DOCUMENTO DELLA CGIL E DELLA FILCTEM-CGIL CONSEGNATO PER L'AUDIZIONE DELL'AUTORITÀ PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS (20 settembre 2012) Condividiamo la relazione del presidente Bortoni nel suo insieme e apprezziamo in particolare le considerazioni relative alla urgente necessità di costituire il mercato europeo dell'energia, a partire dalla integrazione delle reti e dei sistemi energetici nazionali, che costituisce una prospettiva già individuata dall'unione Europea che prevede anche di realizzare corridoi energetici con la sponda Sud del mediterraneo che interessano particolarmente il nostro Mezzogiorno. In tal senso un forte intervento sulle infrastrutture energetiche (elettricità, gas) rappresenta la vera priorità della Strategia Energetica nazionale e contribuisce alla ripresa degli investimenti industriali. Questo in particolare il ruiolo che potrà avere l'italia nella costituzione di un Hub europeo del gas, che sarà in grado di aumentare la diversificazione delle forniture e la sicurezza eneretica, a partire dalla realizzazione di sistemi di rigassificazione del GNL e di nuovi siti di stoccaggio che oltre a riequilibrare il differenziale stagionale tra domanda e offerta possono ridurre il peso dei contratti take or pay con positivi effetti sui prezzi. Il potenziamento infrastrutturale del sistema gas risponde anche alla prevedibile crescita della domanda di gas che si manifesterà in Europa nei prossimi anni. Condividiamo anche l'orientamento espresso dall'autorità circa la necessità di potenziare le fonti rinnovabili (FER) insieme alla scelta di aumentare l'efficienza del sistema energetico (a partire dalla realizzazione di reti di distribuzione smart-grid e della eliminazione dei colli di bottiglia nella rete di trasmissione elettrica). L'efficienza energetica dovrà essere incentivata in modo più attivo per raggiungere gli obiettivi posti dall'europa in merito alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni. In tal senso, nella consapevolezza della necessità di una riduzione graduale degli incentivi alle rinnovabili, occorre evitare ogni terapia d'urto che metta a rischio la programmazione degli investimenti e lo sviluppo occupazionale che si è consolidato anche nel nostro paese nel settore delle rinnovabili. Siamo quindi d'accordo con il principio secondo cui alla riduzione dei costi delle FER (che in tempi non lunghi raggiungeranno la parità di costo con le altre fonti), dovrà corrispondere 1
una riduzione degli incentivi ad esse destinati, un principio espresso anche nell'avviso Comune tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil sulla politica energetica. La questione degli incentivi alle FER richiama il problema dei costi dell'energia e della forte incidenza della componente fiscale sulle tariffe, che incide mediamente nella spesa delle famiglie (tra accise e IVA) per 400 euro l'anno per il gas metano e per 80 euro per l'elettricità. Tali incidenze, pari all'1,4% nella spesa di una famiglia media, nei fatti azzera gli eventuali aumenti contrattuali dei lavoratori determinando una riduzione della capacità di spesa delle famiglie. Il problema del costo dell'energia che nel nostro paese continua ad essere superiore del 25% rispetto alla media europea, costituisce da sempre una delle priorità della nostra politica energetica. L'energia segna in modo negativo i costi di produzione delle nostre imprese, anche se negli ultimi anni il differenziale dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica tra Italia e Europa tende a scendere. Occorre interrogarsi sulle ragioni di fondo di un fenomeno che azzoppa in modo grave la capacità di competizione del nostro sistema industriale. Il maggior costo è in larga misura attribuibile al prezzo del gas nel nostro paese, ma anche le altre componenti tariffarie (oneri di sistema e l'insieme delle attività regolate) hanno un costo superiore rispetto all'europa (circa il 30% nel 2011). La vicenda ALCOA è in tal senso emblematica di una produzione industriale importante che non è in grado di stare sul mercato a causa dei costi energetici. Ma il problema riguarda l'intero sistema produttivo e non solo i settori propriamente energivori. Si tratta di considerare la necessità di alcuni interventi correttivi necessari per ridurre questo divario: separare effettivamente e rapidamente la dinamica del costo del metano da quella del petrolio, in considerazione del ruolo determinante del gas nella produzione elettrica e in relazione allo sviluppo del mercato europeo del gas; porre un tetto temporaneo alle tariffe energetiche come è stato proposto in altri paesi; intervenire per ridurre la componente fiscale delle tariffe. Per le tariffe domestiche si rende necessaria una revisione delle attuali fasce orarie per effetto della forte incidenza della produzione da fonti rinnovabili nelle ore centrali della giornata. Il basso costo marginale delle FER richiede infatti di rivedere le attuali fasce orarie 2
che prevedono tariffe più basse nelle ore notturne. Condividiamo il giudizio espresso dall'autorità sulla separazione di Snam da Eni che può essere l'occasione per un ruolo importante della Snam nella prospettiva della costruzione di una rete europea del gas e di un impegno verso un sistema euro-mediterraneo. Si tratta di una scelta che riteniamo utile per favorire la concorrenza e il libero accesso alla rete da parte dei clienti e che consente la crescita della Snam come operatore del trasporto in Europa. In questo contesto è importante che la SNAM veda salvaguardata oltre all'attività di trasporto anche quelle di rigassificazione, di stoccaggio e di distribuzione (Italgas). Inoltre, questa scelta può diventare l'occasione per reinvestire gli utili prodotti dalla Snam in infrastrutture che migliorino le condizioni di sicurezza e di qualità del servizio, e le stesse attività dei presidi territoriali riducendo anche l'indebitamento societario. La forte crescita delle FER e i blivelli di efficienza energetica sempre più elevati, rendono necessaria una politica energetica che governi la transizione verso una produzione energetica decarbonizzata. Uno dei compiti della SEN sarà la programmazione di un mix produttivo che risponda alle esigenze di riduzione delle emissioni e di abbassamento dei costi in grado di garantire la continuità di approvvigionamento. Questo obiettivo potrà essere conseguito anche utilizzando le tecnologie innovative di cattura e stoccaggio della CO2, della gassificazione e idrogenizzazione dei combustibili. La crescita della produzione fotovoltaica pone un problema di rapporto con la produzione termoelettrica tradizionale, in modo particolare con quella dei cicli combinati a gas che hanno particolarmente risentito in termini di riduzione della produzione di questa nuova situazione registrando un calo delle ore di impiego a partire dal 2007. La capacity payement che l'aeeg ha riconosciuto alla produzione termoelettrica va incontro alle esigenze temporanee del settore, ma non può essere una soluzione definitiva. Questa problematica richiederebbe un diverso approccio nella gestione del sistema delle reti elettriche. La scelta dell'installazione di sistemi di accumulo con batterie per governare la intermittenza delle rinnovabili andrebbe posta in relazione alla necessità di una gestione più funzionale anche dei cicli combinati. Il rischio che intravediamo è quello di un sistema di batterie che non modifica le attuali 3
inefficienze della rete, che vanno invece superate con interventi di adeguamento che realizzino la loro bidirezionalità (smart-grid) e che determinino le condizioni per un utilizzo più razionale del parco termoelettrico, anche in relazione alla ripresa della domanda elettrica, in particolare della domanda del settore industriale. Si tratta quindi di non compiere scelte unidirezionali, ma di gestire al meglio il parco esistente e intervenire con i sistemi di accumulo solo dove non sono possibili altri interventi tecnici di miglioramento della rete. Nella prospettiva di definizione della SEN il ruolo della AEEG deve essere più incisivo a partire dalla individuazione di meccanismi di mercato che se nel settore elettrico si presentano già abbastanza maturi (a partire dal funzionamento della borsa elettrica) nel gas scontano un ritardo determinato dal quadro arretrato del processo di liberalizzazione del settore che solo di recente è approdato a scelte definite con la separazione di Snam da Eni e che ora necessitano della messa a punto di un preciso quadro regolatorio. Peraltro, nella prospettiva di una nuova Strategia Energetica non può sfuggire il nesso esistente tra il funzionamento dei mercati e la tutela dei consumatori che resta uno dei principali scopi dell'autorità per l'energia. Su questo punto riteniamo che vi sia molto da fare: troppo spesso si verificano episodi gravi di contratti non richiesti dagli utenti, e di inadempienza degli obblighi dei fornitori (come la mancata lettura dei contatori) e di scelte spesso arbitrarie di fronte alle quali i consumatori appaiono inermi. Gli interventi previsti dall'autorità, sia di carattere correttivo che preventivo, tesi a salvaguardare l'interesse del consumatore ci sembrano degni di attenzione e sono attesi alla verifica dei fatti. C'è poi il quadro sociale che tende ad aggravarsi (come sottolinea la stessa relazione del Presidente Bortoni) con l'aumento del numero dei morosi (1 milione circa) che richiede interventi in sede tariffaria e una politica sui costi dell'energia che non si può più rinviare (ma questo compito non spetta solo all'autorità). Il crescente disagio sociale richiede che siano rivisti i meccanismi del Fuel powerty, ovvero il bonus per le categorie disagiate per le quali sono prelevati fondi rilevanti dalle bollette dei consumatori che però non vengono completamente redistribuiti agli aventi diritto. Chiediamo all'aeeg di indagare sugli ostacoli che determinano tale situazione che 4
indebolisce l'efficienza delle misure di protezione sociale. Chiediamo se è vero che su 5 milioni di aventi diritto solo 2 milioni usufruiscono dei bonus. In tal caso sarebbe necessario estendere la fascia degli aventi diritto in relazione all'inasprirsi della crisi e del malessere sociale per riuscire ad utilizzare in modo utile i fondi disponibili. L'Autorità recentemente ha esteso i suoi compiti di regolazione e controllo al settore idrico; considerando la tradizionale attenzione che è stata dedicata alla analisi dello stato dei settori elettrico e del gas è auspicabile che questa pratica sia estesa all'idrico per favorire la conoscenza approfondita delle reali condizioni del settore, da sempre afflitto, oltre che dai problemi di inefficienza, anche da incertezza sulla completezza e attendibilità dei dati di base. Chiediamo all'aeeg di realizzare uno studio approfondito sul Sistema Idrico Nazionale, che consenta la conoscenza dei livelli tariffari, degli investimenti e della condizione tecnica del servizio integrato, ma che evidenzi anche la complessità del sistema idrico, con le diverse tipologie di imprese e di gestione esistenti. Roma, 17 settembre 2012 5