Projects. Sono passati 200 anni esatti tra la presa della. L ideale del sostenibile! The Ideal of Sustainability!



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Transcript:

34 Projects Il mai sopito anelito a una città ideale si è andato configurando negli anni più come ricerca di una città intelligente. Ma oggi, tale accezione sembra diventata in parte limitata e limitante come dimostrano gli approcci più contemporanei che, oltre al pragmatismo della funzionalità ed economicità degli insediamenti urbani, tornano a mettere in primo piano una visione più olistica, comprensiva anche delle necessità sociali e spirituali dei cittadini. The never appeased yearning for an ideal city has been developing over the years as search for a smart city. But today, this sense seems to have become partly limited and limiting as evidenced by the more contemporary approaches that, in addition to the pragmatism of functionality and economy of urban settlements, put back in the spotlight a more holistic vision, comprehensive of the social and spiritual needs of citizens. L ideale del sostenibile! Modello neo-illuminista o evoluzione culturale? The Ideal of Sustainability! Neo-enlightenment model or cultural evolution? Joseph di Pasquale* Sono passati 200 anni esatti tra la presa della Bastiglia a Parigi nel 1789 e la caduta del muro di Berlino nel 1989. In questo relativamente breve lasso di tempo un grande sconvolgimento ha attraversato la conoscenza umana. Il mito illuminista della scienza e la fede nella possibilità che questa potesse di fatto risolvere ogni problema ha fatto sì che in tutti gli ambiti della conoscenza si siano ricercate delle regole universali, codificabili e dimostrabili che potessero togliere dall indeterminatezza dell arbitrio individuale la responsabilità delle soluzioni per affidarle all oggettività di una apposita e specifica scienza ideata e codificata allo scopo. Questo è avvenuto per tutti gli ambiti dell attività umana incluse ovviamente l economia e l urbanistica che proprio a partire dal XIX secolo hanno preteso di assimilarsi a delle scienze esatte con analisi, codificazione dei fenomeni, postulazione di leggi, e individuazione di teorie applicative. Di conseguenza in ogni settore la definizione di un ideale ha coinciso con l elaborazione di un modello di tipo matematico-scientifico. Oggi nell ambito degli studi economici si fa strada l idea che sia stato profondamente sbagliato il voler considerare l economia come una scienza esatta interpretando forzosamente fenomeni sostanzialmente governati dalla somma di decisioni umane libere alla stregua di fenomeni deterministici, e cioè governati da leggi fisiche riducibili a numeri ed equazioni di fatto manipolabili in senso astratto. Secondo questa linea di pensiero è proprio qui che risiede l origine del primato perverso acquisito in economia dal mondo finanziario le cui tragiche conseguenze l Occidente ha pagato con periodiche crisi di sistema e che oggi stiamo sperimentando nella forma più acuta e forse letale in cui l economia finanziaria rischia di divorare l economia reale. In un certo senso la stessa cosa è successa in questi duecento anni per la città. Prima del XIX secolo non esisteva l urbanistica, cioè la scienza della città. Una volta stabilita una relazione deterministica tra città, territorio e sistema economico il processo di trasformazione in scienza della materia urbana era di fatto già implicitamente iniziato. Come per l economia è infatti iniziata una progressiva trasformazione dell analisi urbana attraverso l uso di strumenti numerici. Da qui la definizione della qualità in termini di standard, di percentuali, di rapporti, di dimensioni e misure minime. Tutta la normativa che ne è seguita e che ancora oggi governa l attività edilizia e urbanistica, è andata in questa direzione e così come in economia l aberrazione di questo approccio ha provocato la sovrapposizione alla realtà di un economia fasulla e fittizia, in urbanistica è avvenuta la stessa cosa. Le città ideali di origine illuminista che si sono succedute nel XIX e nel XX secolo, da New Harmony di Robert Owen alla Ville Radieuse di Le Corbusier, si sono rivelate modelli tanto attraenti a livello teorico quanto fallimentari e astratti nella loro concreta applicazione mancando totalmente l obiettivo di raggiungere l ideale di una nuova e superiore qualità urbana. Milioni e milioni di persone, la maggior parte dei cittadini del mondo, vivono oggi in periferie disumane, risultato di quelle teorizzazioni e di quei modelli, senza identità e omologate a livello globale, dove anche se gli standard e le norme vengono perfettamente rispettati, la qualità urbana complessiva è comunque insoddisfacente, e sempre decisamente perdente se messa a confronto con la città storica, con quella città cioè costruita prima che la scienza urbana facesse la sua apparizione. L errore come per l economia sta nel considerare la materia urbana una scienza. In realtà l essenza del tema urbano è molto più complessa e, se ha delle implicazioni di tipo tecnico, queste non sono di tipo scientifico ma più di tipo tecnologico o multi-tecnologico dove il rapporto con la scienza esiste ma è indiretto e strumentale. La tecnologia a differenza della scienza non procede per modelli ma per approssimazioni successive innovando, cioè facendo nuove, le tecnologie precedenti, modificandole e migliorandole. L obiettivo non è di interpretare in senso astratto la realtà, ma di soddisfare desideri ed esigenze pratiche. Ma come è definibile oggi il desiderio diffuso di città ideale? Nell indagine sulla qualità della vita nelle città elaborata dalla rivista The Economist nel 2009 sulla base di dati raccolti dalla società di consulenza Mercer Consulting di New York, gli oltre trecento criteri adottati per la valutazione sono riconducibili principalmente a tre grandi categorie: la disponibilità di beni e servizi, la sicurezza personale e l efficienza dei sistemi di trasporto. La disponibilità di beni e servizi è evidentemente connessa in modo essenziale con l effettiva possibilità di far arrivare nel centro urbanizzato i terminali del sistema produttivo non solo del territorio circostante ma anche dell intera rete infrastrutturale che innerva il sistema economico. Questa è quella che potremmo definire la tecnologia urbana sulla base della quale sono state edificate e si sono sviluppate le città storiche fino a tutto il XIX secolo.

CITTÀ INTELLIGENTI SMART CITIES Questa tecnologia come spesso accade è di derivazione militare, furono infatti i romani a inventare un sistema di accampamenti militari interconnessi tra loro con rapide vie di comunicazione appositamente costruite per consentire il trasferimento veloce di truppe da un accampamento all altro. Dopo la caduta di Roma, la progressiva cristianizzazione dell impero e la sempre maggior diffusione di un idea di dignità della persona e dell individuo, l energia umana fornita dagli schiavi divenne di fatto culturalmente insostenibile. Questo costituì un enorme problema energetico ma allo stesso tempo un formidabile stimolo inventivo. Fu così che tra il IX il X secolo in Europa si iniziarono a scoprire e sfruttare per la prima volta le energie rinnovabili : l eolico e l idromeccanico. Nacquero e si diffusero rapidamente i mulini sui fiumi e i mulini a vento. Nel XIII secolo in Inghilterra un mulino ad acqua fu collegato a un meccanismo per follare la lana ed ebbe inizio così l era industriale. L infrastruttura stradale romana e le nuove fonti di energia furono le basi per la nascita di un nuovo e straordinario sistema produttivo, commerciale e finanziario mai visto prima nella storia dell umanità che già nel XII secolo aveva tutti i caratteri di complessità e globalizzazione di un autentico sistema capitalistico e industriale moderno. Gli accampamenti romani si trasformarono quindi in vere e proprie città, luoghi di scambio, di commercio, di studio, di formazione, e sedi di scuole, banche, mercati e università. La città divenne quindi non solo la massima aspirazione per gli ideali di ricchezza e di sicurezza, ma anche il riferimento per tutti quei valori non materiali che potremmo definire spirituali quali la conoscenza, la ricerca, la cultura, l arte. Ci sono oggi molte analogie con quel momento della storia che fu fondativo o rifondativo di un ideale di città. Con la caduta del muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda si è resa disponibile un infrastruttura rivoluzionaria nata come tecnologia di comunicazione per scopi militari, il World Wide Web. In quindici anni Internet sta di fatto rivoluzionando il mondo dell economia globale. Tutto si sta riorganizzando in base a questa nuova modalità di trasferimento delle informazioni, del denaro, e delle risorse. Anche oggi ci troviamo in una situazione dove le fonti di energia tradizionali stanno diventando culturalmente insostenibili a causa della coscienza diffusa delle conseguenze dannose di uno sviluppo scorretto sull ambiente e in ultima analisi sul genere umano stesso. Siamo quindi nel pieno di una grande rivoluzione energetica per scoprire o riscoprire fonti di energia rinnovabili, per ricercare tecnologie e materiali sostenibili in tutti i settori. La combinazione di una nuova e rivoluzionaria infrastruttura e la rivoluzione in campo energetico sono le premesse di una profonda trasformazione economica e sociale della società che ridefinirà completamente il nostro modo di vivere e lavorare nonché l organizzazione anche fisica del territorio e della città. La città sostenibile, la Smart City è oggi la nuova forma di idealità applicata alla concezione della città. Come architetti e come intellettuali, abbiamo oggi l opportunità e la responsabilità storica di definire le modalità con cui questa aspirazione ideale diventerà realtà, di scegliere in sostanza se rinnovare l assegno in bianco firmato due secoli fa nei confronti della scienza, oppure non farlo e riconsiderare il concetto di progresso nel complesso di una più ampia sostenibilità culturale che deve comprendere anche aspetti altri rispetto alle sole componenti tecnico-scientifiche. Questo significa innanzitutto rifiutare l idea che la sola tecnica della sostenibilità e cioè gli ambiti legati all energia e alla tecnologia possano esaurire il problema. Come pure significa impedire che la diffusione di una nuova normativa di tipo tecnico-scientifico pretenda di costituire la via esaustiva al raggiungimento di un nuovo ideale di sostenibilità e di qualità urbana. Siamo di fronte al pericolo concretissimo della nascita di una nuova casta di tecnici taumaturghi, sacerdoti scientisti della sostenibilità, che se supportati da un apparato normativo vincolante pretenderanno nuovamente di avere l unica chiave, l unico modello di riferimento per la soluzione nuovamente scientifica di tutti i problemi urbani. Come anche il sociologo ed epistemologo austriaco Paul K. Feyerabend ha messo bene in evidenza nella sua critica al metodo scientifico (Contro il metodo, 1975) il pensiero post-moderno o postilluminista è nella situazione di chi è ormai cosciente che oltre al fenomeno riducibile in numeri, la totalità della realtà comprende anche altri aspetti che di fatto costituiscono una parte essenziale della realtà stessa. Si tratta quindi di recuperare la storia, la filosofia, l arte, la sociologia, la psicologia, le tradizioni, le identità culturali e, perché no, anche la cultura della spiritualità e della religione, tutti ambiti nei quali a nulla servono gli strumenti dei tecnici, ma che costituiscono criterio di assoluta priorità e di assoluta essenzialità nel processo di approssimazione della città reale verso un autentico e completo ideale di sostenibilità culturale. * Joseph di Pasquale (1968), architetto e urban designer, professore a contratto alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, master in Film Making alla New York Film Academy 2001. All inizio della pratica professionale si interessa al tema della qualità architettonica e ambientale degli insediamenti produttivi di grandi dimensioni. Nel 2007 vince il concorso per l ampliamento del parco Minitalia a Capriate San Gervasio (BG) e nel 2008 quello per la nuova ecotown di Jingwu in Cina, in cui applica le teorie sull ecodensità che definisce nel testo La cittá densa. L incontro con la Cina lo porta a interessarsi del rapporto tra globalizzazione e identità culturale elaborando il concetto di sostenibilità culturale. Nel 2009 vince il concorso per la sede del Guangdong Plastic Exchange a Canton, Cina, con un progetto ispirato al tema dell esogramma come segno/simbolo della figurazione architettonica locale. Tra il 2008 e il 2012 tiene varie conferenze e lezioni in diverse università e convegni tra Cina, Europa e Brasile sul tema globalitarismo architettonico vs sostenibilità culturale. 35

36 Exactly 200 years passed from the storming of the Bastille in Paris in 1789 to the fall of the Berlin Wall in 1989. Shockwaves have shot through human knowledge over this relatively short period of time. The Enlightenment myth of science and the belief that it could solve all our problems has meant that there has been an attempt to discover universal, codifiable and demonstrable rules in every realm of knowledge capable of removing the indeterminacy of individual randomness from the responsibility for coming up with solutions, so that they can be grounded in a special, specific science specially devised and coded for this purpose. This has indeed happened in every field of human endeavor, obviously including economics and townplanning, which, starting from the 19th century, have aimed to take on the same nature as the exact sciences with their own studies, codifying of phenomena, laying down of laws and identifying of practical theories. This has meant that the defining of an ideal in every single field has coincided with the developing of a mathematical-scientific style model. Nowadays there is a growing belief in the field of economic studies that it is a deeply flawed idea to compare economics to an exact science, attempting to interpret phenomena, which are basically governed by the sum of freely-taken human decisions, as if they were deterministic phenomena, i.e. governed by physical laws that may be reduced to numbers and equations capable of being manipulated on an abstract level. According to this line of thinking, this actually explains why the financial world has perversely been given pride of place in economics, with the tragic consequences this has had for the West with its periodic systemic crises, something which we are currently experiencing for ourselves in its most acute and perhaps lethal form, as financial economics is threatening to devour the real economy. In some respects the same thing has happened to our cities over the last 200 years. Town-planning or, in other words, the science of the city, did not even exist before the 19th century. Once a deterministic relationship was established between the city, territory and economic system, the process of transforming urban issues into a science had already implicitly begun. As in the case of economics, a gradual transformation of urban studies was set under way using numerical tools. This led to quality being defined in terms of standards, percentages, relations, dimensions and minimum measurements. All the rules and regulations that this entailed, and which still control building and town-planning work, was directed along these lines and, just as in economics the aberration of this approach resulted in the superimposing on reality of fake and fictitious economics, the same thing has happened in townplanning. The ideal cities envisaged by the Enlightenment that came into being in the 19th and 20th centuries, from Robert Owen s New Harmony to Le Corbusier s Ville Radieuse, turned out to be as attractive on a theoretical level as they were abstract failures in practice, totally missing the target of achieving the ideal of a new and superior quality of urban life. Millions and millions of people, most of the world s citizens, now live in inhumane suburbs based on the aforementioned theories and models, totally lacking in identity and globally standardized, where, even if the standards and regulations are abided by to the letter, overall urban quality is nevertheless unsatisfactory and most definitely a failure compared to our historical cities or, in other words, those cities built before urban science made its appearance. Just as in the case of economics, the mistake lies in treating urban issues as a science. In actual fact the essence of urban issues is much more intricate and if it does have technical implications they are not of a scientific nature but more technological or multitechnological, with the relationship with science only existing indirectly and instrumentally. Unlike science, technology does not develop along the lines of models but in terms of successive approximations, innovating (i.e. making new) previous technology, modifying and improving upon it. The aim is not to make abstract interpretations of reality but to satisfy practical desires and requirements. So how might we define the widespread desire for an ideal city nowadays? In a survey into the quality of life in cities carried out by The Economist in 2009 based on data collected by Mercer Consulting from New York, the over three-hundred criteria adopted for assessment purposes may mainly be traced back to three main categories: the availability of goods and services, personal safety and the efficiency of transport systems. The availability of goods and services is clearly essentially connected to the actual possibility of enabling the end products of the manufacturing system to actually reach urban centers, not just the surrounding territory but the entire infrastructure and network running through the economic system. This is what we might describe as urban technology based on which our historical cities were constructed and developed right through until the end of the 19th century.

As is often the case, this technology derives from the military, and it was actually the Romans who invented a system of interconnected military camps joined together by specially constructed high-speed communication routes allowing troops to be rapidly transferred from one camp to another. After the fall of Rome, the gradual evangelization of the Empire and increasing spread of an idea of personal and individual dignity, human energy provided by slaves eventually became culturally unsustainable. This caused a huge energy problem but, at the same time, it really encouraged invention. It explains why renewable energy sources began to be discovered and exploited in Europe in the 9th- 10th centuries: wind power and hydro-mechanics. Watermills along rivers and windmills were developed and soon became widespread. A water mill was even connected to a mechanism for fulling wool in Great Britain in the 13th century, marking the real beginning of the industrial age. Roman road infrastructure and new energy sources were the foundations for the birth of a new and extraordinary manufacturing, business and financial system, never previously seen in the history of mankind, which even in the 12th century already had all the complexity and globalization of an authentic modern industrial and capitalist system. So Roman camps were transformed into proper cities; trading, exchange, business, and education places and the locations for schools, banks, markets and universities. And the city not only became the highest aspiration in terms of the ideals of wealth and safety, but also a benchmark for all those intangible values that we might describe as spiritual, such as knowledge, research, culture and art. Nowadays there are plenty of similarities with that period in history that grounded or regrounded a certain ideal of the city. With the fall of the Berlin Wall and the end of the Cold War, a revolutionary infrastructure became available originally designed as a piece of communication technology for military purposes: the World Wide Web. Over the last fifteen years the Internet has been genuinely revolutionizing the world of the global economy. Everything is being reorganized according to this new means of transferring information, money and resources. Once again we find ourselves in a situation in which conventional energy sources are becoming culturally unsustainable, because of a widespread awareness of the harmful consequences of the improper exploitation of the environment and, ultimately, of mankind itself. This means we are in the very midst of a great energy revolution striving to discover or rediscover renewable energy sources, in order to come up with sustainable materials and technology in every single sector. The combination of a new and revolutionary infrastructure and the revolution underway in the realm of energy provide the premises for a profound economic and social transformation of our society, which will totally redefine our way of living and working, not to mention the physical layout of the land and cities. The sustainable city and Smart City are now the latest form of idealism applied to the concept of a city. As architects and intellectuals, we now have the opportunity and historical responsibility to define the ways in which this ideal aspiration actually takes shape and, fundamentally, of deciding whether to actually re-sign that blank check handed over to science two centuries ago or, on the other hand, not to sign it and review the concept of progress as part of a more extensive notion of cultural sustainability that must also take into account other aspects and not just scientific-technical considerations. First and foremost this means rejecting the idea that only the sustainability method and, hence, those realms connected with energy and technology can solve the problem. It also means preventing the spread of a new kind of scientifictechnical thinking that aims to provide the exclusive means of achieving a new ideal in terms of sustainability and quality. We are faced with the very real danger of a new cast of wonder-working technicians coming into being, the scientists-priests of sustainability, who, with the backing of constrictive rules and regulations, will once again claim to hold the only key and only means of scientifically solving all urban issues. As the Austrian sociologist and epistemologist, Paul K. Feyerabend, has also clearly pointed out in his critique of scientific method (Against Method, 1975), postmodern or post-enlightenment thinking is now in the situation of realizing that alongside phenomena that can be reduced in numbers, reality in its totality also includes aspects that actually form an essential part of reality itself. So it is really a matter of reviving history, philosophy, art, sociology, psychology, traditions and cultural identities and, why not, a culture of spirituality and religion, all realms in which the tools of technicians serve no purpose but which constitute the criterion of absolute priority and absolute essentiality in the process of gradually developing real cities into an authentic and complete ideal of cultural sustainability. * Joseph di Pasquale (1968), architect and urban designer, adjunct professor in the Faculty fo Architecture of Milan Polytechnic and master in Film Making at the New York Film Academy 2001. At the beginning of his career he was interested in the issue of the architectural and environmental quality of large manufacturing sites. In 2007 he won a competition to extend the Mini Italy Park in Capriate San Gervasio (Bergamo) and in 2008 to extend the new eco-town of Jingwu in China, to which he applied the theories of ecodensity referred to in the book entitled La città densa. Encountering China led him to develop an interest in the relationship between globalization and cultural identity, elaborating upon the concept of cultural sustainability. In 2009 he won the competition to design the headquarters of the Guangdong Plastic Exchange in Canton, China, with a project inspired by the idea of an hexagram as a sign/symbol of local architectural design. In 2008-2012 he held various conferences and lectures at different universities and conventions in China, Europe and Brazil based on the theme of architectural globalization versus cultural sustainability. 37

Ecologia visionaria Visionary Ecology Hong Kong, Giungla Profumata Hong Kong, Perfumed Jungle Progetto di Vincent Callebaut Project by Vincent Callebaut 38 Nel nuovo paesaggio urbano proposto da Vincent Callebaut spiccano le torri-organiche, che affondano le loro fondamenta-radici nel mare. La loro struttura, come quella degli alberi, si sviluppa attorno a un tronco centrale e va via via ramificandosi. Hong Kong è tra i territori più popolosi della terra, con una densità di 30.000 abitanti per chilometro quadrato. Il suo lungomare ha subito nel corso di 150 anni numerose trasformazioni e il continuo recupero di terreno dal mare ha avvicinato la metropoli a Kowloon. Tale sfruttamento ambientale ha fortemente compromesso l equilibrio naturale con il territorio e la comunità locale ha promosso un concorso per riqualificare il suo lungomare. Per rispondere a questa speculazione selvaggia si propone il recupero di aree ambientali, con il progetto fantascientifico della Giungla Urbana, presentata a un concorso internazionale promosso dal governo cittadino che ha stupito per originalità, anche se non è ancora fattibile nel mondo reale, ma presenta soluzioni interessanti che potrebbero essere realizzate nel futuro. Il progetto prevede di ridefinire l area lagunare di fronte al quartiere degli affari e creare una nuova porta d accesso alla città asiatica, icona della globalizzazione e considerata un pessimo esempio di rapido sviluppo urba- nistico non ecosostenibile. Il visionario Vincent Callebaut (Belgio,1977), architetto innovativo non soltanto sul piano formale, bensì per la ricerca di edifici biotecnologici efficaci per garantire l equilibrio ambientale, ha presentato un piano eco-futuristico che si distingue per la proposta di ri-addomesticare la natura, ottenendo anche un ampliamento del territorio. Il suo porto profumato è simile a una città incantata, forse ispirata ai paesaggi di Moebius o a quelli di Avatar (2010, Cameron ), nel cuore del Mar della Cina meridionale, per dare più spazio alle aree verdi e divenire nel tempo una lussureggiante giungla urbana attraverso un processo sofisticato di rinaturalizzazione di un paesaggio troppo urbanizzato. Inoltre si prevede l estensione del Lungomare Centrale, con l obiettivo di aumentare la disponibilità di aree edificabili senza compromettere il paesaggio. Si tratta di una politica architettonica eco-friendly, basata su un ecologia visionaria, ideata per mitigare gli errori umani legati all ambiente, basata sul senso di responsabilità sociale. La

CITTÀ INTELLIGENTI SMART CITIES giungla profumata non è da sottovalutare perché progetta nuovi spazi autosufficienti e in grado di produrre più energia e biodiversità di quanta ne consumiamo. Callebaut, pronipote dell architettura utopistica degli Archigram degli anni Sessanta e figlio dell architettura fantasy contemporanea, si distingue per strutture alveolari, alla base del progetto, e per torri-albero tecno-organiche dotate di una pelle vegetale che contribuiranno alla purificazione sistematica dell aria di Hong Kong. Con questo progetto l architetto intende riscrivere il mondo acquatico attraverso la creazione di spazi liquidi ad alta fluidità sul terreno del Lungomare Centrale. È accattivante la proposta di una rete irregolare di cellule, a partire dalla riva del Victoria Harbor, che dovrebbe consentire all acqua di infiltrarsi all interno del tessuto urbano, creando un nuovo substrato ecologico, permeabile a fauna e flora. Le cellule si sovrapporranno formando file alternate con l obiettivo di ridisegnare il paesaggio con spazi sempre aperti e fluttuanti, dotati di piscine, piccoli porti, viali lun- gomare, percorsi pedonali e ciclabili, lagune di purificazione biologica, musei oceanografici e anche opere sottomarine. Questa maglia ecocompatibile formerà una nuova topografia dell ambiente, una sorta di quinta vegetale acquatica terrazzata, ispirata ai terrazzamenti tradizionali per la coltivazione del riso in Asia. Il nuovo distretto ecologico, circondato dalle verdi colline visibili dal Victoria Peak e dal fiume Jang Xi, chiamato anche Perla del Nord, si struttura in verticale con torri-organiche, che affonderanno le loro fondamenta-radici nel mare. La loro struttura assomiglia a quella degli alberi e si sviluppa attorno al tronco centrale che si ramifica col passare del tempo. Attorno ai rami, attraverso uno schema irregolare, sono inserite le strutture dedicate ai servizi e all intrattenimento, racchiuse in facciate vegetalizzate, reti rivestite da cuscini di humus e fertilizzanti. La parte interna delle torri, il tronco, sarà destinata alle funzioni residenziali. Il progetto della Perfumed Jungle, se si realizzerà, trasformerà Hong Kong nella prima metropoli ecologica. In the new urban landscape proposed by Vincent Callebaut the main emergence are the organic techno-towers, whose rootsfoundations entrench in the sea. Just like trees, their structures extend out from a central branch through a gradual process of ramification. 39

40 Studi per la struttura alveolare su cui si fonda il progetto. Studies for the honeycomb-shaped structure which is at the base of the project. Hong Kong is one of the most highly populated places on earth with a density of 30,000 inhabitants per square kilometer. Over a period of 150 years its seafront has undergone numerous transformations and the constant salvaging of land from the sea has brought the metropolis closer to Kowloon. This kind of environmental exploitation has seriously jeopardized the natural balance with the surrounding territory, so the local community has organized a competition to redevelop its seafront. To cope with uncontrolled speculation, the idea is to salvage certain environmental areas through a science-fiction style project for an Urban Jungle entered in an international competition promoted by the City Council that is astonishing in terms of its originality, although, as of yet, not feasible in the real world but offering interesting solutions that might actually be implemented in future. The project sets out to redefine the lagoon area opposite the business district and creates a new entrance way to this ancient city: an icon of globalization considered to be a terrible example of high-speed non-eco-sustainable urban growth. The visionary architect Vincent Callebaut (Belgium, 1977), who was not just innovative on a stylistic level but also for his research into efficient biotechnological buildings designed to guarantee the environmental balance, has presented an ecofuturistic plan that stands out for its intent to re-tame nature, even managing to extend the land. His Perfumed Port is rather like an enchanted city possibly inspired by the landscapes designed by Moebius or even those from the film Avatar (2010, Cameron) right in the middle of the South China Sea, designed to provide more space for greenery and gradually turned into a luscious urban jungle based on a sophisticated process of re-naturalizing a piece of over-urbanized landscape. There are also plans to expand the Central Seafront with a view to providing more areas for building on without jeopardizing the landscape. This is an eco-friendly architectural policy based on visionary ecology designed to mitigate human errors linked with the environment in accordance with a proper sense of social responsibility. The perfumed jungle should not be underestimated, because it provides new self-sufficient spaces, capable of generating more energy and biodiversity than we actually consume. Callebaut, a descendant of the utopian architecture designed by Archigram in the 1960s and of modernday fantasy architecture, catches the eye with the honeycomb-shaped structures underscoring the entire project and the techno-organic tree-towers covered with a vegetable skin that will help systematically purify Hong Kong s air. With the aid of this project the architect sets out to rewrite the aquatic world by creating highly fluid liquid spaces along the ground of the central seafront. There is an intriguing project featuring an irregular network of cells starting from the waterfront of Victoria Harbor, which ought to allow water to filter inside the urban fabric, thereby creating a new ecological substrate permeable to flora and fauna. These cells overlap to create alternating rows in order to redesign the landscape by means of spaces that are permanently open and fluctuating, equipped with swimming pools, small harbors, seafront promenades, pedestrian and cycle paths, biological purification lagoons, oceanographic museums and even underwater works. This eco-compatible web will constitute a new kind of environmental topography, a sort of terraced aquatic vegetable curtain inspired by traditional terraces for farming rice in Asia. The new ecological district, surrounded by green hills visible from Victoria Peak and Jang Xi river, also known as the Pearl of the North, is structured vertically by means of organic towers, whose foundations-roots will be entrenched in the sea. The structure, similar to that of trees, develops around a central trunk that gradually branches out over time. Facilities devoted to services and entertainment, enclosed behind landscaped facades, networks covered by cushions of humus and fertilizers, are all incorporated around the branches based on an irregular pattern. The inner section of the towers, the trunk, will serve residential purposes. The Perfumed Jungle project, if it is actually built, will turn Hong Kong into the first ecological metropolis.

Esploso assonometrico della stratificazione strutturale e funzionale della Giungla Profumata. Nelle pagine seguenti, particolare delle tecno-torri organiche che con la loro pelle vegetale contribuiranno alla purificazione dell aria della metropoli. Axonometric blow-up of the structural and functional layers of the Perfumed Jungle. Following pages, detail of the organic techno-towers whose vegetable skins will help purify the metropolis air. 41

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Diversificata ma unitaria Diversified But Unitary Dubai, Waterfront City, la città a misura d uomo Dubai, Waterfront City, a city designed for people Progetto di Office for Metropolitan Architecture (OMA) Project by Office for Metropolitan Architecture (OMA) 46 Il nuovo skyline disegnato dalla Waterfront City di Dubai. ADubai, Waterfront City è una città nuova sorta a ridosso del deserto, sull acqua, come un miraggio, con un suo skyline riconoscibile e progettata con la densità di Manhattan, per ospitare circa 300.000 abitanti, dall Office for Metropolitan Architecture (OMA), celebre studio olandese fondato nel 1975 da Rem Koolhaas. Il masterplan copre un area di 11.800.000 metri quadrati e comprende l elemento iconico della City: l isola a forma quadrata posta al centro (superficie di 7.000.000 di metri quadrati), che si sviluppa su una griglia di cinque per cinque strade ed è circondata da una serie di canali artificiali e da quattro quartieri: Boulevard, Madinat Al Soor, Resort e Marina. Nakeel è l imprenditore immobiliare cha ha commissionato a OMA la progettazione del piano urbanistico (2007) con la specifica richiesta di pensare a una città ad elevata densità, eco-friendly e indipendente dall uso delle auto. Il risultato è una città progettata a misura d uomo, in cui i transiti tra i diversi isolati sono agevolati da aree ciclabili, percorribili a piedi o con mezzi pubblici. Per assicurare il massimo ombreggiamento e il controllo climatico ottimale dell ambiente urbanizzato, la massa degli edifici più alti è concentrata nella posizione meridionale per sfruttare al meglio il flusso dei venti e garantire la refrigerazione dell area. Waterfront City è smart perché è concepita come un architettura ambientale, quasi una forma di Land Art in cui funzionalità e vivibilità sono due aspetti necessari e compatibili, contro la speculazione ambientale. Tale sensibilità è dimostrata anche dall edificazione del grande parco centrale, situato intorno all area dell imponente Moschea e altri luoghi iconici di attrazione turistica. Questa oasi di verde è il polmone della city che favorisce meditazione, quiete, frescura per i turisti e gli abitanti. Inoltre garantiscono la protezione dal sole le vie di ogni isolato dotate di portici e di alberi. I cinque quartieri che costituiscono Waterfront City possiedono un proprio carattere individuale, come alternativa all urbanistica omologata dilagante nel nuovo millennio. Questo è un dettaglio urbanistico non trascurabile per una città diversificata ma unitaria nel suo progetto complessivo. Waterfront City sarebbe piaciuta a Etienne Ledoux (1736-1806), architetto francese illuminista che progettava architetture parlanti : la sua casa ideata per i sorveglianti del fiume, cilindrica, attraversata dalle acque del fiume stesso, potrebbe aver ispirato Koolhaas nella realizzazione dell edificio sferico di quasi 200 metri di diametro che domina il Golfo Persico, diventato l elemento iconico, connotativo dell isola. L edificio comprende un centro congressi, residenze, camere d albergo e negozi. Waterfront City è diventato un centro vitale e propulsivo che attira investitori internazionali e produce lavoro nell ambito immobiliare, commerciale e turistico. Situata al confine occidentale di Dubai, Waterfront City occupa una posizione strategica per gli Emirati Arabi e i traffici internazionali. I cinque quartieri sono connessi con un sistema di trasporto pubblico efficiente tra cui la nuova metropolitana. La chicca urbanistico-ambientale della nuova città iperattiva 24 ore su 24 è il collegamento diretto con l aeroporto internazionale Al Maktoum International Airport, principale scalo aereo dell Emirato, inaugurato nel giugno del 2010 e dedicato al defunto sceicco Maktoum bin Rashid Al Maktoum, l ex governatore di Dubai, che ha una capacità di oltre 12 milioni di passeggeri l anno. Nel 2027, crisi finanziaria permettendo, sarà ultimata anche la progettazione del World Center, progetto residenziale e commerciale, che lo renderà il più grande aeroporto del mondo, collegato a Dubai attraverso un sistema ferroviario espresso.

CITTÀ INTELLIGENTI SMART CITIES W aterfront City in Dubai is a new city built on water out in the desert like a mirage with its own highly distinctive and carefully designed skyline and the same density of Manhattan. It was designed by the Office for Metropolitan Architecture (OMA), a famous Dutch firm set up by Rem Koolhaas in 1975, to accommodate a population of 300,000. The master plan covers an area of 11,800,000 m² and includes the City s iconic feature: a square-shaped island located in the middle (surface area of 7,000,000 m²) spread across a grid of five roads by five roads and surrounded by a number of man-made canals and four different neighborhoods: Boulevard, Madinat Al Soor, Resort and Marina. Nakeel is the property developer who commissioned OMA to design the urban master plan (2007) specifically requesting a design for a highdensity city that is eco-friendly and car-free. The result is a city designed for people, in which interaction between the various blocks is ensured by special cycle areas that can be walked across or travelled through using public transport. To provide as much shade as possible and also optimum climate control over the urbanized environment, the mass of the tallest buildings is focused to the south to ideally exploit the flow of winds and guarantee the area is kept cool. Waterfront City is smart because it is designed like a piece of environmental architecture, almost a form of Land Art, in which functionality and inhabitability are two necessary and compatible aspects, safeguarding against environmental speculation. This sensibility is also demonstrated in how the big central park has been constructed around the area where the imposing Mosque and other iconic tourist attractions are located. This oasis of greenery acts as the city s lungs, encouraging meditation, peace and quiet and freshness for both tourists and locals. The streets in every block are furnished with porticos and trees to provide shelter against the sun. The five neighborhoods forming Waterfront City have their own distinctive nature, as an alternative to the kind of standardized town-planning now found everywhere in this new millennium. This is an urban detail that should not be overlooked in a city whose overall design is extremely diversified yet unified. Etienne Ledoux (1736-1806), the French Enlightenment architect who designed talking architecture, would have liked Waterfront City: the cylindrical house designed for people in charge of monitoring the river, which water from the river actually flows through, might well have inspired Koolhaas s design for a spherical building with a diameter of almost 200 meters that looms up over the Persian Gulf and has become the island s most distinctive, iconic feature. The building includes a conference center, residential quarters, hotel rooms and shops. Waterfront City has become a pulsating driving force that will attract international investors and create plenty of jobs in the real estate, commercial and tourist industries. Located on the western border of Dubai, Waterfront City has a strategic location for the Arab Emirates and also international traffic and trade. The five neighborhoods are connected together by an efficient public transport system including a new underground railway network. The standout urban-environmental feature of this new city, which is truly hyperactive on a 24-hour basis, is the direct link to Al Maktoum International Airport, the main airport in the Emirates that opened in June 2010 and is dedicated to Sheik Maktoum bin Rashid Al Maktoum, the former governor of Dubai who has since passed away, which can handle over 12 million passengers a year. Financial recession permitting, the design of the World Center will be completed by 2027, a residential and commercial project that will make this the biggest airport in the world, connected to Dubai by an express railway network. The new skyline defined by the Waterfront City in Dubai. 47

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Nella pagina a fianco, il territorio desertico attraversato dal Palm Cove Canal su cui si sviluppa il masterplan di OMA e vista aerea dell intero insediamento con l isola quadrata di Waterfront City. Sotto, planimetria di Waterfront City, che si compone di cinque elementi collegati tra loro e con il resto del nuovo insediamento urbano: Isola, Boulevard, Madinat al Soor, Resort, Marina. Opposite page, the desert land crossed by Palm Cove Canal on which OMA s masterplan is developed, and aerial view of the whole settlement showing the square island of Waterfront City. Below, site plan of Waterfront City, which is composed of five elements connected together and to the rest of the new urban settlement: Island, Boulevard, Madinat al Soor, Resort, Marina. 49

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L isola (1.310x1.310 m) al centro di Waterfront City è circondata da canali artificiali ottenuti dallo svuotamento del terreno perimetrale. Sotto, l ingresso dal mare. The island (1,310x1,310 m) in the center of Waterfront City is surrounded by man-made canals created hollowing out the perimeter land. Below, the seaside access. 51

Matrice insediativa invertita Inverted Settlement Matrix Agritettura Agritecture Progetto di Giovanni Vaccarini Project by Giovanni Vaccarini 52 Sotto, da sinistra, cartografia, vista zenitale e vista a volo d uccello di Agritettura, il progetto del suolo che integra gli spazi aperti dell agricoltura alla disciplina architettonica. Nella pagina a fianco, rendering a livello del terreno. Below from the left, map of the area, zenithal and bird s eye view of Agritecture, the project integrating agriculture open spaces to the architectonic activity. Opposite page, rendering at street level. Il territorio è il risultato di interventi continui, di processi di manipolazione e trasformazione in cui il naturale e l artificiale si montano e si confondono, la superficie è il testo in cui è inciso lo stratificarsi di storie ed eventi. Questa superficie estremamente variegata (dune, rilievi, pieghe, lacerazioni, incisioni) è il risultato di de-formazioni e dis-locazioni nel tempo e nello spazio che riflettono le molteplici azioni socio-economiche montate nel corso del tempo. Essa è il materiale principale di un progetto di suolo in cui pochi sono i momenti in cui il nostro modificare (progettare) lo spazio trova esiti completamente volumetrizzati. Il progetto è sempre un intervento interstiziale, un progetto di infiltrazioni in cui la modellazione della superficie del terreno è la componente instabile e rivelatrice di nuove emergenti forme di spazio. Se l architettura appare come un entità verticale sempre intimamente legata (strutturata) sopra il suolo che essa occupa e il suolo (l orizzontalità) appare come un passivo piano terra, nell idea di progetto di superficie il suolo diventa parte attiva nella costruzione di spazi in cui l architettura appare come una figura fluttuante costituita della stessa materia del suolo; una sua estensione. Gli strumenti di controllo, le strategie con cui montare, significare parti estese ed eterogenee di questo territorio ibrido, sono da ricercare di volta in volta nel montaggio di procedure note (elementari): partizione, addizione, scavo, riporto, in grado di ricostruire un racconto nuovo di questi spazi. Agritettura Con agritettura si intende un processo integrato e sistemico tra le regole proprie dell insediare spazi aperti (agricoltura) e quelle proprie della disciplina architettonica. La crasi tra architettura e agricoltura segna un nuovo campo di azione in cui l ipotesi insediativa non parte dal costruito verso la colonizzazione del vuoto, ma parte proprio da questo vuoto come nuovo ordine possibile. Un processo di riappropriazione del vuoto sul pieno. L idea è quella di pensare questi spazi proprio partendo dalla loro caratteristica di vuoto, non vuoto urbano, ovvero lacuna di un pieno, ma uno spazio unico generatore di una categoria di spazio governata dal vuoto. Un operazione di deurbanizzazione. Non è la città (l urbano) che con le sue regole si espande e colonizza un vuoto indefinito, ma lo spazio vuoto, con una propria identità, che inizia la colonizzazione degli spazi interstiziali della città. Un inversione della matrice insediativa: città-natura. Il suolo con la sua tessitura diventa la matrice semantica e figurativa di insediamenti puntuali, edifici a torre generati dal tessuto dei campi agricoli come naturale continuazione del sistema dei campi e degli spazi aperti. Il disegno del tessuto insediativo con la sua reiterazione individua una sequenza non lineare di spazi in cui la folie del Piermarini si insedia con un processo di inclusione proprio delle strutture organiche. Giovanni Vaccarini Il ricorso all architettura sembra ancora l unico modo di incidere in modo appropriato sul DISORDINE naturale. È un modo di dire che l ORDINE biologico ( ) non è stato ancora percepito come una nuova possibilità di concezione ( ) Il giardino è il luogo privilegiato dei cambiamenti ( ) La storia dei giardini mostra che l uomo ha costantemente lottato contro questi cambiamenti. Tutto si svolge come se l uomo tentasse di opporsi all entropia generale che regge l universo. Gilles Clement Le jardin en mouvement, Parigi 1994.

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