Vecchie e nuove disuguaglianze territoriali: oltre l austerità, le prospettive di ripresa nel Mezzogiorno. Linda Laura Sabbadini

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Vecchie e nuove disuguaglianze territoriali: oltre l austerità, le prospettive di ripresa nel Mezzogiorno Linda Laura Sabbadini

Una crisi trasversale, ma selettiva. Non solo il Sud è stato colpito, ma anche le zone più ricche del Paese, non solo i segmenti di popolazione vulnerabile, che già si trovavano in condizioni critiche, ma anche persone di classi sociali medie o alte. Nel raddoppio tra il 6,7% e il 14,5% della grave deprivazione è stato fondamentale l ingresso anche di persone che l anno precedente vivevano in famiglie non propriamente disagiate, sono stati colpiti italiani e stranieri, uomini e donne, giovani e adulti. Nella sua trasversalità, tuttavia, la crisi è stata anche molto selettiva : sono infatti stati colpiti più certi segmenti di altri, più gli uomini delle donne, più il Sud che il Nord, più i giovani che gli ultracinquantenni, più i minori e in particolare i bambini. La crisi ha colpito molto più il Sud che il Nord. Le differenze territoriali si sono approfondite, aumentando di anno in anno per quanto riguarda sia la situazione del mercato del lavoro, sia la grave deprivazione e povertà.

Il Sud ha perso, da subito, il doppio di occupati del Nord in termini relativi. Anche nell industria, settore in cui il Sud è tradizionalmente più debole, la perdita di occupazione è stata maggiore. Anche nel 2013, più della metà del calo di occupazione in Italia è spiegato da quanto è successo al Sud, dove si è concentrata anche la perdita di occupazione avvenuta nei servizi e dove si è persa molta occupazione nel settore delle costruzioni. Il Sud comincia a perdere occupazione già nella seconda metà del 2008

1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 T1-2015 T2-2015 La forbice si allarga tra Centro-Nord e Sud. 80,0 Totale 70,0 60,0 50,0 40,0 Nord Centro Mezzogiorno 30,0 20,0

1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 T1-2015 T2-2015 Aumenta il divario tra donne del Nord e del Sud. 80,0 Femmine 70,0 60,0 50,0 40,0 Nord Centro Mezzogiorno 30,0 20,0

Aumenta il divario anche nell occupazione maschile. 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 T1-2015 T2-2015 Maschi Nord Centro Mezzogiorno

Occupazione, disoccupazione ed inattività delle donne. Centro-Nord, Licenza media 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre Centro-Nord, Diploma Mezzogiorno, Licenza media 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre Mezzogiorno, Diploma 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre Centro-Nord, Laurea 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre 100% 80% 60% 40% 20% 0% 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre Mezzogiorno, Laurea 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre

Qualche miglioramento al Sud nel I semestre 2015 400 Nord Centro Mezzogiorno Italia 200 0-200 -400-600 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2008-2015, variazioni tendenziali assolute in migliaia di unità

La diminuzione dei consumi è trasversale alle zone del paese. Tra il 2007 e il 2014, la spesa media per consumi diminuisce di poco meno di 200 euro al mese (da 2.649 a 2488, il 6%). Tale diminuzione è particolarmente accentuata nel Mezzogiorno (- 11,5%). Tra il 2007 e il 2014, diminuiscono soprattutto le spese per abbigliamento e calzature (-28%), per mobili, elettrodomestici e servizi per la casa (-21%) e per comunicazioni (-19%); diminuiscono, anche se in maniera meno accentuata, anche le spese per ricreazione e cultura (-18%) e trasporti (-14%). Al contrario, aumentano le spese per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili (+4%) e quelle per istruzione (+25%).

Nel mezzogiorno le dinamiche risultano particolarmente accentuate. per abbigliamento e calzature (-39%), per mobili, elettrodomestici e servizi per la casa (-29,3%) e per comunicazioni (-23%) Diminuiscono anche le spese per: ricreazione e cultura (-33%) e trasporti (-16%), anche per l istruzione si ha -26,1%. le spese per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili sono le uniche ad aumentare (+ 5,6%) Nel Mezzogiorno, anche la diminuzione tra il 2007 e il 2014 della spesa alimentare (di circa il 10%) è più accentuata che nel resto del Paese, e anche tra il 2013 e il 2014 continua ad aumentare la quota di acquisti presso hard discount (dal 12% al 15%), stabile nel Centro-Nord.

Anche i segnali positivi sono più deboli Tra il 2013 e il 2014 il Mezzogiorno è la ripartizione che mostra i segnali positivi più deboli, nonostante anche qui si arresti il calo progressivo della spesa per consumi osservato negli anni precedenti. L aumento della quota di spesa per abbigliamento e calzature è soprattutto al Nord così come quella per mobili, articoli e servizi per la casa e per servizi sanitari. La quota destinata al capitolo Altri beni e servizi, che include le spese per: beni e servizi destinati alla cura della persona e agli effetti personali, servizi di assistenza sociale, assicurazioni e finanziari, aumenta invece soprattutto nel Mezzogiorno.

Grave deprivazione e povertà: Sud e Italia 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 Povertà assoluta Mezzogiorno Rischio povertà Mezzogiorno Grave deprivazione Mezzogiorno Povertà assoluta Italia Rischio povertà Italia Grave deprivazione Italia 5,0 0,0 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Il Mezzogiorno a confronto con l Italia subisce di più gli effetti della crisi

Grave deprivazione e povertà: Sud e Nord 40,0 35,0 Povertà assoluta Nord 30,0 25,0 20,0 15,0 Rischio povertà Nord Grave deprivazione Nord Povertà assoluta Mezzogiorno 10,0 5,0 0,0 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Rischio povertà Mezzogiorno Grave deprivazione Mezzogiorno Tra Nord e Mezzogiorno il distacco si accentua

Le evidenze della crisi La percentuale di individui che ha vissuto almeno una forma di disagio è aumentato di oltre tre punti percentuali rispetto al 2007 (dal 22,2% del 2007 al 25,6% nel 2013). Durante gli anni della crisi aumenta: la percentuale di coloro che presentano tutti e tre i sintomi (dal 1,1% al 3,8%), la quota di poveri relativi che sono anche in grave deprivazione (dal 2,9% al 3,3%), le persone solo in grave deprivazione (dal 3,5% al 6,7%), e quelli in povertà assoluta e quindi anche a rischio di povertà (dal 2,2% al 3,6%). Allo stesso tempo aumenta la sovrapposizione di forme di disagio economico e la diffusione della povertà assoluta. La situazione peggiora per alcuni segmenti della popolazione che vivono contemporaneamente molteplici dimensioni del disagio ed emerge una zona di grave deprivazione, che sembra dover essere una situazione temporanea più che strutturale.

Sovrapposizione tra povertà e deprivazione Possiamo costruire misure che sovrappongano le diverse dimensioni, sia permanenti utilizzando la componente longitudinale di EUSILC non e che ci permettano di capire come cambia la gravità della situazione: 3,8% della popolazione che soffrono di almeno una forma di disagio presentano tre sintomi 18,5% è solo gravemente deprivato, 25% è costantemente a rischio di povertà 15.8% è solo a rischio di povertà ma non in forma permanente, 3,6% è in condizioni di povertà assoluta permanente 4,5% è in grave deprivazione permanente 3,1% in condizioni di povertà assoluta (e a rischio di povertà). Source: L.L. Sabbadini, Istat, La società diseguale. Soggetti e forme delle disuguaglianze nell Italia della crisi, Lectio Magistralis Fondazione E. Gorrieri

Differenze tra aree geografiche. Nel Sud e nelle Isole, il valore aumenta al 42,9% con una maggiore sovrapposizione Nel Nord, il 12,8% della popolazione soffre di almeno una forma di disagio

.. e tra individui

Povertà assoluta ed indicatore EU2020 La povertà assoluta rappresenta il 18,7% dell'indicatore di Europa2020. Quindi, enuclea un segmento ristretto e con maggiori esigenze. Inoltre, il segmento è ulteriormente caratterizzato rispetto a certe caratteristiche socio-demografiche, quindi permette di identificare le migliori politiche per combattere e identificare il miglior target. Tra i poveri assoluti (in confronto con l indicatore UE 2020): - componente maggiore di persone residenti nel Mezzogiorno, - componente maggiore di bambini (minori), - componente maggiore di grandi famiglie.

Il problema del sud non riguarda solo lavoro e povertà Gli anziani del Sud sono in peggiori condizioni di salute rispetto a quelli del Nord e hanno una rete di solidarietà meno solida che nel resto del Paese e una spesa sociale a loro destinata più bassa. A fronte di bisogni maggiori e crescenti, la spesa sociale pro capite nel Mezzogiorno è più bassa per tutti i gruppi di popolazione: per gli anziani Sud 50 euro contro Nord Est 152 euro per i disabili Sud 888 euro contro Nord Est 5.302 euro. Parallelamente anche la rete di aiuti informali è più debole strutturalmente e storicamente, e il non profit non riesce a garantire un offerta di servizi del livello del Centro Nord né sull assistenza, né sulla sanità.

Ma tutto ciò si combina con fattori demografici strutturali che incidono nel lungo periodo.un paese a permanente bassa fecondità Tassi di fecondità totale per ripartizione geografica - Anni 1952-2014 Numero medio di figli per donna 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 ITALIA Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Fonte: Istat, Tavole di fecondità regionale (anni 1952-2013); Indicatori demografici (stime 2014)

Il comportamento riproduttivo di fondo di una generazione Tasso di fecondità totale a 40 anni per ripartizione delle generazioni di donne nate dal 1933 al 1970 3.5 Fecondità per generazione 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1940 1941 1942 1943 1944 1945 1946 1947 1948 1949 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 ITALIA Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Fonte: Istat, Tavole di fecondità regionale (anni 1952-2013)

Baby boom e poi denatalità Nel 1952 le differenze geografiche relative al tasso di fecondità totale erano notevoli. Sud e Isole tasso di fecondità totale superiore a 3, il Centro e il Nordest un tasso prossimo a 2, nel Nord-ovest tale valore era già ben al di sotto del livello di sostituzione. Il baby-boom della metà degli anni 60 che peraltro ha comportato un sovradimensionamento delle generazioni 1960-70 molto rilevante per il presente e il futuro della storia demografica nazionale ha riguardato principalmente le aree del Nord e del Centro del Paese, proprio quelle zone che nello stesso periodo, hanno costituito la destinazione privilegiata delle migrazioni interne dal Mezzogiorno. Esauriti gli effetti del baby-boom, la decrescita della fecondità ha coinvolto tutte le ripartizioni, anche se i livelli del tasso di fecondità totale sono scesi al di sotto di alcuni valori tipici in tempi diversi. Il tasso di fecondità totale si è attestato su valori inferiori ai 2 figli per donna prima al Nord (nel 1975), poi al Centro (nel 1976) e solo diversi anni dopo nel Mezzogiorno (1983). Anche la discesa dei livelli di fecondità sotto il valore di 1,5 figli per donna è avvenuto sul territorio in tempi diversi: questa si è verificata ancora una volta prima nelle regioni del Nord (1979), poi del Centro (nel 1980) e solo dopo oltre un decennio nel Mezzogiorno (1994). 22

Sempre meno donne giovani comportano sempre meno figli Nel corso degli anni si è assistito prima ad una progressiva convergenza dei livelli di fecondità ripartizionali verso quello medio nazionale, successivamente a un rovesciamento della geografia della fecondità. E il Sud a presentare i più bassi livelli di fecondità e il Nord i più alti. Dal 2008 con l avvio della crisi economica si inverte il trend di crescita della natalità e della fecondità. Il tasso di fecondità totale nel 2014 è infatti relativamente più elevato nelle regioni del Nord (circa 1,5) e del Centro (circa 1,4 figli) che non nel Mezzogiorno (circa 1,3). Il calo della natalità negli ultimi cinque anni è ravvisabile in tutti i Paesi europei e viene messo in relazione tanto con la sfavorevole congiuntura economica quanto con le modificazioni strutturali della popolazione femminile in età feconda. In particolare in Italia le donne in età feconda sono sempre meno numerose. Le donne che attualmente hanno un età compresa tra 15 e 30 anni sono meno della metà delle donne tra 30 anni e 50 anni. Questo cambiamento nella struttura per età della popolazione contribuirà ad una diminuzione importante della natalità nei prossimi anni. 23

Numero medio di figli per donna per regione 1995 2013 il capovolgimento delle graduatorie tra Nord e Sud 2.0 1.8 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 Campania Sicilia Calabria Puglia Trentino Alto Basilicata Molise Abruzzo Lazio 1995 Marche Valle Umbria Veneto Lombardia Sardegna Piemonte Toscana Emilia Friuli Venezia Liguria 2014 2.0 1.8 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 Trentino Valle Lombardia Toscana Emilia- Veneto Piemonte Friuli- Sicilia Marche Lazio Liguria Campania Umbria Abruzzo Puglia Calabria Molise Basilicata Sardegna

Il processo di invecchiamento accelera soprattutto nel Mezzogiorno Figura 4 - Piramidi delle età a confronto. Centro-Nord e Mezzogiorno - Anni 2015 e 2065 (a) (valori percentuali) Centro-Nord 100 e più 96 92 88 84 80 76 72 68 64 60 56 52 48 44 40 36 32 28 24 20 16 12 8 4 0 1.00 0.80 0.60 0.40 0.20 0.00 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 Mezzogiorno 100 e più 96 92 88 84 80 76 72 68 64 60 56 52 48 44 40 36 32 28 24 20 16 12 8 4 0 1.00 0.80 0.60 0.40 0.20 0.00 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 Fonte: Istat, Popolazione residente per età, sesso e stato civile; Previsioni demografiche (a) Previsioni demografiche (Anni 2011-2065) Base 2011 - Scenario centrale

Verso il Centro-Nord Trasferimenti di residenza degli italiani dal Mezzogiorno verso il Centro- Nord e dal Centro-Nord verso il Mezzogiorno per età - Anni 2004-2013 (valori assoluti) 25000 20000 15000 10000 5000 0-5000 -10000-15000 0-4 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90+ Dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord - Media 2004-2008 Dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord - Media 2009-2013 Dal Centro-Nord verso il Mezzogiorno - Media 2004-2008 Dal Centro-Nord verso il Mezzogiorno - Media 2009-2013 Saldo Centro- Nord/Mezzogiorno - Media 2004-2008 Saldo Centro- Nord/Mezzogiorno - Media 2009-2013 Fonte: Istat, Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza

Alcuni segnali positivi Cresce l occupazione Stabile la povertà assoluta Potenzialità su terreno culturale e turistico Ma si consolideranno? E necessario dotarsi di una strategia adeguata con una certa urgenza anche perché sulla questione mezzogiorno per vari anni abbiamo assistito ad un processo di rimozione collettiva