RELAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA EURISPES



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RELAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA EURISPES L idea che in Europa la moneta comune dovesse portare ad una omogeneizzazione delle politiche economiche, lasciando liberi gli stati di fare le proprie scelte fiscali, abbiamo visto che non è stata la soluzione valida a tutti i problemi. Infatti dopo la crisi che ci ha coinvolti negli ultimi due anni, è alle porte una nuova crisi, quella del debito. Ce lo insegna la grecia che in questi ultimi mesi del 2009 è dilaniata dal debito portando lo stato ad un drammatico rischio di default e con la possibilità di non poter rimborsare le innumerevoli emissioni di titoli pubblici in scadenza nei prossimi anni. L italia nonostante sia il terzo paese con il maggior debito pubblico, al momento si è salvata da questa situazione, grazie anche alla politica rigorosa al riguardo da parte del ministro Tremonti, il quale non ha allentato i cordoni della borsa. La Grecia non sarà l unico paese della comunità europea a trovarsi in questa situazione, e porterà inevitabilmente la Banca Centrale a rivedere rivedere la propria politica ed il proprio ruolo. L idea più volte lanciata di emettere euro bond sta diventando sempre più necessaria, valida ed attuale, poiché, come abbiamo visto, non si può lasciare ai taluni stati l autonomia decisionale nelle politiche economiche e fiscali, in quanto essi sono offuscati da una leadership politica miope. Stati che si sono sviluppati troppo velocemente, indebitandosi fortemente, come ad esempio la Spagna o Dubai, abbiamo visto che corrono rischi enormi, coinvolgendo poi direttamente o indirettamente a catena l intera comunità internazionale. Se l Italia si fosse legata alla tumultuosa e frenetica smania di sviluppo e crescita, si sarebbe trovata nella stessa identica situazione, se non peggiore. La politica economica e finanziaria di lungo periodo invece attuata ultimamente nel nostro paese ci ha salvati dal ritrovarci nella situazione della repubblica ellenica, anche se ciò non significa che si possa fare a meno di riforme strutturali che consentano di assicurare una certa stabilità. Comunque il rischio di crac della Grecia non ha mancato di ripercuotersi sui risparmi privati e pubblici degli Italiani, tanto è vero che la stessa regione Lombardia avendo sottoscritto circa 115 milioni di euro di titoli obbligazionari della repubblica ellenica si trova a dover valutare e affrontare il rischio e le minusvalenze. nella stessa situazione si ritrovano banche, fondi, enti istituzionali, quindi il solito ballo continua, dopo l abbuffata di titoli cdo, subprime ecc. ora tocca ai titoli di stato di governi a rischio. Nonostante l imminente rischio la UE ha dichiarato comunque che appoggerà il governo ateniese. Mentre comunque si pensa a risolvere il problema nella zona euro, ecco che spunta dinuovo l ombra dei CDS, credit default swap, le cosiddette polizze che nel caso di Dubai servono ad assicurare il rischio paese, ed il cui valore nell ultimo mese è aumentato in maniera esponenziale. Se comunque nei prossimi mesi si aggraverà la situazione in grecia o a dubai, allora anche le quotazioni di titoli di stato molto indebitati come l italia, subiranno delle forti oscillazioni al ribasso, allargando il proprio differenziale di rendimento (spread) nei confronti del titolo di stato di riferimento area euro, il bund tedesco, considerato meno rischioso.

Nel nostro paese bisogna comunque continuare a tenere d occhio le numerose sottoscrizioni che ci sono state nell ultimo periodo di titoli corporate ossia legati al debito di industrie di casa nostra, le quali offrono rendimenti superiori ai tassi correnti. Ma la domanda resta sempre la stessa: perche certi titoli dovrebbero pagare rendimenti maggiori di titoli meno rischiosi? Il motivo sicuramente c è. Allora a questo punto per evitare ulteriori casi parmalat o simili, ribadiamo che ci sarà bisogno di ulteriori controlli e maggior impegno da parte degli analisti nel fare studi su bilanci e valutazioni. Nonostante quindi ci sia stata un ottima ripresa dei mercati finanziari nell ultimo semetstre del 2009, sembra che che tutto sia rimasto come prima, ossia le cattive abitudini restano, come la speculazione sui contratti derivati, le speculazioni sui mutui in quanto alcuni fondi americani continuano a comprare dalle finanziarie mutui a prezzi scontati,anche del 60%, poi si fanno garantire la differenza da fondi governativi e rivendono i mutui a valore pieno ad altri enti che li usano come garanzia per emettere bond da piazzare sul mercato, e per ultimo gli stipendi d oro ai manager (almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti). Quindi sembra non essere cambiato nulla, anzi fatta la regola, si trova l inganno. Le banche la stanno facendo sempre di più da padrone, nonostante siano state la causa principale di questa crisi. Gli istituti di credito italiani hanno solo creato maggior danno all economia in quest ultimo periodo, riducendo sempre di più i crediti alle piccole medie imprese, provocandone, per molte di queste la chiusura. Le insolvenze sono cresciute a dismisura, e non si riesce a trovare una soluzione fattibile per poter rifinanziare o ripianificare tale crediti. Le banche restano roccaforti inespugnabili, dove tutti i segreti e gli scheletri sono e rimarranno negli armadi delle stesse. Il danno peggiore che il nostro paese sta subendo dalla crisi è l aumento della disoccupazione, come d altronde in tutto il globo, e questo provoca una ulteriore riduzione dei consumi. Nonostante ciò però, Per quanto riguarda in particolare l'italia i dati relativi a quest'ultimo trimestre denotano un aumento di fiducia delle imprese che si traduce nel forte aumento della produzione industriale e in una significativa crescita del Pil. Altro dato significativo è rappresentato dalla continua riduzione delle scorte ed all'aumento del grado di sfruttamento delle capacità produttive. Bisogna in questa fase pero tenere d occhio al diavolo nero dell economia, l inflazione, che in questa fase di piccola piccolissima ripresa provocherebbe danni incalcolabili se iniziasse a salire, anche perché sarebbero proprio gli istituti di credito a risentirne maggiormente ile conseguenze. Le prospettive per quanto riguarda la crescita dell'inflazione si concentrano sui prezzi delle materie prime e più in particolare del petrolio, mentre non appaiono significativi rischi per quanto riguarda l'inflazione diffusa. Permane qualche timore che nel lungo periodo possa esserci una tentazione di utilizzare l'inflazione per ridurre il debito pubblico. Si comincia a intravedere qualche divergenza nella politica e le banche centrali; dopo un lungo periodo in cui tutte le banche centrali si sono adoperate per tagliare i tassi di interesse a livello mondiale, da qualche tempo si possono notare alcuni paesi che hanno iniziato gradualmente ad aumentare tassi di interesse come ad esempio Australia e Norvegia. Ciò rende molto probabile ipotizzare un rialzo generalizzato dei tassi di interesse nel corso del 2010.

*** Tutti gli indicatori sono concordi: la produzione aumenta, il commercio internazionale riprende quota, i consumi tornano a crescere, sembra che il post- crisi sia cominciato. Segnali importanti sono arrivati a ridosso della fine del 2009. Si prospetta una ripresa lenta e molto problematica ma che potrebbe iniziare a raffozzarsi nel 2011. Da un analisi dell OCSE di inizio dicembre si ipotizza in europa una crescita del PIL dello 0.9% nel 2010, con un accelerazione dell 1,7% nel 2011, dopo la caduta del 4% del 2009. Anche se l Italia ha buone prospettive di ripresa in questo contesto, resta comunque un po in affanno, poiché ha sempre il fardello del secondo debito pubblico del mondo, quindi si richiederanno maggiori sforzi e sacrifici. Come affermano i ministri del nostro governo, il peggio e passato ma il rischio è di risalire la china troppo lentamente, invece bisogna accelerare. Un piano di ripresa dovrebbe prevedere un sostegno al credito delle imprese ed ai redditi dei lavoratori,internazionalizzazione e riduzione della pressione fiscale. Una ripresa troppo lenta nel nostro paese produrrebbe un ulteriore crescita della disoccupazione. ***** La crisi attuale segna la fine di un epoca di espansione del credito basata sul dollaro come valuta di riserva internazionale. Le crisi precedenti facevano parte di un processo di crescita e decrescita piu ampio, la crisi attuale è invece il culmine di un super boom che è durato più di venticinque anni. Secondo la teoria della riflessività del grande finanziere Soros, i partecipanti al mercato non possono fondare le loro decisioni sulla semplice conoscenza, e che le loro percezioni parziali possono influenzare non solo i prezzi di mercato ma anche le fondamenta che quei prezzi dovrebbero riflettere. I partecipanti giocano una doppia funzione, da una parte essi cercano di comprendere la situazione, funzione cognitiva, dall altra, cercano di cambiare la situazione a loro vantaggio funzione manipolativa, le due funzioni operano in direzioni opposte, e in certe circostanze, possono interferire l una con l altra. Quindi contrariamente a quello che sostiene la teoria economica classica, che presume la conoscenza perfetta, né i partecipanti al mercato né le autorità fiscali e monetarie sono in grado di basare le loro decisioni sulla pura conoscenza. I loro errori di valutazione e i loro fraintendimenti influenzano i prezzi di mercato,e, cosa più importante, i prezzi di mercato influenzano le cosiddette fondamenta che in teoria dovrebbero riflettere. In poche parole la speculazione ha preso il posto della razionalità, e gli interessi di pochi ( relativamente pochi) hanno provocato questa crisi. Una crisi che e partita dal mondo finanziario per poi ripercuotersi sull economia globale.

E evidente che un industria finanziaria a briglie sciolte e senza regole sta mettendo a soqquadro l economia. Bisogna riprendere il controllo di essa, va regolata per evitare eccessi in particolare il mercato del credito. Ma bisogna fare molta attenzione a non burocratizzare il tutto o esagerare con le restrizioni, poiché potrebbe ostacolare l attività economica. La disponibilità del credito stimola non solo la produttività ma anche la flessibilità e l innovazione. Allo stesso tempo, dobbiamo prendere atto del fatto che i mercati non si limitano a reagire passivamente alle circostanze ma contribuiscono attivamente a plasmare il corso degli eventi. Ai mercati dovrebbe essere concessa la maggiore libertà possibile compatibile con la stabilità dell economia. Gli eccessi dei mercati finanziari sono dovuti all incapacità dei regolatori di esercitare un controllo adeguato. Alcuni degli strumenti e dei metodi finanziari di più recente introduzione si basavano su false premesse. Essi si sono mostrati del tutto inadeguati e devono dunque essere abbandonati. Altri invece, aiutano a spalmare o a limitare i rischi, e devono essere preservati. I regolatori devono acquisire una conoscenza maggiore delle recenti innovazioni, e non dovrebbero permettere pratiche che loro stessi non comprendono appieno. Le autorità devono essere più vigili ed attente durante la fase espansionistica. Questo certamente limiterà le possibilità di fare affari. La gente del settore non lo apprezzerà e si mobiliterà contro di esso, ma la creazione del credito è un business che va regolato. I regolatori sono tenuti a rispondere delle loro azioni se permettono a una situazione di sfuggire di mano al punto da dover intervenire per salvare un istituzione. Negli ultimi anni, La situazione è senza dubbio sfuggita loro di mano. E stato permesso all industria finanziaria di divenire troppo grande e remunerativa. Le autorità monetarie devono occuparsi non solo dell offerta di moneta ma anche della creazione del credito. Le autorità monetarie devono occuparsi non solo dell inflazione salariale, ma anche della prevenzione delle bolle degli asset. Il mondo intero è incappato in una tremenda stretta creditizia ed ha barcollato ad un passo dall incubo recessione. ******* I mercati finanziari dopo una brusca ripresa degli ultimi mesi, dovuta essenzialmente ai primi segnali economici confortanti, sta ora percorrendo una fase laterale, a questo punto bisogna restare alla finestra ed aspettare un eventuale consolidamento che pero potrebbe esserci entro il 2011 dopo ulteriori fasi di storno. I rendimenti del mercato obbligazionario potrebbero restare su livelli bassi e quindi per usufruire di spread superiori bisognerebbe fare una giusta cernita di titoli corporate magari legati all energia o utilities. La paura del fallimento dei titoli di stato greci ha un peso determinate su chi vuole investire in reddito fisso nel corso del 2010 ed in generale sui titoli di debito e non solo di stato.

La tensione è palpabile sul mercato obbligazionario dove si sono riversati maggiormente i punti interrogativi aperti dalla bancarotta del Dubai e dalla crisi della Repubblica Greca che combatte contro un debito di 300 miliardi di euro. Tanto che sul segmento obbligazionario è tornata la paura di rischiare, anche sui titoli di stato che restano però la principale arma in mano ad un risparmiatore che voglia stare in difesa nel 2010, accontentandosi di un rendimento del 3,75% lordo. Il tutto e legato alla strategia di uscita dalla crisi che attueranno le politiche monetarie delle banche centrali e quelle fiscali dei singoli paesi. Per il mercato azionario, fino a quando le politiche monetarie delle banche centrali rimarranno accomodanti, le borse non avranno grossi problemi, quindi meglio che la ripresa sia a piccoli passi. In ogni caso in questo momento la regola essenziale e diversificare per spalmare il rischio su diversi fronti. Il prossimo anno sarà un anno di traghettamento, transizione, dalla crisi ad un nuovo ciclo di ripresa molto lento, quindi si spera anche che grosse bolle speculative vengano evitate. Per evitare quindi ulteriori scossoni ai mercati finanziari, si dovrebbe principalmente almeno in questo periodo incatenare i giovani ingegneri finanziari ed evitare che diano vita a nuovi strumenti finanziari speculativi ma cercare di essere piu riflessivi sui mercati e dare la giusta valutazione agli strumenti, dati economici, bilanci societari, prospettive di crescita ecc. La parola d ordine quindi e cautela e riflessione, diversificazione almeno per quanto riguarda analisti ed investitori.