Murature in tufo moderne e contemporanee Napoli, Terra di Lavoro (XVI-XIX) III



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Seconda Università degli Studi di Napoli Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale «L. Vanvitelli» Corso di Caratteri costruttivi dell edilizia storica A.A. 2012/2013 Murature in tufo moderne e contemporanee Napoli, Terra di Lavoro (XVI-XIX) III

Campania settentrionale, areali geolitologici Campania settent., principali distretti geografici

APERTURE ARCHITRAVATE

CRONOTIPI CINQUECENTO-SEICENTO Episodi aulici: architrave in piperno (esterno vano) - piattabanda arcata (interno vano) Edilizia residenziale: piattabanda arcata (esterno vano) - architrave di castagno (interno vano) Edifici popolari o rurali: all esterno la piattabanda ad arco orizzontale è sostituita da voltini con lieve monta e sottostante architrave ligneo, suturando la cesura con pezzame tufaceo minuto (meno durevole ma più celere, questa soluzione consente maggiore stabilità dell elemento superiore) Quando la disposizione di un adeguato architrave ligneo consente di soprassedere alla realizzazione della piattabanda superiore in muratura, sul vano insiste un partito murario analogo a quello delle spalle

CRONOTIPI SETTECENTO Le piattabande hanno una fattura più accurata, in termini di sagomatura e tessitura Sono realizzate, al pari delle spallette corrispondenti, con bozzette disposte su uno o più ricorsi, attozzate con cura e allettate su giunti di malta compresi tra 1 e 2,5 cm Presentano intradosso piano e linea estradossale curva

CRONOTIPI OTTOCENTO PRIMO QUARTO DEL SECOLO: la larga disponibilità di materiale tufaceo riquadrato ha riflessi anche nelle tecniche di realizzazione degli architravi in muratura, che in area napoletana mostrano una progressiva regolarizzazione DALLA METÀ DEL SECOLO: utilizzo di elementi profilati a cuneo con particolare cura, caratterizzati da facce complanari, spigoli rettilinei ed estradosso orizzontale, inframezzati da giunti di malta molto sottili, in genere inferiori ad 1 cm In Terra di Lavoro il contesto varia. Gli architravi in tufo giallo stratificato, la cui matrice più grossolana e ricca di inclusi rende difficoltoso lo spianamento dei conci, presentano costituenti meno regolari, riconducibili ai blocchetti, di dimensioni non particolarmente rilevanti In questo periodo generalmente l architrave in muratura non impegna l intero spessore del muro: all interno dei vani, infatti, si preferisce l utilizzo di architravi lignei, sui quali si fa correre la muratura a blocchetti

CRONOTIPI SECONDO OTTOCENTO-NOVECENTO Le piattabande del secondo Ottocento e del primo Novecento sono simili alle precedenti in termini morfologico-dimensionali Pur essendo ben definiti i caratteri mensiocronologici delle piattabande realizzate dal 1840 alla ricostruzione post bellica, si addiviene ad una loro datazione più precisa solo effettuando un esame metrologico delle spalle delle aperture o dei registri murari sovrastanti La specificità funzionale e di magistero degli architravi limita gli indicatori cui fare ricorso PIATTABANDE LISTATE: l esame metrologico dei laterizi costituisce un valido ausilio per la datazione, essendo rari, nel periodo in causa, i casi di riutilizzo di materiale fittile. A tal uopo, la distinzione tra mattoni fatti a mano, pressati o trafilati, unitamente alla loro caratterizzazione dimensionale, amplia il numero degli indicatori cronologici disponibili

Falciano del Massico (CE), masseria in località Cappellone, testata sud-ovest, piano terra, finestra (XVI sec.). Il piccolo vano reca una piattabanda di elementi in tufo grigio campano sommariamente lavorati nelle facce laterali, alcuni dei quali, disposti presso l'imposta, sono lunghi circa 50 cm. Le spalle sono apparecchiate a «cantieri» alti 40-45 cm, con pietrame disposto su due allineamenti, pareggiati superiormente con materiale minuto.

Capua (CE), edificio in via Roma 34, corte, piano terra, finestra (XVI sec.). L altezza del vano è pari a due «cantieri», sul secondo dei quali è attestato l architrave ligneo. La muratura, dello spessore di circa 60 cm, è caratterizzata dal diffuso utilizzo di pietre rustiche, associate ad elementi più voluminosi, alti circa 20-22 cm e lunghi 30-35 cm.

San Marcellino (CE), palazzo ducale, fronte occidentale, finestra (fine XVI sec.). Profilata all esterno con blocchi di tufo grigio pipernoide, è coeva alla muratura «a cantieri» alti circa 50 cm di tufo giallo stratificato. All interno, la piattabanda arcata è allestita con tufelli sommariamente sbozzati, di modesta volumetria.

Macerata Campania (CE), località Spartimento, masseria Pigna, fronte est, primo piano (XVII sec.). Il traverso superiore è allestito con «spaccatelle» di tufo grigio, lunghe prevalentemente 35-40 cm e larghe 13-15 cm, sagomate approssimativamente a cuneo e allettate su spessori di malta di 2-3 cm. Architravi di castagno riquadrano il vano, portando due ricorsi di tufelli di tompagno.

Portici (NA), palazzo Macedoni Melloni, fronte, primo piano, finestra (XVIII sec.). Carinola (CE), masseria Spano, corpo principale, primo piano, finestra (seconda metà XIX sec.).

Carinola (CE), masseria Spano, corpo meridionale, primo piano, finestra e cornicione in tufo grigio campano (seconda metà XIX sec.).

Marcianise (CE), località Trentola, casale Torrino, fronte meridionale, finestra (inizi XX sec.). Piattabanda di elementi sagomati rapidamente a cuneo, cui sono associate due tavole affiancate di castagno di 5 cm, che impegnano l intero spessore murario, per circa 52 cm (2 palmi). Le spalle sono apparecchiate con blocchetti alti 23-26 cm. II davanzale è in pietra artificiale.

Aversa (CE), complesso della Maddalena, corpo di fabbrica ottocentesco, finestra. Pozzuoli (NA), località Licola, edificio rurale a rudere, particolare di una piattabanda arcata in tufo giallo napoletano (inizi XX secolo).

ELEMENTI SPECIALI

ANALISI IN CORSO Numerosi elementi sono rimasti esclusi dallo studio (insufficienza dei dati metrologici disponibili)

CORNICIONI

CRONOTIPI CINQUECENTO Edifici ecclesiastici e residenziali: cornicioni orizzontali ad archetti in muratura sostenuti da mensole profilate in tufo grigio che sostengono i canali in battuto di lapillo e proteggono le sottostanti cortine SETTECENTO Cornicioni apprestati con l utilizzo, spesso combinato, di «spaccatoni» e «pezzi» di tufo giallo ed elementi di battuto provenienti da demolizioni OTTOCENTO Cornicioni che presentano un ossatura realizzata con elementi molto lunghi ben ammorsati nella muratura retrostante, che porta blocchetti di dimensioni minori, rapidamente scontornati. In alcuni casi, i risalti di minori dimensioni sono realizzati con filari di pianelle in cotto, caratteristica riscontrata anche in alcuni episodi settecenteschi Sono in genere finiti a stucco

Santa Maria Capua Vetere (CE), edificio in via P. Fratta 32, fronte orientale, piano primo, cornicione (prima metà XIX sec.). Lunghe mensole in tufo grigio, profilate all'esterno e profondamente incastrate nella muratura retrostante, portano un ricorso di tufelli sagomati, protetto da una copertina di embrici maritati a coppi.

Caserta, località Casolla, edificio in via Montanara, cornicione tardosettecentesco in laterizi, in parte surrogato da una cornice ottocentesca in tufo stratificato.

Caserta, località Casolla, «collera» in via Montanara 32, parete timpanata (fine XIX sec.). La muratura di circa 50 cm di spessore è apparecchiata a filari di blocchetti di tufo grigio alti 24-25 cm. Il cornicione è costituito da «spaccatoni» di tufo grigio sagomati all esterno.

CAMINI

CRONOTIPI A filari di bozzette SETTECENTO A filari di blocchetti OTTOCENTO-NOVECENTO

San Marco Evangelista (CE), masseria Quaranta, fronte nordest, primo piano, cantonale, cornicione e comignolo (XVIII sec.). II cantonale reca, alternati di fascia e di punta, elementi di tufo grigio volumetricamente assimilabili alle spaccate (52 x 35 x 13 cm). La parete conserva le morse predisposte, ogni tre filari, per la programmata estensione della fabbrica. Il cornicione è realizzato con elementi snelli, lunghi circa 80 cm e alti circa 17 cm, ancorati nella muratura per circa metà della lunghezza.