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Transcript:

Mario Albertini Tutti gli scritti VI. 1971-1975 a cura di Nicoletta Mosconi Società editrice il Mulino

Nota per la Giunta esecutiva del Mfe (20 dicembre 1975) Nella situazione politica c è un elemento nuovo: l elezione europea. Ci troviamo dunque in una situazione nuova e dobbiamo riformulare la nostra strategia politica valutando il senso che assumono ora le decisioni d azione già prese, e introducendo quelle nuove che risultassero necessarie. Campagna per l elezione europea. Va riferita a ciò che abbiamo chiamato il minimo comun denominatore europeo. Con questo non intendo sottovalutarla. Qualunque cosa si debba fare su un piano più avanzato, è chiaro che questo qualcosa ha senso solo se si colloca nella dimensione europea assicurata da questo minimo comun denominatore. Teoricamente, il minimo comun denominatore è la politica europea senza il complemento della politica interna. Azione italiana. Per noi, come dal 1967, si tratta di definire la nostra azione politica anche in termini di politica interna. È questo il vero fronte strategico, e solo tenendo questo fronte si riesce a stabilire il contatto con il potere che ci consente poi di realizzare nell Uef il minimo comun denominatore, di influenzare il Movimento europeo, ecc. Di fronte a noi stanno due problemi di potere: la ratifica della convenzione per la elezione (con l elaborazione della legge elettorale), e lo sfruttamento dell elezione europea a partire già dalla fase della preparazione allo scopo di giungere alla soluzione europea più avanzata possibile. Per la ratifica, che in Italia presenta un rischio che non dipende tanto dal contenuto quanto dalla mezza paralisi del processo legislativo, dovremmo sfruttare l idea del collegio regionale (l abbiamo esaminata, ed abbiamo constatato che ci sono dei mezzi per assicurare anche col collegio regionale una proporzione fra i partiti analoga a quella delle elezioni politiche). Dato che la scelta in teoria si pone tra collegio unico nazionale e collegio re-

812 Anno 1975 gionale, noi potremmo interessare le regioni pigliando l iniziativa della richiesta del collegio regionale in modo da far sì che siano le regioni stesse, col loro peso, a entrare in campo. Naturalmente questa azione va studiata nei dettagli e concertata. Per l obiettivo di una situazione europea più avanzata, c è un chiaro nesso tra questo obiettivo e la politica interna. In Italia, governo, partiti e, in genere, tutte le forze politiche, sono alla ricerca di un nuovo equilibrio e di un nuovo assetto che sta dando luogo a un dibattito molto intenso anche per la imminenza di quattro Congressi. In questi Congressi e, in generale, nel dibattito, piglieranno una certa forma: a) le soluzioni da dare alla crisi economica, politica e sociale; b) le possibili formule del governo italiano; c) almeno implicitamente, delle prospettive di rinnovamento anche istituzionale (non dico nel senso di una revisione della costituzione, ma certamente nel senso di una riattivazione della macchina statale). In mancanza di forti pressioni dall esterno, tutte queste proposte saranno formulate in termini esclusivamente nazionali, con eventuali accenni europei solo di carattere estrinseco. Tutto ciò è materialmente e obiettivamente in contraddizione col fatto che, entro un breve lasso di tempo (mancano trenta mesi all elezione europea, e siccome un elezione non si improvvisa, bisognerà per forza pensarci prima), i partiti dovranno, sugli stessi temi, elaborare risposte non più nazionali ma europee. È su questa contraddizione che bisogna intervenire, e il mezzo dell intervento sta evidentemente nel far presente che un partito sconcerta il suo elettorato, e perde voti, se, nello stesso tempo, presenta per gli stessi problemi due soluzioni diverse, una nazionale e una europea. Il contenuto di questo intervento è globale: si va evidentemente dal piano a medio termine alla stessa crisi dello Stato. Nel contesto europeo, ormai reso operativo dall elezione, il piano a medio termine acquista, nella sua dimensione italiana, il carattere della sola emergenza perché la definizione della sua complementarità con i problemi di struttura e di riforma va ovviamente fatta a livello europeo visto che entro trenta mesi le decisioni europee saranno molto più importanti di quelle nazionali in materia di economia. D altra parte, se passiamo da questi problemi immediati all aspetto più generale della crisi, cioè la crisi dello Stato, la constatazione è uguale. Il 99% degli italiani (ammesso che noi siamo il restante 1%), nonostante l integrazione europea e nonostante l elezione europea, si occupa

Anno 1975 813 soltanto di come cambiare in meglio l Italia. Sino al primo dicembre noi potevamo dire che l Italia si può cambiare solo in peggio; dal primo dicembre in poi possiamo osservare che con l elezione europea la soluzione del problema è obbligata: l Italia non può che diventare uno Stato membro della Federazione europea. Questo discorso, che ho esemplificato toccando questi due punti estremi della situazione, non sarà subito compreso per la buona ragione che i partiti non si sono ancora resi conto delle conseguenze pratiche dell elezione europea. Ma con noi ci sono i fatti perché, in tempi relativamente brevi, i partiti dovranno prepararsi all elezione europea e, nel corso di questa preparazione, dovranno per forza rendersi conto della sua natura e dei problemi che pone sia in termini di schieramento, sia in termini di programma. Noi dovremo mostrare come, a cominciare dal risultato, tutto sarà europeo con l elezione europea. Dovremo illustrare empiricamente le caratteristiche di questo schieramento e di questo programma (ivi compreso il fatto che i partiti dovranno pronunciarsi, rivolgendosi agli elettori, sul modo di portare a compimento l Europa). Dovremo tirarne le conseguenze, ecc. All inizio qualcuno capirà, molti no. Ma sarà per noi un capitale il fatto che entro un tempo breve chi non avrà capito dovrà rendersi conto che avevamo ragione (il nostro potere di oggi dipende dal fatto che chi credeva nell unificazione politica attraverso la via economica si è reso conto, grazie ai fatti, che avevamo ragione). Se non mi sbaglio, questo è il modo con il quale noi possiamo sviluppare il massimo potenziale possibile a favore, congiuntamente, della ratifica, della tenuta della situazione italiana, e dell avanzamento maggiore possibile degli obiettivi europei. Va da sé che in questo quadro dobbiamo presentare la tematica dell impegno dell arco costituzionale. La novità sta nel fatto che con l elezione europea l Italia non è soltanto in una situazione di emergenza (a causa della crisi generale) ma è uno Stato in situazione di emergenza perché in ogni caso, fra trenta mesi, l elezione europea comincerà a smantellarlo. È chiaro che in questa prospettiva tutte le formule, ivi compresa quella del compromesso storico, acquistano un senso completamente diverso da quello che hanno quando vengono pensate nella prospettiva che ormai noi possiamo denunciare come illusoria e irrealistica della persistenza di uno Stato italiano a sovranità assoluta.

814 Anno 1975 Naturalmente questi temi andranno meglio sviluppati ed a questo riguardo bisognerà concertare un organico piano di interventi a partire tanto dalla base quando dal vertice. In «L Unità europea», III n.s. (gennaio-febbraio 1976), n. 23-24.