Regione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 1 La Carta della pericolosità da frana rappresenta l elaborato di sintesi più utile ai fini della pianificazione territoriale in quanto oltre a contenere informazioni circa l attuale stato di dissesto di un area, rappresenta, in senso probabilistico, la vocazione di un territorio al dissesto. Nonostante esistano dei criteri di nomenclatura accettati dalla comunità scientifica, appare opportuno, in questa sede, soffermarsi sul significato del termine pericolosità. Per tale termine, come per i termini vulnerabilità, elemento a rischio, rischio specifico e rischio totale, ci si rifà alle definizioni contenute nel rapporto UNESCO di Varnes (1984), riprese e puntualizzate da altri Autori successivamente (Canuti & Casagli, 1997). Pericolosità (Hazard=H) E la probabilità che un dato fenomeno di instabilità si verifichi in un determinato intervallo di tempo e in una certa area. E espressa in una scala percentuale tra 0% (nessuna probabilità di accadimento) e 100% (certezza di accadimento). Elementi a rischio (Elements at risk=e) E l insieme degli elementi a rischio all interno dell area esposta all evento di instabilità costituiti dalle categorie dei soggetti distinte per le proprie caratteristiche intrinseche. Gli elementi a rischio si quantificano in termini relativi (valore venale) o assoluti (numero di persone, di edifici, di strade, etc.), comunque raggruppati per grado di omogeneità. Vulnerabilità (Vulnerabilità=V) E il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno di instabilità di una data intensità. E espressa in una scala percentuale tra 0% (nessuna perdita) e 100% (perdita totale). Rischio specifico (Specific risk=rs) E il grado di perdita atteso per una singola categoria di elementi a rischio in conseguenza di un particolare fenomeno naturale di data intensità. E espresso dal prodotto tra H e V e può variare percentualmente tra 0% e 100%. Rischio totale (Risk= RT) E il numero di perdite (vite umane, edifici, strade, attività economiche, etc.) conseguenti ad un particolare fenomeno naturale. E ottenuto dal prodotto della pericolosità per la vulnerabilità per gli elementi a rischio (H*V*E). Si esprime, ovviamente, in termini monetari (di solito dollari).
Regione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 2 Appare chiaro come la valutazione della pericolosità rivesta un ruolo determinante ai fini della successiva analisi del rischio (specifico o totale che sia). Una valutazione completa della pericolosità dovrebbe tener conto di una previsione spaziale (dove può determinarsi il fenomeno), di una previsione temporale (quando può determinarsi un fenomeno di una data intensità), di una previsione tipologica (che tipo di fenomeno può avvenire), di una previsione in termini di intensità (quale possono essere la velocità, le dimensioni e l energia del fenomeno franoso), di una previsione in termini di evoluzione (distanza di propagazione, limiti laterali e di retrogressione del fenomeno). Il carattere sintetico del parametro pericolosità scaturisce da una sintesi di tali previsioni con un margine di incertezza che diventa inaccettabile solo se si tenta una stima quantitativa esatta dello stesso. Nel caso specifico dello studio in corso la zonazione della pericolosità avviene per classi crescenti (quattro per la precisione). Pf0 appartengono a tale classe le aree a pericolosità da franosità nulla, nelle quali i processi morfoevolutivi attuali e le caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni non costituiscono fattori predisponenti al dissesto. Appartengono a tale classe le aree non interessate da fenomeni di frana, seppure relitti e/o stabilizzati Pf1 appartengono a tale classe le aree a moderata pericolosità da frana per le quali ad oggi non esistono evidenze di dissesto sia superficiale, sia profondo. Ciononostante i caratteri geologici (giaciturali, strutturali, morfoevolutivi, etc.), fisici e meccanici dei terreni (litologia, proprietà geotecniche, processi di degradazione fisica e meccanica ad opera degli agenti atmosferici, etc.), vegetazionali e di uso del suolo non escludono la possibilità di verificarsi di un dissesto. Appartengono a tale classe di pericolosità tutti i fenomeni che non hanno alcuna possibilità di riattivarsi nell attuale quadro morfoclimatico (frane inattive e/o stabilizzate naturalmente) e le frane sulle quali sono stati realizzati interventi risolutivi di consolidamento (frane stabilizzate artificialmente). Pf2 appartengono a tale classe le aree con elevata pericolosità da frana, evidenziate dalla presenza di elementi distintivi del carattere di quiescenza (contropendenze, ondulazioni, gibbosità, mammellonature, etc.) o di imminente attivazione (fratture di trazione, aperture anomale nei giunti di discontinuità, rigonfiamenti, etc.).
Regione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 3 Pf3 appartengono a tale classe le aree a pericolosità da frana estremamente elevata in cui sono presenti movimenti di massa attivi, con cinematismi e caratteri evolutivi che mirano o meno all estensione areale del fenomeno (frane attive, frane sospese, frane di seconda generazione, etc.). Rientrano in tale classe le deformazioni gravitative profonde di versante (DGPV) ed i fenomeni di soliflusso e/o di deformazione viscosa dei suoli, per i quali è scontata l attività continua nel tempo o, al più, il carattere stagionale. L attribuzione delle aree oggetto di approfondimenti all una o all altra classe di pericolosità può avvenire attraverso una sintesi delle previsioni suddette e, in particolare, attraverso le seguenti metodologie: Previsione spaziale Si può far ricorso ad una valutazione empirica basata sull analisi della Carta inventario delle frane. In prima battuta si analizzano i fenomeni passibili di riattivazione; successivamente si zonizzano i versanti attualmente non interessati da fenomeni franosi ma che, per la presenza di fattori predisponenti, potrebbero dar luogo a fenomenologie di frana, anche di prima generazione. La definizione della pericolosità per frane di prima generazione è estremamente complessa ma l importanza della previsione di tale tipo di frane giustifica ogni sforzo reso in tale direzione. Previsione temporale La capacità di definire la probabilità di riattivazione nel tempo di una frana di seconda generazione si chiama previsione temporale. Tale probabilità può essere valutata sia in termini assoluti (tempi di ritorno) sia in termini nominali (molto probabile, poco probabile, etc.). In generale ad un tempo di ritorno basso (inferiore ai due anni) corrisponde una pericolosità estremamente elevata. La pericolosità diventa elevata se i tempi di ritorno sono nell ordine dei 2-10 anni, mentre diventa moderata se i tempi di ritorno sono nell ordine dei decenni/secoli. Previsione tipologica La disponibilità di una buona Carta inventario dei fenomeni franosi consente di prevedere la tipologia di frana che può verificarsi con più alta probabilità in ogni parte dell area oggetto di studi.
Regione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 4 Previsione dell intensità La previsione dell intensità di un fenomeno franoso dipende direttamente dalla quantità e dalla qualità delle informazioni reperite in fase di redazione della Carta inventario. Il prodotto tra intensità di un fenomeno (massa mobilizzata) e probabilità di occorrenza nel tempo (che probabilità annua esiste affinché si verifichi il fenomeno) fornisce la pericolosità ma tale risultato non è in linea con quanto contenuto nel documento UNESCO. La pericolosità di un evento di piccola intensità, ma molto frequente, è pari a quella di un evento di grossa intensità ma meno frequente. Tali elementi consigliano di considerare con molta cautela il dato fornito dalla previsione dell intensità. Previsione dell evoluzione La previsione dell evoluzione consente di trattare un fenomeno franoso nell ambito di un bacino di pericolosità, ovvero nell ambito di un area nella quale sono riunite tutte le condizioni che stanno alla base del meccanismo di instabilità. Nel caso delle frane per scivolamento esso, di solito, coincide con l estensione del versante; nel caso dei debris flow esso coincide, spesso, con un bacino in senso idrografico. La previsione dell evoluzione prevede l individuazione, quindi, dei limiti di retrogressione, della distanza di propagazione e della possibile espansione areale. Nell analisi di sintesi della pericolosità si tenga presente che è fondamentale associare alla zonazione spaziale della pericolosità le informazioni desunte dalla previsione temporale; in seconda battuta si possono differenziare gli eventi dei quali si vuole determinare la pericolosità sulla base della tipologia, dell intensità e dell evoluzione. Una valutazione concreta della pericolosità deriva da una buona conoscenza delle aree oggetto dello studio, da una puntuale classificazione degli eventi in termini tipologici e di intensità e dal principio assoluto che un fenomeno di frana avviene con maggior frequenza laddove si è già verificato in passato. Tale ultima asserzione trova conforto in un confronto tra il numero di eventi censiti nell ambito del presente lavoro ed il numero di eventi individuati, su base aereofotointerpretativa, sulla copertura IGMI del 1954. Le frane di nuova generazione (o di prima attivazione) sono statisticamente in proporzione 1:100 con quelle di riattivazione (o di seconda generazione) e tale dato è verificato regolarmente nell Appennino centro-meridionale.
Regione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 5 Ma la pericolosità come funzione della sola probabilità di accadimento di un fenomeno franoso non fornisce alcuna indicazione circa l entità delle masse in gioco e la velocità di propagazione del fenomeno (quindi l intensità). Una stima più corretta della pericolosità, di fatto, deve tenere in debito conto tale fattore in quanto il danno atteso sull elemento a rischio dipende strettamente dall intensità del fenomeno franoso. In tale ottica nell ambito del presente lavoro è stato inserito un fattore correttivo al solo parametro probabilistico scaturente dalla nomenclatura UNESCO. Tale parametro, in prima approssimazione, è un espressione quantitativa dell intensità del fenomeno in termini di velocità di propagazione. In ultima analisi se l obiettivo del lavoro è quello di valutare il rischio cui sono soggetti gli elementi a rischio presenti in una data area la pericolosità può esprimersi quale funzione della probabilità di accadimento e dell intensità del fenomeno atteso in termini di velocità. La velocità, a sua volta, può esprimersi per classi tipologiche di evento ovvero a ciascuna classe di movimento può riferirsi un indice (indice cinematico di stabilità ICS) che esprime un peso statistico da applicare alla probabilità di accadimento. CLASSE RANGE DI VELOCITÀ TIPOLOGIA Pf0 non rilevabile non sono evidenti fenomeni franosi o non si ritengono possibili frane di entità apprezzabile Pf1 0.2<ICS<0.6 Colate e scivolamenti rotazionali ICS=0.6 DGPV ICS=0.4 Soliflussi ICS=0.2 < 1 m/anno a cinematica lenta colata in terra, scivolamento rotazionale, soliflusso, deformazione gravitativa profonda di versante (DGPV) Pf2 ICS=0.8 1 m/anno - 1 m/h a cinematica moderata scivolamento traslativo Pf3 ICS=1.0 > 1 m/h a cinematica rapida colata di detriti (debris flow), crollo, ribaltamento L elaborazione della Carta di pericolosità, pertanto, tiene conto di tale impostazione e comprende 11 classi di pericolosità (da bassa a estremamente elevata con differenti ICS). L ICS non è valutabile in aree a pericolosità moderata (Pf1) in quanto in esse, non esitendo altri movimenti franosi in atto o stabilizzati, non è dato di conoscere il possibile cinematismo di una frana di prima generazione.