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Transcript:

Amplificatori Operazionali L'amplificatore Operazionale e' un amplificatore differenziale in continua con guadagni molto grandi, resistenze di ingresso alte e resistenze di uscita piccole. Il simbolo circuitale e' quello indicato di sotto: dove abbiamo indicato i terminali non-invertente (V+), il terminale invertente (V-), il terminale di uscita (Vu) e i terminali di alimentazione positivo (Vcc) e negativo (Vee). L'amplificatore operazionale e' un circuito integrato, incluso in un package come quello mostrato di sotto. In particolare, di sotto ci riferiamo al package di tipo DIP (Dual In Parallel). La caratteristica ingresso/uscita ha la seguente forma. In particolare, nell'intervallo di tensioni Vin' and Vin'', la tensione di uscita e' lineare e pari a Avol0 volte la tensione di ingresso, mentre al di fuori di questo intervallo, la tensione di uscita satura alle tensioni di alimentazione positive e negative. Nella realta' la tensione di saturazione e' in modulo minore a quelle di alimentazione, ma l'approssimazione assunta e' ragionevolmente buona.

Possiamo rivarci i valori di Vin' e Vin'' facilmente come: Se l'amplificazione dell'operazionale e' dell'ordine di 10^5 e Vcc dell'ordine di 10, allora le tensioni suddette sono dell'ordine delle centinaia di microvolt. Questo vuol dire che ad anello aperto (cioe' senza alcuna reazione), bastano centinaia di microvolt in ingresso per mandare l'operazionale in saturazione. Per utilizzare l'operazionale in zona lineare, abbiamo bisogno di una reazione, come nel caso dell'amplificatore invertente. Per il corto circuito virtuale V+ e' circa pari a V-. Nel nostro caso V+ e' quindi a massa. Ne deriva che la corrente in R1 e' pari a Vs/R1 e che Vu=-R2*Ir. Avremo quindi che La relazione tra Vu e Vs e' esatta nel caso che l'amplificatore operazionale non abbia singolarita'. Nel caso invece che l'amplificazione dell'operazionale sia del tipo: allora la funzione di trasferimento differisce da quella ricavata precedentemente. A tal fine utilizziamo il teorema di scomposizione per ricavarci la funzione di trasferimento. Ricaviamoci quindi le varie funzioni di rete tagliando in ingresso all'operazionale.

Quindi il guadagno in continua (Af0) e' lo stesso ricavato con il metodo del CCV, ma per frequenze superiori alla frequenza di taglio della rete reazionata, la funzione di trasferimento diventa dipendente dalla frequenza. In generale, per quali frequenze e' valido il CCV? Dal punto di vista numerico, l'assunzione del CCV e' valida fintanto che la tensione in ingresso all'operazione e' molto piu' piccola rispetto alle altre tensioni in gioco, come la Vs per esempio. Quindi deve valere la seguente disuguaglianza: Per il taglio effettuato, la Vin = Vp che puo' essere espressa come funzione di Vs, tramite il teorema di scomposizione, e cioe':

Generalmente e' resistivo e quindi Possiamo quindi considerare il caso peggiore nella disuguaglianza In pratica quindi il CCV e' verificato fintanto che e' verificata la disuguaglianza appena dimostrata. Basta quindi studiare il, e verificare la banda per cui Graficamente: Nel nostro caso Un criterio di massima e' considerare come pulsazione di riferimento il prodotto quadagno banda dell'amplificatore operazionale e considerare valido il CCV per frequenze molto minori.

Il prodotto guadagno banda e' pari alla pulsazione per cui l'amplificazione differenziale dell'operazionale e' pari a 1. Invece di sfruttare l'amplificatore operazionale in zona lineare, cerchiamo di farlo lavorare ad anello aperto, utilizzando quindi la forte non linearita' tra la tensione di ingresso e quella di uscita. Una prima applicazione in tal senso e' rappresentata dai COMPARATORI. Un comparatore e' un circuito che fornisce in uscita una tensione alta e costante ogniqualvolta un segnale posto in ingresso e' maggiore di un segnale costante di riferimento, e negativa nel caso opposto. Consideriamo il seguente circuito: Se Vs e' sinusoidale, l'andamento della tensione di uscita sara' quello mostrato nella figura a fianco, ovvero quando Vs>Vr allora Vu=V0, mentre se Vs<=Vr allora Vu=-V1

Su una scala dei tempi grande (>msec per esempio), i fronti in salita e in discesa possono apparire verticali. Nella realta' pero' la tensione di uscita non puo' variare istantaneamente da un valore a un altro, ma la variazione massima risultera' minore di un certo valore detto SLEW-RATE. In particolare lo SLEW-RATE e' definito come la massima variazione della tensione di uscita, Se quindi nel circuito precedente applichiamo una tensione sinusoidale con frequenza via via crescente, i fronti in salita non saranno verticali (tratto rosso), ma cresceranno linearmente (tratto blu). Il caso limite e' rappresentato dall'onda triangolare mostrata di seguito. Questo caso ci puo' fornire indicazioni relative alla frequenza massima in ingresso affinche' il comparatore funzioni correttamente. In particolare, ricaviamo la seguante relazione:

Il comparatore prima descritto puo' presentare dei problemi legati alla presenza di un disturbo. In effetti, se un disturbo e' presente in corrispondenza dei valori di riferimento, possiamo avere transizioni multiple dal livello basso al livello alto e viceversa. Se, per esempio Vr=0 V e consideriamo un disturbo nella Vs, la tensione di uscita puo' avere un andamento del genere: Al fine di evitare questo, utilizziamo un comparatore con isteresi o TRIGGER DI SCHMITT Partiamo da tensioni Vin molto negative. Una situazione stabile e' quella rappresentata da Vu=V0. In effetti sul terminale V- abbiamo una tensione molto grande in modulo, ma negativa, mentre sul terminale V+ una tensione pari a che e' quindi consistente con l'ipotesi assunta.

Il comparatore commutera' solo quando Vs sara' pari a A tale valore, la tensione di uscita varra' Vu=-V0. Stesso discorso potremmo farlo partendo da tensioni Vs molto grandi. In questo caso, la tensione di uscita vale Vu=-V0 e commutera' per ottenendo la caratteristica ingresso/uscita come quella mostrata nella figura precedente. Utilizzando i comparatori prima descritti, si possono realizzare generatori di impulso e multivibratori astabili. Guardiamo il primo caso. In pratica, vogliamo un circuito che produca in uscita un impulso di durata fissata, in corrispondenza di un fronte positivo di tensione. Una soluzione circuitale puo' essere la seguente: Se Vin e' un impulso rettangolare, Vg avra' l'andamento mostrato in figura, essendo approsimativamente la derivata di Vin. Il Diodo D fara' passare solo il fronte positivo di Vin, mentre blocchera' quello negativo.

L'impulso positivo e' tale da mandare in conduzione il MOSFET, generalmente interdetto, che quindi scarica il condensatore C, caricato alla tensione Vcc. A questo punto la tensione in ingresso all'operazionale e' positiva e quindi l'uscita dell'operazionale saturera' alla tensione di alimentazione positiva. Il condensatore si carichera' fino alla tensione Vcc, e la tensione in uscita all'operazionale rimarra' alta fintanto che la tensione sul condensatore non raggiungera' il valore Ricaviamoci quindi la durata dell'impulso.

Sfruttiamo invece adesso il trigger di Schmitt per realizzare un MULTIVIBRATORE ASTABILE. Lo schema e' il seguente: Supponiamo che inizialmente il condensatore sia scarico e che la tensione Vu sia alta e pari a V0. Per ipotesi iniziale: quindi Vc e' la tensione di un condensatore che si carica asintoticamente a V0. Vu commutera' da V0 a -V0, quando Vc sara' pari a A questo punto il condensatore carico alla tensione, tendera' alla tensione -V0 e l'operazione commutera' di nuovo alla tensione +V0, quando Vc sara' pari a L'andamente delle tensioni nel circuito sara' il seguente, da cui possiamo ricavarci il valore del periodo T dell'onda quadra in uscita