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POR SARDEGNA 2000-2006 PROGETTAZIONE INTEGRATA ALLEGATO 6.1 INCLUSIONE SOCIALE, LEGALITÀ E SICUREZZA Inclusione Sociale Elementi per la Predisposizione dei Progetti Integrati di Sviluppo Regionale APRILE 2006 UNIONE EUROPEA REPUBBLICA ITALIANA

1. PARTE GENERALE...2 1.1. Quadro di Riferimento...2 1.2. Obiettivo Generale e Obiettivi Specifici...6 1.3. Territorio di Riferimento...10 1.4. Strategia...10 1.5. Risultati Attesi...13 2. AMBITI PRIORITARI...14 2.1. Ambito Prioritario OS 1: Promuovere azioni di integrazione sociale dei soggetti a rischio di esclusione...14 2.1.1. Azioni prioritarie... 14 2.2. Ambito Prioritario - OS 2: Promuovere azioni di inserimento e reinserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati...16 2.2.1. Azioni prioritarie... 16 2.3. Azioni prioritarie trasversali agli obiettivi...18 3. BENEFICIARI E STRUMENTI DI ATTUAZIONE...19 3.1. Beneficiari e soggetti attuatori...19 3.2. Strumenti e modalità di attuazione...19 1

1. PARTE GENERALE 1.1. Quadro di Riferimento L analisi della situazione relativa al disagio sociale in Sardegna evidenzia aspetti molto preoccupanti, come evidenziato dai dati statistici relativi alle principali categorie di soggetti in condizioni di svantaggio. Il diffuso disagio sociale in Sardegna è attestato dai dati ISTAT sull incidenza della povertà: reddito insufficiente e periodo di disoccupazione sono i fattori che esercitano il peso più rilevante, anche se in misura differente, per maschi e femmine. Per queste ultime, il motivo principale permane il reddito insufficiente, segno della accentuata vulnerabilità femminile; per i maschi, invece, è la perdita del lavoro a costituire la discriminante primaria. La condizione di disoccupazione quale fattore primario delle difficoltà economiche è fortemente correlata all età; progressivamente la disoccupazione regredisce con il progredire della classe d età. I rischi di esclusione più gravi ricadono prevalentemente sulle madri sole che in passato hanno beneficiato di quote rilevanti degli interventi pubblici. Queste rappresentano numericamente una entità non marginale: le famiglie monoparentali in Sardegna rappresentano il 13,4%, valore ben al di sopra della media nazionale (11,9%). L evoluzione della composizione demografica ha definito un profilo socio demografico caratterizzato da una bassa natalità e da un progressivo allungamento della vita. Gli indicatori strutturali - indice di vecchiaia e di dipendenza - puntualizzano valori comunque al di sotto delle medie nazionali. Permane comunque una forte attenzione per la stretta relazione tra bassa natalità (il numero medio di figli per donna è inferiore del 16% rispetto alla media nazionale, a sua volta fra le più basse a livello mondiale) e l allungamento della vita. Il rapporto fra persone bisognose di cura (bambini e anziani) e adulti in grado di farsene carico (30-59 anni) rivela che su ogni coppia adulta grava la responsabilità di almeno un altra persona bisognosa di sostegno, dato che evidenzia la necessità di supporto per le famiglie con soggetti deboli (anziani, disabili, persone con disturbo mentale), che presentano maggiori problematiche e carichi di cura. Il flusso migratorio ha visto negli ultimi anni crescere sensibilmente la quota di immigrazione (+23% nel 2005), distribuita in maniera fortemente disomogenea sul territorio regionale: gli immigrati si concentrano soprattutto nella provincia di Cagliari, dove risiede il 42,4% del totale degli stranieri. La maggior parte di essi è di origine europea (42,9%), anche se la componente africana è piuttosto elevata (34,1%). A fronte di tale incremento dei flussi migratori, gli interventi diretti a favorire l accoglienza nel tessuto sociale ed economico sardo degli immigrati sono stati finora sperimentali e non strutturati. Con riferimento alla scolarizzazione e alla qualificazione dei giovani, i dati sulla dispersione scolastica pongono la Sardegna al di sotto della media nazionale: l indice di non conseguimento della scuola dell obbligo è nell Isola del 12,44% con punte, in alcuni comuni, del 25,37%, a fronte di un dato nazionale 2

pari al 10,44% (dati ISTAT 2001). Anche nelle prime due annualità del ciclo di studi superiore gli abbandoni scolastici permangono a livelli abbastanza elevati; la formazione professionale non riesce a fornire risposte esaurienti alle necessità manifestate dalla regione nel suo complesso. Nell Isola si registra il crescente utilizzo di sostanze che inducono dipendenza, spesso associato a difficoltà sociali e psicologiche, che determinano gravi problemi di salute e fenomeni di criminalità e violenza. Con riferimento alle politiche di welfare finora adottate, i dati sull offerta di servizi socio-assistenziali mettono in evidenza una situazione per molti aspetti non soddisfacente, con un sistema non sempre in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni. In generale, le criticità non riguardano l entità degli interventi posti in essere, ma la loro non sufficiente differenziazione in una pluralità di tipologie che tengano conto di diverse esigenze di cura. Rispetto agli interventi rivolti agli anziani, si registrano difficoltà di attuazione dei servizi di assistenza domiciliare integrata: la localizzazione delle residenze sanitarie assistenziali non è stata programmata rilevando le esigenze espresse dal territorio; la soluzione di affidamento di persone anziane ha avuto rari riscontri. Permangono carenze strutturali di continuità assistenziale. Le persone con disturbo mentale dispongono di servizi complessivamente insufficienti. Per le persone anziane e quelle con disabilità l offerta è eccessivamente standardizzata su due tipologie: le prestazioni a carattere ambulatoriale o l inserimento in strutture residenziali; gli interventi di carattere semiresidenziale e di assistenza domiciliare sono insufficienti e inferiori a quelli medi nazionali. Sul fronte dell assistenza all infanzia, un dato significativo è quello relativo alla disponibilità del servizio nido: attualmente l offerta regionale (dati ISTAT a gennaio 2004) è di 11 posti disponibili ogni 100 bambini, in grado di soddisfare l offerta del 12% dei bambini al disotto dei 3 anni (l obiettivo europeo per gli Stati membri dell Unione Europea, fissato dall Agenda di Lisbona, è di fornire entro il 2013 servizi di cura ad almeno il 33% dei bambini al disotto dei 3 anni). Si registra che non è stata attuata una politica regionale per la riqualificazione dell offerta dei nidi, né per la promozione di servizi differenziati e flessibili, con conseguenze particolarmente negative in termini di basso tasso di occupazione della popolazione femminile. Il mercato del lavoro regionale, nonostante gli interventi di politica attiva, appare ancora caratterizzato da carenza occupazionale. L analisi del contesto rileva lo spostamento del problema della disoccupazione verso classi di età più anziane; la presenza di un elevato tasso di disoccupazione di lunga durata; l elevato tasso di disoccupazione femminile. Tale situazione è ulteriormente appesantita dalla persistente e aggravata crisi dell intero sistema industriale sardo che, già fortemente penalizzato, ha subito negli ultimi anni un ulteriore e drastico ridimensionamento. La crisi coinvolge almeno 5.000 lavoratori a rischio, dei settori chimico, metallurgico, tessile e meccanico, ai quali si aggiungono i circa 1.560 lavoratori che, attraverso i cosiddetti accordi in deroga, continuano a beneficiare di ulteriore Cigs e Mobilità, oltre ai lavoratori provenienti da aziende con meno di 15 dipendenti, esclusi dal regime degli ammortizzatori sociali. Tra gli interventi integrati di politiche attive rivolti a lavoratori di aziende in crisi già in corso, si segnalano il progetto ICS e il programma PARI, finanziati nell ambito degli interventi previsti dall art. 7, comma 5, della L.R. 1/2006, 3

coerentemente con le finalità dell art. 43 della L.R. n. 20/2005 (realizzazione di azioni sperimentali per l indennità di inserimento di inoccupati e disoccupati). Gli indicatori statistici del mercato del lavoro sardo mostrano come ad una crescita di opportunità di impiego non abbia corrisposto una analoga crescita del processo di inclusione sociale dell utenza svantaggiata nel mercato del lavoro. Gli interventi di integrazione nel mercato del lavoro dei soggetti svantaggiati (disoccupati di lunga durata, donne capofamiglia disoccupate o inoccupate, disabili fisici, psichici e sensoriali, alcolisti ed ex alcolisti, detenuti ed ex detenuti, tossicodipendenti ed ex-tossicodipendenti, immigrati, rifugiati) sinora attuati si sono concentrati principalmente su strumenti quali il sostegno a iniziative di microimprenditorialità delle persone con disabilità (L.R. 20/02) e incentivi e sgravi fiscali a favore dell inserimento lavorativo delle persone con disabilità nelle imprese private (L. 68/99), iniziative che si sono integrate con quanto previsto dalla misura 3.4 del POR Sardegna, che prevede azioni orientate a vario titolo al raggiungimento dell obiettivo dell inclusione sociale. La misura 3.4 ha inoltre finanziato la creazione, presso gli Enti Locali, di 55 Centri di servizio per l inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati (CESIL), che svolgono un azione di sensibilizzazione presso le imprese, attività di orientamento rivolte agli utenti svantaggiati e consulenza per la creazione di micro-impresa da parte degli stessi. Rispetto a quest ultima attività, i CESIL hanno evidenziato la necessità di individuare strumenti maggiormente fruibili dalle persone che presentano gravi livelli di svantaggio e che trovano difficoltà ad avviare progetti di autoimpiego o a richiedere prestiti seguendo i canali tradizionali. Sul fronte degli strumenti di governo, si registra la difficoltà di acquisizione di informazioni attendibili e comparabili di natura epidemiologica, territoriale, sull offerta di servizi e sulla spesa necessaria a definire con maggiore precisione il profilo di salute. Si pone dunque con urgenza la necessità di potenziare e sostenere la capacità di conoscere, monitorare ed interpretare quanto avviene nei diversi territori. Tale elemento di criticità sarà superabile con l attivazione degli osservatori provinciali delle politiche sociali e del sistema informativo sui servizi sociali già previsti nella L.R. 23/05. Rispetto all economia sociale, negli ultimi anni si è assistito in Sardegna ad uno sviluppo del privato sociale sia per quanto riguarda le cooperative di tipo A che quelle di tipo B. Le prime sono diventate in misura sempre più marcata un interlocutore privilegiato per gli Enti Locali nell erogazione di servizi alla persona; le seconde sono un importante strumento di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, soprattutto disabili ed ex-tossicodipendenti. A fronte di alcune buone prassi che si registrano sul territorio isolano, si segnalano alcune criticità relative all economia sociale tra cui, le principali: presenza di un numero elevato di cooperative sociali di piccole dimensioni che hanno difficoltà a stare sul mercato ; presenza di cooperative sociali prive di figure professionali particolarmente specializzate; eccessiva dipendenza del privato sociale dall economia degli appalti pubblici; scarso sviluppo della mentalità e di competenze imprenditoriali all interno delle cooperative sociali; non sufficiente attenzione alla valutazione dei risultati conseguiti e alla qualità del servizio. 4

La sfida che il mondo dell impresa sociale dovrà affrontare per continuare a contribuire in modo sempre più efficace all obiettivo dell inclusione sociale, sarà quella di erogare in modo sempre più qualificato servizi rispondenti ai bisogni reali delle categorie svantaggiate, riuscendo a mantenere standard di qualità elevati e a stare sul mercato. Le imprese sociali devono, cioè, sperimentare percorsi innovativi per passare dall idea di cooperativa sociale, che offre servizi sociali, alla visione di cooperativa sociale che offre economia sociale e che mantiene i valori e i principi di gratuità e attenzione all altro, base della nascita e dello sviluppo delle imprese no profit, proponendoli anche all interno del mondo produttivo. Il raggiungimento di questo obiettivo è in larga misura determinato dalla capacità che il mondo dell impresa sociale avrà di concepirsi e costruirsi sempre più come rete, capace di valorizzare le caratteristiche peculiari di ogni proprio componente. Sebbene tali criticità rilevino complessivamente a livello regionale, esse hanno trovato in prima istanza specifiche declinazioni a livello territoriale. Ad esempio, nelle Province di Nuoro e dell Ogliastra assumono proporzioni preoccupanti il fenomeno della disoccupazione e del conseguente spopolamento; in Provincia di Oristano si registra l aumento di nuove povertà e dell emarginazione sociale delle categorie più a rischio di esclusione. A fronte delle criticità e dei bisogni sociali appena descritti, il presente Progetto definisce le linee d indirizzo della progettazione integrata sull inclusione sociale, basate su tre principali punti di forza. Il primo punto di forza è rappresentato dall approccio di tipo multidimensionale adottato, basato sull integrazione, sul rafforzamento del legame tra le politiche di sviluppo locale e le politiche attive del lavoro e la valorizzazione della centralità delle risorse umane. Da un lato, infatti, il miglioramento del contesto socio-economico e l azione contro l area di degrado sociale che si accompagna alla marginalità, rappresentano una delle precondizioni necessarie al raggiungimento di uno sviluppo equilibrato e duraturo; dall altro, l obiettivo di una società inclusiva può realizzarsi unicamente attraverso la partecipazione attiva di tutti i cittadini alla vita economica e sociale dei territori: solo così le politiche di inclusione, intese in ampia accezione, possono essere fattore di promozione, rinnovamento, innovazione e riduzione di tensioni sociali, così come di accrescimento del capitale sociale. Il secondo punto di forza è rappresentato dalla valorizzazione del concetto di integrazione, che caratterizza da diversi punti di vista la strategia di seguito definita: integrazione tra le politiche di sviluppo locale, le politiche di integrazione sociale e di inserimento/reinserimento lavorativo; integrazione tra le politiche attive del lavoro, le politiche sociali, il sostegno al reddito dei disoccupati, gli incentivi alle imprese; integrazione tra gli attori sociali locali istituzionali e non, pubblici e privati, che concorrono alla definizione di un idea comune di valorizzazione del capitale sociale locale, integrando risorse e strumenti; integrazione territoriale tra interventi finalizzati alla promozione dell inclusione sociale; 5

integrazione tra le varie iniziative che affrontano i diversi bisogni relativi all inclusione sociale di specifiche categorie di utenza. Il terzo punto di forza è rappresentato dalla forte coerenza e integrazione del Progetto con la programmazione sociale e sanitaria regionale come definita nella L.R. 23 dicembre 2005, n. 23 sul Sistema integrato dei servizi alla persona. Tale legge, fortemente orientata verso la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali e sanitari, ha individuato nel Piano Locale Unitario dei Servizi (PLUS) lo strumento con il quale i Comuni, le Aziende ASL e le Province, insieme agli altri soggetti pubblici e privati conferenti azioni e risorse condivise, danno concreta attuazione alle strategie di pianificazione locale e individuano le risposte appropriate ai bisogni sociali, sanitari e sociosanitari. Gli elementi per la predisposizione del progetto integrato Inclusione sociale, e gli strumenti operativi di seguito individuati, sono parte integrante della programmazione locale sociale e sanitaria 1. 1.2. Obiettivo Generale e Obiettivi Specifici Obiettivo generale del Progetto Integrato Inclusione sociale è il recupero della coesione sociale attraverso la realizzazione di azioni complesse denominate Patti per il Sociale, volte a rimuovere i vincoli dell esclusione sociale e a promuovere l integrazione sociale e lavorativa delle fasce di popolazione a maggiore rischio. I Patti per il Sociale contribuiscono a: Promuovere la partecipazione all'occupazione: a) Favorire percorsi guidati per le persone appartenenti alle fasce di popolazione più vulnerabili; b) Favorire politiche di conciliazione della vita professionale e della vita familiare; c) Favorire le opportunità di inserimento e di occupazione dell'economia sociale; d) Favorire il reinserimento lavorativo attraverso la realizzazione di azioni finalizzate al reimpiego e all incremento dell occupabilità. Promuovere l'accesso di tutti alle risorse, ai diritti, ai beni e ai servizi: a) Organizzare i sistemi di protezione per contribuire a garantire condizioni di vita dignitose; superare gli ostacoli relativi alla ricerca di lavoro, garantire l'accesso all'occupazione; b) Attuare politiche abitative e di accesso ai servizi essenziali necessari; c) Attuare politiche di accesso alle cure necessarie; d) Attuare politiche di accesso effettivo all'istruzione, alla giustizia e agli altri servizi pubblici e privati. Intervenire a favore delle persone più vulnerabili: a) Favorire l'integrazione sociale delle donne e degli uomini, segnatamente a causa del loro handicap o della loro appartenenza a un gruppo sociale con particolari difficoltà; b) Eliminare situazioni di esclusione sociale che colpiscono i minori; c) Sviluppare azioni globali a favore dei territori più deboli. 1 Vedi par. 1.4 "Strategia e Idea forza" e Schema 1 Rappresentazione grafica dell integrazione tra il processo di costruzione dei PLUS e i Patti per il Sociale. 6

Intervenire, attraverso forme di assistenza tecnica, a sostegno dei soggetti istituzionali e sociali preposti alla elaborazione, attuazione e verifica dei Piani locali Unitari dei Servizi alla Persona (PLUS) e alla attivazione e gestione degli Osservatori provinciali delle politiche sociali. I soggetti che intendono realizzare i Patti per il Sociale dovranno finalizzare le attività al perseguimento di uno o entrambi i seguenti obiettivi specifici : OS 1: Promuovere azioni di integrazione sociale dei soggetti a rischio di esclusione. OS 2: Promuovere azioni di inserimento, reinserimento lavorativo e riqualificazione dei soggetti svantaggiati, meglio dettagliati di seguito. A partire dall obiettivo o dagli obiettivi specifici perseguiti, ciascun Patto dovrà prevedere singole azioni che, inserite in una prospettiva strategica di più ampio respiro consentano, nel loro complesso, di affrontare in modo integrato una pluralità di bisogni sociali. Questo tipo di impostazione dovrà informare sia i Patti territoriali che i Patti tematici (Cfr. par. 1.4). OS1: Promuovere azioni di integrazione sociale dei soggetti a rischio di esclusione Nell ambito del primo obiettivo specifico si individuano i seguenti obiettivi operativi: Politiche per gli anziani Sostenere la permanenza degli anziani nel proprio ambiente di vita, attraverso l incremento dell assistenza domiciliare integrata. Costituire strutture di ospitalità temporanea, anche come modulo di una struttura residenziale esistente, per ogni ambito territoriale. Favorire la vita attiva degli anziani all interno della comunità e la vita di relazione, incrementando l attuale dotazione di Centri diurni che erogano prestazioni integrate di carattere sanitario e assistenziale. Offrire un supporto alla quotidianità, al superamento di alcune fasi critiche dell anno, alla vita di relazione e a facilitare la trasmissione delle conoscenze, attraverso l intervento del volontariato, di associazioni giovanili, di servizio civile, dei rapporti di vicinato, in accordo con il servizio sociale dell area e con lo stesso medico di base. Politiche sociali per sostenere le capacità genitoriali e le responsabilità familiari Facilitare la conciliazione dei tempi delle famiglie quale strumento per favorire una inversione di tendenza della natalità (sperimentazione di servizi sociali ed educativi innovativi, introduzione di servizi integrativi o parzialmente sostitutivi dei nidi, differenziazione dei servizi con attenzione alla pluralizzazione delle caratteristiche dell utenza, incentivo alla realizzazione di servizi autogestiti, quali nidi familiari o di servizi di baby-sitter comunale). 7

Assicurare la piena integrazione dei giovani nel contesto locale (attraverso la promozione di opportunità di aggregazione e di partecipazione alla vita della comunità, soprattutto nei centri minori e la valorizzazione delle azioni a valenza culturale e sociale). Incentivare l autoimprenditorialità con sistemi di intervento che compensino una crescente precarietà lavorativa dei giovani. Politiche per i disabili Favorire l inclusione sociale e lavorativa e valorizzare l abilità e le competenze dei soggetti disabili. Creare strutture residenziali, per coloro che non possono vivere in famiglia, che possano garantire la qualità e l efficacia delle risposte ai problemi multidimensionali della persona disabile. Creare strutture diurne e residenziali caratterizzate da un alta intensità assistenziale e da una cura mirata, servizi e strutture per l organizzazione del tempo libero. Promuovere la vita indipendente e/o l avvio di piccoli gruppi appartamento che, attraverso un adeguato percorso condiviso, possano vivere in totale o parziale autonomia. Individuare forme di facilitazione per l accesso all istruzione superiore e universitaria, incentivi per l inserimento lavorativo tramite forme di microcredito o di sostegno alle imprese che occupano persone disabili. Politiche per i sofferenti mentali Garantire la presa in carico personalizzata di sofferenti mentali ed il sostegno alle famiglie, attraverso interventi di assistenza domiciliare e sostegno per la riduzione del carico assistenziale. Realizzare piccole residenze autogestite e/o eterogestite che favoriscano il reinserimento sociale e lavorativo. Politiche per l accoglienza e l integrazione sociali dei soggetti svantaggiati Promuovere forme di inclusione sociale ed economica attraverso azioni di accoglienza, di informazione, di servizi abitativi e di cura, di formazione e di inserimento lavorativo utilizzando forme di micro-credito. Tali obiettivi operativi si tradurranno in azioni che dovranno caratterizzarsi per la forte innovatività intesa come: Riqualificazione delle strutture capaci di dare una caratterizzazione di eccellenza ai servizi per le fasce più deboli della popolazione. Preferenza verso forme di accoglienza a bassa soglia, con interventi che assistono gli utenti nel loro ambiente/contesto e che quindi favoriscono il mantenimento delle reti affettive. Attenzione agli aspetti umani nei rapporti con l'utenza, andando oltre il semplice accudimento. 8

Offerta di servizi tra loro integrati studiati per soddisfare i bisogni individuati, anche attraverso l'offerta di servizi personalizzati. Assistenza, accompagnamento e supporto a tutti gli attori, istituzionali e non, nella realizzazione e costruzione dei piani locali unitari dei servizi alla persona. Strutturazione di servizi per piccoli gruppi di utenti, non solo a domicilio ma anche in centri diurni (ad esempio, micronidi). Riorganizzazione dei servizi in funzione di integrazione territoriale dell offerta e della copertura. Adozione di criteri di efficienza economica ed organizzativa dei servizi. Facilitazione nell accesso al credito e a forme di contributo per la realizzazione di microimprese e lavoro autonomo. Sperimentazione di azioni di empowerment sociale tendenti a rafforzare la posizione di reinserimento. Adozione di strumenti di misurazione e valutazione in itinere dell efficacia degli strumenti e delle azioni intraprese. OS2: Promuovere azioni di inserimento e reinserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati Il secondo Obiettivo Specifico ha i seguenti obiettivi operativi: Attuare specifici progetti integrati di inserimento o reinserimento lavorativo e sociale. Aumentare il grado di occupabilità delle categorie svantaggiate. Favorire la nascita di nuove micro-imprese promosse da giovani, donne e soggetti del no profit. Realizzare interventi caratterizzati da elevata integrazione tra attività formative, di consulenza, di creazione di micro-imprese e di forme di auto-impiego. Sperimentare strumenti finanziari maggiormente fruibili dalle persone svantaggiate. Promuovere la diffusione di progetti pilota che consentano di affrontare in maniera più incisiva le crisi aziendali riferite a processi di riorganizzazione, nella direzione del potenziamento del sistema di welfare e dell introduzione di nuovi e più efficaci istituti di protezione sociale. Sostenere percorsi integrati di informazione, preformazione, bilancio di competenze, orientamento, consulenza personalizzata, formazione finalizzati all inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro e/o nel sistema formativo. 9

1.3. Territorio di Riferimento OS 1: Promuovere azioni di integrazione sociale dei soggetti a rischio di esclusione: Distretti sanitari di tutto il territorio regionale. OS 2: Promuovere azioni di inserimento e reinserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati: tutto il territorio regionale. Per le azioni di riqualificazione e reinserimento dei lavoratori interessati da crisi aziendale, il territorio di riferimento coincide con le aree di crisi. 1.4. Strategia L idea forza è rappresentata dalla valorizzazione dell integrazione quale strumento strategico per promuovere la sperimentazione di modelli e strumenti innovativi, basati sulla creazione di reti sociali tra istituzioni, imprese, terzo settore e sistema formativo. In particolare, si intende favorire la realizzazione di Patti per il Sociale, solidi partenariati istituzionali ed economico-sociali caratterizzati dal coinvolgimento attivo dei partners, finalizzati a mobilitare il capitale sociale locale e sostenere i processi di inclusione. I Patti per il Sociale si fondano sulla considerazione di base che il disagio delle fasce deboli della popolazione debba essere ricomposto all interno della dimensione comunitaria e dello sviluppo territoriale. Attraverso i Patti per il Sociale si intende proporre uno strumento di forte integrazione tra una pluralità di interlocutori pubblici e privati i quali, ognuno nella specificità del proprio ruolo, ma in modo integrato, portano avanti delle azioni complesse di intervento per favorire l inclusione sociale. Sono previste due tipologie di Patti per il Sociale: Patti territoriali per il Sociale: progetti integrati promossi dagli attori locali, pubblici e privati, volti a rafforzare la coesione sociale a livello territoriale attraverso l implementazione di politiche innovative e partecipate nel campo dell organizzazione e della qualificazione dei servizi sociali, dell inclusione sociale e lavorativa delle fasce a rischio di esclusione. I Patti per il Sociale sono, dunque, accordi di soggetti locali su un'idea comune di valorizzazione del capitale sociale locale e come integrazione delle risorse e degli strumenti per conseguire gli obiettivi prefissati. Patti tematici per il Sociale: progetti integrati promossi dagli attori locali, pubblici e privati, incentrati su una specifica problematica, finalizzati a realizzare servizi innovativi e di qualità, caratterizzati dalla capacità di interpretare le esigenze del territorio e del contesto socio-culturale, valorizzando le risorse locali, proponendo un offerta adeguata e instaurando un rapporto stretto con l utenza che partecipa direttamente alla definizione e all organizzazione dei nuovi servizi. I patti tematici rispondono alla necessità/opportunità di favorire meccanismi innovativi nella gestione e promozione di servizi specifici per determinate categorie di beneficiari e/o di incoraggiare la progettazione e l'implementazione di nuovi servizi per la persona e la comunità. 10

Da un punto di vista strettamente operativo, per attivare un Patto per il Sociale, sarà necessario: Individuare una problematica sociale o un ambito di riferimento sul quale intervenire. Costituire una partnership della quale facciano parte soggetti pubblici, imprese, soggetti del privato sociale, la cui mission e le cui esperienze siano coerenti con gli obiettivi del Patto per il Sociale. Organizzarsi su una dimensione decisionale coerente con la programmazione a livello provinciale. Garantire una dimensione amministrativa dell'intervento su scala sovra-comunale. Definire modalità organizzative e di intervento condivise, da governare in modo integrato. Garantire un'effettiva capacità di interlocuzione con il livello regionale. Garantire la valorizzazione delle risorse presenti sul territorio. Il partenariato individuerà il soggetto capofila che, a selezione positiva avvenuta, sarà responsabile dell'attuazione del Patto ai fini della realizzazione delle iniziative progettuali. I beneficiari delle risorse finanziarie definiranno un Protocollo d'intesa con l'esplicitazione degli impegni dei diversi soggetti pubblici e privati, per gli interventi da realizzare, del concorso di risorse finanziarie e organizzative e dell'attuazione delle procedure di monitoraggio e controllo. I principi ispiratori dei Patti per il Sociale sono: la trasparenza delle modalità di accesso ai servizi; la previsione di percorsi certi e definiti, nel rispetto delle specificità dei ruoli e delle funzioni politici e tecnici; la conoscenza dei dati di contesto e l ancoraggio del sistema dei servizi ad una lettura scientifica e ragionata del contesto socio economico del territorio di riferimento; la gradualità del cambiamento che, pur scontando un rallentamento dei tempi di realizzazione, privilegia il percorso di condivisione e il mutamento culturale degli attori di tale cambiamento. Le condizioni necessarie per la costruzione dei Patti per il Sociale possono essere così sintetizzate: devono rispondere ai reali fabbisogni di natura sociale ed economica espressi dal contesto regionale e locale (analisi di contesto, criticità, punti di forza, risorse già esistenti, servizi carenti); devono essere elaborati attraverso un continuo processo di concertazione territoriale con i soggetti locali; le iniziative/gli interventi devono essere integrati fra di loro e coerenti con gli obiettivi e le priorità strategiche di ciascun Patto per il Sociale; le iniziative/gli interventi debbono avere carattere innovativo, nel senso che debbono contenere modalità e strumenti moderni di risposta ai bisogni; devono prevedere strumenti di valutazione, che possano rilevare impatti socio economici ed 11

occupazionali qualitativi e quantitativi; le iniziative/gli interventi inseriti nei Patti per il Sociale debbono promuovere il superamento delle disuguaglianze, la parità di opportunità fra uomini e donne e debbono avere caratteristiche di sostenibilità ambientale. Il valore aggiunto dei Patti per il Sociale si può riassumere nei seguenti punti: consente un livello di conoscenza maggiore dei servizi con una messa in rete più produttiva di tutte le risorse disponibili presenti nel territorio; registra un livello condiviso di convergenza sui principi fondamentali del welfare locale; attiva una co-responsabilizzazione di tutti gli attori sociali ciascuno dei quali, in relazione al proprio ruolo e alle proprie funzioni, concorre alla realizzazione del patto medesimo e al governo della comunità; stabilisce un sistema di rapporti tra i diversi soggetti fondato sulla concertazione come metodo allargato di relazione tra le parti; individua gli obiettivi prioritari da raggiungere. I Patti per il Sociale rappresentano uno degli strumenti di attuazione della strategia delineata, a livello distrettuale, dai Piani Locali Unitari dei Servizi alla Persona PLUS. Essi dovranno essere integrati all interno del percorso metodologico che ciascun ambito distrettuale dovrà adottare per l elaborazione del proprio PLUS 2. Le condizioni per l integrazione tra i Patti per il Sociale e i PLUS possono essere così sintetizzate: - I Patti per il Sociale costituiscono impegni prioritari della Conferenza di Programmazione per l adozione del PLUS. - Le azioni e gli interventi previsti nei Patti per il Sociale devono essere condivisi dalla Conferenza di Programmazione che approva i PLUS, al fine di assicurarne il coordinamento e l integrazione con gli altri interventi in esso previsti. - L ambito di riferimento dei Patti per il Sociale deve coincidere con l ambito del distretto sanitario di cui alla L.R. 26/01/95 n. 5 in modo da garantire l unitarietà di gestione e l integrazione dei servizi sociali sanitari entro territori omogenei. La strategia delineata fornisce un quadro di riferimento per l elaborazione di interventi per il sociale ed è complementare e non alternativa rispetto alle proposte di interventi già espresse a livello territoriale. La tematica dell inclusione sociale è infatti trasversale ai vari settori dello sviluppo locale e come tale è stata valorizzata a livello territoriale. Pertanto, gli ambiti di intervento individuati a livello regionale forniscono ulteriori elementi e opportunità ai territori, oltre a rappresentare la possibilità di valorizzare, a livello 2 Vedi Schema 1 - Rappresentazione grafica dell integrazione tra il processo di costruzione dei PLUS e i Patti per il Sociale. 12

regionale, buone prassi già sperimentate con successo in alcuni ambiti provinciali. A titolo di esempio, si citano le significative esperienze pilota di turismo sociale nella Provincia di Nuoro e delle fattorie sociali nella Provincia di Oristano 3. 1.5. Risultati Attesi - Attuazione di una logica di welfare locale delle responsabilità, attraverso il rafforzamento dell integrazione, della cooperazione e dell interazione interistituzionale tra gli attori pubblici e privati del territorio che partecipano a programmare e realizzare le politiche sociali. - Miglioramento delle condizioni economiche e della qualità della vita delle fasce deboli della popolazione (portatori di handicap, persone con problemi psichici, anziani, bambini, etc.) nelle aree urbane e rurali. - Rafforzamento dell offerta di assistenza alternativa e maggiore flessibilità dell offerta di servizi alle fasce deboli della popolazione. - Aumento della dotazione di servizi di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare presenti sul territorio. - Aumento delle imprese che erogano servizi alla persona nei contesti urbani e rurali. - Miglioramento delle competenze professionali della PA che opera nei servizi sociali, degli operatori del volontariato e dell economia sociale. - Qualificazione, rafforzamento e messa in rete delle cooperative sociali. - Creazione di imprese femminili specializzate nell offerta di servizi socio-assistenziali ed educativi. - Creazione di micro imprese di giovani, donne e soggetti del no profit. - Aumento dell occupabilità dei lavoratori svantaggiati. - Aumento del numero di occupati tra i soggetti svantaggiati (over 40, portatori di handicap fisici, psichici, ex detenuti, ex tossicodipendenti, ex alcolisti, ecc.). - Riqualificazione e reinserimento di lavoratori interessati da crisi aziendali. 3 Cfr. Progetti Integrati Territoriali delle Province di Nuoro e Oristano. 13

2. AMBITI PRIORITARI 2.1. Ambito Prioritario OS 1: Promuovere azioni di integrazione sociale dei soggetti a rischio di esclusione 2.1.1. Azioni prioritarie Azioni Pubbliche e Infrastrutture Saranno considerate prioritarie le azioni di ristrutturazione, adeguamento, completamento e creazione di infrastrutture e attrezzature a sostegno dei servizi alla persona e alla comunità, con particolare riferimento a: Realizzazione di centri di recupero e accoglienza destinati a fasce deboli (minori, giovani, immigrati, disabili psichici, psichiatrici e fisici, tossicodipendenti, alcolisti, detenuti, ecc.). Realizzazione di strutture residenziali e/o semiresidenziali destinate ad ospitare adulti ed anziani parzialmente o non autosufficienti. Realizzazione di piccole strutture di accoglienza diurna e di sostegno per sofferenti mentali. Realizzazione di interventi di ristrutturazione di edifici da destinare alle attività del volontariato, della solidarietà, del tempo libero e dell aggregazione sociale e giovanile. Realizzazione di interventi di eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali per migliorare l accessibilità e la fruibilità degli attrattori ambientali, culturali, delle strutture ricettive e dei loro servizi alle fasce deboli. Incentivi Saranno considerate prioritarie le azioni di sperimentazione di modelli e strumenti innovativi per sostenere l integrazione sociale dei soggetti più a rischio di esclusione. Si promuoverà la realizzazione di interventi integrati o tematici in ambiti territoriali ben definiti, o per categorie specifiche di persone, che si caratterizzino per la capacità di mobilitare il capitale sociale locale. In particolare: - Incentivi per la creazione di nuove iniziative imprenditoriali no profit e/o il potenziamento di quelle già esistenti sul territorio, finalizzate a sostenere l insieme dei servizi alla persona e alla comunità. - Incentivi per lo sviluppo di modelli di cooperazione sociale e di iniziative di inclusione e integrazione legate alla multifunzionalità dell azienda agricola (fattorie sociali). - Incentivi alle imprese multifunzionali per la realizzazione di servizi rivolti ai bambini, minori e giovani in difficoltà, diversamente abili sul piano fisico e mentale, anziani in difficoltà, detenuti ed ex-detenuti, persone affette da dipendenze da sostanze alcoliche e di droghe, vittime da violenza domestica. - Incentivi per la creazione di servizi essenziali nel campo dell assistenza per l infanzia. 14

- Incentivi per la promozione di servizi ricreativi per minori. - Incentivi per l attivazione di progetti pilota volti alla riduzione del disagio giovanile. - Incentivi per l attivazione di progetti pilota volti all assistenza agli anziani (servizi di accompagnamento e di sostegno nelle attività quotidiane dell anziano nel Comune di residenza). - Incentivi per la creazione di un sistema di servizi essenziali e innovativi nel campo dell'assistenza all infanzia (nidi familiari, micronidi aziendali). - Incentivi per la creazione di servizi di trasporto disabili e di assistenza ausiliaria e domiciliare. - Incentivi per l attivazione di servizi alla persona rivolti ad infanzia, anziani e disabili. - Incentivi per l'attivazione di servizi educativi, di recupero e accoglienza di fasce deboli (minori, giovani immigrati, disabili psichici, psichiatrici e fisici, tossicodipendenti ecc.). - Incentivi per l adeguamento del sistema del trasporto pubblico locale e/o dei sistemi di trasporto a chiamata e/o a percorso variabile ai bisogni di mobilità delle fasce deboli. - Incentivi per la creazione di reti tra consorzi, associazioni, tra imprese sociali e di volontariato per qualificare ed estendere su tutto il territorio i servizi alla persona già erogati dai singoli soggetti. - Incentivi per la creazione di gruppi di acquisto tra enti no profit. - Incentivi per la promozione in forma associata / solidale dei prodotti delle aziende dell economia sociale. 15

2.2. Ambito Prioritario - OS 2: Promuovere azioni di inserimento e reinserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati 2.2.1. Azioni prioritarie Incentivi - Incentivi per la nascita per la nascita di nuove micro-imprese promosse da giovani, donne e soggetti del no profit, assegnate ai beneficiari finali sulla base della consistenza del progetto imprenditoriale. Incentivi per la realizzazione di progetti di inserimento lavorativo di portatori di bisogni speciali nel proprio territorio. Incentivi per la realizzazione di progetti pilota finalizzati ad agevolare l inserimento lavorativo delle persone svantaggiate in imprese sociali. - Incentivi ad aziende pubbliche e private per l attivazione del lavoro a distanza al fine di conciliare la doppia presenza soprattutto in particolari fasi della vita delle donne. - Incentivi alle aziende pubbliche e private per sostenere azioni innovative nella riorganizzazione del lavoro (flessibilità degli orari in entrata e in uscita, part-time, job-sharing). - Incentivi alle imprese pubbliche e private che attivano servizi di cura per le dipendenti con figli minori a carico o con figli portatori di handicap o con famigliari non autosufficienti. - Incentivi per l introduzione di modelli di organizzazione aziendale flessibile e innovativa finalizzati alla conciliazione tra vita professionale e familiare (nido - famiglia, servizi di baby sitter comunale, servizi domiciliari e non rivolti agli anziani). - Incentivi per la realizzazione di progetti di eccellenza, su proposta di Enti locali e/o raggruppamenti degli stessi, caratterizzati dall integrazione tra attività formative, di consulenza e assistenza personalizzate, finalizzati al reale inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (famiglie bisognose senza reddito e con figli a carico; famiglie monoparentali dove il capofamiglia è disoccupato/a e/o inoccupato/a con figli a carico; donne e uomini over 45 che vogliano inserirsi e/o reinserirsi nel mercato del lavoro). - Incentivi per la sperimentazione di progetti pilota volti a prevenire e attenuare gli effetti negativi delle crisi aziendali sul tessuto locale, mediante la valorizzazione delle risorse umane. - Incentivi per la sperimentazione di specifici progetti innovativi per contenuti e/o soggetti coinvolti e/o metodologie e/o reti di partenariato, i cui risultati possano essere considerati modelli da diffondere su tutto il territorio. - Incentivi per progetti pilota finalizzati a potenziare il sistema di protezione sociale e a incentivare il reinserimento lavorativo di disoccupati. 16

- Incentivi per la realizzazione di percorsi integrati di informazione, preformazione, bilancio di competenze, orientamento, consulenza personalizzata, formazione, finalizzati all inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro e/o nel sistema formativo. 17

2.3. Azioni prioritarie trasversali agli obiettivi Azioni di sistema - Elaborazione, consulenza, affiancamento e supervisione nella stesura del Piano Locale Unitario per i Servizi alla Persona (PLUS), per supportare la progettazione del sistema dei servizi alla persona, definito dalla programmazione regionale. - Azioni di informazione e di sensibilizzazione sulle azioni per l inclusione sociale nell intero territorio regionale, con specifico riferimento ad azioni di rafforzamento dell imprenditorialità nel sociale. - Attività di assistenza e di consulenza per l autoimprenditorialità e per la predisposizione di business plan, in particolare nell economia sociale. - Consolidamento dei Centri di inserimento lavorativo (CESIL) destinati ai soggetti svantaggiati. - Definizione di modalità di Certificazione dei servizi alla persona erogati dalle imprese sociali. Formazione - Formazione e riqualificazione professionale rivolta al personale della Pubblica Amministrazione che opera nei servizi sociali. - Formazione, aggiornamento e riqualificazione degli operatori del volontariato e dell economia sociale che operano nei servizi sociali, volti a contrastare le cause di esclusione sociale riguardanti, in particolare, anziani, tossicodipendenti, sofferenti psichici, diversamente abili, immigrati, detenuti ed ex detenuti, donne e minori vittime di violenza e abusi. - Supporto, accompagnamento e supervisione degli attori sociali impegnati nella programmazione partecipata del welfare, con particolare riferimento alla predisposizione e attuazione dei Piani di Zona, previsti dal Piano Socio Assistenziale regionale. - Formazione all autoimprenditorialità nelle aree a forte criticità sociale. 18

3. BENEFICIARI E STRUMENTI DI ATTUAZIONE 3.1. Beneficiari e soggetti attuatori I beneficiari delle attività promosse attraverso i Patti per il sociale sono: - Persone svantaggiate, quali portatori di handicap fisici e/o mentali, persone inquadrabili nei fenomeni di nuove povertà, componenti (uomo/donna) di famiglie bisognose, extracomunitari, ex-tossicodipendenti, detenuti ed ex detenuti, anziani, giovani, bambini, vittime di violenza. - Persone disoccupate e in cerca di occupazione con bassa qualifica professionale. - Associazioni e organismi senza fini di lucro che operano nel campo dei servizi alla persona e alla comunità. - Imprese sociali. - Microimprese che operano nell ambito dei servizi alle persone e alla comunità. I soggetti attuatori dei Patti per il Sociale sono: - I Comuni in forma singola e/o associata, le Unioni di Comuni e le Province. - Le Aziende USL. - Le imprese in forma singola e/o associata. - Le Associazioni di categoria e datoriali. - I Soggetti sociali solidali, ovvero le organizzazioni sindacali e del terzo settore, i soggetti del volontariato (di cui alla legge regionale 13 settembre 1993, n. 39), le cooperative sociali (di cui alla legge regionale 22 aprile 1997, n. 16), le associazioni di promozione sociale (previste dalla Legge 7 dicembre 2000, n. 383), gli enti di patronato, le fondazioni, le associazioni di tutela e ogni altra organizzazione non lucrativa operante in Sardegna, finalizzata al perseguimento di obiettivi di solidarietà sociale. 3.2. Strumenti e modalità di attuazione Il contenuto di ciascun Patto per il Sociale dovrà essere coerente con gli strumenti finanziari riportati nella tabella di seguito allegata 4. In particolare, tra gli strumenti per l attuazione sono individuati i Piccoli sussidi, i Fondi etici e l Indennità di inserimento lavorativo. Per piccolo sussidio 5 si intende l erogazione di una somma per finanziare microprogetti finalizzati a: 4 Qualora qualche tipologia di azione non sia attualmente finanziabile con gli strumenti disponibili nell ambito della Progettazione integrata, l Amministrazione regionale avvierà le necessarie procedure per rendere ammissibile a finanziamento tale tipologia. 19

1) Consolidare la qualità dei servizi offerti dalle strutture operanti nell ambito dell inclusione sociale e lavorativa; 2) Sostenere l inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati anche attraverso lo sviluppo di opportunità lavorative nel campo imprenditoriale. Beneficiari dei sussidi saranno persone in condizioni di svantaggio, ovvero persone che si trovano nelle fasce di povertà più marcate (uomini/donna a capo di famiglie bisognose, immigrati, emigrati di rientro in stato di povertà, ex-tossicodipendenti, detenuti ed ex-detenuti, persone disoccupate o inoccupate over 45, persone vittime della tratta). L erogazione dei sussidi avverrà con rapidità e semplicità procedurale, attraverso l individuazione di un organismo intermediario individuato con bando di gara tra soggetti senza fini di lucro, società cooperative, organismi di volontariato, fondazioni anche bancarie ONG ed altri enti di carattere privato senza scopo di lucro, agenzie di sviluppo regionale, istituzioni finanziarie di economia sociale. Condizione indispensabile per l attuazione dell obiettivo è rappresentata dal potenziamento dai 55 Centri di servizi di cui alla misura 3.4 del POR, azione b del Complemento di Programma, cui spetterà l assistenza tecnica nella predisposizione dei progetti di aiuto all occupazione e il tutoraggio. Ai Centri sarà anche affidato il compito di informare i cittadini sulle modalità di accesso ai piccoli sussidi. I fondi etici - finanziamenti in conto capitale e in conto interessi - sono invece lo strumento che consentirà la nascita di nuove micro-imprese promosse da giovani, donne e soggetti del no profit. Le agevolazioni saranno associate ad iniziative di sensibilizzazione per la promozione della cultura d impresa, attività e servizi di accompagnamento allo start up. Potranno accedere ai finanziamenti piccole e micro - imprese industriali, artigiane, del commercio, del turismo e dei servizi, secondo la definizione prevista dalla normativa comunitaria, con l esclusione delle imprese commerciali operanti in aree diverse da quelle ad alto tasso di spopolamento. Per l erogazione delle agevolazioni sarà individuato dall Amministrazione regionale un soggetto esterno, selezionato attraverso procedura di evidenza pubblica, che seguirà le fasi di assistenza di valutazione delle proposte progettuali e di monitoraggio e controllo dei progetti. Lo strumento principale per raggiungere l obiettivo del reinserimento dei lavoratori più deboli e a bassa qualifica a rischio di emarginazione è l indennità di inserimento sperimentale per programmi di formazione, ricerca e inserimento lavorativo, prevista dalla Legge Regionale n. 20 del 2005 (art. 43). Ai partecipanti al programma sperimentale è attribuita un indennità mensile di inserimento lavorativo sostitutiva di qualsiasi altra forma di indennizzo o ammortizzatore sociale. Potranno beneficiare del programma sperimentale le persone classificate inoccupate e disoccupate, ai sensi del decreto del Ministero del lavoro e della 5 I Piccoli sussidi sono contributi finanziari gestiti attraverso lo strumento della sovvenzione globale ai sensi dell art. 9, lettera i) e art. 27 del Regolamento CE 1260/99. Per la definizione di piccolo sussidio, cfr. Reg. (CE) 1784/99 (considerando 14 e art. 4 c. 2) e nota della Commissione Europea, 11 gennaio 2001. 20

previdenza sociale (30 maggio 2001), in attuazione del comma 3 dell articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica (7 luglio 2000, n. 442), in cerca di occupazione e iscritte agli elenchi anagrafici dei Centri dei servizi per il lavoro. I Patti per il Sociale saranno elaborati attraverso un processo di concertazione territoriale, che sarà così articolato: - Realizzazione di un incontro di Partenariato Regionale, cui parteciperanno i rappresentanti delle Istituzioni, i Laboratori Territoriali, il Terzo settore. - 8 incontri provinciali, da svolgersi con le Istituzioni, il Terzo settore e i Laboratori Territoriali; - Costituzione dei partenariati di progetto regionali e presentazione della domanda di partecipazione all Avviso Pubblico (compilazione del Formulario per la presentazione delle proposte di Patti per il Sociale ). In questa fase, sarà assegnato un ruolo ai Centri per l Inserimento lavorativo di Soggetti Svantaggiati CESIL, che svolgeranno attività di animazione, accompagnamento e supporto ai partenariati nella predisposizione dei formulari, secondo i tempi indicati nell Avviso pubblico. - Formalizzazione della costituzione dei Partenariati di progetto tra i soggetti che vogliano attivare i Patti per il Sociale, attraverso la definizione e la stipula di un Protocollo d Intesa nel quale saranno esplicitati gli impegni dei diversi soggetti pubblici e privati che aderiscano al Patto, gli interventi da realizzare, il concorso di risorse finanziarie e organizzative e le procedure di monitoraggio e controllo previste. Successivamente, secondo la tempistica prevista nell Avviso pubblico per la presentazione dei progetti integrati, i Partenariati di Progetto saranno impegnati nella elaborazione dei progetti integrati. 21