DIEGO DALLA VERDE LE ALTRE MAFIE. CENNI STORICI SULL ORIGINE E L EVOLUZIONE DI CAMORRA, NDRANGHETA E CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE



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DIEGO DALLA VERDE LE ALTRE MAFIE. CENNI STORICI SULL ORIGINE E L EVOLUZIONE DI CAMORRA, NDRANGHETA E CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE 1

INTRODUZIONE...pag. 3 1. La camorra campana 1.1 Origini...pag, 5 1.2 Raffaele Cutolo e l esperienza della N.C.O...pag. 16 1.3 Relazioni equivoche: il sequestro di Ciro Cirillo...pag. 22 1.4 Elementi distintivi...pag. 28 2. La ndrangheta calabrese 2.1 Genesi storica...pag. 38 2.2 Fascismo e Dopoguerra...pag. 47 2.3 Il momento magico degli anni sessanta...pag. 58 2.4 Colonizzazione...pag. 64 2.5 Peculiarità...pag. 70 3. La quarta mafia pugliese 3.1 Puglia regione mafiosa?...pag. 83 3.2 Imitazione e originalità...pag. 92 3.3 Il contrabbando...pag. 100 3.4 Caratteristiche...pag. 104 FONTI...pag. 118 BIBLIOGRAFIA...pag. 126 2

INTRODUZIONE Quando si parla di mafia si fa comunemente riferimento a quella particolare forma di criminalità organizzata sviluppatasi in Sicilia a partire dall 800 e, come è noto, assurta all interesse dell opinione pubblica nazionale in ragione del suo apparentemente inarrestabile sviluppo criminale, cominciato con la fine della seconda guerra mondiale e culminato nella politica stragista di matrice corleonese degli anni 90. Ma, in realtà, in particolare a partire dalla seconda metà del secolo scorso, gli Organismi a vario titolo deputati al contrasto alla criminalità organizzata hanno dovuto registrare, con riferimento ad altre, differenti consorterie criminali di origine meridionale ndrangheta calabrese, camorra campana e quarta mafia pugliese - un escalation decisamente significativa, in termini di organizzazione, strategie di sviluppo, capacità di controllo del territorio nelle zone indigene, prospettive di penetrazione in nuovi mercati criminali, potenza militare, capacità di infiltrazione politica ed economica, attitudine alla dimensione di impresa criminale, sinergie criminali nazionali ed internazionali, che hanno finito con l avvicinare oltre le più pessimistiche previsioni le potenzialità criminali di queste organizzazioni a quelle della sempre temibile Cosa Nostra siciliana. Proprio in Piemonte, ad esempio, territorio apparentemente lontano, per storia, cultura, convenzioni sociali, dalle aree del Mezzogiorno, si è a più riprese registrata una significativa presenza della ndrangheta, probabilmente in ragione della massiccia immigrazione calabrese verso le aree più industrializzate del paese, ma anche di una certa politica giudiziaria che ha destinato all obbligo di dimora in comuni piemontesi numerosi capi bastone calabresi, in base all ottimistica aspettativa, purtroppo puntualmente disattesa dall evidenza dei fatti, che questi non avrebbero saputo riprodurre il complesso sistema organizzativo ed il tessuto di valori guida delle rispettive consorterie in aree diverse dal territorio originario e non ancora colonizzate dalla criminalità di tipo mafioso. Proprio per esigenze di approfondimento a questo riguardo, connesse all incarico professionale rivestito e all interesse personale per le fenomenologie mafiose, ho ritenuto dunque di operare una sintesi dell evoluzione di queste organizzazioni criminali, di taglio esclusivamente storico-sociale, non proponendosi il presente lavoro di analizzare l attività 3

delle predette organizzazioni criminali mediante l analisi di indicatori statistici, ma piuttosto di approfondirne origine ed evoluzione allo scopo di migliorarne la comprensione dell attuale configurazione. Obiettivo della presente monografia è dimostrare che i caratteri peculiari e le diverse strategie evolutive di queste tre organizzazioni si traducono in una spiccata originalità criminale, troppo spesso sottovalutata e erroneamente celata dall asserzione, peraltro infondata e conseguentemente foriera di giudizi e valutazioni fuorvianti, secondo cui le stesse altro non sarebbero che semplici variabili regionali della mafia siciliana. 4

La Camorra campana 1.1 Origini Secondo il Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri di Raffaele D Ambra, il termine camorra significa il denaro o la cosa esatta dal camorrista 1 sottintendendo quindi un pagamento forzato cui ci si adeguerebbe per non incorrere in ritorsioni violente. Il significato corrente nella lingua italiana è invece: lega di persone disoneste per ottenere illecitamente favori o guadagni ingiusti o anche l insieme delle loro arti e delle loro azioni, un accordo per usare soperchierie, un agire ingiustamente a vantaggio proprio ed a danno altrui. 2 Dunque dal concetto di frutto dell estorsione (cui di conseguenza è associata un attività delinquenziale) 3, proprio del dialetto napoletano di fine 800, nel passaggio all italiano si assiste all adozione di un significato che ne evidenzia maggiormente la componente organizzativa; se quindi al termine mafia storicamente si fa corrispondere in primis un comportamento, una forma mentis, 4 per definire la parola camorra si è fatto ricorso, già nel passato, ad un attività illecita (esercitare l estorsione), ad una peculiare modalità d azione ed in ultima istanza ad una organizzazione delinquenziale. 5 Storicamente si ritiene che la genesi della camorra sia da ricercarsi nella Napoli dei primi anni dell 800; Galasso si spinge ad osservare che la fase di gestazione del fenomeno risalirebbe addirittura al secolo precedente, in funzione del rafforzamento, a livello dell amministrazione comunale, dei ceti professionistici e dell alta borghesia, a discapito di artigiani e commercianti che erano invece tradizionalmente molto solidi nei quartieri popolari. 1 R.D Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, Napoli, 1873. 2 Dizionario enciclopedico italiano, Istituto Enciclopedico Italiano Treccani, Roma 1961, ad nomen. 3 lo scopo della camorra è quello di estorquere denaro [...] Il camorrista profittando della pusillanimità di alcuni estorque il danaro a titolo di prezzo della sua protezione (Corte d appello di Catanzaro Sezione di Accusa, Sentenza emessa nei confronti di Calarco Domenico più 48, Archivio di Stato di Catanzaro, v. 119, 19 agosto 1885). 4 A questo proposito si vedano F.Lestingi, La mafia in Sicilia, in Archivio di psichiatria, scienze penali, e antropologia criminale, 1880 (cit. in R.Canosa, Storia della criminalità in Italia 1845-1945, Einaudi, Torino 1991, pp. 98-99 nota) G.M. Puglia, Il mafioso non è un associato per delinquere, in La scuola positiva, 1930 (cit. in R.Canosa, op.cit., p.293 nota) e H.Hess, Mafia, Laterza, Roma-Bari 1984. 5 Cfr. I.Sales, La camorra le camorre, II edizione rivista e accresciuta, Editori Riuniti, Roma 1993, p.23.

Il loro prevalere segnò un distacco via via più netto tra il potere cittadino e la massa di popolazione in meno felici condizioni. Di conseguenza ci fu un allentamento della disciplina sociale, di quella disciplina che fino ad allora si era mantenuta. Ed è in questa condizione che le prepotenze, gli abusi, le estorsioni certamente largamente praticati possono essersi coagulati in ciò che poi è stata la camorra. 6 E peraltro opportuno ricordare che la ricostruzione operata da Galasso è stata ritenuta poco convincente da Isaia Sales, che ne ha contestato il riferire l origine camorrista ad un espressione di quel disordine sociale scaturito dall incapacità del governo della città di gestire il malcontento serpeggiante tra il popolino. Al contrario l impressione è che essa rappresenti un ordine nel disordine sociale, che essa disciplini e contenga a suo modo la violenza spontanea che si sprigiona dalle condizioni miserevoli in cui viveva gran parte della popolazione. 7 Per Sales la camorra trarrebbe invece la sua origine dalle particolari circostanze politiche ed economiche che investirono la città di Napoli a seguito del tentativo repubblicano del 1799 che, se da un lato permise un incremento del peso politico della plebe, dall altro determinò un peggioramento delle condizioni di vita della stessa a seguito del crollo di un economia che si fondava principalmente proprio sul servizio a quel ceto nobiliare e alto borghese che le condizioni di disordine della Napoli dei primi anni dell 800 avevano allontanato dalla città. Se a questo malessere sociale si aggiunge la strategia dei Borboni (che restaureranno la monarchia nel 1815), di fomentazione del conflitto tra popolino e ceto liberale responsabile dei moti del 1799, anche mediante il ricorso ad una sorta di tolleranza poliziesca nei confronti delle attività illecite del primo, si comprende come si possa arrivare a sostenere che la camorra fu una sorta di società segreta criminale, alleata del potere in funzione anti- liberale, all interno della quale si aggregò tutto il malessere sociale degli strati più violenti della plebe e che si contrappose ad altre società segrete, espressione della borghesia e della nobiltà, quali la Carboneria e la Massoneria. E opportuno sottolineare che il rapporto con il potere costituito non si esaurisce con l episodio della restaurazione della monarchia borbonica, essendo questo un tratto distintivo della modalità d azione della camorra, centrale e manifesto, dalla sua lontana origine storica sino a giorni più 6 G.Galasso, Intervista sulla storia di Napoli, a cura di P.Allum, Laterza, Bari 1978, p.203. 7 I. Sales, op.cit., p.34. 6

recenti 8. Proprio la necessità di instaurare un rapporto organico con la plebe e la consapevolezza del carattere mercenario della camorra 9, indurrà, all indomani della sconfitta nella rivoluzione del 1848 10, anche i liberali a cercare un collegamento con i suoi esponenti in chiave antiborbonica; 11 tale vincolo culminerà nel gravissimo episodio del 1860, quando il prefetto Liborio Romano, in attesa dell arrivo delle armate di Garibaldi, riterrà inevitabile arruolare nella Guardia Nazionale esponenti della camorra, con lo scopo di reprimere i saccheggi e la mobilitazione sanfedista 12. Proprio l investitura camorristica operata da Liborio Romano ha indotto Luciano Violante ad affermare: rispetto a Cosa Nostra, per la camorra il rapporto storico con il potere politico nasce ufficialmente. 13 Sugli effetti dell inquinamento camorristico delle forze di pubblica sicurezza, scaturiti dalla scelta del prefetto Romano, si sofferma un rapporto di polizia del 1861: appartenenti alla camorra portanti il berretto delle Guardie nazionali e armati come sogliono di bastone animato [...] Gente facinorosa e ladra che si fa pagare dallo Stato un lavoro che non fa. 14 Ma di una compenetrazione tra camorra e politica e di un utilizzo strumentale alle proprie esigenze della seconda da parte della prima si trova anche traccia durante le prime elezioni della democrazia postunitaria e, nel 1904, nell acquisto dei voti e negli episodi intimidatori ai danni dell elettorato del deputato socialista Ettore Ciccotti, poi non rieletto 15. Gli episodi del 1860 chiariscono comunque perfettamente il rapporto tra la camorra e la plebe: la camorra riesce a contenere il popolo e ad 8 Mi riferisco in particolare al caso Cirillo che verrà analizzato in seguito. 9 Dietro pagamento la camorra è disposta a tutto (I.Sales, op.cit., p.45). 10 I moti del 1848 a Napoli erano infatti stati contraddistinti da un atteggiamento passivo ed in alcuni casi apertamente sfavorevole da parte delle classi popolari. 11 Cfr. I. Sales, op.cit., p.45. 12 Il 24 giugno del 1860 Francesco II di Borbone, costretto dalle imprese di Garibaldi, aveva promulgato la costituzione del 1848, ma la situazione dell ordine pubblico degenerò con grande rapidità, al punto che venne proclamato lo stato d assedio durante la notte del 26. Sembrava imminente il saccheggio sistematico della città da parte delle classi meno abbienti; la decisione di Liborio Romano, anche se moralmente assai discutibile ottenne il risultato auspicato. A questo proposito Monnier ha osservato: Francesco II se ne andò [...] senza trombe e tamburi e Garibaldi giunse senza colpi di fucile. E tutto ciò grazie ai camorristi. (M.Monnier, La camorra, notizie storiche raccolte e documentate, Berisio, Napoli 1965, p.128) Sull indispensabile contributo degli uomini della camorra in occasione della rivoluzione del 1860 si è soffermato anche lo storico borbonico Giacinto De Sivo che si è spinto a definire i moti come la rivolta dei camorristi ( G. De Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Trieste 1868, vol. II, p.98). 13 L.Violante, Non è la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane, Einaudi, Torino 1994, p.67, il corsivo è mio. 14 Archivio di Stato di Napoli, AP, f.202, fasc.4, Compimento dello stato dei camorristi di questa città, trasmesso dal Questore al Ministero dell Interno il 21 giugno 1861, citato in M.Marmo, Economia e politica della camorra napoletana nel secolo XIX, in Quaderni dell Istituto universitario orientale di Napoli, 2, 1988, p.107. 15 Cfr. I. Sales, op.cit., pp.45 e 101. 7

allearselo, dimostrando così di essere l unico vero potere popolare. [...] fino al 1860, la camorra viene dalla plebe e trova il suo potere nella plebe. I camorristi in genere sono dei senza-mestieri che vivono esclusivamente del controllo delle attività illegali. Esercitano una funzione di ordine e di controllo sociale, di cui di volta in volta si serve il potere costituito, il tratto mercenario è molto marcato. 16 Passando poi ad analizzare l argomento della penetrazione e della diffusione nel tessuto urbano della città, secondo un inchiesta della Prefettura di Napoli del 1875 17, parrebbe esagerata l affermazione, di matrice pubblicistica e letteraria, secondo cui la camorra era, all epoca, capillarmente presente in tutto il capoluogo campano con eguale forza ed influenza; esaminando l indagine, emerge che i quartieri con la maggiore presenza camorristica erano Mercato, Vicaria, Porto, e poi, in misura più blanda, Pendino, Montecalvario e Stella 18. Alla luce di tali evidenze emerge ancora una volta il carattere popolare della camorra, che esercitava una presenza più forte proprio in quelle parti della città dove era maggiore la presenza delle classi meno abbienti, e dove le condizioni socio economiche erano peggiori. Allo scopo di analizzare l evoluzione del fenomeno, Isaia Sales ha utilizzato uno schema di periodizzazione della storia della camorra che si fonda su cinque distinte fasi storiche 19 : il primo periodo comincia agli inizi dell ottocento e si conclude con l Unità d Italia e corrisponde alla nascita e alla legittimazione della camorra nella sua veste di unica portavoce degli interessi del popolo; il periodo successivo, che si apre con le repressioni postunitarie 20 e si conclude agli inizi del Novecento, è caratterizzato da una notevole espansione che Sales imputa agli allargamenti del 1882 e del 1889 del suffragio elettorale. Sarebbe inoltre riconducibile a questa fase storica un primo allontanamento della camorra dalla sua classe di origine, a seguito del 16 Ivi, pp.93-94. 17 Cfr. L.Mascilli-Migliorini, Povertà e criminalità a Napoli dopo l unificazione: il questionario sulla camorra del 1875, in Archivio storico della provincia napoletana, 1980. 18 Si tenga presente che la città nel 1875 era suddivisa in dodici quartieri; anche considerando che nell analisi di Mascilli-Migliorini mancano le risposte al questionario dei quartieri Avvocata e San Carlo all Arena, peraltro quartieri esterni, pare corretto dissentire dall affermazione secondo cui la camorra aveva a Napoli una distribuzione completamente omogenea. 19 Cfr. I. Sales, op.cit., pp.85-87. 20 Si pensi all epurazione posta in essere da Silvio Spaventa a Napoli a partire dal 1861 (Cfr. L.Violante, Non è la piovra, cit. p.68), o alle repressioni del 1862 a Caserta con l arresto di centinaia di camorristi (Cfr. I. Sales, op.cit., p.83) e alle successive ondate repressive del 1874, 1877, 1883 (Ivi, p.95). Una tale politica di persecuzione del fenomeno è da ricercarsi sia nell identificazione nella camorra nei vizi borbonici, sia nell atteggiamento dei suoi aderenti dopo l instaurazione della repubblica; essi infatti tornarono alle loro opere consuete servendosi delle acquistate benemerenze politiche per esercitare e organizzare su vasta scala il contrabbando sotto il nome di Garibaldi (M. Monnier, op.cit., p. 130) 8

suo impegno in alcune attività commerciali e del coinvolgimento nel sistema degli appalti per i servizi comunali e nell edilizia, che la conducono inevitabilmente ad entrare in contatto con entità economiche e politiche di più alto livello. E un periodo di grandi cambiamenti anche nel modo di porsi dei camorristi che, nella loro ricerca di legittimazione, avvertono l esigenza di fornire una rappresentazione di se stessi meno popolana, maggiormente ricercata e più simile ai benestanti 21. Per fornire un semplice esempio, si osservi che il capo della camorra di quegli anni, Ciccio Cappuccio, era addirittura stato soprannominato o signorino, appellativo decisamente in controtendenza rispetto agli anni della camorra del popolo, 22 ma ormai il nuovo modello di riferimento è quello che viene definito lo sciammeria, vale a dire il camorrista imborghesito. 23 Su questa mutazione di interessi e di stile, si sofferma anche l inchiesta della Prefettura di Napoli sulla penetrazione territoriale; in una delle risposte al questionario si legge: da un lato si assiste [...]a un numero minore di reati legati al piccolo contrabbando, ma, d altra parte, aumenta corrispettivamente la camorra in guanti gialli, quella cioè esercitata su grandi interessi economici e che poteva giovarsi di protezioni più elevate.[...] I mestieri svolti [...] indicano ancora la presenza di classi infime, ma già si segnala una partecipazione di piccola borghesia e di appartenenti alle classi elevate. 24 Il terzo periodo prende il via alla conclusione dell inchiesta Saredo 25 per concludersi al termine della seconda guerra mondiale; è questa una fase storica di notevole diminuzione della forza della camorra, le cui cause vanno ricercate in una serie di avvenimenti politici (i governi Giolitti con la sottrazione alla camorra di parte della sua base sociale 26, la progressiva 21 Si noti che dopo il 1875 viene addirittura accantonata l usanza di vestirsi e pettinarsi in quel modo particolare che, come una sorta di uniforme, caratterizzava il camorrista agli occhi degli altri uomini. 22 Cfr. I. Sales, op.cit., p. 96. 23 Cfr. A. De Blasio, Usi e costumi dei camorristi, Luigi Piero edizioni, Napoli 1897, p. 156. 24 L. Mascilli-Migliorini, op.cit., p.573. 25 Nel 1901, a seguito degli scandali politici verificatisi a Napoli, legati ad un sistema visceralmente corrotto e clientelare e culminati nelle dimissioni dell onorevole Agnello Alberto Casale, il governo nominò una commissione d inchiesta presieduta dal presidente del Consiglio di Stato, Giuseppe Saredo.( Cfr. L. Violante, Non è la piovra, cit., pp.63-64). Secondo la Commissione Saredo la camorra era profondamente mutata; le sue origini ottocentesche proletarie erano state sostituite, grazie all ignavia dello Stato, da una nuova classe di camorristi di estrazione borghese, abili nell infiltrazione nella pubblica amministrazione ed in generale in qualsiasi livello della società. (Cfr. Regia Commissione d inchiesta per Napoli, Relazione sull amministrazione comunale (relatore senatore G.Saredo), 1901, parte I, pp.49-50) 26 A questo proposito è molto interessante l osservazione di Sales secondo cui il nuovo sistema politico, oltre ad essere innegabilmente più affine alle classi popolari rispetto al passato, supera la camorra nel suo essere espressione delle componenti più povere della società in quanto oltre che offrire la protezione, cosa che già fa la stessa camorra, è in grado di garantire quella promozione sociale che sino a quel momento era stata solo un miraggio. (Cfr. I. Sales, op.cit., p.109). 9

avanzata del movimento socialista 27, la repressione voluta da Mussolini 28 ), sociali (l emigrazione di fine secolo, con un oggettiva diminuzione numerica dei più poveri, il miglioramento generale delle condizioni di vita, anche associato al risanamento urbano di alcune fra le zone più miserevoli di Napoli), giudiziari (il processo Cuocolo 29 e la pesante repressione ad esso seguita). Dunque, per quanto la camorra si sia sforzata di avviare rapporti organici con l autorità costituita e le classi superiori, questo suo tentativo di partecipazione attiva al sistema di potere non si concretizza, perlomeno non completamente; quella camorristica è un integrazione improntata alla subalternità, poichè il suo essere intrinsecamente mercenaria la relega ad una semplice funzione di servizio che non può essere durevole. Conseguentemente il sistema di potere alterna fasi in cui se ne serve attivamente ad altre in cui la disconosce, il tutto in funzione dei propri interessi; la camorra non riesce nel suo intento di saltare il fosso che separa le classi meno abbienti dal resto della società non potendo quindi realizzare l obiettivo di rappresentare i valori della società nel suo complesso, ma rimanendo invece allo stadio incompiuto di quello che Sales definisce un illegalismo popolare di massa 30. Nel processo Cuocolo, ad esempio, sono coinvolti gli stessi uomini che nel 1904, in combutta con il prefetto, avevano impedito la rielezione di Ciccotti e che ora venivano giudicati come volgari delinquenti. E ancora nelle mani del ceto dominante far considerare la camorra come delinquenza o come sfera ambigua ma necessaria del potere. 31 27 Peraltro è documentato che, già nel 1898, in occasione delle proteste di piazza seguite alle cannonate milanesi di Bava Beccaris, la plebe non era più strumentalizzata dalla camorra, ma seguiva gli indirizzi dettati proprio dal partito socialista. 28 Gli anni del regime fascista rappresentarono un aperta rottura nella storia della camorra. La monopolizzazione della violenza che caratterizzò il regime di Mussolini, a fronte dell inconsistenza di una camorra enormemente indebolita a seguito delle mutate condizioni sociali e politiche dei primi decenni del Novecento furono determinanti nel permettere un operazione di repressione ben più agevole di quanto lo fu in Sicilia con la mafia. Questo anche in considerazione dell assenza in Campania, fatte salve alcune zone del casertano, di un forte movimento contadino che si opponesse ai fascisti. (Cfr. I Sales, op.cit., pp.122-123 e G. Capobianco, Appunti sulle origini del fascismo in Terra di Lavoro e momenti della Resistenza operaia e popolare 1921-1923, a cura della Federazione comunista di Caserta, 1983, pp. 10-11) 29 Nel 1911 si celebra il cosiddetto processo Cuocolo, vero e proprio processo alla camorra, scaturito dalla barbara uccisione di Gennaro Cuocolo e della moglie che erano stati condannati a morte dalla Gran Mamma, il tribunale della Camorra.(Cfr, I.Sales, op.cit., p.73). 30 Ivi, p.104. 31 Ivi, p.103. 10

La ricomparsa della camorra 32 dopo la repressione fascista coincide con l inizio della sua quarta fase storica, che sarebbe caratterizzata da una più marcata origine provinciale 33 piuttosto che napoletana in senso stretto; gli anni cinquanta sono anche gli anni dell esplosione del contrabbando 34, attività illecita in cui la camorra si specializza. Complessivamente pare corretto rimarcare che in questo periodo si consolida una sorta di subalternità della camorra rispetto all enorme potere che va acquisendo Cosa Nostra (i cui tentacoli si estenderanno poi sino a Napoli proprio in funzione dell affiliazione dei contrabbandieri campani). Infine si arriva al quinto periodo, l attuale, che Sales fa cominciare all inizio degli anni sessanta, contestualmente alle prime tracce della modernizzazione del Sud. All inizio di questa fase, non esiste ancora una camorra con una struttura centralizzata, ma piuttosto sono presenti sul territorio napoletano vari gruppi indipendenti che si spartiscono, per zone di competenza, il controllo sulle attività illegali; si tratta a tutti gli effetti di una criminalità che è ad un livello organizzativo più elevato rispetto a quella comune, ma è ancora ben lontana dalla complessità rappresentata dal modello siciliano del periodo. 32 Si tenga presente che l immediato dopoguerra non vede la presenza di una camorra organizzata sulla falsariga di quella risorgimentale, ma a ricomparire sono i singoli camorristi che vanno a rioccupare le posizioni di controllo dei traffici illeciti ad un livello comunque molto basso. Se si considera che è pressoché totalmente assente anche la presenza politica della camorra (nessun indirizzo sui grandi temi del dopoguerra), è forse più corretto classificare queste entità sopravvissute al fascismo nella categoria del gangsterismo. 33 E all inizio degli anni cinquanta che fanno la loro comparsa a Napoli i cosiddetti guappi di provincia (Cfr. I.Sales, op.cit., p.134) a seguito del boom delle produzioni ortofrutticole da esportazione di alcuni comuni agricoli vicini al capoluogo campano. Il loro ruolo è quello di fare il prezzo della merce che arriva sulla piazza di Napoli, unilateralmente, senza alcuna logica di mercato riferibile alla domanda e all offerta. Si tratta di individui che detengono il monopolio del prodotto da contrattare e delle relazioni sia con i produttori che con i grandi distributori, mediante una regolazione violenta e autoritaria di rapporti commerciali tra un mercato fortemente attivo e un offerta enormemente spezzettata, un punto di riferimento nell impatto agricolturamercato, nell assenza di moderne strutture mercantili e nella subalternità, in questa fase di ripresa economica, della campagna alla città. (Ivi, p.135). Altri ambiti dove questa nuova camorra esercita un ruolo di mediazione sono il commercio di tessuti, la produzione e distribuzione del latte e la macellazione clandestina di carni. (Cfr. G.Tutino, Camorra 1957, in Nord e Sud, n.35, dicembre 1957, pp.75-90.) 34 L enorme numero di bombardamenti subiti dalla città di Napoli tra il 1940 ed il 1943 aveva delineato una situazione sociale ai limiti della sopravvivenza per le classi meno abbienti; a questo proposito Paolo Ricci ha scritto: La plebe di Napoli nel 1943 pareva la plebe della città viceregnale (P.Ricci, La nuova camorra porta la pistola sotto l ascella, in Vie Nuove, n.20, 1959). Siffatta situazione aveva determinato un ricorso di massa ai traffici illegali, tra cui ovviamente il contrabbando; la peculiarità è che nonostante la guerra finisca, questo massiccio ricorso all illecito non si esaurisce come in altre parti d Italia, ma, soprattutto per il contrabbando di tabacchi, esplode prima con i furti nei depositi alleati e poi con la nascita di piccole fabbriche che si dedicano alla produzione illegale. Tuttavia, almeno in questa fase, la direzione del traffico di sigarette non sarà prerogativa della camorra, che è ancora troppo debole, ma come ha osservato Sales In assenza di una forte organizzazione criminale locale, Napoli per due decenni sarà terreno di conquista della mala internazionale. Siciliani, genovesi, corsi, marsigliesi si alterneranno nel controllo del contrabbando di sigarette. (I.Sales, op.cit., p.132). 11

La svolta si verifica nel 1960, a seguito di un evento politico internazionale quale è il passaggio del Marocco alla monarchia; ciò determina la chiusura del porto franco di Tangeri ed il conseguente spostamento del grande contrabbando di tabacchi dalla via tirrenica a quella adriatica. Questo accadimento è responsabile di notevoli cambiamenti nel costo del prodotto e nelle modalità di pagamento dello stesso: le organizzazioni acquirenti avrebbero da quel momento in poi versato in anticipo la metà del costo dell intero carico e pagato l importo del nolo della nave. 35 Quindi, per quanto la camorra, sin dal dopoguerra, fosse stata protagonista nel mercato illegale del contrabbando, le diviene ora impossibile, a fronte delle mutate condizioni dello stesso, continuare a gestirlo efficientemente, soprattutto perchè essa non è forte a sufficienza dal punto di vista economico. Il mutare del sistema finanziario negli scambi di tabacchi lavorati esteri comporterà l ingresso sulla scena di nuovi protagonisti. 36 Se, a tale modifica strutturale delle condizioni di questo mercato illecito, si aggiunge che Cosa Nostra siciliana deteneva notevoli disponibilità di capitali da investire, frutto delle proprie attività illegali connesse alla speculazione edilizia di Palermo, che molti boss siciliani vennero inviati in quegli anni al confino proprio a Napoli e che il contrabbando è attività illecita per definizione non legata ad un singolo contesto, ma che necessita di strutture logistiche extraterritoriali, si può arrivare a comprendere quali siano stati i presupposti di quel fenomeno che è stato definito mafizzazione della camorra 37. La concatenazione di questi elementi apparentemente distinti è dunque responsabile dell evoluzione della camorra a fenomeno criminale di spicco; i boss siciliani, non appena giunti a Napoli, allacciano immediatamente rapporti di comparaggio con le cosche locali. Si noti, peraltro, che quella di Cosa Nostra è una strategia assolutamente innovativa rispetto ad un passato che mai aveva visto la collaborazione tra i due sodalizi, separati da un profondo gap culturale e comportamentale. Il boss della vecchia mafia non amava l ostentazione, parlava poco, minimizzava la sua influenza e la riservatezza caratterizzava il suo potere e i suoi consumi. Il camorrista invece non aveva riservatezze, ostentava con anelli d oro e penne stilografiche lucenti una agiatezza e una cultura che non 35 La malavita organizzata in Campania, in Nord e sud, aprile-giugno 1982, n.18, p.12, il corsivo è mio. 36 R. Gorgoni, Periferia infinita. Storie d altra mafia, Argo, Lecce 1995, p.256. 37 Cfr., I. Sales, op.cit., pp. 142-146. 12

aveva, si esibiva nelle tirate e zumpate, tutte manifestazioni chiassose perchè praticate in pubblico. 38 Queste notevoli differenze avevano originato una profonda avversione tra le due entità criminali che si manifestavano anche negli Stati Uniti, dove tra Cosa Nostra americana e la Mano Nera (organizzazione composta e diretta da campani) i rapporti erano talmente tesi dal finire col degenerare in guerra aperta. Michele Pantaleone ha rilevato che fu importantissimo il ruolo di mediazione giocato, sia nel contesto americano che in quello italiano, dal boss Lucky Luciano, che, non a caso, dopo la guerra e le espulsioni da Cuba e dagli Stati Uniti decise di stabilirsi proprio a Napoli, nonostante fosse di origine siciliana. 39 Ma aldilà di tali considerazioni legate al passato, è opportuno osservare che la relazione che legherà mafia e camorra avrà comunque caratteristiche asimmetriche, essendo chiaro il predominio di Cosa Nostra, che si serve della manovalanza camorristica, anche in chiave militare nel conflitto con i marsigliesi, ma che non rinuncia al monopolio organizzativo del contrabbando prima e del traffico di stupefacenti poi. La prima Commissione parlamentare antimafia ha sintetizzato il rapporto mafia - camorra di questa fase definendolo una collaborazione intermedia nella quale la camorra giocava una buona parte dei suoi interessi economici e si accontentava di lauti profitti, mentre la mafia organizzava. 40 Alla collaborazione intermedia, propria di tutti gli anni sessanta, si sostituisce poi un modello improntato a quella che Lupo definisce strategia di internalizzazione, 41 cioè il ricorso di Cosa Nostra ad una vera e propria affiliazione di soggetti esterni, con il duplice scopo di riprodurre su territori non tradizionali le sue strutture classiche e contestualmente di ridurre le possibilità di scontro con la criminalità autoctona, che essendo inglobata diviene essa stessa parte dell universo mafioso siciliano. Per Tommaso Buscetta: inizialmente i rapporti dei suddetti [i camorristi n.d.r.] con elementi di Cosa Nostra erano solo di affari e 38 M.Pantaleone, Poi arrivò Lucky Luciano e anche Napoli fu Cosa Nostra, in I Siciliani, marzo 1983, pp.166-167. 39 Ibidem. E opportuno precisare che la decisione di Luciano scaturisce sia dall aver preso coscienza dell enorme importanza che Napoli può rivestire per il mondo dell illegalità, ma anche da una valutazione strategica che lo induce a evitare pericolose intromissioni nei delicati equilibri di Cosa Nostra a Palermo. Peraltro è documentato lo stretto rapporto che lo lega ai fratelli La Barbera, protagonisti della prima guerra di mafia, in ordine al traffico di stupefacenti. 40 Commissione parlamentare d inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia (legge 20 dicembre 1962, n.1720, Atti della Commissione, AP, Camera dei Deputati, VI legislatura, doc.xxiii, n. 2, Tipografia del Senato, Roma 1976, pp.414-415. 41 Cfr S. Lupo, Storia della mafia dalle origini ai giorni nostri, Donzelli Editore, Roma 1996, p.236. 13

riguardavano soprattutto il contrabbando di tabacchi; in seguito i legami con Pippo Calò, con i Corleonesi, e con i Greco di Ciaculli sono divenuti tanto intensi che anche i napoletani, unico esempio finora noto, sono divenuti appartenenti alla Cosa Nostra di Palermo a pieno titolo. 42 Anche i magistrati di Palermo si sono soffermati sulla strategia posta in essere da Cosa Nostra nei confronti del contrabbando e della camorra, osservando: la mafia, infatti, allo scopo di assumere il controllo e la direzione dell intero traffico di tabacchi, non disdegnava di reclutare come uomini d onore semplici sigarettai il cui unico merito era quello di essere esperti contrabbandieri, a prescindere dal possesso dei requisiti che solitamente venivano richiesti agli aspiranti uomini d onore. 43 Peraltro pare che, nonostante le affiliazioni, i rapporti tra napoletani e siciliani non fossero dei migliori; per Calderone: l accordo tra siciliani e napoletani per la gestione del contrabbando di sigarette non durò comunque a lungo. Si erano creati troppi contrasti. Era diventato impossibile controllare che tutti mantenessero fede agli impegni presi. I napoletani, come al solito, facevano i furbi. A ogni turno, cercavano di scaricare molte più casse di quelle stabilite. Eravamo nel 1979, e c era pure la droga che attirava gli uomini d onore più potenti. 44 Calderone, in questo passaggio, pone dunque l accento sull importanza che rivestirà il business del traffico di stupefacenti; l esperienza del contrabbando, con le sue reti organizzative già strutturate da anni e con il knowledge degli uomini che se ne occupano, si presta ottimamente ad essere riconvertita nel ricco mercato della droga. 45 Per Sales, è con il ruolo occupato nel traffico internazionale della droga, alla metà degli anni settanta, grazie all unificazione che avviene tra le reti del contrabbando e quelle dei traffici di droga, che la camorra comincia a varcare i confini campani, a crearsi una sua precisa identità mafiosa, a divenire, cioè, un organizzazione di quadri criminali di una certa consistenza. Il traffico di droga sprovincializza i delinquenti campani e dà loro una dimensione nuova nella gerarchia criminale. 46 42 C. Stajano (a cura di), Mafia. L atto di accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma 1986,p. 95. 43 Ivi, p.92. 44 P. Arlacchi, Gli uomini del disonore. La mafia siciliana nella vita del grande pentito Antonino Calderone, Mondadori, Milano 1992, p.121. 45 Cfr. C. Guglielmucci, Economia della società camorristica, in F. Barbagallo, (a cura di), Camorra e criminalità organizzata in Campania, Liguori, Napoli 1988, p. 119. 46 I. Sales, op.cit., p.148. 14

Si tratterebbe quindi di un doppio salto di qualità effettuato dalla camorra, prima, all inizio degli anni sessanta, mediante la collaborazione con la mafia siciliana nella gestione del contrabbando e poi, verso la metà del decennio successivo, con l ingresso nel mercato degli stupefacenti. La mafizzazione della camorra è dunque direttamente responsabile dell evoluzione dei sodalizi criminali napoletani che assumono una struttura analoga alle cosche siciliane, con un forte familismo e legami interni molto robusti. Ciò in virtù del fatto che controllare mercati illegali ad elevata complessità necessita di un organizzazione criminale strutturata, in grado di garantire il notevole rischio d impresa ad essi connesso; inoltre essere i fiduciari a Napoli di Cosa Nostra, significa lavorare sotto l ombrello di quel marchio di garanzia che identifica la mafia siciliana in tutto il mondo e conseguentemente assumerne le caratteristiche. Siffatta evoluzione della camorra fa sì che la sua attività non si esaurisca con il controllo del rifornimento di altri mercati, gestito in società con Cosa Nostra, andando altresì ad investire un ambito locale di proporzioni enormi se solo si pensa che, da uno studio effettuato nel 1982 da Pci e Fgci in merito al traffico di droga in Campania, si delinea la fotografia di un mercato che fornisce profitti per quattrocento miliardi l anno e una liquidità circolante tra i 10000 e i 15000 miliardi di vecchie lire. 47 Inoltre, la possibilità di gestire, a scopo di riciclaggio, ingenti capitali in un primo momento riferibili perlopiù ad attività di Cosa Nostra, ma poi frutto dell impegno diretto della camorra nel contrabbando e nel traffico di stupefacenti, fa sì che essa, in questi anni, assuma caratteristiche di modernità soprattutto in ordine alle proprie capacità imprenditoriali. Gli enormi profitti derivanti da sigarette e droga le hanno finalmente permesso di legittimarsi socialmente, abbattendo quella storica barriera che la separava dalle classi dominanti ed entrando quindi in contatto con quei ceti economici, finanziari e politici di Napoli e dintorni, il cui appoggio permette, per la prima volta, un attivo impegno nell ambito della speculazione edilizia che si concreterà in un controllo capillare degli appalti e nel monopolio della costruzione di immobili nelle zone sottoposte ad un maggiore controllo camorristico. Questa attitudine affaristica, sino ad ora sconosciuta all organizzazione criminale campana, arriva ad investire a trecentosessanta gradi l illegalità sottesa alla realtà napoletana e soprattutto della sua provincia; sono infatti 47 Cfr. Droga e camorra in Campania, Coop.Editrice Sintesi, Napoli 1982, p.64. 15

documentati interessi anche nella gestione delle bische e dei locali notturni, nel racket, nel mercato di prodotti ortofrutticoli e nelle agenzie immobiliari. 48 Peraltro è opportuno sottolineare che il traffico di stupefacenti, se da un lato, in virtù degli enormi guadagni ad esso connessi, ha permesso alla camorra di assurgere al ruolo di grande criminalità organizzata, dall altro, destando un forte allarme sociale, ha rotto quel fronte compatto della subcultura dell illegalità che sino a quel momento aveva permesso la sopravvivenza secolare di mercati pubblici illeciti, ha posto in essere la fine della tolleranza istituzionale e piccolo borghese che sino ai tempi del semplice contrabbando era stata una caratteristica di Napoli e dintorni. Molti studiosi del fenomeno usano fare originare la fase imprenditoriale della camorra con la gestione illegale della ricostruzione post terremoto del 1980; in realtà, come si è visto, questa fase era già iniziata in sordina agli inizi degli anni settanta, e si era consolidata con il precipuo ruolo economico assunto dal sistema delle autonomie locali in quegli anni, ruolo semplicemente accresciuto dal terremoto. Con il terremoto l Italia scopre la camorra, ma non è che il terremoto abbia dato inizio alla camorra come impresa. 49 1.2 Raffaele Cutolo e l esperienza della N.C.O. Mentre, dunque, si stava consolidando un lento processo di mafizzazione della camorra grazie alla riconversione del traffico di sigarette in quello della droga, veniva alla luce un altro tipo di organizzazione delinquenziale ad opera di Raffaele Cutolo: la Nuova Camorra Organizzata. E questo tipo di organizzazione che va attentamente studiata, perchè difficilmente assimilabile all altra camorra, avendo caratteristiche e motivazioni del tutto diverse. Il terremoto del novembre 80 trova già operanti questi due tipi di camorra, che schematicamente si possono definire l uno camorra-impresa e l altro camorra-massa; l uno a più spiccate caratteristiche mafiose, l altro a più spiccate caratteristiche sociali. 50 Sino all inizio degli anni ottanta, la camorra non si impone all attenzione dell opinione pubblica nazionale, per quanto nella sua zona di origine si percepisca già da tempo la sua ingombrante presenza; l opinione 48 Cfr. I. Sales, op.cit., pp.149-150. 49 Ivi, pp. 150-151. 50 Ivi, pp.161-162. 16

comune era ancora di considerarla fenomeno tradizionale-culturale, legato ad una particolare realtà geografica, e conseguentemente destinato a scomparire con l evoluzione socioeconomica di quel contesto, sicuramente non paragonabile, in termini di pericolosità sociale, a Cosa Nostra. In occasione del grave sisma che colpisce Campania e Basilicata nel novembre del 1980, finalmente il dibattito politico e sociale esplode. Ciò avviene innanzitutto in seguito ai violenti scontri tra detenuti appartenenti a schieramenti rivali, verificatisi nel carcere di Poggioreale nei momenti di panico che seguono il terremoto circostanza che permette di prendere coscienza del fatto che in Campania si sta combattendo una vera e propria guerra di camorra - e poi, più tardi, in relazione alle palesi infiltrazioni camorristiche nell opera di primo soccorso e ricostruzione. 51 Eclatante è soprattutto l azione della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, organizzazione peraltro non nuova ma presente sul territorio campano già da alcuni anni. L origine di questo sodalizio sarebbe da ricercarsi nel mondo carcerario, ambiente storicamente fertile per la germinazione e lo sviluppo della fenomenologia camorristica 52. Luciano Violante a questo proposito ha osservato che nella cultura camorristica entrare in carcere è un segno di valore, significa che si sono commessi reati gravi; è perciò abituale vantarsi delle detenzioni subite[...] La camorra non ha organizzazioni ben strutturate, nè affidabili criteri di selezione degli affiliati, nè cerimonie iniziatiche particolarmente radicate. Il carcere diventa così un banco di prova che supplisce alla mancanza di altri criteri e procedure di selezione. Il passaggio attraverso il carcere mostra la qualità criminale del camorrista, il suo comportamento in carcere dimostra se è in grado di comportarsi bene in condizioni di difficoltà.[...] Conta anche lo stretto rapporto tra camorra e malavita, il ruolo storico di governo della malavita minore. 53 Raffaele Cutolo inizia il progetto NCO proprio dal carcere, mediante l affiliazione di molti detenuti a cui vengono assicurati, in cambio della lealtà all organizzazione, concreti aiuti alle famiglie, assistenza finanziaria e legale, solidarietà da parte degli altri membri del clan per migliorare le proprie condizioni di permanenza in prigione. 51 Cfr. R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove. Radicamento ed espansione, Donzelli editore, Roma 1998, p.165. 52 Sull importanza dell ambiente carcerario sin dalle origini della camorra, si veda I. Sales, op.cit., pp.88 e sgg. 53 L. Violante, Non è la piovra, cit., pp.141-142. 17

La Commissione Parlamentare antimafia, nella Relazione sulla Camorra del 1993, a proposito della Nuova Camorra Organizzata rileva: ad un ceto delinquenziale sbandato e fatto spesso di giovani disperati, Cutolo offre rituali di adesione, carriere criminali, salario, protezione in carcere e fuori. Si ispira ai rituali della camorra ottocentesca, rivendicando una continuità e una legittimità che altri non hanno. Istituisce un tribunale interno, invia vaglia di sostentamento ai detenuti più poveri e mantiene le loro famiglie. [...] Vive di estorsioni, realizzate anche attraverso la tecnica del porta-a-porta. Impone una tassa su ogni cassa di sigarette che sbarca. Vuole imporsi ai siciliani, che non si sottomettono. Impera con la violenza più spietata. 54 Dunque uno dei principali capisaldi del sodalizio criminale promosso da Raffele Cutolo è da ricercarsi nel suo essere un organizzazione illegale del tutto autoctona, che si contrappone all egemonia posta in essere da Cosa Nostra sulle cosche campane e conseguentemente si scontra con quei gruppi camorristici che restano in relazione con quest ultima. Proprio a tale scopo è da interpretarsi l intimo rapporto di Cutolo con la ndrangheta calabrese; 55 le testimonianze di alcuni pentiti gli hanno addirittura attribuito una vera e propria affiliazione alla stessa, che sarebbe avvenuta nel carcere di Poggioreale sotto l egida di importanti boss calabresi quali Piromalli, De Stefano e Mammoliti. 56 L organizzazione calabrese sarebbe dunque l originario modello organizzativo a cui si ispira Cutolo, anche se l evoluzione della Nuova Camorra Organizzata sarà poi contraddistinta da caratteristiche ben diverse dalla ndrangheta; 57 ma, a prescindere dallo schema logistico di riferimento, è il forte rapporto che lega Camorra di Cutolo e Ndrangheta a influenzare gli equilibri criminali del sud di questi anni. L asse Cutolo De Stefano caratterizzò per un lungo periodo (1977-1982) l assetto della criminalità organizzata nell intero meridione d Italia, influenzando le più rilevanti vicende delittuose, come omicidi, traffico di droga, sequestri di persona. 58 54 Commissione parlamentare antimafia, Relazione sulla camorra, (relatore Luciano Violante), approvata a maggioranza il 21 dicembre 1993. A.P., Camera dei Deputati-Senato della Repubblica, XI legislatura, doc. XXIII, n.12, Roma 1993, pp.43-44. 55 Cfr. E. Ciconte, Ndrangheta dall Unità a oggi, Laterza, Roma-Bari 1992. 56 Cfr. Tribunale di Reggio Calabria, Procedimento penale n.46/93 r.g.n.r. D.D.A. a carico di Condello P. ed altri, Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia, Reggio Calabria 1995, p.4741. 57 Si pensi, solo per fare l esempio più ovvio, al familismo su cui si basa la struttura delle cosche calabresi, ben più di quelle siciliane, contrapposto alla struttura aperta di massa della NCO, che affilia indipendentemente dai legami di sangue. 58 Tribunale di Reggio Calabria, Ordinanza sentenza contro Albanese M. più 190, Reggio Calabria 1988, pp. 188-189. 18

E comunque interessante porre l accento sull intreccio di caratteristiche che stanno alla base della NCO: contrapposizione allo straniero colonizzatore, in particolare siciliano, compattamento intorno a comuni codici antropologici e culturali, riferibili all antica tradizione camorristica ottocentesca, ricorso al modello ndranghetistico nella scelta delle caratteristiche organizzative e normative. Raffaele Cutolo, mediante l impiego di questi elementi, ha tentato di pervenire ad un identità regionale su basi delinquenziali. 59 Mi auguro che continui la nostra storia perchè sia io che voi tutti abbiamo dimostrato e rivelato quale sia la forza del nostro animo e del nostro carattere che rinnovando i fasti antichi di Napoli e della Campania abbiamo restituito un popolo alla sua dignità... per imporre noi il destino della nostra Campania con il simbolo del Vesuvio. 60 Nel passaggio precedente emerge con assoluta chiarezza il tentativo posto in essere da Cutolo di strumentalizzare l identità regionale in funzione aggregante, mediante il ricorso a richiami simbolici appartenenti al codice culturale campano. Tale elemento si combina perfettamente con la propensione della NCO a difendere i più poveri ed indifesi poichè dà luogo ad una sorta di filosofia della criminalità, nei cui valori si identificano i suoi aderenti e che in tal modo giustificano agli occhi della società il proprio agire fuori legge 61. Cutolo è probabilmente stato il solo boss malavitoso ad avere elaborato una sorta di filosofia, una teoria capace, a modo suo, di supportare la prassi quotidiana delle violenze. 62 Tra il febbraio del 1978 e il maggio 1979, Cutolo è latitante a seguito dell evasione dall ospedale psichiatrico di Aversa; in questo breve periodo riesce a strutturare la NCO in modo verticistico, a nominare rappresentanti a capo delle province di Napoli, Salerno e Caserta, a estendere il proprio potere su tutta la Campania, a stringere rapporti con la mala milanese di Turatello e Vallanzasca, a rafforzare i legami con la ndrangheta, e addirittura a tentare la colonizzazione di un area in espansione come la Puglia, mediante la creazione di una organizzazione sottomessa alla NCO sul territorio pugliese con caratteristiche organizzative speculari. 63 59 I. Sales, op.cit., p.177. 60 R. Cutolo, Poesie e pensieri, Berisio, Napoli 1980, p.57. 61 Ecco da dove trarrebbe la sua origine la caratteristica della NCO di dare ampio risalto pubblico alle proprie attività illecite. I camorristi scrivono lettere ai giornali, fanno dichiarazioni e soprattutto rivendicano ripetutamente gli omicidi. (I. Sales, op.cit., p. 181) 62 F. Durante, Don Raffaele manda a dire, in Il Piccolo, 22 giugno 1983. 63 Cfr. R. Sciarrone, op.cit., p.167, 169. 19

L approfondita analisi dell ambizioso progetto di Cutolo, teso a pervenire al controllo onnicomprensivo di tutte le forme di illegalità su un determinato territorio, ha indotto Sales ad affermare: non si può assolutamente sottovalutare il fatto che con Cutolo sia stata costruita la più capillare organizzazione criminale mai pensata, almeno in Italia; un organizzazione che non ha paragoni non solo nella storia passata della camorra, ma dell intera criminalità internazionale. 64 Anche Lamberti si è soffermato sul progetto cutoliano: questo progetto non solo prevedeva la centralizzazione e la direzione unificata della attività criminale a livello micro e macro, ma aveva due importanti conseguenze: quella di espandersi su nuovi territori e quella di dar vita, di impiantare nuove attività criminali. 65 Ovviamente, le famiglie camorristiche legate da anni a Cosa Nostra non possono permettere all organizzazione di Raffaele Cutolo di raggiungere l auspicato predominio dei mercati illegali campani; al 1978 risale il tentativo di Michele Zaza di creare una struttura federativa di tutte le cosche non facenti parte della NCO, denominata Onorata Fratellanza. A questo primo tentativo di contrastare la rapida ascesa di Cutolo, segue, in stretta intesa con Cosa Nostra, la creazione della Nuova Famiglia 66 e, conseguentemente, in Campania scoppia un conflitto feroce, con un numero di omicidi che non si discosta da quello della seconda guerra di mafia che si sta combattendo a Palermo nello stesso periodo. 67 Isaia Sales ha osservato che, all origine della guerra di camorra che vive la sua fase più violenta tra il 1977 ed il 1983, ci sarebbe anche una componente imputabile al tentativo di monopolizzare il traffico di stupefacenti; le famiglie collegate a Cosa Nostra erano infatti inizialmente impegnate esclusivamente nel traffico di eroina, mentre pare che i cutoliani si occupassero del mercato di cocaina, gestito in prima persona proprio da Cutolo che dal manicomio giudiziario in cui era detenuto teneva telefonicamente i contatti con i suoi referenti in America del Sud. L affermazione secondo cui la NCO preferiva puntare sulla cocaina perchè sostanza meno pericolosa per gli assuntori e quindi non foriera di un forte allarme sociale, sarebbe del tutto priva di fondamento. La richiamata spartizione del traffico di stupefacenti sarebbe invece riferibile alla strategia 64 I. Sales, op.cit., p.163. 65 A. Lamberti, La camorra impresa : le nuove strategie economiche e i nuovi assetti organizzativi, in Barbagallo (a cura di), 1988, p.103. 66 Cfr. Commissione Parlamentare antimafia, Relazione sulla camorra, cit., pp.19,45. 67 Secondo Sciarrone, tra il 1980 ed il 1984 nella sola Campania vennero commessi 1242 omicidi (Cfr. R. Sciarrone, op.cit., p.168) 20