minore. Questo riconoscimento costituisce l assetto relazionale intorno al quale viene costruita una collaborazione, partendo da una lettura comune del contesto di tutela, da una distribuzione condivisa di responsabilità, obiettivi, ruoli, compiti e verifiche. (3) Il nostro è un incontro fra persone, con ruoli diversi, che si riconoscono in un obiettivo comune, in una cornice di fiducia e stima reciproca. Non esiste la famiglia ideale: esistono tanti tipi di famiglie, coppie, single che possono essere risorse familiari per affidi di vario genere. I bisogni delle famiglie sono mutati e sono andati differenziandosi sia nelle modalità di organizzazione della vita di coppia, sia nella quotidianità: è quindi estremamente arduo tracciare un unico o prevalente modello di nucleo familiare (4). Ciò che si vuol qui sottolineare è la presenza di una nuova forma di prassi solidaristica tra i contesti familiari: [ ] dobbiamo riconoscere che silenziosamente va diffondendosi una nuova realtà di famiglia aperta alla solidarietà verso gli altri, pronta all accoglienza di chi è in una situazione di grave difficoltà (5). Oggi si parla sempre di più di famiglie professionali, famiglie solidali, famiglie di sostegno ecc, a voler giustificare la loro peculiarità e la loro diversa funzione. Le FA costituiscono nuclei a confini flessibili, capaci di cogliere le diversità, di ospitare elementi estranei che modificano l ordine consolidato. Sono famiglie sempre in movimento tra l apertura all accoglienza e la chiusura necessaria a mantenere il proprio equilibrio. La FA svolge il ruolo di supplenza e non di sostituzione, sia per la famiglia temporaneamente impedita a svolgere il ruolo genitoriale, sia per quei nuclei nei quali è impossibile il rientro del minore ed in cui è prevista l adozione. 2. Il processo di valutazione è un sistema relazionale all interno del quale operano una pluralità di interazioni e la cui efficacia dipende dalla relazione che si instaura tra i soggetti in campo. In questi anni, ci si è resi conto che le Famiglie vanno aiutate a rendersi consapevoli di quali siano le caratteristiche da mettere in gioco. Esse, inoltre, vanno stimolate ad assumere un atteggiamento auto- riflessivo che permetta loro di valutare se sono effettivamente disponibili all affido. Sulla base delle nostre esperienze, è solo costruendo una relazione e un legame ripetuto nel tempo con le famiglie affidatarie, che si crea un reciproco rapporto di fiducia e conoscenza. Relazionandosi è possibile conoscerle, comprenderle ed individuare le loro debolezze da trasformare in risorse. Quello che conta non è selezionare ma trovare un offerta di risorse più vasta possibile che vada bene per quel tipo di necessità. Non tutte le famiglie sono adeguate a 2
prendersi carico dei bisogni dei bambini, allo stesso modo non sempre l affidamento è la risposta giusta per tutti i bambini. Il processo di valutazione è circolare: non si valuta un oggetto esterno, ma una famiglia che, nella sua possibilità di evoluzione, può mettere in campo risorse in funzione all ambiente esterno, risorse che cambiano perché si influenzano. Ecco cosa succede: un soggetto A (la FA) che influenza un soggetto B (un componente della FA) che a sua volta influenza un soggetto C (il minore in affido) che si influenzano reciprocamente. Si valutano, poi, le risorse che quella famiglia potrebbe mettere in campo all interno di un sistema relazionale che si costruisce a poco a poco. Si valutano con il fine di rendere possibile l affidamento e non di escludere le famiglie. Si valutano anche attraverso il sostegno costante, l inserimento in reti di supporto. Ci sono famiglie che in un territorio non potrebbero sostenere un affido mentre in un altro territorio l affido potrebbe essere possibile. Ci sono famiglie che si sono sperimentate come famiglie adottive e che vogliono arricchire la loro esperienza di famiglia estesa offrendosi come famiglie affidatarie. Ci sono famiglie semplici scevre da intellettualismi e da velleità di analisi o di tipo tecnico, ma non per questo prive di concretezza, di capacità di affezione profonda, di giudizio e di impegno di trasmissione di senso (cfr. 6). Può capitare che qualche FA abbia avuto precedenti affidi terminati con insuccesso (precipitosa uscita del minore, rinuncia da parte della famiglia, etc ) e questo è un elemento che può aver causato delle ripercussioni nelle FA. Una esperienza negativa può aver lasciato una necessità di rivincita per sanare la ferita nell orgoglio personale che il precedente insuccesso ha provocato, caricando di impropri significati il nuovo affido. Il prendere coscienza dei moti emozionali, può aiutare a ripensarci e a ristrutturare l atteggiamento in merito. Può anche accadere che componenti delle FA abbiano sperimentato a loro volta nell infanzia situazioni di sofferenza che influenzano le proprie risorse psico- affettive o che promuovono risonanze emotive profonde provocate dal confronto con la storia del minore, da cui possono conseguire identificazioni improprie. Ma se la storia personale ha conosciuto una corretta elaborazione e le opportune compensazioni, essa costituisce una risorsa aggiuntiva utile per stabilire una relazione empatica col bambino e con la sua realtà presente. Attraverso il processo di valutazione, il lavoro di autoriflessione ed esplicitamento delle proprie motivazioni, le FA potrebbero diventare buone risorse. Sostenere, ascoltare, formare sono elementi che permettono ad una famiglia di diventare una buona famiglia affidataria per quello specifico affido, in un dato momento del ciclo vitale di quel minore. La FA [.] é lo strumento privilegiato individuato per integrare delle relazioni insufficienti o inadeguate, che garantisce attraverso la gratuità del rapporto, il coinvolgimento affettivo, le modalità di espressione della funzione genitoriale, la continuità nelle persone di riferimento. (7) La comprensione della storia, delle vicende e dei rapporti fra il minore e i suoi genitori può permettere alla famiglia affidataria di modulare al meglio il proprio atteggiamento e di trovare un assetto relazionale e affettivo rispettoso e coerente (cfr.3). 3
L affido, pertanto, è auspicabile in quei nuclei dove esiste una figura femminile in grado di svolgere un ruolo di regia di tutta quella complessa rete di relazioni in cui è giocata l intera esperienza (8) Poiché le condizioni di ogni famiglia possono variare nel tempo, la sua valutazione va considerata come elemento da aggiornare periodicamente. Scopo del processo di conoscenza è capire insieme (operatori e famiglia) dentro la storia e la realtà di quella famiglia specifica, il peso, il significato e la qualità della domanda di affido (9). Il processo di valutazione e di conoscenza in linea di massima è così strutturato: 1. La Conoscenza Reciproca durante tre/quattro incontri 2. La Visita domiciliare 3. La Riflessione tra operatori 4. La Restituzione. Il processo di valutazione e di conoscenza è volto a focalizzare alcuni punti chiave: 1. Le Motivazioni. E possibile vedere nell affido l incontro tra due bisogni irrisolti: da un lato il bambino che necessita di essere accolto, dall altro la famiglia con i suoi desideri e le aspettative. Per nascere una storia comune è necessario che questi bisogni si incontrino e si sintonizzino sulle esigenze dell altro. Appare quindi necessario che ognuno confrontandosi elabori i propri sensi di lutto, e si adegui alla nuova realtà. Nella nostra esperienza le motivazioni possono essere di due tipi: esplicite (aiutare, accogliere, solidarietà) e implicite (adozione, motivi economici). 2. La GenitoriaIità. Rivisitare le relazioni con la propria famiglia d origine aiuta i componenti della FA a mettere in luce gli eventi più significativi e la qualità delle relazioni, evidenziando: a) I Modelli genitoriali interiorizzati. Questo concetto rimanda a tre riflessioni. 1) Essere stati figli nella propria famiglia, aver fondato la successiva collocazione e funzione nella coppia e poi nel nucleo familiare attuale. 2) Aver saputo prendere le distanze dalle figure genitoriali ma allo stesso tempo aver imparato ciò che di positivo loro hanno avuto per la nostra crescita psicologica. 3) Averli odiati e allo stesso tempo perdonati e amati. b) Le Competenze genitoriali attuali e potenziali, cioè l esercizio di un ruolo aggiuntivo e non sostitutivo rispetto alla famiglia d origine, senza pretese pedagogiche. La FA ha una sua pedagogia della famiglia, che riguarda la sua idea di educazione, i valori, il sistema etico, lo stile di vita, le abitudini, il suo progetto familiare. Obiettivo fondante della famiglia è imprimere un senso di identità ai suoi membri. L identità si fonda su due elementi funzionalmente contrapposti come la differenziazione e l appartenenza, e risulta quindi fortemente influenzata dall appartenenza ad una specifica famiglia. Possedere tutte queste abilità non significa cambiare la famiglia d origine del bambino ma al contrario vuol dire saper amare e convivere con la diversità e con la differenza senza paura di perdersi e confondersi. 4
3. La Disponibilità al Cambiamento. Una famiglia che ha la capacità di riorganizzarsi e di modificare le proprie regole va senza dubbio preferita. Le famiglie con figli hanno questa capacità perché hanno attraversato diverse fasi del ciclo vitale, come un sistema aperto si sono adattate alle modifiche che l ambiente ha comportato. Ma anche una famiglia senza figli o un single va bene, l importante è che sappia cogliere i cambiamenti che la quotidianità offre. La FA deve essere una famiglia che ha la capacità di essere flessibile e di accogliere l imprevisto, che sa crescere attraverso le esperienze. 4. Il Coinvolgimento dei figli. È degno di un attenzione particolare perché si ritiene che il pieno consenso di tutti i membri della famiglia favorisca il buon esito dell affido. Il minore in affido non deve essere calato dall alto, una figura imposta in virtù di una motivazione altruistica dei soli genitori. Il coinvolgimento dei figli deve avvenire sin dal primo momento nella fase della valutazione. Incontrare i figli vuol dire valutare anche le loro motivazioni profonde, confrontando l immaginato con il concreto. I figli, con le loro abitudini ed emozioni, sono coinvolti sin dal primo momento nel processo di affido perché ne sono parte integrante. Il coinvolgimento dei figli rappresenta, altresì, la possibilità di verificare le ipotesi formulate nel corso degli incontri con i genitori, evidenziando loro che un nuovo membro può alterare, nella maggior parte dei casi, equilibri e relazioni consolidate. 5. La Visita domiciliare. Merita un capitolo a parte; va considerata una forma di incontro e di colloquio che si realizza con un singolo utente o con una famiglia nel suo ambiente di vita [Cigoli, citato in (10)]. La visita domiciliare può essere effettuata congiuntamente dall assistente sociale e dallo psicologo; in alcuni casi si preferisce quando occorre verificare anche uno solo dei seguenti aspetti: 1. Definire lo spazio domestico 2. Ridefinire la relazione 3. Dare rilevanza ai significati poco chiari 4. Cogliere le interrelazioni con la famiglia allargata 5. Favorire la verifica delle ipotesi 6. Costruire ipotesi nuove. BIBLIOGRAFIA (1) Quaderni 02/08 Linee guida e orientamenti per la promozione e la cura dell infanzia e l adolescenza, Regione del Veneto (2) U. Telfener e Luca Casadio, Sistemica, Voci e percorsi nella complessità, Bollati Boringhieri 2003 (3) CAM, Storie in cerchio, riflessioni sui gruppi di famiglie affidatarie, Franco Angeli 2007 (4) Scabine E., Spinte alla frammentazione e attivazione di risorse solidaristiche nella famiglia contemporanea in AAVV La solidarietà per il superamento di emarginazione, solitudine e razzismo, Vita e Pensiero, Milano1990 (5) Moro A.C., La famiglia italiana degli anni 90 in La Famiglia, La Scuola Brescia 1991 (6) Lia Sanicola, Il dono della famiglia, l affido oltre l educazione assistita, ed. Paoline 2002 (7) 1 Rapporto di Attività del Coordinamento Nazionale Servizio Affidi, 2007 (8) Bramanti D., Essere bambini oggi 1992 5
(9) Guida M. G., Saviane Kaneklin L. Conoscenza della famiglia affidataria e ipotesi di abbinamento in Affido familiare, Quaderni di psicoterapia infantile, 1993 (10) R. Masini - L. Sanicola, Avviamento al Servizio Sociale. 1988 6