UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BRESCIA INFLUENZA DEL LAVORO POSTURALE NEL SALTO CON L ASTA



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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BRESCIA Facoltà di MEDICINA e CHIRURGIA Corso di Laurea in SCIENZE MOTORIE TESI DI LAUREA INFLUENZA DEL LAVORO POSTURALE NEL SALTO CON L ASTA Relatore: Prof. UGO RANZETTI Correlatore: Dott. GIOVANNI CORSETTI Tesi di Laurea di: MICHELA CHIARI Matric. N 56643 Anno Accademico 2006/2007

INDICE 1 MOTIVAZIONE DEL LAVORO 4 2 INTRODUZIONE 6 2.1 STORIA DEL SALTO CON L ASTA...6 2.2 IL SALTO CON L ASTA 8 2.3 REGOLAMENTO 13 3 IL SALTATORE CON L ASTA..15 3.1 QUALITA FISICHE 15 3.1.1 FORZA MUSCOLARE.16 3.1.2 ESPLOSIVITA 17 3.1.3 RAPIDITA E VELOCITA... 18 3.1.4 LA COORDINAZIONE.19 3.1.5 LA TECNICA.. 20 3.2 QUALITA PSICO-ATTITUDINALI. 21 4 ESERCIZI POSTURALI.23

5 ESERCITAZIONI POSTURALI PER IL SALTO CON L ASTA.. 30 5.1 ALLINEAMENTO DELLE CATENE CINETICHE.. 30 5.2 LA MOBILITA ARTICOLARE. 34 5.3 POSTURE DEL BACINO E DELLE CATENE CINETICHE COME RAFFORZAMENTO MUSCOLARE..36 5.4 LE CAVIGLIE. 43 6 INFLUENZA DEL LAVORO POSTURALE NEL SALTO CON L ASTA 47 6.1 STUDIO DI UN GRUPPO DI GIOVANI ASTISTE...47 6.2 RISULTATI.51 6.2.1 GRUPPO SPERIMENTALE.. 51 6.2.2 GRUPPO DI CONTROLLO...54 7 CONCLUSIONI... 57 8 BIBLIOGRAFIA...58

1 MOTIVAZIONE DEL LAVORO La motivazione unica che mi ha portato a realizzare una tesi sul salto con l asta è stata sicuramente la mia passione. Il salto con l asta è una delle discipline più spettacolari ed emozionanti dell atletica leggera e fin da bambina sono stata affascinata da questi atleti che sembrava volassero. Il mio interesse verso questa particolare specialità è aumentato quando all età di quattordici anni ho lasciato la ginnastica artistica e ho iniziato a conoscere l atletica leggera e si è concretizzato fino a divenire passione quando ho iniziato ad allenarmi in modo specifico per il salto con l asta. Grazie a questi anni di allenamento ho potuto, nel mio piccolo, provare quanto tecnica sia questa specialità e quanto sia importante lavorare fin da giovani in modo mirato per creare le basi necessarie per ottenere buoni risultati in futuro. Per questo ho cercato di descrivere le caratteristiche che contraddistinguono la disciplina e le qualità fisiche e psico-attitudinali che un buon saltatore dovrebbe possedere.

Mi sono inoltre concentrata sul lavoro posturale, metodo applicabile a tutti gli sport, che permette di costruire le giuste posture per ottimizzare gli apprendimenti tecnici. È la base che precede la specificità di ogni attività sportiva ed applicata al salto con l asta dimostra tutta la sua utilità. Avendo a disposizione un modesto gruppo di giovani astiste ho voluto dare dimostrazione della validità di questo metodo andando direttamente sul campo e inserendo nel loro allenamento gli esercizi posturali che sono descritti in seguito, valutandone l efficacia attraverso i risultati ottenuti.

2 INTRODUZIONE 2.1 STORIA DEL SALTO CON L ASTA Il salto con l'asta, disciplina fra le più spettacolari e difficili dell'atletica leggera, nacque in tempi antichi per far fronte a necessità belliche, quando l'uomo pensò di servirsi di pertiche, più o meno lunghe, per proiettarsi al di là di fossati, barriere ed altri ostacoli. Nonostante non sia mai entrato a far parte dei "Giochi dello Stadio", il salto con l'asta divenne sport presso i Greci antichi. Fu chiamato "salto in alto con pertica", definizione che si ritrova nel tedesco moderno "Stabhoch-sprung". La prima competizione di salto con l'asta risale in ogni caso ai giochi del County Meath, tenutisi a Taliti, in Irlanda, nel 1829 a.c. I primi studi sulla tecnica del salto con l'asta si ebbero per merito del tedesco Guts Muths nel 1780, mentre le prime competizioni moderne si tennero ad Ulverston, nel Lancashire (Inghilterra) intorno al 1850. Fra gli abitanti di quella regione, ricca di canali e piccole dighe, era in uso da qualche tempo valicare tali ostacoli per mezzo di lunghe pertiche, fatte di legno di abete o di frassino. Inizialmente, quindi, il salto con l'asta si sviluppò più che altro in lunghezza che in altezza, ma presto fu possibile raggiungere anche altezze considerevoli, prossime ai 4,00 metri, spostando le mani per arrampicarsi sull'asta. Questo stratagemma fu proibito intorno

alla fine del XIX secolo, cioè proprio alla vigilia della prima Olimpiade moderna di Atene (1896), dove s'impose William Hoyt (USA) con m 3,30. Da qui in poi la scuola americana, aiutata anche da nuovi attrezzi di bambù, iniziò il suo predominio che durò fino ai giochi olimpici del 1972. C'è da dire che, durante questi anni, ci furono tanti cambiamenti, a cominciare dal tipo di attrezzo. Infatti, dal bambù (il cui maggior interprete fu Cornelius Warmerdam, che negli anni '40 migliorò per ben otto volte il record mondiale fino ad un massimo di m 4,78), si passò nel 1947 all'alluminio, mentre verso la fine degli anni '50 si videro i primi prototipi di asta in fibra di vetro (fiberglass), e in fibra di carbonio, materiale che costituisce tutt'oggi l'asta. Proprio grazie a questi cambiamenti, uniti ad un costante perfezionamento della tecnica e della metodologia degli allenamenti, si saltò sempre più in alto, e già nel 1963 l'americano Brian Sternberg fu il primo uomo a valicare il muro dei 5,00 metri (51 anni dopo il primo uomo sopra i 4,00 metri, ovvero un altro americano, Marcus Wright). Dopo il 1972, in altre parole quando il tedesco orientale Wolfgang Nordwig interruppe il predominio olimpico americano, si misero in luce varie scuole, come quella polacca e, più recentemente, quella francese e soprattutto quella sovietica. Quest'ultima ha avuto come massimo interprete Sergey Bubka, capace di portare il record mondiale da 5,84m (1984), agli attuali 6,14m (1994), sei volte campione mondiale e campione olimpico nel 1988. Attualmente, a seguito del suo ritiro, il salto con l'asta mondiale attraversa un fase di stasi, in cui non esiste un atleta o una scuola dominante in assoluto. 2.2 IL SALTO CON L ASTA

In termini fisici il salto con l asta può essere definito come la trasformazione di energia cinetica (rincorsa) in energia potenziale (caricamento dell asta). In effetti, lo scopo principale dell astista è quello di trasferire la velocità di rincorsa all asta, attraverso l impulso dato dallo stacco, per poi determinarne la flessione e sfruttarne la risposta elastica nel modo più efficace possibile. Il moderno salto con l asta va interpretato come un azione globale fluida e continua dove il ritmo gioca un ruolo fondamentale; infatti il salto vero e proprio, dallo stacco al rilascio dell attrezzo, presenta un ritmo corto-lungo, ovvero un tempo corto di piegamento-avanzamento ed un tempo lungo di raddrizzamento-estensione-elevazione del sistema asta-saltatore. Il ritmo del salto mette in evidenza la capacità di coordinazione tecnico-specifica raggiunta. Il salto con l asta può essere scomposto in quattro fasi: RINCORSA STACCO ED ENTRATA OSCILLAZIONE E VERTICALIZZAZIONE FASE DI SVINCOLO E PASSAGGIO DELL ASTICELLA È necessario, prima di iniziare a descrivere le varie fasi che compongono il salto, richiamare l attenzione sull impugnatura, dettaglio non trascurabile.

L impugnatura deve essere tale da permettere alle braccia il loro movimento fluido durante la corsa, la più naturale possibile. La posizione dell asta deve seguire la linea ideale che dalla gamba passa per la mano. Per un destro l impugnatura deve essere con la mano sinistra al centro delle spalle, all altezza dello sterno e la mano destra all altezza della cresta iliaca. RINCORSA Nella rincorsa possiamo distinguere tre fasi principali: 1. Partenza 2. Accelerazione 3. Presentazione La partenza deve avvenire senza saltelli o preavvio, il primo passo deve essere il più armonico e simile alla rincorsa, il baricentro del sistema astaatleta è avanzato; in questa fase l atleta deve concentrarsi sullo sviluppo fluido e ritmico della rincorsa. Nei primi sei passi di rincorsa l asta si abbassa fino a 60 /65, il braccio destro (sinistro per i mancini) è più sollevato rispetto alla partenza, la posizione dell atleta è eretta e l ampiezza dei passi aumenta gradualmente. I primi sei passi di rincorsa misurano circa 33-35 piedi. Nella fase dell accelerazione l atleta deve sviluppare una rincorsa fluida con un incremento graduale dell ampiezza e della frequenza degli appoggi in modo da arrivare allo stacco con la massima velocità. L asta si abbassa fino a 45 /50 e la posizione dell atleta deve rimanere la più eretta possibile; il braccio sinistro è stabile,il braccio destro è ancora più sollevato e l ampiezza del passo è massima.

La presentazione è molto importante, infatti, se eseguita correttamente, permette il massimo trasferimento dell energia accumulata durante la rincorsa dal sistema asta-atleta. L asta si abbassa fino all orizzontale, in questa fase il baricentro astasaltatore è più avanzato rispetto alle spalle. L azione di presentazione inizia in corrispondenza del terzultimo appoggio (sinistro), il braccio sinistro rimane stabile perché ha il compito di controllare il movimento dell asta; il gomito si trova al di sotto del piano della mano corrispondente, in modo da poter preparare un azione di presentazione più rapida ed efficace. Il braccio destro direziona l asta, prima la solleva e successivamente la spinge con un movimento che va da dietro la linea delle spalle in avanti. Il busto attua una leggera torsione in maniera di aprire la spalla destra e permettere il movimento al braccio. In questa fase la rincorsa mantiene la velocità massima e l ampiezza del passo stabile. Nel passaggio dal terzultimo al penultimo appoggio, le braccia flesse si trovano avanti rispetto alla testa dell atleta, la mano destra si trova all altezza degli occhi e il gomito destro aperto, il braccio sinistro flesso con il gomito sotto la perpendicolare dell asta. La fase di presentazione termina con la completa distensione degli arti superiori in modo da garantire il massimo avanzamento del sistema in direzione avanti-alto. STACCO ED ENTRATA

Lo stacco avviene sotto l impugnatura della mano superiore o leggermente arretrato, è libero, cioè precede sempre l impatto del puntale dell asta con la cassetta. Per effettuare uno stacco libero è necessaria la spinta del braccio sinistro e l atleta deve dare la massima profondità a questa azione. È di fondamentale importanza che l atleta abbia allo stacco tutte e quattro le articolazioni (spalla- bacino- ginocchio- caviglia) allineate in maniera da trasferire all'asta tutta l'energia accumulata nella rincorsa. Quattro sono i punti principali da osservare per effettuare un stacco corretto: La posizione dell atleta negli ultimi passi della rincorsa I tempi di presentazione dell asta L impugnatura, che deve permettere lo stacco libero La linea ideale di stacco OSCILLAZIONE E VERTICALIZZAZIONE E' la conseguenza della fase precedente di stacco. L'atleta deve conservare il più possibile la velocità, la sua azione non deve essere rivolta a piegare l'asta ma ad estendere al massimo il proprio corpo in maniera da creare la massima tensione all'arco composto dal busto e dalla mano sinistra. Questo movimento permette una velocità di oscillazione e una verticalizzazione progressiva. A questo punto con un contromovimento delle spalle si ha una rotazione del busto sulle spalle, quindi il ribaltamento del corpo ed il conseguente avvicinamento del bacino alle impugnature. Successivamente si ha il raddrizzamento del corpo.

SVINCOLO E PASSAGGIO DELL ASTICELLA E' la conseguenza della fase di oscillazione e verticalizzazione, è necessario che l'atleta mantenga il corpo teso ruotando attorno al suo baricentro. Raggiunta la posizione verticale capovolta di fianco all asta, si termina la spinta verso il basso dell asta con un ultimo slancio verso l alto, lasciando prima l asta con la mano bassa e infine con quella alta. Intanto il corpo ruota di 180, il petto è rivolto verso l asticella e le gambe cominciano il valicamento. Quando le gambe hanno passato l asticella si cerca di portare il busto verso l alto, in modo da evitare il contatto con l asticella; infine è la volta delle braccia che, slanciate alto-dietro, completano il valicamento. Passata l asticella con tutto il corpo, la forza centrifuga residua sarà necessaria a completare la mezza capovolta eseguita in volo, in modo da atterrare sul tappeto in posizione a metà tra quella seduta e quella supina. 2.3 REGOLAMENTO

Il regolamento prevede che l'atleta possa usare aste di qualsiasi lunghezza e che le possa impugnare in qualsiasi modo e a qualsiasi altezza; non è possibile, dopo lo stacco da terra, spostare le mani verso l'alto arrampicandosi sull'asta, pena la non validità del salto stesso. Ogni atleta ha a disposizione tre salti e ogni volta che supera una misura la quantità dei salti a disposizione viene riportata al numero di tre; l'atleta è eliminato quando gli rimangono zero salti a disposizione. La tattica più comune è di utilizzare, se necessario, tutti e tre i salti a disposizione per una stessa misura, fino a che non la si supera, ma è anche possibile, per esempio, usarne solo due e, non avendo ancora superato la misura, riservare l'ultimo tentativo per una misura successiva. Le misure partono da una quota di apertura e vanno via via crescendo, fino all'eliminazione di tutti gli atleti. Ad ogni nuova misura gli atleti vengono chiamati a saltare secondo un ordine prestabilito dal giudice di gara, normalmente tramite sorteggio, e possono o saltare oppure passare la misura, aspettando quella successiva: non è possibile saltare una misura che si è passata. Per ogni salto ciascun concorrente ha a disposizione un tempo prestabilito, che varia a seconda del numero di atleti ancora in gara o se si sta saltando la misura che equivale a nuovo record del mondo. Il tempo per il salto parte dal segnale di pista libera o di bandiera bianca del giudice e la rincorsa dell'atleta deve partire prima che questo tempo finisca, pena la nullità del salto; in molte gare è previsto l'uso di una bandiera gialla per indicare l'approssimarsi della fine del tempo a disposizione. Per ogni tentativo il concorrente può chiedere di variare la misura dei ritti. All'inizio della gara ogni atleta può comunicare la propria variazione dei ritti standard, che viene impostata dai giudici di gara in mancanza di altre comunicazioni da

parte dell'atleta. È possibile, sempre nei limiti di tempo previsti, interrompere la rincorsa e ripeterla, in qualunque momento, a patto che non si sia superato (con l'asta o con qualsiasi parte del corpo) il piano verticale perpendicolare alla direzione di rincorsa che passa per l'estremità della cassetta d'imbucata più vicina al materasso di ricaduta, pena la nullità del salto. In caso di rottura dell'attrezzo, attestata dal giudice di gara, il salto può essere ripetuto senza essere ritenuto nullo e senza penalità. 3

IL SALTATORE CON L ASTA 3.1 QUALITA FISICHE Il salto con l asta è tra i salti, e tra tutte le specialità dell atletica leggera, la disciplina più complessa e in un certo senso la più completa; infatti nel gesto atletico del salto con l asta ogni singola parte del corpo è impegnata al massimo e nel modo più armonioso possibile. L atleta deve possedere un ottimo livello di capacità coordinative e soprattutto d'apprendimento generale. Deve avere una spiccata propensione per l'acrobaticità e per le attività più "spericolate". All inizio, la forza è assai poco importante, anzi, paradossalmente rappresenta un vero e proprio freno per il corretto apprendimento, sia globale sia analitico, nel salto con l'asta. In età giovanile, soprattutto, si deve insistere più sulle sensazioni dei vari segmenti corporei che su un'anomala soluzione "di potenza" del gesto tecnico stesso (ci sarà tempo in futuro per sviluppare questo parametro condizionale). E' importante considerare anche le caratteristiche morfologiche del giovane saltatore con l'asta. Importanza primaria riveste la statura: un saltatore alto sarà sempre privilegiato (naturalmente a parità d'impugnatura e di velocità d'entrata) rispetto ad un concorrente di statura inferiore, poiché, nel primo caso, l'angolo che l'asta forma con il terreno è più aperto, ed è di conseguenza più breve il tragitto che porta alla verticale dell'asta rispetto al terreno stesso.

Per questo particolare aspetto tecnico anche la lunghezza delle braccia ha una particolare importanza. Un'altra caratteristica fondamentale è la mobilità del cingolo scapoloomerale, fondamentale durante la fase di stacco-entrata del salto, che in questo caso potrà essere più facile, più lunga e quindi più redditizia. il saltatore ideale dovrebbe avere quindi alte percentuali di fibre veloci, dovrebbe essere forte ma leggero e agile, mobile e preferibilmente alto. 3.1.1 La Forza muscolare Nella letteratura scientifica sportiva, è definita come la capacità del muscolo scheletrico di produrre tensione. Si determina moltiplicando la massa per l accelerazione e la sua unità di misura è il Newton (N). La Potenza è un altra caratteristica fondamentale per il saltatore; la sua unità di misura internazionale è il Watt (W) e si ottiene moltiplicando la forza per la velocità. La forza muscolare dipende da diversi fattori, tra questi molti sono innati come ad esempio: Sesso; La composizione delle fibre muscolari; La sezione del muscolo (maggiore è la sezione traversa del muscolo e maggiore è la forza massima che può esprimere); Fattori nervosi ( la forza volontaria dipende dall abilità del S.N.C. di attivare la massa muscolare). Altri invece sono fattori modificabili, quali:

Massa del corpo; Età (il picco di forza viene raggiunto ai venti anni, dopodiché decresce gradualmente); Allenabilità (un allenamento appropriato modifica la forza volontaria). I tipi di forza più utilizzati nel salto con l asta sono: quella esplosiva, quella veloce e quella reattiva; perciò i test e gli allenamenti dovranno ricercare e sviluppare soprattutto queste caratteristiche. 3.1.2 L Esplosività È la capacità di vincere la resistenza del proprio corpo con un lavoro dinamico di muscoli appropriati. È una qualità composta da forza, rapidità e destrezza, a cui fanno capo molti fattori genetici, quali struttura e proporzioni corporee. Il suo sviluppo è dato principalmente da una bilateralità del corpo e da un ottima conoscenza tecnica. È molto importante per un saltatore soprattutto nella fase di stacco dove in pochissimi istanti l atleta deve sviluppare un livello elevato di forza che gli permetta di trasformare la velocità ottenuta nella rincorsa in una spinta verso l alto-avanti. 3.1.3 La Rapidità e la Velocità La definizione più completa di Rapidità è quella che fornisce Grosser (1991), in quanto comprende non soltanto i suoi aspetti coordinativi e

condizionali, ma anche le sue componenti psichiche: per rapidità, nello sport, si intende la capacità di raggiungere, in determinate condizioni, la massima velocità di reazione e di movimento possibile, sulla base di processi cognitivi, di impegni massimi di volontà e della funzionalità del sistema neuro-muscolare. Se la rapidità è la capacità di eseguire un movimento nel più breve tempo possibile, la Velocità è la capacità di percorrere uno spazio nel minor tempo possibile: V = S/T. Secondo la maggior parte degli esperti in materia, il fattore rapidità dipende dal patrimonio genetico ed è allenabile in misura molto più limitata di quanto non avvenga per la forza o la resistenza. Infatti la distribuzione delle fibre muscolari è geneticamente determinata, perciò l allenamento permette di cambiare, limitatamente, il volume e la capacità di coordinazione di tali fibre, ma non la loro distribuzione percentuale. La rapidità è un fattore fisico della prestazione che diminuisce notevolmente con l avanzare dell età. È requisito essenziale per un saltatore essere anche un buon velocista, anche se la tecnica di corsa è notevolmente diversa: Busto eretto Anche alte Marcato sollevamento delle ginocchia Rimbalzo energico dei piedi che rende la corsa elastica 3.1.4 La Coordinazione È l insieme dei processi di controllo e di regolazione dei movimenti.

Le capacità coordinative permettono all atleta di controllare, con sicurezza ed economia, le sue azioni motorie sia in situazioni prevedibili che in situazioni imprevedibili e di apprendere schemi motori in modo relativamente rapido. La coordinazione è una qualità presente in qualsiasi movimento sportivo, ma nel salto con l asta diventa indispensabile; permette l esatta esecuzione di un determinato e complicato schema motorio, ossia la perfetta complementarietà dei muscoli al fine di ottenere una sequenza fluida, riuscendo a gestire contrazione e rilassamento, anche in volo. È una delle qualità motorie strettamente legate con il grado di sviluppo delle strutture mentali e dipende fortemente dalla maturità tecnica dell atleta. Per ottenere un buon livello di coordinazione, soprattutto in una specialità come il salto con l asta, bisogna avere un eccellente padronanza e consapevolezza del proprio corpo e un ottimo controllo sulla propria muscolatura. Per questo motivo, e per altri non meno importanti, la Mobilità Articolare diventa altra qualità importante da sviluppare nel saltatore in modo da consentirgli un maggiore controllo del corpo in volo e una maggiore pulizia e leggerezza nella totalità del gesto tecnico, ma di questa particolare qualità ne paleremo in modo approfondito più avanti. 3.1.5 La Tecnica

Per tecnica si intende una procedura che permette di risolvere un determinato problema di movimento nel modo più razionale ed economico possibile. È la capacità di eseguire in modo efficace e razionale un gesto tecnico. Alcune tra le più importanti doti tecniche sono: la disinvoltura, la leggerezza e l economia del gesto evitando le superflue tensioni muscolari. Fondamentale per la perfetta esecuzione tecnica di questa specialità, è lo sviluppo dell Equilibrio del corpo, indispensabile per poter compiere determinati movimenti in volo. Il processo d apprendimento e di perfezionamento della tecnica può essere scomposto in quattro fasi: 1. fase della comunicazione e della comprensione 2. fase della coordinazione grezza 3. fase della coordinazione fine 4. fase del consolidamento, del perfezionamento e della disponibilità variabile. 3.2 QUALITA PSICHICHE

Oltre alle qualità motorie, un atleta deve possedere anche buone qualità psichiche, le quali possono essere utilizzate dall allenatore come mezzo d incoraggiamento o di rimprovero, in base alle personalità del soggetto, utile ad ottenere una crescita. Un compito molto importante di ogni allenatore è infatti quello di esaltare e far crescere la forza di volontà e sacrificio nei suoi atleti, al fine di raggiungere il risultato prefissato. Altresì fondamentale è sviluppare la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, senza dimenticare l obbligo alla disciplina e quel po di umiltà che non guasta mai. Doti psichiche importanti, senza le quali le sole qualità motorie non sarebbero sufficienti, e sulle quali bisogna sempre lavorare sono: disciplina concentrazione autostima motivazione Senza quest ultima non sarebbe possibile sostenere i sacrifici e le difficoltà che un atleta è chiamato ad affrontare. Durante la gara il saltatore è chiamato a gestire le grandi tensioni che si creano, soprattutto durante l attesa, ed essere in grado di utilizzarle soltanto durante il salto senza disperdere energie nervose durante il resto della competizione. Per questo le qualità caratteriali fondamentali per il successo agonistico di un saltatore dovrebbero essere:

- CARATTERE FORTE ED EQUILIBRATO - TENACIA - PERSEVERANZA E COSTANZA ANCHE IN CASO DI INSUCCESSO - AUTOCONTROLLO 4

ESERCIZI POSTURALI Il gesto tecnico del salto con l asta comporta che l atleta passi da una fase di appoggio a terra con gli arti inferiori (stacco), ad una fase di appoggio rovesciato sull asta con gli arti superiori (valicamento). Queste azioni sono asimmetriche rispetto all asse longitudinale, quindi molto complesse e difficili da rendere stabili, produttive e tecnicamente efficaci. Nelle altre fasi del salto, l atleta passa da una fase di sospensione, dove l azione principale è spingere l asta fino a farle raggiungere la posizione verticale, ad una in cui il corpo è sempre in sospensione ma in atteggiamento di estensione per poi effettuare la frustata e il contromovimento degli arti superiori; ciò porta l atleta in sospensione rovesciato e successivamente ad un appoggio rovesciato con rotazione di 180 dell asse longitudinale e quindi al valicamento. Questa sequenza tecnica dimostra che è necessario che l atleta esegua i gesti nel modo più corretto possibile, in modo da non disperdere energie in direzioni sbagliate, risultanti da angoli impropri di caricamento. Infatti, se gli angoli delle catene cinetiche del cingolo scapolo-omerale e coxo-femorale non sono perfettamente allineati ed i ritmi delle varie fasi non risultano perfettamente sincronizzati, il gesto tecnico perde di efficacia.

La postura corretta è data dall allineamento delle catene muscolari del cingolo scapolo-omerale, dell articolazione coxo-femorale che sono collegate tramite la gabbia toracica. Il consolidamento della base posturale dell atleta è precedente a qualsiasi impostazione tecnica; una volta acquisita permetterà un giusto utilizzo del ritmo, si inizierà, quindi, con la costruzione del gesto tecnico senza trascurare comunque le posture. Prendiamo ora in considerazione le tre catene cinetiche sopraccitate: 1. cingolo scapolo-omerale 2. articolazione coxo-femorale 3. gabbia toracica (fa da tramite nel collegamento tra le precedenti) L articolazione coxo-femorale è fondamentale nella fase tecnica, infatti, rappresenta il fulcro per proiettare il corpo in verticale dopo la fase di caricamento-estensione. Per permettere tutto questo la zona lombare deve assumere un atteggiamento di estensione senza produrre cedimenti estranei al ritmo dell esecuzione. La retroversione del bacino permette di controllare la linea della colonna vertebrale stabilizzando la zona lombare e impedendo l accentuazione della lordosi. I muscoli erettori della colonna creano un leggero raddrizzamento degli arti inferiori rispetto al tronco, creando continuità con il resto della colonna, sostenendo quindi l azione del bacino; la zona dorsale mantiene la curva tipica della zona cifotica. La sua funzionalità è garantita dalla chiusura della gabbia toracica che assume la minor dimensione possibile e dall estensione del cingolo scapolo-omerale, che contribuisce all allineamento della zona dorsale alta.

Quando si ottiene l allineamento delle tre catene, l atleta dispone di una direzione tecnica che permette di utilizzare al 100% il proprio potenziale. Queste articolazioni si fondono in un'unica azione che porta il baricentro ad essere caricato come una molla, che reagisce ad ogni estensione con un tempo di recupero che coinvolge tutto il corpo nello stesso ritmo di rovesciamento. L estensione del cingolo scapolo-omerale non deve favorire l ipolordosi lombare perché il raddrizzamento in tale zona è estremamente attivo. La fase di ritorno, frustata e contromovimento degli arti superiori, determina la rotazione del corpo verso l appoggio rovesciato, senza compensazioni. Nella costruzione della base posturale, l atleta inizialmente assume la posizione tipo (foto n 1), dove le catene cinetiche sono allineate; (catene cinetiche allineate) FOTO n 1

Successivamente estende la zona lombare ad arti inferiori e superiori tesi, in decubito supino (foto n 2); FOTO n 2 (catene allineate in decubito supino) successivamente l estensione dell articolazione coxo-femorale ad arti inferiori tesi (foto n 3) e l estensione del cingolo scapolo omerale ad arti superiori tesi in decubito prono (foto n 4). FOTO n 3 FOTO n 4 (estensione coxo-femorale) (estensione scapolo omerale)

Tutte queste estensioni non influiscono negativamente sulla postura del bacino, anzi, conferiscono una stabilità maggiore. Se un articolazione blocca l altra, l atleta sarà rigido nell estensione del baricentro, non avrà quindi, la possibilità di esprimere un azione tecnica completa e globale, ma solamente azioni segmentarie e poco efficaci, dettate da inutili compensazioni. Questa tecnica permette: l utilizzo ottimale delle energie disponibili l esecuzione tecnica più lineare quindi produttiva in termini di altezza del salto. Bisogna sottolineare inoltre che tale postura coincide con quella richiesta e necessaria per un corretto ritmo di corsa, quindi, l uniformità di lavoro collega la rincorsa con l azione tecnica dell asta in modo naturale senza comportare l interruzione del ritmo. Il rapporto tra la catena cinetica del cingolo scapolo-omerale e quella dell articolazione coxo-femorale rimane costante anche durante le fasi di infilata che essendo una conseguenza dell impulso della frustata, assume quella caratteristica di continuità, che permette agli arti superiori di inserirsi in modo sinergico con la loro azione di trazione/repulsione, durante la fase di raggiungimento dell appoggio rovesciato. L atteggiamento in decubito prono ed in appoggio rovesciato è lo stesso, anche se nell appoggio rovesciato c è una maggiore fase di spinta dovuta all aumento del carico della verticale.

FOTO n 5 FOTO n 6 (ruotata di 90 ) (catene cinetiche allineate) (catene cinetiche allineate in appoggio rovesciato) Quando gli atleti sono bambini, è possibile creare un equilibrio tra le qualità motorie; valutare le giuste sinergie tra le catene cinetiche, così che l esigenza di un gesto tecnico non sia in contrasto con la postura del soggetto e non si vengano a creare delle compensazioni continue a carico e danno della struttura muscolo-tendinea e capsulo-legamentosa. Lo sviluppo della forza risolve alcuni problemi e ne crea altri. Risulta essere maggiormente importante e produttivo, costruire le direzioni del gesto tecnico in armonia e nel rispetto della dinamica che si viene a creare tra le parti quando un gesto è complesso. Ad esempio, nella corsa, una semplice rigidità di una catena cinetica, può provocare un sovraccarico alla zona lombare o all articolazione del ginocchio.

Gli esercizi posturali, uniti a quelli di mobilità articolare aumentano le possibilità di escursione, quindi di ampiezza delle catene cinetiche, conferendo leggerezza alle escursioni dei gesti tecnici. Inoltre svolgono un ruolo di controllo e successivamente di regolazione per verificare quali eventuali squilibri sono presenti nel giovane atleta. In più questa tipologia di lavoro semplifica gli apprendimenti, migliorando i mezzi a disposizione del soggetto in allenamento. Per mantenere le catene cinetiche allineate, perchè si possa utilizzare tutto il potenziale a disposizione nelle esecuzioni tecniche richieste, bisogna potenziare la muscolatura in modo concentrico, eccentrico ed isometrico affinché si sensibilizzi ogni muscolo che forma le varie catene cinetiche a lavorare in sinergia per rendere stabile e applicabile la postura. Non è molto utile, specialmente per un giovane atleta, potenziare i singoli muscoli esclusivamente nella loro completa escursione, perché ciò comporta una riduzione notevole dell ampiezza articolare stessa, creando limiti funzionali che si ripercuotono nella difficoltà di allineare il soggetto. Ci sono alcuni esercizi che costruiscono un notevole rafforzamento della muscolatura, rispettando le esigenze tecnico posturali, e anzi, obbligando le catene cinetiche ad esprimersi nel rispetto e nel limite dell integrazione sinergica e funzionale richiesta alla postura medesima. La stessa mobilità attiva se eseguita sotto carico anche se naturale, comporta un notevole rafforzamento muscolare. Per potenziare un atleta in modo funzionale è quindi necessario stabilire la priorità dei rapporti muscolari secondo l idea tecnica prestabilita, e successivamente aumentare i carichi utilizzando in gran parte le leve e successivamente piccoli pesi o elastici.

Una volta ottenuta una postura perfettamente allineata ogni modifica di un angolo costituisce un caricamento utilizzabile per ottenere un esecuzione tecnica. Il giusto rapporto tra questi caricamenti e la successione prestabilita tra di essi, considerando ogni catena cinetica, costituisce la tecnica applicabile al gesto atletico. 5 ESERCITAZIONI POSTURALI PER IL SALTO CON L ASTA 5.1 ALLINEAMENTO DELLE CATENE CINETICHE Per prima cosa occorre prendere in considerazione il rapporto cingolo scapolo-omerale e bacino (foto n 7). La posizione che permette l allineamento delle catene cinetiche è: Esercizio posturale 1 stazione eretta arti inferiori uniti gambe tese bacino in retroversione

gabbia toracica chiusa arti superiori tesi in alto palmi delle mani extraruotati FOTO n 7 (stazione eretta, catene cinetiche allineate) Di contro mostriamo la postura errata, dove l allineamento delle catene è totalmente assente. FOTO n 8

( stazione eretta, allineamento catene cinetiche assente) Analizziamo ora il rapporto tra catena cinetica posteriore e bacino. Esercizio posturale 2: seduti gambe unite e tese busto eretto braccia tese in alto palmi in extraruotati FOTO n 9 Questo esercizio può essere eseguito anche con assistenza attraverso la mobilità passiva del cingolo scapolo omerale.

FOTO n 10 (mobilità passiva del cingolo scapolo omerale) Esercizio posturale: seduti gambe unite e tese chiusura a libro del busto impugnando la pianta dei piedi Una rigidità della catena posteriore e soprattutto degli ischiocrurali può rendere difficoltoso il raggiungimento della postura. SI NO FOTO n 11 FOTO n 12 (chiusura a libro corretta) (chiusura a libro errata) Questo esercizio può essere eseguito con assistenza attraverso mobilità passiva dell articolazione coxo-femorale.

FOTO n 13 (mobilità passiva coxo femorale) 5.2 LA MOBILITA ARTICOLARE Vi sono alcuni esercizi di mobilità attiva che si collegano al discorso del potenziamento, in quanto il mantenimento delle posizioni richieste è si una ricerca posturale, ma è anche un esercizio di mobilità attiva che, una volta eseguito a livelli ottimali, diventa un rafforzamento isometrico delle catene coinvolte. Le quali conservano così i giusti rapporti anche nell applicazione tecnica conseguente. Per poter convogliare lo studio posturale in rafforzamento muscolare, dobbiamo quindi disporre di una mobilità articolare che coinvolga al meglio le catene cinetiche singole ed i rapporti tra queste. L esecuzione del ponte deve essere eseguita rialzando l appoggio degli arti inferiori per trasferire il carico del peso corporeo sul cingolo scapolo omerale, affinché questo non sia sollecitato dal peso del corpo stesso ad estendersi senza incidere sulla zona lombare.

FOTO n 14 (mobilità scapolo omerale) Le chiusure ad arti inferiori divaricati o uniti, trasferiscono il carico corporeo sul rapporto di mobilità dei flessori rispetto alla catena cinetica del bacino. Graduando la leva effettuata dagli arti superiori sulla spalliera, è possibile modificare l angolo e l intensità di questo esercizio.

FOTO n 15 (chiusura ad arti inferiori divaricati) La staccata sagittale, crea un rapporto di mobilità tra il flessore dell arto avanzato e l estensore dell arto arretrato, fondamentale nel gesto della corsa dove queste sinergie si ripetono. Quando uno dei due antagonisti prevale in modo rilevante, nel gesto tecnico si modifica il ritmo ottimale. FOTO n 16 (staccata sagittale sinistra) 5.3 POSTURE DEL BACINO E DELLE CATENE CINETICHE COME RAFFORZAMENTO MUSCOLARE

Gli esercizi posturali di base possono essere eseguiti con varianti diverse in modo da incrementare i carichi di lavoro senza modificare i rapporti di flesso estensione. ESEMPIO: Esercizio posturale 2

FOTO n 16 È possibile aumentare il carico in modo graduale, prima in decubito supino FOTO n 17 poi in stazione eretta

FOTO n 18 poi in attitudine di sospensione. FOTO n 19 Per gli atleti più evoluti e tecnicamente più preparati è possibile incrementare il carico di lavoro eseguendo la postura in attitudine di appoggio rovesciato, in questa posizione risulta molto difficile mantere i giusti rapporti di flesso-estensione. ESEMPIO: esercizio posturale 1

FOTO n 20 È possibile lavorare sul rafforzamento muscolare mantenendo questa postura ma in appoggio rovesciato, facendo attenzione a non modificare l allineamento delle catene cinetiche. SI NO

FOTO n 21 FOTO n 22 (appoggio rovesciato corretto) (appoggio rovesciato errato) Per mantenere il giusto allineamento è possibile eseguire l esercizio in appoggio alla parete o con assistenza esterna (foto n 22)

FOTO n 23 (appoggio rovesciato con assistenza) Un altro esercizio molto interessante è la barchetta. Attraverso una progressione di posture statiche si ottiene una postura che è resa dinamica dallo sbilanciamento del corpo in avanti e indietro. Postura 1

FOTO n 24 (estensione scapolo omerale) Postura 2 FOTO n 25 (estensione coxo femorale) Postura 3

FOTO n 26 (estensione coxo femorale e scapolo omerale) Esercizi specifici con l ausilio di piccoli attrezzi.

- Postura di base con l utilizzo di un elastico. FOTO n 27 (allineamento cinetico con elastico) L elastico parte dalla pianta plantare all impugnatura passando anteriormente agli arti inferiori e posteriormente al busto. Questo esercizio evidenzia come il bacino, le spalle e la gabbia toracica, lavorino sinergicamente assecondando le spinte dell elastico. Compiere dei saltelli in questa posizione rafforza tutto il sistema salto in quanto le gambe spingono attivando i muscoli estensori rispettando il rapporto esistente con i propri antagonisti, i flessori. Questi sono regolati dai muscoli lombari, a loro volta posizionati dall estensione del bacino, controllato dalla chiusura della gabbia toracica, così che la muscolatura addominale e lombare si contrae in forma isometrica, trattenendo le altre catene cinetiche, nelle posizioni necessarie per lo sviluppo armonico della postura.

Questo è un sistema circolare dove ogni punto lega e sostiene il successivo e dove il ritmo e l armonico assemblarsi delle parti conferisce la forza necessaria allo sviluppo tecnico che ne è espressione. - In quadrupedia, arti inferiori in appoggio su un piano rialzato, arti superiori in appoggio su una rotella. Retroversione del bacino e gabbia toracica chiusa. Il corpo si distende raggiungendo il massimo allungamento e poi ritorna in posizione di partenza senza modificare l assetto posturale. FOTO n 28 FOTO n 29 (retroversione bacino, gabbia toracica chiusa) (max allungamento senza alterare l allineamento) Le foto uniscono i concetti di apertura e chiusura di una catena cinetica (cingolo scapolo omerale) costruendo la propria forza sul coinvolgimento delle altre catene cinetiche. Nella fase di andata l azione degli arti superiori è eccentrica e viceversa diventa concentrica nella fase di ritorno. Durante l esecuzione del movimento, la contrazione isometrica della catena cinetica coxo-femorale conferisce stabilità e possibilità di esprimersi al gesto tecnico, in quanto non crea compensazione ma trasmette l elasticità espressa dal gesto tecnico a tutto il corpo secondo quel sistema circolare espresso nella foto n 27.

Questo esercizio rafforza i muscoli del dorso, dell addome, degli arti superiori e delle spalle. 5.4 LE CAVIGLIE Nel salto con l asta e non solo, tutte le azioni nella fase di stacco hanno fulcro nelle caviglie e nei piedi. Un articolazione debole o rigida rende vana ogni azione precedente. Per ottenere delle caviglie in grado di sopportare l azione dinamica del saltatore, è necessario considerare diversi aspetti: Flesso-estensione (attiva/passiva) Prono-supinazione (attiva/passiva) Muscolatura plantare (estensione dell alluce) Muscolatura tibiale Il tricipite surale ed il tendine d Achille La sensibilità della caviglia (propriocettività) Il movimento delle caviglie è composto da due azioni sinergiche che si susseguono nell eseguire gli appoggi del camminare e del saltare. Questi due aspetti sono la flessione e l estensione della caviglia. L equilibrio e la proporzione di queste due azioni sono fondamentali per non creare sovraccarico al tendine d Achille e per poter utilizzare la spinta della caviglia in modo sommativo e non ostruttivo, in rapporto alle dinamiche precedenti. L equilibrio tra le due forze in campo è già di per sé precario per i seguenti motivi:

- l estensione è espressa dal tricipite surale che è un muscolo in grado di sostenere carichi molto grandi per la propria qualità e perché la caviglia è una leva di 2 genere, cioè positiva. Il funzionamento a schiaccianoci favorisce l espressione di una grande potenza dinamica. - La flessione richiede l allungamento eccentrico di tale muscolatura ed il muscolo agonista è il tibiale che non è in grado di opporsi con la propria contrazione alla forza del polpaccio. - Bisogna quindi considerare che l azione della caviglia è decisamente sbilanciata verso l estensione. - Nel valutare gli impedimenti all azione della flessione della caviglia, va prestata attenzione al fatto che gli estensori della caviglia in fase di allungamento sono posti in serie con i muscoli flessori della gamba sulla coscia. La mancata flesso-estensione della caviglia comporta il suo parziale utilizzo, quindi la continua sollecitazione del tendine d Achille, che non svolge solamente la propria funzione di collegamento del muscolo all articolazione, ma anche l anomala funzione di sostegno del carico in fase di appoggio, in quanto il mancato completamento della flessione mantiene sempre rialzato il tallone che si appoggia al suolo in virtù del carico rappresentato dal peso corporeo. In tale modo sia parte della trazione esercitata dal mancato allungamento del tricipite surale, sia parte del peso corporeo che non si scarica a terra, vengono sopportati dalla giunzione tendinea; inoltre nella successiva fase di contrazione il tendine subisce un contraccolpo in quanto prima che il muscolo venga contratto avviene il ritorno del precedente e anomalo allungamento eccentrico.

Liberando la caviglia in posizione intermedia il tendine subisce quindi il contraccolpo. La mancata estensione della caviglia comporta inoltre il ridotto apporto del tricipite surale in fase di spinta e l abbreviazione dei tempi di recupero della caviglia per ripetere una volta tornata al suolo, la situazione di partenza. Ulteriori problematiche sull usura del tendine derivano dal fatto che la mancata flessione della caviglia non produce lo stiramento necessario al muscolo per sviluppare energia pliometrica e per utilizzare la sensibilità derivata dai recettori neuromuscolari posti in serie al muscolo e quindi sollecitati dallo stiramento medesimo. Ciò comporta il mancato abbassamento della soglia di reattività muscolare e quindi un minor reclutamento di fibre sollecitate dalla frequenza elettrica e non solamente dall intensità del carico. La completa estensione attiva e passiva dell articolazione della caviglia, si ottiene in extrarotazione esterna, perché tale posizione permette al collo del piede di elevarsi come punto più alto dell articolazione a caviglia in estensione, formando un piedistallo di sostegno alla caviglia stessa, e permettendo con l avanzamento interno del tallone che ne deriva, un naturale incremento della muscolatura plantare che si contrae in armonia con l azione di estensione e rotazione esterna della caviglia, che assume una forma a punta stabilizzandosi in asse con il resto della base d appoggio, esprimendosi cioè come vero prolungamento dell arto inferiore. Questa ricerca posturale della caviglia permette anche una conoscenza propriocettiva capillare della base d appoggio, il mantenere il carico staticamente su detta base così ridotta, permette la conoscenza del proprio asse d equilibrio e lo sviluppo della propriocettività che è facilmente traducibile in stabilità dell articolazione ed in possibilità di reclutamento muscolare di fibre posturali che operano come sostegno a quelle bianche

maggiormente interessate nella fase di spinta, che riescono così a trovare un punto fisso per poter esprimere la propria potenza. Tale utilità è a disposizione del gesto tecnico anche se in fase di corsa e di stacco il piede non risulta ruotato, la conoscenza delle zone limitrofe e la percezione riflessa della caviglia, permette un azione maggiormente stabile e preventiva degli incidenti da carico iterativo e non, eventualmente derivati da posizionamenti forzati dell articolazione, anche derivanti da errori tecnici contenuti in ogni singolo gesto e quindi continuamente variabili. Quindi la prono-supinazione, l estensione della caviglia e lo sviluppo della muscolatura plantare, vanno di pari passo e sono tutti aspetti interagenti e sinergici della prevenzione dell usura e dell infiammazione dei tendini. Ecco alcuni esercizi necessari per la mobilità attiva e passiva della caviglia, per il suo allineamento con la gamba e per la propriocettività dell articolazione: - dalla stazione eretta, talloni uniti e punte divaricate: estensione della caviglia con avanzamento del tallone e ritorno con anticipo della rotazione esterna della punta del piede mantenendo avanzato il tallone - come sopra ma dopo l estensione della caviglia successivo appoggio del tallone sulla linea della punta del piede, ritorno in estensione e successiva posizione di partenza. - Da posizione in ginocchio, sollevare uno di questi, per estendere il collo del piede a mantenere il tallone interno, vicino alla linea mediana del corpo con l aiuto della mano omo laterale. - Saltare ad arti inferiori tesi sul trampolino elastico tenendo le caviglie dritte/extraruotate/intraruotate in modo alternato.

- Rafforzamento dei muscoli tibiali con esercizi di contro resistenza o con un piccolo sovraccarico rappresentato ad esempio da un elastico. 6 INFLUENZA DEL LAVORO POSTURALE NEL SALTO CON L ASTA 6.1 STUDIO DI UN GRUPPO DI GIOVANI ASTISTE Per lo studio del lavoro posturale è stato preso in esame un campione di dieci giovani atlete con caratteristiche pressoché omogenee. Le ragazze di età compresa tra i 15 e i 17 anni, avviate da circa due all attività di salto con l asta, praticano cinque allenamenti alla settimana e nessuna di loro in precedenza ha praticato ginnastica artistica. A partire dal mese di marzo (anno corrente), sono stati introdotti, nel loro allenamento, una serie di esercizi posturali. Successivamente alla fase iniziale di apprendimento sono stati dedicati due allenamenti a settimana di circa 40 minuti, mirati al consolidamento delle posture ed allo sviluppo della forza speciale che scaturisce dallo studio di esse.

Sono stati utilizzati dei circuiti in cui la stazione di mobilità è stata utilizzata sia come recupero organico che come mantenimento dell elasticità necessaria per evitare le eventuali compensazioni derivate dalla saturazione del lavoro muscolare. La forza speciale è stata incrementata da leggeri sovraccarichi (1/2 o 1 kg) posti sul baricentro del soggetto in movimento. Non si è cercato in questo tipo di studio tecnico, la forza come conseguenza del sommarsi delle stazioni senza le fasi di recupero (resistenza a discapito della qualità) data la richiesta muscolare di intenso livello. Ogni stazione è stata affrontata con il completo recupero. Le situazioni lattacide si possono verificare per il ripetersi del circuito completo, se non si intervallano le stazioni in modo da permettere un ripristino delle potenzialità muscolari. In fase tecnica è stato privilegiato il carico derivato dalla ricerca della perfezione posturale, cioè senza sconti derivati da posizioni comode, è stata quindi agevolata la sequenza e la perfezione di ogni singola stazione. Esempio di circuito: 1 posizione di decubito prono, estensione dell articolazione coxofemorale e del cingolo scapolo omerale ad arti inferiori e superiori tesi. Isometrico per 10 secondi, 10 barchette.

2 stazione eretta, posizione di base con n 2 elastici. Isometrico per 10 secondi, 20 saltelli a gambe tese. 3 appoggio rovesciato utilizzando una parete libera 15/20 secondi.

4 traslocazioni con la bacchetta per mobilità cingolo scapolo-omerale presa dorsale/palmare e palmare cubitale 10+10 5 esercizio con la rotella. Regolare la posizione delle ginocchia su un rialzo per ottenere una leva che permetta di non perdere la regolarità della posizione della fase di completo allungamento. 10 volte 6 spaccata destra, sinistra e frontale.

Il circuito viene ripetuto 4/5 volte. Questo studio posturale è stato portato avanti con impegno e continuità e ancora oggi parte degli allenamenti è dedicata a questi esercizi che diventano sempre più complessi e efficaci. 6.2 RISULTATI 6.2.1 Gruppo sperimentale Per valutare l influenza del lavoro posturale è stata evidenziata la differenza tra i risultati ottenuti prima e quelli ottenuti dopo l introduzione delle posture. I dati sono stati inseriti in due tabelle e poi elaborati in un grafico. Nella tabella n 1 sono stati inseriti i risultati ottenuti prima del lavoro posturale.

Soggetti A B C D E F G H I L Risultati cm 1 310 320 300 310 310 310 300 300 320 320 2 305 310 310 300 320 300 315 300 320 300 3 300 300 305 300 305 300 320 300 310 310 4 310 315 320 300 310 300 320 290 320 310 5 315 300 325 290 310 310 325 310 325 310 6 315 300 310 305 315 310 330 300 320 300 7 300 320 320 300 325 300 320 300 320 320 MEDIA prima 308 309 313 301 314 304 319 300 320 310 MEDIA TOT 309.8 DEV. STAND. 6.54186 TABELLA N 1 Nella tabella n 2 sono stati inseriti i risultati ottenuti dopo il lavoro posturale. Soggetti A B C D E F G H I J Risultati cm 1 320 320 330 315 320 310 330 300 330 320 2 330 310 310 320 325 310 330 310 335 320 3 335 330 320 320 330 320 345 305 325 325 4 340 335 335 320 330 325 330 315 340 315 5 320 330 340 325 330 320 340 320 345 310 6 330 330 330 310 335 325 340 320 345 320 7 340 325 330 320 340 330 345 310 350 320 MEDIA dopo 331 326 328 318 330 320 337 312 338 318 MEDIA TOT. 325.8 DEV. STAND. 8.18291 TABELLA N 2 È risultato che tutte le atlete hanno ottenuto un notevole miglioramento:

INFLUENZA DEL LAVORO POSTURALE 330 325 325,8 320 315 310 305 300 309,8 MEDIA RISULTATI GRUPPO SPERIMENTALE PRIMA DOPO GRAFICO N 1 Nella tabella n 3 è stato evidenziato il differenziale tra i risultati ottenuti prima e dopo il lavoro posturale. Le atlete hanno migliorato le loro prestazioni tecniche in media di 16 centimetri.