Il Rapporto Sbilanciamoci! Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l ambiente 2015

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Transcript:

Studiare Cibo per tutti Il Rapporto Sbilanciamoci! Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l ambiente 2015 Quanti sono i soldi per il Servizio Civile? Siria. La comunità monastica Al-Khalil (amico di Dio)

STUDIARE Per dire qualcosa bisogna saperlo. O almeno dovrebbe essere cosi. Ragiono, condivido, comunico emozioni nel momento in cui mi metto nelle condizioni di capire e approfondire. Studiare è faticoso. Bisogna cercare le fonti, mettersi a leggere, a collegare, a capire. E a volte questo è solo l inizio; poi bisogna confrontarsi, riflettere, sviluppare una ipotesi e, perché no, tirare le conseguenze di ciò che significa per me quello che ho approfondito. Ci sono temi che studiamo poco perché siamo convinti che non ne abbiamo bisogno; leggiamo qualche titolo, se va bene qualche articolo di giornale, un talk show sul tema ed è fatta. Ma in realtà non è fatta per niente. Nel momento in cui ci lasciamo trascinare dal pensare comune significa che non è fatta per niente. Prendiamo le guerre: ci sono dei buoni e dei cattivi, i nostri che arrivano e qualche stereotipo interpretativo che va bene per tutto. Poi si comincia a studiare e si comincia a scoprire che abbiamo a che fare con molto altro; con armi da produrre e da vendere, con giacimenti da sfruttare, con manipolazioni ideologiche e culturali da vendere per vere, con povertà da mantenere, con un mucchio di menzogne da smontare. Papa Francesco ci invita a non aver paura e a chiamare le cose con il loro nome. Dignità, guerra, povertà, diritto alla terra, cibo per tutti, accoglienza, commercio delle armi. E un invito a studiare, per cercare di capire e per poi condividere cosa fare. Il 10 dicembre ricorre la Giornata Internazionale per i Diritti Umani; festeggiamola facendoci un regalo. Un ora tutta per noi, per provare a capire come non sia un caso che questi diritti siano, per troppe persone, ancora negati.

Lanciata a livello internazionale lo scorso 10 dicembre 2013 dal Papa e da Caritas Internationalis, la Campagna vuole promuovere un cambiamento nel modello di sviluppo a partire dagli stili di vita di ciascuno, con un impegno anche a livello politico affinché tutte le persone, in Italia, in Europa e nel mondo, abbiano accesso al bene comune costituito da un cibo sano, nutriente, giusto. Un cibo prodotto secondo criteri di sostenibilità ambientale e di giustizia nel rispetto della dignità delle persone, contro un sistema fatto da strutture di peccato che generano fame e spreco assieme, che speculano su un bene essenziale come il cibo, che generano violenza e guerra tra comunità. Punto di forza dell iniziativa è la dimensione locale dell azione grazie al coinvolgimento di organismi, associazioni, gruppi e scuole che nei singoli territori si renderanno protagonisti di iniziative per approfondire la conoscenza delle questioni della fame e della crisi e per tradurla in impegno sociale e politico. Il tema del diritto al cibo è dunque l elemento centrale da cui è necessario partire: rimuovere lo scandalo della fame che ancora affligge un ampia porzione della popolazione del pianeta. Promuovere una prospettiva che restituisca dignità a tutta l umanità, in equilibrio con i limiti biofisici del pianeta e nel rispetto del diritto alla vita delle generazioni che seguiranno è l impegno cui siamo chiamati. La complessità delle cause ci sollecita ad affrontare la tematica principale del diritto al cibo in una prospettiva più ampia, attraverso i diversi elementi che la legano ai temi della buona finanza e della costruzione di un mondo di pace.

È COMPITO DI TUTTI, ANCHE TUO! E compito di ognuno di noi, a livello individuale e comunitario, attivarsi per rendere concrete queste intenzioni. La Campagna suggerisce alcune piste di azione: Adottare uno stile di vita sobrio e consapevole, riducendo lo spreco e scegliendo alternative solidali e sostenibili di consumo. Scopri se nella tua zona esistono gruppi d acquisto solidale o mercati di contadini, se hai uno spazio adeguato puoi proporre ai tuoi vicini la creazione di un orto urbano. Collabora con associazioni che propongono l agricoltura contadina sostenibile nel tuo territorio e nei paesi del Sud. Imparare a conoscere il sistema finanziario e scoprire le iniziative di finanza etica che possono aiutarci a risollevare la situazione economica partendo dal bene comune. Scegli bene dove tenere il tuo conto corrente, chiedi informazioni su quali prodotti finanziari investe la tua banca, scopri se ce n è qualcuna che adotta scelte etiche, che aiuta le imprese del territorio, che sostiene l agricoltura contadina, e rifiuta strumenti speculativi. Costruire una società di pace basata sull educazione alla nonviolenza e alla cittadinanza globale, che trova il suo fondamento nel rispetto delle persone, dei diritti e nel dialogo tra culture differenti. Scopri se nel tuo territorio ci sono associazioni che educano e gestiscono problemi sociali in modo nonviolento; che favoriscono lo scambio e l interazione con immigrati e cooperano con i loro paesi di origine; che aiutano a creare comunità di dialogo e di condivisione, anche di beni alimentari, per il bene comune; che contestano la scelta militare a favore del servizio civile.

Il Rapporto Sbilanciamoci! Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l ambente 2015 Dal 1999, oltre 48 organizzazioni della società civile si sono unite nella campagna Sbilanciamoci! per impegnarsi a favore di un economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l ambiente, la pace. La campagna Sbilanciamoci! propone ed organizza ogni anno attività di denuncia, di sensibilizzazione, di pressione, di animazione politica e culturale affinché la politica, l economia e la società si indirizzino verso la realizzazione dei principi della solidarietà, dell uguaglianza, della sostenibilità, della pace Ogni anno la Campagna pubblica il Rapporto Sbilanciamoci! come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l ambiente. Proposte organiche, soluzioni e idee concrete per uscire dalla crisi salvaguardando i diritti, un analisi puntuale per fornire un valido sostegno all economia, al lavoro e al welfare, interventi che operano nel segno della giustizia sociale, della redistribuzione della ricchezza, della sostenibilità ambientale e di un nuovo modello di sviluppo: questo è il cambio di rotta che Sbilanciamoci! propone con il suo Rapporto, perché il futuro di cui l Italia si deve riappropriare è fatto di una politica economica diversa e un modello di sviluppo alternativo a quello delle scelte neoliberiste di questi anni. Il rapporto 2015 è consultabile presso il nostro Centro Documentazione Don Lorenzo Milani ed è disponibile sul sito www.sbilanciamoci.org, dal quale riportiamo a seguire la presentazione del rapporto stesso.

Sotto e sopra Dimensioni: 27 miliardi. Saldo: zero. 84 proposte. È la contromanovra di Sbilanciamoci!. Rispetta l'obbligo del pareggio di bilancio, pur proponendone l'abolizione, dimostrando che la quantità delle risorse pubbliche disponibili non è l'unica variabile che condiziona l'impianto della legge di stabilità. Il punto dirimente resta quale modello di economia, di società e di democrazia si ha in mente. La legge di stabilità è sbagliata perché finge di fare l'interesse di tutti, ma si inchina a banche e imprese, e non affronta i buchi neri del nostro paese. Il lavoro manca non perché è poco flessibile, ma perché non c'è e il mercato da solo non è in grado di crearlo. Le politiche di austerità colpiscono i più deboli, con esiti tutt'altro che confortanti sul piano democratico: Borgaro Torinese, Corcolle, Tor Sapienza sono solo avvisaglie di ciò che ci aspetta. Tagliare la spesa pubblica significa anche dimenticare le periferie, cancellare i servizi sociali, trasformare la salute in un lusso, alimentare un'esclusione sociale che va alla ricerca di capri espiatori. Quella che attanaglia l'italia e l'europa è una crisi di rappresentanza sociale: non siamo tutti sulla stessa barca, c'è chi (ben rappresentato) naviga in prima classe e chi (la maggioranza) è già in acqua e rischia di annegare. Sbilanciamoci! propone una manovra che sceglie da che parte stare. Sul piano delle entrate gli assi portanti sono due. Un fisco più equo. Si sceglie non di aumentare, ma di redistribuire il prelievo fiscale dai poveri ai ricchi, dai redditi da lavoro e di impresa ai patrimoni e alle rendite. Tagli alla spesa pubblica tossica. Si opta per un riorientamento e una riqualificazione della spesa pubblica tagliando spese militari, sostegno all'istruzione, alla ricerca, alla sanità private e alle grandi opere. Sul piano delle uscite gli assi portanti sono tre. Intervento pubblico in economia. È alla base di un Piano per lavorare e produrre per il benessere sociale. Riqualificazione del trasporto pubblico locale, stabilizzazione del personale paramedico precario, assunzione di figure professionali stabili per combattere gli abbandoni scolastici, messa in sicurezza del nostro territorio, investimenti nella ricerca pubblica, nell'istruzione e nella tutela del patrimonio culturale potrebbero creare migliaia di posti di lavoro. Lotta alle diseguaglianze sociali. Un sistema di welfare universalistico richiede un maggiore investimento nei fondi sociali, nel sistema per l'infanzia pubblico e, soprattutto, l'introduzione di una misura di reddito minimo garantito. La buona spesa pubblica. È quella che investe nell'edilizia popolare pubblica, nella tutela dei beni comuni, in un Piano energetico lungimirante, nella preservazione del nostro patrimonio naturale, nel Servizio Civile Universale e nell'aiuto pubblico allo Sviluppo e nell'economia solidale, a partire dalla destinazione di spazi o aree dismesse di proprietà pubblica o abbandonate dal privato. La democrazia è la prima vittima dell'europa monetaria inchinata ai poteri forti. La contromanovra è un esercizio di democrazia dal basso. Potrebbe aiutarci a non affogare.

QUANTI SONO I SOLDI PER IL SERVIZIO CIVILE? Con due duri comunicati la CNESC - Consulta nazionale degli enti di servizio civile (di cui fa parte la Caritas insieme ad Arci, Ispettorie salesiane, Avis, Acli e altri) e la Rappresentanza Nazionale dei Volontari in Servizio Civile hanno denunciato nei giorni scorsi come la legge di stabilità approvata in prima lettura alla Camera stabilisca in soli 65 milioni lo stanziamento per il Servizio Civile per il 2015, con una riduzione di 40 milioni (37%) rispetto all anno precedente. Lo stanziamento più basso di sempre. Leggi: - Il Comunicato della CNESC - Il Comunicato della Rappresentanza Nazionale dei Volontari in Servizio Civile La Rappresentanza nazionale dei volontari ha lanciato quindi la campagna #qualcunoprenderàilmioposto? per chiedere «la revoca immediata del taglio dei 40 milioni al servizio civile, detraendoli dalle spese destinate agli F35 e, nelle prossime programmazioni finanziarie, di destinare 200milioni al bilancio del Fondo nazionale» Il 30 novembre il Governo ha poi accolto tre ordini del giorno con cui si impegna ad aumanetare le risorse per il Fondo Nazionale per il Servizio Civile, garantendo in tal modo una dotazione almeno per il 2015 di 200 milioni di euro, al fine di consentire di mettere a bando tutti i progetti Italia ed Estero depositati lo scorso 31 luglio. Se però da un lato i promotori degli ordini del giorno hanno espresso la loro soddisfazione, molti hanno mantenuto posizioni di critica e timore per il futuro di questa fondamentale esperienza, sottolineando come l ordine del giorno non vincoli il governo, ma sia poco più che un invito. Il Presidente del Consiglio Renzi quindi ha annunciato lunedì sera, durante la Direzione del Partito Democratico del 2 dicembre,, che nel passaggio al Senato della Legge di Stabilità 2015 saranno «sbloccati 50 milioni in più per il servizio civile nazionale». La cifra così salirebbe a 115 milioni di euro. In un nuovo Comunicato, la CNESC esprime apprezzamento per la notizia, in attesa di conoscere comunque la formulazione dell emendamento. Per ogni ulteriore aggiornamento su una tema così importante vi invitiamo a visitare il sito www.esseciblog.it

SIRIA. LA COMUNITÀ MONASTICA AL-KHALIL (L AMICO DI DIO) (dalla rivista Popoli ) Incastonato tra le montagne come se fosse opera stessa della natura, Deir Mar Musa si trova in Siria, a circa 80 chilometri da Damasco. avviarne la ricostruzione. L esistenza odierna di questo luogo, e della comunità monastica che lo anima, prende le mosse dalla scoperta, da parte di un gesuita italiano, dei ruderi di un antico monastero siro-cattolico costruito nell undicesimo secolo attorno a un ancor più antico romitorio. Il gesuita è nato a Roma, e si chiama Paolo Dall Oglio. La sua riscoperta di questo antico luogo di eremitaggio risale al 1982, e di lì a poco egli decide di Qui, alcuni anni più tardi, nasce una comunità spirituale cattolica, denominata Al-Khalil, che promuove il dialogo interreligioso, in particolare tra Cristianesimo e Islam. Al-Khalil, in lingua araba, significa l amico di Dio, ed è il modo con cui normalmente ci si riferisce al patriarca Abramo. La comunità cristiana di Deir Mar Musa affianca alla dimensione interreligiosa, che ne costituisce tratto basilare, anche quella ecumenica, cioè di comunione e di unità fra le Chiese cristiane, senza rinunciare alla specificità siriaca e sirocattolica del monastero stesso. Tale approccio è parte integrante della vocazione spirituale dei monaci e delle monache di Deir Mar Musa e dei loro amici laici. La scelta della lingua araba, come lingua della vita sociale e liturgica della comunità monastica, non è estranea a questo orizzonte. La vocazione al dialogo e il confronto tra religioni sono le caratteristiche fondanti di una comunità monastica che oltre a Deir Mar Musa comprende anche il monastero di Mar Elian. Preghiera, lavoro manuale e ospitalità sono gli elementi che scandiscono la vita nei due monasteri, e i cardini su cui si impernia la vita stessa della comunità. Padre Paolo Dall Oglio è stato rapito a fine luglio 2013, e da allora non se ne hanno notizie.

Deir Mar Musa dalle origini, tra leggenda e storia Deir Mar Musa Al-Habashi (il Monastero di San Mosè l Abissino), situato nel deserto siriano, fu fondato nel VI secolo, secondo la leggenda, da un membro della famiglia reale etiopica chiamato Musa Mosè che preferì la vita monastica al trono. Egli fuggì dall ira della sua famiglia, trovando rifugio prima in Egitto e poi in Palestina. Successivamente fu eremita in Siria nella valle del monastero, dove si trovava una vecchia torre di osservazione romana e là ottenne la palma del martirio. Nell XI secolo il monastero fu sede di un vescovado e fiorì fino al XVI secolo. In seguito, cominciò il suo declino e fu abbandonato nella seconda metà del XVIII secolo. Nei primi anni i soggiorni a Deir Mar Musa di Padre Paolo e dei volontari italiani e siriani impegnati nella ristrutturazione erano limitati al periodo estivo. La fondazione stabile della comunità monastica di Deir Mar Musa inizia a partire dal 1991. Nel 2006 la comunità, denominata Confederazione Monastica Al-Khalil, ha ricevuto il nulla osta della Pontificia Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel 2011 il vescovo locale della Chiesa sirocattolica di Homs, Hama e Nebek ha riconosciuto ufficialmente la comunità. Deir Mar Musa. I pellegrini e gli ospiti che arrivano al monastero (Deir) di Mar Musa non sono più tanti come una volta, perché le strade oggi sono pericolose. C è stato però un tempo, non ancora lontano, in cui nel corso di un anno si arrivava a contare anche 35.000 visitatori, con punte di 150 ospiti a notte. Tuttavia, la comunità monastica oggi è presente al monastero con sette persone, tra cui un sacerdote, Padre Jihad, una monaca, Suor Houda, due monaci, due novizi e un ospite permanente. Inoltre ogni giorno, dalla vicina città di Nebek e dai suoi dintorni, arrivano cinque operai, di cui due musulmani. In questo periodo, in cui purtroppo il monastero è pressoché isolato, la comunità lavora al suo restauro e alla realizzazione di alcune costruzioni necessarie ad accogliere al meglio gli ospiti, nella speranza che in un prossimo futuro di pace Mar Musa torni a essere meta di viaggi e luogo di incontro e di preghiera per persone provenienti da tutto il mondo, così come è stato in passato. Queste attività sono anche un modo per dare lavoro agli operai e sostenta mento alle loro famiglie. A causa della guerra, però, non si può più contare sulle donazioni degli ospiti, e per lo stesso motivo anche le vendite dei prodotti del monastero come formaggio, erbe medicinali, oggetti in legno si sono ridotte di molto. Il monastero comunque, compatibilmente con le risorse disponibili, è sempre pronto all accoglienza, e va incontro alle esigenze delle famiglie bisognose che bussano alla sua porta. Tutto ciò accade grazie alla generosità di tanti donatori cristiani o musulmani, indifferentemente provenienti dal resto del paese oppure dall estero.

Deir Mar Elian. Il monastero di Mar Elian si trova in una splendida oasi a ridosso di un area semidesertica, e a differenza di Mar Musa è vicino al centro abitato, in prossimità della città di Al-Qaryatain, un antico insediamento le cui origini risalgono al terzo millennio avanti Cristo. La sua posizione lo vede al centro di un triangolo i cui vertici sono Damasco, Palmyra e Homs, ciascuna distante circa 130 chilometri. A Mar Elian la comunità è rappresentata da Padre Jacques Murad (il sacerdote sirocattolico che ne è cofondatore in sieme a Padre Paolo), aiutato periodicamente da altri membri della comunità stessa e da collaboratori e operai locali. Il monastero è considerato un luogo di sosta e di ristoro per l anima e per il corpo, dove gli ospiti di Dio siano essi viaggiatori o pellegrini, musulmani o cristiani possono riposarsi dalla fatica del viaggio, trovando cibo, accoglienza e le preghiere dei monaci. Qui, come a Mar Musa, la giornata è compresa tra la preghiera del primo mattino e la Messa serale, poco prima della cena. Durante il resto del giorno ci si dedica al lavoro della terra e all accoglienza dei visitatori in modo che, da dovunque provengano, possano vivere l esperienza di Mar Elian in un atmosfera di pace e semplicità. Anche qui, però, i conflitti hanno cambiato molte cose. Da quando i combattimenti sono arrivati nella regione, il monastero ha accolto e protetto migliaia di profughi, con punte di duemila unità nello stesso periodo. I profughi, cristiani e musulmani, si sono potuti sistemare tanto all interno quanto nel giardino e nei terreni che circondano il monastero, e si sono aiutati a vicenda organizzando cucine comuni. Accogliere e dar da mangiare a così tante persone è stato possibile grazie ad aiuti umanitari provenienti in parte dal Jesuit Refugee Service. Lo scorso ottobre il monastero ha organizzato, in collaborazione con la comunità musulmana, un incontro della durata di alcuni giorni per bambini cristiani e musulmani. Lo scopo è stato quello di offrire ai piccoli un opportunità di ritrovo, serenità e gioia attraverso il gioco e la condivisione di momenti conviviali.