MERGOZZO
Nella sera del 19 aprile 2005, in seguito a moderate precipitazioni, si è verificato il crollo in roccia di una porzione del rilievo situato sopra la località Nibbio, frazione del Comune di Mergozzo. La frana, composta perlopiù da materiale grossolano e blocchi lapidei, si è arrestata nella gola del Rio Nibbio, generando un accumulo di dimensioni importanti, il cui volume è stimato di circa 500.000 m 3. Unico evento significativo, ma assolutamente non confrontabile né per tipologia di processi, né per entità dei detriti mobilizzati, fu quello che si registrò i giorni 6-8 ottobre 1977, in occasione di un esteso evento che interessò diffusamente il Piemonte (Tropeano et al., 1999)
La massa detritica precipitò lungo l asta torrentizia, in parte colmandola ed occludendone parzialmente il corso. Si rese opportuno controllare la stabilità del corpo franoso, anche in relazione alla possibile formazione di un invaso a monte dello sbarramento in caso di precipitazioni rilevanti. In data 21 aprile 2005, l'amministrazione comunale di Mergozzo, in accordo con Prefettura e Provincia del VCO e Regione Piemonte, ha richiesto l'intervento del Settore Protezione Civile della Regione Piemonte per il monitoraggio dell'area interessata dall'evento e per contribuire alla definizione di specifiche procedure di allertamento, che furono predisposte di concerto con la Sala Situazione Rischi Naturali dell'arpa.
Venerdì 22 aprile è stata messa in opera una stazione di monitoraggio topografico, per il cui posizionamento hanno strettamente collaborato la Protezione Civile regionale, il Comune di Mergozzo, il Coordinamento provinciale del volontariato del VCO e il Soccorso Alpino, il tutto con l'ausilio di un elicottero del 118 (secondo la convenzione tra Protezione Civile Regione Piemonte e Soccorso Alpino). I dati così registrati permettono di comprendere il comportamento della frana e possono servire come supporto ad altri eventuali interventi di protezione civile. Nella giornata del 5 maggio, con l'ausilio del Soccorso Alpino, è stato installato un dispositivo per il monitoraggio del livello dell'acqua a monte della frana, i cui dati sono fondamentali nell'economia dello schema di allertamento adottato dal Comune. Nei giorni successivi l'intervento di monitoraggio è stato completato da un misuratore di portata, da posizionare a valle dell'accumulo di frana per valutare la regolarità del deflusso del Rio Nibbio.
IL CANALONE DI VALFREDDA Il canalone di Valfredda, o Val Faera o di Nibbio, il maggiore della catena dei Corni e suo estremo limite Occidentale, si estende per oltre tre chilometri dalla frazione Nibbio di Mergozzo, adagiata nel fondovalle Ossolano in sinistra idrografica, a poco più di 200 metri di quota, fino alla Boccheta di Valfredda, 1697 m s.l.m., aperta fra la cresta Est del Pizzo Proman (2098 m s.l.m.) e quella Nord-Ovest del Pizzo del Lesìno (1990 m s.l.m.).
Ad andamento Nord-Sud, il profondo vallone è percorso dal Rio Nibbio, che nella sua corsa verso valle riceve come tributari numerosi riali minori. Affluente di sinistra del fiume Toce, al suo sbocco nel piano il torrente ha creato un ampio conoide detritico che negli anni è migrato da Est verso Ovest, lasciando un modesto spazio a scarsa pendenza occupato dal villaggio. Lo sbocco stesso appare quindi direttamente aperto sull'abitato, deviando ivi il torrente decisamente verso Su-Ovest.
Al Gennaio 2006 la situazione, tenuta costantemente monitorata dai tecnici della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, appariva stazionaria: il corpo di frana ha permesso un effettivo drenaggio delle acque meteoriche e di scioglimento, anche se la situazione meteorologica si è presentata in questi ultimi mesi particolarmente favorevole. La stagione autunnale, tradizionalmente caratterizzata nella regione dei laghi da piogge abbondanti, è risultata invece negli ultimi 2 anni assai avara di precipitazioni, e ciò ha per ora fortunatamente impedito ulteriori distacchi di materiale roccioso dal versante colpito, nonché la possibile formazione di un lago a monte del corpo di frana, o l'eventuale destabilizzazione e mobilitazione del corpo stesso, con colate di fango e detriti verso il fondovalle.
30 maggio 2005 30 dicembre 2005
30 maggio 2005 30 dicembre 2005
Abitato di Nibbio - 30 dicembre 2005
OGGI