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Ringraziamenti Voglio esprimere il mio ringraziamento più profondo a tutti coloro che mi hanno animato a intraprendere questo lavoro di ricerca con la speranza e con la gioia nel cuore e che nei momenti più difficili non hanno lasciato cadere nello sconforto chi scrive. Riconosco l appoggio costante, che sempre mi ha dimostrato il direttore di questa tesi di laurea, il Prof.re Avv. Armando Saponaro, correggendo i miei errori e conducendo sapientemente e tenacemente lo studio che qui volge a concludersi. Ai professori del Corso di Laurea in Scienze dell Educazione e al Consiglio di Amministrazione che hanno creduto nel mio lavoro di ricerca all estero e mi hanno dato la possibilità di portare in Italia validi strumenti per migliorare le nostre istituzioni. Al personale del Centro di Servizio per il Volontariato e al direttore Alfio Bolzonello dell Istituto Penale per Minori di Treviso, per essersi impegnati a fornirmi informazioni sulle attività svolte dal centro, sul lavoro di rete e sugli obiettivi raggiunti. 2

Al personale della Casa di accoglienza per minori di Lecce, che mi hanno dato la possibilità di poter prendere in visione i loro progetti e interventi, grazie ai quali è stato possibile effettuare la comparazione sul fenomeno tra Italia e Spagna. Al personale del Colegio Zambrana di Valladolid (Spagna), per avermi permesso di entrare nel Centro di prendere visione delle diverse unità dal centro e di realizzare un colloquio con tutta l equipe di lavoro. Al personale della Junta de Castilla y Leon in particolar modo al Consiglio per le Famiglie e per le Pari Opportunità e all amministrazione dei Servizi Sociali di Valladolid, per avermi illustrato la coordinazione del lavoro nella comunità spagnola. Al Commissariato Generale di Polizia Giudiziaria in particolar modo al settore di Coordinazione e Appoggio Tecnico Sezione di Studio e Pianificazione di Madrid, per avermi illustrato come si attuano le attività di polizia con i minori in tutta la penisola iberica. 3

Però non vorrei concludere questo breve promemoria senza menzionare i miei adorati genitori, la persona che amo e tutti coloro che hanno creduto in me e che sono stati il mio costante stimolo e guida nei momenti più avversi. 4

PARTE PRIMA Verso una definizione di criminalità minorile 5

CAPITOLO PRIMO GENESI DELLA DEVIANZA MINORILE 1.1 Concetto di criminalità minorile e la sua distinzione da altri concetti affini Senza ombra di dubbio la delinquenza minorile è uno tra i fenomeni sociali più importanti che le nostre società hanno considerato, ed è uno dei problemi della criminologia preferito dal punto di vista internazionale sin dal secolo scorso. A tal proposito si sono analizzate le manifestazioni della condotta criminale tra i minori come possibile delinquenza adulta del domani. 1 La delinquenza minorile è un fenomeno di ambito mondiale, può estendersi dagli angoli più lontani della città industrializzata sino ai sobborghi delle grandi città, dalle famiglie di elevata estrazione 1 Scardaccione G., Origlia E., Ferracuti S., Evoluzione e tipologia della criminalità e devianza dei minori in Italia, in Rivista di Diritto Penale e Criminologia, n. 6, 1996. 6

sociale sino a quelle meno abbienti, è un problema che investe tutti gli strati sociali e in ogni angolo della nostra civiltà. Definire ciò che costituisce la delinquenza minorile risulta scientificamente problematico. 2 Mentre in alcuni paesi la delinquenza minorile è una qualificazione che si ottiene nell applicare definizioni del Codice Penale quando le infrazioni sono commesse da parte dei minorenni, in altri paesi la delinquenza minorile include una gran varietà di atti in aggiunta a quelli che si vedono enunciati nelle sue leggi di fondo. 3 In tal modo, le figure statistiche di certi paesi si riscontrano artificialmente ingrossate per ciò che concerne la delinquenza minorile, mentre in altri paesi non si riflettono queste figure, bensì un limitato numero di condotte devianti. 4 2 Losano M., La devianza e la criminalità minorile, dicembre 2003, in www.disastromondo.it Tale riflessione parte dall analisi dei dati statistici sulla criminalità minorile in Italia e negli altri Paesi dell Unione Europea, sulla scorta delle denuncie presso le Procure delle Repubbliche presso tutti i Tribunali per i minorenni in Italia. 3 Matthews R., Com è cambiata la criminalità minorile in Europa?, febbraio 2004, in www.associazioneantigone.it 4 Tale riflessione parte dall analisi dei dati statistici sulla criminalità minorile in Italia e negli altri Paesi dell Unione Europea, sulla scorta delle denuncie presso le Procure delle Repubbliche presso tutti i Tribunali per i minorenni in Italia. 7

La questione sopra il concetto della delinquenza minorile ci obbliga, soprattutto, a chiarire due concetti: criminalità e minore. 5 Prima di tutto, sempre si è considerato che la delinquenza è un fenomeno specifico e annacquato da devianza e disadattamento. In questo senso, si è detto che la delinquenza è la condotta risultante del fallimento dell individuo nell adattarsi alle richieste della società nella quale vive 6,definizione che realmente significa tutto e niente, in quanto è necessario chiedersi se si riferisce a tutte le istanze e, se ad alcune o a quali, e se realmente ci si può aspettare che una persona, sia essa minore che adulta, si possa adattare alle richieste di una società data. Riflettendo sull influsso della scuola classica di Diritto penale e al positivismo psico-biologico, è stato possibile considerare il fenomeno della delinquenza minorile come una realtà esclusivamente individuale; tuttavia, attualmente la maggior parte dei criminologi afferma che la delinquenza è un fenomeno 5 A.A.V.v., Riflessioni sui concetti di criminalità e devianza, Dipartimento di Giustizia Minorile, Franco Angeli, Roma, 2000. 6 Considerazione emersa all interno del Comitato sulla criminalità minorile tenutosi a Melbourne, in atti del Convegno sui minori, giugno 1996, in www.giustizia.it 8

strettamente sociale vincolato ad ogni tipo di società ed è un riflesso delle principali caratteristiche della stessa, per il quale, se si vuole comprendere il fenomeno della delinquenza risulta imprescindibile conoscere i fondamenti basici di ogni classe sociale, con le sue funzioni e disfunzioni. 7 Le modificazioni prodotte nell ambito della punibilità, specialmente visibile attraverso la delinquenza di traffico, economica e contro l ecosistema, sembrano che parlino a favore della tesi della dipendenza culturale del concetto di delitto sostenuta già da Hegel nel 1821. 8 Tuttavia per quanto corretta sia questa ipotesi, nella stessa misura e ampiezza sembra che necessiti di concretezza, poiché non consente di spiegare il concetto di delitto in quanto l ambito del punibile può configurarsi in modo differente all interno di una cultura. 9 Tenendo presente ciò che hanno esposto alcuni studiosi, la delinquenza minorile è un fenomeno sociale costituito da 7 De Leo G., La delinquenza minorile come rappresentazione sociale, Marsilio, Venezia, 2003. 8 De Leo G., Patrizi P., La spiegazione del crimine, Il Mulino, Bologna, 1999. 9 Rapporto sulla condizione dei minori in Italia e sulla cultura dominante, Consiglio nazionale dei minori, settembre 2000, in www.disastromondo.it 9

infrazioni, contro le norme fondamentali della convivenza, prodotte in un tempo e in un luogo determinati. 10 Ci è stato offerto un concetto congiunto dalla delinquenza e criminalità come fenomeno individuale e socio-politico che concerne tutta la società la quale prevenzione, controllo e trattamento richiedeno la cooperazione della comunità e un adeguato sistema penale. 11 Analizzato il concetto di delinquenza, è necessario soffermare l attenzione sul concetto di minore e chiedersi, quanto la delinquenza è minorile?. Il concetto etimologico di minore non può rientrare nell ambito delle scienza penali perché si intende per delinquenza minorile coloro che non hanno raggiunto la maggiore età politica e civile, e che presuppone una sorta di barriera temporale che sia la coscienza sociale come quella legale 10 De Leo G., La devianza minorile, Nuova Italia Scientifica, Roma, 2000. 11 Mestiz A., Cocchini A., Nicoli A., La definizione di minore tra etica e norme, Lo Scarabeo, Bologna, 1999, pag. 176. 10

hanno fissato per marcare il transito dal mondo dei minori al mondo degli adulti. 12 Il delinquente minore è definito come una figura culturale, perché la sua definizione e trattamento legale risponde a diversi fattori di natura psicologica e giuridica. Il delinquente minore è colui che non ha raggiunto la maggiore età penale e che commette un fatto per il quale subisce una pena secondo le procedure di legge. 13 Nell ambito della criminologia il concetto di minore deve essere inteso in senso amplio, abbracciando un età compresa fra i 14 e i 21 anni, facendo all interno di questa fascia d età una suddivisione tra minori e semiadulti. Il concetto di delinquenza minorile dobbiamo differenziarlo da altri significati affini o approssimati, fondamentalmente sono concetti che hanno un terreno comune con la delinquenza come per esempio la nozione di conflitto sociale. 14 Da questo concetto hanno origine la definizione di devianza, marginalità e anomia. 12 Mestiz A., Cocchini A., Nicoli A., La definizione di minore tra etica e norme, Lo Scarabeo, Bologna, 1999, pag. 176. 13 Di Fabio A., L identità del minore autore di reato, gennaio 2004, in www.ansa.it 14 Di Fabio A., Il minore e la legge, marzo 2004, in www.ansa.it 11

Cohen e Merton hanno definito la devianza come il comportamento o la condotta che viola il codice normativo diventando soggetto attivo della stessa trasgressione. Tutto ciò è il frutto della rottura, da parte dell individuo, con il sistema stabilito. 15 L emarginazione sociale può essere intesa come quella situazione psicologica, nella quale si vede avvolta una persona in virtù dell insufficienza di risorse, la precarietà o assenza di uno status sociale e l esclusione totale o parziale dalle forme di vita prossime a quelle del modello prevalente nella comunità. 16 L emarginazione non può essere confusa con la situazione delinquenziale, in ogni caso si è certi che, con gran frequenza conduce alla stessa. L anomia che etimologicamente significa senza legge, è in realtà un caso specifico di devianza, perché i comportamenti non 15 De Leo G., Psicologia della responsabilità, Laterza, Roma, 1998, pagg.10-12. 16 De Leo G., Devianza minorile. Il dibattito teorico,le ricerche,i nuovi modelli di trattamento, Carocci, Roma, 1999. 12

conformi hanno origine, in molte occasioni, in un ambiente anomico. 17 Si tratta di una situazione che può sorgere in periodi di rapida trasformazione sociale e politica, nelle quali è difficile sapere che modelli o norme sociali e giuridiche devono essere seguite. All interno di quest ambito d anomia deve essere inclusa anche la situazione della persona che Park qualifica marginale, che vive a cavallo tra due o più culture differenti, seguendo delle volte modelli di una e di altre, come avviene nel caso delle minoranze etniche. 17 De Leo G., Devianza minorile. Il dibattito teorico, le ricerche, i nuovi modelli di trattamento, op. cit. pagg. 25-28. 13

1.2 Devianza e criminalità La criminalità si è affermata subito nella storia dei popoli, e soprattutto nei tre settori chiavi della vita umana: il sesso, la proprietà, la rivalità tra le persone. 18 Perché alcune persone hanno comportamenti devianti e criminali, altre no? Questa domanda, di là dalle risposte mitologiche e religiose che facevano risalire le colpe della devianza alla divinità o alle forze demoniache, si è posta con particolar forza dall Ottocento, perché la borghesia dominante aveva paura particolare della devianza e voleva combatterla con vigore e ne ricercava le cause, come quella di una pericolosa malattia sociale. 19 Cominciò allora il dibattito dialogico fra sostenitori delle ragioni sociali/familiari della devianza, in altre parole all origine del crimine della povertà, della miseria, del degrado crescente, dovuti al capitalismo, e sostenitori ingenui dell origine caratteriale, fisiologica della devianza e del crimine. Famosi furono gli studi dei francesi in 18 La Greca G., La devianza minorile: evoluzione delle interpretazioni e degli interventi, in Cuomo, La Greca, Viggiani, Giuffrè, Milano, 2002. 19 Polletti F., Le rappresentazioni sociali della delinquenza giovanile: tra passato e presente, La Nuova Italia, Firenze, 1998. 14

queste direzioni e, il curioso libro del tuttologo Cesare Lombroso, L uomo delinquente, in cui dai caratteri esterni del corpo si faceva dipendere il destino deviante e criminale di una persona. 20 Il dibattito è continuato a lungo, attraversando tutto l Ottocento e il Novecento, dal punto di vista letterario, sociologico, giuridico e medico. Basterà ricordare i romanzi di Emile Zola. La situazione è radicalmente cambiata con lo sviluppo enorme e dirompente della genetica e con lo studio, sempre più approfondito del menoma umano e con lo sviluppo dell ingegneria genetica. 21 L affermazione sempre più sicura che le radici dei nostri comportamenti sono tutte scritte nel nostro DNA, nell elica di ciascuno di noi, scagiona completamente o quasi ogni persona deviante o criminale dalla responsabilità di quella devianza e di quel crimine. Noi saremmo condizionati ad agire o reagire in un certo modo deviante da ciò che è scritto in un nostro gene. Noi non 20 Losano Mario, I grandi sistemi giuridici: devianza e criminalità, gennaio 2004, in www.disastromondo.it 21 De Leo G., Devianza minorile. Il dibattito teorico, le ricerche, i nuovi modelli di trattamento, op.cit., pag.29 15

possiamo essere ritenuti pienamente responsabili dei nostri gesti, della nostra condotta, tanto più quanto l ambiente sociale ha peggiorato, ha aggravato, la nostra spinta originaria a deviare. 22 Su questa linea diventa illusoria la rieducazione del reo di cui parla la nostra costituzione, poiché chi è spinto per esempio a rubare non potrà facilmente cambiare atteggiamento. Si dovranno migliorare tutte le forme di prevenzione per evitare che le tendenze alla devianza si tramutino in tendenze al crimine. 23 Si aprono strade nuove per la medicina ma soprattutto per la psichiatria e la psicologia che dovranno adottare strategie di intervento preventivo. 24 Spesso sono da considerarsi cause del crimine e devianza il degrado sociale. Fondamentali e gravi sono le responsabilità del capitalismo e delle società multinazionali nella possibile manipolazione genetica perché serva ai loro fini. L attenzione al problema della criminalità è molto viva nelle popolazioni dei Paesi sviluppati e in genere dappertutto. Le 22 Barone Pierangelo, Pedagogia della marginalità e della devianza, Guerini Studio, Milano, 1997. 23 Foucault M., Sorvegliare e punire, Einaiudi, Torino, 1996. 24 Brex G., Fiorentino Busnelli E., Adolescenti a rischio tra prevenzione e recupero: un impegno per tutti, Franco Angeli, Milano, 2004. 16