BOLOGNA Forma Urbis
BOLOGNA Forma Urbis 7 Imago urbis
Le rappresentazioni globali
Non esiste forse nessun altra città effigiata così precocemente e frequentemente come Bologna Lo spunto tematico iniziale è sempre religioso: rappresentarla sorretta o protetta dal patrono, San Petronio Ma la differenza principale rispetto a tante altre città sta nella estrema riconoscibilità di questi ritratti sintetici
Due ne sono le ragioni principali: 1 la rilevanza dimensionele delle due Torri 2 un contorno urbano netto e poligonale, che si presta con facilità ad essere riassunto nelle mani del Santo
La tradizione iconografica tardogotica, fino a tutto il Quattrocento, è una tadizione di rappresentazioni globali della città, in cui Boloogna continua a dessere identificata tanto dalle Torri che dalle mura-contorno Simone dei Crocifissi, San Petronio (part.) Bologna, Fabbriceria di San Petronio
Cristoforo da Bologna, L orazione nell orto e Santi (part.) Bologna, Pinacoteca Nazionale
Pietro dei Lianori, Madonna in trono e Santi (part.) Bologna, Pinacoteca Nazionale
Le raffigurazioni quattrocentesche più riassuntive, per comprensibili motivi tecnici, sono quelle tridimensionali Così è per la città-calamaio di maiolica faentina, senza torri ma saldamente e strettamente murata Calamaio con i Santi Protettori di Bologna Bologna, Museo civico
o per la città tutta cubi e prismi di Jacopo della Quercia Jacopo della Quercia, San Petronio (part.) Bologna, San Petronio
e per la tranquilla Bologna che Michelangelo ritrasse sull arca di San Domenico Michelangelo, San Petronio (part.) Bologna, San Domenico
Lorenzo Costa, San Petronio e due Santi (part.) Bologna,Pinacoteca Nazionale
Lorenzo Costa, San Petronio e due Santi Bologna,Pinacoteca Nazionale
Lorenzo Costa, Madonna e Santi (part.) Bologna, Pinacoteca Nazionale
Francesco Del Cossa, Pala dei Mercanti Bologna, Pinacoteca Nazionale
Francesco Del Cossa, Pala dei Mercanti (part.) Bologna, Pinacoteca Nazionale
Guido Reni, Pala dei Mendicanti (part.) Bologna, Pinacoteca Nazionale
Francesco Francia, La Madonna del Terremoto (part.) Bologna, Palazzo Comunale
In omaggio ad illustri committenti si realizzano le grandi mappe del 500. Ma le torri, anche a semplice schizzo, sono ancora il segno identificativo della città. Gli alti portici e le vie larghe e luminose rappresentano l ordine e la ricchezza che Bologna offre a ospiti e visitatori fino a tutto il 700.
D. Tibaldi, S. Dattari, L. Sabatini, G. e C. Alberti Pianta prospettica di Bologna (1575) Roma, Palazzi Vaticani
Francesco F. Hogenberg, Bononia Alma Studiorum Mater (da G. Braun, Civitates orbis terrarum)
Antonio e Ignazio Danti Pianta di Bologna (1580-81) Roma, Palazzi Vaticani
Floriano Del Buono Ritratto overo profilo della città di Bologna
Guido Reni, Pala della Peste (part.) Bologna, Pinacoteca Nazionale
Anonimo XVII sec. La peste a Bologna
Gerolamo Curti, Via Urbana Bologna, Palazzo Comunale
Gerolamo Curti, Via Urbana (part.) Bologna, Palazzo Comunale
E solo con l 800 romantico e una forte influenza francese, memore dei fasti urbani di Parigi, che la città vede declinare la propria immagine positiva.
Nei diari dei viaggiatori troviamo una città sporca, vie strette e mendicanti.
Anche per contrastare questo declino si avvia l opera di demolizione di parti centrali della città, necessaria al tracciamento dei grandi assi viari, con sacrificio di elementi monumentali come, ad es., due torri residue in Piazza Ravegnana
Per la Bologna sei-settecentesca si riconosce il principio di legare strettamente la fortuna della città a quella della sua arte
Le prime incrinature nel complesso di annotazioni positive che fino ad allora hanno accompagnato ogni discorso sulla città si verificano fra Sette e Ottocento: la fine dell apprezzamento per il suo tessuto urbano è il primo sintomo del mutare delle fortune della città
Per tutto il 700 serpeggia una perplessità diffusa, talora insoddisfazione esplicita, per l aspetto della città, che pare inadeguato alla ricchezza della sua pittura e delle sua vita mondana
Emerge dall opera del Panfili un quadro urbano maestoso, regolare e prospettico più di quanto non fosse la realtà, dove uomini e carrozze appaiono irrisoriamente piccoli, sperduti su selciati di strade larghissime
La novità è l affacciarsi del principio che la regolarità e la monumentalità sono garanzia di bellezza
A proposito dei portici bolognesi, Labat, 1690: È un vantaggio per coloro che vanno a piedi; a me pare tuttavia che essi guastino molto le case e rendano i corridoi d accesso molto scuri I portici delle vie di Bologna non sono tutti ugualmente alti né ugualmente belli in qualche luogo ne ho visti di legno, e facevano cattivo effetto
Questa impressione negativa viene poi rafforzata con strane considerazioni di moralità commerciale: i portici creerebbero una falsa luce che permette ai mercanti di nascondere le imperfezioni della propria merce. Coyer, 1775: non è per la bellezza che questa città interessa. Le strade sono, per la maggior parte, molto strette, e non dritte, i portici dalle quali sono fiancheggiate, invece di abbellirle le strozzano. Le piazze sono ben poca cosa.
Il simbolo più importante della città barocca è il Corso, nuova arteria di traffico veloce, ma anche fondale per le sfilate dei nobili in carrozza e delle parate militari: Lontanissimo dalla confusione interclassista della strada medievale. Bologna appare come una città fatta per i pedoni, non per le carrozze, e che il suo volto sia espressione di una fase storica democratica e superata.
Tra Sette e Ottocento le fortune di Bologna nella sua immagine sono decisamente mutate: Bologna è diventata una città poco interessante, spesso brutta, per alcuni addirittura insopportabile. Ma non soltanto brutta, soprattutto triste, inadeguata alla modernità. Eppure questa nuova immagine si basa su elementi di realtà non diversi da quelli del periodo precedente.
Pio Panfili (1723-1812), Via Galliera
Francesco Franceschini (sec. XIX), Via Galliera