La natura con un anima in vetro The glass soul of nature



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La natura con un anima in vetro The glass soul of nature

La natura con un anima in vetro The glass soul of nature

Ho iniziato a collezionare vetri a partire dagli anni 70. Tutto ebbe inizio grazie a un piccolo oggetto che ricevetti in dono da Aldo Bellini: un semplice portamatite di Orrefors, ne ero affascinato e fu così che iniziai a interessarmi al vetro e a collezionarlo. Comperavo esclusivamente quello che mi piaceva. Molto tempo più tardi questa passione per il vetro diventò il mio interesse principale e insieme ad Aldo Bellini aprii, nel 1997, la Galleria Scaletta di Vetro a Milano. Iniziò così un avventura straordinaria. Nel 1979 conoscemmo Lino Tagliapietra, importante maestro vetraio dell area muranese che ci mise in contatto con artisti australiani e artisti del calibro di Dale Chihuly. Oltre al profilo artistico per noi era fondamentale quello umano, per cui con molti artisti coltivammo anche una profonda amicizia. Abbiamo supportato in buona misura la diffusione del vetro contemporaneo internazionale in Italia. Anche dopo la scomparsa di Aldo Bellini (nel 2006) grazie all amore e alla passione che si sono sviluppate nel corso degli anni, ho cercato, più che mai, di continuare questa mia attività. I started collecting glass in the 1970s. It all began with a small object that Aldo Bellini gave me as a present: a simple Orrefors pencil holder. I was fascinated by it. This was how I started to take an interest in glass and collect it. I only bought what I liked. Only much later did this passion for glass become my main interest and, together with Aldo Bellini, I opened the Scaletta di Vetro Gallery in Milan, in 1997. We thus embarked on an extraordinary adventure. In 1979, we met Lino Tagliapietra, a major glasswork artist from the Murano area. Through him, we got to meet many glasswork artists such as Dale Chihuly, as well as Australian artists. It was essential to meet the artists and get to know them as people as well as artists. This was how we also came to develop deep friendships with many of them. Through our work, we no doubt helped the distribution of international contemporary glasswork in Italy. This remarkable experience did not end with the passing of Aldo Bellini (in 2006). Rather, drawing on the love and passion that had built up over the years, I tried harder than ever to continue my work. Sandro Pezzoli Sandro Pezzoli

IL VETRO VENEZIANO DAL 1960 A OGGI Il vetro veneziano vanta più di mille anni di storia poiché il più antico documento, conservato negli archivi veneziani, che riporta il nome di un vetraio, risale all anno 982 d.c. Vi sono però elementi per supporre che la vetraria veneziana risalga all epoca dell impero romano, quando numerose vetrerie erano attive lungo le coste della Venetia, X Regio dell impero. I cittadini di questa regione, soprattutto della città di Altino, si trasferirono sulle isole della laguna di Venezia nel VII secolo d.c., incalzati dall invasione dei Longobardi. Alcuni di questi transfughi erano certamente vetrai ed è plausibile che abbiano trasferito la loro attività nella laguna. L alta qualità della produzione vetraria veneziana fu comunque garantita dai rapporti culturali e mercantili di Venezia con le città islamiche delle coste del Mediterraneo, dove fino alla fine del XIV secolo l arte del vetro era praticata con tecniche molto raffinate. Già nel Medioevo la vetraria veneziana si distingueva nell ambito europeo ma dal 1450, grazie all invenzione del cristallo e di altri vetri di particolare bellezza, i suoi prodotti divennero uno status symbol presso le classi sociali più elevate dell Europa e del vicino Oriente. La storia della vetraria veneziana è stata oggetto di innumerevoli pubblicazioni non solo italiane. Da un trentennio è stata valorizzata anche la produzione moderna ma il periodo meno conosciuto è il cinquantennio dal 1960 a oggi, che pure si contraddistingue per proposte di eccezionale interesse. Dopo un periodo di straordinaria vivacità creativa e di entusiasmanti successi commerciali, all inizio degli anni sessanta del XX secolo e nei due decenni a seguire i vetrai, i designer e gli imprenditori di Murano vissero una crisi di identità dovuta al clima culturale di quegli anni, che toccò l apice nella contestazione del 1968. L idea stessa di arte decorativa, sulla quale si era fondata la vetraria veneziana per secoli, appariva superata e addirittura blasfema. La reazione fu immediata ma differenziata, in quanto alcuni designer e vetrai, come Ercole Barovier, Fulvio Bianconi, Archimede Seguso, Dino Martens, piegarono le tecniche vetrarie della tradizione a effetti decorativi più controllati e affiancarono tinte attenuate alle policromie fino ad allora in voga. Alfredo Barbini, specializzato nella scultura in vetro, inaugurò dal 1970 una nuova linea di soffiati sobri ed essenziali. Giovani designer, eredi di antiche famiglie vetrarie, come i fratelli Renato e Giusto Toso, Carlo Moretti e Luciano Vistosi, rivoluzionarono l impostazione stilistica della loro azienda. Ludovico Diaz de Santillana, genero di Paolo Venini e direttore artistico della vetreria Venini dal 1959, chiamò a Murano il finlandese Tapio Wirkkala e gli svedesi OveThorssen e Birgitta Karlsson affinché innestassero sulla tradizione muranese il rigore del design scandinavo. Tutte le aziende dettero largo spazio al vetro da illuminazione. Nel settore dell illuminazione si distinse Carlo Nason, designer per la vetreria A.V. Mazzega dal 1965, mentre il maestro Lino Tagliapietra esordiva nella progettazione con vasi e lampade da tavolo di lungo successo per la vetreria La Murrina dal 1968. Nel frattempo stava affermandosi l idea che il vetro potesse essere un mezzo espressivo per la realizzazione di pezzi unici d arte. Negli stessi anni sessanta andava nascendo lo Studio Glass americano, mosso da questa stessa ambizione. 01 Erano però, quello veneziano e quello americano, due movimenti indipendenti: il primo sviluppatosi nell ambito delle vetrerie, il secondo in ambiente universitario. A Venezia i primi segni del desiderio di usare il vetro come materiale per l arte si erano avuti nel dopoguerra, con le sculture presentate da Alfredo Barbini alla Biennale del 1948, le teste in vetro soffiato dello scultore Napoleone Martinuzzi, premiate alla Biennale del 1952, e i vasi Spaziali, le Reazioni nucleari, le Esplosioni, gli Informel e le Antisculture realizzate dal pittore spazialista Vinicio Vianello a Murano dal 1951 al 1957. Aveva favorito

VENETIAN GLASS FROM 1960 TO TODAY Venetian glass boasts over a thousand years of history: preserved in the Venetian Archives, the oldest document bearing the name of a glassmaker dates back to AD 982. There is some evidence, however, that Venetian glassmaking may go back as far as the Roman Empire, when many glassworks were active along the coast of the Venetia, X Regio of the empire. The citizens of this region, particularly those of the city of Altino, moved to the islands in the Venetian Lagoon in the seventh century AD, driven there by the Lombard invasion. Some of these refugees were undoubtedly glassmakers, and it is quite possible that they brought their craft to the Lagoon. The high quality of Venetian glass production was in any case guaranteed by Venice s cultural and commercial ties to the Islamic cities located on the Mediterranean coasts, where refined techniques in the art of glassmaking subsisted up until the end of the fourteenth century. In the Middle Ages, Venetian glass already stood out in Europe, but from 1450, thanks to the invention of crystal and other particularly beautiful glass, its products became a status symbol among the highest social classes of Europe and the Near East. The history of Venetian glassmaking has been the subject of innumerable publications in Italy and elsewhere. For the past thirty years, modern production has also won acclaim, but the fifty-year period ranging from 1960 to today is probably the least familiar, despite offering exceptional interest. After an epoch of extraordinary creative brilliance and encouraging commercial success, at the start of the 1960s and in the twenty years that followed, the glassmakers, designers and entrepreneurs of Murano went through an identity crisis stemming from the cultural climate of those years, which reached its peak in the protests of 1968. The very notion of decorative art, on which for centuries Venetian glass had been based, appeared passé and even blasphemous. The reaction was immediate albeit varied, as a number of designers and glassmakers including Ercole Barovier, Fulvio Bianconi, Archimede Seguso and Dino Martens began to bend traditional glassmaking techniques to more controlled decorative effects and placed subtle colours alongside the polychrome in vogue up until that time. In 1970, Alfredo Barbini, specialising in glass sculpture, introduced a new simple and pared down line of blown glass. Young designers, heirs to the ancient glassmaking families, such as brothers Renato and Giusto Toso, Carlo Moretti and Luciano Vistosi, revolutionised the stylistic identities of their companies. Ludovico Diaz de Santillana, Paolo Venini s son-in-law and artistic director of the Venini glassmaking 02 company since 1959, brought the Finn Tapio Wirkkala and Swedes Ove Thorssen and Birgitta Karlsson to Murano in an effort to unite the rigour of Scandinavian design with Murano tradition. All of the companies put particular emphasis on glass lighting. In the lighting sector Carlo Nason, designer for the glassmaker A.V. Mazzega since 1965, stood out; while the Maestro Lino Tagliapietra was starting out designing vases and table lamps that have had long-term success for the La Murrina glassmakers since 1968. In the meantime, the idea was increasingly taking root that glass could be an expressive medium for realising unique works of art. The sixties also saw the birth of American Studio Glass with the same ambition in mind. The Venetian and American movements remained independent, however, with the former developing among the glassmakers and the latter in a university setting. In Venice, the first sign of a desire to use glass to create art appeared in the post-war period with the sculptures exhibited by Alfredo Barbini at the Venice Biennale in 1948, the blown-glass heads made by the sculptor Napoleone Martinuzzi, which won a prize at the Biennale in 1952, and the vases Spaziali, Reazioni nucleari, Esplosioni, Informel and Antisculture, realised by the Yoichi Ohira (Seconda di copertina / Inside front cover) Toots Zynsky (01, 02)

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inoltre l approccio degli artisti internazionali al vetro di Murano il Centro Studio Pittori nell Arte del Vetro, fondato nel 1953 e poi chiamato Fucina degli Angeli. Negli anni settanta i muranesi Livio Seguso e Luciano Vistosi, da veri pionieri, crearono delle grandi sculture in cristallo soffiato, consacrate ufficialmente come opere d arte tout court in una esposizione presso il Museo d Arte Moderna di Venezia nel 1980. Il ritorno alle vivaci policromie e alle tecniche decorative più complesse della tradizione si verificò nel corso degli anni ottanta, anche grazie alla rivalutazione della produzione degli anni venti, trenta e soprattutto cinquanta da parte di studiosi, collezionisti e anche vetrai. Si sfruttarono tutte le tecniche a caldo e si riscoprirono le tecniche incisorie dette inciso e battuto, che erano state ideate da Carlo Scarpa nel 1940. Nel frattempo alcune 05 vetrerie avevano cessato l attività e altre nel corso del decennio cambiarono di proprietà in seguito alla crisi energetica, alla difficile congiuntura economica, alle aspre lotte sindacali e al disagio sociale, ma lentamente altre vetrerie vennero fondate e quelle già esistenti allargarono positivamente la gamma delle loro produzioni. Emersero nuovi nomi sia tra i maestri che tra i designer. Tra i maestri si imposero, accanto ad Alfredo Barbini e Archimede Seguso, i due grandi vecchi della vetraria, i più giovani Lino Tagliapietra e Pino Signoretto, stimolati anche dai soggiorni didattici e di lavoro in America. Tra i designer Laura de Santillana, Carlo Moretti, Yoichi Ohira, Toni Zuccheri si distinsero per proposte interessanti e personalissime. Molte vetrerie inoltre affidarono la progettazione di singole collezioni a noti designer attivi in altri settori. Da un ventennio le opere più interessanti sono dovute ad artisti freelance che creano pezzi unici d arte in vetro. Alcuni di loro vengono dal design, come Laura de Santillana e Yoichi Ohira, altri dall Accademia e da esperienze d arte, come Cristiano Bianchin, Maria Grazia Rosin, Silvano Rubino, altri vantano un curriculum ancora differente, come Michele Burato, Massimo Micheluzzi, Massimo Nordio. Oggi la vetraria sta nuovamente vivendo un momento difficile ma Murano ha superato congiunture ben più gravi nel corso della sua storia. Rosa Barovier Mentasti 06 Philip Baldwin / Monica Guggisberg (03, 04) Alessandro de Santillana (05) Clare Belfrage (06) Mieke Groot (07) Catherine Aldrete Morris (08) Tim Edwards (09)

spatialist painter Vinicio Vianello in Murano from 1951 to 1957. Also encouraging international artists to approach Murano glass was the Centro Studio Pittori nell Arte del Vetro, founded in 1953 and later known as Fucina degli Angeli. Throughout the seventies, Murano natives Livio Seguso and Luciano Vistosi, true pioneers, created monumental sculptures in blown crystal glass, officially declared art at an exhibition at the Venice Museum of Modern Art in 1980. In the eighties there was a return to lively polychromes and more complex decorative techniques, thanks in part to a reappraisal of works from the twenties, thirties and especially fifties by academics, collectors and even glassmakers themselves. All the hot glassmaking techniques were put to use and the inciso and battuto engraving techniques, invented by Carlo Scarpa in 1940, were rediscovered. In the meantime some glassmakers had gone out of business and others in the course of the decade had been sold to new owners in the wake of the energy crisis, the difficult economy, bitter union struggles and social unrest, but slowly other glassmakers were founded and those that remained broadened the range of their production. New names emerged among glass masters and designers. Among the masters, alongside the two great old masters of glassmaking, Alfredo Barbini and Archimede Seguso, appeared the younger Lino Tagliapietra and Pino Signoretto, spurred on in part by educational and work sojourns in America. Among designers, Laura de Santillana, Carlo Moretti, Yoichi Ohira and Toni Zuccheri stood out 07 for their interesting and very personal ideas. In addition, many glassmakers entrusted the planning of individual collections to famous designers active in other sectors. For the last twenty years or so, the most interesting pieces have come from freelance artists creating unique works of art in glass. Some of these artists have backgrounds in design, including Laura de Santillana and Yoichi Ohira; others come from the Academy and experience in art, including Cristiano Bianchin, Maria Grazia Rosin and Silvano Rubino; yet others boast experience in different spheres, including Michele Burato, Massimo Micheluzzi and Massimo Nordio. Today glassmaking is once again going through a difficult period, but it bears repeating that in the course of its long history Murano has overcome much worse crises than the present one. Rosa Barovier Mentasti 08

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LO STUDIO GLASS TRA STATI UNITI E AUSTRALIA NELLA COLLEZIONE BELLINI-PEZZOLI STUDIO GLASS BETWEEN UNITED STATES AND AUSTRALIA IN THE BELLINI-PEZZOLI COLLECTION Siamo agli inizi degli anni Sessanta del Novecento negli Stati Uniti. Alcuni artisti scelgono il vetro con l intento di utilizzarlo come qualsiasi altro medium artistico, per creare opere uniche nel proprio studio. Le poche e scarse conoscenze nella lavorazione di questo materiale nel loro paese d origine, li spingono a recarsi in Italia, a Murano. Qui, in quest isola della laguna veneziana, tra la fine degli anni sessanta e gli anni ottanta, Dale Chihuly, Richard Marquis, Benjamin Moore e Toots Zynsky trovano nella Vetreria Venini, diretta da Ludovico Diaz de Santillana, una vivace apertura che permette loro di conoscere e di sperimentare antiche e nuove tecniche del vetro. È l inizio dell influenza del vetro veneziano su un intera generazione di artisti americani. La città di Seattle ne diviene il luogo privilegiato insieme a Pilchuck, sede di una scuola del vetro fondata all inizio degli anni settanta, dove andranno a insegnare alcuni maestri muranesi, tra cui Lino Tagliapietra. Nascono così opere tecnicamente debitrici al mondo vetrario veneziano di cui rinnovano il linguaggio artistico. Richard Marquis privilegia l uso delle murrine, delle canne e della filigrana nei suoi lavori sottilmente ironici e ricchi di humour. Di grande suggestione cromatica e di forte impatto visivo sono le opere, soffiate in forme aperte e chiuse, di Dale Chihuly, dai policromi tessuti vitrei che nella serie Persians rivelano precisi rimandi all ampia gamma di colori del vetro veneziano, alle trame dei tappeti del Vicino Oriente e al vetro islamico. Cromie e tecniche veneziane entrano nelle creazioni di Toots Zynsky. Le prime opere in serie per Venini, preparano l elaborazione dei suoi pezzi unici. Questi ultimi, contraddistinti da un tessuto vitreo dall accentuato carattere pittorico, sono realizzati attraverso la sovrapposizione di diversi fili vitrei ottenuti da canne colorate. Un tessuto che si accende di una nuova policromia dopo un viaggio in Ghana. Opere che rivelano nella forma oggetti funzionali il cui solo uso rimasto sembra essere, secondo l artista, quello di raccogliere la polvere. Se gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo importante nel diffondere una nuova concezione del materiale vetro, svincolandolo dalla consueta associazione di oggetto decorativo e d uso, altre scuole e altri artisti si sono imposti sulla scena internazionale del movimento dello Studio Glass. In Australia dove era assente qualsiasi tradizione vetraria, negli ultimi due decenni sono emerse alcune interessanti personalità artistiche che hanno scelto il vetro come medium espressivo. Alcune istituzioni hanno svolto un ruolo determinante nel contribuire alla nascita del movimento dello Studio Glass in questo continente. In the early 1960s in the United States a number of artists thought that glass could be used like any other artistic medium to create unique works in their studios. The little knowledge available in their own country on how to work this material prompted them to go to Murano, Italy. Here, on this island in the Venice lagoon, between the late 1960s and 1980s, Dale Chihuly, Richard Marquis, Benjamin Moore and Toots Zynsky found in Vetreria Venini, a glass factory operated by Ludovico Diaz de Santillana, the conditions and openmindedness that allowed them to learn and experiment with new and ancient glass working techniques. It was the beginning of the influence of Venetian glass on an entire generation of American artists. Seattle became the main centre, together with Pilchuck, where the glass school founded in the early 1970s would host several Murano masters, chief among them Lino Tagliapietra. Thus, new glass works came into being which were inspired by Venice s glass art. Richard Marquis emphasised the use of Murrine glass, glass rods and filigree in his subtly ironic and humorous works. Dale Chihuly s works blown in open and closed forms - feature great chromatic suggestiveness and strong visual impact as well as polychrome glass material. In the Persians series they reveal specific connections with the colours of Venetian glass, carpet wefts from the Near East and Islamic glass. Venetian colours and techniques are also part of Toots Zynsky s creations. His first series works for Venini laid the foundation for his unique pieces. The latter, featuring a glass fabric with a marked pictorial character, are created by overlapping different glass threads obtained from coloured rods. This fabric shines with new colours after a trip to Ghana. These works are shaped to suggest that they are functional objects but whose only remaining use, according to the artist, seems to be the gathering of dust. If the United States played an important role in spreading a new idea of glass, decoupling this material from its usual association as a decorative and useful object, other schools and artists of the Studio Glass movement have taken centre stage at the international level. Over the past two decades, Australia, which had no glass tradition to speak of, saw the rise of some interesting artists who chose glass as their medium of expression. Some institutions played a key role in the birth of the Studio Glass movement on this continent. One such institution was the Glass Workshop of the Canberra School of Art. In 1982, German artist Klaus Moje known for his abstract compositions with coloured glass

Tra queste il Glass Workshop della Canberra School of Art. Nel 1982 è chiamato a dirigerlo l artista tedesco Klaus Moje, conosciuto per le sue composizioni astratte con canne di vetro colorato e tessere di vetro mosaico fuse. A essa si affianca la Jam Factory Craft and Design di Adelaide che promuove e sostiene l attività dei designer e degli artigiani australiani. Fondamentali sono i contatti e gli scambi con il mondo del vetro statunitense tramite la Pilchuck Glass School e la fabbrica Bullseye Glass di Portland. La lavorazione a caldo del vetro veneziano talvolta accompagnata da una finitura a freddo esercita un indubbio influsso su diversi artisti australiani. Le opere di Benjamin Edols e di Kathy Elliot, soffiate e incise alla ruota, connotate da una spiccata essenzialità formale e da superfici satinate, si ispirano alla botanica. Rivelano una concezione che ha le proprie radici nel mondo delle arti decorative. Sulla stessa linea si collocano i lavori di Tom Rowney, che sperimenta le tecniche veneziane dell incalmo, della filigrana e del vetro mosaico, rinnovate da una concezione tonale che predilige i bianchi, i neri ma anche i colori dai toni acidi. Il riferimento al mondo veneziano, seppur mediato attraverso l insegnamento di Richard Marquis, domina le creazioni di Nick Mount. Negazioni di oggetti funzionali anche se rievocati nelle forme, in cui combina soffiatura, filigrana, vetro mosaico e molatura, quest ultima utilizzata per conferire un aspetto più scultoreo ad alcuni dettagli. Altri artisti australiani privilegiano un approccio diverso nei confronti del vetro con la creazione di opere dal carattere scultoreo, vere e proprie opere d arte contemporanea. Trovano nella varietà del paesaggio australiano una delle loro fonti d ispirazione. Clare Belfrage, crea forme irregolari soffiate con fili vitrei applicati. Concepite isolate o in gruppi richiamano nelle forme e nelle cromie i paesaggi rocciosi dell entroterra australiano. Le opere di Richard Neumann realizzate con lastre di vetro colorate, polveri vitree, inclusioni di ceramica, fuse in forno e poi soffiate, rievocano le stratificazioni rocciose, il movimento delle acque e dei cieli del continente australiano. I lavori in vetro di altre due artiste, Jessica Loughlin e Kirstie Rea, rivelano punti di contatto con una concezione minimalista dell opera d arte. Ambedue utilizzano la medesima tecnica della fusione con diversi strati di vetro sottoposti a una lavorazione alla ruota. Le opere della Loughlin, restituiscono, nelle loro forme essenziali, la sensazione di quiete, di immobilità silenziosa e di spazialità infinita dei paesaggi naturali del suo continente. Kirstie Rea, traduce nei suoi lavori alcuni dettagli costruiti dalla mano dell uomo, cancelli o recinzioni, che punteggiano i vasti e infiniti spazi naturali. Si collocano agli antipodi per tecnica e contenuti le opere di Richard Whiteley e di Scott Chaseling. Il primo crea delle sculture in vetro con la tecnica del casting che si ispirano alle forme architettoniche e alla loro interazione con lo spazio. Il secondo usa il supporto in vetro come se fosse la tela di un pittore per le sue composizioni dipinte, con inclusione di murrine, dal carattere narrativo, che riflettono il suo vissuto. L Australia e i suoi Glass Workshop attraggono anche artisti di altra provenienza che qui si formano. Cristina Tonini rods and fused glass mosaic tesserae - was appointed director of the Workshop. Another is the Adelaide-based Jam Factory Craft and Design, which promotes and supports the work of Australian designers and artisans. These workshops maintain key contacts and exchanges with the glass sector in the US through the Pilchuck Glass School and the Bullseye Glass factory in Portland. Hot glass working of Venetian glass, with the occasional cold finish, has indubitably influenced various Australian artists. Benjamin Edols and Kathy Elliot s blown and wheel-cut works, featuring decidedly simple forms and satin surfaces, are botanical in inspiration. They reveal a concept rooted in the world of decorative arts. In the same vein are Tom Rowney s works with his experiments on the Venetian incalmo, filigree and mosaic glass techniques renewed by an idea that hinges around black and white as well as acrid hues. The link to the Venetian world, even if learned through the teachings of Richard Marquis, dominates Nick Mount s creations. These are non-functional objects, even though their shape might suggest otherwise, where blowing, filigree, mosaic glass and grinding are combined. Grinding, in particular, is utilised to give a more sculpture-like aspect to certain details. Other Australian artists favour a different approach to glass, with the creation of sculpture-like works, veritable contemporary art creations. One of their sources of inspiration is the diversity of the Australian landscape. Clare Belfrage creates irregular forms blown with applied glass threads. Designed as isolated forms or in a group, their shapes and colours recall the rocky landscape of the Australian interior. Richard Neumann s works - made with stained glass, glass dust, ceramic, fused in an oven and then blown are evocative of rocky layers, the movement of water and the sky of Australia. The glass works of two other artists - Jessica Loughlin and Kirstie Rea reveal some common points with minimalist conception pieces. Both use the same technique of fusion, with different glass layers subsequently worked on the wheel. Loughlin s works, with their simple forms, exude a feeling of tranquillity and of the silent stillness and infinite space of her country. Kirstie Rea incorporates man-made details in her works, such as gates and fences, which dot the vast and infinite natural spaces. The works of Richard Whiteley and Scott Chaseling are at the opposite end of the spectrum in terms of technique and content. The former creates glass sculptures with the casting technique; they are inspired by architectural forms and their interaction with space. The latter uses glass support as through it were a painter s canvas for his painted compositions, including Murrine of a narrative character which reflect his experience. Australia and its Glass Workshops attract also artists from a different background who train locally. Cristina Tonini

Arida, desertica eppure così piena di vita, la sabbia. Sfugge come il pensiero di chi progetta questi oggetti d arte. La sabbia è l essenza stessa di un corpo che nasce. La sabbia che imprigionerà in un abbraccio l acqua e i fiori che ospiterà. La sabbia altro non è che frantumi di una natura che rinasce grazie all estro di un artista. Dry, desert-like yet so full of life, sand. Fleeting like the thoughts of the designers of these art objects. Sand is the essence of a body coming to life. Sand, which will hold in its embrace water and the flowers that will grow in it. Sand is nothing but the fragments of a nature that is recreated by the genius of an artist.

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17 16 Andrew Baldwin (10) Mieke Groot (11) Kait Rhoads (12) Diego Feurer (13) Jane Bruce (14) Lino Tagliapietra (15) Yoichi Ohira (16) Lino Tagliapietra (17)

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Lino Tagliapietra (18, 21, 22) Yoichi Ohira (19, 20) 19 20 21 22

L ardore di un progetto che prende forma. La passione che accarezza sogni e desideri. La forza e l energia che si liberano in un genio creativo. Il fuoco, unisce e modella in una danza senza eguali. Il fuoco che nella sua essenza è un alleato vincente del genio creativo dell artista. Il fuoco che nella luce della sua fiamma regala trasparenza. The impetus of a project taking shape. The burning passion of dreams and desires. The strength and energy that explode in creative genius. Fire joins and shapes in a unique dance. Fire which in essence is a successful ally of the artist s creative genius. Fire that, with the brightness of its flame, gives the gift of transparency.

23 24 25 26 Ercole Barovier (23) Lino Tagliapietra (24) Michele Burato (25, 26) Dale Chihuly (27) 27

28 29

32 30 31 Renzo Pavanello (28, 29) Laura de Santillana (30) Toni Zuccheri (31) Lucio de Majo (32) Lino Tagliapietra (33)

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38 39 40 Lino Tagliapietra (34, 36, 37, 38, 39) Toots Zynsky (35) Silvano Rubino (40)

41 42

43 Silvano Rubino (41, 42, 43)

Il vento dipinge il presente e lo plasma. Un soffio scultoreo e scenografo di una fotografia in divenire. Si perdono nell aria, che lambisce il nostro fragile essere, profumi e istanti che non torneranno più. L aria così modella il vetro, forma e spessore. L aria quel polmone che crea e dà vita. L aria, un cordone ombelicale che unisce artista e materia. L aria, dove l invisibilità ne è la forza creatrice. The wind paints the present and shapes it. A breath, sculpting and setting the scene that is becoming a photograph. Scents and instants that will never return disperse in the air that touches our frail self. Air thus shaping glass, mould and thickness. Air, that creative and life-giving lung. Air, the umbilical cord between artist and matter. Air, where invisibility is its creative force.