RASSEGNA STAMPA OLTRE IL DIRITTO Giovedì, 22 gennaio 2015



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RASSEGNA STAMPA OLTRE IL DIRITTO Giovedì, 22 gennaio 2015

22/01/2015 Gazzetta di Reggio Pagina 10 Allarme Confcommercio «Le Pmi sono a secco» 1 21/01/2015 Sassuolo2000 Confcommercio Reggio Emilia sul credito 2 21/01/2015 Bologna2000 Confcommercio Reggio Emilia sul credito 4 22/01/2015 Cronache del Garantista (ed. Catanzaro) Pagina 9 Favorire l' accesso agli aiuti antiusura 6 22/01/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 41 Il giudice può ricalcolare gli interessi 7 22/01/2015 ilsole24ore.com Marina Castellaneta Il giudice può ricalcolare gli interessi 9 22/01/2015 Gazzetta del Sud (ed. Cosenza) Pagina 25 In tempi di crisi si campa grazie a nonni e zii 10 21/01/2015 gazzettadireggio.it La Confcommercio lancia l' allarme credito: le Pmi a secco 12 21/01/2015 Reggio Nel Web ReggioNelWeb Magazine Credito alle imprese: "E' sempre notte" 14 21/01/2015 Helpconsumatori RASSEGNA STAMPA OLTRE IL DIRITTO Giovedì, 22 gennaio 2015 Riforma banche, le reazioni dei Consumatori 16 22/01/2015 La Nuova Sardegna (ed. Oristano) Pagina 22 Sfratto, cade l' ultima mediazione 18

22 gennaio 2015 Pagina 10 Gazzetta di Reggio Allarme Confcommercio «Le Pmi sono a secco» La presidente Prampolini: «I prestiti alle imprese sono scesi dell' 8,3%» Secondo l' analisi dell' associazione i tassi sono il doppio rispetto alla Francia. REGGIO EMILIA Confcommercio interviene sulla questione del credito per le imprese con alcuni dati che evidenziano una situazione ancora difficile e diverse proposte: «E' necessario un salto di qualità imprenditoriale e creditizio dice la presidente di Confcommercio Reggio Emilia Donatella Prampolini Manzini le banche non devono guardare soltanto ai numeri dei bilanci: non si fa sviluppo con le speculazioni e senza aiutare famiglie e imprese». Le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. «Tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito alle imprese è sceso dell' 8,3% spiega Prampolini citando l' analisi presentata da Confcommercio il 20 gennaio I tassi reali pagati da una Pmi italiana sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi, più che doppi ad esempio rispetto alla Francia. A fine 2013 più del 60% delle Pmi italiane, secondo i dati Bce, registra un aumento dei costi accessori del credito: un primato europeo di cui ovviamente c' è poco da rallegrarsi. Nel nostro Paese, inoltre, una Pmi paga oggi mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto una media o grande impresa. E' vero, sono salite anche le sofferenze: ma si tratta di una frazione fisiologica, un costo compreso nel margine di intermediazione». Per la presidente di Confcommercio, «una prima questione è rappresentata dalle garanzie: negli ultimi tempi si è puntato sempre di più a una garanzia pubblica emarginando il ruolo dei confidi. Bisogna invece rilanciarne fortemente il ruolo perché senza confidi sarebbero fallite molte più aziende. Il fatto stesso che più del 50% dei beni confiscati alle mafie restino inattivi, può cambiare: potrebbero costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende confiscate e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi». Secondo Prampolini, «al posto della commissione di massimo scoperto sono state introdotte due nuove voci, molto più costose per le imprese: la concessione di affidamento e la commissione di istruttoria veloce». Per questo, conclude la presidente di Confcommercio, «occorre trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca. E' anche evidente la differenza che esiste tra quanto dice la Bce e quanto fanno gli istituti sul territorio dove le banche hanno puntato su finanziamenti speculativi invece di aiutare imprese e famiglie, e così non si fa sviluppo». GUARDA L' ANALISI DEI DATI E COMMENTA www.gazzettadireggio.it. 1

21 gennaio 2015 Sassuolo2000 Confcommercio Reggio Emilia sul credito bancario: "per le imprese è sempre notte" Le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. "Tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito alle imprese è sceso dell' 8,3%", spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente di Confcommercio Imprese per l' Italia della provincia di Reggio Emilia. "I tassi reali pagati da una Pmi italiana prosegue Donatella Prampolini Manzini, citando l' analisi presentata da Confcommercio il 20 gennaio sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi, più che doppi ad esempio rispetto alla Francia. A fine 2013 più del 60% delle Pmi italiane, secondo i dati Bce, registra un aumento dei costi accessori del credito: un primato europeo di cui ovviamente c' è poco da rallegrarsi. Nel nostro Paese, inoltre, una Pmi paga oggi mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto una media o grande impresa. E' vero, sono salite anche le sofferenze: ma si tratta di una frazione fisiologica, un costo compreso nel margine di intermediazione". "E' necessario un salto di qualità imprenditoriale e creditizio, le banche non devono guardare soltanto ai numeri dei bilanci", continua Donatella Prampolini Manzini, illustrando una serie di proposte per affrontare il problema del credito alle imprese. "Una prima questione dice Donatella Prampolini Manzini è rappresentata dalle garanzie: negli ultimi tempi si è puntato sempre di più a una garanzia pubblica emarginando il ruolo dei confidi. Bisogna invece rilanciarne fortemente il ruolo perché senza confidi sarebbero fallite molte più aziende. Il fatto stesso che più del 50% dei beni confiscati alle mafie restino inattivi, può cambiare: potrebbero costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende confiscate e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi". "Al posto della commissione di massimo scoperto aggiunge la Presidente di Confcommercio Reggio Emilia sono state introdotte due nuove voci, molto più costose per le imprese: la concessione di affidamento e la commissione di istruttoria veloce. Occorre trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca. E' anche evidente la differenza che esiste tra quanto dice la Bce e quanto fanno gli istituti sul territorio dove le banche hanno puntato su finanziamenti speculativi invece di aiutare imprese e famiglie, e così non si fa sviluppo". "Seguiamo anche con una certa apprensione conclude infine Donatella Prampolini Manzini le notizie sulla riforma allo studio per le banche popolari e la preoccupazione aumenterebbe se riguardasse anche le banche di credito cooperativo: si rischia di depotenziare una forma di credito che da sempre è vicina alle autonomie locali, all' impresa sociale. Sono state tra le poche banche che hanno retto alla crisi e che Continua > 2

21 gennaio 2015 < Segue Sassuolo2000 hanno continuato a finanziare imprese e famiglie. Stravolgerne la governance abolendo il voto capitario sarebbe la fine della partecipazione popolare che ha determinato lo sviluppo del territorio e rischierebbe di buttarle in pasto alle grandi speculazioni. E' fondamentale dice la presidente Prampolini Manzinimantenere il rapporto tra il territorio e le banche, tra un direttore di una banca e un imprenditore del posto. Non possiamo affidarci solo ai computer".! Start WP. 3

21 gennaio 2015 Bologna2000 Confcommercio Reggio Emilia sul credito bancario: "per le imprese è sempre notte" Le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. "Tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito alle imprese è sceso dell' 8,3%", spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente di Confcommercio Imprese per l' Italia della provincia di Reggio Emilia. "I tassi reali pagati da una Pmi italiana prosegue Donatella Prampolini Manzini, citando l' analisi presentata da Confcommercio il 20 gennaio sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi, più che doppi ad esempio rispetto alla Francia. A fine 2013 più del 60% delle Pmi italiane, secondo i dati Bce, registra un aumento dei costi accessori del credito: un primato europeo di cui ovviamente c' è poco da rallegrarsi. Nel nostro Paese, inoltre, una Pmi paga oggi mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto una media o grande impresa. E' vero, sono salite anche le sofferenze: ma si tratta di una frazione fisiologica, un costo compreso nel margine di intermediazione". "E' necessario un salto di qualità imprenditoriale e creditizio, le banche non devono guardare soltanto ai numeri dei bilanci", continua Donatella Prampolini Manzini, illustrando una serie di proposte per affrontare il problema del credito alle imprese. "Una prima questione dice Donatella Prampolini Manzini è rappresentata dalle garanzie: negli ultimi tempi si è puntato sempre di più a una garanzia pubblica emarginando il ruolo dei confidi. Bisogna invece rilanciarne fortemente il ruolo perché senza confidi sarebbero fallite molte più aziende. Il fatto stesso che più del 50% dei beni confiscati alle mafie restino inattivi, può cambiare: potrebbero costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende confiscate e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi". "Al posto della commissione di massimo scoperto aggiunge la Presidente di Confcommercio Reggio Emilia sono state introdotte due nuove voci, molto più costose per le imprese: la concessione di affidamento e la commissione di istruttoria veloce. Occorre trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca. E' anche evidente la differenza che esiste tra quanto dice la Bce e quanto fanno gli istituti sul territorio dove le banche hanno puntato su finanziamenti speculativi invece di aiutare imprese e famiglie, e così non si fa sviluppo". "Seguiamo anche con una certa apprensione conclude infine Donatella Prampolini Manzini le notizie sulla riforma allo studio per le banche popolari e la preoccupazione aumenterebbe se riguardasse anche le banche di credito cooperativo: si rischia di depotenziare una forma di credito che da sempre è vicina alle autonomie locali, all' impresa sociale. Sono state tra le poche banche che hanno retto alla crisi e che Continua > 4

21 gennaio 2015 < Segue Bologna2000 hanno continuato a finanziare imprese e famiglie. Stravolgerne la governance abolendo il voto capitario sarebbe la fine della partecipazione popolare che ha determinato lo sviluppo del territorio e rischierebbe di buttarle in pasto alle grandi speculazioni. E' fondamentale dice la presidente Prampolini Manzinimantenere il rapporto tra il territorio e le banche, tra un direttore di una banca e un imprenditore del posto. Non possiamo affidarci solo ai computer". 5

22 gennaio 2015 Pagina 9 Cronache del Garantista (ed. Catanzaro) CICAS. Favorire l' accesso agli aiuti antiusura Il recente seminario svolto in Prefettura sul tema del contrasto all' usura e al racket delle estorsioni ha suscitato l' interesse della Cicas, presente con una sua delegazione. «La Cicas si legge è consapevole dello sforzo che lo Stato compie per aprire un varco nel muro di solitudine e impotenza che limita la vita di chi è entrato nel vortice oscuro dell' usura e della estorsione. In Calabria nel 2014 lo Stato ha versato 3,5 milioni di euro a vittime di estorsione che in questa realtà sembra il reato predominante sull' usura per la quale non ci sono denunce, ma che è reato diffuso e, come è autorevolmente ripetuto in diversi contributi, non esclusivo appannaggio dei circuiti criminali. Come ha riconosciuto il procuratore Lombardo, la legislazione per fronteggiare l' usura bancaria è ampiamente insufficiente. La Cicas pensando che occorra da un lato sveltire e sburocratizzare al massimo le procedure di accesso ai provvedimenti di sostegno a usurati ed estorti e dall' altro ampliare la platea dei denuncianti, farà opera di divulgazione e di orientamento preso gli associati affinché il varco aperto dalle misure governative diventi un passaggio frequentato e funzionale verso l' effettivo e corale contrasto all' usura e alla estorsione». 6

22 gennaio 2015 Pagina 41 Il Sole 24 Ore Mutui. Secondo la Corte Ue, se c' è una clausola abusiva, il contratto resta valido per la parte residua. Il giudice può ricalcolare gli interessi Nei contratti di mutuo ipotecario che contengono una clausola abusiva può essere affidato al giudice nazionale, alle prese con un procedimento di esecuzione ipotecaria, il compito di ricalcolare le somme dovute come interessi moratori. A patto, però, che la valutazione non abbia effetti sulla qualificazione del carattere abusivo della clausola. È stata la Corte di giustizia Ue, nella sentenza depositata ieri (cause riunite C 482/13 e altre), a intervenire per chiarire le conseguenze relative all' abusività delle clausole contrattuali e delimitare i poteri del giudice nazionale rispetto all' applicazione dell' articolo 6 della direttiva 93/13 sulle clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori (recepita in Italia col Dlgs 206/2005, il Codice del consumo). In base a questa norma, le clausole abusive non vincolano il consumatore, ferma restando la possibilità che il contratto resti vincolante per la parte residua. La vicenda approdata a Lussemburgo, su rinvio pregiudiziale del Tribunale di primo grado di Marchena (Spagna), nasce da molteplici controversie tra alcuni istituti bancari spagnoli e numerosi consumatori che avevano stipulato un contratto di mutuo ipotecario. Al mancato pagamento di una rata, le banche avevano fatto valere una clausola in base alla quale, in caso di inadempimento da parte del mutuatario, il mutuante poteva chiedere il pagamento dell' intero capitale più l' interesse. Nel corso del procedimento di esecuzione forzata il giudice nazionale ha chiamato in aiuto la Corte Ue. Che, prima di tutto, ha chiarito che l' obiettivo principale della direttiva Ue, nel segno della tutela del consumatore, è quello della rimozione della clausola abusiva. Raggiunto quest' obiettivo, la direttiva osserva la Corte non impedisce un intervento del giudice nazionale sul calcolo degli interessi di mora. Di conseguenza, il giudice di uno Stato membro, nei casi in cui si trovi a decidere su un procedimento di esecuzione ipotecaria, può far ricalcolare le somme dovute e previste in un contratto di mutuo ipotecario con interessi moratori il cui tasso era superiore al triplo di quello legale. Senza, però, che l' attività di ricalcolo sul tasso degli interessi di mora incida sulla qualificazione del carattere abusivo della clausola. Non solo. L' autorità giurisdizionale nazionale deve mantenere fermo il potere di disapplicare la clausola, accertata la contrarietà alla direttiva. RIPRODUZIONE RISERVATA Marina Castellaneta. Continua > 7

22 gennaio 2015 Pagina 41 < Segue Il Sole 24 Ore 8

22 gennaio 2015 ilsole24ore.com Il giudice può ricalcolare gli interessi Nei contratti di mutuo ipotecario che contengono una clausola abusiva può essere affidato al giudice nazionale, alle prese con un procedimento di esecuzione ipotecaria, il compito di ricalcolare le somme dovute come interessi moratori. A patto, però, che la valutazione non abbia effetti sulla qualificazione del carattere abusivo della clausola. È stata la Corte di giustizia Ue, nella sentenza depositata ieri (cause riunite C 482/13 e altre), a intervenire per chiarire le conseguenze relative all' abusività delle clausole contrattuali e delimitare i poteri del giudice nazionale rispetto all' applicazione dell' articolo 6 della direttiva 93/13 sulle clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori (recepita in Italia col Dlgs 206/2005, il Codice del consumo). In base a questa norma, le clausole abusive non vincolano il consumatore, ferma restando la possibilità che il contratto resti vincolante per la parte residua. La vicenda approdata a Lussemburgo, su rinvio pregiudiziale del Tribunale di primo grado di Marchena (Spagna), nasce da molteplici controversie tra alcuni istituti bancari spagnoli e numerosi consumatori che avevano stipulato un contratto di mutuo ipotecario. Al mancato pagamento di una rata, le banche avevano fatto valere una clausola in base alla quale, in caso di inadempimento da parte del mutuatario, il mutuante poteva chiedere il pagamento dell' intero capitale più l' interesse. Nel corso del procedimento di esecuzione forzata il giudice nazionale ha chiamato in aiuto la Corte Ue. Che, prima di tutto, ha chiarito che l' obiettivo principale della direttiva Ue, nel segno della tutela del consumatore, è quello della rimozione della clausola abusiva. Raggiunto quest' obiettivo, la direttiva osserva la Corte non impedisce un intervento del giudice nazionale sul calcolo degli interessi di mora. Di conseguenza, il giudice di uno Stato membro, nei casi in cui si trovi a decidere su un procedimento di esecuzione ipotecaria, può far ricalcolare le somme dovute e previste in un contratto di mutuo ipotecario con interessi moratori il cui tasso era superiore al triplo di quello legale. Senza, però, che l' attività di ricalcolo sul tasso degli interessi di mora incida sulla qualificazione del carattere abusivo della clausola. Non solo. L' autorità giurisdizionale nazionale deve mantenere fermo il potere di disapplicare la clausola, accertata la contrarietà alla direttiva. RIPRODUZIONE RISERVATA. Marina Castellaneta 9

22 gennaio 2015 Pagina 25 Gazzetta del Sud (ed. Cosenza) Le pensioni dei parenti anziani hanno contribuito al... "ricongiungimento familiare" In tempi di crisi si campa grazie a nonni e zii Con la disoccupazione provinciale alle stelle (33%) si è registrata l' inevitabile contrazione nei consumi. Giovanni Pastore L' indice dei prezzi al consumo ha definitivamente allontanato il Cosentino e, più in generale la Calabria, dalla mappa del benessere. Indagini appena sfornate dicono che la spirale negativa rischia di risucchiare le ultime speranze di ripresa di questa nostra provincia, sempre più povera e disperata. I bilanci delle famiglie sono prossimi al dissesto. Anche le case del ceto medio sono state piegate dal fantasma della crisi. Crisi che risucchia opportunità occupazionali dilatando i confini della povertà. Nel consuntivo di fine 2014, il settore Mercato del Lavoro della Provincia ha segnalato livelli della disoccupazione prossimi a quota 33%. In pratica, uno su tre non ha un lavoro. e gli altri due che il posto ce l' hanno, in questo scenario, non sono sicuri di mantenerlo. Per sopravvivere, ormai, si punta sulle famiglie allargate a nonni e zii, portatori del "mensile" erogato dalla Previdenza sociale. Sofferenza diffusa conferma ta anche dai conti in banca costantemente in rosso con le telefonate degli istituti di credito ai clienti per ricordare lo "scoperto" sono in netto aumento. La verità è che le retribuzioni restano troppo basse e nessuno ormai riesce a mettere da parte anche solo un centesimo. E pensare che tra le virtù riconosciute ai nostri avi c' era quella del risparmio con consistenti somme canalizzate sui libretti postali. Oggi, invece, la capacità finanziaria delle singole famiglie non consente d' arrivare nemmeno a metà del mese. E, ogni volta, si taglia qualcosa. In questo panorama così deprimente, la contrazione dei consumi è inevitabile. L' effetto deflazione riverbera minacciosamente sull' economia locale impalcata, ormai, su negozi cinesi e discount. D' altra parte, il reddito familiare serve quasi interamente a fronteggiare l' imposizione fiscale. Lo Stato è impietoso e ha assunto connotati da vampiro. I cittadini sono vessati da tasse e gabelle. Tares, Tari, Tasi, Imu, Imu sui terreni agricoli, bollo e assicurazione auto, luce, telefono, acqua, gas. Chi non paga subito, l' imposta rischia di ritrovarsi a casa un conto ancora più salato, aggravato dagli interessi di mora pretesi dall' ente impositore. Per non parlare delle spese "accessorie" che completano il saccheggio del nostro portafoglio. Il mensile finisce per copri re la rata del mutuo della casa, e per onorare una fitta ragnatela di finanziamenti (telefono, tv satellitare, la lavtrice nuova, il frigorifero, ecc.). Continua > 10

22 gennaio 2015 Pagina 25 < Segue Gazzetta del Sud (ed. Cosenza) Uscite che minacciano la tenuta delle famiglie. Per non parlare, poi, delco sto della benzina: oggi l' automobile è diventata un lusso che non tutti possono permettersi. Il prezzo dei carburanti è in picchiata, ma fare il pieno costa sempre troppo perchè sulla quotazione incidono pesantemente le accise. Eppure, alle nostrelatitudini, l' auto si conferma mezzo di trasporto irrinunciabile per chi deve spostarsi. Le Ferrovie hanno tagliato quasi tutti i convogli e anche le linee degli autobus di linea sono ridotte all' essenziale. La cura dimagrante imposta ai servizi, dalla sanità alla scuola comprime i diritti dei cittadini. La necessità di recuperare risorse perrientrare dal debito astronomico, ad esempio, ha indebolito la qualità dell' offerta nel campo sanitario. Tanti piccoli ospedali sono stati cancellati, posti letto tagliati, reparti nel caos. Però gli sperperi rimangono. Ma è così in tutti i settori pubblici. Ambiti che drenano risorse a fronte di una offerta di servizi spesso inadeguata. Si legge crisi e si traduce nel male oscuro che sta costringendo pezzi importanti di società a misurarsi col fantasma della povertà. Perchè ormai sono molti quelli che oltre a dover rinuncia re all' auto per i costi troppo alti, sono costretti a fare a meno di tante altre cose fondamentali, a cominciare da un piatto di pasta. In uno degli ultimi report, il Banco alimentare aveva fornito cifre spaventose sulle difficoltà delle famiglie cosentine. In tutta la provincia, 10 mila nuclei, per unavolta almeno, si erano rivolti ai loro sportelli per ricevere aiuto. Un dato per capire che sarà difficile trovare una via d' uscita dalla miseria che ci circonda.3. 11

21 gennaio 2015 gazzettadireggio.it La Confcommercio lancia l' allarme credito: le Pmi a secco La presidente provinciale di Confcommercio Donatella Prampolini durissima con le banche: "Non si fa sviluppo senza aiutare famiglie e imprese" REGGIO EMILIA. Confcommercio interviene sulla questione del credito per le imprese con alcuni dati che evidenziano una situazione ancora difficile e diverse proposte: "E' necessario un salto di qualità imprenditoriale e creditizio dice la presidente di Confcommercio Reggio Emilia Donatella Prampolini Manzini, le banche non devono guardare soltanto ai numeri dei bilanci: non si fa sviluppo con le speculazioni e senza aiutare famiglie e imprese". Le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. "Tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito alle imprese è sceso dell' 8,3%", spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente di Confcommercio Imprese per l' Italia della provincia di Reggio Emilia. La situazione del credito per le Pmi reggiane by GazzettaDiReggio "I tassi reali pagati da una Pmi italiana prosegue Donatella Prampolini Manzini, citando l' analisi presentata da Confcommercio il 20 gennaio sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi, più che doppi ad esempio rispetto alla Francia. A fine 2013 più del 60% delle Pmi italiane, secondo i dati Bce, registra un aumento dei costi accessori del credito: un primato europeo di cui ovviamente c' è poco da rallegrarsi. Nel nostro Paese, inoltre, una Pmi paga oggi mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto una media o grande impresa. E' vero, sono salite anche le sofferenze: ma si tratta di una frazione fisiologica, un costo compreso nel margine di intermediazione". "Una prima questione dice Donatella Prampolini Manzini è rappresentata dalle garanzie: negli ultimi tempi si è puntato sempre di più a una garanzia pubblica emarginando il ruolo dei confidi. Bisogna invece rilanciarne fortemente il ruolo perché senza confidi sarebbero fallite molte più aziende. Il fatto stesso che più del 50% dei beni confiscati alle mafie restino inattivi, può cambiare: potrebbero costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende confiscate e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi". "Al posto della commissione di massimo scoperto aggiunge la Presidente di Confcommercio Reggio Emilia sono state introdotte due nuove voci, molto più costose per le imprese: la concessione di affidamento e la commissione di istruttoria veloce". Secondo Prampolini "Occorre trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca. E' anche evidente la differenza che esiste tra quanto dice la Bce e quanto fanno gli istituti sul Continua > 12

21 gennaio 2015 < Segue gazzettadireggio.it territorio dove le banche hanno puntato su finanziamenti speculativi invece di aiutare imprese e famiglie, e così non si fa sviluppo". 13

21 gennaio 2015 Reggio Nel Web ReggioNelWeb Magazine Credito alle imprese: "E' sempre notte" Le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. "Tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito alle imprese è sceso dell' 8,3%", spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente di Confcommercio Imprese per l' Italia della provincia di Reggio Emilia. "I tassi reali pagati da una Pmi italiana prosegue Donatella Prampolini Manzini, citando l' analisi presentata da Confcommercio il 20 gennaio sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi, più che doppi ad esempio rispetto alla Francia. A fine 2013 più del 60% delle Pmi italiane, secondo i dati Bce, registra un aumento dei costi accessori del credito: un primato europeo di cui ovviamente c' è poco da rallegrarsi. Nel nostro Paese, inoltre, una Pmi paga oggi mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto una media o grande impresa. E' vero, sono salite anche le sofferenze: ma si tratta di una frazione fisiologica, un costo compreso nel margine di intermediazione". "E' necessario un salto di qualità imprenditoriale e creditizio, le banche non devono guardare soltanto ai numeri dei bilanci", continua Donatella Prampolini Manzini, illustrando una serie di proposte per affrontare il problema del credito alle imprese. "Una prima questione dice Donatella Prampolini Manzini è rappresentata dalle garanzie: negli ultimi tempi si è puntato sempre di più a una garanzia pubblica emarginando il ruolo dei confidi. Bisogna invece rilanciarne fortemente il ruolo perché senza confidi sarebbero fallite molte più aziende. Il fatto stesso che più del 50% dei beni confiscati alle mafie restino inattivi, può cambiare: potrebbero costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende confiscate e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi". "Al posto della commissione di massimo scoperto aggiunge la Presidente di Confcommercio Reggio Emilia sono state introdotte due nuove voci, molto più costose per le imprese: la concessione di affidamento e la commissione di istruttoria veloce. Occorre trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca. E' anche evidente la differenza che esiste tra quanto dice la Bce e quanto fanno gli istituti sul territorio dove le banche hanno puntato su finanziamenti speculativi invece di aiutare imprese e famiglie, e così non si fa sviluppo". "Seguiamo anche con una certa apprensione conclude infine Donatella Prampolini Manzini le notizie sulla riforma allo studio per le banche popolari e la preoccupazione aumenterebbe se riguardasse anche le banche di credito cooperativo: si rischia di depotenziare una forma di credito che da sempre è vicina alle autonomie locali, all' impresa sociale. Sono state tra le poche banche che hanno retto alla crisi e che Continua > 14

21 gennaio 2015 < Segue Reggio Nel Web hanno continuato a finanziare imprese e famiglie. Stravolgerne la governance abolendo il voto capitario sarebbe la fine della partecipazione popolare che ha determinato lo sviluppo del territorio e rischierebbe di buttarle in pasto alle grandi speculazioni. E' fondamentale dice la presidente Prampolini Manzinimantenere il rapporto tra il territorio e le banche, tra un direttore di una banca e un imprenditore del posto. Non possiamo affidarci solo ai computer". 15

21 gennaio 2015 Helpconsumatori Riforma banche, le reazioni dei Consumatori Federconsumatori e Adusbef chiedono al Governo di non cedere alla pressione delle lobby. Il Movimento Consumatori esprime invece "forti perplessità" sulla trasformazione per legge delle banche popolari in S.p.A. e sullo strumento del decreto legge scelto dal Governo. Sono diverse le reazioni delle associazioni dei consumatori alla notizia del provvedimento con cui l' esecutivo ha deciso di intervenire in materia bancaria. Federconsumatori e Adusbef ricordano le lacune del sistema bancario italiano, a partire dai costi. "Nel nostro Paese, i costi di gestione di un conto corrente ammontano mediamente a 321 euro annui, contro i 114 euro della media europea", ma l' Italia è maglia nera anche per i tassi applicati su mutui e credito al consumo, per le spese dei bonifici e dei trasferimenti di denaro, per l' imposizione di costose polizze assicurative per chi riesce a ottenere un mutuo. "Questi sono solo alcuni degli elementi che dimostrano l' urgenza e la necessità della riforma su banche popolari e portabilità dei conti correnti, indispensabile per sbloccare il credito, attivare la concorrenza e rendere più competitive e contendibili le popolari non quotate che vessano gli azionisti, nonché maggiormente fruibili e meno onerosi i costi dei servizi bancari affermano le due associazioni Le indicazioni relative al trasferimento di un conto corrente che deve avvenire "senza spese aggiuntive di qualsiasi origine e natura" a carico del cliente, analogamente a quelle sull' esclusione di costi di produzione per l' invio dell' estratto conto non si tradurranno mai in realtà in assenza di doverose ed onerose sanzioni per le banche inadempienti, troppo indaffarate ad inventare balzelli, spese e commissioni per appesantire ulteriormente i costi a carico del cittadino. Le banche italiane dovranno adeguarsi anche sulla portabilità dei conti correnti da una banca all' altra in un tempo stabilito di 30 giorni. Una misura che condividiamo pienamente, in quanto è in grado di impedire accordi di cartello e clausole vessatorie nei contratti di durata". Questa operazione richiede "un adeguato sistema di gestione" in grado di riconoscere con precisione un conto corrente e l' adozione di "un sistema informatico in grado di conoscere, per quel determinato numero di conto, codice Abi, Cab ed Iban in qualsiasi momento: per questo occorre un meccanismo di implementazione del sistema informatico centralizzato in grado di gestire la portabilità dei conti (sul modello della Centrale Rischi della Banca d' Italia)". "Chiediamo al Governo di procedere con decisione: evitando categoricamente di cedere alle pressioni delle lobbies di banchieri che vorrebbero ostacolare, ritardare, se non annullare gli effetti positivi di questa riforma", concludono Federconsumatori e Adusbef. Il Movimento Consumatori esprime invece numerosi dubbi sul provvedimento del Governo e sulla trasformazione per legge delle banche popolari in S.p.A. Spiega l' associazione: "La filosofia di Continua > 16

21 gennaio 2015 < Segue Helpconsumatori fondo del decreto è chiara: l' eliminazione del principio democratico del voto capitario (una testa un voto) dovrebbe consentire l' apporto di nuove risorse finanziarie da parte degli investitori istituzionali e agevolare quei processi di aggregazione necessari per rendere maggiormente competitivo il sistema creditizio italiano e favorire l' accesso al credito. Si tratta di un intervento che non potrà che portare nuove concentrazioni sul mercato creditizio e quindi alla creazione di banche sempre più grandi ". "La crisi finanziaria scoppiata nel 2008 afferma Paolo Fiorio, coordinatore dell' Osservatorio Credito & Risparmio di Movimento Consumatori ha messo a nudo tutti i problemi legati alle dimensioni, sempre crescenti, delle banche. I conglomerati finanziari da troppo grossi per fallire (too big to fail ) sono diventati troppo grossi per essere salvati ( to big to save ) e per essere correttamente gestiti. La storia di questi ultimi anni ha messo in evidenza che ai processi di concentrazione delle banche non è mai conseguita un' apertura dei rubinetti del credito per le famiglie e per le piccole e medie imprese". "Per consentire migliori condizioni di accesso al credito dice Alessandro Mostaccio, segretario generale di Movimento Consumatori è necessario invertire la direzione di marcia e andare verso la divisione tra banche commerciali e banche di investimento. I depositi dei piccoli risparmiatori non devono essere infatti utilizzati per operazioni di speculazione finanziaria, ma per erogare in maniera efficiente il credito. In questi anni di stretta creditizia proprio le banche più piccole, spesso del territorio, sono quelle che hanno più facilmente concesso il credito. La decretazione d' urgenza conclude Mostaccio non è, infine, lo strumento adeguato. Il decreto, del tutto sprovvisto del requisito dell' urgenza, limita dall' alto l' autonomia statutaria delle imprese e avrebbe quanto meno richiesto un percorso parlamentare più meditato, anche per trovare soluzioni più appropriate per coniugare la trasparenza nella governance delle popolari e strumenti per implementare effettivamente l' accesso al credito". 17

22 gennaio 2015 Pagina 22 La Nuova Sardegna (ed. Oristano) Sfratto, cade l' ultima mediazione Arborea, anche la Questura ha provato a convincere gli Spanu a lasciare la casa. ARBOREA Giornata decisiva quella di oggi per la vicenda della famiglia Spanu di Arborea. Dopo il nuovo no degli Spanu alla proposta della Questura di lasciare spontaneamente le case e i terreni dai quali sono stati formalmente già "sfrattati", oggi potrebbe essere il giorno dello sgombero forzato. Ne erano convinti, ieri sera, il capofamiglia Giovanni con la moglie e i figli, e il gruppetto di attivisti antisfratto che presidiano giorno e notte l' ingresso dell' azienda e che fino all' ultimo hanno tentato di trovare una soluzione condivisa. In tre o quattro sono anche andati a Cagliari per fare un' ultima offerta di riacquisto all' imprenditore che ha comprato l' azienda all' asta disposta dal Tribunale di Oristano, ma non lo hanno neanche trovato. L' ultimo tentativo di convincere gli Spanu a non opporsi allo sgombero la Questura di Oristano l' ha fatto ieri mattina, ma la risposta degli Spanu non è cambiata. «Da qui vivi non ce ne andiamo» ha ripetuto per sé e per la moglie Giovanni Spanu, che è prossimo ormai a compiere 77 anni, ma non ha intenzione di lasciarsi portare via le casa e i terreni che l' Ersat gli aveva assegnato negli anni 70 per un debito di pochi milioni di lire che lui assicura di aver onorato e che sarebbe anche stato disposto a pagare una seconda volta se non fosse cresciuto a dismisura fino a diventare insostenibile per le sue capacità economiche. La proposta di lasciare spontaneamente l' azienda prevedeva anche una contropartita, consistente in una sistemazione, pare a spese dello Stato, nei bungalow dell' ex Alabirdi, che però gli Spanu hanno ritenuto quasi offensiva. Francesco, l' unico figlio sposato, assieme alla moglie nei giorni scorsi ha comunque cominciato a portare via i mobili della sua casa. Ci sono due bambini di otto e quattro anni da tutelare e quello che potrebbe succedere oggi non è roba per loro. Intanto la senatrice Manuela Serra spiega che l' interrogazione parlamentare sulla problematica dell' anatocismo bancario e dell' usura bancaria che aveva annunciato lo scorso autunno quando era venuta ad Arborea per portare la sua solidarietà personale alla famiglia Spanu è stata presentata e ora è in attesa di risposta e che non è sparito neanche l' avvocato messo a disposizione della famiglia Spanu da lei personalmente e non dal M5S ma ha solo rimesso il mandato quando la proposta di accordo con il nuovo proprietario da lui negoziata (che prevedeva comunque lo sgombero volontario) non è stata accettata dagli Spanu. Francesco G. Pinna. 18