Iniziativa popolare «Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione!»



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Dipartimento federale delle finanze DFF Iniziativa popolare «Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione!» Stato luglio 2014 Domande e risposte Quante aliquote fiscali prevede l imposta sul valore aggiunto (IVA)? L IVA prevede tre aliquote fiscali: l aliquota normale dell 8 per cento, applicata alla maggior parte dei prodotti e delle prestazioni di servizi; l aliquota ridotta del 2,5 per cento, valida in particolare per la vendita di alimenti, medicinali, giornali, riviste, libri, concimi, prodotti fitosanitari, alimenti per animali e per il canone radiotelevisivo; l aliquota speciale del 3,8 per cento per le prestazioni nel settore alberghiero. Perché per il consumo di alimenti nei ristoranti vige un aliquota IVA più alta di quella applicata agli alimenti venduti nella Coop, nella Migros o come cibo da asporto? I cibi e le bevande consumati in un ristorante o in una mensa sono tassati all aliquota IVA normale dell 8 per cento. A un pacco di riso venduto in un negozio o a una pizza da asporto viene invece applicata l IVA del 2,5 per cento. Ed è giusto che sia così: gli alimenti sono un genere di prima necessità e sono quindi tassati a un aliquota ridotta affinché possano essere accessibili a tutti. Recarsi in un ristorante non è per contro di prima necessità. Inoltre non si acquistano semplicemente degli alimenti, ma vengono offerte anche altre prestazioni. Infatti le pietanze e le bevande vengono servite al cliente e il ristoratore mette a disposizione tavoli, sedie, servizi igienici e altro ancora. Perché per un menù in mensa bisogna pagare un aliquota IVA più alta a quella applicata al caviale venduto al dettaglio o al panino al salmone nel negozio di specialità gastronomiche? Caviale e salmone non sono di certo di prima necessità, ma devono necessariamente essere considerati beni di lusso? Lo zafferano è un bene di lusso solo perché rientra nelle spezie più care al mondo? Il legislatore ha consapevolmente rinunciato ad aliquote diverse per la vendita di «alimenti di prima necessità», «alimenti normali» e «alimenti di lusso». Ciò creerebbe grandi difficoltà di delimitazione, poiché non è possibile stabilire inequivocabilmente quale tipo di alimento deve essere considerato un «alimento di prima necessità» o un «alimento di lusso». Inoltre, un bene che oggi è considerato di lusso, domani viene classificato come normale. In effetti, solo fino ad alcuni decenni fa le arance, le banane, i kiwi e altra frutta eso- Comunicazione DFF Bundesgasse 3, 3003 Berna Tel. +41 58 462 60 33 Fax +41 58 463 38 52 info@gs-efd.admin.ch www.dff.admin.ch

tica erano alimenti di lusso. Per le diverse aliquote d imposta è tuttavia determinante che, nel caso del caviale, il commerciante al dettaglio vende un alimento e che il cliente lo asporta. Il commerciante non fornisce altre prestazioni. Anche la prestazione del commerciante nel negozio di specialità gastronomiche si limita alla vendita e consegna del panino al salmone. La prestazione della ristorazione comprende invece tante diverse prestazioni fornite in un pacchetto di servizi. Lo stesso vale per la mensa. Le pietanze vengono cucinate e quindi servite nel piatto. Sono inoltre messi a disposizione stoviglie, tavoli, sedie e sevizi igienici. In questo modo il cliente gode di un servizio aggiuntivo di cui l acquirente di alimenti non beneficia presso il commerciante al dettaglio, l offerente di take-away o il commerciante nel negozio di specialità gastronomiche. In quasi tutti i casi questo servizio aggiuntivo si ripercuote anche sulla determinazione dei prezzi. Che cosa chiede l iniziativa «Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione!»? L iniziativa chiede che alle prestazioni della ristorazione sia applicata la stessa aliquota d imposta vigente per la fornitura di alimenti, fatta eccezione per le bevande alcoliche e gli articoli di tabacco. Gli alimenti e le bevande analcoliche consumati in un esercizio della ristorazione dovrebbero quindi essere tassati allo stesso modo dei generi alimentari venduti nei negozi, al mercato o come cibo da asporto. Che cosa chiedono gli autori dell iniziativa realmente? Gli autori dell iniziativa chiedono che alle prestazioni della ristorazione sia applicata l aliquota ridotta del 2,5 per cento, ossia la stessa applicata attualmente alla vendita di alimenti. La vendita di bevande alcoliche e di articoli di tabacco dovrebbero per contro continuare a essere assoggettate all aliquota normale dell 8 per cento. L aliquota inferiore farà in modo che i clienti si recheranno maggiormente in un ristorante anziché presso l offerente di take-away? In caso di accettazione dell iniziativa i clienti di un ristorante pagherebbero 19 anziché 20 franchi per un menù, a condizione che il profitto fiscale sia trasferito a loro. Un consumatore che vuole mangiare e bere velocemente qualcosa durante la pausa pranzo o la sera tardi non dovrebbe preferire il ristorante al take-away soltanto a seguito di un insignificante riduzione dei prezzi. Chi beneficia dell iniziativa «Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione!» e chi è penalizzato? Non è chiaro se la riduzione dell aliquota d imposta verrebbe trasferita ai clienti o meno. Sarebbe anche possibile che gli albergatori impiegherebbero la riduzione in parte per aumentare il margine di guadagno e/o gli stipendi degli impiegati. Ciò varierebbe a seconda dell esercizio. Se i ristoratori trasferissero integralmente la riduzione dell aliquota d imposta ai clienti mediante una riduzione dei prezzi, un economia domestica media otterrebbe uno sgravio fiscale di circa 195 franchi all anno. A seconda del reddito e del tipo di economia domestica, vi sarebbero tuttavia grandi oscillazioni rispetto a questo valore medio. Ne trarrebbero i massimi benefici coloro che dispongono dei mezzi finanziari per recarsi sovente in un ristorante. Di conseguenza, il quinto delle economie domestiche ricche beneficerebbe quattro volte di più dalla riduzione dell aliquota d imposta rispetto al quinto delle economie domestiche più povere. 2

È lecito ipotizzare che la riduzione dell aliquota d imposta per la ristorazione sarebbe trasferita ai clienti? L aumento dell aliquota ridotta potrebbe essere addossato integralmente ai clienti? Rientra nell apprezzamento di ciascuna impresa decidere se trasferire o meno la riduzione o l aumento dell aliquota d imposta ai clienti. Non è pertanto possibile fornire una risposta generalmente valida. È senz altro possibile che il trasferimento avverrebbe soltanto in un secondo momento. Se la riduzione dell aliquota d imposta per la ristorazione non verrebbe trasferita affatto e l aumento dal 2,5 al 3,8 per cento invece integralmente, le economie domestiche a basso reddito sarebbero particolarmente colpite, poiché ricorrono raramente a prestazioni della ristorazione e utilizzano una gran parte del loro reddito per l acquisto di alimenti. Ne sarebbero toccate in misura minore le economie domestiche con un reddito elevato. Visto che sono quasi tutti vincitori, quali svantaggi comporta l accettazione dell iniziativa «Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione!»? L iniziativa determinerebbe perdite fiscali fino a 750 milioni di franchi all anno per Confederazione, AVS e AI. La parte più importante riguarderebbe le casse della Confederazione. Comporterebbe minori entrate di 75 milioni di franchi a carico del Fondo AVS ed entro la fine del 2017 40 milioni di franchi all anno a carico del Fondo AI. Le finanze federali non possono sopportare minori entrate di questa portata. Pertanto, se l iniziativa dovesse essere accettata, secondo il Consiglio federale occorrerebbe prevedere misure di compensazione. Una possibilità consisterebbe nell aumentare l aliquota IVA ridotta dal 2,5 al 3,8 per cento. Questa soluzione consentirebbe di contenere l onere amministrativo a carico delle imprese e non richiederebbe una modifica della Costituzione federale. L aumento dell aliquota d imposta dal 2,5 al 3,8 per cento interesserebbe tutte le persone domiciliate in Svizzera, alcune in misura maggiore, altre in misura minore. Sarebbe particolarmente colpiti coloro che utilizzano in modo sovraproporzionale denaro per l acquisto di a- limenti. Quali sono i vincitori e quali gli sconfitti quando sia la riduzione dell aliquota d imposta per la ristorazione sia l aumento dell aliquota ridotta dal 2,5 al 3,8 per cento verrebbero addossati integralmente ai clienti? Si osservano due tendenze contrapposte. Da un lato, le economie domestiche verrebbero sgravate nel ricorso a prestazioni della ristorazione. Dall altro, aumenterebbe il prezzo della vendita di alimenti, medicinali, giornali eccetera. Complessivamente, rispetto alla situazione attuale, queste due misure finirebbero per gravare sulle finanze della maggior parte delle e- conomie domestiche. Le economie domestiche con redditi bassi e in particolare quelle con figli spendono poco per le prestazioni della ristorazione; una quota significativa delle loro uscite è però destinata alle prestazioni tassate all aliquota ridotta. Per tali economie domestiche risulterebbe quindi alla fine un maggior onere tangibile rispetto alla situazione attuale. Per contro, le economie domestiche benestanti e soprattutto le economie domestiche costituite da una persona sola (esclusi i pensionati) nonché quelle costituite da coppie senza figli effettuano spese superiori alla media per prestazioni della ristorazione e inferiori alla media per prestazioni tassate all aliquota ridotta. Alla fine esse sarebbero gravate in misura notevolmente minore rispetto alla situazione attuale. 3

Perché l aliquota speciale per le prestazioni del settore alberghiero dovrebbe essere aumentata dal 3,8 al 3,9 per cento in caso di aumento dell aliquota ridotta dal 2,5 al 3,8 per cento? Secondo l articolo 130 capoverso 2 della Costituzione federale, per l imposizione delle prestazioni del settore alberghiero la legge può stabilire un aliquota superiore a quella ridotta e inferiore a quella normale. Se quindi l aliquota ridotta è aumentata al 3,8 per cento, l aliquota speciale per le prestazioni del settore alberghiero deve essere innalzata ad almeno il 3,9 per cento. Perché il Consiglio federale intende aumentare proprio l aliquota IVA per compensare le perdite fiscali dovute all iniziativa? Questa misura non richiederebbe alcuna modifica della Costituzione federale, poiché nell articolo 130 capoverso 1 della Costituzione federale l aliquota ridotta è stabilita come aliquota minima e il Parlamento può quindi aumentarla. Inoltre, sarebbe possibile riportare la differenza assoluta tra l aliquota ridotta e quella normale pressoché al livello iniziale, dato che essa è notevolmente aumentata a seguito degli aumenti proporzionali dell aliquota d imposta a favore dell AVS e dell AI. Non da ultimo, in tal modo il settore della ristorazione contribuirebbe a sostenere i costi per il miglioramento della propria situazione. L iniziativa mostra che fintantoché esisteranno diverse aliquote d imposta si pone regolarmente la domanda sul perché a una determinata prestazione non può essere applicata l aliquota ridotta. Per questo motivo nel 2008 il Consiglio federale aveva presentato un progetto di riforma dell imposta sul valore aggiunto che prevede un aliquota unica. Oltre a evitare problemi di delimitazione, non esisterebbero più settori che reclamerebbero un effettiva o presunta penalizzazione. Tuttavia, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno respinto la riforma. Le perdite a carico dell AVS e dell AI sarebbero compensate mediante l aumento dell aliquota ridotta? L aumento dell aliquota ridotta andrebbe integralmente a beneficio delle casse della Confederazione. Il motivo risiede nel fatto che la quota dell AVS e dell AI a favore della cassa della Confederazione è stabilita in punti percentuali delle aliquote d imposta. L AVS riceve dunque 0,5 punti percentuali del provento dell aliquota ridotta. Attualmente è destinato all AVS il provento dello 0,3/2,5 oppure del 12 per cento dell aliquota ridotta. Nel caso di un aliquota ridotta del 3,8 per cento, la parte destinata all AVS ammonterebbe a solo 0,3/3,8 oppure 7,89 per cento del provento dell aliquota ridotta. Se si vuole evitare una penalizzazione occorrerebbe una modifica della Costituzione federale oppure nel preventivo della Confederazione bisognerebbe assegnare mezzi supplementari all AVS. Lo stesso vale per l AI che riceve 0,1 punti percentuali dell aliquota IVA ridotta. Tuttavia, sarebbe interessata soltanto fino alla fine del 2017, perché dopo questa data il finanziamento aggiuntivo attraverso l IVA sarà soppresso. La riduzione dell aliquota d imposta per le prestazioni della ristorazione non rafforzerebbe la competitività del settore della ristorazione nei confronti della concorrenza estera? In tal modo non verrebbero compensate parzialmente le perdite fiscali? Nei Paesi che fanno concorrenza al turismo svizzero le aliquote IVA per le prestazioni della ristorazione si situano nettamente al di sopra di quella dell 8 per cento vigente in Svizzera. Per il settore della ristorazione svizzero non esiste pertanto alcuno svantaggio sotto il profilo dell IVA. 4

Paese IVA alimenti IVA bevande analcoliche Germania 19 % 19 % Francia 10 % 10 % Italia 10 % 10 % Austria 10 % 20 % In caso di accettazione dell iniziativa, le ripercussioni sulla competitività del settore della ristorazione nel contesto internazionale sarebbero pertanto modeste. Il settore della ristorazione offre circa 200 000 posti di lavoro e di formazione. Una riduzione dell aliquota IVA non renderebbe questi posti più sicuri? La ristorazione rappresenta effettivamente un settore importante per l economia svizzera. Secondo la statistica dell impiego dell Ufficio federale di statistica (UST), nel 2013 137 000 persone erano occupate nel settore della ristorazione e circa 71 000 nel settore alberghiero. Al riguardo bisogna tenere conto che le cifre riguardanti il settore alberghiero comprendono anche gli impiegati nei ristoranti degli alberghi. Ciononostante, soltanto una minima parte dei posti di lavoro dovrebbe essere compromessa dall aliquota normale e nessun posto dall aliquota del 2,5 per cento. La dichiarazione del comitato d iniziativa secondo cui l accettazione dell iniziativa garantirebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore della ristorazione è dunque esagerata. Negli anni 2005 2011 il settore della ristorazione ha stipulato in media 3805 contratti di tirocinio all anno, di cui 433 nel settore alberghiero. Tenuto conto che in linea di massima il tirocinio dura tre anni e che una parte degli apprendistati viene interrotta, nella ristorazione e nel settore alberghiero sono formati circa 9000 apprendisti (fonte: Hotel & Gastro formation in Gastrosuisse, Branchenspiegel 2014 n. 1.1 e 4.3.2). Nemmeno questi posti di tirocinio del settore della ristorazione non sarebbero maggiormente sicuri solo perché l aliquota IVA è più bassa. 5