BANCA ONLINE, LA PROPOSTA DELLA FABI SULLA STAMPA



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BANCA ONLINE, LA PROPOSTA DELLA FABI SULLA STAMPA Sileoni all'abi: "Istituire commissione paritetica su nuove tecnologie per gestire innovazione e garantire livelli occupazionali". Leggi i servizi di Corriere della Sera, Repubblica, Sole 24 Ore, La Stampa, il Messaggero e Milano Finanza. MF-MILANO FINANZA giovedì 11 giugno 2015 Dal 2009 persi 27 mila posti. quasi 20 mila altri esuberi in agenda da qui al 2020 - Banche, task force per il lavoro - La Fabi propone all'abi la creazione di una commissione paritetica per valutare gli impatti delle nuove tecnologie nel settore bancario e riqualificare i lavoratori. Lombardia e Piemonte capofila per i tagli di Claudia Cervini Una task force per salvare l'occupazione nel mondo del credito. La proposta arriva dalla Fabi, il principale sindacato dei bancari, che tende la mano all'associazione bancari italiani (Abi) con l'obiettivo di creare una commissione paritetica, composta da rappresentanti dell'abi e dei sindacati di categoria, per valutare gli impatti delle nuove tecnologie sul settore bancario. La misura è stata studiata per rispondere al quinquennio nero dell'occupazione: dal 2009 a oggi secondo i dati diffusi da Lando Sileoni, segretario generale Fabi, sono usciti dal mondo del credito quasi 27 mila lavoratori. Quasi 16 mila lavoratori bancari provenienti da attività esternalizzate sono usciti attraverso pensionamenti, prepensionamenti o sono stati ricollocati in altre attività bancarie E in agenda ci sono altri 19.700 esuberi previsti fino al 2020. A pagare lo scotto più alto sono le regioni cosiddette ricche, quelle con la maggior concentrazione di banche e di addetti come la Lombardia, il Piemonte e la Toscana, dove in sei anni sono stati bruciati rispettivamente 7 mila, 3.400 e quasi 4 mila posti di lavoro nelle banche. La proposta è stata avanzata nel corso della tavola rotonda «Sviluppo e occupazione - la ricerca di nuovi equilibri», svoltasi ieri a Roma alla presenza del presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi, Alessandro Profumo, e organizzata dall'abi nell'ambito del Forum Hr 2015. «Compito della commissione sarà quello di individuare percorsi di

riqualificazione e riconversione professionale dei lavoratori del credito, per evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi», ha fatto sapere la Fabi. Chiaro il pensiero di Profumo: «Non possiamo pensare che il processo di riorganizzazione» bancario innescato dall'uso delle nuove tecnologie sia a impatto zero», ha spiegato il presidente di Mps, «è fondamentale avere ulteriori processi di aggregazione, di riduzione dei costi e di nuove opportunità di business», ha proseguito. Il pensiero di Profumo è andato anche alle banche di credito cooperativo alle prese con un processo di riforma che dovrebbe essere affrontato oggi nel consiglio dei ministri. «La riforma delle banche di credito cooperativo deve puntare alla stabilità e allo sviluppo del sistema», ha detto. Sileoni, sempre dal palco romano, ha tirato la giacchetta anche al mondo della politica. «È necessario un nuovo patto di sistema per impedire che le prossime fusioni creino l'ennesima emorragia di posti di lavoro», mettendo in discussione anche il modello della banca online. «Serve una decisione politica comune e condivisa per garantire stabilità al settore creditizio, mantenendo i livelli occupazionali e assicurando che gli attuali 309 mila addetti restino nel perimetro del credito. Il modello della banca online deve essere condiviso dalle parti sociali», ha concluso Sileoni. (riproduzione riservata) IL SOLE 24 ORE giovedì 11 giugno 2015 «La ripresa passa dal contratto» - Sileoni (Fabi): 27mila posti in meno dal 2009, serve commissione paritetica Ripresa è, ripresa sia. Anche, anzi soprattutto, per le banche che sul versante del lavoro hanno un quadro certo, dato dal nuovo contratto firmato da Abi e dai sindacati il primo aprile. Alla tavola rotonda che ieri ha chiuso il forum Hr di Abi, tutti gli interlocutori, dal presidente del Casl, Alessandro Profumo, al capo della segreteria tecnica del ministero del Lavoro, Bruno Busacca, al segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, fino all amministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio, si sono trovati allineati sui segnali chiari di ripresa, per quanto non consolidati. E in questo «clima positivo che aiuta», secondo Profumo, le banche sono agevolate dal fatto di avere un contratto e una cornice certa in cui muoversi fino al 2018. «Se non avessimo fatto il contratto non riusciremmo a cogliere le opportunità che la ripresa ci dà - spiega Profumo -. Oggi c è un cambiamento di segno e dobbiamo tutti capire come sfruttarlo».

I punti di vista sono però diversi e la distanza maggiore è forse quella che si misura con la controparte sindacale rappresentata da quasi tutti i segretari generali: tra gli altri c erano Agostino Megale (Fisac), Giulio Romani (First), Massimo Masi (Uilca), Emilio Contrasto (Unisin). Le assemblee dei lavoratori stanno promuovendo con percentuali bulgare il contratto: finiranno la prossima settimana e in media i sì sono oltre il 96%. Sileoni, e il voto delle assemblee lo certifica, riconosce che «non si discute l utilità e l efficacia politica di avere un contratto. Senza, la categoria sarebbe allo sbando». Ma nel settore c è molto da lavorare per evitare che le perdite di posti di lavoro del passato possano verficarsi anche in futuro. Secondo un indagine della Fabi «dal 2009 a oggi sono stati quasi 27mila i posti di lavoro persi e le regioni più ricche, quelle del nord, sono anche quelle ad aver pagato di più. La sola Lombardia ha perso 8mila posti», spiega. Due spettri inquietano oggi i sindacati. La tecnologia e le fusioni che si prospettano per l autunno. Il titolo che lancia Sileoni è «esuberi zero», ma Profumo lo frena subito: «Non possiamo pensare che il processo di riorganizzazione sia a impatto zero». Sileoni però rilancia e propone l istituzione di una commissione paritetica Abi-sindacati sulle nuove tecnologie per gestire l innovazione e mantenere posti di lavoro. Il compito sarebbe individuare percorsi di riqualificazione professionale, per evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi. Profumo non si sbilancia: «Il cambiamento non si può gestire in modo unilaterale a patto però che si voglia gestire il cambiamento». Certamente nel credito sono sparite una serie di professionalità che Sileoni racconta in un lungo elenco: la guardiania, il trasporto valori, i servizi di spedizione, il recupero crediti. Per Profumo però incaponirsi sulle professionalità che sono finite o esternalizzate è una strategia perdente. Semmai serve «focalizzarsi sul vero lavoro a valore aggiunto alla clientela in cui le banche possono differenziarsi ed essere differenti». Caio ne fa una questione di sfida che deve essere anche cognitiva e dal suo osservatorio suggerisce di seguire tre direttrici. Rafforzare il triangolo tra capitale, università e impresa, avere una consapevolezza politica più alta e infine farsene una ragione: siamo abituati a un progresso lineare

dei percorsi di vita, che prevede studio, lavoro, pensione. «Non è più così, dice Caio. Sileoni però non ci sta e ribatte che «serve una politica equilibrata perché non possiamo buttare fuori a migliaia i meno giovani. Questa dirigenza sindacale del credito non lo permetterà». RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei IL MESSAGGERO (tutte le edizioni) giovedì 11 giugno 2015ù Banche, in 6 anni persi 27.000 posti LA CRISI - ROMA - Dal 2009 a oggi nelle banche italiane sono stati tagliati quasi 27.000 posti di lavoro. Sedicimila sono i lavoratori bancari provenienti da attività esternalizzate usciti attraverso pensionamenti, prepensionamenti o ricollocati in altre attività bancarie. Il calcolo è frutto di elaborazioni del sindacato bancario Fabi. I tagli più pesanti sono avvenuti nelle regioni «ricche»: Lombardia, Piemonte e Toscana, dove in sei anni sono stati bruciati rispettivamente 7.000 3.400 e quasi 4.000 posti di lavoro nelle banche. Entro il 2020, secondo i piani industriali, usciranno altri 19.700 lavoratori. Per il segretario della Fabi, Lando Sileoni, «allo scopo di scongiurare che le nuove fusioni si traducano nell'ennesimo bagno di sangue per l'occupazione di settore e per migliorare la redditività, occorre che le banche tornino a innovare, investendo, conquistando maggiori quote nei portafogli dei clienti esistenti, sviluppando servizi specializzati e modernizzando i modelli operativi attraverso nuovi canali distributivi». La Fabi chiede «una commissione paritetica, composta da rappresentanti dell'abi e dei sindacati di categoria per valutare gli impatti delle nuove tecnologie sul settore. Compito della commissione sarà l'individuazione di percorsi di riqualificazione e riconversione professionale, così da evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi». Dal presidente di Mps nonché della commissione affari sindacali e lavoro dell'abi Alessandro Profumo, arriva la disponibilità «a discuterne» purché i nuovi mestieri non siano messi «in una gabbia di ferro». CORRIERE DELLA SERA (ED. NAZIONALE) giovedì 11 giugno 2015 Popolare Milano, Castagna accelera «Faremo una fusione a due al 90%» - Istituto al lavoro anche per la trasformazione in società per azioni La Bpm si pone in prima fila nel processo di fusioni tra istituti popolari. E il mercato la premia: ieri il titolo, grazie anche alle attese su una soluzione in extremis della crisi greca, ha guadagnato il 3,8%. Ma ha contribuito anche la scelta di Lazard e Citigroup come advisor per le scelte strategiche e la trasformazione in spa. Di fatto è un accelerazione in attesa della pubblicazione del regolamento della Banca d Italia sulle Popolari. Da quella data scatteranno 18 mesi per trasformarsi in spa. Per la Bpm, secondo fonti a conoscenza del dossier, la soluzione ottimale sarebbe votare nella stessa assemblea l integrazione con un altro istituto e la trasformazione in spa, anche se va creato il consenso necessario specialmente tra i dipendenti-soci, che fecero saltare la fusione con Bper, nel 2007, e di recente alcune modifiche statutarie chieste dalla Vigilanza. Le combinazioni sono varie ma «a tre è difficile», ha messo le mani avanti il ceo di Bpm Giuseppe Castagna. «Al 90%» sarà con una banca sola, almeno inizialmente. «Quanto ci vorrà non dipende solo da noi: potrebbero volerci tre mesi o diciotto mesi» ma non ci sono trattative in corso. L obiettivo è comunque creare «banche forti». I rumors ipotizzano combinazioni con Banco Popolare, Bper o Ubi Banca. E Mps? «Lo escludo, è troppo grande per noi». La strada è però irta di ostacoli: «La Bce sta chiedendo ad alcune banche di rivalidare i modelli interni» per il calcolo del rischio e questo potrebbe impattare sui coefficienti patrimoniali delle banche. C è poi il tema occupazione: secondo la Fabi tra il 2009 e il 2014 nel settore bancario ci sono stati 27 mila esuberi e da qui al 2020 i piani dei vari istituti prevedono ulteriori 19.700 uscite. Per questo il segretario generale Lando Sileoni ha proposto in un convegno dell Abi una commissione paritetica per studiare forme di riqualificazione professionale per gli esuberi che si creeranno con canali online e fusioni. «Non possiamo pensare che il processo di riorganizzazione sia a impatto zero», ha replicato il presidente di Mps Alessandro Profumo, ribadendo che lascerà dopo l aumento di capitale. Fabrizio Massaro RIPRODUZIONE RISERVATA LA STAMPA (tutte le edizioni) giovedì 11 giugno 2015 PROFUMO: IL CONSOLIDAMENTO NON SARÀ A IMPATTO ZERO - Fabi: patto con le banche per salvare i posti di lavoro Il consolidamento del settore creditizio «non sarà a im- zero» sul fronte dell'occupazione prevede il presidente di Mps e del Comitato affari sindacali e lavoro dell'abi Alessandro Profumo. «Credo sia impossibile. Non possiamo pensare che il processo di riorganizzazione non abbia conseguenze». dal 2009 a oggi nel settore sono stati persi 27 mila posti di lavoro, di cui 16 mila provenivano da attività esternalizzate prima di essere prepensionati o ricollocati, stando ai piani delle banche di qui al 2020 usciranno altri 19.700 lavoratori. lanciare un nuovo allarme occupazione nel settore del credito, nel corso di una tavola rotonda, è il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Secondo il leader sindacale «è necessario un nuovo patto di sistema per impedire che le prossime fusioni creino l'ennesima emorragia di posti di lavoro». Sileoni propone all'abi «di istituire una commissione paritetica ad hoc sulle nuove tecnologie» che codifichi nuovi profili professionali e studi percorsi di formazione per il nuovo modello bancario sempre più basato sulla tecnologia e metta così al sicuro i 309 mila lavoratori del credito. Finora le perdite di posti più rilevanti sono state in regioni relativamente «ricche» come in Lombardia (7.037 posti di lavoro «bruciati» dal 2009), in Toscana (3.908 e in Piemonte (3.405 Di qui al 2018 i piani prevedono ulteriori uscite. Per evitare un altro «bagno di sangue» secondo Si- le

banche devono innovare, dal punto di vista dei lavoratori tale innovazione «va incoraggiata e governata, non subita passivamente». [F. SP.] LA REPUBBLICA giovedì 11 giugno 2015 BANCHE - Profumo: "Fusioni avranno impatto sui lavoratori" MILANO. Non si può pensare che il processo di riorganizzazione del settore bancario, che dovrebbe passare anche per fusioni e acquisizioni, «sia a impatto zero». Così ha messo in guardia il presidente di Mps, Alessandro Profumo, intervenendo a una tavola rotonda nell'ambito di AbiForum Hr 2015. Secondo i numeri presentati dal sindacato della Fabi, dal 2009 a oggi nelle banche italiane sono già stati tagliati quasi 27mila posti di lavoro. perdita più pesante, in termini di occupazione, secondo la Fabi, si è registrata nelle regioni ricche, come Lomba rdia e Piemonte. «Per scongiurare che le nuove fusioni si traducano nell'ennesimo bagno di sangue per l'occupazione e per migliorare la redditività, occorre che le banche tornino a innovare e a investire», ha detto il segretario del sindacato Lando Sileoni. Che nello stesso tempo ha lanciato la proposta di una commissione paritetica, composta da rappresentanti dell'abi e dei sindacati di categoria, per valutare gli impatti delle nuove tecnologie sul settore bancario.