Prima edizione 2012, Padova University Press Titolo originale Verso la differenza. Contraddizione, negazione e aporie dopo l idealismo. di Simone Furlani 2010 Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 Febbraio 2, Padova www.padovauniversitypress.it Progetto grafico Padova University Press ISBN XXXXXXX Stampato per conto della casa editrice dell Università di Padova - Padova University Press nel mese di maggio 2012 da XXxxxxxxxxx Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese le copie fotostatiche e i microfilm) sono riservati.
Verso la differenza. Contraddizione, negazione e aporìe dopo l idealismo di Simone Furlani PADOVA UNIVERSITY PRESS
Indice I. Oggettività e oggettivazione: idealismo e anti-idealismo tra Fichte e Hegel II. III. IV. Pratico e teoretico in Fichte e Hegel La realtà come «incontraddittorio»: sull idealismo di F.H. Bradley Differenza e «oggettivazione» nel pensiero di Emil Lask V. «Sovraopposizionalità» e differenza. Emil Lask e il problema del linguaggio VI. VII. «Ipseità» e trascendenza nel primo Heidegger Non oggettivare la differenza: differenza e differenza ontologica
1 Premessa Questo lavoro è per lo più composto dagli interventi tenuti all interno del seminario coordinato dal professor Gaetano Rametta sugli sviluppi della filoso fia trascendentale e dell idealismo presso il Dipartimento di Filosofia dell Università di Padova. All interno del seminario, il mio programma di ricerca si proponeva, nello specifico, di verificare differenze e tratti in comune tra due direzioni della ripresa e della ridiscussione della filosofia classica tedesca (in particolare del pensiero di Fichte e Hegel) tra Ottocento e Novecento, guardando all ambito anglosassone da un lato e all ambito continentale di area tedesca dall altro lato. L ipotesi di partenza si proponeva soprattutto di indagare, in entrambi gli ambiti citati, una rilettura dell idealismo hegeliano che è complicata (e arricchita) dal recupero di strutture concettuali proprie della filosofia trascendentale in particolare di matrice fichtiana. Per questo, il percorso qui presentato ruota letteralmente attorno a due autori, Francis Herbert Bradley (1846-1924) e Emil Lask (1875-1915), che la ricerca e il dibattito filosofici hanno considerato, nei fatti e per lungo tempo, due filosofi minori. Anche oggi, due opere come Appearence and Reality (1893 e 1897 2 ) di Bradley e Die Logik der Philosophie und die Kategorienlehre (1911) di Lask faticano a diventare dei classici della filosofia, pur marcando un passaggio fondamentale all interno della tradizione dell idealismo, della filosofia trascendentale e di una logica filosofica che non intende ridursi a logica formale, né a una filosofia del lin guaggio di stampo empirista e pragmatico. Non a caso, queste due opere diventano punti di riferimento importanti, e forse addirittura decisivi, per alcuni dei tentativi più coerenti di ripensamento della filosofia sia all interno della cosiddetta filosofia analitica, soprattutto per quanto riguarda Bradley (l esempio più significativo è quello di Donald Davidson 1 ), sia, per quanto riguarda Lask, all interno della tradizione trascendentale post-idealistica (basti pensare a Martin Heidegger). 1 Cfr. Davidson 2005, in particolare p. 94-95, 102-103 e 128-129.
2 Verso la differenza La prima parte, costituita da due saggi sul rapporto Fichte-Hegel, pone alcune distinzioni di fondo tra l idealismo trascendentale di Fichte e l idealismo speculativo hegeliano. Vengono qui definiti quei margini che il percorso proposto ritematizza, ridiscute e ricolloca. F. Voβkühler ha sostenuto che l idealismo tedesco rappresenta la «metafisica dei moderni», e ci sembra che questa definizione valga in un duplice senso: nel senso di qualcosa che ancora struttura ed è alla base del nostro modo di pensare, e anche nel senso di qualcosa che è stato o va ricontestualizzato. È in questa direzione che si muove il nostro lavoro. Le parti relative al pensiero di Bradley e al pensiero di Lask cercano di comprendere i modi e le ragioni di una ridiscussione della filosofia classica tedesca che conduce, all altezza del passaggio tra i due secoli, a un sensibile scarto rispetto alla concezione della filosofia e al suo statuto epistemologico. È uno scarto che, se da un lato segna l abbandono di un idea di filosofia come scienza, dall altro lato recupera a sé nozioni come quella di «sistema» e di sapere della «totalità». In Bradley l aporeticità dell apparenza (al cui ambito appartiene sia la nostra esperienza che il nostro pensiero) presuppone l unità assoluta della realtà, rispetto alla quale la contraddizione si rivela e viene compresa in quanto tale, in quanto contraddizione. La filosofia è sapere della «totalità» in quanto coglie la realtà incontraddittoria come presupposto assoluto di un apparenza che è certamente contraddittoria, ma che in funzione di questo «criterio» può essere organizzata in un «sistema». Anche Lask guarda alla «totalità del pensabile», alla quale la conoscenza si solleva per differenza e non riflessivamente nei termini di una dottrina della scienza o di un sapere assoluto. Al contrario che in Bradley, tuttavia, la ridiscussione della filosofia classica tedesca e in particolare di alcuni elementi di fondo dell impostazione fichtiana, non conduce in Lask all attestazione di un unità assoluta, quanto invece alla fondamentale differenza tra valere ed essere, tra ciò che vale e ciò che esiste. La filosofia è sapere della «totalità» in quanto comprende una «differenziazione originaria» attorno alla quale essa si articola come «sistema». In Lask è la differenza che garantisce la consistenza sistematica della filosofia, non l unità e il suo manifestarsi. Quello segnato da Bradley e Lask, sia pur in modi diversi, è un passaggio per molti versi problematico, ma che all interno del suddetto seminario è risultato comunque decisivo, soprattutto in rapporto agli svi luppi novecenteschi dell idealismo e della filosofia trascendentale, ovvero di una filosofia che, pur prendendo le distanze da tale tradizione, vi si richiama e l attraversa sempre di nuovo 2. L ultima parte, relativa al pensiero del primo Heidegger ma anche a un obbligato passaggio nietzschiano, riguarda proprio il significato di questo richiamo alla radice kantiano-idealistica, e mette in luce un ulteriore scarto nella comprensione da parte della filosofia del proprio statuto scientifico. È uno scarto attraverso il quale la filosofia, riflettendo ancora su nozioni fondamentali all interno del pensiero di Fichte e del pensiero di Hegel 2 Cfr. Rametta 2008.
Premessa 3 come quelle di «contraddizione» e «differenza», si rivolge a una determinata nozione di «infinito». È questa nozione, piuttosto che la nozione di totalità, che consente in Nietzsche di comprendere la differenza in tutta la sua ricchezza, senza oggettivarla e, tuttavia, senza che la filosofia debba rinunciare alla propria oggettività e alla propria consistenza. Se l influenza di Lask su Heidegger si gioca attorno al nesso totalità-differenza (una differenza che Heidegger coglie non più all altezza dello scarto tra valere ed essere, tra logica ed empiria, bensì tra essere ed ente, tra metafisica ed esistenza) il riferimento nietzschiano mette in luce una differenza e una contraddizione rispetto alle quali anche la differenza attraversata dall esserci per «poter-essere-un-tutto» si rivela un oggettiva-zione illegittima. Alcune delle parti che compongono questo percorso sono state già pubbli cate nel corso di questi anni di ricerca. Il primo capitolo è stato pubblicato con un titolo e in una forma leggermente diversi in L oggettività del pensiero. La filosofia di Hegel tra idealismo, anti-idealismo e realismo, a cura di L. Illetterati, Prefazione di F. Chiereghin, Verifiche, XXXVI, nr. 1-4, Trento 2007: ringrazio il curatore professor Luca Illetterati per avermi concesso di riprendere e pubblicare separatamente il mio contributo. Il secondo capitolo è stato pubblicato in Leggere Fichte, a cura di Alessandro Bertinetto, Pubblicazioni dell Istituto Italiano per gli Studi filosofici, Napoli 2009: ringrazio sia il curatore che il professor Antonio Gargano, direttore dell Istituto Italiano per gli Studi filosofici, per avermi concesso di inserire il saggio all interno del presente lavoro. Ringrazio il professor Gaetano Rametta e tutti i componenti del suo seminario, ma anche tutti coloro che, in parte o per intero, hanno letto e discusso con me il presente lavoro: i professori Adriano Fabris, Marco Ivaldo, Salvatore Lavecchia, Brunello Lotti e Giangiorgio Pasqualotto, i dottori Alessandro Bertinetto, Davide De Pretto e Guido Del Din. Un ringraziamento particolare, infine, al professor Fabio Grigenti.