CAPITOLO 6 ACQUISIZIONE DI NUOVE DISPONIBILITÀ: ACQUE DI RIUSO E ACQUE BASSE
267 ACQUISIZIONE DI NUOVE DISPONIBILITÀ: ACQUE DI RIUSO E ACQUE BASSE 6.1 - Premessa Una valida integrazione alla disponibilità di risorse idriche convenzionali, per utilizzi che non siano di tipo primario, può venire dalle risorse idriche cosiddette non convenzionali, quali possono essere le acque reflue depurate, le acque meteoriche basse, le acque di drenaggio irriguo. L uso di queste acque, e particolarmente il riuso delle reflue, può essere fonte sia di benefici ambientali legati in particolare al risparmio di risorse idriche pregiate che potrebbero essere destinate esclusivamente a fini idropotabili, sia di benefici socio-economici legati alla disponibilità di risorsa idrica per il sostentamento e lo sviluppo delle attività produttive. La stessa legislazione italiana incoraggia ed incentiva il riutilizzo delle acque, con particolare riferimento alle reflue depurate, che sono apprezzate oggi come possibile risorsa alternativa. Un obiettivo, questo, sul quale già da tempo il Consiglio delle Comunità Europee si è espresso, se si ricorda la direttiva n. 271 del 21.5.91, il cui articolo 12 recita: Le acque reflue che siano state sottoposte a trattamento devono essere riutilizzate ogni qualvolta ciò risulti appropriato. Da diversi anni, anche il legislatore italiano promuove ed incentiva il riutilizzo delle acque reflue secondo quanto riportato agli art. 6 e 14 della legge n. 36 del 5 Gennaio 1994 e all art. 26 del Decreto Legislativo n. 152 del 11 Maggio 1999, in cui si legge che le regioni adottano norme e misure volte a favorire il riciclo dell acqua e il riutilizzo delle acque reflue, ed ancora: allo scopo di incentivare il riutilizzo di acqua reflua o già usata nel ciclo produttivo, la tariffa per le utenze industriali è ridotta applicando un correttivo che tiene conto della quantità di acqua riutilizzata e della quantità di acque primarie impiegate.
268 Capitolo 6 Occorre, pertanto, che i concetti di risparmio idrico e di rispetto dell equilibrio idrologico, che sono contenuti negli artt. 1 e 2 della L. 36/94, siano sostenuti dagli Enti territoriali preposti, con adeguate politiche di promozione e di sensibilizzazione. In questo contesto a livello regionale, non è stato ancora emanato il Piano di Tutela delle Acque che costituisce lo strumento naturalmente vocato ad occuparsi di tali risorse eventualmente utilizzabili. Tuttavia sono stati condotti recentemente studi, come: lo Studio di Fattibilità della Regione Basilicata per analizzare i possibili scenari di riutilizzo relativamente a due differenti tipologie di risorse idriche, cosiddette non convenzionali, nell area ionica: le risorse idriche raccolte dal sistema di bonifica metapontino delle acque basse (attualmente sollevate a mare da una serie di idrovore costiere) e le acque usate dagli insediamenti urbani costieri trattate negli impianti di depurazione dei Comuni della costa ionica; lo Studio condotto dal Gruppo di Lavoro Qualità delle acque ad uso irriguo, dell INEA, nell ambito del POM Risorse Idriche, per valutare le prospettive di sviluppo del riutilizzo irriguo dei reflui nelle regioni Ob. 1. Tali studi consentono una definizione della problematica del riuso in ambito regionale, circoscritta alle tre possibili categorie di beneficiari del riutilizzo delle risorse idriche alternative: il settore agricolo lucano; il settore industriale lucano; le utenze extraregionali. 6.2 - Il riuso Una corretta impostazione del bilancio idrico regionale, non può prescindere dalla disponibilità di acque opportunamente trattate da fornire in particolare agli usi irrigui (ad esempio per l irrigazione di aree destinate al verde o ad attività ricreative e sportive), civili (ad esempio per il lavaggio delle strade nei centri urbani e per l alimentazioni di reti duali di adduzione, separate da quelle potabili) e industriali (ad esempio per l antincendio, ovvero per il processo, lavaggio e cicli termici nella produzione industriale). Tale possibilità rientra peraltro nei criteri di conservazione delle risorse idriche, già posti venti anni fa nel Piano di Risanamento delle Acque della Basilicata. Identificare tali disponibilità aggiuntive serve per completare il ciclo totale dell uso dell acqua ed è condizione essenziale del servizio idrico integrato, non più eludibile. I reflui trattati così da diventare compatibili con
Acquisizione di nuove disponibilità: acque di riuso e acque basse 269 le particolari esigenze d uso, anche quando vengono sversati direttamente nei corpi idrici superficiali, devono entrare come apporti nell impostazione del bilancio idrico, perché altrimenti entrano nel ciclo di utenza in modo indiretto. Riguardo alla frazione direttamente utilizzabile, appare chiaro che tale ipotesi è proponibile unicamente per i grossi agglomerati urbani, a meno di non proporre la realizzazione di imponenti opere di collettamento e di trattamento per quelli più piccoli. C è da mettere in conto, ad esempio, le acque effluenti dal presidio depurativo di Potenza che, sversate nel Basento, sono prelevate e utilizzate a valle. In fondo, in Basilicata la stima può rivelarsi più semplice che in altre regioni, a causa della concentrazione demografica in pochi agglomerati urbani. Così è per la città di Matera o per l alto corso dell Agri che sversa nel Pertusillo. E si devono mettere in conto le riutilizzazioni nella zona industriale di Tito o nell area produttiva di Ferrandina. Per quanto riguarda i reflui trattati che giungono agli invasi, è lecito entro certi limiti considerarli interamente recuperati e computarli come veri e propri afflussi. Dei reflui trattati immessi in acque fluenti, solo una parte si presta ad un riutilizzo diretto, essendo la rimanente parte destinata allo sbocco in mare. Tuttavia anche per quest ultima frazione, che contribuisce al deflusso di base, si può consentire una diversa utilizzazione. Emblematico è il caso dei comuni che gravitano sull invaso di Monte Cotugno e del Pertusillo, per i quali è previsto che i reflui vengano collettati su un unico presidio depurativo scaricante a valle dell invaso. Il diffuso riutilizzo in Basilicata consiste dunque nella restituzione in alveo, a disposizione dell utente fiume, anche se si tratta di un recupero molto parziale a causa delle numerose cause di dispersione. 6.2.1 - Quantità disponibili Una credibile quantificazione di tale disponibilità può farsi partendo, in prima approssimazione, dalle previsioni del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, almeno per avere un possibile ordine di grandezza dei valori che sono in gioco. Tale Piano individua in 7297 l/s il fabbisogno idrico annuo occorrente al 2015 (vedi tabella 7.2), per soddisfare le esigenze potabili. Questo fabbisogno corrisponde ad un volume medio annuo di 230 milioni di m 3. Il quantitativo di reflui in afflusso agli impianti di depurazione per a cui si perviene nella relazione sul programma degli interventi, deciso con l Ordinanza Ministeriale per l emergenza idrica del 22 marzo 2002 è pari a 38 10 6 m 3 /anno, tale valore tiene conto delle perdite nelle reti, delle previsioni di sviluppo al 2015 e dei quantitativi da assegnare alle singole comunità per far fronte alle punte di richiesta, quantitativi dunque sensi-
270 Capitolo 6 bilmente superiori ai consumi effettivi. A tale valore di stima annua si perviene partendo da una portata giornaliera di reflui civili sversati in alveo pari a 104.288 m 3 /giorno (38 10 6 m 3 /anno), suddivisi tra: 16.890 mc in invasi (dettagliati in 8.523 del Bradano, 1.320 del Basento, 7.047 dell Agri); 57.160 mc in fluenze (12.800 del Bradano, 7.582 del Basento, 7.995 dell Agri, 1.185 del Cavone, 14.906 del Sinni, 11.692 del Noce); 30.238 mc alla traversa di Trivigno sul Basento. Considerando, poi, che la reale possibilità di riuso dei reflui trattati è condizionata da alcuni fattori - quali la dimensione minima dello scarico pari a 500 mila m 3 /anno, corrispondente alla dotazione idrica di 10 15 mila abitanti, alla presenza di utilizzatori della risorsa idrica ad una distanza non superiore a 5 10 km, alla quota sul livello del mare dello scarico che deve essere sufficientemente maggiore rispetto a quella dell utenza, e infine alla possibilità che il riuso di acqua reflua sia abbinato all uso di una risorsa convenzionale in grado di ricoprire le punte di richiesta stagionale - nel bilancio idrico la stima della portata recuperabile si riduce ulteriormente al valore di 15,1 milioni di m 3 /anno. Questo è, infatti, il valore riportato nella relazione suddetta per l emergenza idrica, risultante dal seguente dettaglio: - Bradano: 0.6 a Montescaglioso e 4 milioni a Matera; - Basento: 0.6 a Ferrandina e 1 milione a Bernalda; - Agri: 0.6 a Montalbano; - Sinni: 3 milioni al Depuratore consortile; - Fascia ionica minore: 0.8 a Metaponto, 1.5 a Policoro, 1 milione a Scanzano, come a Pisticci-Marconia e Nova Siri. 6.3 - Acque basse Nel bilancio idrico della regione Basilicata non possono essere trascurate le cosiddette acque basse che completano il quadro delle disponibilità idriche. Tutta la fascia costiera ionico-lucana è caratterizzata dalla presenza di una duna litoranea di tali dimensioni da ostacolare il naturale deflusso delle acque basse verso il mare. Le acque di drenaggio delle aree basse di tale fascia costiera necessitano di un sollevamento per giungere al loro recapito finale rappresentato dal mare.
Acquisizione di nuove disponibilità: acque di riuso e acque basse 271 La bonifica delle acque paludose che si raccolgono a monte di tale duna è assicurata da una serie di impianti idrovori, che, gestiti dal Consorzio di Bonifica Bradano-Metaponto, le raccolgono e convogliano al recapito finale. Si tratta di 9 impianti idrovori, che rappresentano in sostanza le sezioni di chiusura di altrettanti bacini di deflusso basso appartenenti al comprensorio delle acque basse della Piana di Metaponto (vedi figura 6.1). Figura 6.1 - Localizzazione idrovore Dallo Studio INEA per lo stato dell irrigazione in Basilicata, redatto nel 1999, risultano due comprensori, sei subcomprensori irrigui e nove località (nove idrovore), in cui ricadono geograficamente le idrovore. La possibilità che alle idrovore conferiscano anche acque di altri distretti e l esistenza di vie preferenziali per lo sbocco al mare impediscono tuttavia di definire, se non in prima approssimazione, le dimensioni dei bacini sottesi.
272 Capitolo 6 Nella tabella 6.1, sono riportate le località, i comprensori e i subcomprensori irrigui in cui ricadono geograficamente le idrovore; sono anche riportati i distretti in cui tali comprensori sono divisi con l indicazione delle superfici irrigate. Tabella 6.1 - Località, comprensori e subcomprensori irrigui in cui ricadono geograficamente le idrovore (Studio INEA per lo stato dell irrigazione del 1999) È tuttavia importante sottolineare che i processi di erosione hanno modificato, negli anni, la disposizione della linea di costa determinandone un progressivo arretramento. In alcuni casi, come per l idrovora Rivolta, il mare è avanzato a tal punto da erodere completamente la duna costiera e la linea di riva si trova pertanto in prossimità dell idrovora stessa. In queste condizioni, è compromessa la funzionalità dell impianto di sollevamento, in quanto non si riscontrano più effettivi problemi di drenaggio della acque raccolte. La situazione descritta può compromettere la qualità delle acque sollevate, soprattutto per quanto riguarda il contenuto salino: infatti la vicinanza della linea di costa favorisce un elevato grado di mescolamento, dovuto alle oscillazioni del livello del mare, tra le acque basse raccolte immediatamente a monte delle idrovore in vasche di accumulo e le acque di mare stesse. Tali inconvenienti pregiudicano, quindi, il riuso di alcune di tali acque.
Acquisizione di nuove disponibilità: acque di riuso e acque basse 273 6.3.1 - Aspetti quantitativi Una valutazione quantitativa di prima approssimazione dei volumi di acqua sollevati e dunque disponibili nel bilancio idrico, è riportata nella relazione che accompagna il programma degli interventi, a seguito dell Ordinanza Ministeriale per l emergenza idrica del 22 marzo 2002. Considerata la serie dei volumi di acqua sollevati e dunque disponibili per un eventuale riuso relativi al periodo di 19 anni (1981-2000), rilevati dal Consorzio di Bradano e Metaponto, il volume complessivamente sollevato dai nove impianti rivela una media di poco superiore ai 20 milioni di m 3 /anno, con punte massime che raggiungono il valore di circa 40 Mm 3 /anno (vedi figura 6.2). Figura 6.2 - Impianti idrovori deflussi complessivi Poiché i volumi annui che affluiscono alle idrovore sono la somma di due contributi diversi, che sono le acque meteoriche e quelle di drenaggio dell irrigazione, si capisce che non è garantita una buona continuità nella disponibilità della risorsa, affinché venga effettivamente riutilizzata. Pertanto il volume disponibile di acque basse, da considerare per la predisposizione del bilancio idrico, è inferiore ai valori suddetti ed è stato stimato, nel periodo irriguo, in 6 milioni di m 3, anche perché nel futuro non si potrà fare affidamento, in uno scenario di progressivo rinnovamento tecnologico nello sviluppo del settore agricolo anche nel metapontino, su una risorsa in gran parte conseguente all arretratezza dei sistemi di irrigazione e ad uno spreco nei consumi irrigui, che fa aumentare impropriamente la domanda d acqua. Il recente sviluppo del settore agricolo lucano e metapontino, fa presupporre che nei prossimi anni si assista, proprio in questo campo, ad un
274 Capitolo 6 progressivo rinnovamento tecnologico che influenzi anche i sistemi di irrigazione delle colture. Si prevede dunque che le imprese più attive passino dagli attuali impianti di erogazione, ormai superati, a moderne reti di distribuzione dotate di controllo automatico centralizzato, che consentano di ridurre i consumi idrici ed eseguire le operazioni di irrigazione in modo più efficiente. A fronte di tale scenario, si potrà verificare una certa contrazione nei volumi estivi disponibili agli impianti idrovori, anche se una stima di tale riduzione risulta al momento di difficile quantificazione. 6.3.2 - Aspetti qualitativi Dal punto di vista qualitativo risulta che (Studio Ecosud del 1988): le idrovore di Nova Siri, S. Basilio Macchia, S. Basilio Mare e Scanzano Torre, sollevano acque con caratteristiche accettabili ai fini irrigui; l idrovora di Policoro solleva acqua con un valore di conducibilità piuttosto elevata. Un acqua con queste caratteristiche può essere utilizzata solo per colture particolarmente tolleranti il contenuto salino ed in presenza di terreni drenanti dotati di buona permeabilità; le idrovore di Rivolta, S. Giusto, Scanzano Agri e Metaponto sollevano acque con caratteristiche tali da non poter essere impiegate direttamente in agricoltura. Pertanto non tutta la risorsa di acque basse è qualitativamente idonea al riutilizzo. 6.4 - Bilancio conclusivo I volumi messi a disposizione sono la somma di due contributi diversi: le acque basse sollevate dalle idrovore e le acque reflue depurate prodotte dai depuratori costieri. È previsto che le imprese agricole insediate nel territorio costiero, si dotino, nei prossimi anni, di impianti di irrigazione che consentano di ridurre, anche sensibilmente, i consumi idrici. A seguito di tale sviluppo tecnologico, si potrà verificare una certa riduzione nei volumi estivi messi a disposizione dagli impianti idrovori per l eventuale riuso. In definitiva sembra si possano ipotizzare due situazioni di riuso: - la prima relativa ad un riuso delle sole acque depurate (circa 15 milioni di m 3 annui), eventualmente incrementate di una quantità paria a circa 1 milione di m 3 annuo che tenga conto della presenza di acque parassite in fogna;
Acquisizione di nuove disponibilità: acque di riuso e acque basse 275 - la seconda, relativa ad un riuso totale, che comprenda sia la parte relativa alle acque depurate (15 milioni di m 3 annui) che le acque basse (6 milioni di m 3 annui), per un totale di circa 21 milioni di m 3 annui. Entrambi tali scenari descrivono comunque situazioni medie e solamente ipotizzabili che consentono deduzioni di larga massima.