Obesità: trattamento multidisciplinare ed educazione alimentare infantile Corsi di formazione professionale per medici, nutrizionisti, psicologi ed insegnanti Diretto e coordinato dal prof. Luca Pecchioli Obesità e attività motoria Prof. Fulvio Rigato Primario Responsabile del Raggruppamento di Riabilitazione Neuromotoria I.N.I. Grottaferrata
In tutto il mondo occidentale il problema del sovrappeso corporeo interessa un numero sempre maggiore di individui. Secondo le ultime stime dell OMS, si calcola che nel mondo il numero degli obesi abbia raggiunto il miliardo e in Italia il 47% della popolazione può essere considerata in sovrappeso. La causa di questa situazione è duplice: da una parte una sempre maggiore disponibilità di alimenti, dall altra uno stile di vita sedentario. Il peso ideale è un concetto relativo difficile da stabilire scientificamente; i fisiologi ad esempio pensano che sia quello che ognuno di noi ha o aveva al termine dell accrescimento (18-20 aa); da un punto di vista pratico fra le varie formule che meglio identificano il normopeso, sottopeso e sovrappeso, la Società Italiana di Nutrizione Umana adotta il normogramma che si basa sull indice di massa corporea (BMI: body mass index): Peso (Kg)/Altezza al quadrato (metri). Tab.1 Tab.1 UOMO DONNA Peso ottimale 20,1-25 18,7-23,8 Sovrappeso 25,1-29,9 23,9-28,6 Obesità di medio grado 30,1-40 28,7-40 Obesità di alto grado più di 40 più di 40 Il peso corporeo è dato dalla somma del tessuto scheletrico, muscolare e adiposo, risulta evidente che non è possibile, dal solo valore espresso dalla bilancia distinguere quale delle componenti prevalga, ciò che determina l obesità è il grasso. Si può quindi definire l obesità come quella condizione in cui la percentuale del grasso corporeo supera di una determinata quantità quella considerata normale per il sesso e l età della persona in esame. Nel soggetto normale tale componente varia dal 10% al 20% del peso corporeo; nella donna dal 15% al 25%. Il grasso corporeo è formato da cellule adipose (adipociti) il cui numero aumenta nel primo anno di vita e in seguito nel corso della pubertà, per poi rimanere invariato nell età adulta; quindi il potenziale di obesità può essere stabilito già nell ultima parte dell adolescenza. Dal punto di vista istopatologico, in base alle caratteristiche di numero e volume delle cellule adipose distinguiamo un obesità iperplastica caratterizzata da un eccesso numerico di adipociti e un obesità ipertrofica caratterizzata da un aumento di volume. I chili di troppo non rappresentano solo un problema estetico, l obesità rappresenta un fattore di rischio per numerose condizioni patologiche capaci di incidere significativamente sulla durata e sulla qualità della vita del soggetto. Tra le più comuni patologie correlate si annoverano:
Diabete mellito tipo II, per resistenza dell organismo all azione dell insulina; Ipertensione arteriosa, non si conosce bene la causa, si ipotizza legata ad una maggiore attivazione del sistema simpatico; Patologie cardiache; Dislipidemie; Danni osteoarticolari: per usura e fenomeni artrosici delle articolazioni, caratterizzati da un eccessiva perdita di tessuto cartilagineo, importante per assicurare il movimento senza attrito dell articolazione e la distribuzione uniforme del carico sulla superficie articolare, che determina una maggiore rigidità da compressione, una ridotta elasticità ed un aumento della permeabilità idraulica dell articolazione. Ciò avviene soprattutto per le articolazioni degli arti inferiori per aumentata forza di carico per unità di superficie articolare dovuta al sovrappeso. L obesità inoltre aggrava condizioni patologiche quali la cervicalgia, la lombalgia e la lombosciatalgia, in quanto si crea un alterazione della statica vertebrale. Danni vascolari: il sistema vascolare delle gambe risente dell eccessivo accumulo del tessuto adiposo a livello dell addome e delle cosce, aumentando la pressione idrostatica pelvica, esercita un azione di compressione sui vasi venosi, iliaci e femorali. Inoltre, si riduce l effetto di aspirazione nelle varie fasi respiratorie, in quanto, nell obeso, la respirazione è spesso superficiale e la muscolatura dell addome risulta deficitaria. La persistenza e l incremento delle adiposità localizzate ai segmenti inferiori del tronco e delle cosce accentua progressivamente il rallentamento del deflusso venoso e quindi favorisce la comparsa di un ipertensione venosa cronica ortostatica. L aumento della quantità di grasso nel nostro corpo è legata al mangiare troppo (aumento delle entrate) e il muoversi troppo poco (riduzione delle uscite); quindi il mezzo più efficace per ottenere un deficit calorico è determinato da una giusta combinazione tra dieta (ridotte entrate) ed esercizio fisico (aumento delle uscite) ben bilanciati per evitare la perdita di tessuto muscolare. L attività fisica è efficace nel ridurre il volume degli adipociti e migliorare quindi l obesità di tipo ipertrofico; nell aumentare il tono muscolare, migliorare la funzionalità cardiovascolare e respiratoria; migliorare il tono dell umore, incremento del metabolismo basale e abbassamento della glicemia con conseguente riduzione della produzione dell insulina (ormone lipogenico maggiore). A tal proposito l attività deve essere svolta ad un intensità medio-bassa, al fine di permettere una lunga durata dell esercizio stesso e quindi ottenere un elevato dispendio energetico, tenendo sempre in considerazione i parametri cardiovascolari e respiratori,
che dovranno indirizzare nella scelta del carico di lavoro a cui sottoporre il paziente obeso: 45-65% del massimo consumo di ossigeno; 55-80% della frequenza cardiaca massima. Il programma terapeutico prevede: esercizi a secco eseguiti con movimenti isotonici e isometrici da svolgere all inizio in decubito supino per non sovraccaricare la colonna vertebrale ed esercizi con l impiego di piccoli attrezzi; esercizi di mobilizzazione dei principali fulcri articolari; esercizi di stretching; esercizi di ginnastica respiratoria; esercizi in acqua. Per quanto riguarda gli esercizi in acqua per il paziente obeso, ricordiamo: A) Importanza del gradiente termico che si instaura tra il nostro corpo (a 37 C) e l acqua della vasca terapeutica che ci circonda (a 34 C), in quanto si crea un canale calorico tramite il quale l organismo perde peso aumentando il metabolismo (si può generalizzare dicendo che il nostro corpo riscalda l acqua della piscina). B) Il paziente obeso non deambula più per l oggettiva difficoltà e il dolore alle articolazioni portanti; con la deambulazione in acqua si ottiene una sufficiente performance da parte del paziente, che così riesce a mantenere una vita quasi normale. C) Grazie all esercizio in acqua si può programmare un impegno graduale e modesto per il paziente obeso, che è anche cardiopatico e spesso diabetico, con esercizi che gli permettano un consumo correttamente stimato e con carattere di continuità. Infatti non bisogna eccedere nella esecuzione di esercizi che impegnino troppo il paziente, per non sovraffaticare una funzione cardiaca già compromessa. 1. mobilizzazione articolare degli arti inferiori: grazie alla spinta idrostatica, si ottiene una decompressione e facilità di movimento. - flesso-estensione delle ginocchia ad anche estese; - abduzione-adduzione delle anche a ginocchia estese; - flesso-estensione delle anche a ginocchia estese; - abduzione-adduzione delle anche in rotazione esterna ed interna, flettendo ed estendendo le ginocchia e mantenendo i talloni a contatto fra di loro. - portare le ginocchia verso l alto, alternativamente, flettendo ed estendendo anche e ginocchia e caviglie. - pedalata con gli arti inferiori. 2. mobilizzazione della colonna vertebrale, in posizione eretta, con ausilio della ciambella. Tali esercizi si possono eseguire sia sul fondo della vasca che in totale scarico allorché sia necessario distendere la muscolatura delle catene cinetiche posteriori in breve tempo. 3. Utile eseguire esercizi per la prevenzione dei danni da sovraccarico sulle articolazioni portanti, quali anca, ginocchio e tibio-tarsica.
- circonduzione delle anche, a ginocchio esteso, in senso orario ed antiorario. - flesso-estensione delle ginocchia. Conclusioni L esperienza maturata nel corso di due anni di trattamenti di pazienti affetti da sovrappeso ed obesità ci permette di sottolineare l importanza di mantenere una funzionalità articolare ed una attività fisica di mantenimento(in particolare fuori carico) al fine di preservare da ulteriori danni le cartilagini articolari e quindi consentire una deambulazione, con conseguente conservazione di una parziale autonomia. La riduzione del carico di lavoro per l apparato cardio-vascolare, inoltre aumenta la compliance cardio-respiratoria del paziente in tempi relativamente ridotti. Miglioramento dell autostima da parte dei pazienti che nel mezzo acquatico perdono in parte l handicap motorio rispetto agli altri pazienti. La Riabilitazione quindi assume significato di reale complemento e mantenimento dei risultati ottenuti a seguito di trattamenti chirurgici o medici eseguiti nella terapia dell obesità.