Corso di Componenti e Impianti Termotecnici LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE



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LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE 1

PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE Sono le perdite di carico (o di pressione) che un fluido, in moto attraverso un condotto, subisce a causa delle resistenze accidentali e delle irregolarità di percorso (riduzioni o allargamenti, curve, valvole, organi di regolazione, ecc). Queste perdite sono chiamate anche singolari o accidentali. Le perdite di carico localizzate possono essere determinate mediante uno dei seguenti metodi di calcolo: il metodo diretto, che si basa sulla determinazione di un coefficiente il cui valore dipende dalla forma della resistenza accidentale; il metodo delle portate nominali, che fa riferimento (per ogni resistenza) alla portata corrispondente ad una perdita di carico unitaria (1 bar o 0,01 bar); il metodo delle lunghezze equivalenti, che sostituisce ogni resistenza accidentale con una lunghezza di tubo equivalente, cioè in grado di dare la stessa perdita di carico. 2

METODO DIRETTO Con questo metodo le perdite di carico localizzate si calcolano con la formula: z = ξ ρ dove: z è la perdita di carico localizzata, Pa ξ è il coefficiente di perdita localizzata, adimensionale ρ è la massa volumica del fluido, kg/m 3 v è la velocità media del flusso, m/s 2 v 2 [1] Se z si esprime in mm di c.a. la [1] diventa: z = ξ ρ 2 v 2 9,81 [2] Il coefficiente ξ risulta dipendere soprattutto dalla forma della resistenza localizzata ed è, con buona approssimazione, indipendente da altri fattori, quali: il peso specifico, la viscosità e la velocità del fluido. Il suo valore può essere determinato sia con formule (in casi a geometria semplice), sia sperimentalmente. 3

TAB. 1a Valori del coefficiente di perdita localizzata ξ per le reti di distribuzione 4

TAB. 1b Valori del coefficiente di perdita localizzata ξ per le reti di distribuzione 5

TAB. 2a Valori del coefficiente di perdita localizzata ξ per le componenti impianti 6

TAB. 2b Valori del coefficiente di perdita localizzata ξ per le componenti impianti 7

METODO DELLE PORTATE NOMINALI Questo metodo, definito anche metodo del coefficiente di portata o della caratteristica di flusso, si utilizza soprattutto per calcolare le perdite di carico delle valvole. Esso si basa sulla determinazione sperimentale della portata che passa attraverso una resistenza localizzata quando, tra la sua sezione di entrata e quella di uscita, viene mantenuta una differenza di pressione costante: 1 bar o 0,01 bar. PORTATA NOMINALE D.D.P. 1 bar PORTATA NOMINALE per D.D.P.= 1 bar (circa 10,2 m c.a.) Questa differenza di pressione viene utilizzata per determinare la portata nominale delle valvole che normalmente lavorano con portate e prevalenze alquanto elevate. Per D.D.P. = 1 bar, la portata nominale si indica col simbolo KV. Noto KV, le perdite di carico corrispondenti ad una generica portata si calcolano con la formula: [3] P = Q KV 2 dove: P è la perdita di carico localizzata, bar Q è la portata effettiva, m 3 /h KV è la portata nominale (D.D.P. = 1 bar), m 3 /h 8

PORTATA NOMINALE D.D.P. 1 bar Per calcolare P in mm c.a., con la portata Q in 1/h e KV in m 3 /h, si può utilizzare la relazione: P Q = 0,0102 KV 2 [4] PORTATA NOMINALE D.D.P. 0,01 bar PORTATA NOMINALE per D.D.P. = 0,01 bar (circa 102 mm c.a.) Questa differenza di pressione viene utilizzata per determinare la portata nominale delle valvole che normalmente lavorano con portate e prevalenze limitate. Per D.D.P. = 0,01 bar, la portata nominale si indica col simbolo KV 0,01. Noto KV 0,01 le perdite di carico corrispondenti ad una generica portata si calcolano con la formula: [5] P = 1 100 Q KV 0,01 2 dove: P è la perdita di carico localizzata, bar Q è la portata effettiva, l/h KV 0,01 è la portata nominale (D.D.P.= 0,01 bar), l/h 9

PORTATA NOMINALE D.D.P. 0,01 bar Per calcolare DP in mm c.a. si può utilizzare la relazione: = 102 Q KV 0,01 P [6] 2 10

METODO DELLE LUNGHEZZE EQUIVALENTI Con questo metodo si sostituisce ogni resistenza localizzata con una lunghezza di tubo equivalente, cioè con una lunghezza di tubo rettilineo in grado di dare le stesse perdite di carico. Si riconduce, in tal modo, il calcolo delle perdite di carico localizzate a quello delle perdite distribuite. Il metodo delle lunghezze equivalenti ha il vantaggio di essere facilmente comprensibile e di rendere più semplici le operazioni di calcolo. Per contro, questo metodo presenta lo svantaggio di essere alquanto impreciso. Al fine di poter assimilare il calcolo delle perdite di carico localizzate a quello delle perdite continue, si devono, infatti, introdurre diverse ipotesi semplificative che possono essere causa di approssimazioni non sempre trascurabili. Per questo motivo, il metodo delle lunghezze equivalenti non è molto utilizzato nel calcolo degli impianti idro-termosanitari. È invece molto utilizzato, per la sua semplicità, nel calcolo delle reti estese (acquedotti, gasdotti, ecc..) dove le perdite di carico localizzate sono una piccola percentuale delle perdite di carico totali, e, quindi, eventuali imprecisioni risultano facilmente tollerabili. 11

METODO DELLE LUNGHEZZE EQUIVALENTI Dato il limitato interesse che questo metodo riveste nella progettazione degli impianti idro-termosanitari, non si ritiene il caso di riportare tabelle di corrispondenza fra le lunghezze equivalenti e le resistenze localizzate. In ogni caso tale corrispondenza può essere ricavata dalle tabelle 1a e 1b, mediante le seguenti formule: Per tubi a bassa rugosità L e = 0,0163 ξ D 1,27 [6.1] Per tubi a media rugosità L e = 0,0127 ξ D 1,27 [6.2] 12

PERDITE DI CARICO TOTALI Sono le perdite di carico (o pressione) che un fluido, in moto attraverso un condotto, subisce a causa delle resistenze continue e localizzate. Ad esempio, in un impianto di riscaldamento a circolazione forzata, sono le pressioni (o contropressioni) che si oppongono al lavoro delle elettropompe. Il valore delle perdite di carico totali si determina sommando fra loro le perdite di carico continue e localizzate. Va evidenziato, però, che il valore così ottenuto non è un valore certo, perché risulta influenzato dall indeterminazione con cui diversi parametri entrano nei calcoli. Ad esempio: il diametro delle tubazioni può variare per le tolleranze di produzione, per il formarsi di incrostazioni o per il deposito di calcare; la viscosità è un parametro non sempre ben conosciuto, specie quando si fanno miscele con liquidi antigelo; la rugosità è un fattore difficile da determinare e varia sensibilmente nel tempo; la messa in opera delle tubazioni può essere realizzata con giunzioni mal saldate (con sbavature interne), oppure con curve troppo strette e schiacciate; 13

PERDITE DI CARICO TOTALI lo sviluppo della rete di distribuzione può avvenire con varianti in corso d opera, dovute ad interferenze con gli altri impianti o ad altri ostacoli non previsti in sede di progetto. Solo l attenta valutazione di tutti questi elementi può permettere di scegliere, con coerenza, eventuali coefficienti di sicurezza da adottare. Di norma, comunque, quando si sceglie una elettropompa, non è necessario incrementare le perdite di carico totali calcolate teoricamente. L indeterminazione dei parametri sopra richiamati rientra, infatti, nelle normali tolleranze che caratterizzano il calcolo di qualsiasi impianto idro-termosanitario. 14

PORTATA DI BILANCIAMENTO Affinché una rete di distribuzione del fluido vettore lavori bene bisogna che sia tutti i circuiti che la costituiscono siano equilibrati. Cioè bisogna verificare i nodi in cui confluiscono i diversi circuiti abbiano la stessa prevalenza. Definiamo Portata di bilanciamento la nuova portata che si ottiene variando la prevalenza applicata ad un circuito. La portata di bilanciamento si può calcolare, con buona approssimazione, mediante la formula: H1 1 = G G [7] dove: G 1 è la portata di bilanciamento (nuova portata) H 1 è la nuova prevalenza del circuito G è la portata del circuito da bilanciare H è la prevalenza del circuito da bilanciare. H Nota: Le grandezze G 1 e G, così come H 1 e H, devono essere espresse con unità di misura fra loro omogenee. Se ad esempio G è dato in m 3 /h, anche G 1 dovrà risultare espresso nella stessa unità di misura. 15

PORTATA DI BILANCIAMENTO La [7] è derivata dalla teoria generale della dinamica dei fluidi e si basa sull ipotesi che, in un circuito idraulico, le perdite di carico totali risultino mediamente dipendenti dalla portata secondo un esponente pari a 1,9. Tale formula è applicabile ai circuiti con tubi a bassa, media e elevata rugosità. Il rapporto fra la nuova portata G 1 e quella del circuito da bilanciare G determina il valore del fattore moltiplicativo F: G = G F 1 [8] Che serve per calcolare la portata di ogni derivazione, o di ogni corpo scaldante, del circuito dopo il suo bilanciamento. 16

Esempio Bilanciamento di circuiti tradizionali a due tubi Corso di Componenti e Impianti Termotecnici Siano A e B due circuiti indipendenti con le seguenti caratteristiche: Circuito A H A = 980 mm c.a. (prevalenza) Circuito B H B = 700 mm c.a. (prevalenza) G A = 550 l/h (portata) G B = 360 l/h (portata) (portata dei corpi scaldanti) (portata dei corpi scaldanti) G 1 =160 l/h; G 2 = 140 l/h; G 5 = 140 l/h; G 6 = 120 l/h; G 3 = 140 l/h; G 4 = 110 l/h G 7 = 100 l/h Determinare le loro nuove caratteristiche idrauliche nel caso in cui essi confluiscano in uno stesso nodo. 17

Soluzione Corso di Componenti e Impianti Termotecnici Nel nodo di confluenza i circuiti A e B vengono ad avere la stessa differenza di pressione (la stessa prevalenza). In genere si assume come prevalenza al nodo (cioè prevalenza di bilanciamento) quella che corrisponde a uno dei circuiti da bilanciare. È possibile, però, scegliere anche valori diversi. Negli esempi numerici che seguono si evidenzia la correlazione esistente fra i valori possibili di bilanciamento e le relative variazioni di portata. 1. Bilanciamento alla prevalenza maggiore: H n =H A = 980 mm c.a. (si deve bilanciare solo il circuito B) Dalla [7] possiamo calcolare la nuova portata del circuito B risulta: H n 980 GBn = GB = 360 = 429, 5 H B 700 l h Dalla [8] si ottiene F= 429,5/360= 1,193 che ci consente di determinare le nuove portate dei singoli corpi scaldanti del circuito B. G 5 = 140 F= 167 l/h; G 6 = 120 F= 143 l/h; G 7 = 100 F= 119 l/h 18

2) Bilanciamento alla prevalenza minore: H n =H B = 700 mm c.a. In questo caso si deve bilanciare solo il circuito A. Dalla [7] possiamo calcolare la nuova portata del circuito A che risulta: G n 700 An = GA = 550 = 460, 9 A 980 H H l h Dalla [8] si ottiene: F= 460,9/550= 0,838 Che serve a determinare le nuove portate dei singoli corpi scaldanti del circuito A. G 1 = 160 F= 134 l/h; G 2 = 140 F= 117 l/h; G 3 = 140 F= 117 l/h G 4 = 110 F= 92 l/h 3) Bilanciamento alla prevalenza media: H n =(H B +H A )/2= 840 mm c.a. In questo caso si deve bilanciare sia il circuito A, sia il circuito B. Dalla [7] possiamo calcolare le nuove portate dei circuiti A e B che risultano: H n 840 GAn = GA = 550 = 507, 2 H A 980 l h 19

H n 840 GBn = GB = 360 = 396, 2 H B 700 Dalle [8] si ottengono: F A = 507,2/550= 0,922 e F B = 396,2/360= 1,101 che servono a determinare le nuove portate dei singoli corpi scaldanti dei circuiti A e B. G 1 = 160 F= 147 l/h; G 2 = 140 F= 129 l/h; G 3 = 140 F= 129 l/h G 4 = 110 F= 101 l/h; G 5 = 140 F= 154 l/h; G 6 = 120 F= 132 l/h G 7 = 100 F= 110 l/h l h Osservazioni: Il bilanciamento alla prevalenza maggiore garantisce una buona resa dei corpi scaldanti (in quanto aumenta la portata che li attraversa nel circuito dimensionato a prevalenza minore), ma può causare, nello stesso circuito, velocità troppo elevate. Il bilanciamento alla prevalenza minore non causa velocità troppo elevate, ma diminuisce la resa termica del circuito dimensionato a prevalenza maggiore. Il bilanciamento alla prevalenza media (o intermedia) consente un compromesso tra i vantaggi e gli svantaggi dei due sistemi sopra esaminati. 20

Bilanciamento di circuiti a zona con corpi scalanti in serie Corso di Componenti e Impianti Termotecnici Siano A e B due circuiti indipendenti con le seguenti caratteristiche: Circuito A: H A = 1.800 mm c.a. (prevalenza) G A = 500 l/h (portata) Circuito B: H B = 1.300 mm c.a. (prevalenza) G B = 350 l/h (portata) determinare le loro nuove caratteristiche idrauliche nel caso in cui essi confluiscano in uno stesso nodo. 21

Soluzione Nel nodo di confluenza i circuiti A e B vengono ad avere la stessa prevalenza. Passiamo quindi ad analizzare i casi di bilanciamento alla prevalenza maggiore e a quella minore. 1) Bilanciamento alla prevalenza maggiore: H n =H A = 1.800 mm c.a. (si deve bilanciare solo il circuito B) Dalla [7] possiamo calcolare la nuova portata del circuito B che risulta: H n 1.800 GBn = GB = 350 = 415, 2 H B 1.300 l h 2) Bilanciamento alla prevalenza minore: H n =H B = 1.300 mm c.a. (si deve bilanciare solo il circuito A). Dalla [7] possiamo calcolare la nuova portata del circuito A che risulta: G n 1.300 An = GA = 500 = 421, 51 A 1.800 H H l h 22

Bilanciamento di circuiti a zona con corpi scaldanti in parallelo Siano A e B due circuiti indipendenti con le seguenti caratteristiche: Circuito A: H A = 1.500 mm c.a. (prevalenza) G A = 510 l/h (portata) G 1 = 100 l/h; G 2 = 120 l/; G 3 = 115 l/h; G 4 = 80 l/h; G 5 = 95 l/h (portata radiatori) Circuito B: H B = 1.200 mm c.a. (prevalenza) G B = 470 l/h (portata) G 6 = 90 l/h; G 7 = 110 l/h; G 8 = 105 l/h; G 9 = 75 l/h; G 10 = 90 l/h (portata radiatori) Determinare le loro nuove caratteristiche idrauliche nel caso in cui essi confluiscano in uno stesso nodo. 23

Soluzione Nel nodo di confluenza i circuiti A e B vengono ad avere la stessa prevalenza. 1) Bilanciamento alla prevalenza maggiore: H n =H A = 1.500 mm c.a. (si deve quindi bilanciare solo il circuito B) Dalla [7] possiamo calcolare la nuova portata del circuito B che risulta: 24

H n 1.500 GBn = GB = 470 = 528,4l / h H B 1.200 Dalla [8] si ottiene: F= 528,4/470= 1,124 che consente di ricavare le nuove portate dei radiatori: G 6 = 90 F= 101; G 7 = 110 F= 124; G 8 = 105 F= 118; G 9 = 75 F= 84; G 10 = 90 F=101 l/h 2) Bilanciamento alla prevalenza minore: H n =H B = 1.200 mm c.a. per cui si deve bilanciare solo il circuito A. Dalla [7] possiamo calcolare la nuova portata del circuito A risulta: H n 1.200 GAn = GA = 510 = 453,6l / h H A 1.500 Dalla [8] si ottiene: F= 453,6/510= 0,889 che consente di ricavare le nuove portate dei radiatori: G 1 = 100 F= 89; G 2 = 120 F= 107; G 3 = 115 F= 102; G 4 = 80 F= 71; G 5 = 95 F=84 l/h 25