Terzo Rapporto annuale Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia

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Transcript:

2013 Terzo Rapporto annuale Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia a cura della Direzione Generale dell Immigrazione e delle Politiche di Integrazione Temi chiave

2 Gli effetti della crisi sull occupazione straniera La crisi economica ha prodotto in Italia, nell arco di un quinquennio, un significativo ridimensionamento dei livelli occupazionali ed un forte aumento della disoccupazione. Anche le performance della componente straniera, tradizionalmente attestata su livelli occupazionali maggiori rispetto alla forza lavoro italiana, ne hanno fortemente risentito. Se è vero che negli ultimi anni la forza lavoro straniera ha goduto di una rilevante crescita del numero degli occupati, in decisa controtendenza rispetto alla dinamica che ha segnato la componente italiana, è anche vero che la crescita della popolazione attiva, dovuta all aumento dei ricongiungimenti familiari e all ingresso nel mercato del lavoro delle seconde generazioni, incide negativamente sui tassi di occupazione della popolazione straniera. Tra il 2002 ed il 2012 la popolazione straniera in Italia, che rappresenta il 7,9% di quella totale, è quasi triplicata e l aumento è stato del 311% inferiore solo a quello della Spagna (356%). Cresce la disoccupazione straniera e l inattività mentre gli occupati diminuiscono nell industria ed aumentano nei servizi di cura Gli occupati stranieri nel 2012 sono circa 2 milioni e 334 mila, 83 mila in più rispetto al 2011 quasi tutti concentrati nei servizi alla persona. Il tasso di occupazione della componente straniera si è invece ridotto: ha toccato, nel caso dei lavoratori di cittadinanza UE quota 65,4% (nel 2011 era pari a 66,5%) mentre nel caso degli extracomunitari si è fermato al 58,6% (nel 2011 era pari a 60,4%), pur mantenendosi molto al di sopra del tasso di occupazione della popolazione italiana, (8,5 punti in un caso e quasi 2 punti nell altro). I cittadini stranieri in cerca di occupazione nel 2012 sono 383 mila (circa 118 mila comunitari e 265 mila extracomunitari) e il relativo tasso (circa il 14%) di 4 punti superiore a quello della componente italiana. Rispetto al 2011 le persone in cerca di lavoro di cittadinanza UE sono cresciute di oltre 19 mila unità mentre tra le forze di lavoro di cittadinanza extra UE i disoccupati aumentano di 53 mila persone. Ciò si è tradotto in un aumento consistente del tasso di disoccupazione della componente comunitaria (+1,5%) e, di quella extracomunitaria (+2,2%). In sintesi il tasso di disoccupazione della forza lavoro di cittadinanza UE raggiunge il 13,3% e quello della componente extra UE il 14,5% ed entrambi i tassi sono nettamente superiori a quello registrato per i lavoratori di nazionalità Italiana. Rispetto alla media europea ( UE 27) il tasso di disoccupazione della popolazione straniera in Italia è più basso di circa 3 punti percentuali (17%) ma è cresciuto, negli ultimi cinque anni, più rapidamente. In Europa, comunque, ad esclusione della Germania che fa registrare un tasso di disoccupazione decrescente, la crisi ha ridimensionato la domanda di lavoro straniera e l aumento della disoccupazione è dovuto alla perdita di posti di lavoro da parte delle componenti straniere del mercato ed all ingresso di componenti inattive che la crisi spinge verso il lavoro. In Italia, la crescita ha riguardato anche la popolazione straniera inattiva. Infatti mentre si osserva una diminuzione complessiva della inattività di 392 mila persone, per gli stranieri si osserva un incremento di 86 mila inattivi rispetto al 2011 di cui 71 mila per la componente extra UE e 15 mila per quella UE. Ne consegue un decremento del tasso di attività pari a cinque decimi di punto per gli extracomunitari, mentre per i comunitari il tasso rimane invariato. Dai dati sin qui analizzati emerge, dunque, un quadro fenomenologico della condizione occupazionale della popolazione straniera solo apparentemente caratterizzato da una maggiore tenuta rispetto alla componente italiana. Sebbene negli ultimi tre anni, in termini assoluti, la quota di occupati UE ed extra UE sia cresciuta, la domanda di lavoro riservata alla componente straniera si è ridotta come testimonia la crescita del tasso di disoccupazione, la diminuzione del tasso di attività e la forte razionalizzazione dell occupazione straniera soprattutto dipendente.

3 Infatti la riduzione dell occupazione straniera si concentra in due settori tradizionali l industria in senso stretto e le costruzioni che occupano circa 770 mila stranieri. Per quanto riguarda la componente UE la variazione percentuale degli occupati tra il 2011 ed il 2012 è pari a -2,8% nelle industria in senso stretto e -3.1% nelle costruzioni mentre per i lavoratori extracomunitari la variazione percentuale risulta nei due comparti rispettivamente del -2,6% e -0,4%. La crescita degli occupati è quindi quasi tutta concentrata nei servizi ed in particolare nei servizi alla persona dove l aumento di circa settanta mila occupati è coperto per otto decimi da lavoratori stranieri, quasi tutte donne. Si assiste, in sostanza, ad una trasformazione quantitativa e qualitativa della domanda di lavoro riservata ai lavoratori stranieri che si contrae nei comparti manifatturieri, cresce quasi esclusivamente nei servizi alla persone e che si impoverisce, facendo registrare tra il 2011 ed il 2012 un aumento della domanda di lavoro non qualificato pari al 2,9% per i lavoratori di cittadinanza UE e dell 1% per gli occupati extra UE. I flussi di ingresso e di uscita dal mercato del lavoro dipendente e parasubordinato: turn over e saturazione della domanda Complessivamente nell anno trascorso sono stati avviati circa due milioni di contratti di lavoro riservati ai lavoratori stranieri con una diminuzione delle attivazioni di circa 4 mila rapporti di lavoro rispetto al 2011 facendo registrare una vera propria discontinuità con gli anni passati laddove la crescita del numero di contratti era stata sempre rilevante, anno dopo anno, per entrambe le componenti. Parallelamente nel 2012 si sono registrate 1,96 milioni di cessazioni che hanno interessato i lavoratori stranieri di cui 833 mila per la componente di provenienza UE ed 1,13 milioni riservati a lavoratori extracomunitari, facendo registrare anche un aumento delle cessazioni sia rispetto al 2011 che al 2010. Per quanto riguarda le tipologie contrattuali dei rapporti avviati si conferma la maggiore diffusione dei contratti a tempo indeterminato tra i lavoratori stranieri rispetto a quelli italiani. La quota di contratti permanenti sul totale è, per i lavoratori UE, pari al 21% e sale al 39% per i lavoratori extra UE mentre tra gli italiani non supera il 17%. Ovviamente la maggiore incidenza di contratti a tempo indeterminato è legata alla presenza di una quota rilevante di assunzioni nel comparto dei servizi alle famiglie che frequentemente avvengono con contratti a tempo indeterminato. Una differenza tra le due componenti straniere si registra anche nella diversa distribuzione dei rapporti di lavoro a tempo determinato. Tra i lavoratori di cittadinanza UE la percentuale è pari al 68% mentre tra i lavoratori extracomunitari la quota di rapporti a tempo determinato è al 50%. Decisamente bassa anche per i lavoratori stranieri l incidenza dei rapporti di lavoro in apprendistato che interessa il 2 % dei lavoratori di provenienza UE ed il 2,7% di quelli di nazionalità etra UE. Rilevante è invece il ricorso alle altre tipologie di contratto (circa il 6%) tra cui i contratti di agenzia per la somministrazione di lavoro. Modesto infine il ricorso alle collaborazioni a progetto che interessano i lavoratori stranieri per meno del 2%. Sempre considerando le attivazioni, i rapporti di lavoro registrati nel 2012 calano drasticamente nell industria e nelle costruzioni mentre aumentano in agricoltura e soprattutto nei servizi. Il calo della attivazione nell industria in senso stretto è pari all 11% per la componente UE e all 8,7% per quella extra UE mentre nelle costruzioni la diminuzione è ancora più accentuata (-16% UE e -13% extra UE). I settori che fanno registrare il volume maggiore di cessazioni sono invece i servizi e l agricoltura. Nel primo caso, infatti, si registra un aumento dei rapporti di lavoro cessati che per cittadini UE è pari al 6,6% e per quelli di nazionalità Extra UE raggiunge il 10,4%. In agricoltura aumentano le cessazioni rispettivamente del 4% (UE) e dell 8% (extra UE), valori sensibilmente superiori alla media. Evidentemente il processo di razionalizzazione della domanda, si sostanzia nei settori primario e terziario con un forte turn over (aumento delle attivazioni e delle cessazioni), dovuto anche alla scadenza di contratti temporanei brevi, mentre nel comparto manifatturiero si manifesta una sorta saturazione della domanda, con una drastica riduzione dei flussi ingresso (attivazioni) ma anche con una riduzione delle cessazioni a difesa delle posizioni lavorative residue. La crescita delle cessazioni si accompagna infine ad una durata media effettiva dei rapporti di lavoro

4 sostanzialmente decrescente. Solo il 22%, dei rapporti di lavoro ha una durata effettiva superiore a 12 mesi (il 27% nel caso della componente femminile) e circa il 40% dei rapporti di lavoro dura meno di. tre mesi. L accesso agli ammortizzatori sociali dei lavoratori extracomunitari I lavoratori stranieri extracomunitari hanno potuto beneficiare in misura consistente degli ammortizzatori sociali quali misure per contrastare gli effetti della crisi sull occupazione. Per quanto riguarda le prestazioni di Cassa integrazione guadagni, nel 2012 il numero di beneficiari1 di trattamenti di integrazione salariale ordinaria con cittadinanza in paesi extracomunitari è di 72.705 unità. Essi rappresentano il 10,6% del totale di beneficiari, che è pari a 683.448. nel caso della GIG straordinaria nel 2012 i beneficiari con cittadinanza in paesi extracomunitari sono 49.942 pari al 6,8% del totale di beneficiari (731.721). Per quanto riguarda i sostegni al reddito per disoccupazione i lavoratori che hanno usufruito di indennità di mobilità sono 281.256, di cui 15.540 (5,5%) con cittadinanza extracomunitaria. La Disoccupazione ordinaria non agricola per l anno 2012 ha interessato 1.424.929 beneficiari di cui, 185.371 con cittadinanza extracomunitaria, pari al 13%. La Disoccupazione ordinaria non agricola con requisiti ridotti su 552.985 beneficiari ha interessato 53.420 lavoratori con cittadinanza extracomunitaria, pari al 9,7% (11,7% per i maschi; 7,4% per le femmine). Ed infine Disoccupazione agricola Per l anno 2011 i beneficiari sono stati 520.375, di cui 55.171 con cittadinanza extracomunitaria, pari al 10,6% (maschi: 15,9%; femmine 5%). I livelli di accesso ai servizi come indicatore della bassa partecipazione dei lavoratori stranieri alle politiche attive. Ma se la partecipazione alle politiche passive ha sostenuto almeno una parte dei lavoratori stranieri, quella più stabile, altrettanto non si può dire delle politiche attive. La rete dei Servizi per il lavoro pubblici e quella degli operatori autorizzati rappresenta, per i lavoratori stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale, il principale punto di riferimento sia nei processi di ricollocazione professionale, sia per l accesso alle misure di politiche attive. I dati della Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro indicano, però, che pochi lavoratori e disoccupati stranieri utilizzano i servizi. Infatti sono 113 mila i lavoratori disoccupati di provenienza extra UE che, nel 2012, dichiarano di non aver mai avuto alcun contatto con il sistema dei centri per l impiego (43%) e la percentuale risulta in diminuzione (-1,9%) rispetto al 2011. Analogo comportamento si osserva tra disoccupati stranieri di cittadinanza UE che nel 41% non hanno mai contattato contatto con i servizi pubblici a testimonianza della bassissima quota di lavoratori stranieri che partecipa a politiche attive del lavoro. Le comunità provenienti dai paesi extra UE Gli effetti della crisi hanno avuto un diverso impatto sulle comunità presenti in Italia. La diminuzione degli occupati nell industria manifatturiera penalizza, ad esempio, di più le comunità marocchina ed albanese (tra le più numerose tra i paesi extracomunitari) maggiormente occupate nel comparto manifatturiero e relativamente di meno le comunità maggiormente impegnate nei servizi alla persona (filippina, moldava, ucraina tra le maggiori). Gli effetti sulle comunità extracomunitarie sono evidentemente maggiori. Attualmente infatti il 52% 1 Uno stesso lavoratore può nel corso dell anno beneficiare sia di interventi ordinari che straordinari, pertanto può essere conteggiato come beneficiario in entrambe le tipologie di integrazione salariale.

degli stranieri di provenienza extracomunitaria regolarmente presenti in Italia (circa 3,6 milioni) il 52% sono stabili ( lungo soggiornanti) e la loro quota è in aumento a causa dei numerosi ricongiungimenti familiari che si realizzano ogni anno. La perdita del posto di lavoro per un capofamiglia extracomunitario, soprattutto in alcune comunità può significare una forte destabilizzazione del nucleo familiare. La composizione delle comunità di origine extracomunitaria vede tra il 2011 ed il 2012 un aumento della comunità marocchina (506 mila persone di cui il 43% donne e il 30% minori e 61% di soggiornanti di lungo periodo), di quella albanese (491 mila di cui il 62% lungo soggiornanti) di quella cinese (277 mila) che tuttavia fa registrare la quota minore di lungo soggiornanti (39%). Tra le comunità, quelle a maggiore presenza femminile sono l Ucraina (80% donne ), la Moldova (67%), e quelle a maggior presenza maschile che sono l egiziana (70% uomini) la tunisina (64%) e l indiana (65%). 5