Rapporto Strategico Nazionale per la protezione e l inclusione sociale Osservazioni del Coordinamento tecnico interregionale politiche sociali



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PREMESSA Rapporto Strategico Nazionale per la protezione e l inclusione sociale Osservazioni del Coordinamento tecnico interregionale politiche sociali Il 15 novembre 2007 il Parlamento Europeo ha approvato a larghissima maggioranza una complessa risoluzione in 97 punti sul «bilancio della realtà sociale» nell Unione. Si tratta di un documento importante che, pur affrontando il tema della povertà e delle misure di inclusione sociale in maniera fortemente omnicomprensiva, ha preceduto esattamente di due settimane la risoluzione dello stesso PE sui «principi comuni di flessicurezza» in cui è stata ribadita la centralità del modello sociale europeo e la sua compatibilità con i necessari processi di cambiamento in corso nel mercato del lavoro. Nella risoluzione I il PE sottolinea come siano 78 milioni i cittadini europei che vivono sotto la soglia di povertà e che nell Unione Europea si annovera circa l 8% di lavoratori poveri con una tendenza, in molti Stati membri, ad una crescita delle disuguaglianze e del numero di cittadini (lavoratori e non) che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa. Nella risoluzione si ricorda inoltre che, a livello europeo, il salario medio delle donne raggiunge appena il 55% di quello degli uomini, il tasso di disoccupazione dei disabili è oltre il doppio di quello generale, vi è un forte collegamento tra esclusione sociale, basso tasso di istruzione e crescente difficoltà di accesso ai servizi, è in crescita il tasso di rischio per gli immigrati spesso privi di reti di protezione sociale e familiare di riferimento. Anche la percezione dei cittadini europei è chiara: dai dati emersi da una recente indagine Eurobarometro risulta che essi vedono nella povertà un fenomeno diffuso. In tutta l'ue i cittadini ritengono che, nella zona in cui vivono, circa una persona su 3 (29%) versi in condizioni di povertà e una su 10 in condizioni di povertà estrema. In tutti gli Stati membri parte della popolazione è esposta all'esclusione e alla privazione, oltre ad avere spesso un accesso limitato a servizi di base. Il Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 La priorità Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita Le politiche relative all inclusione sociale contribuiscono in modo significativo all obiettivo del Quadro di migliorare le condizioni di vita e l accessibilità ai servizi e alle opportunità per tutti nei territori, accrescendone così l attrattività e la competitività: il cardine delle strategie in questo ambito è rappresentato dalla figura del cittadino come beneficiario/utente dei servizi. Nel QSN 2007/2013 l obiettivo suddetto viene perseguito attraverso due livelli di intervento: le politiche rivolte alle persone e alle imprese, la cui centralità nei programmi e nei progetti deve essere assicurata con il loro pieno coinvolgimento nella ricostruzione condivisa dei reali fabbisogni e nella definizione di obiettivi e di progetti; le azioni di sistema, ovvero le politiche strumentali rivolte al consolidamento del sistema dei servizi (infrastrutture materiali e immateriali e reti di attori presenti sul territorio, definizione e sperimentazione di standard di servizio, di professioni sociali, di profilo di cittadinanza sociale, di azioni informative e di orientamento, sensibilizzazione, rafforzamento della legalità, supporto ai processi di sviluppo di reti). Verso il 2010 Anno europeo di lotta alla povertà e all esclusione sociale La Commissione europea ha designato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale. La campagna, che avrà una dotazione di 17 milioni, intende ribadire I 15 novembre (n. 2007/2104)

l'impegno dell'ue a svolgere un ruolo decisivo, all'orizzonte del 2010, per l'eliminazione della povertà. L'Anno europeo 2010 prevede quattro obiettivi specifici: Riconoscimento del diritto delle persone che versano in situazione di povertà e di esclusione sociale a condurre una vita dignitosa e a svolgere appieno la loro parte nella società; Accrescere la dimensione di responsabilità pubblica delle politiche di inclusione sociale ribadendo che ognuno è tenuto a fare la sua parte per affrontare il problema della povertà e dell'emarginazione; Una società più coesa, in cui nessuno dubiti del fatto che la società nel suo insieme ha tutto da guadagnare dalla eliminazione della povertà; L'impegno di tutti gli attori poiché se si vogliono registrare progressi reali occorre uno sforzo di lungo periodo che coinvolga tutti i livelli di governance. L'Anno europeo 2010 coinciderà con la conclusione della strategia decennale dell'ue per la crescita e l'occupazione. Le azioni condotte durante l'anno europeo ribadiranno l'impegno politico iniziale dell'ue formulato nel 2000, all'avvio della strategia di Lisbona, di avere un impatto decisivo sull'eliminazione della povertà entro il 2010. L'Anno europeo avvia inoltre un processo che era stato annunciato nell'agenda sociale 2005-2010. Agenda Sociale Rinnovata II: Opportunità, accesso e solidiarietà nell Europa del XXI secolo La Commissione europea, nel recente mese di luglio ha presentato un ampio e articolato pacchetto di iniziative, che rinnova l'impegno dell'ue per una "Europa sociale" e al passo con i tempi. Il pacchetto adottato, nel quadro dell'agenda sociale rinnovata, comprende nel complesso 19 iniziative in tema di occupazione e affari sociali, istruzione e giovani, salute, società dell'informazione e affari economici. Le iniziative sono incentrate sulle seguenti priorità: i bambini e i giovani Investire in risorse umane: gestire il cambiamento Consentire vite più lunghe e più sane Combattere la discriminazione Rafforzare gli strumenti Orientare le priorità a livello internazionale Combattere povertà ed esclusione sociale Tra le iniziative promosse dalla Commissione, una delle più significative sarà la predisposizione di un testo legislativo che colmi le lacune del quadro giuridico esistente in tema di pari opportunità, tutelando da discriminazioni fondate su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali in settori diversi dall'occupazione. Un'altra proposta legislativa compresa nel pacchetto mira ad agevolare l'accesso dei pazienti all'assistenza sanitaria transfrontaliera. II Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni del 2.7.2008 COM(2008) 412 definitivo 2

PRIME VALUTAZIONI SULLA STRUTTURA DEL RAPPORTO STRATEGICO NAZIONALE PER LA PROTEZIONE E L INCLUSIONE SOCIALE Strategie La struttura complessiva del Rapporto Stragegico Nazionale per la protezione e l inclusione sociale 2008-2010 (così come evidenziata nelle slides consegnate alle Regioni) può essere condivisibile, ma occorrerebbe conoscere nel dettaglio le declinazioni delle strategie per esprimere una valutazione di merito. In attesa di approfondire il dettaglio delle strategie operative che sarà declinato nella proposta di Rapporto Strategico elaborata, per la parte di sua competenza, dal Ministero per il Welfare, si ritiene, tuttavia, opportuno evidenziare la necessità di orientare la strategia complessiva su un numero limitato di priorità, da selezionare per l intensità di contributo che le stesse possono dare alla attuazione dell approccio inclusivo e attivo dei percorsi di protezione sociale e alla sostenibilità dei percorsi di cura che attivano le risorse personali, familiari e comunitarie. Scenari In merito alla Common Overview prospettata occorre, in coerenza con quanto previsto dall Agenda Sociale Rinnovata, ampliare il quadro conoscitivo prendendo in considerazione in particolare, nel contesto della complessiva situazione economico sociale, i fenomeni legati all avanzamento dei processi tecnologici, all impatto della globalizzazione, all evoluzione demografica (in particolare il quadro prospettico della popolazione anziana), ad una attenta valutazione degli effetti della congiuntura economica internazionale sui singoli e sulle famiglie in particolare per quando riguarda i fenomeni dell indebitamento e del sovraindebitamento; occorre inoltre prendere in considerazione gli esiti di alcune indagini sulla percezione della qualità della vita dei cittadini europei. Governance Una efficace strategia per l inclusione sociale necessita di un sistema di governance in cui sia pienamente realizzato il principio della pari dignità sociale e dell eguaglianza di tutti di fronte alla legge, ma che allo stesso tempo realizzi quella uguaglianza sostanziale stabilita dalla Costituzione, anche attraverso l adozione di azioni positive miranti a superare le disparità di fatto esistenti e a eliminare situazioni oggettivamente discriminatorie. Questa strategia individua un modello di politica sociale di welfare di comunità tesa a recuperare la prospettiva di una comunità che sappia sia prendersi cura delle persone in difficoltà ma anche mantenere e sviluppare processi di autonomia e inclusione per il raggiungimento degli obiettivi prefissati di innalzamento della condizione di benessere di ogni cittadino, per assicurare l accesso ai beni, ai servizi, alle opportunità di sviluppo sociale e professionale in coerenza con quanto previsto nel QSN 2007/2013. In proposito, occorre richiamare per la sua rilevanza il dato dei finanziamenti avviati in tutte le Regioni dalla nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo, che individua uno specifico Asse, inclusione sociale nei documenti programmatori, e lo colloca in linea di continuità con l esperienza dell iniziativa comunitaria Equal, specificamente rivolta all inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. In questa direzione, occorre lavorare per la massima integrazione fra i diversi attori coinvolti, evitando dispersione e duplicazione di iniziative e di risorse Il modello di governance dovrà essere impostato attraverso il massimo coinvolgimento delle istituzioni a tutti i livelli - a partire dal ruolo programmatorio delle regioni delle componenti sociali e del terzo settore e degli altri soggetti interessati così come previsto dalla l. 328/00, con il riconoscimento di un ruolo attivo e propositivo di ciascuna delle parti in causa,, perseguendo i seguenti obiettivi: Definizione di strategia di inclusione sociale attraverso l individuazione di percorsi condivisi tra le Amministrazioni centrali e le regioni ed autonomie locali, per la 3

definizione delle priorità nazionali, in coerenza con le priorità definite a livello regionale e comunitario. Tali priorità nazionali dovranno essere formulate in modo tale da garantire a ciascuna Regione/PA piena autonomia in fase di realizzazione del piano. Perseguimento di una programmazione coordinata delle azioni da realizzare prevedendo chiaramente il quadro delle risorse finanziarie destinate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Definizione congiunta di un adeguato sistema di accompagnamento e monitoraggio, che tenga conto delle modalità di monitoraggio e di informazione eventualmente già definite o in via di definizione nell ambito di azioni/programmazioni affine (Politiche sociali, politiche comunitarie). Perseguimento di un'efficace correlazione tra piano nazionale di inclusione sociale e programmazione sociale regionale e locale.. Definizione di modalità di integrazione fra livelli di competenza nel perseguire l inclusione sociale, con esplicitazione del ruolo delle politiche sociali quali interventi che ricomprendono anche strumenti per l inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Definizione di livelli essenziali di assistenza quale obiettivo prioritario delle politiche di inclusione sociale al fine di garantire ai cittadini servizi e interventi adeguati dal punto di vista qualitativo e quantitativo determinando adeguate risorse per la loro realizzazione. Dovrà realizzarsi la ricomposizione in ambito locale delle prestazioni assicurate tramite diverse forme di finanziamento, il raccordo da assicurare con i livelli essenziali individuati in ambito sanitario e in altri settori della programmazione. Recepimento la proposta di direttiva adottata dalla Commissione volta ad agevolare l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera III IL RUOLO DELLE REGIONI La programmazione delle politiche sociali di inclusione è affidata dalla Costituzione italiana alla competenza regionale e la loro concreta definizione ed attuazione all ambito locale (Comuni). E a tale livello che si determinano le modalità e gli strumenti per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete. Si evidenzia come il processo di decentramento delle responsabilità nel sociale sia stato avviato positivamente con la Legge 328/2000 e le Regioni, con atti normativi e di pianificazione, hanno promosso la costruzione di welfare locali che hanno visto nella pianificazione lo strumento strategico dei Comuni associati per il governo locale dei servizi. Estremamente importante, a tal proposito, è il disegno di legge sul federalismo fiscale che sarà discusso prossimamente fra Governo e Regioni. Sarà occasione per ribadire in modo particolare l esigenza di determinare i livelli essenziali delle prestazioni per la garanzia dei diritti civili e sociali nell ottica di fornire risposte concrete in termini di esigibilità dei diritti e di accessibilità delle prestazioni anche per il contrasto a povertà ed esclusione sociale, in una logica attiva di rimozione degli ostacoli e delle cause del disagio e di esclusione sociale, piuttosto che di mera assistenza nelle condizioni di maggiori criticità e urgenza. Il processo che porterà al federalismo fiscale dovrà affrontare anche il tema del riequilibrio tra erogazioni monetarie e servizi, attualmente ancora molto orientato alle erogazioni economiche, nella consapevolezza che nessun vero processo di riforma del welfare potrà produrre risultati se non inciderà profondamente sui criteri di accesso e sulla titolarità dei trasferimenti monetari, così come nel processo di riforma non potrà essere ignorata la III Nonostante diverse chiare pronunce della Corte di giustizia europea a conferma del fatto che il trattato UE conferisce ai singoli cittadini il diritto di farsi curare in un altro Stato membro e di essere rimborsati nello Stato d'origine, rimangono delle incertezze sull'applicazione più generale dei principi che emergono da tale giurisprudenza. Con la sua proposta la Commissione intende garantire la sicurezza del diritto in questo ambito. 4

necessità di assicurare un sistema integrato degli interventi e ei servizi omogeneo, per quanto riguarda la tutela dei diritti di cittadinanza, in tutte le regioni italiane. I livelli essenziali delle prestazioni sono la garanzia di eguaglianza di tutti i cittadini nel sistema sociale e la loro definizione appare urgente anche in relazione alle note disomogeneità territoriali che sono causa di discriminazione nell accesso e nell esercizio dei diritti, assicurando di conseguenza le risorse finanziarie necessarie. Nell ambito di una complessiva determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, tra i livelli da definire e finanziare con urgenza, per la dimensione dei fenomeni e per l attualità e gravità dei temi, si richiamano quelli riferiti agli interventi in favore delle persone non autosufficienti, alla tutela dei diritti dell infanzia e dell adolescenza, al contrasto delle povertà ed inclusione sociale. Essi devono essere comunque stabiliti nel quadro di un processo di cooperazione interistituzionale, affinché siano garantiti i criteri di universalità del diritto e valorizzazione delle specificità territoriali e di progressività nella attuazione. In questo processo le Regioni hanno svolto e possono ancora svolgere un ruolo importante nel governo e nel finanziamento del sistema favorendo processi aggregativi e di governance che consentano una programmazione locale aderente alle necessità e alle potenzialità dei territori. Per svolgere questo ruolo le Regioni hanno necessità di un quadro di certezza e tempestività delle risorse trasferite. LE PRIORITA DEL PIANO NAZIONALE INCLUSIONE SOCIALE Tra le priorità da evidenziare nelle strategie di inclusione sociale per gli anni 2008-2010 si intende focalizzare l attenzione sull area della famiglia, e della non autosufficienza, che attualmente assumono un ruolo centrale nel sistema di protezione sociale. La centralità della famiglia nella società italiana trova conferma nel suo ruolo insostituibile per la persona e per la collettività. L impegno politico di tutti i livelli istituzionali di Governo deve essere, dunque, rivolto ad aumentare la qualità di vita delle famiglie, tenendo conto delle molteplicità di fenomeni quali il calo delle nascite, l invecchiamento della popolazione e l aumento della povertà. In tale prospettiva, le azioni di sostegno e di promozione della famiglia sono tese ad evitare che al suo interno possano manifestarsi gravi forme di marginalità ed esclusione. Il disagio sociale ed economico, nel quale versano oggi singoli e famiglie italiane e l obiettivo di assicurare il recupero di una loro forte stabilità, deve essere perseguito, da un lato, attraverso l adozione di misure idonee a sostenere economicamente e finanziariamente il reddito familiare, dall altro, attraverso il miglioramento del sistema di interventi e servizi sociali, per mezzo dei quali la famiglia può sopperire a carenze interne e strutturali della società. Una particolare attenzione deve essere rivolta al problema dell invecchiamento e della non autosufficienza ove si rende necessaria un attività programmatoria che affermi un modello di welfare in grado di valorizzare e di garantire il sistema sociosanitario della rete integrata dei servizi, garantendo maggiore uniformità nel territorio nazionale nell accesso agli interventi e alle prestazioni. Tale traguardo può essere raggiunto potenziando i servizi di sostegno alla domiciliarità, in particolare l assistenza domiciliare e l assistenza domiciliare integrata, che sono considerati strategici all interno del complessivo sistema dei servizi e, qualora non vi siano soluzioni alternative, migliorando l organizzazione dell assistenza residenziale e semiresidenziale. Va inoltre tenuto in considerazione che la promozione della qualità dei servizi per la non autosufficienza è strettamente collegata alla istituzione e al progressivo aumento delle risorse destinate al fondo per la non autosufficienza. Si ritiene, infine, che la qualità dei sistemi di solidarietà nei confronti delle fasce deboli possa essere perseguita, da un lato tramite, un monitoraggio costante delle tipologie e delle quantità di prestazioni erogate dagli enti locali- si pensi, a riguardo, all indagine Istat-Regioni- 5

Ministero del Lavoro sulla spesa sociale dei Comuni italiani- dall altro, tramite l utilizzo dello strumento di valutazione del reddito, l Isee, che, a sua volta, costituisce un utile base informativa a sostegno delle decisioni di spesa. L attuale scenario sociale, infatti, delinea una pluralità di fenomeni che, per semplicità di definizione, collochiamo sotto il titolo povertà. Un processo di impoverimento sta attraversando il nostro paese e riguarda un ampio spettro di condizioni, dall estrema marginalità alla difficoltà economica, che diventa fatica quotidiana per le persone che appartengono alla classe media. Questo fenomeno è ascrivibile al concetto di vulnerabilità sociale, intesa come condizione di fragilità, causata da fattori di rischio in ambito sociale, che attraversano le dimensioni fondanti del nostro vivere: l ambito delle relazioni familiari, quello del lavoro e dei legami comunitari. Si mette così in luce, nel nostro paese, la presenza di soggetti deboli, vulnerabili appunto, che possono entrare in percorsi di esclusione a seconda dei contesti in cui sono inseriti. Se ne deduce, pertanto, che il rischio di esclusione sociale non è più e solo strettamente connesso all appartenenza ad una categoria specifica di disagio, ma è spesso correlata alla presenza o assenza di contesti familiari e reti sociali, che possono rappresentare un importante e determinante fattore di protezione all esclusione. In questo senso va letto e compreso anche l aumento del complesso fenomeno delle persone senza dimora, situazione limite della condizione di povertà: esso non è ascrivibile ad una specifica condizione di disagio, ma intercetta una pluralità di forme di emarginazione che, insieme ad una marcata incapacità relazionale, portano all esclusione sociale. Rispetto a quanto evidenziato nelle slides occorre procedere nella individuazione di un numero più ridotto di priorità su cui incentrare la strategia nazionale di intervento e, allo stesso tempo, evidenziare le strette connessioni con le aree di policy direttamente rivolte agli specifici target a rischio di esclusione o in condizione di disagio sociale. Con riferimento alle priorità di rilievo nazionale, che impattano in misura maggiore sulle opportunità di inclusione e sulle condizioni di benessere dei singoli e dei nuclei familiari si ritiene di individuare le seguenti: Reddito minimo d inserimento (o reddito di ultima istanza, di cittadinanza o altri strumenti definiti dalle Regioni ) IV Contrasto delle Povertà (promozione della cittadinanza versus l area della precarietà e della sussistenza, con strumenti di rilievo nazionale quale il reddito di inserimento o di cittadinanza capace di supportare direttamente i soggetti che si assumano la responsabilità di compiere un percorso di riqualificazione, di inserimento sociale e lavorativo, ovvero di assumere un obiettivo di cura per persone fragili all interno dello stesso nucleo familiare); Rafforzamento degli strumenti di facilitazione dell accesso e della permanenza delle persone svantaggiate nel mondo del lavoro Sostegno alla non autosufficienza e alla disabilità, con il potenziamento dei servizi a rete a supporto del carico di cura che le famiglie sostengono nei percorsi di domiciliarità e con la razionalizzazione nella allocazione delle risorse, riducendo il ricorso ai ricoveri in strutture residenziali sanitarie e sociosanitarie. Potenziamento della rete degli interventi e dei servizi per la prima infanzia a supporto della educazione e della cura dei minori e della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle famiglie, con interventi integrati volti a qualificare e potenziare l offerta, ma anche a qualificare e sostenere la domanda. IV in quanto misura in grado di affrontare in senso universalistico il contrasto alla povertà e all esclusione e di riassumere tutti i provvedimenti esistenti in materia di contributi economici relativi a varie aree d intervento. Hanno legiferato in materia Campania, Basilicata, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Si rileva che, in Europa, solo Italia e Grecia, come rilevato dalla Commissione Europea, non hanno ancora istituito tale misura. 6

L IMPEGNO DI REGIONI ED ENTI LOCALI E LE RECENTI MISURE SOCIALI ADOTTATE DAL GOVERNO: LA COSIDDETTA SOCIAL CARD La legge 6 agosto 2008, n.133 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n.112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. all art.81, commi 29 e seguenti, istituisce un Fondo speciale per la concessione a cittadini residenti italiani in condizione di maggior disagio economico di una carta acquisti per generi alimentari, bollette energetiche e fornitura di gas da privati. Rispetto agli elementi distintivi della carta acquisti e al percorso indicato dalla legge per la sua distribuzione, si apre un interrogativo innanzitutto per la caratteristica centralistica dell intervento e per la selettività dei destinatari. Lo sviluppo dell intervento, qualora fosse per competenza affidato alle Regioni, consentirebbe di avviare un percorso verso la realizzazione del reddito minimo d inserimento, a garanzia universalistica. L affidamento della gestione ad altri organismi (ipotesi Poste Italiane ) non tiene conto fra l altro delle competenze regionali. In relazione al Fondo istituito (ipoteticamente di circa 280 milioni di euro) per analogia di finalità, dovrebbe integrare i circa 420 milioni V di euro che i Comuni già spendono annualmente a contrasto di povertà ed esclusione sociale. Poiché la competenza è già ampiamente svolta da Regioni e Comuni, l intervento in questione, se gestito da altri organismi, rischierebbe di causare duplicazioni e dispersioni. Inoltre, il decreto attuativo (entro settembre) della legge n.133/08 potrebbe fornire ulteriori elementi di necessario approfondimento. STRATEGIA NAZIONALE SUL SISTEMA PENSIONISTICO In riferimento a tale pilastro si ritiene di non sviluppare una proposta da parte delle Regioni in quanto non direttamente destinatarie di competenze in merito anche se, a tal proposito, è fondamentale ricordare che il potenziamento del sistema di protezione sociale contribuisce alla realizzazione di azioni di prevenzione e di trattamento di quei fenomeni strutturali che tendono a far diminuire il reddito minimo realmente disponibile della popolazione La sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico rappresenta attualmente un tema centrale nella riflessione sulla tenuta complessiva del welfare nazionale. La tendenza all aumento della vita media, l allungamento della carriera lavorativa, possono promuovere la crescita di politiche per l invecchiamento attivo che mirino a creare ambienti più adatti al lavoro delle persone in età matura, con schemi basati sulla integrazione di diverse soluzioni: part time parziale, incentivi per riduzioni d orario finalizzate all aggiornamento, in particolare per le qualifiche più basse. Si deve inoltre iniziare a prevedere che in futuro, a causa degli effetti del fenomeno della precarietà e comunque della flessibilità del lavoro delle generazioni più recenti, anche il livello di copertura pensionistica sarà minore, introducendo nuove problematiche in ambito sociale. STRATEGIA NAZIONALE ASSISTENZA SANITARIA E ASSISTENZA A LUNGO TERMINE L assistenza sanitaria e particolarmente quella a lungo termine, hanno valore se sono ricomprese in una RETE integrata, che offra anche prestazioni per affrancare la persona dal V dati Istat sulla spesa per interventi e servizi sociali dei Comuni - anno 2005 7

disagio e dalla povertà. Nelle reti per l assistenza a lungo termine infatti, entrano in gioco almeno tre aree che si contestualizzano e si integrano vicendevolmente: area delle prestazioni di aiuto alla persona, che parte dalle cure familiari ai supporti informali, ai servizi di prossimità o di vicinanza, alle azioni di sussidiarietà orizzontale, che significano in sintesi: costruzione e valorizzazione del capitale sociale; area delle prestazioni sanitarie e sociali che devono essere integrate come condizione indispensabile per l efficacia di entrambe: la cura non ha gli effetti previsti se disgiunta da una tutela della persona; area delle prestazioni economiche e reddituali che consente alle persone una vita dignitosa quando non sono più in grado di produrre redditi diretti. Il servizio sanitario in relazione alla lettera m) dell articolo 117 della Costituzione è responsabile dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociosanitaria (LEA) di carattere ambulatoriale, domiciliare, semiresidenziale e residenziale, la cui disciplina è stata affidata al DPCM 29 novembre 2001; attualmente è in corso una revisione ed un aggiornamento del Livelli stessi. Ai nostri fini è utile richiamare le prestazioni inserite nel sistema di cure primarie che le Regioni erogano a livello di Distretti sanitari e sociosanitari: assistenza sanitaria di base, attraverso il medico di medicina generale e assistenza specialistica; cure domiciliari (comprendenti l Assistenza Domiciliare Integrata e le cure Palliative a malati oncologici e terminali) assistenza farmaceutica; assistenza protesica; assistenza integrativa, con la erogazione di materiale sanitario e per l incontinenza; diagnostica clinica e strumentale; presa in carico, con valutazione multidimensionale e predisposizione di un piano di assistenza personalizzato per i bisogni sociosanitari complessi; assistenza semiresidenziale e residenziale per persone non autosufficienti (anziani e disabili) non curabili a domicilio. In particolare le cure domiciliari e i trattamenti residenziali, richiedono oltre all intervento sanitario, di cura e di riabilitazione, un integrazione con prestazioni di aiuto alla persona, aiuto domestico familiare, sostegni di carattere economico e abitativo per supportare la mancanza di autonomia, che devono essere offerte dalla rete dei servizi sociali gestita dai Comuni. Nella prospettiva del futuro triennio, la non autosufficienza e l assistenza sanitaria prolungata richiedono strategie coordinate tra i vari Settori della vita quotidiana (abitazione, mobilità, trasporti, pensioni, etc.) e politiche mirate al sostegno domiciliare, a partire da una sinergia tra emolumenti erogati dallo Stato, (come quelli connessi all invalidità civile) e misure attivate dalle Regioni e dai Comuni, per ottenere il massimo risultato a favore della persona con disabilità e non autosufficienza. 8