UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI FACOLTÀ DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN CONSULENZA PROFESSIONALE PER LE AZIENDE TESI DI LAUREA IN ECONOMIA DEI TRIBUTI



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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI FACOLTÀ DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN CONSULENZA PROFESSIONALE PER LE AZIENDE TESI DI LAUREA IN ECONOMIA DEI TRIBUTI RELATORE: Chiar.mo Prof. Ernesto Longobardi LAUREANDA: Irene Mercadante ANNO ACCADEMICO 2010/2011

Il presente lavoro prospetta la possibilità di introdurre un'imposta patrimoniale nel sistema tributario italiano al fine di risolvere in qualche modo le problematiche di equità, di crescita economica e di contrasto all evasione fiscale del Paese. Il percorso effettuato prende spunto dalla situazione economica globale contingente, sfiorando brevemente nel primo capitolo i numerosi e complessi avvenimenti che hanno scosso lo scenario economico europeo e italiano, al fine di comprendere come mai l'argomento oggetto di tesi sia alla ribalta proprio in questo periodo. L Italia è ormai in recessione, ma, come più volte sostenuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è ancora possibile trovare il bandolo della matassa e tornare a percorrere la strada della crescita. Presentandosi tuttavia la necessità urgente di reperire risorse, e dunque gettito, ai fini di manovre di sostegno all economia, alcuni hanno ritenuto che un'imposta patrimoniale ordinaria potesse rappresentare una risposta adeguata alle esigenze erariali. Ora, fatta l'importantissima premessa per cui un'imposta patrimoniale ordinaria non rappresenta certo di per sé la panacea di tutti i mali, ma va inserita in un più vasto progetto di risanamento e di rilancio, ci si è preoccupati nel secondo capitolo di definirla con precisione e di riportare le considerazioni che nel tempo hanno determinato la sua netta secondarietà rispetto alle imposte sui redditi. In particolare, si risponde a chi imputa alla patrimoniale una facile evadibilità, mostrando che, nonostante un sistema fiscale prevalentemente basato sulle imposte sui redditi, l evasione fiscale ha raggiunto proporzioni straordinarie.

Nel terzo capitolo le ragioni di equità, efficienza economica ed efficienza tributaria a favore di un imposta patrimoniale ordinaria consentono di sostenere che quest ultima non sarebbe solo uno strumento per incrementare il gettito, ma risponderebbe in maniera ottimale alle impellenti esigenze di maggiore crescita e maggiore uguaglianza, dando maggiore concretezza ai principi di capacità contributiva, di controprestazione e di progressività: nessuno potrebbe negare che il patrimonio è indice di capacità contributiva, espressione di "forza economica" e godimento di pubblici servizi e di conseguenza, in virtù dell articolo 53 della Costituzione, deve essere sottoposto a tassazione. Un imposta patrimoniale fungerebbe inoltre da ago di quella bilancia che vede pesare troppo le imposte sui redditi da lavoro, gli unici a scontare con assoluta certezza l'imposta dovuta in virtù del meccanismo della ritenuta alla fonte. L'originario favor del legislatore verso i redditi da lavoro dipendente ha ceduto il passo alle sempre più pressanti esigenze di gettito (rispondenti non tanto ad un sano welfarismo, ma solo ad un proliferare incontrollato ed irrazionale della spesa pubblica), che hanno spinto la longa manus dell'esattore proprio verso i redditi più semplici da rilevare. Alleggerire la tassazione su questi ed istituirla sui patrimoni porrebbe sullo stesso livello i due piatti della bilancia. È invece meno facile giustificare l'imposta patrimoniale ordinaria dal punto di vista dell'efficienza economica, se non altro perché si fa propria l'istanza degli stessi studiosi citati affinché l'argomento sia oggetto di ulteriori ricerche. Quelle sinora svolte, sia teoriche sia empiriche, recenti e meno recenti, approdano a punti divergenti in

merito agli effetti dispiegati sull'assunzione di rischio, sui tassi di crescita, sul tasso di auto impiego: comunque, non può mancarsi di dire che gli studi che hanno quantificato negativamente questi effetti, allo stesso tempo li quantificano come davvero esigui. Inoltre, analizzare gli effetti sulla crescita ipotizzando la mera introduzione o abrogazione ex abrupto di una patrimoniale ordinaria ha senso solo fino ad un certo punto, perché non è una singola imposta ad influenzare il tasso di crescita o la propensione al rischio, ma è il sistema nel suo complesso che va studiato e, se del caso, rivisto. È doveroso comunque citare la recentissima analisi dell Ocse che elegge l imposta patrimoniale ad imposta meno negativa per la crescita, di concerto con le ricerche che dimostrano che società più egualitarie presentano maggiori tassi di crescita. Oltre alle suddette ragioni di equità, anche le ragioni di efficienza tributaria risultano favorevoli: valutando i costi e i ricavi dell'introduzione dell'imposta, si ritiene che i secondi supererebbero ampiamente i primi, specie se considerati non solo in termini strettamente monetari. Se l'amministrazione finanziaria prevedesse l'obbligo per il contribuente di dichiarare anche il suo "stato patrimoniale", potrebbe non solo imporgli un prelievo che rimpinguerebbe le casse statali, ma anche ricostruirne la consistenza patrimoniale e confrontarla con la dichiarazione dei redditi, per identificare eventuali situazioni reddituali dubbie ed intensificare la lotta all'evasione fiscale. Avrebbe inoltre la possibilità concreta di tassare le proprietà frutto di redditi a loro tempo evasi. A fronte di questi vantaggi, è ovvio, sussistono dei costi: per completezza nell'ultimo capitolo si parla delle problematiche di

determinazione della base imponibile, ma ci sono valide ragioni per pensare che i costi da sostenere per istituire una patrimoniale ordinaria beneficerebbero il sistema nel suo complesso: sono costi di riordino dell'intricatissimo sistema tributario italiano, costi di conoscenza dell'effettiva situazione economico patrimoniale dei cittadini, fondamentale affinché ciascuno possa contribuire nella giusta misura alle spese pubbliche. Costi da un certo punto di vista ingenti, ma che la classe politica dovrà accollarsi se si vuole che l'italia continui ad essere nel novero dei Paesi industrializzati e nel novero dei Paesi civili. Per cui se il legislatore concepisse e facesse percepire l'imposta patrimoniale ordinaria non come un ulteriore balzello atto solo ad alimentare altra spesa pubblica improduttiva, ma come un tributo attentamente valutato, mirato e pensato nell'ottica generale dell equità e del miglioramento economico e sociale, si ricostituirebbe la fiducia che mercati e contribuenti hanno perso nei confronti non di questo o quel Governo, ma della politica in generale. Purtroppo occorrerebbe uno spiegamento di forze che è arduo credere di possedere in questo momento di crisi economica; secondo Luigi Einaudi, l'imposta patrimoniale è un lusso che solo governi molto credibili possono permettersi e duole constatare che non sussistono le condizioni per un tributo tanto auspicabile, quanto complesso.

1.1. Le spinte sovranazionali pag. 11 1.2. Le spinte nazionali pag. 30 2.1. Cos'è pag. 36 2.2. Le ragioni della prevalenza dell imposta sul reddito rispetto a quella patrimoniale pag. 38 2.3. L equivalenza tra imposta sul reddito e imposta sul patrimonio pag. 42 2.4. L imposta patrimoniale in Europa pag. 60 2.5. Le ragioni del declino pag. 78

3.1. L'equità, il principio di capacità contributiva e il principio del beneficio pag. 89 3.2. L'equità e la discriminazione qualitativa dei redditi pag. 97 3.3. L'equità e la progressività dell'imposizione sul reddito pag. 103 3.3.1. Indice ricchezza/reddito pag. 106 3.3.2. La distribuzione della ricchezza pag. 109 3.4. L'efficienza economica pag. 115 3.4.1. L'influenza sul livello di investimenti pag. 118 3.4.2. L'imposta patrimoniale e gli investimenti rischiosi pag. 120 3.4.3. L'imposta patrimoniale in relazione ad una politica di bilancio stabilizzatrice pag. 138 3.5. Le caratteristiche del debito pubblico in relazione alla possibilità di introdurre un'imposta patrimoniale pag. 151 3.6. L'efficienza tributaria pag. 158 3.6.1. L'impatto differenziale delle varianti di imposta Patrimoniale pag. 163

4.1. Base imponibile e problemi di valutazione e individuazione delle sue componenti pag. 174 4.2. Base per residenti e non residenti pag. 189