BULLISMO. BULLISMO (mobbing in età evolutiva)



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Transcript:

Il significato (mobbing in età evolutiva) I termini bullo, bullismo sono stati coniati recentemente per indicare atti di violenza a scuola generalmente perpetrati nel periodo adolescenziale e preadolescenziale. Sono molti i fatti di cronaca, protagonisti ragazzi violenti e bulli, a cui le autorità competenti rispondono con provvedimenti contro quanti compiono atti di bullismo. Tuttavia c è da osservare che ad oggi sono molte le situazioni di bullismo (mobbing a scuola) che le vittime di violenza e le loro famiglie non trovano il coraggio di denunciare. A tale proposito occorre considerare che più sono le sentenze di bullismo (mobbing in età evolutiva ), più sarà possibile avviare un riconoscimento giuridico della violenza tra i ragazzi in particolari ambienti e modalità. E pur vero che per arrivare ad un riconoscimento di questo tipo bisogna procedere attraverso denunce. Bisogna evitare che il bullismo manifestato a scuola (come in altri ambienti) danneggi le persone, vittime innocenti di quello che ormai sta divenendo una vera e propria emergenza sociale! Troppe sono le vittime e troppo è il silenzio. Scuole e violenza sono termini che non devono, non possono essere affiancati: le prime sono Istituzioni, rappresentative di una comunità, di una res publica, dello Stato, la seconda costituisce illegalità e coincide con essa.

Derisioni, vessazioni, umiliazioni, minacce, rabbia.. violano la sacralità della persona. Pertanto occorre dire basta al bullo, al bullismo, al mobbing e pronunciare un forte sì al rispetto, alla legalità. Il bullismo esprime un concetto ancora privo di una sua puntuale definizione tecnica ed è usato generalmente per indicare tutta quella serie di comportamenti mobbistici, tenuti da soggetti giovani, in particolare adolescenti, nei confronti dei loro coetanei: comportamenti caratterizzati da intenti e azioni violenti, vessatori e persecutori. Essendo manifestazione evidente e chiara di illegalità, il fenomeno si lega inevitabilmente alla criminalità giovanile, al teppismo e al vandalismo. Il bullismo degli adolescenti è l equivalente del mobbing che avviene tra gli adulti ed indica a tutti gli effetti fenomeni di prevaricazione interni o esterni all ambiente scolastico. Entrambi i fenomeni, inoltre, presentano analogie, seppure in forme meno esasperate, al nonnismo degli ambienti militari. A volte le vittime sono soggetti calmi, sensibili oppure sono ansiosi o con scarsa autostima. Se avvertono una precaria esistenza all interno del gruppo, iniziano a chiudersi in se stessi, a rifiutare la scuola con la compromissione del rendimento scolastico. Altre volte, il più delle volte, l atto bullico, così come il mobbing fra gli adulti, si annida, viene alimentato da sentimenti di invidia che il bullo prova nei confronti delle vittime, invidia peraltro dovuta ad un forte complesso di inferiorità (complesso adleriano d inferiorità). Diventano in genere oggetto di prevaricazioni e umiliazioni gli studenti educati, studiosi, sobri nell abbigliamento e privi di inflessioni dialettali.

via Nicolini 66100 Chieti - tel. 08713281 Il fenomeno a scuola Nelle scuole accade che il fenomeno si verifichi in aree o ambienti, più o meno circoscritti, dove viene meno la vigilanza, il controllo degli adulti. Atti di bullismo possono essere perpetrati in qualsiasi grado dell istruzione, durante gli intervalli fra le lezioni, durante la ricreazione, nei bagni, sugli autobus eccetera. I comportamenti bullici si manifestano con la prevaricazione su una persona, con il suo isolamento, con il suo spavento, con la sua intimidazione. Il gruppo, in tale contesto di illegalità, plaude e resta fedele e leale al bullo, poiché vuole inconsapevolmente evitare di divenire la prossima vittima designata. L'azione di intimorire un'altra persona può essere perpetrata anche da insegnanti e dallo stesso sistema di scuola. Infatti c'è un potere nel sistema scuola che può predisporre facilmente all'abuso sottile o celato attraverso l umiliazione o l esclusione, pur mantenendo un impegno attivo e aperto alle politiche antisociali.

Modalità del fenomeno Studi recenti ne sottolineano il carattere di comportamento di gruppo. Il processo di designazione della vittima dipende dalle caratteristiche del gruppo e dalle tappe tipiche dell'età evolutiva, dalla costruzione dell'identità e dall'assetto di potere del gruppo. Pertanto, forse, è più opportuno parlare di bullismi. Esiste un bullismo persecutorio quando la designazione è esterna al gruppo: in questo caso è in gioco la leadership del gruppo (della banda) e la designazione della vittima è più o meno casuale. Ma c è anche un bullismo di inclusione (l equivalente del nonnismo) quando le vittime sono i piccoli che devono sottoporsi a persecuzioni ritualizzate per essere ammessi nel gruppo ed infine un bullismo di esclusione (vero e proprio ostracismo) laddove la vittima è interna al gruppo (in genere la classe scolastica) e viene umiliata e perseguitata in quanto considerata estranea alla cultura e al modello identitario, prevalente nel gruppo. Il bullismo ancora si può manifestare in modo "diretto" e "indiretto". Il bullismo diretto consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli, minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti sugli altri o rovinarli. Il bullismo indiretto, invece, si gioca più sul piano psicologico, meno visibile e più difficile da individuare, ma non meno dannoso per la vittima di "turno".

Esempi di bullismo indiretto sono: l'esclusione dal gruppo dei coetanei, l'isolamento, l'uso di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, sebbene si esprima nelle differenze di genere. Infatti i maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente ad altre femmine, sebbene negli ultimi tempi diversi episodi denotino che il genere femminile sta mutuando i comportamenti aggressivi, tipici maschili. Le fasce di età a rischio di bullismo sono in genere quelle tra i 7-10 anni e tra i 14-17 anni. Il bullismo può essere definito cannibalismo psicologico. Dan Olweus, uno dei più autorevoli studiosi europei del fenomeno, dà la seguente definizione: "Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni." Il bullismo si caratterizza con azioni individuali o collettive di tipo fisico: prendere a pugni o calci, prendere o maltrattare gli oggetti personali della vittima; azioni individuali o collettive di tipo verbale: insultare, deridere, offendere; azioni individuali o collettive di tipo indirette: fare pettegolezzi, isolare dal gruppo; dura nel tempo (settimane o mesi); la vittima è impossibilitata a difendersi.

Chi è il bullo? Il bullo si riconosce chiaramente dall'aggressività dei comportamenti che rivolge contro i compagni e molto spesso anche contro i genitori e gli insegnanti. I bulli sono impulsivi e denotano un forte bisogno di dominare gli altri, vantano la loro inesistente superiorità, si arrabbiano facilmente e presentano una bassa tolleranza alla frustrazione. Generalmente non rispettano le regole, né tollerano le contrarietà e i ritardi. Spesso ricorrono all'inganno, convinti di esserne avvantaggiati. Risultano abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d'impaccio anche nelle situazioni difficili. Sono caratterizzati da modelli di comportamento reattivo-aggressivo, associato, se maschi, alla forza fisica che, suscitando popolarità, tende ad auto-rinforzarsi negativamente raggiungendo i propri obiettivi solo attraverso l uso della violenza.

Le condizioni che favoriscono il fenomeno Importante è il temperamento del bambino. Ma incisivo sulla personalità è anche la mancanza di calore e di coinvolgimento da parte delle figure che si sono prese cura del bambino in tenera età. Anche l'eccessiva permissività e tolleranza verso l'aggressività manifestata nei confronti dei coetanei e dei fratelli crea le condizioni per lo sviluppo di una modalità aggressiva stabile. I modelli genitoriali nella gestione del potere, l'uso eccessivo di punizioni fisiche portano il bambino ad utilizzare modalità violente come strumento per far rispettare le proprie regole. Particolari stili educativi rappresentano infatti un fattore cruciale per lo sviluppo delle condotte inadeguate, sebbene sia da sottolineare come il grado di istruzione dei genitori e il livello socioeconomico non sembrino essere correlate con le condotte aggressive dei figli. A livello sociale fra i fattori di gruppo che favoriscano questi episodi va registrato un indebolimento del controllo e dell'inibizione delle condotte negative, che sviluppa una riduzione della responsabilità individuale.

Come prevenire il bullismo Certamente è poco utile agire sul disturbo e sulla psicopatologia quando essi sono ormai già conclamati. E invece auspicabile la specificità di un intervento preventivo rivolto a tutti gli alunni, prescindendo dai "bulli" e dalle loro vittime, perché, al fine di un cambiamento stabile e duraturo, risulta maggiormente efficace agire sulla comunità degli spettatori, o meglio sulle dinamiche relazionali/sociali (v. test di Jacob Moreno) di un intero gruppo. La prevenzione deve interessare dunque tutti gli alunni, gli insegnanti e i genitori. Questi possono farsi carico dei problemi attivando una programmazione contro le prepotenze e promuovendo interventi tesi a costruire una cultura del rispetto e della solidarietà tra gli alunni e tra alunni ed insegnanti.

L'intervento di prevenzione va avviato ancor prima che appaiano segnali più o meno sommersi del disagio. Appare dunque necessaria la prevenzione rivolta al gruppo classe/scuola. L intervento preventivo, peraltro, rappresenta un'occasione di crescita per il gruppo classe stesso in quanto, attraverso un maggiore dialogo ed una maggiore consapevolezza di pensieri, emozioni ed azioni, diventerà risorsa e sostegno per ciascun membro del gruppo/classe. Affinché la prevenzione risulti efficace e duratura, è necessario che gli insegnanti, gli educatori e le famiglie collaborino, come modelli e come soggetti promotori di modalità adeguate di interazione, affinché l'esempio possa essere acquisito e diventare uno stile di vita per gli stessi ragazzi. Inoltre compito degli insegnanti è quello di intervenire precocemente al fine di modificare in tempo gli atteggiamenti inadeguati. Risulta poi importante informare le figure genitoriali che i loro figli possono assumere diversi atteggiamenti a seconda degli ambienti in cui si trovano anche al fine di evitare la loro sorpresa nello scoprire che i propri figli adottano modalità di comportamento differenti fra casa e scuola.