Giorgio Daidola Barbara Cristofari. per flussi ed indici con casi svolti

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Giorgio Daidola Barbara Cristofari Analisi di bilancio per flussi ed indici con casi svolti

Giorgio Daidola Barbara Cristofari, Analisi di bilancio per flussi ed indici Copyright 2012 Tangram Edizioni Scientifiche Gruppo Editoriale Tangram Srl Via Verdi, 9/A 38122 Trento www.edizioni-tangram.it info@edizioni-tangram.it Collana Didattica NIC 01 Prima edizione: settembre 2009 Seconda edizione: settembre 2012, Printed in Italy isbn 978-88-6458-053-1 In copertina: dollar ladder Orlando Florin Rosu, Fotolia.com

Sommario INTRODUZIONE 7 1. ANALISI DI BILANCIO PER FLUSSI ED INDICI 11 I. I flussi economico-finanziari fra l impresa e l ambiente esterno 11 II. Rendiconto finanziario 18 III. Margine finanziario ed autofinanziamento 18 III A. Stato Patrimoniale 19 III B. Conto Economico e Rendiconto Finanziario 20 IV. Analisi dei flussi finanziari e rilevazioni in partita doppia 21 V. Prospetto dei flussi finanziari 22 VI. Uno schema analitico per la programmazione finanziaria 23 VII. Il rendiconto finanziario previsto dallo IAS 7 26 VIII. La riclassificazione dello Stato Patrimoniale 28 IX. La riclassificazione dello Stato Patrimoniale 31 X. Lo Stato Patrimoniale come base per l analisi economico-finanziaria 33 XI. Il Conto Economico come base dell analisi economico-finanziaria 36 XII. Postulati fondamentali delle analisi di bilancio 41 XIII. Riclassificazione funzionale dello Stato Patrimoniale 43 XIV. Riclassificazione funzionale del Conto Economico 47 XV. L analisi di bilancio attraverso gli indici: aspetti introduttivi 48 XVI. Principali tipi di indici economico-finanziari 50 XVII. Schema di controllo della redditività del capitale investito 57 XVIII. Schema di controllo della redditività del Capitale Netto 58 XIX. La leva finanziaria provocata dall indebitamento 59 XX. La leva finanziaria : esempi 60 XXI. La leva finanziaria e il rischio 61 XXII. La leva finanziaria e i debiti non onerosi 62 XXIII. Leva finanziaria - Altre formule 64 XXIV. Leva finanziaria ed indebitamento 66 XXV. Reddito residuale Economic Value Added (EVA) 68 XXVI. Break Even Analysis B.E.A. 73 XXVII. Break Even Analysis nelle analisi di bilancio 75 XXVIII. Margine di sicurezza 78 XXIX. Struttura del processo produttivo e analisi di Break Even 79

2. CASI SVOLTI 81 I. Bad Toys S.p.A. 81 II. Sota Stores Co. 84 III. Commerciale S.r.l. 90 IV. Alpha Ltd. 96 V. Balcan Corporation 101 VI. Primus S.n.c. 104 VII. Blaine Corporation 110 VIII. Hasping Manufacturing & C. 115 IX. Australis Corporation 118 X. Box S.p.A. 123 XI. Gamma S.p.A. 131 XII. Caso Mictronics * 136 XIII. Caso Filibert 143 XIV. Caso Bugs Bunny 145 XV. Caso Alfa S.p.A. 151 XVI. Caso Ufo S.p.A. 157 XVII. Seafield Fashions ( ) 161 XVIII. Seafield Fashions (seconda parte) 170 XIX. G.C.F. Corporation 173 3. IL RENDICONTO FINANZIARIO 177 I. Premessa 177 II. Rendiconto Finanziario e Bilancio d esercizio 179 III. Definizione di fondi e struttura finanziaria del prospetto 182 IV. Rendiconto finanziario come prospetto dei flussi di risorse finanziarie 190 V. Esame delle coperture finanziarie: margine finanziario ed autofinanziamento 195 VI. Altri problemi contabili nel calcolo del margine finanziario e dell autofinanziamento 202 VII. Esame delle fonti di finanziamento esterne: gli aumenti di capitale 206 VIII. Esame degli impieghi: gli investimenti in capitale fisso 212 IX. Analisi dei flussi e programmazione finanziaria 216 X. Esame dello schema sintetico di rendiconto finanziario 219 XI. Rendiconto dei flussi di cassa, imposizione fiscale e risparmi d imposta 223 XII. Rendiconti finanziari e nota integrativa 226

4. IL RENDICONTO FINANZIARIO NELL APPLICAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI IAS/IFRS 227 I. IAS e IFRS 227 II. Accenni al processo di armonizzazione contabile 228 III. Il rendiconto finanziario nello IAS 1 229 IV. I benefici del rendiconto finanziario 230 V. Il rendiconto finanziario nello IAS 7 231 VI. Le classificazioni nel rendiconto finanziario 232 VII. Il metodo diretto ed indiretto 235 BIBLIOGRAFIA 241

Introduzione L analisi di bilancio, nata come strumento per gli analisti finanziari, risulta sempre più utilizzata anche dai responsabili d azienda ai fini del controllo di gestione. In particolare, essa risulta indispensabile per una seria programmazione finanziaria e per una corretta preparazione di business plan. Purtroppo non tutti si rendono conto di questo. Molti continuano a considerare il bilancio alla stregua di un obbligo normativo e/o fiscale e la sua analisi come un operazione formale e meccanica, un atto dovuto, spesso con una pura finalità di promozione dell immagine aziendale. Complici di questo errato utilizzo delle analisi di bilancio sono innanzitutto i software e gli schemi precostituiti che permettono di elaborare, senza fatica e senza necessità di capirne il significato, grandi masse di dati, da cui risultano altrettanto grandi quantità di indici, prospetti, tabulati sulla cui utilità si possono nutrire seri dubbi. Un altra nota dolente è che su questa gran massa di informazioni in gran parte inutili si basano purtroppo altrettanto inutili e talvolta dannose elucubrazioni econometriche. Dannose perché non portano a validi contributi concettuali e di conoscenza della realtà ma a risultati teorici, a clamorosi errori di valutazione. Errori simili a quelli che hanno fatto, utilizzando analoghe sofisticazioni matematiche, molti economisti rampanti con riferimento all ultima grande crisi. Per ovviare a questi rischi, nelle pagine che seguono i diversi strumenti di analisi di bilancio vengono presentati senza far ricorso a software applicativi e a complessi modelli matematici. Si sono preferi- 7

te semplici applicazioni manuali, frutto di letture critiche delle poste di bilancio e di una loro riclassificazione mirata agli obiettivi che l analisi intende raggiungere. Una seconda causa del modo errato di utilizzare le analisi di bilancio, spesso collegata alla precedente, risiede nell incapacità di interpretare la contabilità generale e di leggere il bilancio secondo i principi stessi dell analisi finanziaria, ossia in termini di flussi di origine dei fondi (fonti) e di flussi di impiego degli stessi. Purtroppo la contabilità generale, soprattutto in Italia, continua ad essere insegnata seguendo sistemi che rispondono a logiche ed obiettivi diversi. Per questo motivo una rivisitazione della contabilità generale e del bilancio in funzione dei flussi di origine e di impiego delle risorse non solo semplifica la comprensione delle rilevazioni contabili ma risulta anche essere il presupposto essenziale per dare alle analisi finanziarie il significato e l importanza che meritano. Il materiale didattico raccolto in questo volume si basa su questi presupposti ed è organizzato concettualmente in tre parti: la prima parte, comprendente il primo capitolo, è composta da schemi che sintetizzano l analisi di bilancio sia come analisi dei flussi finanziari sia come analisi attraverso indici. Si è ritenuto opportuno trattare prima i flussi e poi gli indici, ribaltando la prassi normalmente seguita, in quanto solo attraverso l analisi dei flussi è possibile effettuare quella lettura critica del bilancio che risulta essenziale ai fini della predisposizione di indici significativi; la seconda parte, ossia il secondo capitolo, riporta una serie di esercitazioni svolte in cui vengono applicati gli schemi di analisi e di riclassificazione presentati nella prima parte. Saper svolgere autonomamente questi esercizi, tratti dai bilanci pubblicati, risulta di fondamentale importanza ai fini di un corretto utilizzo delle analisi di bilancio nei processi decisori; la terza parte, riferita al terzo ed al quarto capitolo, tratta specificatamente del rendiconto finanziario nelle sue diverse forme facendo riferimento agli schemi introdotti nella prima parte. Un particolare accenno merita il problema terminologico. Non esiste, in tema di analisi di bilancio, una terminologia unificata, più termini possono essere utilizzati per esprimere uno stesso concetto. Soprat- 8

tutto nella lettura dei bilanci pubblicati, occorre valutare caso per caso il significato delle voci e dei termini utilizzati nei prospetti e nelle note integrative. Nella nostra trattazione abbiamo cercato di evitare il più possibile di creare confusioni terminologiche, facendo ricorso ai termini più utilizzati nella pratica per esprimere i diversi concetti. Se questa scelta può rendere più facile l assimilazione della materia, può però al tempo stesso risultare limitativa quando occorre riferirsi a casi specifici che si rifanno a terminologie diverse. Il volume raccoglie il materiale didattico elaborato in molti anni accademici per il corso di Analisi di bilancio tenuto presso la Facoltà di Economia dell Università di Trento. Alla dottoressa Barbara Cristofari va il merito di essere riuscita nel non facile lavoro di assemblaggio e di revisione di tale materiale didattico, nonché nel suo completamento con la stesura degli schemi generali di riclassificazione del bilancio, dei modelli di soluzione delle esercitazioni e del capitolo relativo al rendiconto finanziario secondo i principi contabili internazionali. In questa nuova edizione sono stati corretti alcuni refusi presenti nell edizione 2009 ed è stato meglio chiarito il significato di termini e formule presenti negli schemi della prima parte del testo. Gli schemi sono rimasti tali, in quanto una descrizione degli stessi, come si fa a lezione, avrebbe appesantito un opera che si è preferito mantenere il più possibile snella. Università degli Studi di Trento, settembre 2012 Giorgio Daidola 9

1. Analisi di Bilancio per flussi ed indici I. I FLUSSI ECONOMICO-FINANZIARI FRA L IMPRESA E L AMBIENTE ESTERNO Come si potrà notare nella Figura 2 i flussi economico finanziari fra l impresa e l ambiente esterno evidenziano diverse considerazioni. Flussi relativi all attività produttiva (acquisti e vendite) L attività produttiva di qualsiasi impresa è caratterizzata da un insieme di scambi con l esterno altre imprese, famiglie, pubblica amministrazione, estero per l acquisizione dei fattori produttivi necessari alla produzione (ad esempio macchinari, materiali, lavoro, ecc.) e per la vendita dei prodotti o servizi ottenuti. Tali scambi avvengono dietro un corrispettivo di natura finanziaria: denaro contante oppure a scadenza. Ne deriva che ogni scambio può essere identificato da un certo importo di denaro, ovvero dal prezzo pagato (o che si pagherà) per i fattori acquisiti o dal prezzo riscosso (o che si riscuoterà) per i prodotti o servizi venduti. Tale espressione monetaria identifica quella che viene comunemente denominata una grandezza flusso o semplicemente un flusso, nel senso che lo scambio implica un concetto 11

dinamico di variazione rispetto alla situazione preesistente. Il prezzo relativo ad ogni scambio serve a identificare da un lato il movimento reale di beni o servizi oggetto di scambio, ossia permette di attribuire un valore monetario agli stessi e, dall altro, il corrispettivo movimento di mezzi o di promesse di pagamento (denaro, assegni, bonifici, ecc.). La possibilità di considerare il valore monetario relativo ad ogni scambio sotto un duplice aspetto costituisce la base generalmente adottata per porre in essere un sistema informativo relativo agli scambi stessi. Ne deriva anche uno schema concettuale che risulta fondamentale nelle analisi di tipo economico-finanziario e nel conseguente utilizzo dei dati a fini decisionali. Con riferimento alla Figura 2 i flussi del tipo A1 e B2 possono essere visti come forme di impiego, destinate a trasformarsi in denaro liquido, seppur con tempi e modalità diverse: nel primo caso (A1) si tratta di impieghi in fattori produttivi, che verranno trasformati in denaro liquido attraverso le vendite dei prodotti o servizi ottenuti; nel secondo caso (B2) si tratta di forme di impiego di tipo finanziario ossia già in denaro liquido oppure riscuotibile ad una certa scadenza (crediti). Da un punto di vista statico, gli impieghi in fattori produttivi, in denaro, in crediti, ecc. esistenti in un certo istante in un impresa derivano necessariamente dai flussi suddetti e costituiscono quelli che vengono denominati fondi o impieghi di fondi. I flussi del tipo A2 e B1 possono essere invece interpretati come origine o fonte dei mezzi finanziari necessari ad effettuare gli impieghi di fondi precedentemente descritti: nel primo caso (A2) l origine è data dal denaro liquido già disponibile nell impresa o da nuove promesse di pagamento (debiti verso i fornitori di fattori produttivi); nel secondo caso (B1), la fonte è data dai beni o servizi disponibili, aventi un valore di mercato (e quindi assimilabili al denaro). 12

In entrambi i casi (A2) e (B1) si può parlare di forme di disinvestimento (diminuzione delle forme di impiego) come origine di mezzi finanziari necessari ad effettuare nuovi impieghi del tipo A1 e B2. Nel caso di vendita di beni o servizi, il prezzo realizzato può essere visto come fonte o origine dei mezzi finanziari (flusso B1) automaticamente impiegati in denaro o crediti (flusso B2). Dal punto di vista statico, il complesso delle fonti o origini di mezzi finanziari esistenti in un certo istante rappresenta i fondi considerati dal punto di vista della loro origine: poiché non si può impiegare più di quanto è venuto a disposizione, è chiaro fin d ora che in qualsiasi istante sussiste l identità: Figura 1 FONDI IMPIEGHI DI FONTI = FONTI DI FONDI Lo sfasamento temporale In qualsiasi processo produttivo, esiste un certo sfasamento temporale tra il verificarsi dei flussi (A1 e A2) relativi all acquisto dei fattori e dei flussi (B1 e B2) derivanti dalla vendita dei prodotti. Se cosí non fosse, si può notare che non esisterebbero in un certo istante degli impieghi di fondi e delle fonti di fondi. Infatti i fattori devono essere di norma disponibili in modo anticipato rispetto al momento in cui si potrà immettere sul mercato il prodotto. Ciò vale in qualsiasi ramo di attività produttiva, dalla semplice attività mercantile alle più complesse attività industriali. Il commerciante che acquista merci per rivenderle (l attività produttiva in questo caso consiste nel rendere disponibile un certo bene in un certo mercato), deve poter disporre di tali merci in anticipo rispetto al momento in cui realizzerà il ricavo della vendita. Tale problema si allarga mano a mano che l attività produttiva diventa più complessa. Consideriamo ad esempio un impresa meccanica che pro- 13

duce accessori per automobili: in tal caso lo sfasamento temporale fra momento della acquisizione dei fattori e vendita dei prodotti ottenuti comprende anche il periodo necessario per la trasformazione (fisica) dei primi nei secondi. La lunghezza dello sfasamento temporale dipende non solo dal tipo di attività svolta dall impresa, ma anche dalle caratteristiche e dalla natura del processo produttivo. Uno stesso bene può essere prodotto artigianalmente oppure in serie, con l ausilio di macchinari e impianti più o meno sofisticati. La lunghezza dello sfasamento temporale tra momento dell acquisizione dei fattori e momento del loro recupero attraverso la vendita dei prodotti varia poi notevolmente da fattore a fattore. Esistono dei fattori il cui tempo di recupero può essere abbastanza breve, in quanto vengono acquisiti mano a mano che la produzione procede nelle quantità variabili da questa richieste. Generalmente i fattori ad utilità semplice (materie prime, lavoro, energia, ecc.), ossia quelli che vengono utilizzati per intero in ogni singolo prodotto, comportano un anticipazione di fondi relativamente breve in quanto debbono essere completamente recuperati al momento della vendita del prodotto (in genere entro l anno). Ciò non accade invece per quei fattori detti ad utilità ripetuta (fabbricati, impianti, spese di ricerca e di impianto, ecc.) che contribuiscono alla produzione per un certo numero di prodotti e per un periodo di tempo lungo, in genere molti anni. L esborso relativo non si può recuperare attraverso la vendita di un singolo prodotto, giacché in questo si incorpora solo pro-quota l utilità dei fattori in esame. Il completo recupero avviene quindi solo in un arco di tempo piuttosto lungo (talvolta anche dopo 10, 20 anni) e per una massa di produzione ingente. Maggiore è il grado di meccanizzazione o di automazione, più elevato è il ricorso alla ricerca, più estesa dovrà essere l anticipazione di fondi per finanziare la produzione. D altra parte i vantaggi della sostituzione del lavoro meccanico a quello umano e degli investimenti in ricerca e sviluppo, impongono sempre più il ricorso a fattori di questo tipo. 14

Un ulteriore elemento che può influire sulla lunghezza dello sfasamento temporale fra acquisizione fattori e vendita prodotti è dato dal grado di integrazione verticale. Per rifarci all esempio precedente, l impresa in esame potrebbe decidere di produrre essa stessa gli stampi che le necessitano. È evidente che in questo caso lo sfasamento in questione aumenta. In genere si può dire che esso risulta tanto più lungo quanto più a monte si inizia il processo produttivo, cioè quanto più elevato è il grado di integrazione verticale. In sintesi, il divario temporale tra l acquisizione dei fattori e la vendita dei prodotti dipende essenzialmente: - dal settore produttivo e dalla natura del prodotto; - dai fattori impiegati nel processo produttivo; - dal grado di integrazione verticale. Il problema finanziario La necessità di procurarsi i fattori in modo anticipato rispetto alla vendita dei prodotti fa sorgere per l impresa il problema finanziario. La soluzione a tale problema può derivare da una dilazione di pagamento concessa dai fornitori dei fattori produttivi oppure dalla disponibilità dei mezzi finanziari (denaro o diritto di riscuotere denaro a scadenza) ottenuti dall ambiente esterno a puro titolo di anticipazione. Il primo caso non è che una sottospecie del secondo: basti ricorrere alla finzione che i fornitori versino i quattrini all impresa a puro titolo di anticipazione e che quest ultima li utilizzi immediatamente per pagare i fattori produttivi acquistati. La dilazione del pagamento concessa dai fornitori permette di rinviare nel tempo l uscita di cassa relativa all acquisizione del fattore; in genere tali dilazioni non sono però sufficienti a risolvere l intero problema finanziario. Occorre quasi sempre ricorrere anche all altra soluzione, e cercare sul mercato finanziario degli enti o delle persone che siano disposti ad anticipare all impresa, per un periodo di tempo più o meno lungo, i mezzi di pagamento che le necessitano per remunerare i fattori produttivi prima dell ottenimento del prodotto. 15

Risulta pertanto che, accanto alle operazioni con l esterno relative all acquisizione dei fattori e alla vendita dei prodotti, l impresa dà vita a una serie di rapporti con l esterno di contenuto esclusivamente finanziario. L importo delle anticipazioni pervenute all impresa, compresa la dilazione di pagamento concessa dai fornitori, costituisce, dal punto di vista della sua origine o natura (senza cioè tener conto del modo in cui sono utilizzate), finanziamento esterno, mentre le persone o enti che mettono a disposizione dell impresa tali mezzi si dicono comunemente finanziatori. Le anticipazioni finanziarie generano per l impresa, nel momento in cui sono ottenute, un impiego in denaro. La contropartita (fonte) di tale flusso, ovvero l altro aspetto sotto cui può essere visto lo stesso impatto, non è più una vendita di prodotti o servizi ma è costituita da una serie di obblighi nei confronti dei finanziatori. Quando le condizioni previste si verificano, ad esempio quando scadono i termini di pagamento o di rimborso (di una cambiale, di un mutuo, ecc ) o l impresa viene posta in liquidazione, ecc. si generano dei flussi di denaro (fonte) relativi al rimborso delle anticipazioni. Come contropartita (impiego) di tali flussi si ha l estinzione degli impegni assunti in passato dall impresa. Nel caso in cui tali impegni siano stati incorporati in certificati negoziabili (es. obbligazioni), ciò si manifesta nella completa restituzione dei certificati all impresa, come contropartita del flusso di denaro contante ricevuto a titolo di rimborso. Lo schema dei flussi economico-finanziari riportato sintetizza tutti i flussi di impiego e tutti i flussi di origine (fonte) delle risorse che possono essere oggetto di scambio fra l azienda e l ambiente esterno In senso lato tutti i flussi rappresentati nello schema possono essere denominati finanziari, nel senso che sono espressi in moneta e che costituiscono impieghi o origini delle risorse. In senso stretto, è però più corretto considerare come flussi finanziari unicamente le variazioni nei mezzi di pagamento (cassa) nei debiti e nei crediti, escluden- 16

do i flussi di fattori produttivi e di prodotti o servizi: tali flussi reali vengono denominati rispettivamente costi e ricavi (1). Figura 2 FORNITORI DI FATTORI PRODUTTIVI A1 acquisizione fattori produttivi (impiego) A2 mezzi o promesse di pagamento (fonte) Nuovi impegni finanziari: fonte tipo di finanziamento impiego liquidità, crediti IMPRESA B1 vendita di prodotti o servizi (fonte) B2 mezzi o promesse di pagamento (impiego) ACQUIRENTI DI PRODOTTI O SERVIZI Riduzione d impegni finanziari: fonte liquidità, crediti impiego tipo di finanziamento FINANZIATORI 1 Cfr. a tale proposito FILIPPI E., I due circuiti uno reale che rappresenta la produzione e lo scambio di beni e fattori di produzione, e l altro finanziario che rappresenta la contropartita monetaria dei flussi reali sotto forma di ricavi e redditi rappresentano i due aspetti (reale e finanziario) di una stessa operazione di scambio (Estratto da Enciclopedia delle Scienze Sociali, Istituto della Enciclopedia italiana, 1992, vol. II, pag. 333). 17