RASSEGNA STAMPA ESTERA



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www.freenewsonline.it i dossier www.freefoundation.com RASSEGNA STAMPA ESTERA 5 settembre 2013 a cura di Renato Brunetta

Rassegna stampa estera INDICE 2 1. Siria: occhi puntati sul G20 2. Cina: il Partito comunista confrontato a una nuova elite 3. Elezioni in Germania: l'economia tedesca sarà schiacciata dall'ossessione per l'export

3 LIBERATION Editoriale - Realtà Le molteplici fratture che attraversano la comunità internazionale sul dramma siriano riflettono il fallimento delle nazioni nel far fronte al macellaio Bashar al Assad. A forza di lasciare marcire per due anni un conflitto che ha fatto più di 100 mila morti, i dirigenti del mondo sono tutti colpevoli, al meglio di vigliaccheria, al peggio di complicità, con un uomo che ha superato tutti i gradi dell'orrore, fino a gassare il suo proprio popolo. Se si fosse tentato di armare l'opposizione qualche mese fa, se si fosse deciso di creare dei corridoi aerei o delle evacuazioni umanitarie, avremmo almeno indebolito il tiranno e forse evitato la deriva islamista in senso al campo anti-bashar.

4 Oggi, l'ignobile ricorso all'arma chimica pongono nuovamente, e con ancor maggiore urgenza, le stesse questioni che ci perseguitano da mesi. Bisogna punire Assad? Rovesciarlo? Non fare nula? La sola risposta che si può apportare è quella che si fonda sulla realtà del momento. Dopo la decisione di Barack Obama di consultare il Congresso che sembra orientato a dare il via libera alla guerra, ci saranno dei bombardamenti limitati e puntuali. Ma questi bombardamenti limitati devono anche servire a destabilizzare Assad per spingerlo verso una soluzione politica. Nel frattempo, niente impedisce di immaginare una soluzione negoziata con Mosca al G20. Ma, vista l'ostinazione del padrino di Damasco Vladimir Putin, meglio non sognare.

5 INDIPENDENT Editoriale - Il G20 è una rara chance di ricercare un consenso sulla Siria. Obama e Putin devono discutere della crisi siriana nel vertice di questa settimana. Il G20 è un forum economico e i temi in agenda nel vertice che inizia oggi a San Pietroburgo vanno dalle riforme della finanza internazionale al rafforzamento del commercio multilaterale. Ma a fare ombra a tutto questo sarà la Siria. Da quando è iniziata la repressione da parte di Assad nel 2011, le Nazioni Unite non sono riuscite a raggiungere un consenso nemmeno su una risoluzione di condanna per non parlare dell'azione. Due dei cinque membri con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza Russia e Cina hanno mantenuto in modo determinato la loro posizione secondo cui le Nazioni Unite non devono immischiarsi con le dispute interne agli stati sovrani.

6 Mosca ha protetto il suo storico alleato a Damasco, a prescindere dalle sue tattiche sanguinarie. Ma nel momento in cui si accumulano proce sull'uso di armi chimiche e Washington si prepara a rispondere militarmente, la questione di un'azione globale è nuovamente in primo piano. Il clima al G20 non è di buon auspicio. Le relazioni già fredde tra Barack Obama e Vladimir Putin si sono ulteriormente congelate dopo l'offerta temporanea di asilo della Russia a Edward Snowden. In risposta, il presidente americano ha cancellato il summit bilaterale che doveva avere oggi con il suo omologo russo. Ma San Pietroburgo rappresenta comunque un'opportunità diplomatica unica.

7 La decisione finale su un attacco contro Assad è nelle mani di un Congresso americano diviso, ma il sostegno internazionale è comunque importante, in particolare dopo che la Camera dei Comuni ha rinnegato i piani di David Cameron per un coinvolgimento britannico. Inoltre, la risposta globale alla Siria e all'uso di armi chimiche non finisce con un'azione limitata americana. Si può solo sperare che i colloqui faccia a faccia tra le principali potenze regionali e mondiali contribuiranno a sbloccare lo stallo all'onu. Ma la Siria non è la sola crisi in vista a San Pietroburgo. Il rallentamento delle economie emergenti precipitato in parte dalla prospettiva della marcia indietro della Federal Reserve americana sugli acquisti di bond per sostenere la crescita sarà un'altra priorità.

8 Se la sessione formale del G20 sarà dedicata a questioni come l'elusione fiscale delle multinazionali, gli incontri collaterali devono concentrarsi su come evitare una crisi sui mercati. Ma tutto questo non fa altro che enfatizzare, nuovamente, la necessità di cooperazione globale. La rapida azione seguita alla crisi finanziaria del 2008 ha dimostrato che i leader del G20 possono lavorare insieme. Ma dopo quell'emergenza si sono di nuovo divisi. Con il potere politico ed economico che si sta equilibrando sempre più, in realtà la collaborazione deve diventare la norma, non l'eccezione. Altrimenti problemi sempre più globali che vanno dalla regolazione bancaria al cambiamento climatico non saranno risolti.

9 GUARDIAN Editoriale - La crisi umanitaria: l'incubo della Siria Mentre il numero di rifugiati supera i 2 milioni, le Nazioni Unite dichiarano che la Siria è la peggior crisi del 21o secolo. La guerra civile in Siria è una tragedia. Una tragedia per il suo popolo, le cui vite e case sono state danneggiate in molti casi in modo definitivo, e per milioni di bambini che hanno dovuto subire eventi terribili, il cui futuro ora è nero. E' una tragedia per un paese che per decine di generazioni era riuscito a convincere nella diversità di fedi e le cui città riflettevano questa storia unica e lunga. E' una tragedia globale, perché gran parte del mondo sembra indifferenze alla sofferenza, paralizzato dai suoi dubbi e riluttante a confrontarsi alla necessità urgente di azione. Il freddo inverno del Medio Oriente si sta avvicinando e le Nazioni Unte martedì, nel giorno in cui il numero dei rifugiati superava la soglia dei 2 milioni, hanno dichiarato che la Siria è la peggior crisi del 21o secolo.

10 La sola vera risposta è di far avanzare il processo diplomatico verso Ginevra 2 la strada che l'inviato dell'onu Lakhdar Brahimi sta proponendo. Un modo per rompere l'impasse potrebbe essere di creare un gruppo di contatto per la Siria, che rappresenti tutti i paesi con un interesse nella regione. Per mettere insieme tutti gli sponsor dei partecipanti al conflitto occorre includere anche i principali sostenitori del regime Assad: l'iran, come la Russia. Non è un'opzione facile. Il Regno Unito finora lo ha escluso, ma dovrebbe ripensarci.

11 WP Editoriale - Dov'è la più ampia strategia di Obama? La politica del presidente Obama in Medio Oriente è vaga e contraddittoria Nell'argomentare a favore di un'azione militare contro la Siria martedì, il presidente Obama ha dichiarato che dei bombardamenti in risposta all'uso di armi chimiche rientrerebbero in una più ampia strategia che può portare pace e stabilità non solo alla Siria ma alla regione. Vorremmo credere che questa strategia esista, ma molto di ciò che il presidente e la sua amministrazione dicono e fanno sollevano dubbi. Obama dice che è essenziale imporre delle conseguenze al regime Assad per l'uso di armi di distruzione di massa vietate, e siamo d'accordo. Obama dice che l'attacco che sta contemplando minerebbe le capacità di Assad e che gli Usa rafforzeranno anche le capacità dell'opposizione.

12 Ma ha anche sottolineato la natura limitata dell'attacco, descrivendolo come un messaggio, anziché come un colpo per cambiare la situazione militare sul terreno. Alcuni funzionari dell'amministrazione spiegano che Obama non vuole far pendere l'ago della bilancia contro il regime, perché ciò che potrebbevenirepoièpeggio compresalacatturadiarmichimicheda parte di forze legate al Al Qaeda che operano in Siria. Le preoccupazioni su cosa potrebbe accadere nella Siria del dopo Assad sono fondate. Ma non è chiaro come questa neutralità sull'esito del conflitto possa portare pace e stabilità alla regione. In realtà, una strategia seria per porre fine alla guerra siriana dovrebbe implicare sforzi militari e diplomatici considerevoli compreso l'addestramento e l'equipaggiamento delle forze moderate, in modo che possano fronteggiare la caduta del regime e Al Qaeda.

13 L'amministrazione immagina una soluzione politica nella quale Assad sia rimosso, ma che permetta a una parte del regime di restare per aderire a un compromesso politico. Ma questo può accadere solo se l'equilibrio militare cambia. C'è una possibilità che dei bombardamenti ben preparati possano cambiare lo status quo militare, a condizione che vengano presi di mira i giusti obiettivi, a partire dalle basi aree del regime, da cui vengono rifornite le truppe nel paese, da cui partono aerei e elicotteri usati per i bombardamenti, e che servono anche da basi per le armi chimiche. Dei bombardamenti che permettano di mettere definitivamente fuori uso basi chiave realizzerebbero l'obiettivo di Obama di ridurre la capacità del regime di condurre altri attacchi cimici, contribuendo al contempo alla più ampia strategia.

14 Le Monde - Delle voci discordanti in Iran sul sostegno alla Siria Secondo Rafsandjani, il popolo siriano subisce bombe chimiche lanciate dal suo stesso regime. Due settimane dopo l'attacco chimico che ha provocato diverse centinaia di morti il 21 agosto alla periferia di Damasco, il potere iraniano non sembra più così unanime nel suo sostegno a Bashar al Assad. Questa volta, la voce dissonante è venuta dall'ex presidente Rafsandjani, capo del Consiglio dei saggi e personalità del campo moderato. Le sue accuse dirette contro Damasco hanno suscitato grande imbarazzo a Teheran. Il fatto che una personalità politica di alto rango abbia osato smarcarsi dalla linea ufficiale, secondo cui i veri autori del massacro sono i ribelli sostenuti dall'occidente e da alcuni paesi della regione, ha provocato numerose reazioni ostili.

15 La determinazione dei più conservatori a difendere attivamente il regime siriano sembra intatta, con i guardiani della rivoluzione che rivendicano sempre più apertamente la loro partecipazione alla guerra in Siria.

2. CINA: IL PARTITO COMUNISTA CONFRONTATO A UNA NUOVA ELITE 16 Le Monde supplemento geopolitica - Inchiesta di Brice Pedroletti Il partito di fronte alla fronda delle nuove elite All'ora del rallentamento economico, il potere cinese deve fare i conti con una contestazione diffusa. Tassi di crescita in caso, frenesia da investimenti che ha generato una montagna di debiti e una demografia che minaccia di far diventare la Cina vecchia prima di essere ricca. Pechino sembra essere arrivata a un punto di svolta della sua straordinaria crescita. E il regime deve fare i conti con una nuova categoria di popolazione, finora relativamente docile, che oggi manifesta segnali di scontento: gli imprenditori del privato.

2. CINA: IL PARTITO COMUNISTA CONFRONTATO A UNA NUOVA ELITE 17 Dopo le classi medie arricchite e i cinesi arrivati dalle campagne, che non hanno cessato di rivendicare più partecipazione politica e sicurezza giuridica, gli imprenditori del privato stanno diventando una forza del cambiamento, che pone una nuova sfida a una aristocrazia rossa messa in crisi dagli scandali.

3. ELEZIONI IN GERMANIA: L'ECONOMIA TEDESCA SARÀ SCHIACCIATA DALL'OSSESSIONE PER L'EXPORT 18 FT - Commento di Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics La Germania si sta facendo schiacciare dalla sua ossessione per le esportazioni. Tagliare i salari dei lavoratori è stata la base per il successo del paese nell'export negli ultimi dieci anni. Ma ora la Germania è troppo dipendente dalle esportazioni. Se il modello economico tedesco è il futuro dell'europa, dobbiamo preoccuparsi. Ma è questa la direzione verso cui sembra siamo diretti. La campagna elettorale di Angela Merkel, che appare destinata a essere rieletta, promette che il futuro della Germania è in mani sicure. In altre parole, aspettative sempre la stessa cosa.

3. ELEZIONI IN GERMANIA: L'ECONOMIA TEDESCA SARÀ SCHIACCIATA DALL'OSSESSIONE PER L'EXPORT 19 La risposta politica alla crisi della zona euro dovrebbe rimanere un programma per indurre gli stati membri a seguire il percorso della Germania verso la competitività, tagliando il costo del lavoro. Non sbagliatevi: questa è stata la base per il successo tedesco nell'export negli ultimi 12 anni; e le esportazioni sono state l'unica fonte solida di crescita di questo periodo. Ma i bassi salari non sono la base giusta su cui un paese ricco dovrebbe competere. Idealmente un paese ricco dovrebbe rimanere competitivo attraverso la ricerca e sviluppo e gli investimenti. Ma gli investimenti totali in Germania sono scesi in modo stabile, dal 23 per cento al meno del 18 per cento dal 1991 ad oggi. Perfino il boom post-20002 non è stato sufficiente a indurre le imprese tedesche a investire di più. Al contempo mancano gli investimenti pubblici, in particolare in infrastrutture.

3. ELEZIONI IN GERMANIA: L'ECONOMIA TEDESCA SARÀ SCHIACCIATA DALL'OSSESSIONE PER L'EXPORT 20 L'altro modo per un paese ricco per stare al vertice della catena del valore aggiunto, e dunque competere sulla produttività, è di investire in capitale umano il che significa nella sua forza lavoro. In Canada, Francia, Giappone, Polonia, Spagna, Regno Unito e Usa, la porzione di giovani lavoratori con un titolo di studio avanzato è almeno del 1 per cento più alta che in Germania. La Germania non è riuscita a investire nel sistema universitario, mentre il settore privato ha mantenuto a livelli stabili senza aumentare il numero dei famosi apprendistati. Il risultato è che la produttività tedesca è rimasta bassa rispetta ai suoi pari. E con questi numeri, l'unico modo per le imprese tedesche di competere è di abbassare i salari e spostare la produzione a Est.

3. ELEZIONI IN GERMANIA: L'ECONOMIA TEDESCA SARÀ SCHIACCIATA DALL'OSSESSIONE PER L'EXPORT 21 Alcuni potrebbero dire che la Germania sta solo facendo del suo meglio rispetto alla situazione in cui le economie ricche si trovano in un mondo globalizzato in particolare rispetto alle pressioni salariali. Certo, non è l'unico paese a aumentare le disuguaglianze e a investire poco. Ma questo non ci deve nascondere i vantaggi che verrebbero da un diverso tipo di agenda di riforme che è possibile per la Germania e la zona euro. L'ossessione per le esportazioni ha distratto i responsabili politici dalla necessità di ricapitalizzare le banche, di liberalizzare il settore dei servizi e di incentivare la riallocazione del capitale troppo orientato alla vecchia industria. Inoltre, gli investimenti pubblici in infrastrutture, educazione e sviluppo tecnologico potrebbero dare un contributo per aumentare l'investimento privato, che porterebbe a più crescita con salari più alti.

3. ELEZIONI IN GERMANIA: L'ECONOMIA TEDESCA SARÀ SCHIACCIATA DALL'OSSESSIONE PER L'EXPORT 22 La dipendenza della Germania dalla domanda esterna ha privato i lavoratori tedeschi di ciò che dovrebbero essere in grado di risparmiare e spendere. E questo li pone in un circolo vizioso, che li rende ancora più dipendenti dalle esportazioni per crescere. (Insomma) la compressione dei salari non sarà una strategia di crescita di successo per il futuro della Germania o dell'europa.